
(4a puntata - le precedenti sono uscite il 29 novembre, il 6 e 13 dicembre)
Di seguito proponiamo:
I giardini di marzo (1972)
Il mio canto libero (1972)
La collina dei ciliegi (1973)
Ancora tu (1976)
Sì, viaggiare (1977)
Siamo nel 1972.
In un anno straordinario per produzione discografica e successo di vendite riscosso (forse l'anno in cui Battisti raggiunge l'apice della popolarità), Lucio pubblica nuovamente un album di inediti, "
Umanamente uomo: il sogno". L'LP, insieme al singolo I giardini di marzo (sul retro Comunque bella), otterrà un enorme successo, dimostrando definitivamente la piena maturità artistica di Battisti, capace di articolarsi sul discorso complessivo di un album e non più solamente su singoli destinati a LP antologici. Tra i brani, oltre a quelli del singolo, la maliziosa Innocenti evasioni, la divertente Il leone e la gallina, il suggestivo strumentale Umanamente uomo, l'ipnotica Sognando e risognando (poi interpretata anche dalla Formula Tre) e poi un altro brano che diventò un evergreen: ... E penso a te. Quest'ultima canzone, inizialmente posta sul retro di un 45 giri di
Bruno Lauzi (che aveva sul lato A Mary oh Mary) e passata inosservata, ripresa da Lucio ottenne un grande successo, tanto da essere riproposta negli anni in innumerevoli cover, tra cui anche una versione in inglese di
Tanita Tikaram col titolo And I think of you.
Nel gennaio del
1973 il 33 giri "
Il mio canto libero" (pubblicato nel novembre 1972) arriva in testa alle classifiche e vi rimane per undici settimane: è considerato uno dei vertici della sua carriera e contiene tra le altre canzoni la celebre Io vorrei...non vorrei...ma se vuoi, incisa in inglese da Mick Ronson, il chitarrista di
David Bowie, su testo scritto dallo stesso Bowie col titolo Music is lethal
[12]Appare evidente ormai come i dischi di Lucio Battisti siano frutto di un lavoro lungo e meticoloso dove nulla è lasciato al caso, nemmeno le copertine, per anni realizzate dallo stesso fotografo, Cesare Montalbetti, in arte
Caesar Monti, fratello del leader dei
Dik Dik Pietruccio Montalbetti e grande amico di Lucio. Battisti cura ogni aspetto degli arrangiamenti, senza delegare niente, suonando personalmente la chitarra acustica, talora le tastiere, e persino il
basso e la
batteria.
Nel novembre dello stesso anno esce il nuovo album del cantante: "
Il nostro caro angelo". Caratterizzato da parallelismi e simmetrie con Il mio canto libero, tanto che alcuni lo interpretano come un seguito o un ideale complemento
[13], è un album dalle sonorità e dagli arrangiamenti più rock ed essenziali: prevalgono chitarre elettriche e acustiche, basso e batteria, con un uso dell'elettronica importante in alcuni brani ma mai eccessivo; si riduce invece il peso di
archi e
fiati, punto fermo dei lavori realizzati negli anni precedenti. Nascono voci riguardo al titolo dell'album: la più verosimile è quella per cui Il nostro caro angelo sottintenderebbe "il nostro caro figlio", in onore della nascita del primogenito Luca. In realtà, secondo le dichiarazioni dello stesso Mogol, Il nostro caro angelo, la canzone che dà il titolo all'album, ha un significato critico nei confronti della
Chiesa cattolica:
Ancor più del precedente, si tratta di un disco ricco di canzoni che sembrano voler commentare in modo marcato diversi aspetti della società contemporanea: dall'avversione per la pubblicità e il consumismo di Ma è un canto brasileiro al tema dell'omosessualità affrontato in Ma io gli ho detto no, al rifiuto delle convenzioni palesato in
La collina dei ciliegi e in Le allettanti promesse. L'album riscuote un successo notevole e risulta il secondo più venduto del
1973[12].
Nello stesso anno, inoltre, Battisti compare per la prima e unica volta nella locandina di un film, per la colonna sonora del film di
Ermanno Olmi La circostanza; tuttora non è certo che i brani presenti nel film fossero già stati pubblicati in precedenza, o se si tratti di musiche composte per l'occasione
[15].
Alla fine del
1974, ispirato da un viaggio in
Sudamerica con Mogol, Battisti pubblica "
Anima latina": probabilmente il suo disco più ambizioso, complesso e sfaccettato
[16], originale tentativo di fusione delle sonorità latine con alcune delle modalità espressive tipiche del
progressive (brani lunghi, dall'orchestrazione e strumentazione estremamente composita e stratificata; ampio uso di sintetizzatori). È un disco che, come dirà lo stesso Battisti, è votato alla valorizzazione del ritmo, reso a tratti ossessivo nelle sezioni per fiati, cori e percussioni; i testi si fanno sempre più criptici, quasi
esoterici, in controtendenza col modo di scrivere di Mogol, tradizionalmente ispirato alla quotidianità; ed il canto di Lucio è soffuso e volutamente tenuto a volume basso nel missaggio, alla pari con gli altri strumenti, tanto da essere talvolta quasi impercettibile.
Tra i brani che ottengono maggior riscontro, la stessa Anima latina, con un testo che Mogol ritenne essere il più bello da lui mai scritto
[17]; Due mondi, una frenetica ballata in
crescendo a metà strada tra il genere
salsa e la tradizione sudamericana, in cui duetta con la brava cantante
monzese Mara Cubeddu; Anonimo, una canzone che parla delicatamente dell'iniziazione di un fanciullo ai rapporti sessuali e che reca in coda una singolare citazione de I giardini di marzo; e Macchina del tempo, giustapposizione di più linee melodiche che formano il brano musicalmente più complesso dell'album, incentrato sulle estreme conseguenze dell'alienazione per sofferenza amorosa. Nonostante l'osticità della proposta (nessuna canzone è davvero rimasta nella memoria collettiva), il disco ottiene vendite eccezionali, rimanendo in classifica per 65 settimane (a tutt'oggi il record per un disco di Battisti
[12]).
Segue un anno, il
1975, in cui non viene pubblicato nessun disco nuovo. Complici forse anche talune clausole degli accordi tra la Numero Uno e la
RCA Italiana, la multinazionale del disco che concederà aiuto finanziario alla giovane casa discografica, imponendo certi "obblighi di produttività", la creatività di Battisti e Mogol conoscerà un evidente affievolimento.
Nel
1976 il nuovo album,
Lucio Battisti, la batteria, il contrabbasso, eccetera, viene accolto molto calorosamente. Fortunato in termini di vendite (e in un certo senso rivincita "popolare" sull'album precedente), viene inciso ad
Anzano del Parco (vicino a Como) e tra i musicisti figura l'allora giovane chitarrista
Ivan Graziani, che si affermerà poi come cantautore.
La canzone trainante del disco (da cui segue anche un
45 giri) è
Ancora tu. Il disco ha un successo talmente grande che viene pubblicato anche oltralpe: la canzone è incisa dallo stesso Battisti in inglese (col titolo Baby it's you) in un
45 giri poco fortunato, ma il maggior successo lo otterrà nella versione spagnola col titolo De nuevo tu. In quell'anno il duo Mogol/Battisti offre a Patty Pravo Io ti venderei, azzeccatissima per il personaggio ma soprattutto per far entrare il brano nelle grazie delle
femministe, allora in rivolta per le piazze italiane. Sull'onda del successo la canzone viene incisa anche da Lucio.
Il
1976 si conclude con due notizie choc: Battisti si sposa con la sua compagna e, coincidente con questo annuncio, viene dichiarato il suo definitivo ritiro dalla scena pubblica italiana. L'ultima tournée è con i Formula Tre, al termine della quale il cantante annuncia in un'intervista: "Non parlerò mai più, perché un artista deve comunicare con il pubblico solo per mezzo del suo lavoro".
Un nuovo successo viene composto nel
1977, "
Io tu noi tutti": otto brani preparati in Italia ma definiti e registrati negli studi RCA di Los Angeles. Spicca il singolo Amarsi un po' sul cui retro è inciso il pezzo più celebre dell'album, Sì, viaggiare.
(4a-continua il 3 gennaio)