Caso Englaro, fornita una descrizione dettagliata della situazione clinica.
Nessun dubbio sui tempi: domenica 8 febbraio era già grave
Un’altra conferma dalla relazione dei tecnici: l’impossibilità di alimentazione e idratazione della donna in maniera naturale
Morte Eluana, protocollo rispettato Le conclusioni della perizia chiesta dalla Procura di Udine: il decesso è avvenuto per lo stop alla nutrizione Gli esperti: si è spenta senza soffrire. Ora si attendono gli esiti del test tossicologico
di TOMMASO CERNO
UDINE. Eluana Englaro è morta per lo stop alla nutrizione artificiale. Il protocollo è stato seguito alla lettera. La donna in coma da 17 anni non ha sofferto e non poteva deglutire. Sono le conclusioni della perizia affidata dalla Procura di Udine ai due esperti di Padova. Nessun dubbio nemmeno sui tempi: domenica 8 febbraio Eluana era già grave.
La consulenza «relativa ai controlli e agli accertamenti tecnici inerenti le modalità con cui è stata attuata l’interruzione del trattamento di sostegno vitale di Eluana Englaro» affidata dal procuratore di Udine Antonio Biancardi al dottor Gastone Zanette, ricercatore di anestesiologia e Rianimazione dell’università di Padova e al professor Enrico Facco dà dunque esito negativo.Secondo i due esperti, chiamati a verificare che le disposizioni di attuazione del processo di interruzione del trattamento di sostegno vitale indicate nel provvedimento della corte d’appello di Milano e codificate in un protocollo legale curato dagli avvocati di Englaro, Vittorio Angiolini e Giuseppe Campeis, siano state seguite non hanno dubbi. E forniscono alla Procura una descrizione giorno per giorno dello stato clinico della paziente e dei trattamenti cui è stata sottoposta dall’associazione Per Eluana, guidata dal primario udinese di rianimazione Amato De Monte, che ha assistito la donna in stato vegetativo permanente nel suo ultimo viaggio. I due esperti padovani indicati da Biancardi spiegano che «lo stato vegetativo permanente di cui era affetta Eluana Englaro, pur consentendo la ventilazione spontanea, non permetteva la masticazione di cibi solidi nè tantomeno la deglutizione di solidi o liquidi». In più, «la somministrazione degli attuali farmaci sedativi non può essere ritenuta causa o concausa della incapacità di alimentazione naturale di Eluana Englaro», come sostenuto in alcuni esposti. Al contrario, il trattamento farmacologico «rientra nei compiti del personale che assiste la paziente durante l’attuazione del processo di interruzione».Nessun dubbio, come si diceva, nemmeno sui tempi del decesso. Già domenica 8 febbraio, il giorno prima della morte di Eluana, era stata rilevata una importante contrazione della diuresi, tanto che «nonostante non fossero evidenti segni particolari di sofferenza, era iniziata a scopo preventivo l’umidificazione delle mucose orali mediante nebulizzazione di acqua naturale». La prova sulla deglutizione è stata effettuata somministrando mezzo cucchiaino di acqua naturale: si è registrato un forte accesso di tosse «che rendeva evidente la compromissione della deglutizione – spiega la perizia –. Tale dato confermava l’impossibilità di nutrizione e idratazione in modo naturale, cosa che del resto sarebbe stata utilizzata precedentemente se le condizioni della paziente lo avessero consentito». La perizia scagiona De Monte: «Non esiste alcun elemento che possa dare adito a dubbi relativi a ipotetiche inottemperanze nella condotta del personale che ha assistito Eluana Englaro negli ultimi giorni della vita, che si è spenta in modo silenzioso e senza apparenti segni di sofferenza», concludono i due esperti.
Accordo sul 14 o sul 21 giugno per il voto sulla legge elettorale Il rammarico di Fini: uno spreco
Il Pd attacca il centro-destra: «Ha vinto il ricatto dei leghisti»
Referendum: non ci sarà l’election-daydi GABRIELE RIZZARDI
ROMA. La bocciatura adesso è ufficiale. Il 7 giugno non ci sarà l’accorpamento delle elezioni amministrative ed europee con il referendum sulla legge elettorale. Il no all’election day, che avrebbe facilitato il raggiungimento del quorum, è stato deciso ieri durante un vertice Lega-Pdl a Palazzo Grazioli. Un vertice che si sarebbe chiuso con un grande accordo tra Bossi e Berlusconi sui punti rimasti ancora aperti nella maggioranza.Il leader del Carroccio avrebbe chiesto al Cavaliere di farsi "garante" di un sostanziale "non impegno" dell’ala degli ex di An nella campagna referendaria. In cambio, Berlusconi avrebbe ottenuto da Bossi un "patto di non belligeranza" per la campagna delle amministrative ma anche l’impegno a non puntare i piedi sulle "ronde" (contestate anche dalla Chiesa) e la disponibilità a diminuire il periodo di trattenimento degli immigrati nei centri di raccolta.«C’è accordo su tutti i punti qualificanti ed è stata confermata la solidità della maggioranza. La consultazione per il referendum si terrà il 21 o il 14 giugno e per scegliere la data ci consulteremo anche con le forze dell’opposizione» annuncia il capogruppo del Pdl alla Camera, Fabrizio Cicchitto. Al vertice partecipano Roberto Maroni, Giulio Tremonti e Gianni Letta. Ma il più soddisfatto è Roberto Calderoli. «E’andata bene ma non parlerei di una vittoria della Lega» dice il ministro per la Semplificazione, che nega che durante il vertice si sia parlato di sicurezza.Nella maggioranza tutto fila liscio? Gianfranco Fini, che ha partecipato alla raccolta delle firme per il referendum, ieri non ha esitato un istante a manifestare pubblicamente tutto il suo disappunto. «Sarebbe un peccato se per la paura di pochi il governo rinunciasse a tenere il referendum il 7 giugno spendendo centinaia di milioni che potrebbero essere risparmiati» affonda il presidente della Camera, che unisce la sua condanna a quelle di Dario Franceschini e del Comitato promotore del referendum. «Berlusconi ci tiene tanto a far sapere che lui comanda ma poi ogni volta si piega ai ricatti della Lega. L’importante è che gli italiani sappiano che quel ricatto comporta che centinaia di milioni di euro saranno a carico dello Stato e tolti all’Abruzzo» avverte il segretario del Pd.A parlare di una doppia spesa «utile a Berlusconi soltanto per comprare, nel senso più corruttivo del termine, il consenso della Lega per gli accordi elettorali in corso» è invece il leader dell’Idv, Antonio Di Pietro. Ma non darsi per vinti sono i referendari che, dal loro presidio a due passi da palazzo Chigi, con Giovanni Guzzetta e Mario Segni continuano a "urlare" il loro dissenso per la "scelta scellerata" di dire no all’elrction day, esultano per il sostegno che arriva da Fini («E’ coraggioso e coerente»), chiedono un incontro "urgente" a Silvio Berlusconi e invitano l’opposizione a non accettare «la chiamata in correità della Lega».
Trattativa nel centro-destra regionale in vista delle amministrative: oggi una riunione a Udine Fontanini punta a Brugnera e a Sacile senza trascurare la Provincia di Pordenone
Fvg, la Lega detta le sue regole Il Carroccio rivendica i Comuni maggiori nei quali si andrà al voto
di DOMENICO PECILE
UDINE. Obiettivo della Lega alle prossime amministrative è riconfermare quanto più possibile il quadro dell’alleanza regionale. Lo annuncia il coordinatore regionale, Pietro Fontanini, che nei giorni scorsi si è incontrato con il collega del Pdl, Isidoro Gottardo, e che ha nel mirino la ricomposizione dopo la rottura del tavolo provinciale del centrodestra di Pordenone. Oggi intanto, a Udine, primo vertice della coalizione.
«Sì – sono le parole di Fontanini – vogliamo dimostrare la nostra buona volontà, ma vorremmo che scattasse la reciprocità che non sempre abbiamo riscontrato anche quando noi abbiamo presentato buoni, se non ottimi candidati. Lo ripeto: la nostra disponibilità punta a lavorare assieme al centrodestra; siamo anche disposti a fare qualche sacrificio locale». Nella Destra Tagliamento la battaglia politica dentro il centrodestra si gioca sul filo non fosse altro perché oltre alla Provincia sono in ballo Comuni (29 quelli che andranno al rinnovo) di una certa importanza come Sacile, Fiume Veneto, Brugnera, Fontanafredda, Pasiano, Porcia tanto per citarne alcuni.«Noi – insiste Fontanini – pensiamo di mettere ai vertici di quei Comuni un certo numero di candidati sindaco: tre o quattro in provincia di Pordenone e altrettanti in quella di Udine». Tre-quattro Comuni in cambio della rinuncia alla guida della Provincia di Pordenone? Fontanini glissa. E ripete che, nonostante alcune resistenze del Pdl, la Lega chiede chances. «Insomma – chiosa – ognuno deve saper rinunciare a qualche cosa. Ad esempio, la Lega che ha il sindaco uscente di Pasian di Prato ha già deciso che appoggerà un candidato del Pdl. Questo è un esempio della nostra disponibilità».Il coordinatore regionale del Pdl, Isidoro Gottardo, conferma che la Lega di Pordenone aveva rotto il tavolo provinciale, chiedendo che la trattativa passasse a livello regionale. Detto e fatto. «Un paio di mesi fa – dichiara Gottardo – i segretari regionali del centrodestra (c’era anche quello dei Pensionati) avevamo fatto una valutazione sull’opportunità di confermare alle amministrative il quadro regionale. Prima di Pasqua ho avuto uno scambio di opinioni con Fontanini e sulla necessità di concordare un tavolo per rilanciare l’intesa». Quanto alle intese locali, Gottardo sottolinea che il Pdl non avrà un atteggiamento da farmacisti. «Possiamo trovare tutte le soluzioni possibili – aggiunge – ma programmi e valutazioni sugli uomini restano legati al territorio. Sono contrario all’idea che dall’alto si possa calare tutto: ogni livello si deve assumere le proprie responsabilità».Chi frena è, invece, il coordinatore regionale dell’Udc, Angelo Compagnon. Che taglia corto così: «Valuteremo se ci sono le condizioni per continuare su questa maggioranza. Spero che non ci siano conflittualità su singole posizioni, ma casomai sui programmi». E proprio per questo l’Udc annuncia una sorta di smarcamento: «Non escludiamo nulla, puntiamo su programmi condivisi, ma non siamo schematici. L’Udc sceglie l’interesse della gente».
LA SCELTA DEL PREMIER
I TERREMOTATI O IL PONTE? di MINO FUCCILLO
L’Abruzzo o il Ponte, Berlusconi potrebbe essere costretto a scegliere. Ricostruire in fretta e bene il primo l’ha promesso «di fronte alle bare». Rinunciare a costruire il secondo, la sua traccia nella storia italiana, sarebbe un dolore, uno smacco. Ma c’è un tipo di erba voglio che perfino nel giardino di Silvio non cresce: quella dei miliardi di denaro pubblico. Dodici ce ne vogliono per risanare o rifare una casa su due terremotate. Dodici, se bastano. Stima del governo, stima approssimativa. Dodici: quasi un punto di Pil, mezza legge finanziaria. Dodici sono più dei nove che il governo ha messo in campo niente meno che contro recessione e disoccupazione.E dodici miliardi non si trovano con le Lotterie, le collette, l’aumento delle sigarette. E neanche con il cinque per mille. E neanche aumentando di due punti l’Irpef di chi dichiara al fisco più di 130 mila euro lordi.Lotterie, collette e sigarette porteranno decine, centinaia di milioni. Se si placa la rissa, di cattivo gusto, sul cinque per mille (non si vede perché non possa andare anche ai terremotati), anche qui centinaia e non migliaia di milioni che arriveranno cash tra due anni. Anche a togliere mille euro a testa ai duecentomila coraggiosi e/o obbligati che dichiarano al fisco dai centomila e passa in su, sono altre centinaia di milioni, non di più. Sommate, uno/due miliardi, difficilmente tre.E gli altri, cioè la gran parte? Berlusconi rischia una sofferenza maggiore che scegliere tra l’Abruzzo e il Ponte: mettere le mani nelle tasche degli italiani. Quali italiani? Quelli che nei decenni hanno portato all’estero per sottrarli al fisco si stima circa 200 miliardi. Si dà loro licenza di farli rientrare e si applica una tassa minima per fiscalmente pulire questo denaro. Quanto minima? L’altra volta fu 2%. Stavolta dovrebbe essere vicina al 10% per dare un gettito utile alla bisogna: almeno 4 miliardi su 40 di rientro stimabile. Cortesia agli evasori, ma non a prezzi di super-saldo. Non è detto che gradiscano e poi questa dello scudo fiscale era l’arma di riserva strategica che Tremonti voleva usare contro la piena della crisi.Oppure gli altri italiani, quelli dell’Irpef, la tassa pagata alla fonte. Si può prendere da loro, non solo dai pochi sopra i 100 mila euro, ma anche dai moltissimi attorno ai 50 mila. Una tantum: la via dell’incasso sicuro, ma anche del consenso scassato. Se non la si vuol percorrere non resta che: meno quattro per il Ponte che non si fa, più quattro per via di scudo fiscale, più tre di micro-tasse sparse. Ci sarebbe poi da rendere non conveniente costruire al ribasso, imponendo un’assicurazione sulle case. Una via di mercato alla sicurezza pubblica, ma sarebbe almeno all’inizio percepita come un’altra tassa sulla casa, il governo ne avrà il coraggio?
Udine Commercio, i sindacati minacciano una manifestazione di protesta
Negozi e 25 aprile, nuova polemica Dopo il caso pasquetta, c’è chi vuole lavorare alla Liberazione
«Prima parteciperemo alla manifestazioni che celebrano la Liberazione il 25 aprile e la festa del lavoro il Primo maggio e poi andremo a manifestare noi, di fronte a tutti i negozi che terranno aperti anche se la legge non lo consentirebbe». I sindacalisti di Cgil, Cisl e Uil non intendono cedere. E promettono battaglia contro le aperture festive fuori legge.
Ma non solo. Nel mirino di Cgil, Cisl e Uil ci sono anche le aperture legali che però vengono “subite” dai dipendenti. «Molti contratti non prevedono nemmeno il lavoro festivo – spiega Claudio Caporale della Filcams Cgil – e quindi è assurdo che poi si voglia tenere aperto anche il 25 aprile come ci pare vogliano fare in molti contrariamente alla volontà dei loro dipendenti. Ma in ogni caso, indipendentemente dal tipo di contratto, invitiamo i lavoratori a non dare la loro disponibilità per prestare servizio nei giorni del 25 aprile e del primo maggio. E’ una scelta di principio e anche etica».Il 25 aprile e il Primo maggio insomma, per i sindacati non si toccano. Però sembra che nemmeno le annunciate multe, da 5 a 12 mila euro, scalfiscano l’intenzione di qualche negozio di tenere aperto. Oltre al Billa di via Este e alla Upim (apertura consentita visto che è in centro storico) che potrebbero decidere di restare nuovamente aperti dopo aver lavorato già a Pasquetta, anche alcuni grossisti sono intenzionati a tenere alzate le serrande come per esempio il Gros Market Italia di Pradamano che intende stare aperto sia il 25 aprile che il Primo maggio. Nonostante la legge lo consenta la Cgil ha distribuito dei volantini per invitare tutti i dipendenti del punto vendita di Pradamano che sono circa una trentina a non andare a lavorare in quei giorni. «Non è uno sciopero – spiega Caporale -, ma una forma di protesta. Se ai dipendenti fosse andato bene lavorare sarebbe stato diverso, ma non è così. Nel caso della Metro invece che per tradizione è sempre stata aperta il 25 aprile in accordo coi lavoratori non manifesteremo. Il nostro obiettivo è quello di permettere a tutti i lavoratori che vogliono stare a casa il loro diritto a onorare due giornate festive molto importanti dal punto di vista storico e culturale».La battaglia insomma prosegue anche dopo il chiarimento dell’assessore alle Attività produttive Luca Ciriani che ha spiegato come tutti i negozi sistemati all’interno del centro storico e tutti quelli di superficie inferiore ai 400 metri quadrati (indipendentemente dalla loro collocazione) possono stare aperti anche nelle così dette festività protette, compresa quindi non soltanto la Pasquetta ma pure il 25 aprile e il Primo maggio.Cristian Rigo
Cervignano Dopo averla colpita con un pugno al viso, i rapinatori le hanno strappato la borsetta
Picchiata e derubata mentre passeggia col cane Brutta avventura per una ventisettenne che è stata aggredita da due uomini
CERVIGNANO. Stava rincasando dopo aver portato a spasso il proprio cane, come faceva tutte le sere, quando, improvvisamente, è stata aggredita alle spalle da due sconosciuti che, a bordo di una motocicletta, le hanno strappato la borsetta dal braccio, riuscendo anche a sferrarle un violento pugno al volto, per poi dileguarsi.
È stato un attimo, che certamente una ventisettenne residente a Cervignano non dimenticherà facilmente. L'episodio, decisamente inconsueto in una cittadina come Cervignano dove non si era mai verificato nulla di simile, è accaduto martedì sera attorno alle 20 lungo via della Stazione. La ragazza era scesa di casa per portare a passeggiare il proprio quattro zampe quando, proprio mentre stava rincasando, ha sentito avvicinarsi una motocicletta e poi, all'improvviso, si è sentita strappare la borsa da sotto il braccio.Secondo la testimonianza delle forze dell'ordine, in seguito ad un tentativo di reazione messo in atto dalla cervignanese, i due malviventi, entrambi di sesso maschile, le avrebbero sferrato un violento pugno al volto riuscendo, in seguito, a dileguarsi velocemente per le vie del centro cittadino. Recatasi al pronto soccorso del nosocomio palmarino, alla malcapitata sarebbe stato riscontrato un trauma contusivo al volto, guaribile in una decina di giorni. Sempre secondo i Carabinieri, il danno complessivo subito dalla giovane ammonterebbe a cento euro.E la vicenda, che sfortunatamente non ha avuto testimoni e sulla quale stanno indagando, nel massimo riserbo, i Carabinieri di Cervignano, non ha mancato di suscitare scalpore nella cittadina dove, un fatto del genere non è certo all'ordine del giorno. «Chiederò un incontro urgente con il Prefetto - ha commentato ieri il sindaco Pietro Paviotti, comprensibilmente turbato dall'accaduto - per fare il punto della situazione e soprattutto per richiedere una maggiore presenza delle forze dell’ordine sul territorio nelle ore serali. È un episodio molto grave, che non deve essere drammatizzato, ma nemmeno sottovalutato. Ho appreso dai Carabinieri che non ci sono ancora elementi per risalire agli autori di questo gesto a dir poco vergognoso e pertanto non sappiamo se possa trattarsi di persone residenti o meno nella nostra cittadina. Ad ogni modo - ha concluso il primo cittadino - ritengo che questi fatti possano essere evitati soltanto con una presenza maggiore di agenti nelle ore più a rischio».Elisa Michellut
Annozero, Santoro dovrà “riparare”ROMA. La Rai ordina a Michele Santoro un immediato riequilibrio dei servizi sul terremoto trasmessi giovedì scorso e sospende Vauro per la vignetta sulle bare, giudicata gravemente lesiva dei sentimenti di pietà dei defunti. La mano pesante del nuovo direttore generale di Viale Mazzini su "Annozero" piace alla maggioranza ma scatena l’opposizione, che grida alla censura. Dopo le pesanti critiche di Gianfranco Fini e Silvio Berlusconi che avevavo bollato Annozero come trasmissione «indecente» e «non degna del servizio pubblico», Mauro Masi ha inviato a Michele Santoro e ai direttori di Raidue e Tg3 una lettera sulla necessità di attivare sin dalla prossima puntata, in onda stasera, i necessari e «doverosi riequlibri informativi specificatemente in ordine ai servizi andati in onda dall’Abruzzo».Ma il giornalista non ci sta. E in una lettera al direttore generale respinge ogni addebito, sollecitando lo stesso Masi a rivedere la sospensione di Vauro che è «una censura che produce una grave ferita per il nostro pubblico e per l’immagine della Rai». Anche la puntata di stasera parlerà del sisma. «Respingo gli addebiti che mi vengono mossi in quanto sono certo di aver esercitato con i miei collaboratori la professione di giornalista con grande correttezza», scrive Santoro, sottolinenando che alla redazione del suo programma non è pervenuta nessuna richiesta di rettifica o annunci di azioni legali da parte di alcuno. A Masi, appena approdato in Rai, inoltre il conduttore di Annozero ricorda come la stessa azienda abbia «recentemente riconosciuto che l’autonomia del giornalista non può essere menomata, nemmeno dall’editore». Entrando infine nel merito dei servizi "incriminati" Santoro ricorda che le sue critiche alla mancata pianificazione dei soccorsi hanno trovato conferma nei giornali di tutto il momdo e che Enzo Boschi, presidente dell’itituto nazionale di geofisica e vulcanologia, e ospite in studio giovedì scorso gli ha più volte dato ragione.Quanto alla sospensione di Vauro, per ora prevista per una sola puntata in attesa della riunione del Cda Rai, Santoro chiede a Masi di "soprassedere" per salvare l’immagine Rai.L’appello di Santoro per "salvare il soldato Vauro" cade nel vuoto. Lo raccoglie solo Beppe Grillo che si dice pronto ad assumerlo subito nel suo blog. Vauro dal canto suo usa l’ironia prima di tessere l’elogio della satira che è libertà. «Sono a San Pietroburgo e questo dice tutto!», Replica a chi lo interroga sulla sospensione.Scontato il plauso della maggioranza alla decisione di Masi. «Finalmente la Rai ha un direttore generale» esulta Maurizio Gasparri. Il Pd con Paolo Gentiloni si dichiara al contrario «esterrefatto per la censura» e con Vincenzo Vita denuncia «sembra ormai cominciato l’assalto alla Rai». Parole condivise dal consigliere Pd Nino Rizzo Nervo. Per il consigliere di area Pd Masi ha agito come un moderno “torquemada”, assumendo risoluzioni che spettano al Cda e non al dg.Intanto stasera in mancanza di Vauro in studio da Santoro ci sarà Sabina Guzzanti a tenere alta la bandiera della satira.
Contratti, Cisl e Uil firmano la Cgil rimane contrariadi GIGI FURINI
MILANO. Da una parte la Confindustria, la Cisl, la Uil e l’Ugl. Dall’altra la Cgil. Ieri a Roma c’è stato l’incontro per la firma della riforma del modello contrattuale, ma il sindacato di Epifani non ha firmato. Lo stesso segretario della Cgil ha prima consegnato una lettera a Emma Marcegaglia, presidente della Confindustria, e poi spiegato che «l’accordo è un errore, perchè divide lavoratori e sindacati in un momento in cui si dovrebbe rimanese uniti».
Immediata la replica della leader degli industriali: «Siamo dispiaciuti, speriamo che la Cgil ci ripensi». Le divisioni fra chi ha firmato e chi no sono tante e profonde. Secondo i calcoli degli industriali, di Cisl, Uil e Ugl, il nuovo modello contrattuale porterà aumenti salariali (nel triennio 2009-2011) di 2.523 euro. Per la Cgil, che ha simulato i conti sul periodo 2004-08, i lavoratori avrebbero perso, in media, 1.352 euro. Altra divisione sull’inflazione. Prima le buste paga venivano aggiornate sulla base dell’inflazione programmata.Ora chi ha firmato vuole passare all’inflazione previsionale stabilita da un istituto indipendente, in modo che il tasso non sia più deciso a priori dal governo ma sia più “reale”. La Cgil dice no perchè nel nuovo calcolo viene depurata la componente energetica. «Il lavoratore che paga i rincari di benzina e bollette - spiega Epifani - negli aumenti contrattuali si vede cosë togliere gli incrementi dell’energia, cosë paga due volte. E poi l’Isae, che dovrebbe calcolare la previsione di inflazione, è un ente legato al Tesoro e quindi non imparziale». Molto dibattuta la questione della contrattazione di secondo livello. Secondo i firmatari solo a livello aziendale è possibile mettere insieme maggior salario e maggiore produttività. Secondo la Cgil, la modifica «non allarga la contrattazione ma la riduce». Ci sono poi differenze anche sulla durata dei contatti nazionali di categoria. Molte le reazioni, politiche e sindacali a quanto avvenuto. Per Epifani il nuovo sistema «riduce lo spazio della contrattazione, non la innova e non la amplia, ma fa sì che il contratto nazionale non recuperi mai del tutto l’inflazione reale». «In prospettiva - spiega il segretario della Cgil - i lavoratori vengono messi in una condizione di difficoltà e debolezza». «La Cgil si è autoisolata - sostiene Raffaele Bonanni, segretario della Cisl - ma noi andiamo avanti perchè in questo momento, il lavoro e la persona tornano ad essere centrali». E a chi gli chiedeva se, adesso, il sindacato sia definitivamente spaccato, Bonanni risponde: «Spero di no, spero che si ricucia. Ognuno si deve prendere le sue responsabilità». E il ministro del lavoro, Sacconi: «Più che una spaccatura, c’è un isolamento della Cgil rispetto a tutte le altre organizzazioni sindacali e a tutte le organizzazioni dei datori di lavoro. In una stagione come questa, credo che sia importante che imprenditori e lavoratori concordino. Seci sarà crescita questa sarà condivisa. Ora si chiede al lavoratore di andare in cassa integrazione, ma il lavoratore deve sapere che, se ci sarà produzione di ricchezza, egli vi parteciperà. Questa è la vera novità di questo accordo».
La Coopca: non venderemo più alcol ai minorennidi GIUSEPPE CORDIOLI
TOLMEZZO. Niente più alcol ai minori anche alla Coopca. La cooperativa ha adottato un nuovo regolamento per la vendita. Continua dunque la campagna di prevenzione contro il consumo degli alcolici tra i minori: il sindaco Sergio Cuzzi aveva già emesso un’ordinanza che vieta l’uso di sostanze alcoliche negli spazi pubblici.
«L’ordinanza in un primo momento aveva suscitato molte perplessità, forse perche non era stata compresa - afferma il sindaco-. Non si era capito che era un segnale che volevamo dare. Nessuno pensava di risolvere il problema in questo modo, ma che deve essere affrontato con altri strumenti».Tra i primi a recepire l’invito dell’amministrazione comunale sono stati i dirigenti della Coopca, la cooperativa che opera in Carnia, che hanno deciso di dotarsi di un regolamento interno.«La Coopca è entrata subito nella filosofia dell’ordinanza - conclude Cuzzi-. È bene ricordare che mentre gli esercenti hanno l’obbligo di non vendere alcol ai minorenni, i commercianti non hanno nessuna normativa. Ecco perchè abbiamo organizzato un incontro con tutti i soggetti interessati».Il sindaco Sergio Cuzzi in collaborazione con l’assessore alle politiche sociali e alla famiglia, Mario Cuder, è stato promotore dell’incontro che aveva come tema la prevenzione al consumo di alcolici per i minori cui hanno partecipato le forze dell’ordine: Guardia di Finanza, Polizia di Stato e la Polizia Municipale, l’Azienda Sanitaria Alto Friuli-Dipartimento Prevenzione delle Dipendenze, Confcommercio ed alcuni commercianti, Coopca e Schlecker.Dopo aver riferito i buoni risultati ottenuti dall’ordinanza emessa nel 2008 gli amministratori comunali hanno evidenziato la volontà di compiere un ulteriore passo avanti, affrontando il problema della vendita di alcolici ai minori nei negozi e supermercati, dove c’è una carenza normativa che la disciplina, attraverso un’azione dissuasiva per i giovani al consumo di tali sostanze.Lo scopo dell’incontro era quello di evidenziare e condividere con gli invitati i risvolti sociali, economici, sanitari e di sicurezza che il fenomeno genera nella società e di sensibilizzare gli esercenti circa la possibilità di adottare delle iniziative per regolamentare autonomamente la vendita di alcolici. A tale proposito il rappresentante della Coopca, Minisini, ha portato la testimonianza dei risultati ottenuti dal progetto della propria azienda di dotarsi di un regolamento interno che limita la vendita degli alcolici ai ragazzi minorenni, evidenziando come tale iniziativa non abbia generato una riduzione delle vendite, ma semplicemente uno spostamento dei generi acquistati.
Mv e alpini, raccolti più di 60 mila euroSaldo Precedente43.309,56De Monte Angelo100Digiusto Angelo50Fabro Franco E Roberta100D'agostino Bruna50Mazzon Iolanda2.000Zanor Giovanni500Cragnolini Renato E Assunta50Nassig Sabina100De Colle Francesco200Diego Rossi100Gozzer Walter 50Del Fabbro Anna50Gressani Luciana50Marini Maria Luisa250Spagnolo Giorgio100Brizzi Mario E Licia60Paschini Silvestro e Vannina500Baschiera Gilberto50Toneguzzo Tito e Carla200Paron Armando e Liviana200Apicerni Maria10Sonego Sabina 50Chiapolino Andra 10Romano Lucia100Anonimo50Piccini Riccardo 50Nardone Giacomo100De Boni Carla50Di Filippo Adriana10Menegatti Livio 500Assinord 2000100Secches Roberto20Fadalti Pietro e Nadia 200Del Pup Marilio50Campagna Monica50Ivan Natascia 50Sisto Daniele100Argentin Maria50Mattellig Evelino300Dorbolo Eliseo150Az. Agric. Le Due Terre100Brisco Giuseppina50Fabbro Franco 500Sturam Nicola273Calcinoni Omar 50Giacomello Stefano 20D'apuleo Fabio100Ceccotti Alberto 20Sciardi Giorgio50Fasiolo Luigino50Klancic Natasa50Drosigh Oriana20Anonimo50Rossi Maria50Anonimo100Anonimo100Anonimo50Dorbolo Lavinia10Marcuzzi Massimiliano50Anonimo20Anonimo50Anonimo50Anonimo100Anonimo100Anonimo100Bergamasco Michela 200Sirch Ariella50Cesselli Luciano50Gasparini Luca50Anonimo100Chillemi Daniele30De Marco Mauro100Romanin Loris200Lorenzini Luigina100Cremonesi Cristina50Pellegrini Maria Grazia200D.b.c.200Pravisano Dino100Alfenore Bianca45Pisacane Vincenzo20Anonimo400Pellizzari Roberta50Pellizzari Zeno100Guzzoletti Paolo500Dilena Erminia400Morella Elsa20Bragagnini Graziano20Pittia Claudio50Facchin Mario100Savorgnan Alessandro50Zigiotti Andrea20Battistutti Paolo100Gerometta Luigi100Anonimo100Dotto Patrizia50Gorgone Stefania325Gerardi Giovanna300Contin Marco20,50L'energia Alimenti Bionatura50Vassallo Giorgio 200Tulisso Luigina50Muschietti Valter e Rina100Chitussi Berto e Odette50Bresolin Egidio50Clemente Andrea e Cinzia50Bertoli Luisa e Roberto300Cossettini Viliam ed Emanuela220Marangoni Matteo50Castellarin Gelindo100Plazzotta Lionello200Micoli Francesco100Alain Danusi100Fam. Belgrado Giancarlo100Colonello Italia50Martinetto Giuseppe20Anonimo150Silvestro Gianfranco e Angela100Rovere Luca e Filomena50Anonimo50Zilli Andrea40Felicetti Alfredo e Concetta100Salvagno Sergio200Apparotto Liliana100Anich Aido e Bruna100De Cillia Renato100Roiatti Domenico e Annamaria150Piani Enzo200Buttignol Renzo100De Luca Annarita e Roberto 100Guerin Renzo200Marzona Massimo100Ragonese Maurizio50Ganzit Alessandro 50Anonimo50Gigante Alessandro50Totale60.213,06
SEMPRE MENO PLURALISMO
BRUTTA SENSAZIONE di VITTORIO EMILIANI
Se il cattivo giorno si vede dal mattino, temo forte che ogni trasmissione, tg o rete non precisamente gradita al governo e a chi lo guida sarà presa in Rai a spallate.Proprio come sta avvenendo per la puntata di “Annozero” che Michele Santoro ha dedicato al post-terremoto in Abruzzo.Confesso di non essere particolarmente attratto dal tipo di conduzione di Santoro, a volte troppo emotivo e comiziesco. Fu così, per esempio, nella serata dedicata al dramma di Gaza. Ma in quest’ultima puntata non ho rintracciato motivi tali da far pensare che avesse forzato la realtà dei fatti. Certo, ha mostrato anche talune lacune, taluni buchi e ritardi nell’intervento così generalmente lodato della Protezione civile e però non siamo ancora al culto di Berlusconi e di Bertolaso (almeno lo spero) da dover escludere espressioni critiche e riserve. Fra l’altro, il fronte governativo era ben rappresentato dal direttore del “Giornale” (della famiglia Berlusconi) e da un sottosegretario di Stato. Entrambi hanno parlato quanto hanno voluto. A differenza di qualche ragazzo ebreo nella serata che ho prima citato. Analogo discorso per le vignette di Vauro che, a tratti, possono essere di grana grossa, però nel caso incriminato la battuta era corrosiva nei confronti del governo e dei suoi piani edilizi, ma non irrispettosa, mi pare, o addirittura lesiva nei confronti dei morti del terremoto aquilano e del dolore dei familiari.Infine, non ci sono state, a quanto so, né precisazioni né smentite su dati di fatto. Il che per una trasmissione di inchiesta e di denuncia è quello che più conta, alla fine.Del resto, le cronache più recenti dall’Abruzzo – per bocca di esponenti locali quali il sindaco dell’Aquila, Cialente, e la presidente della Provincia, Pezzopane – ci confermano quanto siano state trascurate da tutti i governi, nazionali (Berlusconi è al suo terzo mandato, non al primo) e regionali, sia l’attuazione puntuale delle leggi per la sicurezza in zona sismica sia investimenti e controlli adeguati. A partire dalla Prefettura miseramente collassata, simbolo tragico di quelle facilonerie. Del resto, il decreto legge originario del governo sul piano edilizio non prevedeva l’annullamento delle autorizzazioni sismiche nelle zone a bassa sismicità e il loro sostanziale allentamento in quelle a media e alta sismicità? Il richiamo pubblico a Michele Santoro e la sospensione di Vauro drammatizzano contrasti che il vertice Rai avrebbe fatto bene a stemperare al proprio interno. Per questa via, divenuta subito angusta, si va al restringimento del pluralismo politico-culturale che invece deve caratterizzare il servizio pubblico radio-televisivo. Richiamo e sospensione hanno un inevitabile sapore di un cartellino giallo che presto può diventare rosso. Anche perché prima c’è stata tutta una serie di pesantissimi giudizi politici dello stesso Berlusconi (contro giornali e giornalisti in genere, contro il Tg3 in specie, fino a minacciare «azioni dure») e del presidente della Camera, Fini. «Trasmissione indecente», è sentenza pesante come un macigno. La sensazione, allarmante, che si ha è che, di qui in avanti, anche un motivato dissenso, anche una lettura diversa della realtà diverranno motivi di richiamo in una Rai che la legge Gasparri ha incatenato ai partiti e al governo. Come non mai. Come non avviene in alcun altro paese europeo.
CIVIDALE
La città si ferma per il saluto agli alpini CIVIDALE. La grande festa della Brigata Julia e dell’8° Reggimento è cominciata, in una città che attesta, per l’ennesima volta, il proprio forte legame con il mondo dell’alpinità: fra Tricolori alle finestre e scenografie militaresche – in Largo Boiani è stata allestita un’esposizione di mezzi e attrezzature utilizzate in Afghanistan dal contingente appena rientrato dalla missione di pace – gli alpini sono stati i protagonisti dell’intero pomeriggio di ieri. E oggi si replica.
Il centro storico cividalese, chiuso al traffico, ha fatto da cornice - dalle 14 alle 15.30 di ieri - alle prove generali per la solenne cerimonia di cambio del comandante della Brigata Julia (che si svolgerà stamane) e, un paio d’ore più tardi, all’inaugurazione di due mostre, quella in Largo Boiani, appunto, ed una rassegna fotografica sulle tappe del progetto “Un ponte per Herat”, predisposta – anche grazie al contributo della Banca di Cividale – in Foro Giulio Cesare. Gran movimento di penne nere fin dalla mattinata, per i preparativi: alle 14.30, poi, ha preso il via l’imponente corteo dei militari, che hanno sfilato da Borgo di Ponte a piazza Duomo. La Fanfara della Julia, il Comando della Brigata, il reparto Comando e rappresentanze dell’8° Reggimento Alpini, del 7° e del 3° Reggimento artiglieria terrestre hanno attraversato il ponte del Diavolo confluendo in Corso Mazzini e rientrando in piazza Duomo, per lo schieramento, da via Patriarcato. La cerimonia di passaggio del testimone fra il comandante uscente della Julia, generale Paolo Serra, ed il suo successore, generale Gianfranco Rossi, si svolgerà alla presenza del sottosegretario di Stato alla Difesa, onorevole Guido Crosetto, e dal capo di Stato Maggiore dell’Esercito, generale di Corpo d’Armata Castagnetti. Assisterà alla manifestazione anche una folta rappresentanza del mondo della scuola, a coronamento del percorso di mediazione culturale proposto dagli alpini in vari istituti della regione nell’ambito del progetto “Un ponte per Herat”: sono attesi 640 bambini e ragazzi, per la maggioranza dalle scuole cividalesi (primarie Manzoni, Merici e del Convitto Paolo Diacono, scuole medie e Civiform), ma anche da Trieste (con 50 studenti), Tarvisio (30) e Pasian di Prato. Il ritrovo, per le scolaresche, è previsto in piazza Picco; e a cerimonia conclusa i gruppi di scolari arrivati da fuori città saranno ospitati al rancio alpino. Ma torniamo al pomeriggio di ieri: le celebrazioni del ritorno in Friuli degli alpini impegnati, negli ultimi sei mesi, in terra afgana (circa 800 uomini della Julia) hanno preso ufficialmente il via, dopo la deposizione di una corona presso il monumento ai Caduti di viale Marconi, con l’inaugurazione della mostra Rap Camp e di quella incentrata sul progetto “Un ponte per Herat”, ideato dall’Ana di Cividale. La prima permette di vedere da vicino un BW blindato e due ulteriori mezzi, un “Puma” ed un “Lince”, oltre a varie attrezzature, sotto due grandi tendoni militari; la seconda ripercorre le fasi di un piano umanitario di sensibilizzazione e raccolta fondi grazie al quale è stata realizzata una Casa di accoglienza per i familiari dei pazienti del Centro Grandi Ustionati di Herat. E oggi, dunque, si bissa. Alle 9 alzabandiera sul pennone di piazza Duomo; alle 11 avvicendamento fra il generale Paolo Serra e il generale Gianfranco Rossi e saluto agli uomini dell’8° appena rientrati da Herat. Seguiranno il passaggio delle Frecce Tricolori, l’esibizione della Fanfara della Julia e il rancio alpino, in piazza San Francesco. In Foro Giulio Cesare, dalle 9 alle 15, annullo filatelico speciale dedicato proprio al ritorno degli alpini dall’Afghanistan. Lucia Aviani
TORVISCOSA
Caffaro: rinvio al 7 maggio per la Prodi bis UDINE. Nulla di fatto ieri in tribunale, com’era nelle previsioni, per la vicenda Caffaro. Il giudice relatore Mimma Grisafi ha infatti optato per un rinvio sulla decisione di ammettere o no il “polo chimico” di Torviscosa alla cosiddetta Prodi-bis (amministrazione straordinaria), perché intende aspettare il pronunciamento del ministero dell’Ambiente sulla proposta di transazione già avanzata dal Gruppo Snia. L’udienza è stata aggiornata al 7 maggio.
Fra tre settimane il caso sarà discusso a partire dalle 10.30 dal tribunale collegiale nell’anticamera del presidente. «Poi il tribunale deciderà, ma non è detto che lo faccia in quella stessa giornata», ha fatto sapere il giudice Grisafi.L’ammissibilità alla Prodi-bis riguarda le società Caffaro chimica e Caffaro srl di Torviscosa. Il rinvio di ieri è stato disposto dopo che il giudice relatore ha ascoltato le parti nell’ambito delle procedure fallimentari delle due società del Gruppo Snia, avviate in seguito alla consegna in tribunale dei libri contabili, il 3 aprile, da parte del liquidatore Paolo Bettetto.Sia l’azienda sia i sindacati avevano auspicato questo rinvio per consentire l’acquisizione della valutazione del ministero dell’Ambiente sulla proposta di “transazione ambientale” presentata dal Gruppo Snia. «Prima della Prodi-bis sarebbe meglio aspettare il ministero», avevano detto ieri i sindacati. Nell’eventualità che le società siano ammesse a questa scelta, il tribunale nominerà un commissario straordinario per la gestione della società, chiamato a individuare strategie e risorse per il rilancio del sito della chimica e per il risanamento dell’area. Nodi difficili da sciogliere – secondo i sindacati provinciali dei chimici di Cgil, Cisl e Uil – che appunto per questo motivo avevano espresso l’auspicio d’un rinvio ieri. Dalla “triplice” era arrivato anche un appello alla politica, «affinché sblocchi al più presto le more ministeriali, dal momento che l’accordo di programma e la definizione sul danno ambientale non hanno ancora trovato una decisione».Un danno ambientale elevatissimo se si pensa che soltanto per gli oneri di bonifica si sono calcolati 300 milioni di euro di spesa. E il 7 maggio mancheranno solo quattro giorni alla scadenza della cassa integrazione straordinaria per i 270 addetti del sito Caffaro.
UDINE
Affitti, contributi dal Comune anche agli stranieri di GIACOMINA PELLIZZARI
Le migliaia di famiglie che attendono il contributo sull’affitto, entro il 30 maggio, possono presentare le domande in Comune. La giunta Honsell ha approvato il regolamento e deciso di soddisfare le necessità degli extracomunitari esclusi dal bando con i 500 mila euro stanziati a bilancio.
Un’operazione che richiede un budget di 3 milioni di euro finanziato per buona parte dalla Regione. Il Comune, infatti, di tasca propria tira fuori 300 mila euro. Lo scorso anno sono state accolte 1.640 domande. Quest’anno, però, tra gli aventi diritto, come prevedono le norme statali e regionali, sono solo i cittadini comunitari residenti a Udine e gli extracomunitari residenti da almeno 10 anni in Italia o da almeno 5 in Friuli Venezia Giulia. Una norma, questa, che ha costretto la Regione a chiedere un parere all’avvocatura e i Comuni a posticipare la pubblicazione del bando. Il regolamento regionale è arrivato il 10 aprile e in tempi da record è stato predisposto il bando anche perché negli uffici di viale Duodo ogni giorno ricevevano decine di telefonate di protesta. Tant’è che per evitare altre lungaggini burocratiche il Comune ha introdotto il modello di autocertificazione dei certificati storici di residenza adottando il sistema della questura.Pubblicato il bando, l’amministrazione ha deciso di andare incontro anche agli extracomunitari residenti da quest’anno a Udine. Come? «Già in sede di bilancio – risponde il sindaco – avevamo istituito una voce per contrastare una norma fortemente discriminatoria e per dare risposta al fenomeno delle nuove povertà». Possono presentare domanda, infatti, i nuclei familiari con reddito Ise non superiore a 31.130 euro. Questa soglia è elevata a 34.243 euro per i nuclei familiari con anziani, disabili o minori a carico e le giovani coppie. «Diversamente da quanto succede in altri Comune dove i contributi vengono elargiti fino a esaurimento e in base a una graduatoria – spiega l’assessore ai Servizi sociali, Enrico Pizza – a Udine tutti i richiedenti ottengono il finanziamento in maniera proporzionale». Da quest’anno, inoltre, il contributo sarà esteso anche alle persone separate costrette a cambiare casa a seguito dell’assegnazione al coniuge dell’alloggio familiare. E nel caso di morosità l’inquilino potrà chiedere di girare il contributo al proprietario.Le domande vanno presentate allo sportello del Centro polifunzionale Micesio aperto dalle 8.30 alle 12 e dalle 14.30 alle 17 dal lunedì al giovedì (sabato dalle 8.30 alle 12) su prenotazione allo 0432/228294.
MARTIGNACCO
Vertice fiume ma nessuna intesa per la Safilo di GIACOMINA PELLIZZARI
Trattativa a oltranza per la Safilo. L’incontro iniziato ieri mattina tra le rappresentanze di Cgil, Cisl e Uil, è proseguito fino a tarda notte: sul tavolo le proposte e le controproposte dei sindacati per tentare di salvare gli 800 posti di lavoro tra Precenicco e Martignacco. Dall’altro lato la proprietà che a quanto pare non intende rinunciare alla Cina.
Quella di ieri è stata una giornata delicata durante la quale la trattativa con la proprietà è entrata nel vivo della questione. Tant’è che alle 21 le rappresentanze sindacali erano ancora sedute al tavolo a Santa Maria di Sala (Pd) dove i conti non tornavano. Difficile fare un bilancio: se da un lato, come hanno ripetuto i sindacalisti nel corso della giornata, al vaglio resta tutto lo scenario possibile, dai contratti di solidarietà alla proposta che sarà portata al tavolo nazionale di rinegoziazione del debito bancario, dall’altro la quadra è ancora lontana. Da quanto si è potuto apprendere, le proposte sindacali non riuscirebbero a determinare i risparmi stimati dall’azienda con la delocalizzazione delle produzioni in Cina.In questo momento, insomma, ogni previsione risulta azzardata. Per avere una prospettiva più chiara bisognerà attendere il risultato dell’incontro di domani durante il quale l’azienda potrebbe rispondere alle proposte avanzate dai sindacati. La fase è delicata anche perché in ballo c’è la riunione del tavolo nazionale che la Regione, assieme ai parlamentari, continua a sollecitare al ministro Scajola. Un confronto che secondo i parlamentari potrebbe avvenire entro la fine del mese. Da parte sua, invece, il governatore del Friuli Venezia Giulia, Renzo Tondo, vuole reincontrare la famiglia Tabacchi per convincerla a rivedere il progetto che punta sulla delocalizzare delle produzioni friulane in Cina. La Regione, come ha ribadito l’altro giorno l’assessore alle Attività produttive, Luca Ciriani, è pronta a mettere sul tavolo della trattativa l’intervento di Friulia pur sapendo che neanche dirottando su Safilo tutti i fondi che ha a disposizione la finanziaria riuscirebbe a soddisfare l’esigenza di ricapitalizzazione dell’azienda. Non va dimenticato, infatti, che la Safilo ha maturato debiti per 580 milioni di euro e una perdita di valore di ricapitalizzazione in Borsa di oltre 480 milioni di euro. Da qui la necessità di una ricapitalizzazione urgente di 250 milioni di euro. E da qui la decisione di chiudere lo stabilimento di Precenicco e di ridimensionare la fabbrica di Martignacco.
SFIDA UEFA L’Udinese si gioca tutto stasera al FriuliPer andare in semifinale bisogna battere il Werder per 2-0
di PIETRO OLEOTTO
Fuori o dentro. E’ proprio il caso di dirlo: per la prima volta in questa Coppa Uefa, l’Udinese affronta il ritorno di un doppio confronto partendo da una posizione di svantaggio. Lo fa alle porte della semifinale: per arrivarci dovrà ribaltare stasera al Friuli il 3-1 subito all’andata in quel di Brema, per mano di un Werder apparso per nulla superiore ai bianconeri, tanto che una maggior precisione sotto porta – in particolare di Quagliarella – avrebbe reso il return match decisamente più morbido. Ma questo particolare, più che alimentare il rammarico, contribuisce a coltivare la consapevolezza che l’impresa è possibile, la gente ci crede: si può centrare la qualificazione per affrontare la vincente di Manchester City-Amburgo. Serve grande concentrazione. Serve più freddezza. Serve una difesa di ferro. Serve un 2-0. Andiamo con ’ste due botte al Werder.
Tattica. E’ chiaro che quella dell’Udinese sarà una partita d’attacco, tanto che Marino pare orientato a proporre un tridente puro per schiacciare i tedeschi, grandi e grossi (quanto a stazza fisica), ma piuttosto macchinosi quando si tratta di arginare le folate degli avversari a palla bassa, come dimostrano i tanti “tagli” di Quagliarella andati a buon fine (anche se poi sprecati) già nella gara d’andata, a Brema. In questo senso sarà importante l’interpretazione di Floro Flores, piazzato stavolta al fianco di Quagliarella: centravanti di movimento, quando non viene aggredito alle spalle e riesce a girarsi, l’attaccante napoletano è devastante. Ha potenza, dribbling, velocità è il suo “tacco” per l’azione del 3-1 della speranza in Germania è un po’ la pietra miliare attorno alla quale si può far girare la partita e la qualificazione. A destra, invece, agirà Sanchez: al Niño si chiedono quelle sparate illuminanti che possono fare la differenza e spirito di sacrificio quando si tratta di aiutare il centrocampo.Attenzione. La fase difensiva sarà però un fattore determinate nel quadro dell’operazione rimonta: subire un gol “gratis” avrebbe un effetto deleterio sia sotto il profilo psicologico, sia dal punto di vista pratico, considerando che costringerebbe l’Udinese ad aumentare il bottino in termini di differenza reti. Per questo occhio alle qualità dei “crucchi”, abili nello sfruttare le palle inattive (punizioni e calci d’angolo, quando i watussi della difesa si spostano in avanti) e il gioco aereo con Pizarro e anche Almeida. Più prevedibile dovrebbe essere il gioco palla al piede che potrebbe essere poco produttivo e fluido senza Diego: il brasiliano si è allenato a scartamento ridotto ieri sera al Friuli. E’ ancora in forte dubbio.Ambiente. A proposito di stadio: stavolta ai bianconeri non mancherà la spinta. I tagliandi venduti in prevendita sono più di 21 mila e gli ospiti saranno circa cinquecento. Insomma, calcolando che almeno un altro migliaio di biglietti dovrebbe essere strappato nel prepartita, ai botteghini dei Rizzi, è facile dire che l’Udinese non sarà sola nel tentativo di agguantare il pass per la semifinale di Coppa Uefa. L’importante sarà non avere fretta, non trasmettere frenesia agli undici in campo: due gol si possono fare anche in cinque minuti, magari gli ultimi, come può dire lo Zenit, matato proprio al Friuli.Si qualifica se... Nell’ottica del doppio confronto serve, dunque, almeno un 2-0. Questo il risultato perfetto. Già un 3-1, la “fotocopia” della gara d’andata, costringerebbe le squadre ai supplementari e quindi ai rigori. Con due gol o più del Werder, invece, sarebbe necessaria una vittoria con almeno tre reti di scarto per passare il turno.