"SFUEI DAL FRIÛL LIBAR - IL GIORNALE DEL FRIULI LIBERO". INDIRIZZO INTERNET http://www.ilgiornaledelfriuli.net EDIZIONE ON LINE DELLA TESTATA ISCRITTA COME GIORNALE QUOTIDIANO ON LINE, A STAMPA, RADIOFONICO E TELEVISIVO NEL REGISTRO DEL TRIBUNALE DI UDINE IN DATA 8 APRILE 2009 AL N. 9/2009. Si pubblica dal 25 novembre 2008. Proprietario: Alberto di Caporiacco. Direttore responsabile: Alberto di Caporiacco. Sede di rappresentanza in Udine, piazza S. Giacomo 11/16, 2. piano.

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giovedì 16 aprile 2009

RASSEGNA STAMPA: IL PICCOLO

INTERVISTA AL SEGRETARIO DEL PD
Franceschini: niente election day? Il Pdl ha ceduto alla Lega
«E per il conduttore televisivo temo un altro editto bulgaro del premier»

di ROBERTA GIANI
TRIESTE Non fa sconti sull’election day mancato: «Silvio Berlusconi si piega, ogni volta, ai ricatti di Umberto Bossi». Non li fa sul consiglio dei ministri convocato a L’Aquila: «Sa molto di passerella». E nemmeno sulle «punizioni» a Michele Santoro e Vauro: «Spero non si ripeta l’editto bulgaro. Quanto alle trasmissioni riparatrici, per mettersi in pari, bisognerebbe triplicare i palinsesti». Dario Franceschini torna a «pungere». E a bacchettare il premier. Al contempo, però, il segretario nazionale del Pd conferma la «linea della responsabilità» sul dopo terremoto: «Valuteremo le misure del governo in Parlamento. E, se adeguate, le sosterremo».Segretario, dopo il vertice tra Berlusconi e Bossi, salta l’election day del 7 giugno. La Lega ha vinto di nuovo? Berlusconi ci tiene tanto a far sapere che comanda lui ma poi, ogni volta, si piega ai ricatti di Bossi. Si va verso un mini election day il 21 giugno. I referendari protestano e denunciano 300 milioni di euro buttati via. Lei come valuta questa soluzione?Accorpare il referendum con i ballottaggi del 21 giugno non risolve il problema dello spreco di denaro pubblico, forse lo allevia, ma certamente non lo risolve. Gli italiani saranno costretti a pagare una tassa ingiusta e ingiustificata per tranquillizzare il Carroccio dall’esito referendario. Una vera e propria «Bossi-tax» che dimostra l’insensibilità del governo verso i cittadini alle prese con i costi della crisi economica e con gli effetti drammatici del sisma abruzzese. Terremoto in Abruzzo. Come giudica l’azione del governo nell’affrontare la primissima fase dell’emergenza? La promuove?Il governo ha fatto la sua parte, noi la nostra. Credo che di fronte al dramma che il Paese ha vissuto la risposta delle istituzioni nel loro complesso sia stata all’altezza del sentimento di solidarietà diffuso fra gli italiani. Insisto, le istituzioni nel loro complesso, cioè lo Stato. Si apre la fase della ricostruzione. Il governo lavora al decreto legge: si ipotizzano misure fiscali, tasse sui ricchi, il cinque per mille alle popolazioni colpite. Come valuta le proposte sin qui emerse?Aspettiamo in Parlamento le misure che il governo proporrà, le valuteremo e se saranno adeguate alle attese di chi in questo momento soffre le sosterremo. Mentre l’idea di aggiungere una casella del cinque per mille non ci convince, si rischierebbe di sottrarre risorse al mondo del no profit fra cui quelle associazioni di volontariato che stanno svolgendo un lavoro prezioso in Abruzzo e che rappresentano un motivo d’orgoglio per l’Italia.Il «modello Friuli», con la ricostruzione affidata ai sindaci all’insegna dello slogan prima le fabbriche, poi le case, poi le chiese, va seguito in Abruzzo?Non c’è dubbio che il Friuli sia stato un buon esempio di concretezza ed efficacia nella ricostruzione. Si intuì con lungimiranza che bisognava garantire i posti di lavoro per evitare l’esodo, che i paesi andavano ricostruiti dove erano per non smarrire identità e coesione sociale, che era fondamentale il ruolo degli enti locali a cominciare dai sindaci.Caso «Annozero», la polemica continua. E i vertici Rai sospendono Vauro e chiedono a Michele Santoro una trasmissione riparatrice. Che ne pensa?Si tratta di una trasmissione di cui spesso non amo i toni e le tesi, un certo approccio da verità in tasca. Detto questo, credo che la politica debba avere rispetto per la libertà di informazione, non è possibile che ci sia un atteggiamento disciplinare e sanzionatorio nei confronti delle voci che non si condividono. La pluralità dei punti di vista giornalistici con cui si affronta un tema è un elemento positivo per la democrazia. Ha visto la puntata «incriminata»? Non ho visto la puntata in questione, probabilmente non mi sarebbe piaciuta ma non si può censurare quello che non ci piace. L’editto bulgaro di Berlusconi rappresenta un pericoloso precedente che spero non si ripeta. E aggiungo una battuta: quanto alle trasmissioni riparatrici, per mettersi in pari bisognerebbe triplicare i palinsesti, quelli Rai e quelli Mediaset.Il clima di unità che si è creato sul terremoto reggerà? Sino a quando? E può estendersi alle misure anti-crisi?Noi siamo una forza politica animata da grande senso di responsabilità, per questo di fronte al dramma dei cittadini abruzzesi ci siano messi a disposizione, sostenendo il lavoro delle istituzioni, mobilitando volontari e mezzi, cercando di contribuire senza clamore, evitando passerelle, lontano dai riflettori. La stessa linea di responsabilità l’abbiamo tenuta davanti ad una crisi grave e profonda che colpisce le famiglie e le imprese ma Berlusconi ha sempre rifiutato l’approccio costruttivo del Pd, dicendo no a tutte le nostre proposte che prevedevano misure concrete.Elezioni europee. Nel Nordest correrà Debora Serracchiani. Sarà lei la capolista? Chi saranno gli altri candidati? Sono ore decisive per le liste, la direzione concluderà questo lavoro il 21 aprile. Anche nel Nordest la squadra che proporremo sarà forte e competitiva. Ci sarà anche Debora, il suo nome è stato proposto dai circoli, e mi ha fatto piacere la sua disponibilità. Verrà in Friuli Venezia Giulia durante la campagna elettorale?Sarò impegnato personalmente nella campagna e conto di venire anche in Friuli Venezia Giulia. È segretario nazionale del Pd dal 21 febbraio: che bilancio fa a quasi due mesi dall’elezione?Non è tempo di bilanci, è tempo di duro lavoro.La Serracchiani, in tv, le ha dato la «sufficienza». Lei che voto si dà? E che voto dà al partito? Più che il mio, sono importanti i voti degli elettori.


A GIORNI IL CONSIGLIO DEI MINISTRI ALL’AQUILA. L’OPPOSIZIONE: «UNA PASSERELLA»
Terremoto, spunta la tassa sui redditi più alti
Allo studio un ”contributo obbligatorio”. Caso Annozero: la Rai punisce Santoro, scontro tra i poli

di MONICA VIVIANI
ROMA Una tassa ai "super ricchi": è l’ultima ipotesi al vaglio del governo per raccogliere i fondi necessari alla ricostruzione post-terremoto in Abruzzo, che secondo il ministro dell’Interno Roberto Maroni costerà 12 miliardi, vale a dire quanto due ponti sullo stretto di Messina. Intanto, mentre il presidente del Consiglio Silvio Berlusconi incontra il ministro dell’Economia Tremonti per fare il punto sulle misure da adottare, l’opposizione polemizza con la scelta di riunire, settimana prossima, il consiglio dei ministri in Abruzzo: «Sa molto di passerella» dice il segretario del Pd, Dario Franceschini. Dove verranno presi i 12 miliardi di euro previsti da Maroni per la ricostruzione dell’Abruzzo? Se da più parti si auspica la rinuncia alla costruzione del Ponte di Messina, sul tappeto spuntano nuove ipotesi.Tassa ai super ricchi. Si starebbe valutando la possibile introduzione di un «contributo obbligatorio» per i contribuenti ad alto reddito. In particolare, la maggiorazione potrebbe scattare per chi supera la soglia dei 130.000-140.000 euro di reddito annuo.Nuovo 5 per mille. Al vaglio c’è anche il possibile utilizzo di un «nuovo 5 per mille». A rilanciarlo è stato ieri il ministro dell’Economia, Giulio Tremonti: «Un 5 per mille per destinare un pezzo della propria imposta ad una causa che sembra buona ma senza togliere risorse al volontariato. Non soldi in meno al volontariato, ma soldi in più per il terremoto». Potrebbe in pratica arrivare un ulteriore 5 per mille che, senza togliere alle organizzazioni no-profit, consenta di destinare una ulteriore quota della propria imposta alla ricostruzione. Tra le ipotesi, infine, anche un’addizionale sui giochi come Lotto e Superenalotto.12 miliardi?. La cifra dei 12 miliardi annunciata da Maroni «era riferita alle esperienze dei precedenti terremoti e non ad una valutazione, che allo stato attuale non c’è, di quelli che sono i danni in Abruzzo» ha chiarito ieri il ministro per la Semplificazione normativa, Roberto Calderoli. È comunque una cifra «attendibile» per il presidente della Regione Abruzzo, Gianni Chiodi e «una base di partenza ragionevole» per il sindaco dell’Aquila, Massimo Cialente. Dal canto suo la presidente della Regione Umbria, Maria Rita Lorenzetti, ha invece ricordato che per la ricostruzione dopo il terremoto dell’Umbria e delle Marche sono stati spesi sinora 7 miliardi di euro e non 12 come riferito da Maroni.Fini: vigilare sulle mafie. È doveroso vigilare contro eventuali infiltrazioni mafiose nella ricostruzione delle aree devastate dal sisma: è l’appello del presidente della Camera Gianfranco Fini, dopo l’allarme del procuratore Grasso. Fini ha anche difeso la scelta di tenere un consiglio dei ministri in Abruzzo: «È un’iniziativa di significato simbolico». Ma l’opposizione non la pensa così.«No al Cdm all’Aquila». «Ho avuto qualche dubbio nel sentire il premier Berlusconi invitare i politici a non fare passerelle e poi annunciare il prossimo consiglio dei ministri all’Aquila - è la critica del segretario del Pd Franceschini - Può prendere i provvedimenti necessari anche a Palazzo Chigi». Sulla stessa linea anche Massimo D’Alema: «Non è certo questo che aiuta i terremotati». Dal canto suo Pierluigi Bersani definisce «estemporanee» le proposte del governo sui fondi da destinare all’Abruzzo.


SONDAGGIO DELLA GIUNTA REGIONALE SUL PACCHETTO SICUREZZA
Plebiscito su ronde e vigili urbani armati
Favorevole l’89,7% dei cittadini del Fvg. Il centrosinistra: «Dati inventati»

TRIESTE I cittadini del Friuli Venezia Giulia sono favorevoli alle ronde di volontari e all’armamento della polizia locale. A dirlo è un sondaggio condotto dalla Quaeris, società a cui la Lega si è rivolta di recente per le provinciali di Pordenone, e presentato ieri mattina da Renzo Tondo e Federica Seganti: l’89,7% degli intervistati giudica opportuno l’impiego del volontariato e dell’associazionismo per la sicurezza e il 91,1% vede di buon occhio la trasformazione del vigile urbano in poliziotto locale con la dotazione di armi e l’adeguato addestramento. «Il sondaggio – afferma il direttore di Quaeris, Giorgio De Carlo – rivela una necessità di presidio sul territorio da parte degli intervistati». A testimoniarlo, spiega il sondaggista, la percentuale di persone (27,3%) che indicano nel Comune l’istituzione che dovrebbe occuparsi della sicurezza dei cittadini. Ed anche tra le forze dell’ordine (indicate dal 53,9% degli interpellati come principale strumento di sicurezza) la polizia locale viene vista come preponderante (42,7%), più della Polizia di Stato (34,3%) e dei Carabinieri (18,4%). Il sondaggio rivela una buona conoscenza degli intervistati sulle misure prima studiate e poi approvate dal Consiglio regionale nella legge sulla sicurezza: l’89,9% è a conoscenza dell’impiego delle ronde, l’86,5% sa della volontà di installare più telecamere e l’81,0% è informato sul potenziamento dell’illuminazione nella zone a rischio. Meno note le misure sull’armamento dei vigili (23,3%) e il potenziamento delle attrezzature a disposizione della polizia locale (22,4%). I cittadini valutano positivamente l’operato della polizia locale (il voto medio è di poco superiore al 7) ma il 78,1% considera insufficiente la presenza di agenti sul territorio. «Il sondaggio dà la percezione di come questo tema andava affrontato con risposte chiare» afferma Tondo. E aggiunge: «C’è stato un forte impegno programmatico del centrodestra sulla sicurezza che è stato un argomento centrale della campagna elettorale di un anno fa. Ora è facile fare finta che la sicurezza non è un problema ma liquidare la questione come una battaglia ideologica non è corretto». Tondo sottolinea che «la maggior parte dei 6 milioni investiti sulla legge appena approvata va a favore delle sedi operative della polizia locale». Sui volontari, il governatore ribadisce che «sono presenti dal 2001 e mai si sono verificati problemi o atteggiamenti da sceriffo». Per l’assessore Seganti «i dati del sondaggio serviranno a definire ancora meglio i contorni della necessità di sicurezza in Regione e per tarare i prossimi strumenti, i particolare il programma annuale che stiamo predisponendo». Ma l’opposizione non si fa abbagliare dai risultati del sondaggio e li considera «creati ad arte» per dare corda alla politica della giunta e della maggioranza. «Tondo ha pagato la cambiale alla Lega» afferma il capogruppo del Pd, Gianfranco Moretton. «La legge voluta dalla Lega - continua - porterà solo confusione e insicurezza per i cittadini. La scelta del centrodestra comporterà uno spreco di denaro pubblico che avrebbe potuto essere meglio utilizzato per sostenere l’economia, le famiglie e i lavoratori». Il capogruppo di Idv–Cittadini, Pietro Colussi, si dice «dispiaciuto che si sprechino soldi pubblici per dire che la Seganti è stata brava. Questi sondaggi lasciano il tempo che trovano e sono ad uso e consumo del pensiero unico. I sondaggi non possono essere un criterio per fare leggi ed anzi, siamo di fronte ad un modo di procedere pericoloso». Per il consigliere di Rifondazione Comunista, Roberto Antonaz, «è un sondaggio teleguidato e privo di attendibilità. Un esempio di politica berlusconiana che usa i sondaggi per fare opera di convincimento. Ma in realtà i cittadini non sono al corrente dei contenuti della legge e questo sondaggio di parte non spiega certo i possibili scenari».Roberto Urizio


LA CRISI ECONOMICA
TIMIDO BAGLIORE IN FONDO AL TUNNEL di FRANCESCO MOROSINI

Certezze poche; dubbi, dai guai del colosso finanziario svizzero Ubs a quelli del portale su Internet Yahoo, molti. D'altronde, se messe in fila, persino le opinioni di manager ed economisti ci lasciano in dubbio sugli esiti finali del recente tsunami economico/finanziario. Nondimeno, sotto la gelata recessiva, qualche "fiore di sviluppo" inizia a fare qualche timida comparsa. Troppo poco per annunciare la fuoriuscita dal tunnel; però, meglio di niente.Intanto, c'è da consolarsi che - salvo ondate protezioniste se il Palazzo si mettesse ad ascoltare oltremodo (cioè oltre la ratio della sicurezza economica nazionale) le sirene elettorali della "paura economica" - probabilmente si è evitato che la recessione piombi in depressione. Poi, per il futuro, è vero che almeno un po' di ottimismo è rintracciabile dalla lettura di taluni indicatori economici. Alcuni dei quali, seppure solitamente poco nominati, sono peraltro certamente significativi; ad esempio: il costo d'affitto dei container per il trasporto marittimo; la produzione di rifiuti; gli indici di materie prime; gli andamenti borsistici delle aziende specializzate in logistica. Ebbene, guardando a questi indicatori, l'impressione è che pure in economia dopo l'inverno stia arrivando la primavera. In fondo, tutti quei soldi spesi per evitare il crack dei mercati finanziari e monetari (in sintesi, del credito) qualche frutto dovranno pur darlo.Come sembra confermare proprio il caso Goldman Sachs (la banca che ha dato a Obama il vertice economico ultraliberista della sua amministrazione) visto che essa sembra in grado di restituire prima del previsto i fondi d'emergenza - 10 miliardi di dollari - concessi a Goldman medesima dal governo federale, grazie anche all'ottimo network politico e di lobbing esistente in Usa tra Wall Street e Casa Bianca. Naturalmente, è opportuno essere prudenti; anche se, e sarebbe tragico sottovalutare la cosa, in economia, specie in quella relativa ai mercati finanziari, una psicologia orientata all'ottimismo, poiché cambia le aspettative in senso positivo, può essere decisiva quanto un'accorta politica economica (monetaria e/o fiscale) nel favorire la ripresa. Tuttavia, la cautela resta d'obbligo. D'altra parte, la differenza tra chi ritiene che i motori economici del mondo stiano per ripartire e chi, come il Governatore di Bankitalia Draghi, pensi invece che un «rallentamento del peggioramento» è, a ben vedere, più nominale che reale; nonché, oltretutto, fondata e convalidata dagli stessi dati.
Tant'è che lo stesso presidente degli Usa Obama chiama al patriottismo economico: ovvero, ad avere certo fiducia nelle capacità degli States per il futuro; ma anche alla piena coscienza del durare delle condizioni difficili del presente. Insomma, piaccia o meno, la situazione è ambivalente come i dati che la raccontano. Sia quelli "decorosi" prima riportati che quelli, ancora orientati al pessimismo, che giungono sia dal Vecchio continente (la banca Ubs prima citata) che d'oltreoceano: dall'occupazione alle vendite al dettaglio. In sintesi, la marcia verso un "capitalismo appieno risorto" è ancora lunga e travagliata.Comunque, alla fine la crisi passerà (nessuna profezia; la cosa è banale: come iniziano le crisi, semplicemente, finiscono); si tratterà solo di vedere, sotto questo limitato (però importante per la vita immediata della gente) angolo visuale "congiunturale", se andrà meglio nell'estate 2009 o 2010; oppure ancora più avanti. Più a fondo, però, ci sono altri interrogativi da porsi per il post-crisi di questa sorta di ormai "unico Occidente globale". Perché a contare saranno ancora le asimmetrie geopolitiche interne, vecchie o in fieri che siano. Il primo quesito, allora, è relativo all'equilibrio manifatturiero del mondo; che è poi anche, ovviamente, un problema di potere. E qui, veramente, il vaniloquio di chi pensa che un Paese possa salvarsi tenendo in loco gli uffici (il software aziendale) ma decentrando la produzione fisica, ovvero riducendosi a mero consumatore globale, appartiene a quelle caricature sul liberismo diffuse ma da evitare come l'opposto protezionismo onde evitare disastri sociali facilmente trasformabili in bellici. Poi a questo si lega indissolubilmente l'altro quesito, infatti accennato dalla Cina al G20, del primato monetario del dollaro; e senza il quale, tra l'atro, oggi l'Obama's economics rischierebbe il flop. Ma la questione, ora sospesa, è, come l'insieme dell'assetto del potere globale, in agenda; infatti, nel dopo crisi, prima o poi (per gli Usa meglio poi), andrà inevitabilmente affrontata.Altro tema delicato riguarda il divergere di modello economico di Europa e Usa: perché mentre questi ultimi restano, nonostante il denaro pubblico erogato, sostanzialmente liberisti; l'Europa, all'opposto, pare correre, nel nome di una "economia sociale di mercato" aliena dall'originale scuola di Friburgo, verso il neo-corporativismo dei suoi anni '70 del '900. e questo vuol dire "ostilità". Insomma, comunque "corra" il ciclo della congiuntura, il dopo crisi ci lascerà grandi problemi politici da risolvere.Francesco Morosini


DISSENSO E CENSURA
CARTELLINO GIALLO di VITTORIO EMILIANI

Se il cattivo giorno si vede dal mattino, temo che ogni trasmissione, tg o rete non gradita al governo sarà presa in Rai a spallate come sta avvenendo per la puntata di Annozero che Michele Santoro ha dedicato al terremoto in Abruzzo.
Confesso di non essere particolarmente attratto dal tipo di conduzione di Santoro, a volte troppo emotivo e comiziesco. Fu così, per esempio, nella serata dedicata al dramma di Gaza. Ma in quest’ultima puntata non ho rintracciato motivi tali da far pensare che avesse forzato la realtà. Certo, ha mostrato anche talune lacune, taluni buchi e ritardi nell’intervento così generalmente lodato della Protezione civile e però non siamo ancora al culto di Berlusconi e di Bertolaso da dover escludere espressioni critiche e riserve.Fra l’altro, il fronte governativo era ben rappresentato dal direttore del Giornale e da un sottosegretario di Stato. Entrambi hanno parlato quanto hanno voluto. A differenza di qualche ragazzo ebreo nella serata che ho prima citato. Analogo discorso per le vignette di Vauro che, a tratti, possono essere di grana grossa e però la battuta era corrosiva nei confronti del governo e dei suoi piani edilizi, ma non irrispettosa o "lesiva" nei confronti dei morti del terremoto. Infine, non ci sono state precisazioni né smentite su dati di fatto. Il che per una trasmissione di inchiesta e di denuncia è quello che più conta, alla fine.Del resto, le cronache più recenti dall’Abruzzo - per bocca di esponenti locali quali il sindaco dell’Aquila, Cialente, e la presidente della Provincia, Pezzopane - confermano quanto siano state trascurate, da tutti i governi, nazionali e regionali, sia l’attuazione delle leggi per la sicurezza in zona sismica, sia investimenti e controlli adeguati. Il decreto legge originario del governo sul piano casa non prevedeva l’annullamento delle autorizzazioni sismiche nelle zone a bassa sismicità e il loro sostanziale allentamento in quelle a media e alta sismicità? Il richiamo a Santoro e la sospensione di Vauro drammatizzano contrasti che il vertice Rai avrebbe fatto bene a stemperare al proprio interno. Così, invece, hanno un sapore di un cartellino giallo che può diventare rosso.Anche perché, prima, c’è stata tutta una serie di pesanti giudizi dello stesso Berlusconi e del presidente della Camera Fini. La sensazione che si ha è che, di qui in avanti, anche un motivato dissenso diverrà motivo di richiamo in una Rai che la legge Gasparri ha incatenato ai partiti e al governo.Vittorio Emiliani


In sette ”scarabòti” a Miramare il genio artistico del Canaletto di MARIANNA ACCERBONI

TRIESTE Un modo inedito e affascinante di rileggere il genio e la grazia di Canaletto attraverso le memorie antiche del Castello di Miramare, rimanendo all'interno del consueto percorso espositivo e grazie anche al confronto con vedute veneziane dell'ottocento romantico appartenenti alla collezione di Massimiliano e Carlotta: una mostra nella mostra dunque, è questa l'idea vincente con cui si presenta la rassegna "Uno sguardo su Venezia. Canaletto a Miramare", che s'inaugura domani, alle 18, nella Sala della Rosa dei Venti del Museo Storico del Castello. E che testimonierà della prosecuzione nel XIX secolo della fortuna del vedutismo veneto settecentesco, di cui Antonio Canal fu l'autentico creatore, anche sull'onda delle giovanili esperienze in ambito scenografico.La preziosa e originale rassegna è promossa dal ministero per i Beni e le Attività Culturali - Soprintendenza per i Beni storici e artistici del Friuli Venezia Giulia, dal Museo stesso e dalla Fondazione CRTrieste ed è curata, così come il catalogo di Silvana Editoriale, dal soprintendente Fabrizio Magani e da Rossella Fabiani, direttore del Museo storico del Castello, in collaborazione con Giuseppe Pavanello, ordinario di Storia dell'arte moderna all'Università di Trieste e curatore, assieme a Alberto Craievich e a un comitato dei maggiori esperti internazionali, dell'esposizione su Canaletto allestita fino a domenica 19 alla Casa dei Carraresi di Treviso.«La mostra triestina - ha precisato Renzo Piccini, vicepresidente del Consiglio d’amministrazione della Fondazione CRTrieste, - è un'iniziativa molto importante, che conferma i buoni rapporti avviati con la locale Soprintendenza e la coordinata attività volta alla tutela e alla valorizzazione del patrimonio culturale, artistico e museale della nostra città: un rapporto che prosegue da molti anni e che sono certo continuerà ancora per molto. Ricordo infatti che nel 2002 - ha proseguito - la Fondazione fu a fianco della Soprintendenza, accettando con entusiasmo di contribuire alla stampa del catalogo e al percorso didattico della galleria Nazionale d'Arte Antica di Trieste, della quale fanno parte proprio i disegni di Canaletto che ammireremo a Miramare. La Fondazione ha reso possibile anche la realizzazione delle grandi mostre, quali per esempio quella dedicata a Sottsass e l'esposizione intitolata ”1953: l'Italia era già qui”, non limitandosi a un sostegno economico, ma partecipando anche attivamente con la cura di vari aspetti organizzativi e di comunicazione».La rassegna, per quanto riguarda il Canaletto (Venezia 1697-1768), è composta da sette disegni, di cui tre eseguiti anche sul verso, e «s'inserisce - ha precisato Rossella Fabiani, portando i saluti del soprintendente Magani, impossibilitato a intervenire, - nel calendario dell'XI Settimana della cultura, promossa dal 18 al 26 aprile dal ministero per i Beni culturali. Ed è di notevole interesse in quanto racchiude l'iter creativo del pittore, che partiva dagli ”scarabòti”, i primi rapidissimi abbozzi fissati sulla carta, per giungere attraverso una progressiva definizione del punto di vista all'elaborazione di veri e propri disegni preparatori per i dipinti: il Canal Grande, la Riva degli Schiavoni, Palazzo Foscari e Campo Santa Sofia, il ponte di barche per la festa del Redentore, ma anche la chiesa di San Gregorio al Celio a Roma (città in cui Canaletto probabilmente ebbe il proprio exploit alla Scuola del grande pittore Panini) e l'Arena di Pola, insieme ad altri schizzi di edifici, sono i soggetti protagonisti dei fogli triestini - ha proseguito Fabiani in una dotta ed esaustiva prolusione - dove la stessa mano di Canaletto ha riportato abbreviazioni relative alla scelta dei colori, note toponomastiche o indicazioni sull'eventuale ampliamento o riduzione della veduta. Diversi per carta e formato, i disegni si riferiscono presumibilmente a più quaderni e costituiscono un'importantissima testimonianza della complessità delle vicende della grafica canalettiana e del collezionismo in tale settore della nostra regione».Così, nell'ambito delle recenti iniziative dedicate a Canaletto, un luogo tra i più visitati in Italia e sicuramente il più visitato a Trieste e in Regione, come il Castello di Miramare - che si colloca tra i 25 musei nazionali più frequentati, con una media annuale di 700 visitatori al giorno (solo a Pasquetta 2300 visitatori, dalla vigilia di Pasqua a Pasquetta 5581 presenze, con un aumento, rispetto allo scorso anno, di oltre 1700 persone), presenterà improvvisamente all'interno del percorso di visita una sorta di "piccolo scrigno", dove si potrà ammirare in una luce un po' soffusa, poiché i fogli non possono essere esposti con luce violenta, i disegni di Canaletto, acquistati dalla Soprintendenza nel '73 dalla collezione Miotti di Tricesimo ed esposti per contribuire a valorizzare la conoscenza del grande artista secondo un particolare allestimento, che li presenterà come se si fosse sul tavolo da disegno del pittore.«Per rendere più legato a Miramare l'evento - ha concluso Fabiani, - alle pareti verrà esposto un nucleo di dipinti ottocenteschi collezionati da Massimiliano e Carlotta, che, affascinati dalla città lagunare, vollero nelle stanze della loro residenza una testimonianza della Venezia notturna di Ippolito Caffi, la raffigurazione del Canale della Giudecca del bergamasco Luigi Steffani, una veduta acquistata dall'arciduca come originale di Canaletto e le accurate tele del belga Van Moer, che ispirò Carlotta, pittrice di discreto talento, presente anch'essa in mostra con una veduta di San Giorgio».A completamento dell'esposizione, il catalogo riporta la presentazione di Roberto Di Paola e Giuseppe Pavanello e, tra gli altri, gli interventi di Fabrizio Magani Alberto Craievich, e Rossella Fabiani.


«Così distruggono Porto San Rocco»
I vertici della società reagiscono: «Insinuazioni oltre alle accuse, chiederemo i danni»

di CLAUDIO ERNÈ
«Cercano di mettere in ginocchio Porto San Rocco con decine e decine di esposti alla magistratura. Dal 2003 ci costringono a spendere ogni anno per le parcelle dei nostri avvocati più di 500 mila euro per difenderci adeguatamente nei vari Tribunali. Ora ci accusano di malversazione a danni dello Stato, truffa e falso, collegati all’antica vicenda dell’utilizzo dei fondi Ue dell’Obbiettivo 2. Dimostremo la nostra innocenza. Altri intanto insinuano, protetti dall’anonimato, che siamo in vendita e indicano anche il prezzo: tutte fantasie, chiacchiere, insinuazioni a dir poco malevole e forse pilotate. Non c’è nessuna trattativa di vendita in corso e non siamo più disposti a continuare a fare da bersaglio. Spero che coloro che ci hanno denunciato tante volte a vuoto, abbiano i denari per risarcirci dai danni che hanno provocato e dallo sconcerto che hanno cercato di infondere ai nostri clienti. Non è una promessa: questi soldi glieli chiederemo».E’ furibonda e piena di amarezza la reazione dei vertici della società che ha realizzato a Muggia, sull’area abbandonata del vecchio cantiere navale San Rocco, uno dei più importanti porti turistici dell’Adriatico. La reazione al «tiro al bersaglio» è univoca e corale e per la prima volta rompe un silenzio di anni che a molti è apparso fragoroso. La Porto San Rocco spa è controllata al 90 per cento dalla Delfin, la finanziaria del re degli occhiali Leonardo Del Vecchio. In precedenza tra gli azionisti di riferimento compariva anche il nome della famiglia Benetton.Leonardo Del Vecchio ha fatto sapere indirettamente che «mai più investirebbe a Trieste». Si attendeva tappeti rossi, procedure snelle, burocrazia efficiente e invece si è trovato circondato da qualcosa di molto simile a barriere di filo spinato travestite da muri di gomma. Le ultime iniziative in cui si è trovata coinvolta Porto San Rocco hanno ulteriormente aggravato il quadro. Oggi ad esempio nell’aula del Tribunale civile di Trieste, di fronte al giudice Anna Lucia Fanelli, verrà discussa la causa che la società Acquario- quella del terrapieno di Punta Olmi, già al centro di iniziative dalla Procura della Repubblica - ha promosso contro Porto San Rocco, chiedendo dieci milioni di euro di risarcimento. «La nostra iniziativa turistica non è andata a buon fine a causa del terreno inquinato che avete fatto scaricare tra Punta Olmi e Punta Sottile» sostiene Acquario. «Non è vero: quel terreno inquinato arriva da altri siti della valle delle Noghere. Il primo strato di terreno del cantiere, abbandonato per vent’anni, è finito all’interno di un contenitore stagno, non nella vostra discarica».Ma non basta. E’ a rischio anche l’hotel posto all’interno dello stesso porto turistico. la procura di Pordenone lo aveva fatto sequestrare nello scorso autunno, nell’ambito del procedimento per truffa e malversazione ai danni della Ue che coinvolge i componenti del Consiglio di amministrazione. Il Tribunale del riesame di Pordenone, lo aveva restituito alla società, annullando il provvedimento. Il pm Federico Facchin è ricorso in Cassazione e la sua tesi è stata accolta a fine marzo. Sul dissequestro dovrà pronunciarsi di nuovo il Tribunale, in composizione diversa da quella precedente.Intanto è stata fissata per metà maggio l’udienza del Gip di Pordenone in cui verrà discusso dell’eventuale rinvio a giudizio dei componenti del Consiglio di amministrazione di Porto San Rocco in carica all’epoca in cui l’iniziativa turistica era stata finanziata con i fondi dell’Obiettivo 2. I nomi di Dario Azzano, Massimo De Meo, Aldo Mazzocco, Edoardo De Pantzz Giorgio Paoluzzi, Roberto Ferraresi e Gianluca Pivato sono iscritti nel registro della Procura: ipotesi di reato truffa aggravata, malversazionee falso ideologico.


Debito pubblico al massimo storico

ROMA Crollano le entrate tributarie nel primo bimestre di quest'anno e il debito pubblico raggiunge un nuovo massimo storico. Nei primi due mesi del 2009 l'incasso dell'erario ha lasciato sul terreno, rispetto a gennaio-febbraio 2008, il 7,2%, oltre 4 miliardi di euro in valore assoluto. Il debito invece ha sfondato quota 1.708 miliardi di euro, un livello che finora non era mai stato raggiunto. Sono alcuni dei dati diffusi oggi dalla Banca d'Italia che «fotografano» l'andamento dei conti pubblici.Un inizio d'anno dunque in salita per i conti pubblici del Paese, anche se - appunto - si tratta dei primi due mesi e prima di tirare la linea bisognerà attendere i dati degli altri dieci. Il debito a febbraio si è attestato - secondo i dati contenuti nel Supplemento al Bollettino statistico di Bankitalia dedicato alla «Finanza pubblica» - a 1.708,060 miliardi di euro. Il debito delle amministrazioni pubbliche, calcolato in valore assoluto, a febbraio è salito dunque per il secondo mese consecutivo e ha superato il livello di record negativo di 1.699,171 miliardi di euro toccato il mese precedente, a gennaio 2009. Certo, il dato sul debito al quale si fa riferimento con queste cifre non è quello utile ai fini del rispetto del Patto di Stabilità; Maastricht tiene infatti in considerazione il rapporto tra debito e prodotto interno lordo. Ma considerando il momento di recessione economica, l'aumento del «rosso», se pure in valore assoluto e non in termini percentuali, è comunque un campanello d'allarme importante per i conti pubblici del Paese.A febbraio, inoltre, il debito risulta in aumento dello 0,52% rispetto a gennaio mentre in un anno, ovvero su febbraio 2008, la crescita del debito pubblico italiano è stata del 5%.Notizie non positive arrivano anche dal fronte fiscale: le entrate tributarie nel primo bimestre di quest'anno sono diminuite, rispetto allo stesso periodo dell'anno precedente, del 7,2%, passando da 59,173 miliardi di euro a 54,892 miliardi. I minori incassi dell'erario in valore assoluto sono nel bimestre pari a 4,3 miliardi di euro. Anche nel solo mese di febbraio le entrate tributarie di cassa hanno segnato una retrocessione: dai 27,902 miliardi di euro incassati a febbraio 2008 si è passati a 25,217 miliardi, con un calo addirittura del 9,6%.Peggiora di poco rispetto intanto alle stime il fabbisogno statale a febbraio: secondo i dati del Tesoro, è risultato pari a 14,059 miliardi, in lieve rialzo rispetto alle previsioni (13,9 miliardi).Le entrate sono risultate pari a35,826 miliardi mentre le uscite si sono attestate a 49,885 miliardi, di cui 11,629 riconducibili alla spesa per interessi. Per la sua copertura si è fatto ricorso all'emissione di titoli di stato a breve termine per 5,750 miliardi, di titoli a medio e lungo termine per 3,290 miliardi e di titoli esteri per 746 milioni. Dalle altre operazioni, che comprendono la raccolta postale e la variazione del conto di disponibilità, sono arrivati 4,273 miliardi.


Arriva il Topless bar Unico velo il bicchiere di FRANCESCO CARDELLA

Dal cappuccino e brioche della colazione sino alle spaghettate serali. Nulla di strano per un locale cittadino se a servirle non ci fossero delle cameriere in topless. Giovani e piuttosto avvenenti. Accadrà anche a Trieste, a partire dal 20 aprile, data dell’apertura del "Principessa Baciocchi", un Topless bar, il primo della provincia, creato in via Baciocchi 2, a pochi metri dagli stabilimenti balneari delle Rive, dove stare seno al vento per molte donne è invece da tempo una delle irrinunciabili abitudini estive. Un modello, quello dei Topless bar, sorto in America, verso la metà degli anni ’80, esportato a fatica in Europa ma adottato in Italia soprattutto nel Veneto, dove esercizi del genere vanno solitamente a braccetto con spettacoli notturni, show di Lap dance e forme di intrattenimento che miscelano molta immaginazione a spiccioli di sesso da consumare negli angoli, definiti nemmeno troppo originalmente, "privée". A Trieste non si sconfinerà però nel peccaminoso. Guardare ma non toccare. A garantirlo sono gli ideatori del "Principessa Baciocchi", Topless bar che prende il nome dalla sorella di Napoleone Bonaparte, Elisa, una che in vita seppe coniugare genio politico a smanie di "grandeur" mondana, terminando la sua esistenza a Trieste, a soli 43 anni, alla guida di una corte che non si fece mancare nulla, tra sfarzo e lusso. Il primo Topless bar triestino ha mire diverse, e punta ad un punto di ritrovo intrigante ma con almeno una punta di sobrietà: «L’idea mi è venuta dopo aver conosciuto le realtà di Miami, dove i bar Topless esistono da tempo e funzionano bene - spiega Loris Babich, il 49enne ideatore del "Principessa Baciocchi" - Noi vogliamo soltanto creare una bella atmosfera, dove è possibile gustare un caffè, pranzare o cenare con la buffetteria, avendo il servizio e la visione di belle cameriere dietro al banco in topless, sia al mattino, dalle 9, che alla sera, sino verso la mezzanotte. Non ci sarà nulla di "hard", solo qualche serata a tema - sottolinea il titolare - puntiamo ad una clientela tranquilla e scelta, da selezionare». Una selezione avviata da tempo per il reclutamento delle primi attrici, le vere attrazioni, le cameriere chiamate ad indurre in tentazione, ma solo per una bibita o per il bicchiere della staffa. Al momento ne sono state reclutate quattro tramite agenzia, hanno una età che varia dai 20 ai 28 anni e nessuna è originaria di Trieste. Le credenziali richieste? capacità di adattamento, una rodata pratica nel settore dei drink ed una certa "visibilità” nei punti forti richiesti dal copione. Del resto sarà la specialità della casa. Ammesso, anzi benvenuto il silicone; sintomo di tenuta per le professioniste, di curiosità per gli avventori.Il "Principessa Baciocchi" aprirà le danze dalla mattina del prossimo lunedì, senza una vera vernice, solo con i primi caffè, da servire subito forti. Molte idee ed un limite: «I minorenni non potranno entrare - ha annunciato Loris Babich - È solo una precauzione. Non vorremmo vengano qui a marinare la scuola per godersi lo spettacolo al mattino...».Francesco Cardella


Il ”boia della Risiera”: un giudice americano blocca l’estradizione

NEW YORK Nuovo colpo di scena nella saga americana di John Demjanjuk, 89 anni, il presunto boia del campo di concentramento nazista di Sobibor, in Polonia. Con una decisione dell'ultimo minuto, proprio mentre Demjanjuk veniva portato in ambulanza, scortato dalla polizia, all'aeroporto per lasciare gli Usa alla volta della Germania per essere processato, una corte di appello di Cincinnati, in Ohio, ha accolto nella notte tra martedì e ieri con procedura urgente la richiesta del figlio del presunto «Ivan il terribile», John jr. di sospendere la deportazione.Secondo il figlio di Demjanjuk, fare viaggiare un uomo vecchio e malato (ha il cancro) come lui equivale a torturarlo e i giudici hanno accettato di esaminare il ricorso. Non si conoscono i tempi necessari alla decisione ma appare sempre più chiaro che i familiari dell'uomo intendono andare fino in fondo, cioè fino alla Corte suprema degli Stati Uniti se sarà necessario. Martedì ha avuto ha avuto risvolti drammatici. Mentre John jr. si rivolgeva al tribunale, gli agenti dell'Immigrazione erano venuti a prelevare da casa l'anziano con la forza. L'uomo accusato di essere un boia nazista è uscito dalla villetta in mattoni della Meadowlane Road a Cleveland portato via su una sedia a rotelle da quattro agenti, occhi chiusi, bocca aperta mentre la moglie Vera, 83 anni e le figlie assistevano in lacrime alla scena. Poi Dejmanjuk è stato caricato su una station wagon bianca, una sorta di discreta autoambulanza, e portato verso l'aeroporto locale, quello di Burke Lakefront, dove l'attendeva il jet Gulfstream che avrebbe dovuto portare a Monaco di Baviera. Poi la decisione a sorpresa della corte. E il governo tedesco, adesso, sollecita una «decisione veloce» sul caso Demjanjuk: questa è la seconda estradizione in Germania dagli Usa a essere interrotta dalla magistratura statunitense. Un portavoce del Ministero della giustizia, secondo l'agenzia di stampa Dpa, chiede sul caso una rapida conclusione delle procedure in corso. D’altra parte gli avvocati dell’ex nazista, in effetti all’epoca in servizio come guardia, hanno chiesto che la Germania rinunci alla domanda di estradizione per il presunto «boia di Sobibor» per consentirgli di sottoporsi alla chemioterapia per un tumore al rene. «O la chemioterapia o il processo» ha affermato Ulrich Busch, legale dell'imputato, mentre il collega Guenther Maull ha annunciato di voler presentare un'istanza urgente per far visitare Demjanjuk negli Stati Uniti da un medico fiscale tedesco.Qualora la visita accertasse che il presunto corresponsabile dello sterminio di 29 mila ebrei non è in grado di assistere al processo a Monaco di Baviera, diventerebbe automaticamente caduca la domanda di estradizione. Replicando alle autorità Usa che sostengono che Demjanjuk è in condizioni di essere trasferito in Germania, Maull ha affermato in tono sarcastico che «anche una mucca morta è in condizioni di essere trasportata». «Molto più importante - ha aggiunto - è invece se quest'uomo sia in grado di partecipare al processo».


Il governo sloveno resiste sulla ”vignetta” Rincari dal 1° luglio

LUBIANA È durata fino a tarda sera, ieri, la riunione della commissione parlamentare slovena ai Trasporti, sui bollini autostradali. Il governo resta sulle sue posizioni nonostante le critiche, anche di molti automobilisti e le richieste di ulteriori revisioni giunte dall’Unione europea.La questione delle «vignette» e delle modalità della loro applicazione ha visto un testa a testa fra Lubiana e Bruxelles. Quest’ultima ha aperto una procedura d’infrazione nei confronti di Lubiana, adducendo «discriminazioni tra cittadini stranieri e sloveni», soprattutto per la mancanza di bollini per periodi più brevi. Come conseguenza, l’Ue ha bloccato un finanziamento per ampliare la rete autostradale slovena. Lubiana ha poi risposto, proponendo un nuovo regime di pagamento delle autostrade: abolizione del bollino semestrale e adozione di quello settimanale, a 15 euro. Ma anche il contestuale aumento a 95 euro (dai 55 attuali) del costo del permesso annuale. Ancora scettica Bruxelles, che ha chiesto almeno una riduzione a 10 euro della vignetta settimanale. Il nuovo regime partirà il primo luglio, quindi in piena stagione estiva.Il ministro sloveno ai Trasporti Patrick Vlacic ha sempre difeso il nuovo sistema e anche il diritto della Slovenia di decidere autonomamente il costo delle «vignette», trattandosi di entrate pubbliche, in un comparto che risulta ancora in rosso. La riunione odierna della Commissione è stata convocata su richiesta del Partito democratico (Sds) che, tra l’altro, ritiene eccessivo l’aumento del costo della tassa annuale e critica il governo per avere «ceduto alle pressioni europee». Si tratta comunque di un passaggio istituzionale necessario, prima che il decreto passi al voto del parlamento. Il ministro Vlacic ha mantenuto la posizione sua e del governo davanti alle critiche del partito d’opposizione. Intanto da un sondaggio su 10 mila automobilisti (croati e del resto dell’Europa) svolto da alcuni Automobil Club croati, emerge che il 21% dei conducenti europei e il 12,6% di quelli croati non percorre più le strade slovene, proprio a causa della «vignetta» di pedaggio. Un terzo degli automobilisti europei e un quinto dei croati acquista la «vignetta» solo se non ha vie alternative per raggiungere la costa croata. Per il 60% degli intervistati, le strade slovene sono solo di transito e usate per raggiungere altre mete. Alcuni ritengono addirittura che le «vignette» siano ingiuste, e una sorta di punizione per non avere scelto di passare le vacanze in Slovenia.Il 14% degli intervistati europei e il 18 di quelli croati, infine, percorre vie secondarie per evitare di pagare i bollini autostradali. Intanto, la notizia di un possibile rincaro del pedaggio obbligatorio sulla rete autostradale slovena ha già messo in moto proteste e prese di posizione nei maggiori club automobilistici della Germania e dell’Austria, come era già accaduto lo scorso anno. Petizioni e documenti vengono annunciati contro la scelta di Lubiana. Di fronte alla rigidità slovena una delle alternative che saranno prese in considerazione è quella dei cosiddetti itinerari alternativi, la cui divulgazione avverrà su Internet e pubblicazioni gratuite inviate ai soci dei sodalizi motoristici. C’è chi però osserva la scarsa efficacia dell’iniziativa considerata l’obiettiva difficoltà di seguire ititnerari poco segnalati o del tutto inesistenti tra le varie località o comunque così contorti da richiedere molto tempo e carburante tanrto da risultare antieconomici.


Benzina agevolata, memoria a Bruxelles: sentenza fra un mese

di ROBERTO URIZIO
TRIESTE La palla passa ora a Bruxelles. Il Governo italiano ha spedito alla Commissione Europea la memoria difensiva per il mantenimento dello sconto regionale sui carburanti in Friuli Venezia Giulia. Ad annunciarlo è l’assessore regionale al bilancio, Sandra Savino, secondo cui “bisognerà attendere circa un mese per ottenere una risposta”. La linea difensiva approntata dall’esecutivo nazionale e dalla Regione, riunite nei mesi scorsi in un tavolo tecnico, è quella che fin dal primo momento è stata delineata. “Abbiamo cercato di dimostrare – ha affermato la Savino – con dati di fatto che lo sconto regionale non tocca le accise ma si configura come una riduzione di prezzo che si riflette direttamente nei confronti dei cittadini”. Le eccezioni avanzate dal commissario europeo per la fiscalità Laszlo Kovacs a fine novembre, quanto Bruxelles ha notificato la procedura di infrazione nei confronti dell’Italia per il regime di sconto regionale, andavano proprio in senso opposto sollevando il dubbio che il provvedimento andasse a violare le normative comunitarie sulle accise e sulla libera concorrenza. La forte differenza di prezzo con la Slovenia da subito è stata messa da parte come possibile teoria difensiva visto che lo stesso Kovacs aveva da subito rimarcato che”in mancanza di aliquote pienamente armonizzate, permangano in una certa misura differenze fra le aliquote nazionali, non può giustificare una violazione delle disposizioni esplicite della direttiva”. Già nel 1999 lo sconto regionale venne messo sotto accusa da Bruxelles ma superò l’esame ed anzi, nel 2002, si allargò il provvedimento anche al gasolio. Poi la fine dell’agevolata e, secondo l’attuale amministrazione regionale, l’errore dell’allora Giunta Illy di chiedere una proroga non solo per il carburante di zona franca ma anche per lo sconto regionale. Una sorta di ammissione di colpevolezza richiamato peraltro proprio da Kovacs nel suo atto d’accusa. Ora Italia e Friuli Venezia Giulia hanno predisposto la loro difesa e attendono la riposta della Commissione Europea nel giro di qualche settimana, forse un mese. Parallelamente si porta avanti il tentativo, complesso, di ripristinare la zona franca sulla fascia confinaria con la Slovenia. Una partita che il presidente Renzo Tondo sta cercando di tenere aperta ma che, se andrà in porto, non si risolverà in tempi brevi. Il governatore aveva mandato una lettera al Governo nella quale chiedeva il ripristino della zona franca, da Roma ancora non ci sono risposte definitive anche perché c’è la volontà di tenere separate le vicende dello sconto da quelle dell’agevolata. Intanto l’empasse sulla benzina regionale ha consigliato di posticipare le novità relative al rimborso dello sconto ai benzinai. La legge 14/2008, approvata alla fine dello scorso anno, introduceva la novità del rimborso erogato direttamente e settimanalmente ai gestori da parte delle Camere di Commercio mentre prima era la Regione ad erogare il dovuto ai benzinai attraverso la mediazione delle compagnie petrolifere. Ma, all’interno di una leggina bipartisan, approvata al termine dell'ultima del Consiglio, un emendamento rinvia l’applicazione al 1° giugno della nuova disciplina. La legge prevede anche lo spostamento della scadenza (dal 25 aprile al 29 settembre di quest’anno) per i Comuni che devono adeguarsi alle norme di sicurezza per l’ubicazione dei distributori.


UDINE: LA PERIZIA TOGLIE OGNI DUBBIO
Morte di Eluana, scagionati i medici

di TOMMASO CERNO
UDINE Eluana Englaro è morta per lo stop alla nutrizione artificiale. Il protocollo è stato seguito alla lettera. La donna in coma da 17 anni non ha sofferto e non poteva deglutire. Sono le conclusioni della perizia affidata dalla Procura di Udine ai due esperti di Padova. Nessun dubbio nemmeno sui tempi: domenica 8 febbraio Eluana era già grave. La consulenza «relativa ai controlli e agli accertamenti tecnici inerenti le modalità con cui è stata attuata l’interruzione del trattamento di sostegno vitale di Eluana Englaro» affidata dal procuratore di Udine Antonio Biancardi al dottor Gastone Zanette, ricercatore di anestesiologia e Rianimazione dell’università di Padova e al professor Enrico Facco dà dunque esito negativo. Secondo i due esperti, chiamati a verificare che le disposizioni di attuazione del processo di interruzione del trattamento di sostegno vitale indicate nel provvedimento della corte d’appello di Milano e codificate in un protocollo legale curato dagli avvocati di Englaro, Vittorio Angiolini e Giuseppe Campeis, siano state seguite non hanno dubbi. E forniscono alla Procura una descrizione giorno per giorno dello stato clinico della paziente e dei trattamenti cui è stata sottoposta dall’associazione Per Eluana, guidata dal primario udinese di rianimazione Amato De Monte, che ha assistito la donna in stato vegetativo permanente nel suo ultimo viaggio. I due esperti padovani indicati da Biancardi spiegano che «lo stato vegetativo permanente di cui era affetta Eluana Englaro, pur consentendo la ventilazione spontanea, non permetteva la masticazione di cibi solidi né tantomeno la deglutizione di solidi o liquidi». In più, «la somministrazione degli attuali farmaci sedativi non può essere ritenuta causa o concausa della incapacità di alimentazione naturale di Eluana Englaro», come sostenuto in alcuni esposti. Al contrario, il trattamento farmacologico «rientra nei compiti del personale che assiste la paziente durante l’attuazione del processo di interruzione». Nessun dubbio, come si diceva, nemmeno sui tempi della morte. Già domenica 8 febbraio, il giorno prima della morte di Eluana, era stata rilevata una importante contrazione della diuresi, tanto che «nonostante non fossero evidenti segni particolari di sofferenza, era iniziata a scopo preventivo l’umidificazione delle mucose orali mediante nebulizzazione di acqua naturale». La prova sulla deglutizione è stata effettuata somministrando mezzo cucchiaino di acqua naturale: si è registrato un forte accesso di tosse «che rendeva evidente la compromissione della deglutizione - spiega la perizia -. Tale dato confermava l’impossibilità di nutrizione e idratazione in modo naturale, cosa che del resto sarebbe stata utilizzata precedentemente se le condizioni della paziente lo avessero consentito». «Non esiste alcun elemento che possa dare adito a dubbi relativi a ipotetiche inottemperanze nella condotta del personale che ha assistito Eluana Englaro negli ultimi giorni della vita, che si è spenta in modo silenzioso e senza apparenti segni di sofferenza», concludono i due esperti.


Uccisi a mazzate il ”re del grano” e la moglie

NAPOLI Il patron della Italgrani, Francesco Ambrosio, 77 anni, è stato barbaramente ucciso insieme alla moglie nella loro villa di Posillipo. Sono stati massacrati a colpi di bastone o più probabilmente di una mazza di ferro, quasi sicuramente da balordi in un tentativo di rapina e da ladri colti sul fatto. I balordi potrebbero essere stranieri.Colosso del settore, la Italgrani per anni è stata diretta da Ambrosio, imprenditore amico di Cirino Pomicino, che fu anche coinvolto in vicende giudiziarie. In Italia, nel passato, Ambrosio raggiunse un giro d'affari di 1.300 miliardi di lire e fu chiamato il «re del grano».Le vittime, Francesco Ambrosio e la moglie, sono stati ritrovate con il cranio sfondato. La polizia ha trovato una finestra rotta e molto disordine in casa. L'attenzione è puntata sulle bande di albanesi e romeni specializzate in rapine in ville.I balordi avrebbero bivaccato e mangiato sulla vicina spiaggia, poi sarebbero entrati in una vicina casetta degli Ambrosio dove avrebbero rubato vino, champagne e vari cibi. Quindi sarebbero entrati nella grande villa pensando fosse vuota, poichè c’erano lavori in corso. Ma Ambrosio e la moglie si trovavano proprio lì. E sono stati aggrediti e massacrati.In casa mancherebbero soldi, carte di credito, portafogli. Spesso la signora Grazia si era lamentata di raid notturni sulla spiaggia fatti da sbandati che trovavano rifugio nella villetta limitrofa abbandonata oggetto di un contenzioso. I legali riferiscono di aver incontrato Franco Ambrosio l’altro pomeriggio nel loro studio per una riunione di lavoro e di averlo trovato «sereno e tranquillo».Nel giugno dello scorso anno Ambrosio era stato condannato in primo grado a nove anni di reclusione (di cui tre cancellati dall'indulto) per il crack Italgrani. La sesta sezione del Tribunale di Napoli lo aveva ritenuto responsabile di bancarotta fraudolenta patrimoniale e documentale infliggendo all'imprenditore una pena ancor più grave di quella richiesta dal pm Vincenzo Piscitelli (otto anni e sei mesi).Gli inquirenti ritengono che una ingente somma sia stata occultata su conti esteri attraverso società off-shore.Secondo quanto stabilito nella sentenza del Tribunale, tra l'altro, una provvista di circa 2,3 miliardi di lire sarebbe stata utilizzata nel periodo 1990-92 a vantaggio di esponenti politici, in primo luogo l'ex ministro Paolo Cirino Pomicino al quale l'imprenditore era strettamente legato, e per finanziamenti illeciti di partiti (Dc, Psi e Pci). Ambrosio, secondo i giudici, avrebbe ottenuto ingenti finanziamenti dalle banche creando delle provviste su conti esteri. La sentenza del Tribunale di Napoli aveva anche stabilito l'inibizione per dieci anni all'esercizio di un'impresa commerciale dichiarando inoltre l'interdizione perpetua dai pubblici uffici.Il processo sul crack Italgrani non è la sola vicenda giudiziaria in cui è stato coinvolto Ambrosio nel periodo delle inchieste sulla cosiddetta tangentopoli. L'imprenditore cerealicolo era stato arrestato due volte, tra il 1993 e il 1994, nell'ambito dell'inchiesta della procura di Milano sulla maxitangente Enimont (il processo a suo carico si era concluso con il patteggiamento della pena) ed era stato coinvolto, sempre nel 1994, nell'inchiesta avviata dalla procura di Roma su una presunta truffa ai danni della Cee relativa ai contributi erogati per una fittizia esportazione di grano in Algeria.

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