Cominciamo con la prima pagina del Messaggero Veneto
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La seconda giornata del congresso del Popolo della libertà dominata dall’intervento dell’ex leader di An.
L’abbraccio con Berlusconi
La pattuglia dei big friulani a Roma applaude il discorso di Gianfranco
Menia: ha dato risposte di destra
Fini si smarca sul biotestamento «La legge approvata sul “fine vita” è da Stato etico, bisogna riflettere sulla laicità».
E il Pdl torna a dividersi
Il presidente della Camera: riformare la Costituzione. D’Alema accetta la sfida
ROMA. La Costituzione? «La seconda parte va cambiata, con l’accordo di tutti». La legge sul testamento biologico? E’ necessario riflettere sulla «laicità dello Stato». Gianfranco Fini parla ai delegati del Pdl, che lo accolgono sventolando centinaia di bandiere tricolori e al termine del discorso, lontano dai taccuini dei cronisti, stringe un patto con Berlusconi sulle riforme e sull’avvio di una fase costituente. «Caro Gianfranco, sono d’accordo con te, partiamo subito», dice il Cavaliere. Ma ad accogliere la proposta, dall’opposizione, è anche l’ex premier Massimo D’Alema. Il presidente della Camera a sorpresa attacca la legge sul testamento biologico. «Siamo proprio sicuri che la legge sul testamento biologico approvata dal Senato sia un esempio di laicità? Perché quando si impone un precetto per legge si è più vicini a una concezione di Stato etico che di Stato laico», affonda Fini, che chiede una riflessione al Pdl.
Manzano Il sindaco protesta: «Abbandonati dalla politica»
«Le aziende continuano a chiudere e la Regione non si muove
Se non si interviene sarà la fine»
«Aiuti al distretto della sedia in crisi o si va in piazza» MANZANO. «Le aziende che stanno mettendo in cassa integrazione i lavoratori fanno notizia, ma dovrebbe fare più scalpore l’enorme numero di persone che nel distretto della sedia hanno perso negli anni il lavoro: migliaia di friulani che, esaurito il periodo d’oro della sedia di legno, non sono riusciti a reinserirsi. Ma nessuno prende provvedimenti. E allora la protesta la faremo noi manzanesi; se dopo le mille promesse ancora una volta non giungeranno risposte e il nostro appello non verrà accolto, questa sarà l’ultima volta che chiederemo educatamente: scenderemo in piazza». Il lungo sfogo è del primo cittadino di Manzano, Lidia Driutti, secondo la quale le condizioni di salute in cui versa il distretto sono troppo gravi per tollerare ancora impegni che non vengono poi mantenuti.
L’appello dell’associazione al governo e alla Regione
Tondo: uniti per la crescita
Gli artigiani lanciano l’Sos: credito alle piccole impreseTRIESTE. «I governi nazionale e regionale assumano ora in maniera coraggiosa e veloce decisioni concrete a favore delle piccole imprese, cominciando dalla questione del credito». È l’appello che il presidente di Confartigianato Fvg, Graziano Tilatti, ha rivolto ieri al presidente Renzo Tondo e all’assessore Alessia Rosolen, a Trieste, in occasione della manifestazione regionale di Confartigianato Fvg per la ricorrenza di San Giuseppe artigiano.
Nella cerimonia sono stati consegnati, alla presenza del presidente nazionale di Confartigianato Giorgio Guerrini, attestati di benemerenza a 37 imprenditori artigiani del Fvg che si sono distinti in questi anni. Tilatti, che ha riconosciuto a Roma e a Trieste di essersi fino a ora mossi coerentemente e di aver assunto provvedimenti condivisi, chiede si intervenga ora «urgentemente anche a sostegno della piccola e piccolissima impresa anche perché queste rappresentano in termini di prodotto e di occupazione la componente piú importante del sistema economico del nostro Paese, altrimenti saranno proprio queste a rischiare di pagare senza colpa il prezzo piú pesante della crisi».Oltre al problema del credito, Tilatti ha indicato nel sistema fiscale, in quello burocratico i problemi di sempre da risolvere e ha sollecitato di incrementare gli incentivi per la ricerca e per l’innovazione tecnologica, le politiche di internazionalizzazione e di marketing. «Ma oggi davanti a tutto – ha detto - dobbiamo mettere il problema del credito alle imprese: senza scelte forti e ineludibili da parte delle banche e del sistema creditizio che impongano a queste di non restringere i canali di credito e finanziamento alle imprese, tutto questo mondo rischierà di saltare». Concetto ribadito con forza anche dal presidente nazionale di Confartigianato Guerrini che nei 38 punti anti-crisi e di prospettiva che Confartigianato ha consegnato al premier Berlusconi, al ministro Scajola e a tutti i parlamentari, è evidenziato il finanziamento per la patrimonializzazione dei Confidi per mantenere le attuali linee di credito.Il presidente della Regione Renzo Tondo, sottolineata l’importanza e il ruolo fondamentale dell’artigianato e della piccola impresa, forte in Fvg di 31.000 imprese (quasi il 31% delle imprese attive in regione) e danno lavoro a piú di 85 mila persone, ha ricordato l’impegno della Regione per combattere la crisi agendo sulle grandi opere (1,5 miliardi di euro solo per la terza corsia), sulle opere pubbliche (la Regione ha stanziato 311 milioni di euro per finanziare 857 piccoli interventi pubblici), aumentando risorse per l’artigianato (+ 22%) e per la ricerca e l’innovazione, riducendo l’Irap e lavorando per la semplificazione della macchina burocratica, mentre l’assessore regionale Alessia Rosolen ha ricordato lo sforzo della Regione nel sostegno al reddito, attraverso l’estensione di armonizzatori sociali in deroga, anche a categorie fino a ieri non comprese come l’artigianato e il commercio e gli apprendisti. Due azioni – hanno evidenziato – complementari, la prima per rilanciare l’economia, la seconda per superare l’emergenza. «Azioni, come quella dell’estensione degli armonizzatori sociali, frutto di un accordo con i sindacati e di un accordo bipartisan in consiglio regionale», ha evidenziato Tondo.
IL CAVALIERE E LE EUROPEE
LA PARTITA VERA SI GIOCA A NORD-EST di FRANCESCO JORI
La ragione sociale è diventata una, i partiti restano due: con lo stesso nome, ma con radicamenti elettorali opposti. Non è questione di cifre assolute: pochi mesi fa, alle politiche 2008, il Pdl in fin dei conti ha raccolto quasi gli stessi voti ottenuti due anni prima, separatamente, da Forza Italia e Alleanza nazionale (127.013 in meno, per la precisione). Il problema vero è l’andamento territoriale: mentre in tutto il Sud c’è stata una netta crescita, con tassi superiori a 9 punti percentuali in Campania e Calabria, al Nord si è avuta una perdita generalizzata, con un calo massimo di 8 punti e mezzo nel Veneto, la regione in cui la Lega è cresciuta di più. Il che significa che tra le ormai imminenti elezioni europee e amministrative e le regionali dell’anno prossimo, Berlusconi dovrà occuparsi e preoccuparsi molto più di Bossi che di Franceschini se vuole rimanere l’azionista di maggioranza del centro-destra anche al di sopra del Po. Sul quadrante Nord-Est, la situazione è un po’ più diversificata, con un Carroccio da corsa soltanto in Veneto. In Friuli Venezia Giulia, il Pdl ha la posizione più solida, grazie a un’accorta tessitura che viene da lontano. La Lega agita le acque nel governo regionale, ma più su questioni specifiche che sulla linea politica; sconta fra l’altro un passato ad alto tasso di litigiosità interna, con ripetuti commissariamenti interni e non è un caso se il suo personaggio attualmente di maggiore spicco, Piero Fontanini, non nasce in casa, ma arriva dall’esperienza autonomista del Movimento Friuli. In Alto Adige, un Pdl a sua volta segnato da contrasti interni di vecchia data non è certo in grado di complicare la vita alla Volkspartei: ci riescono semmai sulla sponda tedesca i Freiheitlichen, diventati la seconda forza. Quanto al Trentino, Dellai ha saputo realizzare l’unica vera esperienza di partito territoriale italiano, schiantando il candidato del Pdl, sopravanzato di ben 20 punti, e non intende certo fermarsi qui.La partita strategica si gioca semmai in Veneto, dove alle politiche il Popolo della libertà ha sopravanzato la Lega di appena 8.046 voti e 3 decimali di punto. E dove la sfida tra i due alleati in vista delle regionali 2010 è già partita da mesi: a colpi di spadone, non di fioretto. È di tutta evidenza che un sorpasso nel prossimo giugno, specie alle amministrative (dove votano 5 Province su 7 e 366 Comuni su 581, di cui un capoluogo), complicherebbe oltremodo la vita al Pdl nel rivendicare per sé, tra un anno, la presidenza della Regione. E a esserne più consapevole di tutti è proprio chi attualmente la detiene: Giancarlo Galan è competente di politica almeno quanto di pesca e sa bene che non basta avere una buona canna, occorre anche pasturare; cosa che la Lega ha fatto e sta facendo sul territorio molto meglio dei suoi alleati. Perciò pone un concretissimo problema quando rivendica per il Pdl regionale un’ampia autonomia rispetto al livello centrale: affidandosi al “meno male che Silvio c’è” si può infliggere magari l’ennesima sconfitta al Pd, ma con il Carroccio è tutt’altra partita. In cui non va peraltro trascurata la variabile Udc: i risultati elettorali di Friuli Venezia Giulia e Sardegna dimostrano che se il partito avesse corso da solo anziché in coalizione, il centro-destra avrebbe perso. Davvero in Veneto c’è chi, politicamente parlando, preferisce i casini a Casini?
CORTEO E INCIDENTI A ROMA
La protesta dell’Onda contro il G8 sul lavoro IL GIALLO DI GARLASCO
Alberto Stasi chiede il rito abbreviato IN VIGORE L’ORARIO ESTIVO
Altri voli da Ronchi ma è scontro sui prezzi IL GP D’AUSTRALIA
Risveglio con la Ferrari Parte la nuova Formula 1 BASKET, IN CAMPO ALLE 14.15
La Snaidero cerca il bis con Milano al Carnera DI NATALE KO L’Italia vince ma ora l’Udinese è nei guaiSospetta lesione dei legamenti del ginocchio sinistro per l’attaccante bianconero, oggi la diagnosi definitiva
Vivevano da mesi tra sporcizia e rifiuti Tre persone di mezza età soccorse dai vigili dopo la segnalazione dei vicini
Cervignano
Una drammatica storia di degrado. Il Comune: in crescita i casi di emarginazione
CERVIGNANO. Vivevano nella solitudine e nella sporcizia, abbandonati a loro stessi, senza alcun parente che li aiutasse. Un uomo e due donne, tutti di mezza età, sono stati soccorsi dai vigili su segnalazione dei vicini.
Un centenario ogni mille abitanti Cinque uomini e una donna hanno superato il secolo di vita
BUJA I più anziani sono nati nel 1906. E altri tre sono prossimi al traguardo
BUJA. E’ sogno comune ai più quello di tagliare il traguardo dei cent’anni di età. A Buja sei anziani hanno superato il secolo di vita, uno ogni mille abitanti.
Il Fvg lancia il mais Ogm: è più sano e costa menodall’inviato RENATO D’ARGENIO
TAORMINA. È piú “avvelenata” la mela nostrana (quella trattata con prodotti chimici)?, o quella biotecnologica che importiamo? La risposta l’Italia non la può dare. Anzi, non la vuole dare. Il nostro Paese – unico nell’Ue – da una parte vieta produzione e, soprattutto, sperimentazione di prodotti Ogm; dall’altra gli importa.
Da una parte, pensa sia meglio obbligare i nostri produttori alla “terapia chimica”; dall’altra compra all’estero il 92,5% di soia e l’11,5% di mais. Una battaglia che Confagricoltura ritiene «puramente ideologica». Una scelta dettata «da pregiudizi». Ecco «perchè quella di una nuova “rivoluzione verde” è una sfida da affrontare con coraggio e fiducia nella scienza».È questo il messaggio che parte dalla giornata conclusiva del «Forum Futuro Fertile» di Taormina, organizzato da Confagricoltura. Messaggio lanciato, a gran voce dal premio Nobel Rita Levi Montalcini («Quella della mela “avvelenata” è una paura inesistente, una forma di superstizione che va combattuta») dall’ex ministro e attuale responsabile del dipartimento economia del Pd, Pier Luigi Bersani («Non sono contrario alla sperimentazione degli Ogm; dobbiamo esercitare grande prudenza, ma non possiamo sottrarci alla verifica di un percorso») e dal cardinale Gonzalo Miranda («nessun no del Papa agli Ogm»), intervistati da Bruno Vespa.La questione Ogm legata al mais è stata sviscerata anche da Claudio Cressati, presidente di Confagricoltura Gorizia: «Il Friuli Vg è un importante produttore di mais, coltivazione in cui la ricerca biotecnologica ha fatto passi da gigante per fornire sementi resistenti a una serie di agenti negativi per la salute umana, a cominciare da microtossine che colpiscono soprattutto il mais delle nostre terre. Ricerche che aiutano gli agricoltori a produrre meglio, a prezzi piu bassi, ma soprattutto aiutano i consumatori ad avere un prodotto piu sano. Ecco perchè bloccare la ricerca in questi settori non ha senso, è antiscientifico, è soprattutto un danno per il consumatore». «La ricerca che l’Italia non prende neppure in considerazione, consentirebbe di usare meno trattamenti chimici e meno acqua».Il muro da superare è, però, molto alto. «Il pregiudizio – ha continuato Cressati – è dettato dalla non conoscenza, soprattutto in Italia – anche se non solo da noi –. E’ una sorta di pregiudizio antiscientifico (siamo l’unico Paese al mondo che non ha un solo ettaro dedicato alla sperimentazione, ndr) dettate da paure ataviche, da emozioni e da non-riflessioni. Soprattutto c’è una scarsa propensione all’innovazione: leggerei con molta attenzione questi due aspetti. C’è una scarsa propensione al nuovo, al mettersi in gioco, e questo, nel nostro Paese, accade in tanti settori e a molti livelli, non soltanto nel campo delle biotecnolgiche».«Il Friuli Vg avrebbe le strutture per fare sperimentazione. L’Ersa ha aziende in cui la sperimentazione, le verifiche e le controverifiche potrebbero essere realizzate in tutta sicurezza. Ecco perchè sia a livello nazionale sia locale chiediamo di mettere a disposizione quelle strutture. Teniamo conto che una coltura come il mais, tanto importante per il Fvg è in una condizione di estrema criticità: per “noi” solo divieti per il resto del mondo nessuno».Ma non solo: «Da oggi al 2030 la richiesta di produzione alimentare raddoppierà – conclude Cressati –. Bisogna quindi aumentare le rese e se queste rese possono anche essere qualitativamente migliori non si comprende l’ottusità del nostro Paese».
TOLMEZZO
Burgo, cassa integrazione per 3 settimane POZZUOLO
Sì ai contributi per l’antifurto nelle case private UDINE
Organi, torna il primato per le donazioni UDINE
Maxi-lottizzazione sul grande prato di San Domenico ===
A seguire la prima pagina de Il Gazzettino, edizione Friuli
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Tentavano di espatriare con somme non dichiarate. La Finanza "blocca" 150mila euro
Soldi all’estero, mega controlli
Oltre 200 ispezioni ai valichi. Stop a imprenditori con denaro in "nero"
Udine Controlli anti-riciclaggio ai valichi, con il "blocco" di 150mila euro che stavano per essere portati oltreconfine illegalmente, cioè in "nero". Ne sanno qualcosa i 200 automobilisti, tra cui numerosi imprenditori, alcuni del Nordest, a cui la Guardia di finanza di Trieste nei giorni scorsi ha intimato l’alt poco prima del loro ingresso in Slovenia. Non si tratta di un semplice controllo dei documenti di identità o della carta di circolazione. I finanzieri frugano nelle borse, nei bagagliai, nei sedili delle macchine e ogni pertugio in cui potrebbero essere stati infilati soldi o titoli assimilati per importi superiori a 10mila euro, la cifra che può circolare liberamente. Sulla base della normativa valutaria (il decreto legislativo 195 dello scorso anno), le Fiamme gialle possono chiedere a chi sta per varcare il confine di esibire gli effetti personali e di ispezionare l’auto. In questo modo i finanzieri di Trieste hanno trovato 150mila euro non dichiarati all’Agenzia delle dogane. Ulteriori accertamenti dovranno risalire alla destinazione del denaro: si pensa alle località turistiche croate, ma anche a investimenti in Romania e alla Serbia.
Confartigianato in assemblea
Tondo agli artigiani:«Basta divisioni»
«Udine e Trieste uniti contro la crisi»
In Friuli Venezia Giulia la categoria produce il 13 per cento del Pil
Trieste Basta ostacoli, basta divisioni. Per superare la crisi gli artigiani del Friuli Venezia Giulia chiedono accesso al credito, crescita dimensionale delle imprese, meno burocrazia. Sono questi per Giorgio Guerrini, presidente di Confartigianato, gli ostacoli maggiori «sui quali si deve concentrare il Governo» per la crescita della categoria «e, quindi, per la crescita del Paese». Parlando a Trieste all'assemblea di Confartigianato del Friuli Venezia Giulia, Guerrini ha ricordato che «la nostra associazione ha presentato al Governo un documento in 38 punti. Alcuni fanno fronte all'emergenza - ha spiegato - altri incitano il Governo in un momento così delicato a fare quelle riforme auspicate da tempo». «Abbiamo chiesto risposte certe per poter vincere la difficoltà maggiore di oggi che è l'interruzione del flusso di liquidità tra banche ed imprese - ha spiegato - e proponiamo alcuni semplici correttivi a costo zero. Si tratta di rimuovere gli ostacoli per la crescita alla competitività delle imprese. Serve quindi una seria lotta alla burocrazia, una diminuzione della pressione fiscale, la valorizzazione del made in Italy. Se verranno fatte queste cose che noi auspichiamo - ha concluso - il futuro per il nostro Paese sarà sicuramente migliore». Intanto il presidente Renzo Tondo ricorda che «non è più tempo di malinconie e non c’è più spazio per divisioni tra Udine e Trieste». Ritiene che il Friuli Venezia Giulia debba presentarsi unito e coeso davanti alla crisi. E ha quindi rivolto un nuovo appello a Confartigianato affinchè raccolga le forze, ricordando che rappresenta 85mila persone e produce un valore aggiunto di 4 miliardi di eurom, pari al 13 per cento del Pil regionale. Anche il presidente regionale di Confartigianato, Graziano Tilatti, chiede uno sforzo alle istituzioni: sostenere il credito, tutelare chi rimane senza lavoro, avviare progetti in campo edilizio. «Siamo la locomotiva del Nordest - ha ricordato - se ci fermiano si ferma il treno e oggi tiriamo troppi vagoni».
«Basta con il centralismo regionaleil potere decisionale torni ai friulani»
(*) di Arnaldo Baracetti
Basta con il centralismo regionale: il Friuli non ne può più! Il sindaco Honsell, del centrosinistra, denuncia il mancato finanziamento regionale a "Friuli Innovazione" per le imprese friulane. In contemporanea il presidente della Provincia, Fontanini, del centrodestra, denuncia sul Gazzettino il centralismo della Regione che penalizza il Friuli centrale nella distribuzione dei fondi per iniziative culturali. A ciò possiamo aggiungere l’attacco – che proviene anch’esso da un assessore regionale – all’identità, all’autonomia e a finanziamenti equi all’Università del Friuli. O la "dimenticanza" di finanziamenti regionali ai progetti già pronti e approvati di due arterie stradali importantissime, quali la Udine-Pordenone e la Gorizia-Udine. O l’impegno regionale per imporre un tracciato insostenibile e faraonico del corridoio 5, contestato dalle amministrazioni provinciali di Gorizia e Udine, da molti Comuni friulani, mentre ci si "dimentica" della necessità di battersi perché diventi prioritario anche il "corridoio adriatico" che – lungo la ferrovia Pontebbana e senza creare disastri ecologici – potrebbe toccare Mestre, Pordenone, Udine, Tarvisio per raggiungere il mar Baltico valorizzando il Friuli. (*) Comitato per l’autonomia e il rilancio del Friuli
NAZIONALE
Di Natale infortunato a rischio la gara con l’Inter
La diagnosi esattasi potrà fare solo al rientro a Udine dal Montenegro
Udine Nazionale sfortunata per Antonio Di Natale. Il capitano bianconero è riuscito a giocare soltanto pochi minuti dell’incontro con il Montenegro, al 7’ infatti, l'attaccante azzurro si è accasciato in zona d'attacco per una torsione del ginocchio destro che lo ha lasciato a terra dolorante. Subito si è avuta la percezione che non fosse una banale caduta: i compagni di squadra hanno avuto la percezione della serietà della situazione e hanno chiamato barella e medico azzurro per il soccorso. Di Natale è stato portato fuori campo su una barella e quindi sostituito dal compagno in bianconero Simone Pepe. La prima diagnosi stilata dal medico della nazionale, Enrico Castellacci, negli spogliato dello stadio di Pordgorica è di contusione e distorsione del ginocchio destro. Ora al rientro a Udine il giocatore verrà sottoposto a accertamenti medici da parte dello staff dell’Udinese per capire la gravità dell’infortunio e i tempi di recupero del giocatore.
LA TESTIMONIANZA
«Torturati i prigionieri del campo di Gonars»
Visco Nel campo di concentramento fascista di Gonars si torturava: «Vera tortura medievale... spasimo delle battiture e delle sevizie». Si potrà ancora annacquare la storia? Con grande serietà storiografica, Alessandra Kersevan sul campo di Gonars scrive che «in riferimento a possibili torture è privo di altri riscontri». Il riscontro è saltato fuori: viene da una copia di lettera, dattiloscritta, trovata tra le carte di un prelato goriziano dalla nipote, che ci ha consegnato una copia fotostatica. Nessuno, d’ora in poi, potrà negare. Negazionismo: termine orribile; accanto ad esso, uno più morbido, non ugualmente teorizzato da storiografia o propaganda. Si potrebbe chiamare riduzionismo. Prendiamo i campi di concentramento fascisti: saltando l’orrore di Etiopia e Libia, inenarrabile per intensità e numeri, i campi per i popoli della Jugoslavia, dopo l’aggressione nostrana del 6 aprile 1941. Intorno ai 40.000 dietro il filo spinato: 7.000 i morti: più di 400 a Gonars, 200 a Monigo (Tv), 1200-1500 ad Arbe (i più, di fame). "Solo" 25 a Visco, campo per il quale i riduzionisti giocano sui termini: non fu lager, ma campo di concentramento; non fu campo di concentramento, ma "solo" di internamento. Si è detto che non furono campi di sterminio: vero. Ma di fame sì, e di morte per fame e per stenti. Accanto a ciò la tortura. Che si praticasse lo scrisse l’arcivescovo di Gorizia, monsignor Carlo Margotti in una lettera a monsignor Francesco Borgongini-Duca, nunzio apostolico in Italia, nel maggio 1943. Margotti presentava al nunzio il latore della lettera, monsignor Federico Brumat, canonico penitenziere della Metropolitana di Gorizia. Oltre alla situazione, riguardo al Brumat, che coordinava l’assistenza diocesana agli internati sloveni in Italia, nella lettera scriveva che poteva «dare informazioni del campo di Gonars /Udine/dove spesso ha occasione di recarsi personalmente. Da Mgr Brumat l’E.V. apprenderà anche il trattamento che in occasione di interrogatori si usa a carico di molti carcerati. È ormai risaputo che si adoperano espedienti crudeli, vera tortura medievale per ottenere confessioni che il più delle volte sono il risultato della paura di nuovi tormenti o della mancata resistenza fisica a tollerare lo spasimo delle battiture e delle sevizie». È una prova doppia, questo documento, che la tortura si praticava nei campi di internamento. Ferruccio Tassin
Trapianti, è record ma crescono i dubbi
Il Friuli Venezia Giulia si conferma una regione fra le più virtuose d’Italia per donazioni di organi e numero di trapianti. Il 2008 si è chiuso con una media di 32,9 donatori per milione di abitanti. Nei primi tre mesi del 2009 si registra una dato da record: 21 trapianti di rene. Dal bilancio dell’Ado emerge comunque un dato negativo: il 25% delle famiglie non dà la disponibilità a donare.
Arrestato per spaccio. Sarà denunciato chi gli ha affittato l’appartamento
Muratore clandestino con la cocaina in borsa
Udine Ancora arresti per cocaina a Udine, una droga che sta dilagando, anche perchè il prezzo si sta sempre più abbassando (è arrivato a 40 euro al grammo). I carabinieri del nucleo investigativo, nella cantina di un appartamento in via Cosattini 9, hanno scoperto quattro cilindretti di "neve", del peso complessivo di circa 17 grammi, nascosti con abilità dal kossovaro Osman Musliu, di 26 anni. Il giovane tra l’altro era anche privo di permesso di soggiorno e per questo motivo il padrone di casa sarà denunciato a piede libero per averlo ospitato. In cantina, in una borsa porta chiodi da muratore, sono saltati fuori i contenitori con la droga.
Guida ubriaco e si schianta Grave una donna
Un’austriaca di 29 anni è rimasta gravemente ferita in seguito a un incidente stradale accaduto ieri notte a Basiliano, in via Roma. L’automobile in cui viaggiava come passeggera era condotta da un salernitano che è stato denunciato dai carabinieri per guida in stato di ebbrezza.
LA CJACARADE
Debora Serracchiani buca lo schermo e invade la Rete Basta dire "cose normali" per diventare un astro nascente
di Andrea Valcic Luci della ribalta più che mai accese per Debora Serracchiani, la segretaria del circolo udinese del Pd che, dopo essere intervenuta all’assemblea nazionale del suo partito, pare destinata ad interpretare il ruolo di astro nascente del centrosinistra. Intanto per chiarire subito, il fatto che un’esponente del mondo politico friulano si affacci sulla scena mediatica non può che fare piacere, al di là dello schieramento di appartenenza. È pur sempre un’immagine di questa terra a trarne vantaggio, specie se chi, come la Serracchiani si presenta con tutte le carte in regola per essere accattivante: giovane donna, avvocato, che significa vivere del proprio lavoro autonomo e che la politica la si fa per passione e non per mestiere. Tutti bellissimi biglietti da visita per un partito che cerca in tutti i modi di far ritrovare la fiducia persa ai suoi iscritti, ma soprattutto al suo elettorato. Se Debora non fosse lì in carne ed ossa, sarebbe stato necessario inventarla. Di fronte però a questa esplosione del caso Serracchiani mi è sembrato giusto andare a risentire su YouTube il suo intervento e capire cosa ha scatenato tanto entusiasmo nel Pd e altrettanta curiosa attenzione dei media. Alla fine sono pienamente d'accordo con quanto lei stessa ha dichiarato, stupita di tanto clamore: «Non ho detto niente di speciale, solo quello che pensavo». Già moltissimo deve essere apparso a quanti l’hanno interrotta con una trentina di applausi, forse liberati da un pesante senso di frustrazione e autocensura. Un’impressione confermata dalla sua presenza alla trasmissione di Irene Bignardi dove con simpatica, ma anche "presuntuosetta" irriverenza ha dato i voti, bassi, ai leader del Pd. Un po’ maestrina dalla penna rossa insomma, senza però molte alternative. Ma può bastare a consacrarla come "il nuovo che avanza" nel Pd? Il significato politico del suo intervento in fondo si riassume nella richiesta di un certo decisionismo da parte dei vertici, un dire basta a tentennamenti e incertezze che minano lo spirito della base e della periferia. Sembra quasi evocare un ritorno a quel centralismo democratico, ormai messo alle spalle dai riformisti. Ma guardate come va il mondo: Nelle stesse ore un’altra donna del Pd friulano prende carta e penna e scrive ai suoi dirigenti: «Sono Silvia Savi, segretaria del circolo di Palmanova e voglio denunciare i metodi con cui si governa il partito con decisioni prese dall’alto, senza consultare i nostri iscritti». Silvia e Debora. Di chi secondo voi, sentiremo ancora parlare?
OSOPPO
Contratto di solidarietà negli stabilimenti Fantoni
PALAZZOLO DELLO STELLA
Sindaci e consigli mobilitati a fianco delle operaie Safilo
UDINE
Tondo: «Non sappiamo se riusciremo a fare Friuli Doc»
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Infine la prima pagina de Il Piccolo
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WELFARE REGIONALE
Arriva il bonus bollette per 25mila famiglie: da 200 a 1400 euro Da aprile via alle agevolazioni per l’energia Il secondo passo riguarderà i trasporti
TRIESTE Attese da oltre 25mila famiglie, sono in arrivo. Partiranno a giorni e giungeranno nelle case entro i primi giorni di aprile. Sono le lettere che, di fatto, daranno agli aventi diritto la possibilità di ritirare il tanto atteso «bonus» sull'elettricità, prima agevolazione prevista dalla Carta Famiglia. Lo conferma l'assessore alla Famiglia Roberto Molinaro. «Le domande sono state esaminate e l'istruttoria chiusa. Entro i primi giorni di aprile procederemo con l'invio alle famiglie delle lettere che comunicheranno l'accettazione della richiesta e quindi la possibilità di accedere al bonus. Nel frattempo, stiamo già lavorando per la seconda azione».
D’ALEMA: «SÌ AL CONFRONTO, MA È UN LEADER LONTANO DAL SUO PARTITO»
La sfida di Fini su Costituzione e fine vita Il presidente della Camera scalda il congresso del Pdl: attacco alla legge sul biotestamento
ROMA Il presidente della Camera dei deputati Gianfranco Fini ha infiammato ieri il congresso del neonato partito del «Popolo delle libertà» con un attacco alla legge sul biotestamento. Fini ha dunque lanciato la sua sfida sulla Costituzione (no allo svuotamento delle potestà legislative delle Camere, come vorrebbe Berlusconi) e sul tema del fine-vita, sul quale è su posizioni molto più laiche rispetto alla maggioranza. D’Alema: «Sì al confronto, ma ormai è un leader lontano dal suo partito».
IL PDL NEL NORDEST
LA PARTITA È CON LA LEGA di FRANCESCO JORI
La ragione sociale è diventata una, i partiti restano due: con lo stesso nome, ma con radicamenti elettorali opposti. Non è questione di cifre assolute: pochi mesi fa, alle politiche 2008, il Pdl in fin dei conti ha raccolto quasi gli stessi voti ottenuti due anni prima, separatamente, da Forza Italia e Alleanza Nazionale (127.013 in meno, per la precisione). Il problema vero è l'andamento territoriale: mentre in tutto il sud c'è stata una netta crescita, con tassi superiori a 9 punti percentuali in Campania e Calabria, al nord si è avuta una perdita generalizzata, con un calo massimo di 8 punti e mezzo nel Veneto, la regione in cui la Lega è cresciuta di più. Il che significa che tra le ormai imminenti elezioni europee e amministrative e le regionali dell'anno prossimo, Berlusconi dovrà occuparsi e preoccuparsi molto più di Bossi che di Franceschini, se vuole rimanere l'azionista di maggioranza del centrodestra anche al di sopra del Po.Sul quadrante Nordest, la situazione è un po' più diversificata, con un Carroccio da corsa soltanto in Veneto. In Friuli-Venezia Giulia, il Pdl ha la posizione più solida, grazie a un'accorta tessitura che viene da lontano. La Lega agita le acque nel governo regionale, ma più su questioni specifiche che sulla linea politica; sconta tra l'altro un passato ad alto tasso di litigiosità interna, con ripetuti commissariamenti interni; e non è un caso se il suo personaggio attualmente di maggior spicco, Piero Fontanini, non nasce in casa ma arriva dall'esperienza autonomista del Movimento Friuli. In Alto Adige, un Pdl a sua volta segnato da contrasti interni di vecchia data non è certo in grado di complicare la vita alla Volkspartei: ci riescono semmai sulla sponda tedesca i Freiheitlichen, diventati la seconda forza. Quanto al Trentino, Dellai ha saputo realizzare l'unica vera esperienza di partito territoriale italiano, schiantando il candidato del Pdl, sopravanzato di ben 20 punti; e non intende certo fermarsi qui.La partita strategica si gioca semmai in Veneto, dove alle politiche il Popolo della Libertà ha sopravanzato la Lega di appena 8.046 voti e 3 decimali di punto. E dove la sfida tra i due alleati in vista delle regionali 2010 è già partita da mesi: a colpi di spadone, non di fioretto.
È di tutta evidenza che un sorpasso nel prossimo giugno, specie alle amministrative (dove votano 5 Province su 7 e 366 Comuni su 581, di cui un capoluogo), complicherebbe oltremodo la vita al Pdl nel rivendicare per sé, tra un anno, la presidenza della Regione. E ad esserne più consapevole di tutti è proprio chi attualmente la detiene: Giancarlo Galan è competente di politica almeno quanto di pesca, e sa bene che non basta avere una buona canna, occorre anche pasturare; cosa che la Lega ha fatto e sta facendo sul territorio molto meglio dei suoi alleati. Perciò pone un concretissimo problema, quando rivendica per il Pdl regionale un'ampia autonomia rispetto al livello centrale: affidandosi al "meno male che Silvio c'è" si può infliggere magari l'ennesima sconfitta al Pd, ma con il Carroccio è tutt'altra partita. In cui non va peraltro trascurata la variabile Udc: i risultati elettorali di Friuli-Venezia Giulia e Sardegna dimostrano che se il partito avesse corso da solo anziché in coalizione, il centrodestra avrebbe perso. Davvero in Veneto c'è chi, politicamente parlando, preferisce i casini a Casini?Francesco Jori
LA LEGGE SEGANTI CHE ARMA I VIGILI
Sicurezza, lo strappo di Dipiazza: «Non militarizzo la polizia municipale»TRIESTE «Non militarizzerò i miei vigili». Il sindaco di Trieste, Roberto Dipiazza, stoppa la rivoluzione prospettata dalla legge regionale sulla sicurezza locale, attesa per la prossima settimana a un delicato confronto in piazza Oberdan. Una legge che mette le pistole nella fondina di tutti i vigili urbani impegnati in servizi di polizia giudiziaria e di pronto intervento, ma istituzionalizza anche le pattuglie della municipale in strada ogni notte.
IL PRESIDENTE DI CONFARTIGIANATO
Gli artigiani e la crisi Guerrini: Sos per il credito TRIESTE Accesso al credito, crescita dimensionale delle imprese, burocrazia: sono questi per Giorgio Guerrini, presidente di Confartigianato, gli ostacoli maggiori «sui quali si deve concentrare il Governo» per la crescita.
ELEZIONI EUROPEE
Heinichen giallista in corsa verso StrasburgoTRIESTE Se il Pdl pensa, con sempre maggiore intensità, a Roberto Dipiazza, il Pd fa il nome di Milos Budin. Ma fra gli assi da calare in regione nella corsa verso Strasburgo, potrebbe sfoderare anche i nomi dello scrittore tedesco Veit Heinichen.
Chiesa sfregiata con inni al diavolo Caccia ai vandali che hanno preso di mira la facciata di Sant’Antonio Nuovo
TRIESTE Nelle memorie delle telecamere, alla ricerca di qualche immagine del raid che l’altra notte ha preso di mira la facciata della chiesa di Sant’Antonio Nuovo. Ai lati della principale porta d’ingresso del tempio neoclassico, quella che guarda sul canale del Ponterosso, sono comparse scritte blasfeme inneggianti al diavolo, accompagnate dalla più usuale delle bestemmie. Sono state vergate con la vernice blu chiara di una bomboletta spray. Le stesse mani hanno anche tentato di lordare i due bus e la tensostruttura fermi in questi giorni in piazza Sant’Antonio, attraverso i quali il ministero del Lavoro fornisce di città in città informazioni sull’orientamento professionale.
Szymborska, il soffio della poesia sulle cose di MARY B. TOLUSSO
Oggi in Italia è un’autrice di culto, ma quando Wislawa Szymborska vinse il Premio Nobel per la letteratura, nel 1996, nessuno sembrava conoscere la poetessa polacca. Nessuno ricordava che pochi anni prima Iosif Brodskij, inaugurando l’apertura del Salone del libro di Torino, la citava come uno dei più grandi poeti viventi. In verità Szymborska aveva già un editore italiano, Vanni Scheiwiller, che con il solito fiuto ha avuto il merito di pubblicarla prima del Nobel, a cui seguirono diverse raccolte, fino alle ampie scelte antologiche di Adelphi, da «Vista con granello di sabbia» a «Opere», comprensiva anche delle prose, tradotte dal bravo Pietro Marchesani.E vende, Wislawa Szymborska, andando contro la solita economia poetica, vende migliaia di libri in Europa e in America. Forse perché osserva le cose semplici, quotidiane. Forse perché non esagera, non diventa patetica, non si diletta del proprio ego, non pretende di sapere tutto, si meraviglia, e intanto ci smonta uno per uno i luoghi comuni della poesia e della vita. E continua a farlo, alla bella età di 86 anni, scrivendo e viaggiando quanto le è possibile.Può averne conferma chiunque parteciperà all’incontro con Wislawa Szymborska mercoledì primo aprile alle 18 al Palamostre, uno straordinario evento organizzato dalla Biblioteca Civica ”Joppi” in collaborazione con l’Istituto polacco di Cultura di Roma. Chiunque vi assisterà, si renderà conto che siamo di fronte a una poesia che non pretende nulla, ma che ci costringe a farci certe domande, così come se le è poste il poeta, con ironia e leggerezza. Insomma uno dei rari autori in versi che si fa ascoltare dal grande pubblico. E non per una vita stravagante, allettante come lo sono le vite dei poeti ribelli, pensiamo per esempio a Bukowski, il cui successo non può ignorare il personaggio.Della vita intensa di Szymborska, a parte pochi addetti ai lavori, i lettori sanno poco o niente. Nata nel 1923, a Kornik, nel ’31 si trasferisce con la famiglia a Cracovia, dove tutt’ora vive. Attraversa quindi sia l’occupazione tedesca che quella russa. Si avvicina ai giovani gruppi della sinistra, ma nel 1948 le viene rifiutata la pubblicazione della prima raccolta. Nonostante il rifiuto, nel 1952 si iscrive al partito comunista, aderendo ai canoni estetici imposti, compone quindi versi politico-sociali, non tra le cose più riuscite. Si allontanerà dal partito nel 1966, per solidarietà all’amico filosofo Kolakowski che era stato espulso per la sua protesta contro la censura. Scelta che costerà a Szymborska l’incarico di direttrice della sezione di poesia della rivista ”Vita letteraria”.Lo scarto tra politica e cultura andrà acuendosi ed è una fortuna per la sua poesia, perché proprio grazie a questo distacco dall’ideologia imperante Szymborska rivela la sua cifra personalissima. Tornerà più tardi a temi politico-sociali, ma epurati da posizioni dogmatiche. La storia e i suoi protagonisti vengono focalizzati da una visione senza filtri storicistici, paradossalmente si potrebbe dire che si tratta di una storia de-storicizzata. Leggete ”La prima fotografia di Hitler”, dove il piccolo ”Adolfino” è solo un tenero poppante come qualsiasi altro bambino. Proprio questa assenza di filtri storici evoca un senso dell’orrore più grande e ci riporta a una più lucida riflessione sulla casualità del male. Non solo. Ci riporta metaforicamente all’orrore che si nasconde dietro a molte famiglie dabbene e così, mentre Szymborska ci parla di Hitler, ci parla anche di qualcos’altro, più insinuante, più vicino nel tempo e nella storia. O l’amore, per saltare da un tema all’altro, compare sovente con una tonalità ironica, in tutte le possibili sembianze in cui si manifesta, ma è principalmente miracolo, assenza, memoria, brevità, caso, destabilizzazione. Niente sentimentalismi e consolazioni.Eppure a leggere ”Il gatto in un appartamento vuoto” (una delle rare poesie simbolicamente autobiografiche), non possiamo non dirci che l’amore è proprio quella cosa lì, una realtà che si nutre di distacco e di attesa. Merita forse una parentesi la lucida ironia szymborskiana, non subito recepita nel Paese di Petrarca, nonostante il Nobel, accusata talvolta di leggerezza, cinismo, mancanza di speranza. Basti pensare che a parte il bel libro di Milena Grammaitoni, non esistono a tutt’oggi in Italia consistenti saggi critici sulla sua poesia. Come se una creatura che scrive versi, per la cronaca un poeta, non sia degna di questo appellativo se la sua opera non contempli chili di speme e utopia. Questione poetica, questa, che in Italia si trascina dal Medioevo.Bisognerebbe innanzitutto mettersi d’accordo su che cos’è la speranza per ognuno. Vero è che ci sono diverse modalità per esprimerla. Quella di Szymborska è più analitica, si sposa con la parola ”consapevolezza”. I suoi versi ci dicono con grande sobrietà che abbiamo poco tempo per darci delle risposte. Poco tempo per formulare una necessità di senso.Ci spinge a dare attenzione all’attimo che passa (”Museo”, ”La gioia di scrivere”, ”La fiera dei miracoli”...). Non sfiducia quindi, ma consapevolezza, unica modalità, per quanto scomoda, che permette di dare un senso all’esistenza. Un’ironia talmente positiva da comunicarci la nostra umanità, la coscienza dell’esistere rispetto alle cose, il senso del partecipare. Ed è esattamente questo ”partecipare”, allude Szymborska, che riscatta dalla fine del tempo. Riscatto invisibile solo all’uomo che non sa dare attenzione all’attimo che passa. Ecco un bersaglio della sua poesia, «vendetta di mano mortale...» nei confronti della morte. Ma bisogna mettersi in gioco – dice – bisogna saper guardare il mondo con coraggio. Un’ironia quindi che serve a svelare l’inopportuno, il ridicolo, il disumano e tutta quella facile ”consolazione” che non ci fa entrare davvero nelle cose, anche nelle più piccole, come ”Scrivere un curriculum”, tra le poesie più celebri e chiare. La ragione si mette al servizio della poesia, sempre consapevole, come dichiarò nel discorso per il Nobel, che sono necessari stupore, meraviglia, fermezza, tanto più difficile in un’epoca chiassosa, dove è più facile ammettere i propri difetti, se bene presentati, che le nostre qualità.Ecco perché, confessa Szymborska, ci sentiamo imbarazzati nel dirci poeti...
Yolanda, la donna che portò Trieste sul fondo del pianeta di PIETRO SPIRITO
C’è una donna dietro l’intitolazione alla nostra città del batiscafo ”Trieste”, il battello con il quale nel gennaio del 1960 Jacques Piccard raggiunse il punto più profondo del pianeta, i quasi 11mila metri della Fossa delle Marianne realizzando una delle più belle e importanti esplorazioni di ogni epoca. Che il batiscafo di Piccard (morto nel novembre scorso) si chiamasse ”Trieste” in ossequio all’appoggio della città al progetto originario e al fatto che fosse stato in parte realizzato nei cantieri di Monfalcone si sapeva. Quello che è meno noto è che in realtà il battello avrebbe dovuto chiamarsi non Trieste, ma ”Yolanda”, in omaggio alla donna, amica di Piccard, che fu la vera artefice della realizzazione del batiscafo.Questa è la storia di una grande amicizia, e rappresenta un capitolo inedito nella vicenda di una delle più importanti avventure scientifiche del dopoguerra. A raccontarla è la stessa protagonista, Yolanda Versich Agoral, classe 1922, polesana ma legata a Trieste da un’antica consuetudine e grandi affetti. Dopo un’infanzia e una giovinezza trascorse tra Susak e Belgrado, nel 1947 Yolanda arrivò a Trieste, dove lavorò come segretaria e interprete nel corpo della polizia militare del Governo militare alleato, per poi trasferirsi a Milano.«E fu a Milano - racconta - che conobbi Jacques Piccard -: era il 1950, e Jacques cercava un mezzo per recarsi a Trieste dove voleva scrivere la sua tesi per l’Università». «Allora - continua Yolanda - io ero la segretaria di Franz Kind, un industriale di origine austriaca che stava costruendo la Raffineria Condor a Rho». Kind, ricorda ancora Yolanda, teneva la sua macchina nel garage dell’Albergo Principe, dove di solito alloggiava quando era a Milano. Approfittando della sua auto, e con il suo permesso, Yolanda partiva ogni weekend libero per raggiungere Trieste. E fu in una di queste occasioni che conobbe Jacques Piccard: il giovane studioso, che alloggiava al Principe, stava cercando appunto un passaggio per Trieste. «Durante il viaggio - ricorda la madrina del batiscafo - familiarizzammo, e Jacques mi raccontò del grande desiderio di suo padre, Auguste Piccard, di costruire un batiscafo per gli studi nelle profondità marine, ma aggiunse che il sogno sarebbe stato impossibile senza trovare sufficienti mezzi finanziari». Affascinata dal progetto, appena arrivata a Trieste Yolanda Versich telefonò a Diego Guicciardi, direttore generale della Raffineria Aquila (costruita anche con la collaborazione di Kind), e lo pregò di ospitare nella foresteria della società il giovane Jacques Piccard. «Bene - racconta Yolanda -, Jacques rimase loro ospite per un anno intero e io ebbi tutto il tempo, tramite Kind, di organizzare il finanziamento per la realizzazione del batiscafo. Telefonai in tutta Italia, mandai lettere su lettere, mossi tutte le conoscenze possibili spendendo il nome di Kind». Una delle particolarità del batiscafo consisteva in una camera riempita di benzina che, più leggera dell’acqua, poteva mantenere le caratteristiche di resistenza dello scafo anche a pressioni molto elevate. Così la Raffineria Aquila fornì tutta la benzina necessaria alla costruzione, mentre altre industrie procurarono il materiale restante, e alcuni imprenditori - non triestini - contribuirono al finanziamento. «Insomma - dice ancora Yolanda - riuscimmo a trovare i fondi necessari e finalmente il sogno si realizzò. Il professor Auguste venne apposta a Milano per conoscermi e comunicarmi che per riconoscenza il batiscafo avrebbe portato il mio nome: Yolanda. Ne fui lusingata ma lo pregai di non farlo perché tra l’altro, dissi scherzando, tutti avrebbero pensato alla principessa Yolanda di Savoia e non certamente a me. Gli suggerii, invece, di chiamarlo “Trieste” dato che l’idea della sua realizzazione era nata a Trieste: e così fu». Quando il ”Trieste” raggiunse il punto più profondo dell’oceano Yolanda ricevette un telegramma da Jacques Piccard: ”Congratulazioni Yolanda, senza di te non saremmo mai riusciti a costruire il vascello, tu hai sempre creduto in lui e nel suo destino”.«Da allora - ricorda ancora Yolanda Versich - per anni e anni con Jacques siamo rimasti grandi amici. Io vivevo a New York e passavo l’inverno in Florida dove Jacques aveva un contratto come consulente scientifico con la Marina americana, alla quale, era stato venduto il batiscafo. Quando Jacques si sposò e mise su famiglia, divenni anche grande amica della moglie Marie Claude e per i loro bambini ero e sono rimasta “tante Jolanda”. La morte di Marie Calude, ormai diversi anni fa, mi rattristò molto. E la perdita del mio caro amico Jacques, lo scorso novembre, mi fa ancora più male».
Piano Obama per l’auto: 10 miliardi di dollari per l’accordo Chrysler-Fiat Delitto di Garlasco: la difesa cambia rotta e chiede il rito abbreviato Trentamila in corteo contro il G8 della crisi In piazza a Londra e Berlino PREZZI DA NABABBI NEL RESIDENCE CHE FU DELLA LEGA
Salvore, in vendita il ”paradiso” di Bossi UMAGO È in pieno atto la vendita di parte delle lussuose ville e appartamenti incluse nell'esclusivo «Residence Skipper» sulla costa salvorina, nato alcuni anni fa dall'idea di alcuni deputati, politici e imprenditori italiani legati al Carroccio.Poi, quello che già veniva definito il Paradiso di Bossi è finito in bocca alla banca finanziatrice, la Hypo Bank dell'allora governatore della Carinzia Jörg Heider che ha esercitato il diritto di rivalsa poichè le rate del credito non venivano pagate secondo le modalità pattuite dal contratto.Come afferma la direttrice del Residence Ljubica Marfan, si rende necessario mettere sul mercato una parte del complesso nel quale finora sono stati investiti 200 milioni di euro, per portare in cassa mezzi finanziari con cui far fronte al credito bancario.E i prezzi,per questo pezzo di paradiso in terra, sono alle stelle: da 6.000 a 9.000 euro il metro quadrato per le ville, nelle cui vicinanze c'è un campo di golf (le ville più care hanno già trovato un nuovo proprietario).La vendita avviene tramite le agenzie immobiliari istriane, ce n'è però anche una slovena, la «Vegrad» di Velenje per le quali si prospettano sicuramente buoni affari.Da un'agenzia di Pola siamo venuti a sapere altri curiosi particolari: sono in vendita due ville in prima fila sul mare del costo di 1,8 e 1,9 milioni di euro. Poi c'è una villa in seconda fila che costa un po' meno, 1,2 milioni. E ci sono altre due ville dotate di piscina, in questo caso il prezzo è molto più alto.Molto più vasta invece l'offerta di appartamenti, la stessa agenzia li vende a un prezzo compreso tra 419 e 634 mila euro. Massimo riserbo invece sugli immobili finora venduti e ovviamente sugli acquirenti.Sulle pagine internet di un'altra agenzia sono in vendita un lussuoso complesso turistico che include 22 ville, quindi un imponente centro di riposo con 241 appartamenti.Sulle pagine web dello Skipper non si parla di vendita ma di cessione in affitto degli impianti. E anche in questo caso i prezzi sono pepati: per trascorrere una giornata in appartamento bisogna sganciare da 100 a 420 euro.Il soggiorno di una settimana in una villa con piscina viene a costare tra 4.500 e 20.000 euro. (p.r.)
La storia
Si deve a lei il nome del batiscafo di PiccardCultura
Incontro con il Nobel a UdineLa Nazionale vince 2-0 in MontenegroPODGORICA Successo per 2-0 dell’Italia in Montenegro con reti di Pirlo e Pazzini.