
Viviamo in un mondo complicato.
Nel gennaio di quest'anno (ma nessuno se lo ricorda più) papa Benedetto XVI, ovvero il massimo esponente di una chiesa cattolica che, scusate se è poco, ha 2000 anni di vita, è invitato dall'Università La Sapienza di Roma per la cerimonia di apertura dell'anno accademico, assieme a Walter Veltroni e Fabio Mussi.
Stranamente nessuno ha da ridire sulla presenza di questi ultimi, mentre sulla presenza del papa si scatena un autentico pandemonio.
Alla fine il pontefice è costretto a declinare l'invito.
Vince, quindi, la cultura dell'intolleranza. Intolleranza apparentemente maggioritaria, rappresentata dal comportamento di studenti, senza dimenticare parte del corpo docente.
Novembre 2008.
Le porte dell'aula magna dell'Università degli Studi di Udine si aprono per Sabina Guzzanti, componente di una variopinta famiglia che comprende diversi attori (tra cui i fratelli Corrado e Caterina), figli dell'onorevole Paolo, giornalista, politico e conduttore televisivo, approdato al Popolo delle Libertà dopo aver militato, in precedenza, nel Partito Socialista Italiano e nel Patto Segni.
Minimo comune denominatore della famiglia Guzzanti è quella di essere stata remunerata con pubblico denaro, stante che i Guzzanti attori hanno partecipato a diverse trasmissioni Rai e, com'è noto, gli stipendi dei parlamentari derivano dall'erario.
Sabina Guzzanti, il cui valor attoriale non discutiamo, è pasticcionescamente invitata dal Comune di Udine che chiede ospitalità all'Università (come se il Comune non avesse immobili, teatri, auditorium e quant'altro) nientemeno che nell'aula magna, rappresentata dalla sconsacrata chiesa dei frati cappuccini di Udine sita in via Chiusaforte.
Un docente universitario, peraltro inerme e tutt'altro che violento, esprime un dissenso sull'opportunità che un'attrice comica clamorosamente schierata politicamente sia ospitata nell'aula magna e viene immediatamente bollato come facinoroso, fascista e quant'altro. Strassoldo è solo. Intollerante. Minoritario. Sopraffatto dal conformismo che dà da sempre la patente dei buoni al branco. A quelli che sono di più. A quelli, ad esempio, che in piazza Venezia gridavano "Duce, duce" e qualche anno dopo dichiaravano di essere stati costretti a dichiararsi fascisti, ma che loro, in realtà, il fascismo non lo avevano mai appoggiato.
In buona sostanza e doverosamente semplificando: papa Ratzinger e Raimondo Strassoldo sono due mostri perché sono contro l'onda (rappresentata in questo caso dai chiassosi contestatori de La Sapienza e del pubblico da palasport ospitato nell'aula magna dell'Università di Udine, si vedano i filmati per credere).
Vince, insomma, il conformismo o, meglio, un certo modo di pensare, secondo il quale Ratzinger è un reazionario e la Guzzanti è 'figa', 'trendy' e, in contrasto ad essa, il povero Raimondo Strassoldo è un professore un po' suonato in cerca di protagonismo, magari per cercare di riconquistare posizioni dopo la caduta rovinosa del fratello Marzio.
Alberto di Caporiacco