"SFUEI DAL FRIÛL LIBAR - IL GIORNALE DEL FRIULI LIBERO". INDIRIZZO INTERNET http://www.ilgiornaledelfriuli.net EDIZIONE ON LINE DELLA TESTATA ISCRITTA COME GIORNALE QUOTIDIANO ON LINE, A STAMPA, RADIOFONICO E TELEVISIVO NEL REGISTRO DEL TRIBUNALE DI UDINE IN DATA 8 APRILE 2009 AL N. 9/2009. Si pubblica dal 25 novembre 2008. Proprietario: Alberto di Caporiacco. Direttore responsabile: Alberto di Caporiacco. Sede di rappresentanza in Udine, piazza S. Giacomo 11/16, 2. piano.

SFUEI DAL FRIÛL LIBAR. ULTIMO AGGIORNAMENTO ORE 11.46 DI MERCOLEDI' 15 APRILE.

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venerdì 28 novembre 2008

LETTERATURA PER BAMBINI - LE AVVENTURE DEL FOCHETTO FISHER



(2a puntata)





All'orizzonte comparve una sagoma indistinta. Quando si avvicinò si fece più nitida e ne riconobbi le caratteristiche: era un uomo alto ed indossava una giacca bianca, sembrava proprio una foca, ma quando si avvicinò mi accorsi che era diverso, assomigliava al mio aggressore. Capii fin dall'inizio che non aveva cattive intenzioni. Subito si lanciò verso di me e con un balzo mi strappò dalle mani dell'altro uomo e lo disarmò proprio quando questi mi stava per colpire. L'uomo scappò via e il mio salvatore, ignaro del fatto che io capivo benissimo il suo linguaggio, lo insultò chiamandolo 'bracconiere'. Rimasi quindi tra le braccia di colui che mi aveva salvato. Dopo il suo generoso gesto capii che doveva essere per forza il mio papà. Perchè mai altrimenti mi avrebbe dovuto salvare? Fu allora che cominciai a parlare in perfetto italiano e decisi che da quel giorno non mi sarei mai più staccato dal mio papà. Oggi frequento l'asilo, non uno comune, un asilo solo per foche, ma non mi trovo molto bene con i miei compagni , soprattutto con uno di loro, ma di questo vi parlerò un altro giorno in quanto il mio papà mi sta chiamando.
(2-continua)
Francesca di Caporiacco

LETTERATURA PER BAMBINI - LE AVVENTURE DEL FOCHETTO FISHER



(2a puntata)





All'orizzonte comparve una sagoma indistinta. Quando si avvicinò si fece più nitida e ne riconobbi le caratteristiche: era un uomo alto ed indossava una giacca bianca, sembrava proprio una foca, ma quando si avvicinò mi accorsi che era diverso, assomigliava al mio aggressore. Capii fin dall'inizio che non aveva cattive intenzioni. Subito si lanciò verso di me e con un balzo mi strappò dalle mani dell'altro uomo e lo disarmò proprio quando questi mi stava per colpire. L'uomo scappò via e il mio salvatore, ignaro del fatto che io capivo benissimo il suo linguaggio, lo insultò chiamandolo 'bracconiere'. Rimasi quindi tra le braccia di colui che mi aveva salvato. Dopo il suo generoso gesto capii che doveva essere per forza il mio papà. Perchè mai altrimenti mi avrebbe dovuto salvare? Fu allora che cominciai a parlare in perfetto italiano e decisi che da quel giorno non mi sarei mai più staccato dal mio papà. Oggi frequento l'asilo, non uno comune, un asilo solo per foche, ma non mi trovo molto bene con i miei compagni , soprattutto con uno di loro, ma di questo vi parlerò un altro giorno in quanto il mio papà mi sta chiamando.
(2-continua)
Francesca di Caporiacco

LETTERATURA PER BAMBINI - LE AVVENTURE DEL FOCHETTO FISHER



(2a puntata)





All'orizzonte comparve una sagoma indistinta. Quando si avvicinò si fece più nitida e ne riconobbi le caratteristiche: era un uomo alto ed indossava una giacca bianca, sembrava proprio una foca, ma quando si avvicinò mi accorsi che era diverso, assomigliava al mio aggressore. Capii fin dall'inizio che non aveva cattive intenzioni. Subito si lanciò verso di me e con un balzo mi strappò dalle mani dell'altro uomo e lo disarmò proprio quando questi mi stava per colpire. L'uomo scappò via e il mio salvatore, ignaro del fatto che io capivo benissimo il suo linguaggio, lo insultò chiamandolo 'bracconiere'. Rimasi quindi tra le braccia di colui che mi aveva salvato. Dopo il suo generoso gesto capii che doveva essere per forza il mio papà. Perchè mai altrimenti mi avrebbe dovuto salvare? Fu allora che cominciai a parlare in perfetto italiano e decisi che da quel giorno non mi sarei mai più staccato dal mio papà. Oggi frequento l'asilo, non uno comune, un asilo solo per foche, ma non mi trovo molto bene con i miei compagni , soprattutto con uno di loro, ma di questo vi parlerò un altro giorno in quanto il mio papà mi sta chiamando.
(2-continua)
Francesca di Caporiacco

IN PILLOLE


Casa: compravendite a picco. Meno mutui concessi in banca.
Università, interrotta cerimonia alla Sapienza
Terrorismo, Maroni: "In Italia il livello di attenzione è altissimo"
Sequestrate scarpe cancerogene
Ue, accordo contro il razzismo previsto il carcere da 1 a 3 anni

IN PILLOLE


Casa: compravendite a picco. Meno mutui concessi in banca.
Università, interrotta cerimonia alla Sapienza
Terrorismo, Maroni: "In Italia il livello di attenzione è altissimo"
Sequestrate scarpe cancerogene
Ue, accordo contro il razzismo previsto il carcere da 1 a 3 anni

IN PILLOLE


Casa: compravendite a picco. Meno mutui concessi in banca.
Università, interrotta cerimonia alla Sapienza
Terrorismo, Maroni: "In Italia il livello di attenzione è altissimo"
Sequestrate scarpe cancerogene
Ue, accordo contro il razzismo previsto il carcere da 1 a 3 anni

IL SERVIZIO - GESTIONE IMMOBILI FVG: STAMPA DI SERIE A E STAMPA DI SERIE B, MA I MAGISTRATI DI CHE SERIE SONO?


La domanda del titolo sorge spontanea.

C'è una stampa di serie A e una stampa di serie B, nonostante l'iscrizione all'Ordine accomuni tutti.

Fabio Folisi, direttore di FriuliNews, che ha un indirizzo internet quasi uguale al nostro http://www.ilgiornaledelfriuli.it/, già nove mesi orsono pubblica una serie di articoli sulla Gestione immobili Fvg e sulla centrale di teleriscaldamento dell'Ospedale di Udine.

Risulta che Folisi sia stato anche minacciato.

Ma la notizia, data da una stampa evidentemente considerata di serie B, pare non avere peso.

Nove mesi dopo il Messaggero Veneto dà una notizia, evidentemente di seconda mano. La stampa, in questo caso, è di serie A. Ovvero la notizia acquista ufficialità e veridicità quando è data da una fonte giornalistica di serie A.

Ma la parte comica deve ancora venire.

In Procura della Repubblica a Trieste sembra che internet non la conoscano ancora. Infatti il PM Tito, sì proprio lui, quello della tangentopoli friulana, ordina l'acquisizione degli articoli di stampa del Messaggero Veneto e si appresta - così si immagina - ad indagare sulla Gestione immobili Fvg.

Stampa di serie B dà la notizia: la notizia non esiste. La stampa di serie A dà la notizia nove mesi dopo e la magistratura, che non conosce internet e non acquista i giornali ma li "acquisisce", si muove.

Già. Ma la magistratura, soprattutto quella triestina, in che serie gioca?

IL SERVIZIO - GESTIONE IMMOBILI FVG: STAMPA DI SERIE A E STAMPA DI SERIE B, MA I MAGISTRATI DI CHE SERIE SONO?


La domanda del titolo sorge spontanea.

C'è una stampa di serie A e una stampa di serie B, nonostante l'iscrizione all'Ordine accomuni tutti.

Fabio Folisi, direttore di FriuliNews, che ha un indirizzo internet quasi uguale al nostro http://www.ilgiornaledelfriuli.it/, già nove mesi orsono pubblica una serie di articoli sulla Gestione immobili Fvg e sulla centrale di teleriscaldamento dell'Ospedale di Udine.

Risulta che Folisi sia stato anche minacciato.

Ma la notizia, data da una stampa evidentemente considerata di serie B, pare non avere peso.

Nove mesi dopo il Messaggero Veneto dà una notizia, evidentemente di seconda mano. La stampa, in questo caso, è di serie A. Ovvero la notizia acquista ufficialità e veridicità quando è data da una fonte giornalistica di serie A.

Ma la parte comica deve ancora venire.

In Procura della Repubblica a Trieste sembra che internet non la conoscano ancora. Infatti il PM Tito, sì proprio lui, quello della tangentopoli friulana, ordina l'acquisizione degli articoli di stampa del Messaggero Veneto e si appresta - così si immagina - ad indagare sulla Gestione immobili Fvg.

Stampa di serie B dà la notizia: la notizia non esiste. La stampa di serie A dà la notizia nove mesi dopo e la magistratura, che non conosce internet e non acquista i giornali ma li "acquisisce", si muove.

Già. Ma la magistratura, soprattutto quella triestina, in che serie gioca?

IL SERVIZIO - GESTIONE IMMOBILI FVG: STAMPA DI SERIE A E STAMPA DI SERIE B, MA I MAGISTRATI DI CHE SERIE SONO?


La domanda del titolo sorge spontanea.

C'è una stampa di serie A e una stampa di serie B, nonostante l'iscrizione all'Ordine accomuni tutti.

Fabio Folisi, direttore di FriuliNews, che ha un indirizzo internet quasi uguale al nostro http://www.ilgiornaledelfriuli.it/, già nove mesi orsono pubblica una serie di articoli sulla Gestione immobili Fvg e sulla centrale di teleriscaldamento dell'Ospedale di Udine.

Risulta che Folisi sia stato anche minacciato.

Ma la notizia, data da una stampa evidentemente considerata di serie B, pare non avere peso.

Nove mesi dopo il Messaggero Veneto dà una notizia, evidentemente di seconda mano. La stampa, in questo caso, è di serie A. Ovvero la notizia acquista ufficialità e veridicità quando è data da una fonte giornalistica di serie A.

Ma la parte comica deve ancora venire.

In Procura della Repubblica a Trieste sembra che internet non la conoscano ancora. Infatti il PM Tito, sì proprio lui, quello della tangentopoli friulana, ordina l'acquisizione degli articoli di stampa del Messaggero Veneto e si appresta - così si immagina - ad indagare sulla Gestione immobili Fvg.

Stampa di serie B dà la notizia: la notizia non esiste. La stampa di serie A dà la notizia nove mesi dopo e la magistratura, che non conosce internet e non acquista i giornali ma li "acquisisce", si muove.

Già. Ma la magistratura, soprattutto quella triestina, in che serie gioca?

LA NOTIZIA - CITTADINANZE ONORARIE FACILI: ULDERICO BERNARDI SU ROBERTO SAVIANO


Riportiamo da Il Gazzettino di oggi, 28.11.2008, un ottimo commento di Ulderico Bernardi.

Per chi non lo sapesse, Ulderico Bernardi è professore ordinario di Sociologia dei processi culturali nel dipartimento di scienze economiche dell'Università Ca' Foscari di Venezia.
I suoi studi riguardano la persistenza culturale nel mutamento sociale, che ha indagato nell'ambito delle minoranze etniche, nelle comunità contadine investite dalla industrializzazione, nelle colonie di emigrati veneti in America latina, nell'America del nord ed in Australia.


CITTADINANZA ONORARIA PER SAVIANO. MA BASTA UN BEL LIBRO?

di Ulderico Bernardi


Padre Dante c'era andato giù duro, con quella serva Italia ridotta a bordello. Altri, pur fra tombe che si scoprono e sciabole sguainate, preferivano cantare di un Paese ch'è la terra dei fiori, dei suoni e dei carmi. Vedere l'inno di Garibaldi. Insomma non sappiamo vivere se non fra gran tempeste e cabaret. Normali mai. Seri giammai. Basta sfogliare un giornale e ti ritrovi immerso nello spettacolo. Il Magnifico Rettore dell'Università di Udine non trova di meglio che aprire l'Aula Magna all'attrice comica Sabina Guzzanti perché disserti sulla riforma universitaria. Il Parlamento Europeo attende dopo la prossima tornata elettorale di dare uno scranno a Vladimir Luxuria, che a suo merito può vantare di essere uscita vittoriosa dall'Isola dei Famosi. Cronache quotidiane della politica colonizzata dallo spettacolo. Ma veniamo a un altro evento, che riguarda l'antica Dominante, Regina dei mari in altri tempi, come canta l'inno a Venezia.

Chi la governa intende dare la cittadinanza onoraria allo scrittore Roberto Saviano, sottotiro di criminali camorristi. Uomo di sicuro talento. Ha scritto un libro bello e terribile, di grande successo, da cui si è tratto un film importante, che ha fatto accorrere le folle verso le sale cinematografiche in giro per il mondo. Probabile candidato per gli l'Oscar a Hollywood. Embè, che ci azzecca con Venezia, direbbe un noto politico nella sua parlata creativa? Si vuol forse lanciare un ponte metaforico tra camorra napoletana e mala del Brenta? Si auspica che un qualche nostrano letterato raccolga il testimone e si butti a narrare le turpitudini e i loschi traffici del Tronchetto?
Se non è per questi o simili motivi, l'iscrizione nei registri anagrafici a titolo d'onore potrebbe venire promossa magari dal Comune di Piombino Dese, di Trebaseleghe o di San Polo di Piave. O da cent'altri ancora.
Senza la minima intenzione di intaccare il valore della denuncia di Saviano, sorge il legittimo sospetto che si voglia piuttosto inseguire la celebrità, che si forzino i riflettori del gran circo mediatico verso la capitale delle lagune. Che non pare averne proprio bisogno, posto che il mondo intero aspira, e arriva prima o poi, a calpestare le arcifamose pietre di Venezia.
Saviano ha fatto quello che deve fare ogni bravo scrittore: se è un romanziere propone una storia che affascina i lettori, annichiliti, come chi fissa gli occhi su quelli del mitico basilisco, dalle tragedie umane che si susseguono di pagina in pagina. Ma non è il solo. Altri prima di lui l'hanno fatto. Magari nell'ordinarietà dei mattinali di Questura, nei puntuali rapporti presentati dal Maresciallo dei Carabinieri al superiore comando. Oppure nelle coraggiose cronache delle inchieste giornalistiche. C'è una redattrice del Mattino di Napoli, si chiama Rosaria Capacchione, da anni è costretta a vivere sotto scorta perché ha scritto le stesse cose di Saviano. Minacciata di morte, insultata, spaventata. Magari la sua prosa non avrà pretesa d'arte e nessuno l'ha mai invitata a visitare gli Studios di Los Angeles. Le basterebbe potersene andare a zonzo per la sua città senza guardarsi intorno con diffidenza, e senza angeli custodi con la calibro nove sempre in mano.
L'Italia dei reality conta di più dell'Italia reale? Purtroppo la risposta è si. Una serata sul piccolo schermo, ospiti di Pippo Baudo o di Maria De Filippi, vale anni di onesto lavoro quotidiano di un agente di polizia, che passa le sue giornate tenendo d'occhio delinquenti efferati, e magari ci rimette la pelle nell'inseguimento.
Bravo Saviano, ma la Giunta veneziana a chi vuol dare la cittadinanza onoraria, allo scrittore che denuncia la camorra, come altri hanno fatto, oppure all'uomo che, magari suo malgrado, in questo momento è conteso da tutte le reti televisive, da tutte le riviste illustrate, dai salotti mondani con frequentazioni snob? Chi gli consegnerà il certificato Honoris Causa, la concittadina Mara Venier? Adesso che in Italia si può perfino parlar male di Garibaldi, non ci si accusi di contrastare Saviano perché sotto sotto si è favorevoli alla camorra. La dietrologia è sempre in agguato nel nostro Paese, di cui qualche fesso dichiara ogni tanto di vergognarsi, tanto per far parlare di sé, invece di impegnarsi per migliorarlo. Ma se la smettessimo una buona volta di inseguire costi quello che costi i fuochi fatui della spettacolarità, e di contare il tempo sui calendari più o meno pornografici, magari cominceremmo a diventare un Paese normale. Orientato a una scala di valori permanenti, piuttosto che alle mode. Il bello è che in certe epoche ci siamo riusciti. Con risultati strepitosi tra il Mincio e l'Isonzo, anche se la televisione non aveva ancora il peso che ha oggi, e le comiche si davano alla fine, tanto per fare quattro risate dopo una giornata di lavoro. Reale, non virtuale.


LA NOTIZIA - CITTADINANZE ONORARIE FACILI: ULDERICO BERNARDI SU ROBERTO SAVIANO


Riportiamo da Il Gazzettino di oggi, 28.11.2008, un ottimo commento di Ulderico Bernardi.

Per chi non lo sapesse, Ulderico Bernardi è professore ordinario di Sociologia dei processi culturali nel dipartimento di scienze economiche dell'Università Ca' Foscari di Venezia.
I suoi studi riguardano la persistenza culturale nel mutamento sociale, che ha indagato nell'ambito delle minoranze etniche, nelle comunità contadine investite dalla industrializzazione, nelle colonie di emigrati veneti in America latina, nell'America del nord ed in Australia.


CITTADINANZA ONORARIA PER SAVIANO. MA BASTA UN BEL LIBRO?

di Ulderico Bernardi


Padre Dante c'era andato giù duro, con quella serva Italia ridotta a bordello. Altri, pur fra tombe che si scoprono e sciabole sguainate, preferivano cantare di un Paese ch'è la terra dei fiori, dei suoni e dei carmi. Vedere l'inno di Garibaldi. Insomma non sappiamo vivere se non fra gran tempeste e cabaret. Normali mai. Seri giammai. Basta sfogliare un giornale e ti ritrovi immerso nello spettacolo. Il Magnifico Rettore dell'Università di Udine non trova di meglio che aprire l'Aula Magna all'attrice comica Sabina Guzzanti perché disserti sulla riforma universitaria. Il Parlamento Europeo attende dopo la prossima tornata elettorale di dare uno scranno a Vladimir Luxuria, che a suo merito può vantare di essere uscita vittoriosa dall'Isola dei Famosi. Cronache quotidiane della politica colonizzata dallo spettacolo. Ma veniamo a un altro evento, che riguarda l'antica Dominante, Regina dei mari in altri tempi, come canta l'inno a Venezia.

Chi la governa intende dare la cittadinanza onoraria allo scrittore Roberto Saviano, sottotiro di criminali camorristi. Uomo di sicuro talento. Ha scritto un libro bello e terribile, di grande successo, da cui si è tratto un film importante, che ha fatto accorrere le folle verso le sale cinematografiche in giro per il mondo. Probabile candidato per gli l'Oscar a Hollywood. Embè, che ci azzecca con Venezia, direbbe un noto politico nella sua parlata creativa? Si vuol forse lanciare un ponte metaforico tra camorra napoletana e mala del Brenta? Si auspica che un qualche nostrano letterato raccolga il testimone e si butti a narrare le turpitudini e i loschi traffici del Tronchetto?
Se non è per questi o simili motivi, l'iscrizione nei registri anagrafici a titolo d'onore potrebbe venire promossa magari dal Comune di Piombino Dese, di Trebaseleghe o di San Polo di Piave. O da cent'altri ancora.
Senza la minima intenzione di intaccare il valore della denuncia di Saviano, sorge il legittimo sospetto che si voglia piuttosto inseguire la celebrità, che si forzino i riflettori del gran circo mediatico verso la capitale delle lagune. Che non pare averne proprio bisogno, posto che il mondo intero aspira, e arriva prima o poi, a calpestare le arcifamose pietre di Venezia.
Saviano ha fatto quello che deve fare ogni bravo scrittore: se è un romanziere propone una storia che affascina i lettori, annichiliti, come chi fissa gli occhi su quelli del mitico basilisco, dalle tragedie umane che si susseguono di pagina in pagina. Ma non è il solo. Altri prima di lui l'hanno fatto. Magari nell'ordinarietà dei mattinali di Questura, nei puntuali rapporti presentati dal Maresciallo dei Carabinieri al superiore comando. Oppure nelle coraggiose cronache delle inchieste giornalistiche. C'è una redattrice del Mattino di Napoli, si chiama Rosaria Capacchione, da anni è costretta a vivere sotto scorta perché ha scritto le stesse cose di Saviano. Minacciata di morte, insultata, spaventata. Magari la sua prosa non avrà pretesa d'arte e nessuno l'ha mai invitata a visitare gli Studios di Los Angeles. Le basterebbe potersene andare a zonzo per la sua città senza guardarsi intorno con diffidenza, e senza angeli custodi con la calibro nove sempre in mano.
L'Italia dei reality conta di più dell'Italia reale? Purtroppo la risposta è si. Una serata sul piccolo schermo, ospiti di Pippo Baudo o di Maria De Filippi, vale anni di onesto lavoro quotidiano di un agente di polizia, che passa le sue giornate tenendo d'occhio delinquenti efferati, e magari ci rimette la pelle nell'inseguimento.
Bravo Saviano, ma la Giunta veneziana a chi vuol dare la cittadinanza onoraria, allo scrittore che denuncia la camorra, come altri hanno fatto, oppure all'uomo che, magari suo malgrado, in questo momento è conteso da tutte le reti televisive, da tutte le riviste illustrate, dai salotti mondani con frequentazioni snob? Chi gli consegnerà il certificato Honoris Causa, la concittadina Mara Venier? Adesso che in Italia si può perfino parlar male di Garibaldi, non ci si accusi di contrastare Saviano perché sotto sotto si è favorevoli alla camorra. La dietrologia è sempre in agguato nel nostro Paese, di cui qualche fesso dichiara ogni tanto di vergognarsi, tanto per far parlare di sé, invece di impegnarsi per migliorarlo. Ma se la smettessimo una buona volta di inseguire costi quello che costi i fuochi fatui della spettacolarità, e di contare il tempo sui calendari più o meno pornografici, magari cominceremmo a diventare un Paese normale. Orientato a una scala di valori permanenti, piuttosto che alle mode. Il bello è che in certe epoche ci siamo riusciti. Con risultati strepitosi tra il Mincio e l'Isonzo, anche se la televisione non aveva ancora il peso che ha oggi, e le comiche si davano alla fine, tanto per fare quattro risate dopo una giornata di lavoro. Reale, non virtuale.


LA NOTIZIA - CITTADINANZE ONORARIE FACILI: ULDERICO BERNARDI SU ROBERTO SAVIANO


Riportiamo da Il Gazzettino di oggi, 28.11.2008, un ottimo commento di Ulderico Bernardi.

Per chi non lo sapesse, Ulderico Bernardi è professore ordinario di Sociologia dei processi culturali nel dipartimento di scienze economiche dell'Università Ca' Foscari di Venezia.
I suoi studi riguardano la persistenza culturale nel mutamento sociale, che ha indagato nell'ambito delle minoranze etniche, nelle comunità contadine investite dalla industrializzazione, nelle colonie di emigrati veneti in America latina, nell'America del nord ed in Australia.


CITTADINANZA ONORARIA PER SAVIANO. MA BASTA UN BEL LIBRO?

di Ulderico Bernardi


Padre Dante c'era andato giù duro, con quella serva Italia ridotta a bordello. Altri, pur fra tombe che si scoprono e sciabole sguainate, preferivano cantare di un Paese ch'è la terra dei fiori, dei suoni e dei carmi. Vedere l'inno di Garibaldi. Insomma non sappiamo vivere se non fra gran tempeste e cabaret. Normali mai. Seri giammai. Basta sfogliare un giornale e ti ritrovi immerso nello spettacolo. Il Magnifico Rettore dell'Università di Udine non trova di meglio che aprire l'Aula Magna all'attrice comica Sabina Guzzanti perché disserti sulla riforma universitaria. Il Parlamento Europeo attende dopo la prossima tornata elettorale di dare uno scranno a Vladimir Luxuria, che a suo merito può vantare di essere uscita vittoriosa dall'Isola dei Famosi. Cronache quotidiane della politica colonizzata dallo spettacolo. Ma veniamo a un altro evento, che riguarda l'antica Dominante, Regina dei mari in altri tempi, come canta l'inno a Venezia.

Chi la governa intende dare la cittadinanza onoraria allo scrittore Roberto Saviano, sottotiro di criminali camorristi. Uomo di sicuro talento. Ha scritto un libro bello e terribile, di grande successo, da cui si è tratto un film importante, che ha fatto accorrere le folle verso le sale cinematografiche in giro per il mondo. Probabile candidato per gli l'Oscar a Hollywood. Embè, che ci azzecca con Venezia, direbbe un noto politico nella sua parlata creativa? Si vuol forse lanciare un ponte metaforico tra camorra napoletana e mala del Brenta? Si auspica che un qualche nostrano letterato raccolga il testimone e si butti a narrare le turpitudini e i loschi traffici del Tronchetto?
Se non è per questi o simili motivi, l'iscrizione nei registri anagrafici a titolo d'onore potrebbe venire promossa magari dal Comune di Piombino Dese, di Trebaseleghe o di San Polo di Piave. O da cent'altri ancora.
Senza la minima intenzione di intaccare il valore della denuncia di Saviano, sorge il legittimo sospetto che si voglia piuttosto inseguire la celebrità, che si forzino i riflettori del gran circo mediatico verso la capitale delle lagune. Che non pare averne proprio bisogno, posto che il mondo intero aspira, e arriva prima o poi, a calpestare le arcifamose pietre di Venezia.
Saviano ha fatto quello che deve fare ogni bravo scrittore: se è un romanziere propone una storia che affascina i lettori, annichiliti, come chi fissa gli occhi su quelli del mitico basilisco, dalle tragedie umane che si susseguono di pagina in pagina. Ma non è il solo. Altri prima di lui l'hanno fatto. Magari nell'ordinarietà dei mattinali di Questura, nei puntuali rapporti presentati dal Maresciallo dei Carabinieri al superiore comando. Oppure nelle coraggiose cronache delle inchieste giornalistiche. C'è una redattrice del Mattino di Napoli, si chiama Rosaria Capacchione, da anni è costretta a vivere sotto scorta perché ha scritto le stesse cose di Saviano. Minacciata di morte, insultata, spaventata. Magari la sua prosa non avrà pretesa d'arte e nessuno l'ha mai invitata a visitare gli Studios di Los Angeles. Le basterebbe potersene andare a zonzo per la sua città senza guardarsi intorno con diffidenza, e senza angeli custodi con la calibro nove sempre in mano.
L'Italia dei reality conta di più dell'Italia reale? Purtroppo la risposta è si. Una serata sul piccolo schermo, ospiti di Pippo Baudo o di Maria De Filippi, vale anni di onesto lavoro quotidiano di un agente di polizia, che passa le sue giornate tenendo d'occhio delinquenti efferati, e magari ci rimette la pelle nell'inseguimento.
Bravo Saviano, ma la Giunta veneziana a chi vuol dare la cittadinanza onoraria, allo scrittore che denuncia la camorra, come altri hanno fatto, oppure all'uomo che, magari suo malgrado, in questo momento è conteso da tutte le reti televisive, da tutte le riviste illustrate, dai salotti mondani con frequentazioni snob? Chi gli consegnerà il certificato Honoris Causa, la concittadina Mara Venier? Adesso che in Italia si può perfino parlar male di Garibaldi, non ci si accusi di contrastare Saviano perché sotto sotto si è favorevoli alla camorra. La dietrologia è sempre in agguato nel nostro Paese, di cui qualche fesso dichiara ogni tanto di vergognarsi, tanto per far parlare di sé, invece di impegnarsi per migliorarlo. Ma se la smettessimo una buona volta di inseguire costi quello che costi i fuochi fatui della spettacolarità, e di contare il tempo sui calendari più o meno pornografici, magari cominceremmo a diventare un Paese normale. Orientato a una scala di valori permanenti, piuttosto che alle mode. Il bello è che in certe epoche ci siamo riusciti. Con risultati strepitosi tra il Mincio e l'Isonzo, anche se la televisione non aveva ancora il peso che ha oggi, e le comiche si davano alla fine, tanto per fare quattro risate dopo una giornata di lavoro. Reale, non virtuale.


IL COMMENTO - RATZINGER E LA GUZZANTI FAMILY


Viviamo in un mondo complicato.

Nel gennaio di quest'anno (ma nessuno se lo ricorda più) papa Benedetto XVI, ovvero il massimo esponente di una chiesa cattolica che, scusate se è poco, ha 2000 anni di vita, è invitato dall'Università La Sapienza di Roma per la cerimonia di apertura dell'anno accademico, assieme a Walter Veltroni e Fabio Mussi.

Stranamente nessuno ha da ridire sulla presenza di questi ultimi, mentre sulla presenza del papa si scatena un autentico pandemonio.

Alla fine il pontefice è costretto a declinare l'invito.

Vince, quindi, la cultura dell'intolleranza. Intolleranza apparentemente maggioritaria, rappresentata dal comportamento di studenti, senza dimenticare parte del corpo docente.


Novembre 2008.

Le porte dell'aula magna dell'Università degli Studi di Udine si aprono per Sabina Guzzanti, componente di una variopinta famiglia che comprende diversi attori (tra cui i fratelli Corrado e Caterina), figli dell'onorevole Paolo, giornalista, politico e conduttore televisivo, approdato al Popolo delle Libertà dopo aver militato, in precedenza, nel Partito Socialista Italiano e nel Patto Segni.

Minimo comune denominatore della famiglia Guzzanti è quella di essere stata remunerata con pubblico denaro, stante che i Guzzanti attori hanno partecipato a diverse trasmissioni Rai e, com'è noto, gli stipendi dei parlamentari derivano dall'erario.

Sabina Guzzanti, il cui valor attoriale non discutiamo, è pasticcionescamente invitata dal Comune di Udine che chiede ospitalità all'Università (come se il Comune non avesse immobili, teatri, auditorium e quant'altro) nientemeno che nell'aula magna, rappresentata dalla sconsacrata chiesa dei frati cappuccini di Udine sita in via Chiusaforte.

Un docente universitario, peraltro inerme e tutt'altro che violento, esprime un dissenso sull'opportunità che un'attrice comica clamorosamente schierata politicamente sia ospitata nell'aula magna e viene immediatamente bollato come facinoroso, fascista e quant'altro. Strassoldo è solo. Intollerante. Minoritario. Sopraffatto dal conformismo che dà da sempre la patente dei buoni al branco. A quelli che sono di più. A quelli, ad esempio, che in piazza Venezia gridavano "Duce, duce" e qualche anno dopo dichiaravano di essere stati costretti a dichiararsi fascisti, ma che loro, in realtà, il fascismo non lo avevano mai appoggiato.


In buona sostanza e doverosamente semplificando: papa Ratzinger e Raimondo Strassoldo sono due mostri perché sono contro l'onda (rappresentata in questo caso dai chiassosi contestatori de La Sapienza e del pubblico da palasport ospitato nell'aula magna dell'Università di Udine, si vedano i filmati per credere).


Vince, insomma, il conformismo o, meglio, un certo modo di pensare, secondo il quale Ratzinger è un reazionario e la Guzzanti è 'figa', 'trendy' e, in contrasto ad essa, il povero Raimondo Strassoldo è un professore un po' suonato in cerca di protagonismo, magari per cercare di riconquistare posizioni dopo la caduta rovinosa del fratello Marzio.


Alberto di Caporiacco

IL COMMENTO - RATZINGER E LA GUZZANTI FAMILY


Viviamo in un mondo complicato.

Nel gennaio di quest'anno (ma nessuno se lo ricorda più) papa Benedetto XVI, ovvero il massimo esponente di una chiesa cattolica che, scusate se è poco, ha 2000 anni di vita, è invitato dall'Università La Sapienza di Roma per la cerimonia di apertura dell'anno accademico, assieme a Walter Veltroni e Fabio Mussi.

Stranamente nessuno ha da ridire sulla presenza di questi ultimi, mentre sulla presenza del papa si scatena un autentico pandemonio.

Alla fine il pontefice è costretto a declinare l'invito.

Vince, quindi, la cultura dell'intolleranza. Intolleranza apparentemente maggioritaria, rappresentata dal comportamento di studenti, senza dimenticare parte del corpo docente.


Novembre 2008.

Le porte dell'aula magna dell'Università degli Studi di Udine si aprono per Sabina Guzzanti, componente di una variopinta famiglia che comprende diversi attori (tra cui i fratelli Corrado e Caterina), figli dell'onorevole Paolo, giornalista, politico e conduttore televisivo, approdato al Popolo delle Libertà dopo aver militato, in precedenza, nel Partito Socialista Italiano e nel Patto Segni.

Minimo comune denominatore della famiglia Guzzanti è quella di essere stata remunerata con pubblico denaro, stante che i Guzzanti attori hanno partecipato a diverse trasmissioni Rai e, com'è noto, gli stipendi dei parlamentari derivano dall'erario.

Sabina Guzzanti, il cui valor attoriale non discutiamo, è pasticcionescamente invitata dal Comune di Udine che chiede ospitalità all'Università (come se il Comune non avesse immobili, teatri, auditorium e quant'altro) nientemeno che nell'aula magna, rappresentata dalla sconsacrata chiesa dei frati cappuccini di Udine sita in via Chiusaforte.

Un docente universitario, peraltro inerme e tutt'altro che violento, esprime un dissenso sull'opportunità che un'attrice comica clamorosamente schierata politicamente sia ospitata nell'aula magna e viene immediatamente bollato come facinoroso, fascista e quant'altro. Strassoldo è solo. Intollerante. Minoritario. Sopraffatto dal conformismo che dà da sempre la patente dei buoni al branco. A quelli che sono di più. A quelli, ad esempio, che in piazza Venezia gridavano "Duce, duce" e qualche anno dopo dichiaravano di essere stati costretti a dichiararsi fascisti, ma che loro, in realtà, il fascismo non lo avevano mai appoggiato.


In buona sostanza e doverosamente semplificando: papa Ratzinger e Raimondo Strassoldo sono due mostri perché sono contro l'onda (rappresentata in questo caso dai chiassosi contestatori de La Sapienza e del pubblico da palasport ospitato nell'aula magna dell'Università di Udine, si vedano i filmati per credere).


Vince, insomma, il conformismo o, meglio, un certo modo di pensare, secondo il quale Ratzinger è un reazionario e la Guzzanti è 'figa', 'trendy' e, in contrasto ad essa, il povero Raimondo Strassoldo è un professore un po' suonato in cerca di protagonismo, magari per cercare di riconquistare posizioni dopo la caduta rovinosa del fratello Marzio.


Alberto di Caporiacco

IL COMMENTO - RATZINGER E LA GUZZANTI FAMILY


Viviamo in un mondo complicato.

Nel gennaio di quest'anno (ma nessuno se lo ricorda più) papa Benedetto XVI, ovvero il massimo esponente di una chiesa cattolica che, scusate se è poco, ha 2000 anni di vita, è invitato dall'Università La Sapienza di Roma per la cerimonia di apertura dell'anno accademico, assieme a Walter Veltroni e Fabio Mussi.

Stranamente nessuno ha da ridire sulla presenza di questi ultimi, mentre sulla presenza del papa si scatena un autentico pandemonio.

Alla fine il pontefice è costretto a declinare l'invito.

Vince, quindi, la cultura dell'intolleranza. Intolleranza apparentemente maggioritaria, rappresentata dal comportamento di studenti, senza dimenticare parte del corpo docente.


Novembre 2008.

Le porte dell'aula magna dell'Università degli Studi di Udine si aprono per Sabina Guzzanti, componente di una variopinta famiglia che comprende diversi attori (tra cui i fratelli Corrado e Caterina), figli dell'onorevole Paolo, giornalista, politico e conduttore televisivo, approdato al Popolo delle Libertà dopo aver militato, in precedenza, nel Partito Socialista Italiano e nel Patto Segni.

Minimo comune denominatore della famiglia Guzzanti è quella di essere stata remunerata con pubblico denaro, stante che i Guzzanti attori hanno partecipato a diverse trasmissioni Rai e, com'è noto, gli stipendi dei parlamentari derivano dall'erario.

Sabina Guzzanti, il cui valor attoriale non discutiamo, è pasticcionescamente invitata dal Comune di Udine che chiede ospitalità all'Università (come se il Comune non avesse immobili, teatri, auditorium e quant'altro) nientemeno che nell'aula magna, rappresentata dalla sconsacrata chiesa dei frati cappuccini di Udine sita in via Chiusaforte.

Un docente universitario, peraltro inerme e tutt'altro che violento, esprime un dissenso sull'opportunità che un'attrice comica clamorosamente schierata politicamente sia ospitata nell'aula magna e viene immediatamente bollato come facinoroso, fascista e quant'altro. Strassoldo è solo. Intollerante. Minoritario. Sopraffatto dal conformismo che dà da sempre la patente dei buoni al branco. A quelli che sono di più. A quelli, ad esempio, che in piazza Venezia gridavano "Duce, duce" e qualche anno dopo dichiaravano di essere stati costretti a dichiararsi fascisti, ma che loro, in realtà, il fascismo non lo avevano mai appoggiato.


In buona sostanza e doverosamente semplificando: papa Ratzinger e Raimondo Strassoldo sono due mostri perché sono contro l'onda (rappresentata in questo caso dai chiassosi contestatori de La Sapienza e del pubblico da palasport ospitato nell'aula magna dell'Università di Udine, si vedano i filmati per credere).


Vince, insomma, il conformismo o, meglio, un certo modo di pensare, secondo il quale Ratzinger è un reazionario e la Guzzanti è 'figa', 'trendy' e, in contrasto ad essa, il povero Raimondo Strassoldo è un professore un po' suonato in cerca di protagonismo, magari per cercare di riconquistare posizioni dopo la caduta rovinosa del fratello Marzio.


Alberto di Caporiacco