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venerdì 28 novembre 2008

LA NOTIZIA - CITTADINANZE ONORARIE FACILI: ULDERICO BERNARDI SU ROBERTO SAVIANO


Riportiamo da Il Gazzettino di oggi, 28.11.2008, un ottimo commento di Ulderico Bernardi.

Per chi non lo sapesse, Ulderico Bernardi è professore ordinario di Sociologia dei processi culturali nel dipartimento di scienze economiche dell'Università Ca' Foscari di Venezia.
I suoi studi riguardano la persistenza culturale nel mutamento sociale, che ha indagato nell'ambito delle minoranze etniche, nelle comunità contadine investite dalla industrializzazione, nelle colonie di emigrati veneti in America latina, nell'America del nord ed in Australia.


CITTADINANZA ONORARIA PER SAVIANO. MA BASTA UN BEL LIBRO?

di Ulderico Bernardi


Padre Dante c'era andato giù duro, con quella serva Italia ridotta a bordello. Altri, pur fra tombe che si scoprono e sciabole sguainate, preferivano cantare di un Paese ch'è la terra dei fiori, dei suoni e dei carmi. Vedere l'inno di Garibaldi. Insomma non sappiamo vivere se non fra gran tempeste e cabaret. Normali mai. Seri giammai. Basta sfogliare un giornale e ti ritrovi immerso nello spettacolo. Il Magnifico Rettore dell'Università di Udine non trova di meglio che aprire l'Aula Magna all'attrice comica Sabina Guzzanti perché disserti sulla riforma universitaria. Il Parlamento Europeo attende dopo la prossima tornata elettorale di dare uno scranno a Vladimir Luxuria, che a suo merito può vantare di essere uscita vittoriosa dall'Isola dei Famosi. Cronache quotidiane della politica colonizzata dallo spettacolo. Ma veniamo a un altro evento, che riguarda l'antica Dominante, Regina dei mari in altri tempi, come canta l'inno a Venezia.

Chi la governa intende dare la cittadinanza onoraria allo scrittore Roberto Saviano, sottotiro di criminali camorristi. Uomo di sicuro talento. Ha scritto un libro bello e terribile, di grande successo, da cui si è tratto un film importante, che ha fatto accorrere le folle verso le sale cinematografiche in giro per il mondo. Probabile candidato per gli l'Oscar a Hollywood. Embè, che ci azzecca con Venezia, direbbe un noto politico nella sua parlata creativa? Si vuol forse lanciare un ponte metaforico tra camorra napoletana e mala del Brenta? Si auspica che un qualche nostrano letterato raccolga il testimone e si butti a narrare le turpitudini e i loschi traffici del Tronchetto?
Se non è per questi o simili motivi, l'iscrizione nei registri anagrafici a titolo d'onore potrebbe venire promossa magari dal Comune di Piombino Dese, di Trebaseleghe o di San Polo di Piave. O da cent'altri ancora.
Senza la minima intenzione di intaccare il valore della denuncia di Saviano, sorge il legittimo sospetto che si voglia piuttosto inseguire la celebrità, che si forzino i riflettori del gran circo mediatico verso la capitale delle lagune. Che non pare averne proprio bisogno, posto che il mondo intero aspira, e arriva prima o poi, a calpestare le arcifamose pietre di Venezia.
Saviano ha fatto quello che deve fare ogni bravo scrittore: se è un romanziere propone una storia che affascina i lettori, annichiliti, come chi fissa gli occhi su quelli del mitico basilisco, dalle tragedie umane che si susseguono di pagina in pagina. Ma non è il solo. Altri prima di lui l'hanno fatto. Magari nell'ordinarietà dei mattinali di Questura, nei puntuali rapporti presentati dal Maresciallo dei Carabinieri al superiore comando. Oppure nelle coraggiose cronache delle inchieste giornalistiche. C'è una redattrice del Mattino di Napoli, si chiama Rosaria Capacchione, da anni è costretta a vivere sotto scorta perché ha scritto le stesse cose di Saviano. Minacciata di morte, insultata, spaventata. Magari la sua prosa non avrà pretesa d'arte e nessuno l'ha mai invitata a visitare gli Studios di Los Angeles. Le basterebbe potersene andare a zonzo per la sua città senza guardarsi intorno con diffidenza, e senza angeli custodi con la calibro nove sempre in mano.
L'Italia dei reality conta di più dell'Italia reale? Purtroppo la risposta è si. Una serata sul piccolo schermo, ospiti di Pippo Baudo o di Maria De Filippi, vale anni di onesto lavoro quotidiano di un agente di polizia, che passa le sue giornate tenendo d'occhio delinquenti efferati, e magari ci rimette la pelle nell'inseguimento.
Bravo Saviano, ma la Giunta veneziana a chi vuol dare la cittadinanza onoraria, allo scrittore che denuncia la camorra, come altri hanno fatto, oppure all'uomo che, magari suo malgrado, in questo momento è conteso da tutte le reti televisive, da tutte le riviste illustrate, dai salotti mondani con frequentazioni snob? Chi gli consegnerà il certificato Honoris Causa, la concittadina Mara Venier? Adesso che in Italia si può perfino parlar male di Garibaldi, non ci si accusi di contrastare Saviano perché sotto sotto si è favorevoli alla camorra. La dietrologia è sempre in agguato nel nostro Paese, di cui qualche fesso dichiara ogni tanto di vergognarsi, tanto per far parlare di sé, invece di impegnarsi per migliorarlo. Ma se la smettessimo una buona volta di inseguire costi quello che costi i fuochi fatui della spettacolarità, e di contare il tempo sui calendari più o meno pornografici, magari cominceremmo a diventare un Paese normale. Orientato a una scala di valori permanenti, piuttosto che alle mode. Il bello è che in certe epoche ci siamo riusciti. Con risultati strepitosi tra il Mincio e l'Isonzo, anche se la televisione non aveva ancora il peso che ha oggi, e le comiche si davano alla fine, tanto per fare quattro risate dopo una giornata di lavoro. Reale, non virtuale.


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