"SFUEI DAL FRIÛL LIBAR - IL GIORNALE DEL FRIULI LIBERO". INDIRIZZO INTERNET http://www.ilgiornaledelfriuli.net EDIZIONE ON LINE DELLA TESTATA ISCRITTA COME GIORNALE QUOTIDIANO ON LINE, A STAMPA, RADIOFONICO E TELEVISIVO NEL REGISTRO DEL TRIBUNALE DI UDINE IN DATA 8 APRILE 2009 AL N. 9/2009. Si pubblica dal 25 novembre 2008. Proprietario: Alberto di Caporiacco. Direttore responsabile: Alberto di Caporiacco. Sede di rappresentanza in Udine, piazza S. Giacomo 11/16, 2. piano.

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sabato 18 aprile 2009

RASSEGNA STAMPA: MESSAGGERO VENETO


Nel mirino gli atti stravolti da maxi-emendamenti con ingenti spese fuori controllo.
Appello per il corretto funzionamento delle istituzioni
Il ministro coinvolge l’opposizione per la data della consultazione
Di Pietro avverte: niente slittamenti
Lettera di richiamo di Napolitano a Berlusconi, Fini e Schifani: così si limitano le prerogative del Colle Referendum, due le ipotesi: il 21 giugno o rinvio al 2010. Maroni avvia trattative
di GABRIELE RIZZARDI
ROMA. Stop ai decreti “omnibus” che giungono alla firma del Quirinale in una forma completamente diversa da quella originale e «ledono i poteri del Capo dello Stato». Provvedimenti che devono essere firmati a ridosso della loro scadenza e «non consentono» al presidente della Repubblica di esercitare i poteri di garanzia previsti dalla Costituzione.
Che sono quelli di verificare la sussistenza dei requisiti di necessità e urgenza e la correttezza della copertura economica.Giorgio Napolitano torna a strigliare governo e Parlamento e, con una lettera inviata il 9 aprile scorso a Silvio Berlusconi, ai presidenti di Camera e Senato e al ministro Giulio Tremonti, manifesta tutto il suo disappunto. Stanco di dover firmare decreti completamente diversi da quelli autorizzati in precedenza, il presidente della Repubblica invita a porre un freno ai provvedimenti urgenti varati dal governo che, in Parlamento, si ampliano a dismisura e alla fine contenegono norme diverse da quelle approvate in consiglio dei ministri. Un procedimento che comporta necessariamente anche maggiori spese. Il riferimento di Napolitano è al decreto incentivi che è stato approvato definitivamente l’8 aprile scorso dal Senato e sul quale il governo ha posto la fiducia. Un provvedimento che conteneva in origine solo misure per le imprese (bonus per rottamare vecchie auto, sconti fiscali per cambiare lavastoviglie), il cosiddetto “pacchetto precari” e lo “scudo” per le società quotate in Borsa. Poi, nel suo cammino parlamentare, il decreto si è arricchito di nuovi capitoli e, all’ultimo momento, sono stati inseriti anche i provvedimenti sulle quote latte fortemente voluti dalla Lega e che hanno costretto il governo al maxiemendamento. Il testo, che all’inizio si componeva di 7 articoli, alla fine ne conta 17 con un onere aggiuntivo di quasi un miliardi e mezzo di euro. Il tutto, presentato alla firma di Giorgio Napolitano a poche ore dalla scadenza naturale del provvedimento. Davvero troppo per il capo dello Stato, che in serata ricorda come simili richiami siano stati fatti anche ai «»precedenti governi». Il messaggio di Napolitano è comunque chiarissimo: i decreti legge sono emendabili ma non possono comprendere materie estranee a quelle per le quali ne ha autorizzato la presentazione alle Camere valutando i requisiti di necessità e urgenza.Nelle intenzioni del capo dello Stato, la lettera inviata il 9 aprile scorso doveva restare riservata ma nel pomeriggio di ieri qualcuno l’ha resa nota. Il tutto è avvenuto proprio mentre al Quirinale era in corso l’incontro con il presidente del gruppo di riflessione sul futuro dell’Europa, Felipe Gonzales. Un incontro la quale ha partecipato anche uno dei destinatari della lettera, Gianfranco Fini, che si trincera dietro uno strettissimio riserbo: «La lettera? Chi la riceve non la interpreta». Ad applauduire al richiamo del Colle sono invece gli esponenti dell’opposizione. Secondo il capogruppo dei senatori pd Anna Finocchiaro, «il richiamo che il Presidente è quanto mai opportuno. L’abnorme uso dei decreti in questa legislatura svilisce e umilia, spesso, il lavoro delle Camere».


L’intervista Honsell sindaco Il bilancio del primo anno «A fine mandato tutti i cittadini potranno constatare in ogni settore i segni positivi del nostro lavoro»
di GIACOMINA PELLIZZARI
Seduto nel suo ufficio a palazzo D’Aronco, il professor Furio Honsell ripercorre i primi dodici mesi da sindaco. Inizia raccontando le sue giornate intense, fatte di molte ore di lavoro, e conclude constatando di aver già realizzato ciò che non era riuscito al suo predecessore, Sergio Cecotti. Vale a dire l’avvio del restauro della biblioteca civica, dei contatti con i privati per la costruzione del parcheggio sotterraneo in piazza Primo Maggio e l’ingresso dell’hospice nell’ex caserma Piave.Bilancio positivo quindi?«Fare il sindaco è affascinante, è una delle forme più totalizzanti di servizio alla comunità. Sto lavorando moltissime ore al giorno e se mi è concesso faccio lavorare anche gli altri molte ore al giorno».Perché se mi è concesso, starà mica trovando qualche ostacolo tra i dipendenti?«Mi riferisco agli assessori e alla macchina amministrativa che faccio andare al massimo della sua potenza».E il rapporto con i politici corrisponde alle aspettative?«In questo caso qualche osservazione da fare ce l’avrei visto che i politici tendono a esasperare i problemi anziché risolverli».Provi a citarne alcuni?«Penso alle esigenze di tranquillità dei residenti e ai giovani che vogliono vivere la sera o a chi chiede l’isola pedonale e chi invece si batte per avere più parcheggi. Esigenze tutte legittime che dai politici vecchia maniera vengono strumentalizzate e trasformate in proclami che non hanno alcuna valenza».Qual è la strumentalizzazione che l’ha colpita di più?«Quella sui parcheggi e sulla zona pedonale. È ovvio che c’è bisogno di realizzare entrambi, abbiate fiducia io non sposo una causa. Dopodiché sono ancora allibito per il gestore unico dei rifiuti, tant’è che per arrivare alla costituzione ho fatto tutto quello che era possibile fare».Fino a nominare un vicepresidente Net che i beninformati danno vicino al centro-destra?«Non so se sia uomo del Pdl, so che ho nominato un uomo di mediazione. Certo è che sono allibito per il fatto di non essere riuscire a far capire che il gestore unico è indispensabile per investire su nuovi impianti e per salvaguardare i posti di lavoro. Allo stesso modo sono allibito che il presidente della Provincia dica che la Net è in difficoltà economica e scoprire poi che chi chiude il bilancio in deficit è la Exe. Questo è un modo di fare politica che non trae soddisfazione nel risolvere i problemi».Come spiega la conflittualità che emerge nella sua maggioranza, non la preoccupa il fatto che se “Per la sinistra” continua a uscire dall’aula in consiglio potrebbe andare sotto?«La conflittualità è un valore del centro-sinistra. Diverso il discorso per il centro-destra dove c’è il pensiero unico e dove tutto viene gestito con la logica di un’azienda privata. Il pensiero unico è l’anticamera della dittatura, preferisco andare sotto in consiglio comunale perché non sono riuscito a condividere con la mia maggioranza un tema conflittuale piuttosto che pretendere la dittatura».Non teme che il dibattito possa spaccare la maggioranza?«Al momento no, è evidente però che il dibattito interno non deve diventare autolesionismo. Non va dimenticato che a sconfiggere Prodi non è stato Berlusconi».Si sente un po’ Prodi?«No perché Prodi è un professore di Economia, mentre io sono un matematico e quindi affronto i problemi in modo diverso».Anche quelli legati alla crisi economica? C’è chi sostiene che nella manifestazione Safilo lei abbia sobillato la piazza. E così?«Ho solo trovato ridicolo che in una manifestazione per salvare i posti di lavoro l’assessore regionale all’Industria sia andato a parlare con il prefetto quando bastava che chiamasse il ministro che è della sua parte politica. È stato un teatrino, ho detto ciò che pensavo e se la piazza ha aperto gli occhi spero che lo faccia anche quando andrà a votare per le amministrative e le europee».Quando nominerà il decimo assessore?«Ho nominato Alberto Bertossi appena mi sono reso conto che Barillari non aveva più voglia di fare l’assessore. Perché la sua è stata una scelta assolutamente personale».Quali deleghe ha proposto a Bertossi?«Proprio perché vedo la politica come un servizio non è un problema di deleghe».Ma i “Cittadini” hanno obiettato dicendo che la sua giunta è troppo spostata a sinistra.«È un’osservazione priva di significato».Non ritiene che anche l’Italia dei valori, soprattutto se alle europee sarà premiata, possa pretendere un posto in giunta?«Sono molti quelli che hanno manifestato interesse a entrare in giunta, persone interne ed esterne alla mia coalizione».La lista Innovare con Honsell che futuro politico avrà?«Sta facendo un percorso per portare un contributo di unità nel centro-sinistra. In consiglio è la terza forza politica, nasce dall’eredità di Cecotti e dall’apporto nuovo che porto. Se non avessi avuto il supporto di Cecotti non sarei mai entrato in politica».In effetti è come se vivesse di luce riflessa visto che finora ha portato avanti solo i progetti di Cecotti.«Al contrario, sono andato contro i progetti del mio predecessore. Basti pensare che stiamo lavorando al parcheggio sotterraneo di piazza Primo Maggio al quale lui aveva rinunciato e che ho fatto ripartire il progetto di restauro della biblioteca civica al quale lui non credeva. Sto portando l’hospice nella Stu, ho cambiato il piano anti-smog, abbassato le altezze degli edifici, rafforzato i rapporti con l’hinterland e sto cercando di risolvere i contenziosi con l’Udinese calcio. Vedrà dopo 5 anni non ci sarà un centimetro quadrato che non porterà un segno positivo della nostra presenza».Non le sembra di esagerare?«Non voglio sembrare arrogante però penso che sarà così. Questo è l’obiettivo».E l’idillio con Volpe Pasini è finito?«Perché Volpe Pasini è contro di me? Non lo sento da quando non è più consigliere comunale».Accetterebbe una candidatura alle europee?«No perché 24 ore al giorno non bastano per fare il sindaco».

Balzo del titolo in Borsa
di ANDREA DI STEFANO
MILANO. L’accordo tra Fiat e Chrysler è in dirittura d’arrivo e il titolo della casa torinese ieri è balzato ancora (in apertura dell’11% per poi chiudere a 7,66 euro con un rialzo del 6,9%, tra scambi intensi per oltre 92 milioni di pezzi, pari all’8,4% del capitale ordinario del Lingotto) in un mercato comunque positivo.
I vertici della casa torinese potrebbero siglare l’accordo definitivo con la task force dell’amministrazione Obama entro fine mese e si consolida l’ipotesi di una designazione di Sergio Marchionne ad amministratore delegato della nuova entità.Secondo una lettera diffusa ieri dall’attuale amministratore Bob Nardelli ai dipendenti il governo americano e la Fiat nomineranno un nuovo cda della Chrysler, assicurando la maggioranza dei posti a consiglieri indipendenti che non appartengono a nessuna delle due case automobilistiche. Il cda, continua Nardelli, avrà poi la responsabilità di nominare un presidente e, «in accordo con Fiat, selezionerà l’amministratore delegato». «La Fiat - continua Nardelli nella lettera ai dipendenti - crede fortemente nei vantaggi reciproci per le due società, per i clienti, per gli impiegati e per altri componenti, derivanti dall’alleanza».L’ad di Chrysler ricorda poi che il via libera all’accordo di tutte le parti in causa è «una condizione per l’alleanza», aggiungendo in particolare che «le concessioni aggiuntive che stiamo cercando dall’Uaw (il sindacato United Auto Workers) sono essenziali per ricevere un sostegno costante dall’amministrazione, completare l’alleanza con Fiat e raggiungere l’autosufficienza». La casa automobilistica è d’accordo ad offrire più del 20% delle proprie azioni al potente sindacato Uaw come forma di pagamento per i 10,6 miliardi di dollari di debito accumulato nei confronti dei dipendenti per i benefit sull’assistenza sanitaria e il trattamento pensionistico, ma sulla strada finale dell’intesa resta l’incognita sul comportamento che potrebbero assumere le banche creditrici.L’accordo all’orizzonte non lascia tranquilli i sindacati italiani che vedranno Marchionne il 23, subito dopo il cda che esaminerà i conti della trimestrale che si preannunciano meglio del previsto.L’unica vera incognita sulla strada dell’intesa resta quella delle banche creditrici: secondo il Washington Post, JPMorgan, Citigroup, Morgan Stanley e Goldman Sachs, i maggiori creditori di Chrylser insieme con altri hedge fund, hanno già rigettato l’offerta della task force governativa per ristrutturare il debito della più piccola delle case automobilistiche americane e si appresterebbero, in settimana, a presentare una contro offerta. Il governo, da parte sua, starebbe cercando - sostiene il Washington Post - di utilizzare la leva dei fondi accordati agli istituti nell’ambito del Tarp (Troubled Asset Relief Program) per spingerli a cooperare al salvataggio di Chrysler. «Se le banche accetteranno di ridurre il debito l’accordo con Fiat andrà in porto. Altrimenti non ci sarà nessuna intesa e Chrysler sarà liquidata» sostengono alcuni analisti. Un’ipotesi che avrebbe conseguenze pesanti sull’economia, traducendosi nella perdita di circa 180.000 posti di lavoro.
L’intesa sull’integrativo tra direzione e sindacato interessa 1.500 dipendenti
di PAOLO MOSANGHINI
UDINE. Aumenti in busta paga fino a 100 euro per circa mille e cinquecento dipendenti regionali. È stata raggiunta la preintesa per il contratto integrativo dei tremila dipendenti della Regione, un accordo che prevede progressioni per il 2008 e per il 2009. E ieri i rappresentanti della Cisal, della Cgil, della Cisl, della Uil, dell’Ugl e della Rsu e la Direzione regionale del personale hanno trovato un accordo sulle progressioni economiche orizzontali. Un “nodo” da sciogliere riguardava le assenze. È stato concordato che i dipendenti della Regione, per essere valutati, devono lavorare almeno il 33 per cento dell’orario annuale di lavoro.I sindacati avevano contestato la scelta di penalizzare chi si assenta dal lavoro, sottolineando che venivano conteggiate anche le assenze di alcuni minuti o le visite mediche. Ma soprattutto «non vogliamo siano penalizzate le donne assenti per maternità o per congedi parentali», ha puntualizzato Arrigo Venchiarutti della Cgil.«In generale l’accordo è stato trovato», conferma Paola Alzetta della Cisal, precisando che la prossima settimana l’assessore al Personale Elio De Anna porterà il documento al vaglio della giunta.L’amministrazione ha accantonato 2 milioni e 400 mila euro per le progressioni orizzontali che coinvolgono circa mille e cinquecento dipendenti; circa 200 potrebbe essere esclusi a causa delle assenze. La preintesa sindacati-Regione è stata siglata all’inizio di marzo; giovedì prossimo la giunta approverà l’accordo, quindi la firma definitiva. Il contratto integrativo comprende inoltre aumenti fino a 240 euro lordi al mese per i circa 150 “quadri” della Regione, i buoni pasto passeranno da 11 a 11,70 euro il giorno e potranno essere consumati anche la sera (per chi lavora fino a tardi) e al sabato.Indennità riviste anche per chi è impegnato in attività a rischio: 90 euro al mese in piú per chi svolge quotidianamente un lavoro a rischio, come chi guida veicoli; 3,50 euro il giorno invece è l’integrazione giornaliera per i dipendenti regionali che svolgono sporadicamente attività considerate a rischio.

Martignacco La proposta dei sindacati dopo che ieri c’è stata la rottura con i colleghi veneti
«Tutti in cassa integrazione per salvare gli stabilimenti friulani dalla chiusura»
di GIACOMINA PELLIZZARI
La trattativa Safilo registra la frattura tra i sindacati friulani e veneti e il rinvio dell’incontro con l’azienda al 29 aprile. Lunedì Cgil, Cisl e Uil chiederanno il mandato ai lavoratori di proporre l’utilizzo della Cassa integrazione straordinaria solo in Friuli per salvare gli stabilimento di Precenicco e Martignacco.
Questa la proposta obbligata e forse meno gradita dagli operai che restano del parere che sarebbe preferibile estendere l’utilizzo degli ammortizzatori sociali a tutto il gruppo. Peccato che i rappresentanti sindacali veneti, dopo aver partecipato al tavolo con il prefetto di Udine, Ivo Salemme, nel corso della manifestazione pubblica, sia mercoledì, sia ieri, nel nuovo confronto organizzato a Santa Maria di Sala (Pd), abbiano risposto picche. I sindacalisti veneti, infatti, sono convinti che si tratti di una crisi tutta friulana. Poco importa se i benefici dell’eventuale rinegoziazione del debito con gli istituti di credito, sulla quale insisterà la Regione al tavolo nazionale, si faranno sentire in tutti gli stabilimenti italiani, Cgil, Cisl e Uil del Veneto non intendono appoggiare la lotta dei colleghi di Martignacco e Precenicco.Ecco perché, ieri, le rappresentanze sindacali friulane hanno chiesto e ottenuto dall’azienda il rinvio dell’incontro al 29 aprile. «Prima dobbiamo confrontarci con i lavoratori» hanno ripetuto, ieri sera, Roberto Di Lenardo (Cgil), Augusto Salvador (Cisl) e Luigi Oddo (Uil) nel ricordare che lunedì nel corso delle assemblee illustreranno i pro e i contro di entrambe le proposte. «Se sarà accettata la cassa integrazione speciale solo per i dipendenti friulani ci consentirà di salvare Precenicco dove l’azienda potrebbe prevedere 80 lavoratori, mentre se insistiamo con l’estensione della Cigs a tutto il gruppo ci troveremo con una parte che ci sta e con i veneti e l’azienda contro. In quest’ultimo caso la stessa azienda potrebbe confermare la messa in mobilità dei lavoratori di Precenicco e Martignacco». L’obiettivo è salvare Precenicco e per raggiungerlo sul piatto della bilancia i sindacati porranno il trasferimento in Friuli di alcune lavorazioni effettuate in Slovenia e l’avvio di un piano di prepensionamento che coinvolga tutti gli addetti italiani del gruppo, cioè 150 lavoratori che potrebbero essere accompagnati alla pensione.I sindacati insistono sulla Cigs perché in quel modo sono convinti di mantenere aperta la trattativa e di studiare soluzioni alternative per salvare i posti di lavoro. La Cigs, infatti, può arrivare fino a 3 anni se sarà motivata dallo stato di crisi e scendere a uno se la motivazione sarà legata alla chiusura degli stabilimenti. Questo dipenderà dall’azienda.Inutile dire che la trattativa resta delicata come pure il confronto con i lavoratori che fino a ieri erano decisi a battersi per l’estensione degli ammortizzatori sociali a tutto il gruppo. Il motivo? Più d’uno. Tra questi il fatto che in Cigs i lavoratori percepiranno uno stipendio di 815 euro al mese, un cifra insufficiente per chi ha il mutuo da pagare.
Udine Nel bottino anche il campionario di tre colleghi. Rientrava da una fiera
Alcuni malviventi gli hanno forzato l’auto: colpo da 110 mila euro
di ANNA ROSSO
Le più belle creazioni dei maestri orafi friulani sono state rubate giorni fa in un’area di servizio autostradale, a Ferrara. Bottino: oltre 110 mila euro. Vittime del colpo quattro firme dell’alta gioielleria: Piero De Martin di Codroipo, Fucina longobarda Mazzola e Piccolo Oro di Udine e Il crogiolo di Cervignano. Queste aziende avevano esposto i loro prodotti di punta alle “Tentazioni del bello”, fiera dell’arte e del lusso che si è svolta a Pesaro dal 28 marzo al 5 aprile.
Uno dei responsabili, l’orafo, scultore e professore Piero De Martin, alla fine della manifestazione, era stato incaricato di riportare in città anche i campionari dei colleghi. Ciò secondo un meccanismo “di cortesia” collaudato che permette agli altri – che naturalmente si rendono disponibili a turno – di risparmiare tempo e anche un viaggio. Verso le 22 di domenica 5, De Martin era a bordo della sua Mercedes insieme a una sua collaboratrice e, ad un certo punto, i due hanno sentito che la vettura faceva uno strano rumore. Giunti all’altezza di Ferrara, dunque, hanno preferito fermarsi nell’area di servizio Po Est per un controllo visto che, dopo la fiera, una delle gomme era a terra ed è stata sostituita con il cosiddetto ruotino. Mentre attendevano l’assistenza meccanica, i due hanno pensato di andare a bere un caffè. Hanno quindi abbandonato l’auto solo per pochi minuti: due o forse tre. Quando sono tornati hanno trovato il vetro di un finestrino sfondato e il trolley con tutti i “rotoli” dei gioielli era scomparso. Tutte le altre borse erano rimaste al loro posto. «Ricostruendo i fatti a posteriori – riferisce De Martin – penso che mi abbiano seguito da Pesaro. Ho infatti ricollegato quella gomma a terra con quello che è successo dopo. E, come se non bastasse – aggiunge –, successivamente ho avuto un’altra amara sorpresa. Due giorni più tardi, infatti, sono andato a recuperare l’auto nell’officina cui era stata affidata dopo i rilievi della Polstrada di Ferrara e ho scoperto che mancavano tutte le cose che avevo lasciato sulla vettura: abiti, attrezzature informatiche e anche un carnet di assegni. Oltre al danno, insomma, anche la beffa».Si è salvata dal blitz della “banda dell’autogrill” solo la ditta Creagioielli di Tarcento perchè il titolare, che pure aveva preso parte all’esposizione di Pesaro, aveva poi ritirato personalmente i suoi gioielli. «Anche io volevo andare a prendere le nostre creazioni – racconta Nicola Mazzola –, ma poi purtroppo ho avuto un altro impegno. Comunque la questura è stata messa al corrente dell’accaduto, nei dettagli. E ora speriamo che la polizia, grazie alla sua esperienza, riesca a risalire ai responsabili». Sul caso, ora, sta cercando di far luce la Squadra mobile che sta valutando tutti i particolari e le circostanze contenute nella denuncia. Gli stessi investigatori stanno ancora indagando sull’aggressione a scopo di rapina avvenuta l’8 aprile all’agriturismo “Dai spadons” di Pradamano. Quella sera cinque individui armati di bastoni e di una pistola a salve hanno picchiato due venditori di gioielli di Valenza e il titolare del locale, ma poi sono scappati con le valigette sbagliate.
IL NO ALL’ELECTION-DAY
UNA SCELTA POLITICA di LEOPOLDO COEN

Difficile comprendere quali siano le obiezioni di incostituzionalità sollevate da parte di chi, al governo, ha deciso di non far coincidere la data del referendum con quella delle elezioni europee e amministrative. Il sospetto, confermato successivamente anche dalle dichiarazioni del presidente del consiglio, è che si siano rivestiti con ragionamenti giuridici motivi di esclusiva convenienza politica, al fine di ricomporre le profonde divergenze manifestate nella maggioranza in merito al referendum elettorale. E’ da diverso tempo ormai che gli esiti dei referendum non si giocano più sulla contrapposizione tra i sì e i no.Ma piuttosto tra chi, favorevole all’abrogazione, si reca a votare, e i contrari, che si limitano ad astenersi, rendendo così inefficace il risultato delle urne. Da qui l’importanza della determinazione della data del referendum, per stabilirne in concreto le possibilità di successo: facendolo coincidere con una tornata elettorale, si riduce infatti l’astensionismo attivo dei contrari all’abrogazione. A dare credito alle motivazioni basate su argomenti giuridici, gli eventuali vizi di incostituzionalità andrebbero individuati nell’esigenza di tutelare la libertà di espressione del voto, evitando che la scelta referendaria determini indebitamente quella elettorale o, viceversa, che mere ragioni di appartenenza politica possano influenzare e sovrapporsi, altrettanto indebitamente, sul voto referendario, proprio perché la manifestazione di volontà dell’elettore si ispira, nei due casi, a logiche del tutto diverse.In effetti si rinviene un precedente in cui il giudice amministrativo ha ritenuto illegittima, proprio per le ragioni che si sono appena indicate, una delibera comunale che aveva fissato lo svolgimento di un referendum consultivo comunale in concomitanza con le elezioni amministrative. Ma questo precedente dimostra quanto gli argomenti invocati oggi per rinviare il referendum siano infondati. Nel caso ritenuto illegittimo dal giudice, infatti, si era trattato delle elezioni amministrative, dirette a designare il nuovo governo locale, cui si sommava l’espressione di un voto referendario, che aveva a oggetto una scelta di fondo della politica comunale (la decisione sulla chiusura del centro storico al traffico privato). È del tutto evidente, allora, l’interferenza che avrebbe rischiato di prodursi tra le due espressioni di voto, se nella medesima occasione l’elettore fosse stato chiamato a esprimersi contemporaneamente sia sul nuovo governo comunale sia su una scelta fortemente caratterizzante la vita dell’ente locale. Il caso odierno è chiaramente di tutt’altra specie: le elezioni riguardano il Parlamento europeo e, in certi casi, le amministrazioni locali, mentre il referendum si svolge sulla legge elettorale nazionale. Rischi di interferenze simili a quelli censurati dal giudice nel caso del referendum comunale dunque non ce ne sono: l’oggetto del referendum non ha infatti nulla a che vedere né con il Parlamento europeo né tanto meno con le amministrazioni locali, per cui la libertà di espressione del voto appare sufficientemente garantita.Di rilievo diverso gli argomenti basati sull’eccessivo numero di schede che, solo in certi casi tuttavia, l’elettore si vedrebbe consegnare. È vero che destreggiarsi tra più schede obbliga l’elettore a prestare particolare attenzione, ma è altrettanto vero che in precedenti election-day non si sono registrati aumenti significativi di voti non validi, mostrando così che l’elettore è più avveduto di quanto opportunisticamente a volta lo si dipinga. Si noti, tra l’altro, che il contenuto della scheda referendaria si distingue nettamente da tutte le altre elettorali: non reca simboli né di partito né di coalizione né di candidati, ma solo un quesito posto al centro e le due caselle con il “sì” e il “no”. Possibile fare confusione? La decisione di non fare svolgere le consultazioni negli stessi giorni è dunque solamente politica. Scelta legittima, ovviamente, purché se ne assumano le responsabilità in un momento in cui ogni euro risparmiato potrebbe trovare ben altre destinazioni.
Oggi e domani il Consorzio per la salvaguardia apre le porte di antiche e suggestive dimore
Quattordici manieri, con il graditissimo rientro di Rocca Bernarda. Questo il numero di fortilizi carichi di storia che partecipano alla due giorni di Castelli aperti, la manifestazione rinnovata questo fine settimana dal Consorzio per la salvaguardia Fvg, come ormai tradizione consolidata a ogni inizio primavera, a vantaggio del visitatore che desidera scoprire alcuni dei luoghi storici e nobiliari piú belli della nostra regione. I castelli saranno visitabili oggi e domani dalle 10 alle 18 con una pausa dalle 13 alle 14 (l’orario nel dettaglio per ogni località è riferito in un altro servizio in questa pagina). Le visite partiranno ogni ora per tutti i castelli e, per quelli che registreranno affluenze maggiori, si potranno prevedere partenze ogni mezz’ora.Oltre a Rocca Bernarda che torna visitabile, l’altra novità di Castelli aperti è rappresentata dall’accordo con Confartigianato Udine. La collaborazione prevede la presenza di alcuni tra i piú significativi artigiani della nostra regione all’interno dei castelli della provincia di Udine; si tratta di veri e propri artisti specializzati nell’arte orafa, del restauro, degli strumenti musicali e nella lavorazione del ferro, della lana, del legno e nella creazione di capi d’abbigliamento e accessori. Si tratta de i Pilutti, l’Atelier Muser, De Antoni Carnia lana cotta, Gloria de Martin lingerie, fratelli Rossitti liuteria e restauro, Fucina Longobarda Mazzola, Pellegrina gioielli e Redaicarui restauro legno.Affacciati sul golfo o posti su verdi colline, immersi in parchi di risorgiva o al centro di città di cui erano la dimora più prestigiosa, i manieri che apriranno ai visitatori i loro portoni saranno la Casaforte la Brunelde, i castelli di Arcano, Cassacco, Susans, Villalta, Rocca Bernarda e i palazzi Romano e Steffaneo-Roncato in provincia di Udine; Castelcosa, il castello di Cordovado e i palazzi d’Attimis Maniago e Panigai–Ovio in provincia di Pordenone; palazzo Lantieri in Provincia di Gorizia e il castello di Muggia in provincia di Trieste.Sulle antiche scale degli affascinanti castelli medievali si sarà accolti personalmente dai proprietari, che fungono da ciceroni d’eccezione, oppure da professionali guide turistiche. Insieme a loro si potrà tornare indietro nel tempo, visitando antiche dimore e scoprendo una parte dell’immenso patrimonio storico e architettonico della nostra regione. La visita nei vari castelli sarà arricchita da numerosi eventi collaterali che i proprietari organizzeranno nelle loro sale o nelle relative pertinenze.
UDINE. «Grazie per aver capito Eluana». Sono le parole di Beppino Englaro, ritornato ieri a Udine, la città che ha ospitato la figlia Eluana per il suo ultimo viaggio, la città che lo ringrazia per aver portato avanti una battaglia di civiltà lunga 17 anni. È sereno Beppino. È lui a ringraziare chi lo applaude, ad assicurare che non scenderà in politica, a battersi per una legge sul testamento biologico che rispetti ogni posizione.
Dopo la morte di Eluana, il suo è un debutto pubblico da persona nota e che sulla propria pelle ha vissuto il “meccanismo infernale”, come lo chiama, per far valere i propri diritti. Englaro interviene al convegno “Fine vita: dignità e rispetto della volontà della persona nelle legislazioni regionali e nelle norme nazionali”, voluto dalla Federazione italiana per la cremazione. Ad ascoltarlo, una platea composta da oltre 400 persone all'auditorium Menossi.«Sono qui per informarvi – dice – su ciò che non potete escludere vi possa accadere se vi trovate in una situazione del genere». Englaro parla ripercorrendo la propria doppia tragedia, la morte della figlia 17 anni fa e le lotte combattute per far rispettare la sua volontà. Una vicenda che ha diviso il Paese, le coscienze e la politica, ma davanti alla quale Beppino non ha rimpianti. «Perché è stata una vicenda nella quale tutto è sempre stato limpido – spiega –, nella quale nessuno ha fatto cose che non avrebbe dovuto fare». Il riferimento va alla perizia della Procura di Udine che sembra scagionare lui e l’équipe che ha assistito la donna nella casa di riposo “La Quiete” dov’è deceduta il 9 febbraio.«Quello che c’è dai primi esiti – prosegue Beppino –, indica che le cose sono state fatte, come abbiamo sempre detto, al massimo livello di scientificità. E che Eluana non abbia sofferto, lo scrivono i periti consulenti della Procura». A sostegno degli indagati, ieri a Englaro è stata consegnata una raccolta di firme, 1.350, una raccolta spontanea, senza riferimenti politici o di associazioni, voluta per manifestare concretamente la vicinanza di 1.350 friulani. E a chi dalla platea gli grida “grazie”, Beppino risponde: «Fa molto piacere essere capiti, ti ripaga di tutto quello che si è patito negli anni. Grazie a voi per aver capito Eluana».E se la politica si è impadronita del caso Englaro, Beppino parla anche di politica. «Mai e poi mai scenderò in campo – argomenta –, non fa parte dei miei programmi. Ma continuerò a sostenere la necessità di una legge sul testamento biologico che rispetti le libertà fondamentali, che consenta a tutti di poter scegliere, di poter dire sì o no davanti a qualsiasi terapia o cura». Accanto a lui ci sono don Franco Barbero, strenue sostenitore dell’autodeterminazione, ma anche i senatori Ferruccio Saro (Pdl) e Marco Perduca (Radicali-Pd), l’assessore comunale alla qualità della vita Lorenzo Croattini, il consigliere regionale Paolo Ciani (Pdl), autore della legge sulla cremazione. E soprattutto Saro e Perduca si scagliano contro il disegno di legge passato in Senato e pronto, forse, ad approdare alla Camera. «Dal Friuli – afferma Saro – deve ripartire la battaglia per la laicità dello Stato e per impedire provvedimenti di legge condizionati dai teodem. Lo Stato non può imporre alcuna decisione, tanto meno può imporre posizioni che derivano dall’integralismo cattolico. Ognuno ha il diritto di decidere, in autonomia, sul proprio fine vita».Anna Buttazzoni
di MASSIMO MEROI
Tutti pazzi per le stelle dell’Udinese. I bianconeri hanno chiuso ai quarti di finale la loro avventura in Europa, ma proprio in una partita di alto livello come quella con il Werder si è avuta la conferma del valore assoluto di alcuni giocatori. Inler, Asamoah e Quagliarella hanno confermato di aver fatto un salto di qualità e le loro quotazioni sul mercato si sono impennate. Questo, comunque, non significa che i tre lasceranno Udine, come ha voluto ribadire ieri il direttore generale Pietro Leonardi. Resta la consapevolezza di avere nella rosa elementi di spicco (non dimentichiamoci che all’appello nella doppia sfida con i tedeschi è mancato Di Natale) e giovani di grande avvenire (oltre ad Asamoah il pensiero va a Sanchez). E questo non fa che acuire i rimpianti per l’eliminazione.
Inler. Il gol è stato stratosferico, ma guai a fermarsi a quello per giudicare la partita dello svizzero con il Werder. Inler si è dimostrato il classico giocatore di stampo europeo, tecnicamente all’altezza, ma soprattutto pronto a reggere l’impatto fisico con il calcio continentale. Serve tanta forza nelle gambe per fare la differenza in Europa e il numero 88 di Marino l’ha dimostrata tutta. Pretendere che nel secondo tempo giocasse sui ritmi del primo era umanamente impossibile. La prestazione nel suo complesso resta lì, intatta, e conferma come le motivazioni siano fondamentali. Inler non ha vissuto un girone di ritorno particolarmente brillante, ma nelle due gare casalinghe con Zenit e Werder è stato tra i migliori. In caso di passaggio del turno l’Udinese avrebbe affrontato l’Amburgo, proprio la squadra che nelle ultime settimane avrebbe fatto i passi più concreti per mettere le mani sullo svizzero. La scorsa estate l’Arsenal aveva offerto 6 milioni, la metà della valutazione data dai Pozzo al loro centrocampista.Asamoah. Restando in tema di linea mediana, a stregare più di tutti la platea europea del Friuli è stato sicuramente il piccolo e imprendibile centrocampista ghanese, un vero iradiddio dall’inizio alla fine. “Asa” ha la quantità di un centrocampista di fatica e la qualità e la velocità di un trequartista. È uno spettacolo vederlo partire con il pallone incollato al piede in mezzo a quattro avversari che non riescono proprio a prenderlo. Avesse segnato con quel sinistro da fuori stampatosi sul palo il gol del 4-2, avrebbe dato una svolta diversa alla gara, e avrebbe potuto diventare l’eroe della serata. Asamoah ha 20 anni, giocatori di questo calibro se ne vedono pochi in giro e non è un caso che su di lui si sia mosso Mourinho. Il tecnico dell’Inter ha fatto pubblicamente i complimenti a Quagliarella, ma come ha sottolineato Pozzo «ce ne sono anche altri di nostri giocatori che gli interessano». Asamoah è il primo della lista. E infatti nella riunione avuta con Moratti dopo l’eliminazione dalla Champions lo “Special One” ha fatto tre nomi per costruire l’Inter del prossimo anno: i genoani Milito e Thiago Motta e appunto Asamoah.Quagliarella. Dulcis in fundo ecco il bomber. Giù il cappello davanti a questo attaccante che in due anni ha fatto passi da gigante dimostrando una forza caratteriale fuori dal comune, visto che ha saputo reagire come pochi ai momenti duri. «Nelle difficoltà mi esalto», aveva confessato alla vigilia ricordando gli errori di mira dell’andata. E anche stavolta non ha tradito. È andato a segnare con un pallonetto – esecuzione fallita tre volte a Brema – il gol del 2-1 e ha firmato il 3-1 con un gesto tecnico (stop di petto e sinistro di prima intenzione in caduta per anticipare il difensore) che ha ricordato i gol degli attaccanti di razza. «È stata un’esecuzione difficilissima, da paura – ci ha confessato Abel Balbo, uno che di punte se ne intende –, Quagliarella è un bomber vero, ha calciato senza guardare la porta a dimostrazione di un istinto da attaccante di razza». Quagliarella è salito a quota 17 gol in questo campionato, in due stagioni lui e Di Natale hanno segnato 50 delle 88 reti segnate dall’Udinese di Marino. Sono numeri che fanno impressione.

SEDEGLIANO
SEDEGLIANO. Una “ragazzata”, un pieno gratis da dividere con gli amici, a spese dell’ignaro gestore. Ma pur sempre un furto. È quanto è accaduto al distributore di carburante attiguo all’hotel “da Angela” di Turrida di Sedegliano gestita da Giacomino Fabris, che appena un mese fa è stato preso di mira dai ladri i quali hanno infranto la vetrata del locale con una mazza di ferro e hanno rubato contanti per 2 mila euro.Stavolta a entrare in azione è stata una compagnia di ragazzi che ha approfittato del mancato funzionamento del sistema di protezione automatica, forse manomesso, o forse inavvertitamente disinserito. «I primi ad arrivare al distributore automatico verso le 22.30 – racconta il titolare – sono stati alcuni ragazzi che, una volta accortisi che potevano fare il pieno gratis hanno cominciato a chiamare gli amici al cellulare». È “smessaggiando” che la “tribù” si è messa in marcia alla volta di Turrida. Diverse auto sono arrivate alla pompa di benzina e, incuranti del cartello che indicava un’area videosorvegliata, hanno cercato di riempire i serbatoi e, non contenti, hanno rovistato in un deposito attiguo in cerca di taniche e bottiglie per fare incetta di carburante.«Mio figlio Matteo ha notato uno strano movimento di auto vicino al distributore verso le 23.30 e, insospettito, ha anche annotato un numero di targa». Quando è uscito per vedere cosa stava succedendo e per assicurarsi che gli erogatori fossero chiusi a dovere ormai la compagnia si era dileguata razziando carburante per un migliaio di euro. «Ma siamo riusciti già a rintracciare uno dei ragazzi - assicura Fabris –. Il padre, per rimediare al comportamento del giovane, ha voluto saldare il suo debito. Mi auguro si facciano avanti anche gli altri che, sappiamo, vivono fra il comune di Sedegliano e quello di Coseano».Il titolare ha sporto regolare denuncia contro ignoti alla stazione dei carabinieri di Codroipo. «Ma mi auguro che la cosa si possa risolvere con un doveroso gesto di onestà e coscienza» conclude. (a.c.)
TOLMEZZO

TOLMEZZO. I timori a suo tempo espressi anche dal sindaco Cuzzi paiono ora avverarsi: il 3° Reggimento artiglieria da montagna di stanza a Tolmezzo dovrebbe lasciare la Carnia per essere trasferito a Udine. Lo si deduce da una risposta del sottosegretario alla Difesa, Guido Crosetto, ad un’interrogazione da parte del senatore del Pd, Carlo Pegorer, in merito al ventilato trasferimento del 3º Reggimento di artiglieria da montagna da Tolmezzo ad Udine.
Nella risposta il sottosegretario precisa come a seguito di un recente studio da parte da parte delle Forze armate, in tema di razionalizzazione delle infrastrutture dell’area carnica e friulana, sia «emersa evidentemente l’inidoneità delle caserme «Cantore» e «Del Din» di Tolmezzo ad ospitare il richiamato 3º Reggimento di artiglieria».Il documento ha inoltre ravvisato la necessità di procedere al trasferimento del reggimento nella caserma «Spaccamela» di Udine, «peraltro, attualmente sottoimpiegata». Questa soluzione sarebbe resa necessaria «a causa della limitata superficie delle citate caserme, (Del Din e Cantore) nonchè dell’ubicazione in pieno centro storico della caserma «Cantore», la quale, peraltro, risulta sottoposta al vincolo architettonico da parte della Soprintendenza alle Belle Arti, che ne limita l’utilizzo».Crosetto non esclude la possibilità, «previa effettuazione degli opportuni lavori di adeguamento e ammodernamento, di concentrare anche altri reparti del Friuli nella caserma “Spaccamela”».Non si tratta di un provvedimento definitivo, ma che ancora una volta pone il problema del mantenimento in Carnia dei militari, che rappresentano un volano economico importante per Tolmezzo, oltre che ad una tradizione consolidata nel tempo. Il sottosegretario ha aggiunto a proposito che «giova rammentare, a carattere generale, che, in sede di definizione di ogni provvedimento ordinativo da intraprendere, la Difesa, come è ormai consuetudine consolidata, non trascura di valutare preventivamente tutti gli aspetti di maggior rilevanza, quali quelli di carattere sociale, economico ed infrastrutturale, nonchè quelli relativi ai legami storici con le comunità locali interessate. Allo stesso tempo - termina la risposta al senatore Pegorer -, ove un provvedimento di natura ordinativa trovi attuazione, le Forze armate, fatte salve le prioritarie esigenze operative, tengono sempre in debita considerazione le preferenze espresse dal personale interessato, ai fini del loro futuro reimpiego, in modo da evitarne o ridurne il più possibile gli eventuali disagi».

UDINE
Lo storico negozio di Prenatal in via Vittorio Veneto 6 ha chiuso i battenti. E dopo 25 anni di attività nel centro del capoluogo friulano ha deciso di trasferirsi in via Nazionale a Reana nell’ex negozio della Chicco. La nuova apertura è prevista per il 30 maggio, ma la data non è stata ancora ufficializzata. Quello che è certo è che il centro di Udine perde un altro negozio storico. E in via Vittorio Veneto il numero dei punti vendita continua a ridursi.
«Ci trasferiamo da un appartamento a una villa» hanno commentato ieri le quattro dipendenti dell’azienda leader in Europa nella distribuzione di prodotti per la mamma ed il bambino fino a undici anni produzione. La chiusura di Prenatal quindi non è frutto delle conseguenze della crisi economica, ma nasce molto probabilmente da un lato dalla voglia di investire per diventare ancora più grandi e dall’altro di allontanarsi dal centro città. «Il negozio non andava male, anzi – hanno infatti assicurato le dipendenti –, ma chiaramente non lavoravamo più come qualche anno fa. Il centro storico attira meno persone soprattutto da quando hanno aperto molti centri commerciali nell’immediata periferia. E la chiusura al traffico della via non ha aiutato». Tanti i clienti che criticavano la mancanza di parcheggio e anche di un arredo urbano con panchine e servizi. Da lì la scelta di trasferirsi anche per potenziare l’offerta. Il nuovo negozio infatti avrà una superficie molto più grande rispetto ai 400 metri quadri circa di quello in via Vittorio Veneto. Nel negozio della Chicco chiuso dal 30 settembre dell’anno scorso ci sono infatti ben tre piani con due grandi magazzini. Nel negozio della Chicco c’era anche un ampio spazio per passeggini e lettini e una sala giochi dove era possibile organizzare feste di compleanno. E non è escluso che anche la catena di Prénatal, che attualmente vanta 437 punti vendita in 14 paesi diversi di cui ben 204 in Italia, decida di creare uno spazio giochi innovativo. L’obiettivo della catena è infatti quello di creare negozi in cui poter trovare tutte le risposte alle esigenze specifiche che di volta in volta emergono nelle diverse fasi della "vita di mamma", a partire dai primi mesi di gravidanza. Cristian Rigo

CERVIGNANO

CERVIGNANO. Traffico in tilt, ieri pomeriggio, nel capoluogo della Bassa friulana dove, a causa di un incidente stradale, fortunatamente senza gravi conseguenze per gli occupanti dei quattro veicoli coinvolti, centinaia di automobili, in entrata e in uscita da Cervignano, sono rimaste incolonnate per oltre un'ora. Impossibile raggiungere il centro della cittadina in automobile, a causa del traffico letteralmente paralizzato, che ha provocato numerosi incolonnamenti, anche lungo le statali 14 e 352.
A dir poco infuriati gli automobilisti, costretti a rimanere per ore imbottigliati nel traffico cittadino, particolarmente sostenuto all'ora in cui si è verificato il sinistro. In molti, tra passanti e ciclisti, si sono fermati ad osservare una scena davvero inconsueta per Cervignano, con le vie Udine, Gorizia, Carnia, Ramazzotti, Divisione Julia, XXIV Maggio, Aquileia e perfino la centralissima via Roma, letteralmente invase dalle vetture in coda. Erano circa le 17.30 quando, all'incrocio tra via Udine e via Divisione Julia, a causa di una mancata precedenza, due vetture guidate da due residenti si sono scontrate, andando a loro volta a impattare contro altre due vetture, che in quel momento sopraggiungevano dai due opposti sensi di marcia. Nonostante l'impatto sia stato abbastanza violento, fortunatamente, non ci sarebbero state conseguenze per gli automobilisti coinvolti, tutti residenti tra Cervignano e Terzo di Aquileia. Secondo la polizia municipale, coordinata dal comandante Monica Micolini e intervenuta sul posto con due pattuglie, per cercare di far tornare la situazione alla normalità, il congestionamento del traffico sarebbe da attribuirsi al fatto che i conducenti dei veicoli incidentati, non riuscendo a trovare un punto di accordo per quanto concerne l'attribuzione delle responsabilità, avrebbero lasciato a lungo le macchine in mezzo alla strada, fino al completamento dei rilievi, effettuato dai vigili urbani, decisamente sotto pressione.Mentre, infatti, una pattuglia provvedeva a ricostruire la dinamica dell'incidente, l'altra era alle prese con il traffico impazzito e con le vivaci proteste degli automobilisti, alcuni dei quali non hanno mancato di sfogare la propria rabbia con gli agenti in servizio, il cui corpo, peraltro, sarebbe da tempo sotto organico. A Cervignano, infatti, i vigili attualmente in servizio, sarebbero soltanto la metà rispetto al numero stabilito dalla legge regionale, secondo la quale ci dovrebbe essere almeno un agente della polizia municipale ogni mille abitanti. Elisa Michellut


Sottoscrizione Mv e Ana: oltre 82 mila euro
Anche la Banca popolare Friuladria è tra gli istituti di credito che raccolgono la donazioni per la sottoscrizione lanciata dal Messaggero Veneto e dall’Ana. Al termine della sottoscrizione saranno gli alpini, in collegamento con la sezione Abruzzo, a indicare quale progetto finanziare con i fondi ricevuti. Chi volesse aderire all’iniziativa può, dunque, rivolgersi a uno qualunque degli sportelli delle banche indicate qui sotto.
Saldo precedente72.133,06Rossi Luigi50 Iaia E Bobo150 Bressan Leopoldo50 Erba Luigia200 Frezzani Leandro e Celesta100 Sclauzero Simone1.800 Vpd80 Perco Elisa50 Fabris50 Anonimo30 Bonitti Samantha70 Calabrese Angela40 Donato Tammaro10 Menotti Adriana e Antonio100 Gambin Renato50 Micelli Antonello50 Minighini Renato50 Vicario Milena50 Lazzaro Paolo 100 Mazzariol Daniele40 Bianchini Giuseppe e Caterina30 Gori Alessia100 Lunazzi Aldo e Fausta100 Cerutti Giancarlo e Claudia150 Friul Games Srl2.500 Anonimo15 Della Vedova Fabiana50 Anonimo50 Anonimo20 Anonimo50 Anonimo100 Tilatti Andrea100 Anonimo100 Anonimo50 Anonimo2 Bovo Dino100 Anzil Luigino50 Di Benedetto Paolo 100 Missio Duilio 50 TS Selected Technological1.000 Duri' Giorgio e Miria100 Iob Laura150 Calligaris Stefano 20 Volpatti Giancarla100 Savonitto Lorenzo200 Anonimo50 Alfio e Silvana50 Aloisio Luciano100 Martinella Remo20 Cisilino Linda100 Ortofrutta Tavano100 Brusadin Alessandro50 Vesa Felicia20 Damo Anna50 Ortolan Zita50 Maccan Renato50 Visintin Domenico100 Carissimi Mauro50 Fabris Dino50 De Michieli Roberto200 Zanette Danilo20 Borgna Annarella200 Visintin Claudio50 Predan Iole50 Moreale Boris50 Beltrame Meri50 Delera Giovanni250 Cappellaro Antonio200 Mander Andrea50 Zorzetig Andrea100 Burgnich Bruno100 Corradina M.luisa100 Wey Marie Therese e Chiaruttini Wa50 Totale82.850,06


RASSEGNA STAMPA: MESSAGGERO VENETO


Nel mirino gli atti stravolti da maxi-emendamenti con ingenti spese fuori controllo.
Appello per il corretto funzionamento delle istituzioni
Il ministro coinvolge l’opposizione per la data della consultazione
Di Pietro avverte: niente slittamenti
Lettera di richiamo di Napolitano a Berlusconi, Fini e Schifani: così si limitano le prerogative del Colle Referendum, due le ipotesi: il 21 giugno o rinvio al 2010. Maroni avvia trattative
di GABRIELE RIZZARDI
ROMA. Stop ai decreti “omnibus” che giungono alla firma del Quirinale in una forma completamente diversa da quella originale e «ledono i poteri del Capo dello Stato». Provvedimenti che devono essere firmati a ridosso della loro scadenza e «non consentono» al presidente della Repubblica di esercitare i poteri di garanzia previsti dalla Costituzione.
Che sono quelli di verificare la sussistenza dei requisiti di necessità e urgenza e la correttezza della copertura economica.Giorgio Napolitano torna a strigliare governo e Parlamento e, con una lettera inviata il 9 aprile scorso a Silvio Berlusconi, ai presidenti di Camera e Senato e al ministro Giulio Tremonti, manifesta tutto il suo disappunto. Stanco di dover firmare decreti completamente diversi da quelli autorizzati in precedenza, il presidente della Repubblica invita a porre un freno ai provvedimenti urgenti varati dal governo che, in Parlamento, si ampliano a dismisura e alla fine contenegono norme diverse da quelle approvate in consiglio dei ministri. Un procedimento che comporta necessariamente anche maggiori spese. Il riferimento di Napolitano è al decreto incentivi che è stato approvato definitivamente l’8 aprile scorso dal Senato e sul quale il governo ha posto la fiducia. Un provvedimento che conteneva in origine solo misure per le imprese (bonus per rottamare vecchie auto, sconti fiscali per cambiare lavastoviglie), il cosiddetto “pacchetto precari” e lo “scudo” per le società quotate in Borsa. Poi, nel suo cammino parlamentare, il decreto si è arricchito di nuovi capitoli e, all’ultimo momento, sono stati inseriti anche i provvedimenti sulle quote latte fortemente voluti dalla Lega e che hanno costretto il governo al maxiemendamento. Il testo, che all’inizio si componeva di 7 articoli, alla fine ne conta 17 con un onere aggiuntivo di quasi un miliardi e mezzo di euro. Il tutto, presentato alla firma di Giorgio Napolitano a poche ore dalla scadenza naturale del provvedimento. Davvero troppo per il capo dello Stato, che in serata ricorda come simili richiami siano stati fatti anche ai «»precedenti governi». Il messaggio di Napolitano è comunque chiarissimo: i decreti legge sono emendabili ma non possono comprendere materie estranee a quelle per le quali ne ha autorizzato la presentazione alle Camere valutando i requisiti di necessità e urgenza.Nelle intenzioni del capo dello Stato, la lettera inviata il 9 aprile scorso doveva restare riservata ma nel pomeriggio di ieri qualcuno l’ha resa nota. Il tutto è avvenuto proprio mentre al Quirinale era in corso l’incontro con il presidente del gruppo di riflessione sul futuro dell’Europa, Felipe Gonzales. Un incontro la quale ha partecipato anche uno dei destinatari della lettera, Gianfranco Fini, che si trincera dietro uno strettissimio riserbo: «La lettera? Chi la riceve non la interpreta». Ad applauduire al richiamo del Colle sono invece gli esponenti dell’opposizione. Secondo il capogruppo dei senatori pd Anna Finocchiaro, «il richiamo che il Presidente è quanto mai opportuno. L’abnorme uso dei decreti in questa legislatura svilisce e umilia, spesso, il lavoro delle Camere».


L’intervista Honsell sindaco Il bilancio del primo anno «A fine mandato tutti i cittadini potranno constatare in ogni settore i segni positivi del nostro lavoro»
di GIACOMINA PELLIZZARI
Seduto nel suo ufficio a palazzo D’Aronco, il professor Furio Honsell ripercorre i primi dodici mesi da sindaco. Inizia raccontando le sue giornate intense, fatte di molte ore di lavoro, e conclude constatando di aver già realizzato ciò che non era riuscito al suo predecessore, Sergio Cecotti. Vale a dire l’avvio del restauro della biblioteca civica, dei contatti con i privati per la costruzione del parcheggio sotterraneo in piazza Primo Maggio e l’ingresso dell’hospice nell’ex caserma Piave.Bilancio positivo quindi?«Fare il sindaco è affascinante, è una delle forme più totalizzanti di servizio alla comunità. Sto lavorando moltissime ore al giorno e se mi è concesso faccio lavorare anche gli altri molte ore al giorno».Perché se mi è concesso, starà mica trovando qualche ostacolo tra i dipendenti?«Mi riferisco agli assessori e alla macchina amministrativa che faccio andare al massimo della sua potenza».E il rapporto con i politici corrisponde alle aspettative?«In questo caso qualche osservazione da fare ce l’avrei visto che i politici tendono a esasperare i problemi anziché risolverli».Provi a citarne alcuni?«Penso alle esigenze di tranquillità dei residenti e ai giovani che vogliono vivere la sera o a chi chiede l’isola pedonale e chi invece si batte per avere più parcheggi. Esigenze tutte legittime che dai politici vecchia maniera vengono strumentalizzate e trasformate in proclami che non hanno alcuna valenza».Qual è la strumentalizzazione che l’ha colpita di più?«Quella sui parcheggi e sulla zona pedonale. È ovvio che c’è bisogno di realizzare entrambi, abbiate fiducia io non sposo una causa. Dopodiché sono ancora allibito per il gestore unico dei rifiuti, tant’è che per arrivare alla costituzione ho fatto tutto quello che era possibile fare».Fino a nominare un vicepresidente Net che i beninformati danno vicino al centro-destra?«Non so se sia uomo del Pdl, so che ho nominato un uomo di mediazione. Certo è che sono allibito per il fatto di non essere riuscire a far capire che il gestore unico è indispensabile per investire su nuovi impianti e per salvaguardare i posti di lavoro. Allo stesso modo sono allibito che il presidente della Provincia dica che la Net è in difficoltà economica e scoprire poi che chi chiude il bilancio in deficit è la Exe. Questo è un modo di fare politica che non trae soddisfazione nel risolvere i problemi».Come spiega la conflittualità che emerge nella sua maggioranza, non la preoccupa il fatto che se “Per la sinistra” continua a uscire dall’aula in consiglio potrebbe andare sotto?«La conflittualità è un valore del centro-sinistra. Diverso il discorso per il centro-destra dove c’è il pensiero unico e dove tutto viene gestito con la logica di un’azienda privata. Il pensiero unico è l’anticamera della dittatura, preferisco andare sotto in consiglio comunale perché non sono riuscito a condividere con la mia maggioranza un tema conflittuale piuttosto che pretendere la dittatura».Non teme che il dibattito possa spaccare la maggioranza?«Al momento no, è evidente però che il dibattito interno non deve diventare autolesionismo. Non va dimenticato che a sconfiggere Prodi non è stato Berlusconi».Si sente un po’ Prodi?«No perché Prodi è un professore di Economia, mentre io sono un matematico e quindi affronto i problemi in modo diverso».Anche quelli legati alla crisi economica? C’è chi sostiene che nella manifestazione Safilo lei abbia sobillato la piazza. E così?«Ho solo trovato ridicolo che in una manifestazione per salvare i posti di lavoro l’assessore regionale all’Industria sia andato a parlare con il prefetto quando bastava che chiamasse il ministro che è della sua parte politica. È stato un teatrino, ho detto ciò che pensavo e se la piazza ha aperto gli occhi spero che lo faccia anche quando andrà a votare per le amministrative e le europee».Quando nominerà il decimo assessore?«Ho nominato Alberto Bertossi appena mi sono reso conto che Barillari non aveva più voglia di fare l’assessore. Perché la sua è stata una scelta assolutamente personale».Quali deleghe ha proposto a Bertossi?«Proprio perché vedo la politica come un servizio non è un problema di deleghe».Ma i “Cittadini” hanno obiettato dicendo che la sua giunta è troppo spostata a sinistra.«È un’osservazione priva di significato».Non ritiene che anche l’Italia dei valori, soprattutto se alle europee sarà premiata, possa pretendere un posto in giunta?«Sono molti quelli che hanno manifestato interesse a entrare in giunta, persone interne ed esterne alla mia coalizione».La lista Innovare con Honsell che futuro politico avrà?«Sta facendo un percorso per portare un contributo di unità nel centro-sinistra. In consiglio è la terza forza politica, nasce dall’eredità di Cecotti e dall’apporto nuovo che porto. Se non avessi avuto il supporto di Cecotti non sarei mai entrato in politica».In effetti è come se vivesse di luce riflessa visto che finora ha portato avanti solo i progetti di Cecotti.«Al contrario, sono andato contro i progetti del mio predecessore. Basti pensare che stiamo lavorando al parcheggio sotterraneo di piazza Primo Maggio al quale lui aveva rinunciato e che ho fatto ripartire il progetto di restauro della biblioteca civica al quale lui non credeva. Sto portando l’hospice nella Stu, ho cambiato il piano anti-smog, abbassato le altezze degli edifici, rafforzato i rapporti con l’hinterland e sto cercando di risolvere i contenziosi con l’Udinese calcio. Vedrà dopo 5 anni non ci sarà un centimetro quadrato che non porterà un segno positivo della nostra presenza».Non le sembra di esagerare?«Non voglio sembrare arrogante però penso che sarà così. Questo è l’obiettivo».E l’idillio con Volpe Pasini è finito?«Perché Volpe Pasini è contro di me? Non lo sento da quando non è più consigliere comunale».Accetterebbe una candidatura alle europee?«No perché 24 ore al giorno non bastano per fare il sindaco».

Balzo del titolo in Borsa
di ANDREA DI STEFANO
MILANO. L’accordo tra Fiat e Chrysler è in dirittura d’arrivo e il titolo della casa torinese ieri è balzato ancora (in apertura dell’11% per poi chiudere a 7,66 euro con un rialzo del 6,9%, tra scambi intensi per oltre 92 milioni di pezzi, pari all’8,4% del capitale ordinario del Lingotto) in un mercato comunque positivo.
I vertici della casa torinese potrebbero siglare l’accordo definitivo con la task force dell’amministrazione Obama entro fine mese e si consolida l’ipotesi di una designazione di Sergio Marchionne ad amministratore delegato della nuova entità.Secondo una lettera diffusa ieri dall’attuale amministratore Bob Nardelli ai dipendenti il governo americano e la Fiat nomineranno un nuovo cda della Chrysler, assicurando la maggioranza dei posti a consiglieri indipendenti che non appartengono a nessuna delle due case automobilistiche. Il cda, continua Nardelli, avrà poi la responsabilità di nominare un presidente e, «in accordo con Fiat, selezionerà l’amministratore delegato». «La Fiat - continua Nardelli nella lettera ai dipendenti - crede fortemente nei vantaggi reciproci per le due società, per i clienti, per gli impiegati e per altri componenti, derivanti dall’alleanza».L’ad di Chrysler ricorda poi che il via libera all’accordo di tutte le parti in causa è «una condizione per l’alleanza», aggiungendo in particolare che «le concessioni aggiuntive che stiamo cercando dall’Uaw (il sindacato United Auto Workers) sono essenziali per ricevere un sostegno costante dall’amministrazione, completare l’alleanza con Fiat e raggiungere l’autosufficienza». La casa automobilistica è d’accordo ad offrire più del 20% delle proprie azioni al potente sindacato Uaw come forma di pagamento per i 10,6 miliardi di dollari di debito accumulato nei confronti dei dipendenti per i benefit sull’assistenza sanitaria e il trattamento pensionistico, ma sulla strada finale dell’intesa resta l’incognita sul comportamento che potrebbero assumere le banche creditrici.L’accordo all’orizzonte non lascia tranquilli i sindacati italiani che vedranno Marchionne il 23, subito dopo il cda che esaminerà i conti della trimestrale che si preannunciano meglio del previsto.L’unica vera incognita sulla strada dell’intesa resta quella delle banche creditrici: secondo il Washington Post, JPMorgan, Citigroup, Morgan Stanley e Goldman Sachs, i maggiori creditori di Chrylser insieme con altri hedge fund, hanno già rigettato l’offerta della task force governativa per ristrutturare il debito della più piccola delle case automobilistiche americane e si appresterebbero, in settimana, a presentare una contro offerta. Il governo, da parte sua, starebbe cercando - sostiene il Washington Post - di utilizzare la leva dei fondi accordati agli istituti nell’ambito del Tarp (Troubled Asset Relief Program) per spingerli a cooperare al salvataggio di Chrysler. «Se le banche accetteranno di ridurre il debito l’accordo con Fiat andrà in porto. Altrimenti non ci sarà nessuna intesa e Chrysler sarà liquidata» sostengono alcuni analisti. Un’ipotesi che avrebbe conseguenze pesanti sull’economia, traducendosi nella perdita di circa 180.000 posti di lavoro.
L’intesa sull’integrativo tra direzione e sindacato interessa 1.500 dipendenti
di PAOLO MOSANGHINI
UDINE. Aumenti in busta paga fino a 100 euro per circa mille e cinquecento dipendenti regionali. È stata raggiunta la preintesa per il contratto integrativo dei tremila dipendenti della Regione, un accordo che prevede progressioni per il 2008 e per il 2009. E ieri i rappresentanti della Cisal, della Cgil, della Cisl, della Uil, dell’Ugl e della Rsu e la Direzione regionale del personale hanno trovato un accordo sulle progressioni economiche orizzontali. Un “nodo” da sciogliere riguardava le assenze. È stato concordato che i dipendenti della Regione, per essere valutati, devono lavorare almeno il 33 per cento dell’orario annuale di lavoro.I sindacati avevano contestato la scelta di penalizzare chi si assenta dal lavoro, sottolineando che venivano conteggiate anche le assenze di alcuni minuti o le visite mediche. Ma soprattutto «non vogliamo siano penalizzate le donne assenti per maternità o per congedi parentali», ha puntualizzato Arrigo Venchiarutti della Cgil.«In generale l’accordo è stato trovato», conferma Paola Alzetta della Cisal, precisando che la prossima settimana l’assessore al Personale Elio De Anna porterà il documento al vaglio della giunta.L’amministrazione ha accantonato 2 milioni e 400 mila euro per le progressioni orizzontali che coinvolgono circa mille e cinquecento dipendenti; circa 200 potrebbe essere esclusi a causa delle assenze. La preintesa sindacati-Regione è stata siglata all’inizio di marzo; giovedì prossimo la giunta approverà l’accordo, quindi la firma definitiva. Il contratto integrativo comprende inoltre aumenti fino a 240 euro lordi al mese per i circa 150 “quadri” della Regione, i buoni pasto passeranno da 11 a 11,70 euro il giorno e potranno essere consumati anche la sera (per chi lavora fino a tardi) e al sabato.Indennità riviste anche per chi è impegnato in attività a rischio: 90 euro al mese in piú per chi svolge quotidianamente un lavoro a rischio, come chi guida veicoli; 3,50 euro il giorno invece è l’integrazione giornaliera per i dipendenti regionali che svolgono sporadicamente attività considerate a rischio.

Martignacco La proposta dei sindacati dopo che ieri c’è stata la rottura con i colleghi veneti
«Tutti in cassa integrazione per salvare gli stabilimenti friulani dalla chiusura»
di GIACOMINA PELLIZZARI
La trattativa Safilo registra la frattura tra i sindacati friulani e veneti e il rinvio dell’incontro con l’azienda al 29 aprile. Lunedì Cgil, Cisl e Uil chiederanno il mandato ai lavoratori di proporre l’utilizzo della Cassa integrazione straordinaria solo in Friuli per salvare gli stabilimento di Precenicco e Martignacco.
Questa la proposta obbligata e forse meno gradita dagli operai che restano del parere che sarebbe preferibile estendere l’utilizzo degli ammortizzatori sociali a tutto il gruppo. Peccato che i rappresentanti sindacali veneti, dopo aver partecipato al tavolo con il prefetto di Udine, Ivo Salemme, nel corso della manifestazione pubblica, sia mercoledì, sia ieri, nel nuovo confronto organizzato a Santa Maria di Sala (Pd), abbiano risposto picche. I sindacalisti veneti, infatti, sono convinti che si tratti di una crisi tutta friulana. Poco importa se i benefici dell’eventuale rinegoziazione del debito con gli istituti di credito, sulla quale insisterà la Regione al tavolo nazionale, si faranno sentire in tutti gli stabilimenti italiani, Cgil, Cisl e Uil del Veneto non intendono appoggiare la lotta dei colleghi di Martignacco e Precenicco.Ecco perché, ieri, le rappresentanze sindacali friulane hanno chiesto e ottenuto dall’azienda il rinvio dell’incontro al 29 aprile. «Prima dobbiamo confrontarci con i lavoratori» hanno ripetuto, ieri sera, Roberto Di Lenardo (Cgil), Augusto Salvador (Cisl) e Luigi Oddo (Uil) nel ricordare che lunedì nel corso delle assemblee illustreranno i pro e i contro di entrambe le proposte. «Se sarà accettata la cassa integrazione speciale solo per i dipendenti friulani ci consentirà di salvare Precenicco dove l’azienda potrebbe prevedere 80 lavoratori, mentre se insistiamo con l’estensione della Cigs a tutto il gruppo ci troveremo con una parte che ci sta e con i veneti e l’azienda contro. In quest’ultimo caso la stessa azienda potrebbe confermare la messa in mobilità dei lavoratori di Precenicco e Martignacco». L’obiettivo è salvare Precenicco e per raggiungerlo sul piatto della bilancia i sindacati porranno il trasferimento in Friuli di alcune lavorazioni effettuate in Slovenia e l’avvio di un piano di prepensionamento che coinvolga tutti gli addetti italiani del gruppo, cioè 150 lavoratori che potrebbero essere accompagnati alla pensione.I sindacati insistono sulla Cigs perché in quel modo sono convinti di mantenere aperta la trattativa e di studiare soluzioni alternative per salvare i posti di lavoro. La Cigs, infatti, può arrivare fino a 3 anni se sarà motivata dallo stato di crisi e scendere a uno se la motivazione sarà legata alla chiusura degli stabilimenti. Questo dipenderà dall’azienda.Inutile dire che la trattativa resta delicata come pure il confronto con i lavoratori che fino a ieri erano decisi a battersi per l’estensione degli ammortizzatori sociali a tutto il gruppo. Il motivo? Più d’uno. Tra questi il fatto che in Cigs i lavoratori percepiranno uno stipendio di 815 euro al mese, un cifra insufficiente per chi ha il mutuo da pagare.
Udine Nel bottino anche il campionario di tre colleghi. Rientrava da una fiera
Alcuni malviventi gli hanno forzato l’auto: colpo da 110 mila euro
di ANNA ROSSO
Le più belle creazioni dei maestri orafi friulani sono state rubate giorni fa in un’area di servizio autostradale, a Ferrara. Bottino: oltre 110 mila euro. Vittime del colpo quattro firme dell’alta gioielleria: Piero De Martin di Codroipo, Fucina longobarda Mazzola e Piccolo Oro di Udine e Il crogiolo di Cervignano. Queste aziende avevano esposto i loro prodotti di punta alle “Tentazioni del bello”, fiera dell’arte e del lusso che si è svolta a Pesaro dal 28 marzo al 5 aprile.
Uno dei responsabili, l’orafo, scultore e professore Piero De Martin, alla fine della manifestazione, era stato incaricato di riportare in città anche i campionari dei colleghi. Ciò secondo un meccanismo “di cortesia” collaudato che permette agli altri – che naturalmente si rendono disponibili a turno – di risparmiare tempo e anche un viaggio. Verso le 22 di domenica 5, De Martin era a bordo della sua Mercedes insieme a una sua collaboratrice e, ad un certo punto, i due hanno sentito che la vettura faceva uno strano rumore. Giunti all’altezza di Ferrara, dunque, hanno preferito fermarsi nell’area di servizio Po Est per un controllo visto che, dopo la fiera, una delle gomme era a terra ed è stata sostituita con il cosiddetto ruotino. Mentre attendevano l’assistenza meccanica, i due hanno pensato di andare a bere un caffè. Hanno quindi abbandonato l’auto solo per pochi minuti: due o forse tre. Quando sono tornati hanno trovato il vetro di un finestrino sfondato e il trolley con tutti i “rotoli” dei gioielli era scomparso. Tutte le altre borse erano rimaste al loro posto. «Ricostruendo i fatti a posteriori – riferisce De Martin – penso che mi abbiano seguito da Pesaro. Ho infatti ricollegato quella gomma a terra con quello che è successo dopo. E, come se non bastasse – aggiunge –, successivamente ho avuto un’altra amara sorpresa. Due giorni più tardi, infatti, sono andato a recuperare l’auto nell’officina cui era stata affidata dopo i rilievi della Polstrada di Ferrara e ho scoperto che mancavano tutte le cose che avevo lasciato sulla vettura: abiti, attrezzature informatiche e anche un carnet di assegni. Oltre al danno, insomma, anche la beffa».Si è salvata dal blitz della “banda dell’autogrill” solo la ditta Creagioielli di Tarcento perchè il titolare, che pure aveva preso parte all’esposizione di Pesaro, aveva poi ritirato personalmente i suoi gioielli. «Anche io volevo andare a prendere le nostre creazioni – racconta Nicola Mazzola –, ma poi purtroppo ho avuto un altro impegno. Comunque la questura è stata messa al corrente dell’accaduto, nei dettagli. E ora speriamo che la polizia, grazie alla sua esperienza, riesca a risalire ai responsabili». Sul caso, ora, sta cercando di far luce la Squadra mobile che sta valutando tutti i particolari e le circostanze contenute nella denuncia. Gli stessi investigatori stanno ancora indagando sull’aggressione a scopo di rapina avvenuta l’8 aprile all’agriturismo “Dai spadons” di Pradamano. Quella sera cinque individui armati di bastoni e di una pistola a salve hanno picchiato due venditori di gioielli di Valenza e il titolare del locale, ma poi sono scappati con le valigette sbagliate.
IL NO ALL’ELECTION-DAY
UNA SCELTA POLITICA di LEOPOLDO COEN

Difficile comprendere quali siano le obiezioni di incostituzionalità sollevate da parte di chi, al governo, ha deciso di non far coincidere la data del referendum con quella delle elezioni europee e amministrative. Il sospetto, confermato successivamente anche dalle dichiarazioni del presidente del consiglio, è che si siano rivestiti con ragionamenti giuridici motivi di esclusiva convenienza politica, al fine di ricomporre le profonde divergenze manifestate nella maggioranza in merito al referendum elettorale. E’ da diverso tempo ormai che gli esiti dei referendum non si giocano più sulla contrapposizione tra i sì e i no.Ma piuttosto tra chi, favorevole all’abrogazione, si reca a votare, e i contrari, che si limitano ad astenersi, rendendo così inefficace il risultato delle urne. Da qui l’importanza della determinazione della data del referendum, per stabilirne in concreto le possibilità di successo: facendolo coincidere con una tornata elettorale, si riduce infatti l’astensionismo attivo dei contrari all’abrogazione. A dare credito alle motivazioni basate su argomenti giuridici, gli eventuali vizi di incostituzionalità andrebbero individuati nell’esigenza di tutelare la libertà di espressione del voto, evitando che la scelta referendaria determini indebitamente quella elettorale o, viceversa, che mere ragioni di appartenenza politica possano influenzare e sovrapporsi, altrettanto indebitamente, sul voto referendario, proprio perché la manifestazione di volontà dell’elettore si ispira, nei due casi, a logiche del tutto diverse.In effetti si rinviene un precedente in cui il giudice amministrativo ha ritenuto illegittima, proprio per le ragioni che si sono appena indicate, una delibera comunale che aveva fissato lo svolgimento di un referendum consultivo comunale in concomitanza con le elezioni amministrative. Ma questo precedente dimostra quanto gli argomenti invocati oggi per rinviare il referendum siano infondati. Nel caso ritenuto illegittimo dal giudice, infatti, si era trattato delle elezioni amministrative, dirette a designare il nuovo governo locale, cui si sommava l’espressione di un voto referendario, che aveva a oggetto una scelta di fondo della politica comunale (la decisione sulla chiusura del centro storico al traffico privato). È del tutto evidente, allora, l’interferenza che avrebbe rischiato di prodursi tra le due espressioni di voto, se nella medesima occasione l’elettore fosse stato chiamato a esprimersi contemporaneamente sia sul nuovo governo comunale sia su una scelta fortemente caratterizzante la vita dell’ente locale. Il caso odierno è chiaramente di tutt’altra specie: le elezioni riguardano il Parlamento europeo e, in certi casi, le amministrazioni locali, mentre il referendum si svolge sulla legge elettorale nazionale. Rischi di interferenze simili a quelli censurati dal giudice nel caso del referendum comunale dunque non ce ne sono: l’oggetto del referendum non ha infatti nulla a che vedere né con il Parlamento europeo né tanto meno con le amministrazioni locali, per cui la libertà di espressione del voto appare sufficientemente garantita.Di rilievo diverso gli argomenti basati sull’eccessivo numero di schede che, solo in certi casi tuttavia, l’elettore si vedrebbe consegnare. È vero che destreggiarsi tra più schede obbliga l’elettore a prestare particolare attenzione, ma è altrettanto vero che in precedenti election-day non si sono registrati aumenti significativi di voti non validi, mostrando così che l’elettore è più avveduto di quanto opportunisticamente a volta lo si dipinga. Si noti, tra l’altro, che il contenuto della scheda referendaria si distingue nettamente da tutte le altre elettorali: non reca simboli né di partito né di coalizione né di candidati, ma solo un quesito posto al centro e le due caselle con il “sì” e il “no”. Possibile fare confusione? La decisione di non fare svolgere le consultazioni negli stessi giorni è dunque solamente politica. Scelta legittima, ovviamente, purché se ne assumano le responsabilità in un momento in cui ogni euro risparmiato potrebbe trovare ben altre destinazioni.
Oggi e domani il Consorzio per la salvaguardia apre le porte di antiche e suggestive dimore
Quattordici manieri, con il graditissimo rientro di Rocca Bernarda. Questo il numero di fortilizi carichi di storia che partecipano alla due giorni di Castelli aperti, la manifestazione rinnovata questo fine settimana dal Consorzio per la salvaguardia Fvg, come ormai tradizione consolidata a ogni inizio primavera, a vantaggio del visitatore che desidera scoprire alcuni dei luoghi storici e nobiliari piú belli della nostra regione. I castelli saranno visitabili oggi e domani dalle 10 alle 18 con una pausa dalle 13 alle 14 (l’orario nel dettaglio per ogni località è riferito in un altro servizio in questa pagina). Le visite partiranno ogni ora per tutti i castelli e, per quelli che registreranno affluenze maggiori, si potranno prevedere partenze ogni mezz’ora.Oltre a Rocca Bernarda che torna visitabile, l’altra novità di Castelli aperti è rappresentata dall’accordo con Confartigianato Udine. La collaborazione prevede la presenza di alcuni tra i piú significativi artigiani della nostra regione all’interno dei castelli della provincia di Udine; si tratta di veri e propri artisti specializzati nell’arte orafa, del restauro, degli strumenti musicali e nella lavorazione del ferro, della lana, del legno e nella creazione di capi d’abbigliamento e accessori. Si tratta de i Pilutti, l’Atelier Muser, De Antoni Carnia lana cotta, Gloria de Martin lingerie, fratelli Rossitti liuteria e restauro, Fucina Longobarda Mazzola, Pellegrina gioielli e Redaicarui restauro legno.Affacciati sul golfo o posti su verdi colline, immersi in parchi di risorgiva o al centro di città di cui erano la dimora più prestigiosa, i manieri che apriranno ai visitatori i loro portoni saranno la Casaforte la Brunelde, i castelli di Arcano, Cassacco, Susans, Villalta, Rocca Bernarda e i palazzi Romano e Steffaneo-Roncato in provincia di Udine; Castelcosa, il castello di Cordovado e i palazzi d’Attimis Maniago e Panigai–Ovio in provincia di Pordenone; palazzo Lantieri in Provincia di Gorizia e il castello di Muggia in provincia di Trieste.Sulle antiche scale degli affascinanti castelli medievali si sarà accolti personalmente dai proprietari, che fungono da ciceroni d’eccezione, oppure da professionali guide turistiche. Insieme a loro si potrà tornare indietro nel tempo, visitando antiche dimore e scoprendo una parte dell’immenso patrimonio storico e architettonico della nostra regione. La visita nei vari castelli sarà arricchita da numerosi eventi collaterali che i proprietari organizzeranno nelle loro sale o nelle relative pertinenze.
UDINE. «Grazie per aver capito Eluana». Sono le parole di Beppino Englaro, ritornato ieri a Udine, la città che ha ospitato la figlia Eluana per il suo ultimo viaggio, la città che lo ringrazia per aver portato avanti una battaglia di civiltà lunga 17 anni. È sereno Beppino. È lui a ringraziare chi lo applaude, ad assicurare che non scenderà in politica, a battersi per una legge sul testamento biologico che rispetti ogni posizione.
Dopo la morte di Eluana, il suo è un debutto pubblico da persona nota e che sulla propria pelle ha vissuto il “meccanismo infernale”, come lo chiama, per far valere i propri diritti. Englaro interviene al convegno “Fine vita: dignità e rispetto della volontà della persona nelle legislazioni regionali e nelle norme nazionali”, voluto dalla Federazione italiana per la cremazione. Ad ascoltarlo, una platea composta da oltre 400 persone all'auditorium Menossi.«Sono qui per informarvi – dice – su ciò che non potete escludere vi possa accadere se vi trovate in una situazione del genere». Englaro parla ripercorrendo la propria doppia tragedia, la morte della figlia 17 anni fa e le lotte combattute per far rispettare la sua volontà. Una vicenda che ha diviso il Paese, le coscienze e la politica, ma davanti alla quale Beppino non ha rimpianti. «Perché è stata una vicenda nella quale tutto è sempre stato limpido – spiega –, nella quale nessuno ha fatto cose che non avrebbe dovuto fare». Il riferimento va alla perizia della Procura di Udine che sembra scagionare lui e l’équipe che ha assistito la donna nella casa di riposo “La Quiete” dov’è deceduta il 9 febbraio.«Quello che c’è dai primi esiti – prosegue Beppino –, indica che le cose sono state fatte, come abbiamo sempre detto, al massimo livello di scientificità. E che Eluana non abbia sofferto, lo scrivono i periti consulenti della Procura». A sostegno degli indagati, ieri a Englaro è stata consegnata una raccolta di firme, 1.350, una raccolta spontanea, senza riferimenti politici o di associazioni, voluta per manifestare concretamente la vicinanza di 1.350 friulani. E a chi dalla platea gli grida “grazie”, Beppino risponde: «Fa molto piacere essere capiti, ti ripaga di tutto quello che si è patito negli anni. Grazie a voi per aver capito Eluana».E se la politica si è impadronita del caso Englaro, Beppino parla anche di politica. «Mai e poi mai scenderò in campo – argomenta –, non fa parte dei miei programmi. Ma continuerò a sostenere la necessità di una legge sul testamento biologico che rispetti le libertà fondamentali, che consenta a tutti di poter scegliere, di poter dire sì o no davanti a qualsiasi terapia o cura». Accanto a lui ci sono don Franco Barbero, strenue sostenitore dell’autodeterminazione, ma anche i senatori Ferruccio Saro (Pdl) e Marco Perduca (Radicali-Pd), l’assessore comunale alla qualità della vita Lorenzo Croattini, il consigliere regionale Paolo Ciani (Pdl), autore della legge sulla cremazione. E soprattutto Saro e Perduca si scagliano contro il disegno di legge passato in Senato e pronto, forse, ad approdare alla Camera. «Dal Friuli – afferma Saro – deve ripartire la battaglia per la laicità dello Stato e per impedire provvedimenti di legge condizionati dai teodem. Lo Stato non può imporre alcuna decisione, tanto meno può imporre posizioni che derivano dall’integralismo cattolico. Ognuno ha il diritto di decidere, in autonomia, sul proprio fine vita».Anna Buttazzoni
di MASSIMO MEROI
Tutti pazzi per le stelle dell’Udinese. I bianconeri hanno chiuso ai quarti di finale la loro avventura in Europa, ma proprio in una partita di alto livello come quella con il Werder si è avuta la conferma del valore assoluto di alcuni giocatori. Inler, Asamoah e Quagliarella hanno confermato di aver fatto un salto di qualità e le loro quotazioni sul mercato si sono impennate. Questo, comunque, non significa che i tre lasceranno Udine, come ha voluto ribadire ieri il direttore generale Pietro Leonardi. Resta la consapevolezza di avere nella rosa elementi di spicco (non dimentichiamoci che all’appello nella doppia sfida con i tedeschi è mancato Di Natale) e giovani di grande avvenire (oltre ad Asamoah il pensiero va a Sanchez). E questo non fa che acuire i rimpianti per l’eliminazione.
Inler. Il gol è stato stratosferico, ma guai a fermarsi a quello per giudicare la partita dello svizzero con il Werder. Inler si è dimostrato il classico giocatore di stampo europeo, tecnicamente all’altezza, ma soprattutto pronto a reggere l’impatto fisico con il calcio continentale. Serve tanta forza nelle gambe per fare la differenza in Europa e il numero 88 di Marino l’ha dimostrata tutta. Pretendere che nel secondo tempo giocasse sui ritmi del primo era umanamente impossibile. La prestazione nel suo complesso resta lì, intatta, e conferma come le motivazioni siano fondamentali. Inler non ha vissuto un girone di ritorno particolarmente brillante, ma nelle due gare casalinghe con Zenit e Werder è stato tra i migliori. In caso di passaggio del turno l’Udinese avrebbe affrontato l’Amburgo, proprio la squadra che nelle ultime settimane avrebbe fatto i passi più concreti per mettere le mani sullo svizzero. La scorsa estate l’Arsenal aveva offerto 6 milioni, la metà della valutazione data dai Pozzo al loro centrocampista.Asamoah. Restando in tema di linea mediana, a stregare più di tutti la platea europea del Friuli è stato sicuramente il piccolo e imprendibile centrocampista ghanese, un vero iradiddio dall’inizio alla fine. “Asa” ha la quantità di un centrocampista di fatica e la qualità e la velocità di un trequartista. È uno spettacolo vederlo partire con il pallone incollato al piede in mezzo a quattro avversari che non riescono proprio a prenderlo. Avesse segnato con quel sinistro da fuori stampatosi sul palo il gol del 4-2, avrebbe dato una svolta diversa alla gara, e avrebbe potuto diventare l’eroe della serata. Asamoah ha 20 anni, giocatori di questo calibro se ne vedono pochi in giro e non è un caso che su di lui si sia mosso Mourinho. Il tecnico dell’Inter ha fatto pubblicamente i complimenti a Quagliarella, ma come ha sottolineato Pozzo «ce ne sono anche altri di nostri giocatori che gli interessano». Asamoah è il primo della lista. E infatti nella riunione avuta con Moratti dopo l’eliminazione dalla Champions lo “Special One” ha fatto tre nomi per costruire l’Inter del prossimo anno: i genoani Milito e Thiago Motta e appunto Asamoah.Quagliarella. Dulcis in fundo ecco il bomber. Giù il cappello davanti a questo attaccante che in due anni ha fatto passi da gigante dimostrando una forza caratteriale fuori dal comune, visto che ha saputo reagire come pochi ai momenti duri. «Nelle difficoltà mi esalto», aveva confessato alla vigilia ricordando gli errori di mira dell’andata. E anche stavolta non ha tradito. È andato a segnare con un pallonetto – esecuzione fallita tre volte a Brema – il gol del 2-1 e ha firmato il 3-1 con un gesto tecnico (stop di petto e sinistro di prima intenzione in caduta per anticipare il difensore) che ha ricordato i gol degli attaccanti di razza. «È stata un’esecuzione difficilissima, da paura – ci ha confessato Abel Balbo, uno che di punte se ne intende –, Quagliarella è un bomber vero, ha calciato senza guardare la porta a dimostrazione di un istinto da attaccante di razza». Quagliarella è salito a quota 17 gol in questo campionato, in due stagioni lui e Di Natale hanno segnato 50 delle 88 reti segnate dall’Udinese di Marino. Sono numeri che fanno impressione.

SEDEGLIANO
SEDEGLIANO. Una “ragazzata”, un pieno gratis da dividere con gli amici, a spese dell’ignaro gestore. Ma pur sempre un furto. È quanto è accaduto al distributore di carburante attiguo all’hotel “da Angela” di Turrida di Sedegliano gestita da Giacomino Fabris, che appena un mese fa è stato preso di mira dai ladri i quali hanno infranto la vetrata del locale con una mazza di ferro e hanno rubato contanti per 2 mila euro.Stavolta a entrare in azione è stata una compagnia di ragazzi che ha approfittato del mancato funzionamento del sistema di protezione automatica, forse manomesso, o forse inavvertitamente disinserito. «I primi ad arrivare al distributore automatico verso le 22.30 – racconta il titolare – sono stati alcuni ragazzi che, una volta accortisi che potevano fare il pieno gratis hanno cominciato a chiamare gli amici al cellulare». È “smessaggiando” che la “tribù” si è messa in marcia alla volta di Turrida. Diverse auto sono arrivate alla pompa di benzina e, incuranti del cartello che indicava un’area videosorvegliata, hanno cercato di riempire i serbatoi e, non contenti, hanno rovistato in un deposito attiguo in cerca di taniche e bottiglie per fare incetta di carburante.«Mio figlio Matteo ha notato uno strano movimento di auto vicino al distributore verso le 23.30 e, insospettito, ha anche annotato un numero di targa». Quando è uscito per vedere cosa stava succedendo e per assicurarsi che gli erogatori fossero chiusi a dovere ormai la compagnia si era dileguata razziando carburante per un migliaio di euro. «Ma siamo riusciti già a rintracciare uno dei ragazzi - assicura Fabris –. Il padre, per rimediare al comportamento del giovane, ha voluto saldare il suo debito. Mi auguro si facciano avanti anche gli altri che, sappiamo, vivono fra il comune di Sedegliano e quello di Coseano».Il titolare ha sporto regolare denuncia contro ignoti alla stazione dei carabinieri di Codroipo. «Ma mi auguro che la cosa si possa risolvere con un doveroso gesto di onestà e coscienza» conclude. (a.c.)
TOLMEZZO

TOLMEZZO. I timori a suo tempo espressi anche dal sindaco Cuzzi paiono ora avverarsi: il 3° Reggimento artiglieria da montagna di stanza a Tolmezzo dovrebbe lasciare la Carnia per essere trasferito a Udine. Lo si deduce da una risposta del sottosegretario alla Difesa, Guido Crosetto, ad un’interrogazione da parte del senatore del Pd, Carlo Pegorer, in merito al ventilato trasferimento del 3º Reggimento di artiglieria da montagna da Tolmezzo ad Udine.
Nella risposta il sottosegretario precisa come a seguito di un recente studio da parte da parte delle Forze armate, in tema di razionalizzazione delle infrastrutture dell’area carnica e friulana, sia «emersa evidentemente l’inidoneità delle caserme «Cantore» e «Del Din» di Tolmezzo ad ospitare il richiamato 3º Reggimento di artiglieria».Il documento ha inoltre ravvisato la necessità di procedere al trasferimento del reggimento nella caserma «Spaccamela» di Udine, «peraltro, attualmente sottoimpiegata». Questa soluzione sarebbe resa necessaria «a causa della limitata superficie delle citate caserme, (Del Din e Cantore) nonchè dell’ubicazione in pieno centro storico della caserma «Cantore», la quale, peraltro, risulta sottoposta al vincolo architettonico da parte della Soprintendenza alle Belle Arti, che ne limita l’utilizzo».Crosetto non esclude la possibilità, «previa effettuazione degli opportuni lavori di adeguamento e ammodernamento, di concentrare anche altri reparti del Friuli nella caserma “Spaccamela”».Non si tratta di un provvedimento definitivo, ma che ancora una volta pone il problema del mantenimento in Carnia dei militari, che rappresentano un volano economico importante per Tolmezzo, oltre che ad una tradizione consolidata nel tempo. Il sottosegretario ha aggiunto a proposito che «giova rammentare, a carattere generale, che, in sede di definizione di ogni provvedimento ordinativo da intraprendere, la Difesa, come è ormai consuetudine consolidata, non trascura di valutare preventivamente tutti gli aspetti di maggior rilevanza, quali quelli di carattere sociale, economico ed infrastrutturale, nonchè quelli relativi ai legami storici con le comunità locali interessate. Allo stesso tempo - termina la risposta al senatore Pegorer -, ove un provvedimento di natura ordinativa trovi attuazione, le Forze armate, fatte salve le prioritarie esigenze operative, tengono sempre in debita considerazione le preferenze espresse dal personale interessato, ai fini del loro futuro reimpiego, in modo da evitarne o ridurne il più possibile gli eventuali disagi».

UDINE
Lo storico negozio di Prenatal in via Vittorio Veneto 6 ha chiuso i battenti. E dopo 25 anni di attività nel centro del capoluogo friulano ha deciso di trasferirsi in via Nazionale a Reana nell’ex negozio della Chicco. La nuova apertura è prevista per il 30 maggio, ma la data non è stata ancora ufficializzata. Quello che è certo è che il centro di Udine perde un altro negozio storico. E in via Vittorio Veneto il numero dei punti vendita continua a ridursi.
«Ci trasferiamo da un appartamento a una villa» hanno commentato ieri le quattro dipendenti dell’azienda leader in Europa nella distribuzione di prodotti per la mamma ed il bambino fino a undici anni produzione. La chiusura di Prenatal quindi non è frutto delle conseguenze della crisi economica, ma nasce molto probabilmente da un lato dalla voglia di investire per diventare ancora più grandi e dall’altro di allontanarsi dal centro città. «Il negozio non andava male, anzi – hanno infatti assicurato le dipendenti –, ma chiaramente non lavoravamo più come qualche anno fa. Il centro storico attira meno persone soprattutto da quando hanno aperto molti centri commerciali nell’immediata periferia. E la chiusura al traffico della via non ha aiutato». Tanti i clienti che criticavano la mancanza di parcheggio e anche di un arredo urbano con panchine e servizi. Da lì la scelta di trasferirsi anche per potenziare l’offerta. Il nuovo negozio infatti avrà una superficie molto più grande rispetto ai 400 metri quadri circa di quello in via Vittorio Veneto. Nel negozio della Chicco chiuso dal 30 settembre dell’anno scorso ci sono infatti ben tre piani con due grandi magazzini. Nel negozio della Chicco c’era anche un ampio spazio per passeggini e lettini e una sala giochi dove era possibile organizzare feste di compleanno. E non è escluso che anche la catena di Prénatal, che attualmente vanta 437 punti vendita in 14 paesi diversi di cui ben 204 in Italia, decida di creare uno spazio giochi innovativo. L’obiettivo della catena è infatti quello di creare negozi in cui poter trovare tutte le risposte alle esigenze specifiche che di volta in volta emergono nelle diverse fasi della "vita di mamma", a partire dai primi mesi di gravidanza. Cristian Rigo

CERVIGNANO

CERVIGNANO. Traffico in tilt, ieri pomeriggio, nel capoluogo della Bassa friulana dove, a causa di un incidente stradale, fortunatamente senza gravi conseguenze per gli occupanti dei quattro veicoli coinvolti, centinaia di automobili, in entrata e in uscita da Cervignano, sono rimaste incolonnate per oltre un'ora. Impossibile raggiungere il centro della cittadina in automobile, a causa del traffico letteralmente paralizzato, che ha provocato numerosi incolonnamenti, anche lungo le statali 14 e 352.
A dir poco infuriati gli automobilisti, costretti a rimanere per ore imbottigliati nel traffico cittadino, particolarmente sostenuto all'ora in cui si è verificato il sinistro. In molti, tra passanti e ciclisti, si sono fermati ad osservare una scena davvero inconsueta per Cervignano, con le vie Udine, Gorizia, Carnia, Ramazzotti, Divisione Julia, XXIV Maggio, Aquileia e perfino la centralissima via Roma, letteralmente invase dalle vetture in coda. Erano circa le 17.30 quando, all'incrocio tra via Udine e via Divisione Julia, a causa di una mancata precedenza, due vetture guidate da due residenti si sono scontrate, andando a loro volta a impattare contro altre due vetture, che in quel momento sopraggiungevano dai due opposti sensi di marcia. Nonostante l'impatto sia stato abbastanza violento, fortunatamente, non ci sarebbero state conseguenze per gli automobilisti coinvolti, tutti residenti tra Cervignano e Terzo di Aquileia. Secondo la polizia municipale, coordinata dal comandante Monica Micolini e intervenuta sul posto con due pattuglie, per cercare di far tornare la situazione alla normalità, il congestionamento del traffico sarebbe da attribuirsi al fatto che i conducenti dei veicoli incidentati, non riuscendo a trovare un punto di accordo per quanto concerne l'attribuzione delle responsabilità, avrebbero lasciato a lungo le macchine in mezzo alla strada, fino al completamento dei rilievi, effettuato dai vigili urbani, decisamente sotto pressione.Mentre, infatti, una pattuglia provvedeva a ricostruire la dinamica dell'incidente, l'altra era alle prese con il traffico impazzito e con le vivaci proteste degli automobilisti, alcuni dei quali non hanno mancato di sfogare la propria rabbia con gli agenti in servizio, il cui corpo, peraltro, sarebbe da tempo sotto organico. A Cervignano, infatti, i vigili attualmente in servizio, sarebbero soltanto la metà rispetto al numero stabilito dalla legge regionale, secondo la quale ci dovrebbe essere almeno un agente della polizia municipale ogni mille abitanti. Elisa Michellut


Sottoscrizione Mv e Ana: oltre 82 mila euro
Anche la Banca popolare Friuladria è tra gli istituti di credito che raccolgono la donazioni per la sottoscrizione lanciata dal Messaggero Veneto e dall’Ana. Al termine della sottoscrizione saranno gli alpini, in collegamento con la sezione Abruzzo, a indicare quale progetto finanziare con i fondi ricevuti. Chi volesse aderire all’iniziativa può, dunque, rivolgersi a uno qualunque degli sportelli delle banche indicate qui sotto.
Saldo precedente72.133,06Rossi Luigi50 Iaia E Bobo150 Bressan Leopoldo50 Erba Luigia200 Frezzani Leandro e Celesta100 Sclauzero Simone1.800 Vpd80 Perco Elisa50 Fabris50 Anonimo30 Bonitti Samantha70 Calabrese Angela40 Donato Tammaro10 Menotti Adriana e Antonio100 Gambin Renato50 Micelli Antonello50 Minighini Renato50 Vicario Milena50 Lazzaro Paolo 100 Mazzariol Daniele40 Bianchini Giuseppe e Caterina30 Gori Alessia100 Lunazzi Aldo e Fausta100 Cerutti Giancarlo e Claudia150 Friul Games Srl2.500 Anonimo15 Della Vedova Fabiana50 Anonimo50 Anonimo20 Anonimo50 Anonimo100 Tilatti Andrea100 Anonimo100 Anonimo50 Anonimo2 Bovo Dino100 Anzil Luigino50 Di Benedetto Paolo 100 Missio Duilio 50 TS Selected Technological1.000 Duri' Giorgio e Miria100 Iob Laura150 Calligaris Stefano 20 Volpatti Giancarla100 Savonitto Lorenzo200 Anonimo50 Alfio e Silvana50 Aloisio Luciano100 Martinella Remo20 Cisilino Linda100 Ortofrutta Tavano100 Brusadin Alessandro50 Vesa Felicia20 Damo Anna50 Ortolan Zita50 Maccan Renato50 Visintin Domenico100 Carissimi Mauro50 Fabris Dino50 De Michieli Roberto200 Zanette Danilo20 Borgna Annarella200 Visintin Claudio50 Predan Iole50 Moreale Boris50 Beltrame Meri50 Delera Giovanni250 Cappellaro Antonio200 Mander Andrea50 Zorzetig Andrea100 Burgnich Bruno100 Corradina M.luisa100 Wey Marie Therese e Chiaruttini Wa50 Totale82.850,06