WEB 2.0 E PARTECIPAZIONE POLITICA
Quello della politica, e della partecipazione politica, è un tema che attraversa trasversalmente pressoché tutti i campi dello scibile umano. Sono molti, e di differenti orientamenti, gli autori che a vario titolo se ne sono occupati, e diverse le discipline: a partire dalle scienze politiche e giuridiche, che ne indagano l’aspetto amministrativo, passando per la filosofia, che dai tempi di Aristotele si è sempre interrogata sulle forme di buon governo, per non parlare delle scienze sociali, soprattutto la sociologia e la scienza della comunicazione, che ha spesso investigato sui meccanismi di formazione e propagazione delle opinioni. Giuliano Urbani definisce la partecipazione politica come un comportamento autonomo di chi, essendo e sentendosi parte di una qualche collettività, concorre in vario modo al processo delle decisioni che la riguardano. La letteratura scientifica riguardante l’argomento non è semplice, proprio perché si incrociano svariate discipline. Verso la fine del secolo scorso abbiamo assistito alla nascita di nuove società globali e con esse si è visto crescere l’utilizzo di nuove tecnologie informatiche, l’affermarsi delle reti virtuali che uniscono e bit dopo bit collegano enormi spazi mondiali e/o nazionali, lo stimolo e la ricerca di risultati immediati nel campo della comunicazione e della visibilità mass-mediatica, sono solo i più eclatanti tra gli aspetti che caratterizzano le nuove modalità di comunicazione applicate alla partecipazione politica. Volendo provare a fare una distinzione tra il metodo di approccio cosiddetto classico e il metodo con l’utilizzo del network, si evidenzia subito che in Italia la politica non ama molto la rete. Di conseguenza la televisione e la piazza rimangono i luoghi privilegiati per fare politica sia essa legata alla semplice comunicazione sia quella messa in atto durante la propaganda elettorale e l’utilizzo del web si riduce ad un abuso sfrenato nel periodo pre-elettorale fino ad arrivare all’abbandono assoluto dopo le votazioni. Tutto ciò provoca conseguenze devastanti, penalizza gli utenti della rete, che a differenza sentono il bisogno e la voglia di partecipare, condividere le loro esperienze, ed oltre modo questo comportamento arrendevole limita lo scambio di opinioni, il confronto e l’ascolto, come dire, un filo conduttore troncato nel peggior dei modi. I siti web chiusi rappresentano la routine, altri vengono abbandonati ed altri ancora risultano scarni di notizie e quasi sempre male aggiornati. Web e politica in Italia rimane un’uguaglianza alquanto strana, faticosa e difficile da comprendere, specie per un politico, a qualsiasi livello, poco avvezzo alle nuove dinamiche e l’utilizzo anche minimo di internet. Sforzo e fatica, non solo fisica, nel stare lì seduto a rispondere ad e-mail od a partecipare attivamente ad un forum, ma è anche intellettuale, confrontarsi in modo quasi immediato equivale a sostenere una sorta di campagna elettorale permanente, con il rischio di esporsi a critiche e attacchi diretti. Uno dei motivi perché internet è poco usata è quello anzidetto, infatti, se consideriamo le posizioni dichiarate in Tv e/o alla stampa esse svaniscono, solitamente, in breve tempo e a volte capita di contraddirsi da soli, senza che nessuno li sbugiardi. Sul web le parole rimangono e, attraverso i link, possono finire ovunque. Appartenere al mondo del web party o del web politician, con una presenza costante nella rete significa essere coerenti, ma soprattutto equivarrebbe essere trasparenti, dote che non tutti hanno l’onore di fregiarsene. Ma tornando a noi, esempi quotidiani ci mostrano che i giovani rispetto agli adulti, hanno una sfiducia più diffusa, non verso la politica, ma verso quei partiti e verso quei politici che continuano ad animare la cosiddetta comunicazione/partecipazione in forma tradizionale. Secondo Ulrich Beck sociologo tedesco, citando una ricerca del Deutsches Jugend-Institut (Istituto tedesco della Gioventù), i giovani odiano i formalismi delle organizzazioni e il loro modello di impegno costruito sull’imperativo del sacrificio della singola individualità, giudicandolo bizzarro ed ipocrita. Risultato, una generazione per così dire del che cosa me ne viene in tasca più incline a prendere parte a manifestazioni, anche senza un vero motivo, e a raccolte di firme, rispetto ad un attivismo interno di partito, definendolo tremendamente noioso, con i soliti ordini del giorno, i lunghi dibattiti e le mozioni di vario genere. Miranda Yates e James Youniss si sono interessati a questo fenomeno attraverso una collezione di saggi di livello internazionale sul meccanismo della comunicazione/partecipazione dei giovani alla vita politica. L’immagine che ne descrivono è quella di una “generazione X” scollata dalla società ed apatica, in continua contrapposizione e in lotta per comprendere la complessità della società in cui vivono ed in continuo scontro per la realizzazione dei propri ideali morali e sociali. Un quadro difficile, ma non impossibile; si tratta di anticipare i loro interessi, per esempio, e nello stesso tempo cercare di sforzarsi di ragionare come loro e con loro, di capire le loro passioni, i loro interessi, i loro limiti, in un certo senso essergli vicino, attraverso un cammino insieme, nel modo di pensare, di vedere le cose, la società, il mondo. Internet, potrebbe essere, o meglio rappresenta un’alternativa, una soluzione, per un dialogo collaborativo e costruttivo. Di fatto, internet non punta ad annullare nessuna delle gerarchie esistenti e non tende neanche a modificare la forma di base della democrazia, ma cerca di allargare e migliorare la forma partecipativa. Un muro che tuttora esiste, e internet è sicuramente lo strumento valido per eliminarlo. I siti Web, i Web-log, per non parlare di Facebook, Youtube, la posta elettronica, le mailing-list e le Newsgroup, sono diventati strumenti preziosi ed indispensabili per mantenere i contatti all’interno e all’esterno, per organizzare iniziative e per smistare ogni genere di informazione. L’impatto della comunicazione mediata dalla rete rende più efficace la circolazione dell’informazione, facilitando quindi la mobilitazione delle risorse, ma può anche contribuire al rafforzamento delle identità collettive esistenti, o allo svilupparsi di nuove, creando, in tal modo, una sorta di comunità virtuale. In tal senso non può esistere un’eccezionalità agli sforzi fino adesso visti, di sicuro occorre più sensibilità dei singoli, specie nel non sentirsi ridicoli nel dialogare in un forum o di fronte ad una webcam. La tecnologia, internet e tutto quello che gli ruota attorno è utile per rafforzare il concetto di libertà di espressione e di comunicazione. Una libertà ed un impegno a qualsiasi livello ancora più responsabile, capace di far comprendere il profondo cambiamento che sta attraversando la società e con essa i metodi di proporsi politicamente. Ancora in pochi hanno compreso questo fenomeno e con esso l’idea di aprirsi a nuovi linguaggi sempre più interconnessi. La stragrande maggioranza dei politici in Italia, continua ad ancorarsi alle vecchie strategie conservatrici,tutto ciò rischia di spegnere il progresso, un’opportunità negata a un nuovo mondo,un nuovo blocco sociale fatto sempre più di giovani che a prescindere dal colore politico non comprenderebbero le remore o le inibizioni verso le nuove frontiere della conoscenza, della comunicazione e della partecipazione che attualmente(purtroppo sembra più spaventare gli attori che gli spettatori.
articolo di VINCENZO TANZI