Cominciamo con la prima pagina del Messaggero Veneto
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Netta la chiusura da parte dell’opposizione. Il Pd: distante dalla realtà. Di Pietro: è un ducetto. Casini: ripete sempre le stesse cose
Lo statuto del partito passa quasi all’unanimità
La Russa, Verdini e Bondi nominati coordinatori: decideranno anche le candidature elettorali
Ora Berlusconi chiede più poteri Eletto presidente del Pdl per acclamazione: più peso al premier, ammoderneremo la Costituzione Biotestamento, nessuna risposta a Fini. Menia resta critico, Tondo entra in direzione
ROMA. Un partito, due leader. Con ruoli e progetti diversi per il futuro. Finisce con questa immagine il primo congresso del Pdl. Silvio Berlusconi punta tutto sul suo governo e sul «popolo» che, da 15 anni, seppure tra alti e bassi, sostiene la sua leadership carismatica. La missione è la stessa del 1994: «Cambiare l’Italia», vincere la scommessa sulla crisi economica mondiale, ammodernare le istituzioni dando «più potere» al capo del governo. La sua forza è una maggioranza parlamentare strabordante, ma dovuta anche all’asse con la Lega. Per ottenere i suoi obiettivi, il Cavaliere è pronto anche a «fare da solo».
Buttrio
Tragedia in Slovenia resta ucciso anche un polacco
Giuliano Condolo, di 27 anni da qualche mese lavorava per l’industria siderurgica
Treno travolge auto: muore operaio DanieliUDINE. Un giovane di 27 anni e un suo amico, un polacco 29enne, hanno perso la vita ieri mattina alle 5.40 in uno spaventoso incidente stradale accaduto a Salcano, a poco più di un chilometro dall’ex valico di confine. L’automobile sulla quale viaggiavano, un’Alfa 156 station wagon, ha attraversato un passaggio a livello incustodito, provvisto soltanto di segnalatori visivi e acustici, proprio mentre da Nuova Gorizia sopraggiungeva un treno viaggiatori diretto a Jesenice. L’impatto è stato terribile, la vettura trascinata per circa 200 metri e i due giovani sono morti praticamente all’istante. Le vittime sono Giuliano Condolo, operaio specializzato della Danieli di Buttrio, e Radoslav Mikol Stefanczik, muratore.
Gli autonomi promuovono la legge. Cgil, Cisl e Uil: in questo provvedimento c’è poco da salvare
Scontro sulla sicurezza in Fvg Vigile-poliziotto, sindacati divisi sulla riforma del centro-destra
di PAOLO MOSANGHINI
UDINE. È scontro tra sindacati sul disegno di legge sulla sicurezza. La Cisal critica le posizioni di Cgil, Cisl e Uil. La divisione riguarda la creazione di un’area di contrattazione per la polizia locale, le ronde con i volontari, le armi agli agenti comunali, la creazione di un “corpo” regionale.
Gli autonomi della Cisal vanno giù duri: «I signori delle dichiarazioni congiunte (Cgil-Cisl-Uil), contrari all’applicazione del Pla 3 come primo inquadramento, tornano in campo contro la categoria». «L’oggetto da demolire - spiegano Beppino Fabris e Giorgio Fortunat della Cisal - è il disegno di legge 45 sulla riforma della sicurezza urbana e della polizia locale perché - grave colpa – la Regione crea un’Area di contrattazione specifica per la polizia locale dove discutere delle tematiche peculiari della nostra categoria senza dover mediare con le dinamiche diverse delle altre figure professionali». Fabris spiega che «altra grave colpa è prevedere una formazione obbligatoria» e ancora che «non ci saranno piú Servizi, salvo che in specifiche e rarissime situazioni, ma Corpi e gli enti locali dovranno associarsi». A dividere la posizione della Cisal dagli altri sindacati è che «si potrà fare carriera partendo da agente fino a diventare commissario, privilegiando chi opera internamente». «Certo tutto questo, che a noi piace, ai fautori del tutto a tutti o a nessuno da molto fastidio ed ecco che allora portano con sé le loro rappresentanze nella Polizia di Stato per spiegarci chi è e quale ruolo deve avere la Polizia locale usando, tra l’altro, toni anche dispregiativi nei nostri confronti ed evocando pericoli quasi golpistici se questa legge dovesse passare così com’è», affermano Fabris e Fortunat. Infine, per la Cisal «questa legge non è il massimo, soprattutto sui volontari o sull’uso delle guardie giurate, ma sicuramente è un passo in avanti per il riconoscimento di diritti fondamentali della categoria».Cgil, Cisl e Uil sono distanti dalle posizioni degli autonomi. «C’è poco da salvare in quella legge», commenta Franco Belci della Cgil che oggi con Giovanni Fania (Cisl) e Luca Visentini (Uil) puntualizzerà le critiche al ddl punto per punto. «Questa legge crea un corpo unico di Polizia municipale, sottraendolo ai Comuni», aggiunge Belci che si dice contrario anche alle armi e alle ronde di volontari che avranno un costo di un milione e mezzo.«La legge disciplina le posizioni e non prevede invece la contrattazione. Ci meraviglia che i colleghi della Cisal abdichino dal proprio ruolo», è il pensiero di Luca Visentini della Uil, il quale ribadisce il no alle ronde di volontari «perché confliggono con la polizia e con i vigili urbani». La Uil contesta anche i 10 milioni che la Regione impegnerà per la sicurezza, che saranno spesi per telecamere e per rinforzare i controlli. «È un provvedimento ideologico e non condividiamo il fatto che l’amministrazione regionale avochi a sé il coordinamento delle forze di polizia. Sono compiti di prefetto e questore», conclude Visentini.Il ddl sulla sicurezza da mercoledì sarà al centro del dibattito in consiglio regionale. E anche in Aula si annuncia battaglia. La Lega nord, infatti, minaccia di occupare il consiglio regionale, accampandosi nella sede di piazza Oberdan, armata di coperte e panini. «O il Consiglio approva la legge sulla sicurezza, o noi occupiamo» è stato l’aut-aut di Danilo Narduzzi, capogruppo del Carroccio.I lavori d’Aula sono in programma martedí, mercoledí e giovedí. Il piatto forte è, appunto, il ddl sulla sicurezza, la bandiera della Lega nord, issata dall’assessore regionale alle Autonomie locali, Federica Seganti, che ha piazzato nel primo semestre della legislatura una riforma milionaria che introduce i volontari per la sicurezza e assegna risorse a tutti i Comuni della regione per impianti di illuminazione e videosorveglianza.
IL GIORNO DEL CAVALIERE
EGEMONIA SUL SISTEMA di GIANFRANCO PASQUINO
Non tutto era scontato al primo congresso nazionale del Popolo della libertà. Ci si poteva aspettare l’elezione incontrastata del presidente, come un evento naturale non essendoci oppositori, ma, forse, qualcuno avrebbe preferito una procedura almeno vagamente democratica e non l’acclamazione di Silvio Berlusconi. Il precedente di un segretario non eletto, ma acclamato, appartiene a Bettino Craxi, al congresso del Psi di Verona, maggio 1984. Ci si poteva aspettare la celebrazione di quindici anni coronati da successi, un percorso nel quale l’imprenditore antipolitico Silvio Berlusconi è riuscito a trasformarsi in capo di governo senza né abbandonare né smussare la sua antipolitica, anzi, utilizzandola in maniera più raffinata, per esempio, contro i “fannulloni” nell’amministrazione pubblica e contro gli insegnanti nelle scuole pubbliche, alle quali si annuncia la competizione con le scuole private. Più che una celebrazione di un successo comunque senza precedenti, il discorso di Berlusconi è voluto essere una rivendicazione di egemonia assoluta sul partito, sul governo, sul sistema politico. A Fini che aveva chiesto un po’ di pluralismo, rispetto del Parlamento, riforme costituzionali confrontate con l’opposizione, Berlusconi ha risposto, da un lato, ignorandolo, dall’altro, ribadendo l’esigenza di revisione dei regolamenti parlamentari e ricordando le riforme costituzionali già fatte, anche se poi sconfitte dal referendum voluto dall’opposizione.A Franceschini che gli chiede di non ingannare gli elettori presentandosi candidato al Parlamento europeo dove, comunque, come primo ministro, non potrebbe sedere, ha replicato sfidandolo a candidarsi anche lui. A una platea attenta e adorante, ha ricordato che tutti debbono farsi «missionari di libertà» in occasione delle elezioni amministrative ed europee. A tutti ha fatto sapere che i sondaggi danno il Popolo della libertà al 44%, ma che l’obiettivo è il 51%. Il Pdl non è soltanto un partito a vocazione maggioritaria, ma anche un partito che mira alla maggioranza assoluta. Apparso in forma strepitosa, Berlusconi ha saputo dare il meglio di sé come fa abitualmente nelle campagne elettorali. Anzi, è la campagna elettorale permanente che lo esalta. Troppo spesso Forza Italia era stata considerata un veicolo di plastica destinato a non durare. Grazie alla sua confluenza con Alleanza nazionale nel Popolo della libertà, nasce su una base più solida e più politica un’organizzazione che Berlusconi mira esplicitamente a fare diventare la più grande anche dentro il Partito popolare europeo.Curata da Berlusconi stesso, la spettacolarizzazione dell’evento, che sarebbe sbagliato sia criticare sia minimizzare, non deve oscurare la sostanza. È effettivamente nato un partito grande, numericamente e come quantità di potere politico già acquisito e controllato, «nazionale, moderato, riformista, liberale», fatto anche di giovani e di donne, destinato a durare. Interrogarsi sul futuro del Popolo della libertà qualora cambiasse la leadership appare un esercizio prematuro, futile e sterile.Nella misura molto significativa in cui Berlusconi rappresenta davvero il popolo degli italiani, da oggi il compito degli oppositori e del Partito democratico è ancora più arduo.
POLITICA ED EVENTO
LA REGIA DEL PREMIER di ALCIDE PAOLINI
La regia della cerimonia d’investitura di Berlusconi a capo carismatico del Pdl e prossimo presidente di una repubblica presidenziale (di ciò si è trattato) porta la firma, com’era ovvio, del premier stesso.Non fidandosi dei soliti esperti, il Cavaliere si è occupato di ogni problema organizzativo e spettacolare ed è la cosa che gli è riuscita meglio in assoluto, essendo risultata una vera e propria apoteosi. Per ciò che riguarda, invece, i suoi due interventi, non ci sono state le novità che tutti si aspettavano e che Berlusconi stesso aveva fatto intendere. Quanto a quello che il governo ha già fatto e a ciò che si appresta a fare si è trattato di una lunga elencazione di successi e promesse mirabolanti. Dove tutto però era prevedibile, al punto che non c’è stata nemmeno l’attesa presa d’atto delle sorprendenti enunciazioni di Fini riguardanti il referendum elettorale e il testamento biologico. Segno che Berlusconi non ha ritenuto prudente appoggiarlo, ma nemmeno contrastarlo. Mentre non sono mancati, nell’intervento conclusivo del premier, l’annuncio della sua candidatura di bandiera alle elezioni europee e la citazione dell’ultimo sondaggio, risalente a poche ore prima, che dava il Pdl al 44%, con la prospettiva ormai più che realistica, a suo dire, di raggiungere presto il 51%. In tutto questo è compresa anche l’assoluta novità, tra i paesi democratici, di un congresso di partito (sia pure fondante) nel quale ogni cosa era stata prevista in partenza, compreso il fatto, davvero unico, che non si è levata nemmeno una sola voce discorde e che il presidente è stato eletto per acclamazione. Nel frattempo, prima che ciò avvenisse, gli intellettuali dei due partiti che si sono accinti a confluire nel Pdl avevano cercato di accreditare alla nuova formazione un background culturale adeguato, pescando qua e là nella storia del nostro paese o altrove alcuni nomi di autorevoli studiosi o scrittori che farebbero parte della loro discendenza culturale. Nomi che vanno da Ezra Pound a Pier Paolo Pasolini, da Tolkien a Saviano, da Colletti a De Felice, da Del Noce a Croce, tanto per segnalarne alcuni tra quelli citati da rappresentanti del centro-destra in questi giorni. Non è il caso di indagare se davvero questi autori appartengano alla cultura del Pdl, ma anche se così fosse (e c’è da dubitarne, perché non si può attribuire un’appartenenza solo per il fatto che si tratta di intellettuali anticomunisti), salta agli occhi immediatamente la difficoltà di citare una profonda discendenza, capace di rappresentare una scelta propriamente di centro-destra. Il fatto è che il successo politico corrisponde raramente alla cultura più autorevole del tempo e a dire il vero poco anche a quella del passato. Un aspetto della politica che ha le sue ragioni, neanche tanto difficili da capire, poiché il compito dell’intellettuale, dello studioso, dell’artista, dello scienziato, insomma della cultura è precipuamente quello di misurarsi con la realtà in modo dialettico, spesso conflittuale, come si evince dal fatto che nel proporsi di scandagliarla, cercandone le radici e sviluppandone i concetti è implicita la volontà di un continuo e inarrestabile superamento dell’esistente. Il che significa, prima di tutto, opporsi in ogni modo all’accettazione dello statu quo. Ma c’è anche un altro aspetto della realtà di destra che va sempre di più scontrandosi con l’uomo di cultura e in particolare con lo scienziato: il tentativo di inglobare nell’esercizio politico anche la libertà individuale, in favore di credi e credenze che il centro-destra è abituato a sfruttare lucidamente, per conquistare il potere, arrivando fino al punto di imporre delle leggi etiche (come ha osato denunciare anche Gianfranco Fini in questa occasione, mostrando in tal modo di essere più in sintonia con i progressisti che con i suoi alleati), oppure illudendo il cittadino che solo il centro-destra possa difendere il proprio orticello dallo straniero. Che è un altro dei must col quale Fini, rifiutando l’obbligatorietà imposta ai medici di denunciare i clandestini malati, insiste nel distinguersi dal coro. Perché l’uomo di sinistra, proprio per le sue preferenze culturali, dalle quali trae il fondamento e il significato del suo vivere la politica, è portato costituzionalmente a mettere di continuo in discussione, a volte esagerando, le stesse idee per le quali lotta e perfino i miti ai quali aspira. Il che si traduce spesso in una limitazione dell’appeal elettorale e quindi in un indebolimento degli strumenti con i quali si misura il rapporto specifico con l’elettorato.Semplificando grossolanamente, per quanto riguarda il rapporto culturale tra popolo e politica in Italia, potremmo così sintetizzare: il comunismo era in stretto contatto col popolo per indottrinarlo, anche con la violenza, usando come mito l’uguaglianza tra gli uomini.Il leghista d’oggi vive in mezzo al popolo e cerca di conquistarlo sfruttando spesso le sue paure. Berlusconi è lontano dal popolo, ma vuole ugualmente sedurlo, compiacendolo, convinto di sapere come si fa (ma per sicurezza si vale dei sondaggi, per cogliere le sue reazioni).Il progressista, infine, si confronta continuamente con la realtà popolare sulla base delle sue conoscenze culturali, proponendosi di indicare ai cittadini la strada di un progresso che tenga conto non solo dell’economia, ma anche di tutti quei problemi e di quei dubbi che costituiscono il significato dell’esistere. Che non è una strada facile.
DI NATALE La stagione è finita lesione ai legamenti del ginocchioL’attaccante: deciderò con la società se operarmi Senza intervento lo stop sarà di almeno 40 giorni
Allarme personale, corsi scolastici a rischio I presidi: in settembre potrebbero restare sguarniti laboratori e posti di sorveglianza
Udine
Secondo le stime dei sindacati, i tagli riguarderebbero centinaia tra docenti, impiegati e bidelli
UDINE. Tempi duri per i dirigenti scolastici che in settembre rischiano di trovarsi con 500 persone, tra insegnanti, amministrativi e bidelli, in meno. La prospettiva è preoccupante: i presidi temono di non riuscire ad assicurare la sorveglianza nelle varie sedi e le attività non obbligatorie garantite da decenni. Molti i problemi ventilati dai capi d’istituto a seguito delle stime rese note dalla Cgil. Inevitabili le conseguenze non solo nelle aule, ma anche nei laboratori.
Maltempo, un disperso a Taipana Perse le tracce di un uomo di Platischis. Ricerche fino a tarda ora
Friuli
Pioggia battente sull’intera provincia: massi caduti e allagamenti
TAIPANA. Un addetto al funzionamento di una centralina idroelettrica risulta disperso dopo che si era recato a controllare l’impianto in seguito alle abbondanti precipitazioni.
Polemica Friulia-Regione Lascia il superdirettore UDINE. Il braccio di ferro tra la Regione e i vertici di Friulia continua. L’ultimo scontro riguarda le dimissioni del direttore del settore Finanza e controllo, Luigi Glarey, e la scelta di Friulia di bandire un concorso per sostituirlo immediatamente, senza avviare prima un confronto con la giunta regionale. Una decisione che non è piaciuta all’esecutivo, che ha manifestato all’amministratore delegato della Holding, Federico Marescotti, tutto il disappunto. Perché? La “mission” che l’esecutivo regionale ha indicato per la Spa è chiaro: in questo momento di crisi vanno sostenute le imprese e Friulia deve dimostrare la principale attenzione alle aziende del territorio. Quindi, meno finanza e piú “linfa” alle imprese che cercano una boccata d’ossigeno per superare un momento grigio.In questo caso per la Regione sarà difficile congelare l’iter dell’assunzione del nuovo manager. Infatti, l’ad di Friulia, Federico Marescotti - dopo la comunicazione delle dimissioni di Glarey -, ha avviato il bando, come previsto, per non lasciare “scoperto” il posto dirigenziale e procedere con una nuova assunzione. Ma in giunta c’è imbarazzo, come ripetono fonti vicine alla presidenza. E anzi piú d’un assessore ha criticato la scelta: «Era meglio se si puntava a cercare un’altra professionalità, ma con caratteristiche piú vicine al mondo dell’impresa piuttosto che a quello della finanza», ripetono in Regione. Un altro “chief financial officer” (direttore della finanza) non sarebbe considerato dalla giunta una figura necessaria in questo momento di crisi. Perché Friulia - come è stato dimostrato in passato - è stata il perno per far rinascere le piú grande aziende friulane, aiutandole a farle uscire da momenti di crisi. E questa è la strada indicata dalla Regione anche per il futuro. Tanto che ormai non si contano le interrogazioni in consiglio regionale sulla “mission” della finanziaria regionale. Maggioranza e opposizione hanno piú volte chiesto alla giunta regionale chiarimenti. (p.mo.)
L’Ocse: la disoccupazione salirà al 10% fra un annoROMA. «Dal 2010 il tasso di disoccupazione potrebbe essere a doppia cifra in tutti i Paesi del G8 con l’unica eccezione del Giappone, così come nell’area Ocse». Il documento di allarme sulla disoccupazione stilato dall’Ocse è stato presentato sul tavolo di riunione dei ministri del G8 dedicato al lavoro in programma fino a domani a Roma. Cifre preoccupanti quelle dell’Organizzazione così come l’allerta che ai governi dei Paesi guida del mondo viene dai sindacati mondiali: «Duecento milioni di lavoratori sono a rischio povertà», avvisano i rappresentanti dei lavoratori.Sacconi: l’Italia è messa meglio. Il ministro del Lavoro minimizza, («Andrei cauto con le previsioni, chi le fa spesso poi le deve smentire») e comunque sembra ottimista: «Penso che in Italia, come in Europa, per ora è più lenta la perdita di posti di lavoro rispetto agli Usa». Un «fatto positivo», secondo Sacconi, che non si è voluto sbilanciare a fornire valutazioni sulle non rosee previsioni dell’Ocse, osservando tuttavia come nel contesto attuale in cui si sta vivendo una crisi di fiducia, sarebbe «importante che le organizzazioni internazionali si muovessero in modo molto cauto nel fare previsioni». Sarebbe inoltre utile se concentrassero la tempistica sulle date di pubblicazione delle loro stime, per evitare un continuo accumularsi di cifre che creano allarmi.Sindacati in allarme. Anche dai sindacati arrivano cifre molto preoccupanti. Oltre 200 milioni di lavoratori potrebbero essere spinti in condizioni di povertà estrema, in particolare nei Paesi in via di sviluppo ed emergenti in cui non esistono ammortizzatori sociali, avverte il sindacato mondiale delle Global Unions, che presenta in occasione del G8 del lavoro un documento ai ministri del Welfare globali. Secondo le Unions, il numero dei lavoratori poveri potrebbe raggiungere la cifra di 1,4 miliardi.Peggio che nel 1929. Non è migliore il quadro della situazione fornito dall’Ilo, l’agenzia Onu che si occupa di lavoro: a crisi economica mondiale rischia di cancellare ben 40 milioni di posti di lavoro in tutto il pianeta entro la fine di quest’anno. E questo mentre già «nel 2008 il numero di disoccupati mondiale è aumentato di 11 milioni, dopo quattro anni consecutivi di calo». L’ente dell’Onu avverte che l’economia reale è stata «significativamente colpita dalla crisi finanziaria, e le prospettive sono le peggiori dai tempi della Depressione sdel 1929».
Firenze e i preti di frontiera rendono omaggio a EnglaroFIRENZE. Un po’ frastornato e stanco, dopo i tanti appuntamenti che lo hanno visto protagonista, Beppino Englaro ieri è entrato, per la prima volta nella sua vita, in Palazzo Vecchio, la casa dei fiorentini e quindi in quella che, da oggi, dopo la cerimonia con la quale gli verrà conferita la cittadinanza onoraria di Firenze, sarà anche casa sua. Una città che da ieri mattina, dopo l’incontro con il sindaco Leonardo Domenici, per lui “cicerone” nella sala di Clemente VII, ha detto di «capire di più», dove forse gli sarebbe piaciuto entrare con Eluana, di cui parla come se fosse fisicamente accanto a lui. L’appuntamento odierno è stato preceduto da non poche polemiche, politiche e non solo, dopo che il consiglio comunale, a maggioranza, aveva votato per l’onorificenza al padre di Eluana. I consiglieri del Pdl gli avevano chiesto di rifiutarla: «Non potevo farlo - ha detto - anche per rispetto al presidente del consiglio Eros Cruccolini e al capogruppo del Ps, Alessandro Falciani», che aveva presentato la mozione. E da sabato Cruccolini e Falciani lo accompagnano come ombre, ad ogni incontro gli sono vicini, lo «coccolano». Anzi, Cruccolini lancia appelli, fino a ieri accolti, perchè non ci siano manifestazioni di protesta. L’arcivescovo di Firenze, Giuseppe Betori, aveva definito la cittadinanza a Englaro «un’offesa alla città». Beppino non nasconde di sentirsi lontano da lui e dai vertici della Chiesa, «anche se io li rispetto mentre loro non fanno altrettanto con me». Ma non è rimasto sorpreso che tra gli incontri di ieri ci fossero quelli con la comunità dell’Isolotto, di Enzo Mazzi, il sacerdote “di frontiera” che nel 1968 fu rimosso dall’allora arcivescovo, il cardinale friulano Ermenegildo Florit, e con la comunità delle Piagge di don Alessandro Santoro. E se in Palazzo Vecchio Englaro era rimasto colpito dalle parole del sindaco Domenici, che oggi non sarà a Firenze per impegni con l’Anci ma che ha voluto firmare la pergamena della cittadinanza onoraria davanti a lui, probabilmente lo hanno colto un pò di sorpresa la richiesta di «perdono» arrivata da don Santoro. Il prete, critico con i vertici ecclesiastici colpevoli di aver «offeso» Englaro, spiega che oggi «l’unico Dio possibile che io posso intravedere, eventualmente, è nel dolore composto, nella fede laica profonda della vita, in questa battaglia civile che tu hai deciso di portare avanti».
Disastro Ferrari Trionfano le Brawn Gp Primo Button, secondo Barrichello in Australia
UDINE
E’ morto il ginecologo Giorgio Rieppi MONTAGNA
Chiesa, centinaia all’assemblea di Pontebba UDINE
Fai, in migliaia nonostante la pioggia DIGNANO
La protesta: troppe 13.500 auto ogni giorno Da mercoledì il ddl sarà all’esame del consiglio regionale===
Proseguiamo con Il Gazzettino, edizione Friuli
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Dall’incontro organizzato ieri dalla Chiesa una forte richiesta di attenzione. Fontanini: «Provincia pronta a farsi carico del territorio»
A Pontebba la montagna chiede l’autogoverno
Oltre 500 persone hanno partecipato all’assemblea dei cristiani contro lo spopolamento dell’Alto Friuli
Nella Pontebba scelta a metafora delle sofferenze della montagna friulana, circa 500 persone tra autorità e cittadini comuni hanno voluto partecipare all’Assemblea dei cristiani dell’Alto Friuli. Era il 2000 l’anno in cui la Chiesa friulana offrì gli ultimi contributi di idee in ordine di tempo. Cos’è cambiato in questi nove anni? «I progetti per la montagna e nella montagna ci sono stati, i soldi anche, ma non sempre hanno garantito i frutti sperati, dispersi tra reti politiche e partitiche, frammentazione e sovrapposizioni di enti; è mancato quindi il “soggetto” che li guidasse – ha spiegato nella sua prima relazione l’avvocato Andrea Ghidina - ovvero quella Provincia regionale dell’Alto Friuli nella quale in tanti avevano sperato». Comuni o comunità di vallata sono le ipotesi che circolano negli ultimi mesi, ma ci sono già dubbi sulle loro reali possibilità di dare una svolta. La Provincia di Udine con il suo presidente Fontanini si dice comunque «pronta a prendersi in carico il governo del territorio». Nell’attesa «cristiani non si rassegnano, la solidarietà della dottrina sociale della Chiesa è la strada maestra per risolvere i problemi» ha ricordato nella sua prolusione l’arcivescovo monsignor Pietro Brollo. Da dove ripartire nel concreto allora? «Non si è vista dal 2000 ad oggi – ha spiegato ancora Ghidina – l’auspicata inversione di tendenza demografica legata alle nuove opportunità, create dalle “autostrade informatiche”, forse anche perché quella viabilità “virtuale” attualmente è simile a quella ordinaria: dissestata e poco scorrevole nel frattempo in ambito sociale continuano i dati allarmanti che ogni anno vedono nell’Ospedale di Tolmezzo, oltre 100 bambini uccisi ancora prima di nascere». «Il territorio o trova una sua vocazione in ottica dinamica, o resta legata alle logiche dell’assistenzialismo» ha fatto notare il professor Alberto Felice De Toni, presidente di Agemont «aggiungendo poi che il turismo è il settore dal quale ci si aspetta di più, ma copiare il modello “bistagionale” di Cortina o del Sestiere è impraticabile, meglio sarebbe guardare alle mele della Val di Non oppure ai Monti Sibillini dell’Appennino Centrale dove è stata valorizzata l’integrazione del reddito agricolo/industriale od ancora il distretto dell’agroalimentare del Valtellinese». E quindi? «Ripartiamo dai Piani di azione locali delle Comunità Montane che nell’ultima legislatura hanno lavorato bene, progetti per circa 200 milioni di euro sui quali i gruppi che entreranno al lavoro si impegnino a validare dal basso». Ma la crisi che sta interessando il territorio è contingente, per questo prima dei piani a medio-lungo termine, occorrono misure urgenti, « un pacchetto di 8 misure – ha avanzato nei confronti della Regione De Toni - tra cui il ripristino della riduzione dell’Irap, l’incentivazione delle ristrutturazioni edilizie, l’istituzione di fondi specifici per diluire i debiti delle imprese, soprattutto di quelle sotto i 15 dipendenti, favorire i loro investimenti, offrire partecipazioni». A corollario di tutto ciò «rimane d’obbligo – ha concluso il professo Daniel Spizzo – riprendere in mano la questione dell’identità del popolo montanaro in ottica di apertura e confronto verso le realtà montane vicine, servendosi magari degli strumenti delle Euroregioni». David Zanirato
LA POLEMICA
Messa in marilenghe per la festa del 3 aprileIl parroco di Aquileia risponde: «Non si può»
«Sono rammaricato, ma non è possibile la celebrazione della messa serale in friulano, in quanto ricorre la Domenica delle Palme che apre la Grande Settimana Santa con il solenne Triduo Pasquale. Cordiali saluti». La firma è quella di Michele Centomo, fresco parroco di Aquileia, in risposta alla formale richiesta del Comune in occasione della Festa del Popolo friulano. Scoppia proprio nella culla della "Patrie dal Friûl" un’inattesa polemica sulla celebrazione della messa in friulano. La basilica patriarchina da sempre ha rappresentato il fulcro delle manifestazioni per il 3 aprile 1077, la data che ricorda la nascita della stato patriarcale. Anzi negli anni in cui pochi osavano celebrare questo anniversario proprio i preti tennero alta la memoria storica, ritrovandosi ad Aquileia a celebrare la messa, in friulano naturalmente. Come non ricordare il 1977, l’anno successivo al terremoto, proprio quando la celebrazione eucaristica sotto le navate della basilica, assunse il punto più alto della coscienza nella ricostruzione. Un evento che nel corso degli anni, lentamente e con fatica, ha comunque assunto i toni dell’ufficialità, visto il crescente numero delle istituzioni che l’hanno fatto proprio. Ed ora invece questo rifiuto che non è piaciuto a un gruppo di cittadini che ha preso carta e penna e scritto una lettera aperta al parroco e all’ arcivescovo di Gorizia, sotto la cui diocesi viene a cadere Aquileia, per manifestare la loro contraietà. Un disappunto che si esprime sia dal punto di vista liturgico: «Perchè il popolo friulano non può fare la liturgia della benedizione dell'ulivo per coloro che non hanno potuto andare alla messa della mattina? Cosa c'entra con il triduo la celebrazione della domenica? Il triduo non comincia la domenica delle Palme bensì il Giovedì Santo. Dietro alle Sue motivazioni insostenibili, per noi è importante celebrare». Ma la lettera continua: «La richiesta non era, evidentemente personale, ma fatta da un rappresentante della Comunità di Aquileia, anche cristiana; di fatto era oramai una tradizione non solo celebrare la messa in friulano in occasione della Festa del Friuli, ma la Parrocchia stessa, che allora era un tutt'uno anche con la chiesa, aveva fatto fare una grande bandiera patriarcale che veniva collocata sul campanile». Un diniego quello del parroco che suonerebbe strano in ogni comunità, ma che proprio perchè nasce ad Aquileia è destinato a provocare reazioni in tutto il Friuli, Gorizia compresa. Andrea Valcic
Gli studenti del liceo scientifico udinese saranno chiamati a cimentarsi nelle prove dell’indagine Ocse sul livello di conoscenza e competenza dei quindicenni scolarizzati nel mondo
Nelle mani del Marinelli il prestigio scolastico d’Italia
Toccherà ancora una volta agli studenti del marinelli tenere alta la bandiera della scuola italiana. Il prossimo 6 aprile infatti 35 studenti delle classi seconde del liceo scientifico udinese si cimenteranno nella prova di indagine Osce Pisa, promossa appunto dall’organizzazione per la cooperazione e lo sviluppo economico, per accertare le competenze dei quindicenni scolarizzati. Scopo dell’indagine è quello di verificare se e in che misura i giovani quindicenni abbiano acquistato alcune competenze essenziali per affrontare problemi che si incontrano nella vita quotidiana, secondo le tre aree di indagine: Lettura, matematica e scienze. per quanto riguarda il 2009 , il quarto ciclo d’analisi dal 2000, l’approfondimento si concentrerà essenzialmente sulla lettura. Ottimi erano stati i risultati ottenuti dal Marinelli alla precedente edizione del 2006, in controtendenza con i dati nazionali. Se nel campo delle scienze infatti, l’Italia si piazzava solo al 36. posto su 44 paesi, con una media di 475 punti, gli studenti friulani avevano raggiunto una media di 603, notevolmente più alta dei campioni le mondo finlandesi. Discorsi analoghi per gli altri due campi d’indagine. L’Italia con 496 punti si è piazzata solo quintultima nella campo della lettura. peggio hanno fatto solo Repubblica Slovacca, Spagna, Grecia e Turchia. ma ancora una volta i "marinelliani" hanno raggiunto il punteggio di 570, superiore al 560 della media dei licei regionali che , come tutto il nord est si è qualificata come miglio area italiana. Quintultimo lo Stivale anche in matematica, ma anche qui il liceo udinese si è distinto con un punteggio più alto in regione. Ora bisognerà attendere i risultati della prossima indagine per verificare se gli studenti del Marinelli abbiano conservato o meno il loro elevato standard di approfondimento
DENUNCIA
Tenta di rubare due buste di surgelatiper un valore di 1 euro e 58 centesimi
Erano arrivati dal Veneto e forse spinti da vera fame, hanno tentato di arrangiarsi in Friuli. Erano da poche passate le 13, quando i dipendenti del supermercato Lidl di viale Venezia, hanno visto due persone aggirarsi con aria sospetta tra gli scaffali e poi tentare di passare alle casse senza nulla di acquistato. Richiesti di mostrare il contenuto delle tasche, uno è scappato , mentre l’altro ha spontaneamente consegnato due buste di surgelati, che ancora intatti sono stati ricollocati sui banchi. Gli agenti della volante arrivata sul posto, hanno controllato le generalità dell’uomo, H.B, cittadino marocchino e l’hanno denunciato, per tentato furto aggravato in concorso con ignoti. Valore dei surgelati: Un euro e 58 centesimi.
Sono in vigore i nuovi orari estivi dell’aeroporto regionale di Ronchi dei Legionari. Con qualche sorpresa
Si torna a volare su Londra e Napoli
È scattato ieri il nuovo orario estivo del trasporto aereo italiano, che interessa anche l’aeroporto di Ronchi dei Legionari e che rimarrà in vigore sino al 24 ottobre prossimo. Le nuove destinazioni, buona parte delle quali “targate” Ryanair, sono Bruxelles e Cagliari, alle quali, da luglio, si aggiungerà anche Bristol, mentre da domenica anche il collegamento da e per Londra torna ad essere quotidiano. Ryanair riproporrà inoltre a partire dal 1. aprile due voli settimanali con Birmingham, che decolleranno dalla città inglese alle 6.35 e da Ronchi dei Legionari alle 10.05 il mercoledì ed alle 16.45 ed alle 13.15 la domenica. Da oggi Ryanair opererà il primo volo nazionale sullo scalo aereo ronchese con destinazione Cagliari: il lunedì ed il venerdì con decollo dalla Sardegna alle 20.05 e dalla nostra regione alle 22.15. Dal primo aprile, ancora, inedito è anche il volo su Bruxelles, arrivo il mercoledì e la domenica con partenza dalla capitale belga alle 10.25 e da Ronchi dei Legionari alle 12.20. Sempre Ryanair, ma dal 5 luglio, volerà due volte la settimana, il mercoledì e la domenica, su Bristol. Tutti i voli saranno garantiti con Boeing 737-800 da 189 posti. Alitalia porta a cinque le frequenze giornaliere con Roma Fiumicino: i decolli da Ronchi dei Legionari saranno alle 6.55, 7.20, 11.20, 15.20 e 19.15. Rafforzata anche la fascia serale dall’hub romano. I voli dal Leonardo Da Vinci decolleranno alle 9.20, 13.20, 17.15, 20.50 e 21.25. Dal 5 aprile riprende il collegamento quotidiano con Napoli che darà la possibilità, dopo un breve scalo tecnico, di proseguire per Catania. Il decollo da Ronchi dei Legionari è previsto alle 12.00, l’arrivo a Napoli alle 13.25 ed a Catania alle 15.25. La tratta inversa prevede la partenza dalla città siciliana alle 8.30, l’atterraggio a Napoli ed a Ronchi dei Legionari rispettivamente alle 10.10 e alle 11.20. Per questi collegamenti, Alitalia offre una tariffa promozionale di 69 Euro tutto incluso per tratta. Confermati i voli su Belgrado di Jat (tre volte alla settimana), Genova e Torino di Air Vallèe (dal lunedì al venerdì), Monaco di Baviera di Lufthansa (quattro volte al giorno), Parigi di Air France (due voli al giorno) e Tirana di Bellair (due volte alla settimana). Novità in vista anche per Air Dolomiti che da giugno a settembre volerà tutte le domeniche con destinazione Olbia. Da Ronchi dei Legionari si decollerà alle 17.55, mentre dall’aeroporto della Costa Smeralda alle 20.20.
In mostra i risultati della ricerca archeologica compiuta sul colle San Martino
I reperti del castrum Artinia
Da cinque anni, grazie alla costanza e all’interessamento dell’amministrazione comunale di Artegna, gli archeologici indagano la sommità del colle di San Martino, altura che caratterizza il paese, dominata dal castello. Adesso, dopo tante campagna di scavo (coordinate da Luca Villa), è tempo di mettere in mostra quanto venuto alla luce. È nata così l’idea di un’esposizione, “Castrum Artenia. Ricerche e ritrovamenti sul colle di San Martino”, che è stata presentata e inaugurata sabato mattina alla presenza della giunta, dei professionisti che hanno studiato i resti e dell’assessore regionale alla cultura, Roberto Molinaro. I reperti in mostra (visibili del palazzo del Municipio) fanno riferimento al primo insediamento umano ad Artegna, al periodo preromano e medioevale. L’esposizione, con le tracce emerse e i tabelloni, spiega le varie fasi di frequentazione del colle, i caratteri di quell’antico insediamento e gli aspetti di vita sulla sommità. “Castrum Artenia” rappresenta un primo nucleo espositivo collegato ai percorsi di visita già esistenti: per la loro definitiva sistemazione in teche e ambienti stabili, si attende l’apertura di un museo locale nel castello. Preventivamente, è necessario ultimare le opere di recupero e adattamento della rocca il cui cantiere si trascina ormai da parecchi anni. Un impulso notevole alla prosecuzione dei lavori è stato dato da un cospicuo finanziamento erogato dalla Regione. La somma consentirà di rendere completamente fluibile il castello e di accedere in sicurezza al colle. Sull’altura è venuta alla luce, tra le altre testimonianze, anche una cisterna romana per la raccolta delle acque che, prima dell’avvio dei sondaggi (nel 2003) veniva usata come posteggio auto. Il sito castellano è stato migliorato molto anche grazie a un’accurata pulizia del versante (promossa da un gruppo di volontari di Artegna). Paola Treppo
TAIPANA
Disperso un uomo che era andato nel bosco a riparare un generatore
(pt) Ore di ansia a Platischis di Taipana dove risulta disperso da ieri Giuseppe Giacomini, più noto nel borgo come “Beppino”. L’uomo, 48 anni, originario della frazione e lì residente con la moglie e i suoi due figli (in età scolare), sembra si sia allontanato da casa per riparare un generatore fuori uso sistemato nel bosco. Poi, però, non ha fatto più rientro in abitazione, un edificio che sorge a circa tre chilometri di distanza dal centro della borgata, in una località un po’ defilata, al limitare della macchia. Non vedendolo tornare, i famigliari hanno dato l’allarme. A cercarlo, dalle 17 di ieri, sono i carabinieri della locale stazione col supporto dei Vigili del fuoco di Udine. È stata esplorata la zona dove si presume che l’uomo si sia recato per la riparazione e anche altre aree limitrofe, ma senza esito. A causa del terreno accidentato e per il maltempo di ieri, non è stato facile per le squadre di emergenza muoversi agilmente dei dintorni di Platischis. Si teme che Giacomini sia scivolato in un dirupo e che possa essere poi stato trascinato dall’acqua del torrente che, in queste ore, a causa delle piogge battenti, si è molto ingrossato. C’è anche la paura che il disperso sia stato colto da un malore e sia finito in un angolo di bosco dove gli risulta impossibile chiedere aiuto. Le ricerche sono state sospese intorno alle 22 di ieri per le cattive condizioni meteo. Riprendono questa mattina presto. Molta preoccupazione anche a Nimis dove l’uomo lavora come operaio alle dipendenze di una ditta del paese.
MALTEMPO
Automobilista bloccato nell’auto dall’esondazione dello Stella
È stata una serata di grande lavoro per i Vigili del fuoco e la Protezione Civile regionale in Friuli Venezia Giulia per l’ondata di maltempo che si è protratta per tutta la giornata e parte della scorsa nottata. I punti di crisi si sono avuti nella zona della Bassa friulana in via Enborgo Fornasir per degli allagamenti, in questo caso l’intervento è stato compiuto dai Vigili del fuoco di Cervignano. Alle 20.15 fra Ariis e Rivignano un automobilista è rimasto intrappolato a bordo della propria autovettura per l’esondazione del fiume Stella. Nella parte a nord di Udine, più precisamente a Faedis in località Clap, è stata una caduta di massi che ha bloccato la circolazione stradale verso Canebola. La situazione alle 21.30 era stata ripristinata dai volontari della Protezione Civile. La sala operativa di Palmanova ha tenuto monitorati i principali corsi d’acqua della provincia, in particolare il Tagliamento dove alle 21.15 nella zona di Venzone il livello era di un metro; a valle e più precisamente a Latisana la piena era attesa dopo circa sette/otto ore. Un’altra situazione preoccupante era quella riguardante il fiume Isonzo, visto che alle 21.10 il livello del corso d’acqua si attestava attorno ai 3 metri e 45, avendo superato di ben 50 centimetri il primo livello di guardia. Il pluviometro ha Farra d’Isonzo nella zona a cavallo fra i confini di Udine e di Gorizia segnava alle 21.25 uno scroscio di 10,4 millimetri di acqua. Tutti questi valori erano dati in forte aumento. Daniele Paroni
CONVEGNO
Sana alimentazione e qualità della vita
La sede provinciale di Udine della 50&Più Fenacom organizza il convegno “Dalla frutta e verdura a una sana alimentazione per la qualità della vita” lunedì 30 marzo a partire dalle 8 nel piazzale dell’Agricoltura-Partidor, sede di Udine Mercati. Dopo il saluto del direttore di Udine Mercati Andrea Sabot, del presidente Mario Savino e della presidente di 50&Più Fenacom Fabiola Modesto, la farmacista e maestra di cucina Milena Broglia interverrà sul tema del convegno. Al termine dei lavori, attorno alle 12, i partecipanti verranno omaggiati con alcuni prodotti di stagione.
COMUNI
Si riunisce oggi il direttivo Anci
Scuola in Regione, tutela delle acque, organizzazione del personale: sono questi solo alcuni dei punto all’ordine del giorno che saranno esaminati dai membri del Comitato esecutivo dell’Anci convocato dal presidente Gianfranco Pizzolitto lunedì 30 marzo alle 14 nella sede della Regione di via Sabbadini a Udine, sala Pasolini. Alle 15.30, l’assessore regionale alla Salute e protezione sociale Vladimiro Kosic e il presidente di Federsanità Anci Giuseppe Napoli presenteranno il "Libro verde" della Sanità.
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Concludiamo con la prima pagina de Il Piccolo
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IL DOCUMENTO PER IL G8 LAVORO
Allarme dell’Ocse sulla disoccupazione: nel 2010 sarà al 10% Il ministro Sacconi non ci sta: «Più prudenza nelle previsioni»
ROMA Mettere le persone al centro. È questo il senso del G8 del Lavoro, il Social Summit, che fino a martedì 31 marzo discuterà a Roma delle politiche sociali, di tutela e di sostegno, necessarie per tutelare i lavoratori colpiti in tutto il mondo dalle conseguenze della crisi economica internazionale. Conseguenze che, secondo un allarme lanciato dall'Ocse, potrebbero portare dall'anno prossimo tassi di disoccupazione «a due cifre».Dopo i mercati finanziari e le banche è quindi ora la volta del mondo del lavoro e della sostenibilità sociale, componente fondamentale, secondo il ministro del Welfare, Maurizio Sacconi, della stabilità economica. «Occorre ricostruire il circolo della fiducia, partendo dalla protezione sociale, dalle persone. Siamo qui per affrontare insieme la dimensione umana della crisi - ha sottolineato il ministro inaugurando la tre giorni del vertice - contro la quale servono misure tempestive e mirate, anche temporanee per proteggere il reddito. Misure che salvaguardino la base produttiva e l'occupazione consentendo così di affrontare anche la formazione dei lavoratori».Le conseguenze della crisi sono del resto già evidenti nelle stime degli istituti internazionali. Secondo l'Ilo il numero di disoccupati potrebbe aumentare di 50 milioni di persone nel 2009, dopo gli 11 milioni in più registrati nel 2008, e la recessione del mercato del lavoro potrebbe essere «prolungata» per 4-5 anni dopo la ripresa economica.E secondo l'Ocse le prospettive non sono rosee: la ripresa arriverà nel 2010, dopo un ulteriore rallentamento quest'anno, e sarà «sottotono», comunque sotto il potenziale dell'area. In più il tasso di disoccupazione entro l'anno prossimo si avvicinerà - in tutti i Paesi del G8 e anche in quelli membri dell'organizzazione - a tassi «a due cifre», cioè almeno al 10%. I sindacati mondiali temono inoltre 200 milioni di lavoratori a rischio povertà.L'attività economica rallenterà ancora nel 2009 in tutta l'area Ocse, con una ripresa lenta solo a partire dalla prima metà del 2010. Sull'economia internazionale grava, si legge nel rapporto diffuso in occasione del G8 del Lavoro, «una grande incertezza. Le previsioni ad interim dell'Ocse indicheranno un declino ulteriore dell'attività per tutto il 2009 e una ripresa silenziata in arrivo solo nella prima metà del 2010». Anche questa lenta ripresa dipende però da alcune condizioni: che le tensioni dei mercati finanziari «scompaiano entro la fine del 2009» e che le politiche monetarie e di bilancio continuino a fornire sostegno all'economia. «La crescita dell'area Ocse rimarrà comunque sotto il potenziale per tutto il 2010», conclude l'organizzazione. Come già di fronte alle previsioni di Confindustria, che «realisticamente» secondo il vicepresidente Alberto Bombassei indicavano una perdita di 500.000 posti in Italia in 2 anni, Sacconi invita però ad andarci piano con le stime: «Andrei cauto con le diverse previsioni che continuano ad essere prodotte, - ha detto - perchè spesso le stesse organizzazioni che le fanno sono costrette a correggerle. Non aiuta il continuo prodursi di previsioni in sequenza l'una con l'altra». Di fronte ai «deficit della politica» sulle tutele sociali, i sindacati mondiali, anche loro seduti al tavolo del summit, invocano un cambiamento di rotta già al G20 di Londra e poi al G8 della Maddalena, chiedendo, per bocca del segretario generale della Uil Luigi Angeletti, di parteciparvi con un proprio rappresentante. Risposta immediatamente positiva da parte del governo: «il governo incontrerà i sindacati alla vigilia del G8 alla Maddalena, così come fece a Genova. - ha assicurato Sacconi - Questa è una testimonianza dell'importanza attribuita dal premier Silvio Berlusconi al dialogo sociale».
IL CAVALIERE ELETTO PRESIDENTE ALLA FINE DEL CONGRESSO DEL PDL
Berlusconi: «Riforme, più potere al premier» «Sarò la bandiera alle europee». Castagnetti: «Ma l’avversario del Pd in futuro sarà Fini»
ROMA Tutti, tranne Gianfranco Fini (che non c’era) sul palco della Fiera di Roma, a cantare l’Inno alla Gioia con Berlusconi, eletto presidente del neonato Pdl. Ha appena promesso ”porteremo l’Italia fuori dalla crisi.” Un discorso punteggiato da 70 applausi, durante il quale il Cavaliere ha chiesto ”più potere per il premier, quelli di adesso sono finti” e ha detto che sarà la bandiera del partito alle prossime elezioni europee. Castagnetti: «Ma il nostro vero avversario sarà Fini».
TRAGEDIA ALL’ALBA SULL’EX CONFINE A UN PASSAGGIO A LIVELLO INCUSTODITO
Treno travolge auto, 2 morti a Nova Gorica Un goriziano e un polacco le vittime. Deraglia il ”passeggeri”: nessun ferito
GORIZIA Due giovani, un goriziano e un polacco residente in città, sono morti ieri mattina a Salcano, in Slovenia, a causa di un tremendo incidente stradale a un passaggio a livello incustodito. La loro autoi è stata travolta da un treno. Radoslav Michal Stefanczyk, 29 anni di origini polacche, e Giuliano Condolo, 27 anni goriziano, sono morti sul colpo.
ATENEI E ISTITUZIONI
PATTO VIRTUOSO PER L’UNIVERSITÀ di SERGIO FANTONI
”Un patto virtuoso tra Università e Istituzioni" è il titolo di un seminario, organizzato martedì scorso dal ministero dell'Istruzione, Università e Ricerca in collaborazione con la Conferenza dei rettori (Crui). Detta così, sembrerebbe che presso il ministero si sia svolto l'ennesimo incontro tecnico tra addetti in campo di formazione e ricerca universitaria. In realtà, non è stato così. Si è trattato di un evento molto importante per il futuro del sistema universitario e quindi, fatemi dire, per il Paese.Un evento in cui il ministro Gelmini ha annunciato al mondo universitario e contemporaneamente al mondo politico i punti qualificanti di una "riforma necessaria". Una riforma che intende modificare le forme di governo degli atenei, che dalla legge Ruberti del 1989 in poi, si sono stratificate con motivazioni, opportunistiche o localistiche, ma mai strategiche. Una riforma che vuole introdurre, senza se e senza ma, i paradigmi della responsabilità e della valutazione come contrappesi all'autonomia, un'autonomia confermata, anzi rafforzata. Quindi, l'introduzione di responsabilità ben individuate e distinte, il riconoscimento reale del merito a tutti i livelli, dall'ateneo al singolo docente, e l'individuazione degli strumenti finanziari e normativi necessari per poter attuare progetti e strategie a medio - lungo termine.Si vuole così rispondere a un'esigenza espressa da più parti e da molto tempo e recentemente ribadita dalla Crui per dare al nostro sistema universitario gli strumenti necessari per diventare il cuore del progresso socio-economico del Paese oltre che favorire lo sviluppo culturale e la formazione delle nuove classi dirigenti. Esigenza che si è tradotta in una collaborazione e un dialogo con il ministro e il suo staff tecnico per realizzare in tempi brevi e certi la "riforma necessaria"; una riforma che non può prescindere da un'adeguata ri-assegnazione di finanziamenti, distribuiti questa volta su parametri nuovi in cui merito ed efficienza gestionale hanno un ruolo importante, ma che senza i quali non potrebbero produrre gli effetti necessari per sviluppare un apparato formativo e di ricerca adeguato alle sfide che il Paese si trova ad affrontare. Il ministro ha voluto coinvolgere in modo esplicito tutte le componenti dell'apparato universitario. Il documento di principi che è stato presentato è indubbiamente di grande respiro, un documento che delinea con chiarezza come mettere in atto le istanze che il mondo universitario, quello sano, attende da molto tempo. Le componenti governative di maggioranza e di opposizione presenti al seminario hanno tutte concordemente dichiarato la loro disponibilità a favorire l'iter parlamentare della riforma e, contestualmente, quello di un adeguamento delle risorse finanziarie necessarie. Un ricatto della politica al mondo universitario? Direi di no.
Se ricatto fosse non sarebbe chiaro chi sta ricattando chi. Si tratta invece di un'emergenza e come tale va considerata: un grande problema da risolvere, al di fuori e al di là di logiche politiche. E questo è forse il disegno politico usato: la riforma come risposta a una grande emergenza.Nelle emergenze il nostro Paese diventa più efficiente e meno ideologizzato. E sono i fenomeni emergenti quelli ai quali un sistema complesso risponde più rapidamente. Ma veniamo ad alcuni tra i punti salienti del documento. Un rettore non più mediatore tra interessi particolaristici interni ma garante della direzione lungo la quale l'ateneo vuole evolversi e innovarsi.Processi decisionali basati su meccanismi di competizione interna fondati sulla valutazione della qualità: l'allocazione delle risorse all'interno dei singoli atenei dovrà seguire i criteri analoghi a quelli che l'Agenzia di valutazione, ormai prossima al varo, utilizzerà per distribuire i fondi dello Stato (questo punto riveste particolare importanza perché tende ad abbattere il principio di uguaglianza dei professori). Netta separazione degli interessi e dei ruoli del senato accademico e del consiglio di amministrazione. Eliminazione di inutili centri di potere onde semplificare l'iter dei processi decisionali.Il documento esamina inoltre l'annoso problema del reclutamento, proponendo un passaggio valutativo a livello nazionale a numero aperto che fornisce la così detta abilitazione, di durata quinquennale, che darà l'accesso a concorsi e promozioni locali.Molto importante è il richiamo alla mobilità come parametro di valutazione e a nuove forme di reclutamento da sperimentare dalle Scuole Superiori a Statuto Speciale, come la Sissa, nella prospettiva di una sempre maggiore internazionalizzazione del nostro apparato universitario.C'è da augurarsi che il mondo universitario, con particolare riguardo alla sua componente studentesca, che ne e' linfa vitale, sappia partecipare in modo attivo e costruttivo ai vari passi del processo di riforma che e' appena iniziato, ricordandosi che il diavolo, sta spesso nei dettagli!Stefano Fantoni
DOPO LA NASCITA DEL PDL
PD, IL COMPITO È PIÙ DIFFICILE di GIANFRANCO PASQUINO
Non tutto era scontato al primo congresso nazionale del Popolo della Libertà. Ci si poteva aspettare l’elezione incontrastata del presidente Berlusconi come un evento naturale non essendoci oppositori.
Ma, forse, qualcuno avrebbe preferito una procedura almeno vagamente democratica e non l’acclamazione di Silvio Berlusconi.Il precedente di un segretario non eletto, ma acclamato, appartiene a Bettino Craxi, al congresso del Psi di Verona, maggio 1984. Ci si poteva aspettare la celebrazione di quindici anni coronati da successi, un percorso nel quale l’imprenditore antipolitico Silvio Berlusconi è riuscito a trasformarsi in capo di governo senza né abbandonare né smussare la sua antipolitica, anzi, utilizzandola in maniera più raffinata, ad esempio, contro i "fannulloni" nell’amministrazione pubblica e contro gli insegnanti nelle scuole pubbliche alle quali si annuncia la competizione con le scuole private. Più che una celebrazione di un successo comunque senza precedenti, il discorso di Berlusconi ha voluto essere una rivendicazione di egemonia assoluta sul partito, sul governo, sul sistema politico.A Fini che aveva chiesto un po’ di pluralismo, rispetto del Parlamento, riforme costituzionali confrontate con l’opposizione, Berlusconi ha risposto, da un lato, ignorandolo, dall’altro, ribadendo l’esigenza di revisione dei regolamenti parlamentari e ricordando le riforme costituzionali già fatte, anche se poi sconfitte dal referendum voluto dall’opposizione. A Franceschini che gli chiede di non ingannare gli elettori presentandosi candidato al Parlamento europeo dove, comunque, come primo ministro, non potrebbe sedere, ha replicato sfidandolo a candidarsi anche lui. A una platea attenta e adorante, ha ricordato che tutti debbono farsi "missionari di libertà" in occasione delle elezioni amministrative e europee. A tutti ha fatto sapere che i sondaggi danno il Popolo della Libertà al 44 per cento, ma che l’obiettivo è il 51 per cento. Il Pdl non è soltanto un partito a vocazione maggioritaria, ma un partito che mira alla maggioranza assoluta.Apparso in forma strepitosa, Berlusconi ha saputo dare il meglio di sé come fa abitualmente nelle campagne elettorali. Anzi, è la campagna elettorale permanente che lo esalta. Troppo spesso Forza Italia era stata considerata un veicolo di plastica destinato a non durare. Grazie alla sua confluenza con Alleanza nazionale nel Popolo della Libertà, nasce su una base più solida e più politica un’organizzazione che Berlusconi mira esplicitamente a fare diventare la più grande anche dentro il Partito popolare europeo.Curata da Berlusconi stesso, la spettacolarizzazione dell’evento, che sarebbe sbagliato sia criticare sia minimizzare, non deve oscurare la sostanza. E’ effettivamente nato un partito grande, numericamente e come quantità di potere politico già acquisito e controllato, "nazionale, moderato, riformista, liberale", fatto anche di giovani e di donne, destinato a durare. Interrogarsi sul futuro del Popolo della Libertà qualora cambiasse la leadership appare un esercizio prematuro, futile e sterile. Nella misura molto significativa in cui Berlusconi rappresenta davvero il popolo degli italiani, da oggi il compito degli oppositori e del Partito democratico è ancora più arduo.Gianfranco Pasquino
Conoscenza e imprese di qualità: quello che la crisi non spazzerà via di RICCARDO ILLY
Da ”La società imprenditoriale” di David B. Audretsch pubblichiamo l’introduzione firmata dall’industriale triestino Riccardo Illy, per gentile concessione della casa editrice Marsilio.
Una volta corre il cane, una volta corre la lepre, dice il proverbio popolare per ricordare che i cicli, oltre all’economia, regolano anche i rapporti tra soggetti in competizione, siano questi persone, imprese o sistemi economici. Nel senso che in un periodo vince uno, in quello successivo vince l’altro: raramente chi prevale riesce a farlo per un periodo lungo e men che meno a tempo indeterminato. Anche se noi europei siamo abituati a guardare a occidente, verso le terre scoperte da Cristoforo Colombo, con un certo complesso di inferiorità, la regola vale anche per il rapporto, cooperativo e assieme competitivo, tra Stati Uniti e Europa.Infatti, nonostante abbiamo l’impressione che i primi per definizione prevalgano sui secondi, in realtà dal dopoguerra a oggi si sono susseguiti almeno tre cicli distinti, e un quarto sta probabilmente iniziando ora: all’inizio, forti del motto «grande è bello» e grazie all’energiae al prestigio ottenuto vincendo la guerra hanno prevalso gli Stati Uniti; in seguito, da buon allievo che supera il maestro, l’Europa ha imparato e migliorato le modalità di gestione industriale americane e, sommandole alle proprie capacità tecniche, ha superato i non dichiarati avversari. Infine, reagendo alla concorrenza europea e soprattutto asiatica, gli americani hanno sviluppato la società imprenditoriale che ha consentito loro di riconquistare la supremazia.David Audretsch percorre nel suo libro queste tre fasi storiche dell’economia, concentrandosi sulla terza e facendo risalire lo sviluppo del modello americano della società imprenditoriale alla fine del mito comunista, simboleggiata dal crollo del muro di Berlino al quale aveva avuto il privilegio di assistere essendo in quel periodo direttore del Centro di ticerca per le previsioni economiche nella medesima città. La liberazione dal comunismo per i paesi della ex Unione Sovietica e la conversione del comunismo all’economia di mercato in Cina avevano favorito l’estensione dell’area di (quasi) libero scambio praticamente all’intero globo. Buona parte delle barriere doganali e di quelle giuridiche, come i contingenti per i beni di importazione o altre misure protezionistiche legate alla sicurezza dei prodotti, potevano essere ridotte o abolite grazie all’opera dell’Organizzazione mondiale del commercio. La globalizzazione andava in realtà a sovrapporsi a un altro cambiamento epocale nella vita economico-sociale dei paesi più sviluppati: il passaggio dall’era dell’industria all’era della conoscenza, che Alvin Toffler fa risalire addirittura alla metà del secolo scorso ma che in effetti si è concluso in Europa solo alla fine dello stesso.Nell’era dell’industria, che ha seguito quella della caccia e dell’agricoltura, la maggior parte del valore veniva aggiunto ai beni grazie alla trasformazione delle materie prime in prodotti utilizzando l’energia meccanica prodotta inizialmente dal vapore e dall’acqua, più recentemente dall’elettricità e dal motore a scoppio. Nell’era della conoscenza, la quota più significativa del valore aggiunto viene generata dalla conoscenza applicata ai processi e ai prodotti: un microchip di silicio costa molto meno di un cent di euro quanto a materia prima impiegata ma raggiunge un valore di decine di cent grazie alla conoscenza applicata per trasformare la sabbia in un microchip e aumenta ulteriormente di valore quando viene riempito da qualcosa di totalmente immateriale, il software che consente di sfruttarne le potenzialità. La società imprenditoriale si è sviluppata negli Usa in maniera spontanea, grazie all’iniziativa privata di milioni di piccoli imprenditori che – al motto, appunto, ”piccolo è bello”, come nel Nordest d’Italia – hanno ridato slancio all’economia in tutti i settori: dal commercio all’industria, dall’artigianato ai servizi. Ma è stata sostenuta in modo deciso e sistematico dal pubblico: con una spesa ben superiore a quella europea in ricerca e istruzione, con l’appoggio alle attuali 3000 scuole per imprenditori (erano 300 nel 1980, in Europa si contano sulle dita), con sostegni finanziari e fiscali alla piccola e micro impresa, con leggi e strutture atte a favorire il trasferimento tecnologico e di conoscenza dalle università e centri di ricerca alle imprese.I valori che sottostanno a questo modello di società sono la libertà di impresa, per la quale l’America è ancora oggi considerata un’icona, e la competizione. Che riguarda tutti, dagli studenti che competono per aggiudicarsi le migliori borse di studio, ai lavoratori, alle imprese, passando per le organizzazioni senza scopo di lucro che mirano a ottenere più finanziamenti dalle imprese le quali a loro volta competono per maggiori quote di mercato, per finire con il pubblico. Università in lizza per ottenere finanziamenti e accaparrarsi i migliori docenti, comuni e stati per attirare grandi imprese che generano la migliore occupazione e per favorire la nascita di nuove microimprese. Anche il sistema, tipicamente americano, del finanziamento privato a università e onlus con la possibilità di detrarre gli importi versati dalle imposte, ha contribuito a rafforzare una società competitiva e ha ottimizzato, grazie ai criteri di mercato usati dai privati nella scelta dei beneficiari, il sistema di finanziamento a queste organizzazioni.Il passaggio all’era della conoscenza ha cambiato anche le precondizioni necessarie a un territorio per garantirsi il benessere. Se nell’era della caccia la ricchezza era garantita dal presidio di un territorio ricco di selvaggina, nell’era dell’agricoltura da terreni fertili, in quella dell’industria dal capitale, nell’era della conoscenza la ricchezza viene garantita dalla capacità di far nascere, crescere e attrarre imprese ad alto ”tasso di conoscenza”. Quelle che occupano il personale più istruito e quindi meglio retribuito, il quale si può permettere, essendo il più ricercato, di scegliere non solo l’impresa ma anche il territorio più gradito ove andare a lavorare. Questo spiega l’importanza crescente della qualità della vita, ulteriore terreno di competizione tra sistemi territoriali in aggiunta a università, centri di ricerca e parchi tecnologici per il trasferimento della conoscenza. Il modello economico che ancora oggi ispira le decisioni economiche pubbliche e private è quello neoclassico, perfezionato alla fine dell’Ottocento e basato sul pensiero di Adam Smith. Un modello che è stato oggetto di modesti adattamenti negli ultimi decenni e che non teneva conto dei due nuovi fenomeni su cui si basa la società imprenditoriale: l’economia della conoscenza e la globalizzazione. Secondo la teoria neoclassica le risorse sono per definizione scarse; in quale modo gestire la risorsa conoscenza che non solo non è scarsa ma non si ”consuma” con l’uso, come avviene invece per tutte le altre risorse? La conoscenza, con l’uso, addirittura migliora, si affina e si moltiplica, al contrario delle materie prime, dell’energia e dei capitali. Anche il mercato globale viene difficilmente inquadrato dalla teoria economica ancora in voga, basandosi questa su mercati nazionali in comunicazione tra loro grazie all’import-export, qualcosa di piuttosto diverso dall’unico mercato mondiale che già esiste per la finanza, l’energia, la comunicazione, la conoscenza e un crescente numero di beni materiali.Forse anche la mancanza di un modello economico adatto a spiegare i fenomeni dell’economia globale della conoscenza ha favorito il cosiddetto crash finanziario. Fenomeni come l’outsourcing e soprattutto l’offshoring (la delocalizzazione) vengono generalmente considerati negativamente nei territori che perdono l’attività manifatturiera ma, contrariamente a quanto ci dice l’intuito, il paese che ha sfruttato più diffusamente l’offshoring, gli USA, è anche il paese con il più alto reddito pro capite al mondo. Un modello dell’economia costruito attorno alla realtà economica della conoscenza e della globalizzazione consentirebbe di meglio comprendere, prevedendone gli effetti, fenomeni che spesso vengono contrastati e che probabilmente sono invece auspicabili. Basti pensare alla Cina che viene ancora oggi dipinta come il grande nemico delle imprese occidentali, ma il lavoro di un operaio che dieci anni fa costava un ventesimo di quello italiano e un decimo di quello messicano oggi costa la metà di quest’ultimo. Un ingegnere cinese è pagato nel suo paese quasi quanto uno in Europa.In realtà la tempesta finanziaria è stata innescata e si è facilmente propagata a causa della recessione strisciante che, all’inizio del 2008, l’esplosione dei prezzi di energia e prodotti agricoli aveva provocato. La crisi finanziaria ha a sua volta aggravato e diffuso la recessione, anche quando gli elementi che la avevano causata all’inizio erano scomparsi, nel senso che i prezzi di energia e alimentari erano crollati. Il libro di Audretsch arriva in Italia in questo momento, nel quale l’attenzione di politici e imprenditori è polarizzata dalla recessione globale e dal timore che si trasformi in depressione. In realtà la sua teoria sulla società imprenditoriale è della massima attualità, viene infatti da chiedersi se l’Europa riuscirà a liberarsi del suo sistema economia controllata, ad adottare in fretta il modello della società imprenditoriale e a superare così un’altra volta gli Stati Uniti. Non sarà facile perché, nonostante i passi da gigante fatti dal 1993 a oggi creando il mercato unico, l’euro e l’area Schengen di libera circolazione delle persone, l’Europa è ancora lontana dall’omogeneità e dall’integrazione degli Usa, non fosse altro per le differenze linguistiche e culturali (che sono fattore di ricchezza ma anche di divisione) e per il testardo rifiuto di una (seconda) lingua comune che la stessa globalizzazione ci porge su un piatto d’argento. La vastità e omogeneità del mercato americano favoriscono le imprese locali perché competono nel più grande mercato domestico; la coincidenza tra lingua locale e globale ne favorisce l’attività di esportazione.Viene infine da chiedersi se invece, proprio sfruttando le più vantaggiose condizioni interne e la società imprenditoriale che hanno consolidato da tempo, gli Stati Uniti saranno capaci di uscire in fretta dalla palude della recessione trascinandosi dietro il resto del mondo. In ogni caso è probabile che la società imprenditoriale sarà ancora la protagonista nel panorama economico per diversi anni. Probabilmente finché non entreremo nella prossima era: dopo l’industria e la conoscenza potrebbe essere la volta dell’estetica.
Città sott’acqua, e la tregua è lontana In 18 ore la pioggia di un mese. Disagi e traffico in tilt. Nessun miglioramento per oggi
TRIESTE Acqua, acqua e ancora acqua. Ieri per tutta la giornata una pioggia battente che non ha mai dato tregua, ha provocato grandi disagi, interruzioni nel traffico dei bus e nelle forniture di energia elettrica, allagamenti, scoppi di tombini, smottamenti. Molte strade del centrocittà sono state invase dall’acqua alta e le vie di periferia che portano all’altipiano, si sono trasformate in ruggenti corsi d’acqua melmosa. Acqua alta, anzi altissima, anche a Muggia. Tutto questo è accaduto per una precipitazione che dalla mezzanotte di sabato alle 18 di ieri ha versato da 50 a 60 litri d’acqua su ogni metro quadrato del territorio: quanto «normalmente» piove in un intero mese.
Io e il mio Fido, i racconti della Trieste ”in vista” di LAURA TONERO
Ogni cane cela un pizzico di verità sul suo padrone. Nel suo sguardo furbo o malinconico, nell'andamento saltellante o fiero o scoordinato, nel modo di fare le feste o di ammettere una marachella si coglie un aspetto di chi convive con un Fido, di chi ha faticato giorni a trovargli un nome e si intenerisce guardandolo dormire tutto rannicchiato. C'è una sorta di imprinting: e il rapporto che ogni padrone instaura con il suo "migliore amico" è un qualche cosa di speciale, di unico.Gaetano, Otto, Pluto, Camilla, Paco, Cookie, Elsa. Sono i nomi di altrettanti cagnolini triestini che hanno conquistato i loro padroni, personaggi in vista testimoni di quanta personalità ci sia dietro a ognuno di questi quattrozampe.Otto e Tuja hanno rispettivamente tre e due anni. Codina piccola, orecchie ritte ritte, sono gli scottisch terrier dell'avvocato Tiziana Benussi: «Ho sempre avuto una predilezione per i terrier - ammette ricordando anche Cannella, che ha convissuto con lei per anni - e questi due simpatici mi hanno conquistato. Otto, nato a Codroipo, si chiama così perché è stato il mio ottavo cane. Tuja ci ha invece raggiunti quando aveva già sette mesi. E come me - sostiene Benussi - anche loro sono sempre di buon umore e particolarmente espansivi».Camilla invece ha otto anni ed è persino stata agghindata in occasione del Carnevale. Girava con tanto di gonnellina luccicante in braccio al suo padrone: Roberto Menia. La Boston Terrier ha stregato il sottosegretario che, fino al momento in cui lei non ha messo le zampe in casa, si dichiarava gattofilo convinto facendo percepire parecchie perplessità sull'entrata in famiglia di un cane. «In occasione delle politiche del 2001 - racconta sua moglie Francesca - mi feci promettere da Roberto che se avesse vinto avremmo preso una cagnolina: così è arrivata Camilla». Solo la nascita di Lucrezia, la figlia dei Menia, ha cambiato il ruolo di Camilla in casa: adesso non fa più la regina ma si atteggia a principessa.Ma c'è un'altra Boston Terrier che ha rapito il cuore della sua padrona: è Cookie, la cagnolina di un anno e mezzo che vive con Tiziana Sandrinelli. La presidente regionale del Fai - nonché titolare di uno studio di relazioni pubbliche - è letteralmente innamorata di lei: «È bellissima, intelligente e, come me, molto attiva ed espansiva», ammette: «Il suo nome, che tradotto dall'inglese significa "dolcetto", è stato scelto in onore di una cara amica che ha lo stesso soprannome». Sandrinelli racconta di una cagnolina furba, abile nello studiare stratagemmi per recuperare una pallina o per ottenere un premio.«Il mio cane ha il fiuto del segugio». A sostenerlo è Mario Bo, il capo della squadra mobile della Questura di Trieste. E questo la dice lunga sulle similitudini tra cani e padroni. Ma guardandoli gironzolare per città, Paco, il pastore tedesco di quattro anni, e il suo padrone hanno ben altro in comune: aspetto fiero, un po' sostenuto, fare deciso spesso issato a paravento di una personalità che lascia spazio anche a tenerezza. «È un cane di una bontà infinita - racconta Bo - al quale ho dovuto cambiare nome perché sul pedigree l'avevano registrato come "X": era destinato a un interista e, visti i risultati calcistici di allora, era stato chiamato in questo modo assurdo».Gaetano è invece il "botolo" bianco e nero di quattro anni che ha stregato Emilio Terpin. L'avvocato ed ex commissario del Burlo Garofolo se lo porta persino in studio. «Di fronte a quel cucciolo sono rimasto sconcertato - ricorda - era talmente piccolo e tenero da essere imbarazzante. È un cane incredibile, ipercinetico, con forme di stranissime di indipendenza e, come me, attento, acuto e attivo 24 ore su 24».Anche nelle case degli assessori e dei consiglieri comunali vivono diversi cani. Il vicesindaco Paris Lippi ne ha ben tre: Cisko, un pastore tedesco di 14 anni ereditato da uno degli operai che hanno ristrutturato la casa di famiglia; Elsa, la shar pei adotta all'Astad; e Rose, una meticcia di quattro mesi portata via dal canile di via Orsera. «Adoro tutti i miei animali - ammette Lippi - ma quello che mi assomiglia di più caratterialmente è Elsa: entrambi amiamo dormire e mangiare». Si chiama invece Pluto e ha 12 anni il bassotto del consigliere comunale Fabio Omero. «È il mio primo cane - racconta - ed è arrivato in casa per combinazione. Ho sempre avuto un debole per questa razza e anni fa una collega, a scuola, mi ha riferito di una cucciolata di bassotti. Io e il mio compagno ci siamo scambiati uno sguardo e due ore dopo il cagnolino era in casa». Quando Pluto viene portato a passeggio, spesso abbaia. «Chi ci incontra - ammette Omero ironico - dice che siamo entrambi brontoloni: sempre pronti a protestare».Da pochi mesi c'è un cucciolo anche in casa del consigliere comunale Luciano Kakovic. Si chiama Tina. «È un incrocio tra un bassotto e un cocker - spiega - ed è stata abbandonata lo scorso 29 dicembre a Opicina. È un batuffolo dolcissimo che ormai ha conquistato tutta la famiglia. Cosa abbiamo in comune? Ci piacciono molto i riposini».
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