Cominciamo con la prima pagina del Messaggero Veneto
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Il premier: passo verso la modernizzazione. Poi la stretta di mano con Bossi.
Ora il testo torna al Senato per l’approvazione finale
Tondo soddisfatto: riconosciuta la nostra autonomia Galasso: premiata la cultura della responsabilità
Rosato replica: il merito va all’azione della giunta Illy
Federalismo fiscale, primo sì Via libera alla Camera col voto favorevole di maggioranza e Idv. Si astiene il Pd, contraria l’Udc Approvato un odg bipartisan del Fvg: le ritenute sulle pensioni rimangono in regione
di DOMENICO PECILE
LA CISL. «Diversi miglioramenti», commenta il sindacato. «È stato opportunamente recuperato, sotto il profilo del metodo, l'approccio giusto per varare riforme così importanti».
LA CGIL. «Qualche luce, molte ombre» e «molta preoccupazione sull’attuazione del provvedimento sebbene le modifiche abbiano portato correttivi positivi rispetto al progetto iniziale».
IL VOTO. Il ddl ha visto l’ok al testo con 319 sì, 35 no e 195 astenuti, il partito di Antonio Di Pietro ha votato a favore con la maggioranza, mentre quello di Dario Franceschini si è astenuto.
UDINE. Nuovo passo verso il federalismo fortissimamente voluto dalla Lega Nord. La Camera approva il ddl sul federalismo fiscale che, dopo l'ultimo passaggio a Palazzo Madama, sarà definitivamente legge. Il ddl ha visto l'ok al testo con 319 sì, 35 no e 195 astenuti, il partito di Antonio Di Pietro ha votato a favore con la maggioranza, mentre quello di Dario Franceschini si è astenuto. Per il presidente della Regione Fvg, Renzo Tondo, è «un grande passo avanti», mentre ieri un odg bipartisan dei parlamentari regionali ha messo in cassaforte i tributi dalle compartecipazioni delle pensioni.
«Ormai è fatta, speriamo che al Senato non ci siano modifiche», esulta il leader del Carroccio, Umberto Bossi, che sottolinea anche come i dubbi di partiti come l'Italia dei Valori e il Pd siano ormai fugati. In effetti, nel voto finale che «Non è una delega in bianco - dice il capogruppo dei Democrats, Antonello Soro - ma una sfida democratica a fare presto, a corrispondere con rigore al credito che oggi il Parlamento affida al governo». Un'apertura di credito anche per l'Idv che motiva il proprio sì con il portavoce Leoluca Orlando sottolineando che: «Oggi non approviamo un annuncio ma una cornice con paletti e garanzie perchè domani possa nascere il federalismo fiscale vero». Va avanti da solo l'Udc che, sottolinea Pier Ferdinando Casini, rappresenta, l«'unica voce fuori dal coro» sul ddl. «È incomprensibile - attacca il leader centrista - la subalternità psicologica alla Lega da parte dei colleghi dell'opposizione, come se il lasciapassare per il Nord possa venire dalla compiacenza al funambolico ministro Calderoli». Una posizione che Bossi bolla come «politica» e volta a «pigliare i voti di chi è contrario al federalismo». In ogni caso, la Lega esulta, il titolare del Viminale Roberto Maroni parla di «uno dei giorni più belli della mia vita», mentre il ministro Roberto Calderoli fa già progetti per il futuro e spiega che metterà presto in cantiere la riforma costituzionale. Ma non solo. Anche un provvedimento ad hoc per l'introduzione dell'aliquota fissa sugli affitti, norma che aveva provato a inserire nel ddl sul federalismo ma che poi era stata ritirata. Per il presidente della Regione FVg, Renzo Tondo, l’approvazione del disegno di legge sul federalismo fiscale alla Camera «segna un grande passo avanti». Una volta approvato anche dall’altro ramo del Parlamento - ha detto – «il federalismo aumenterà il livello di responsabilità per le Regioni. Diventerà centrale - secondo Tondo - il ruolo dei Comitati paritetici». «Si continua - ha aggiunto il governatore - sulla strada dell’autonomia responsabile. Un plauso va al ministro Calderoli, per il tavolo che ha voluto istituire con le Regioni speciali e che - ha concluso Tondo - ci mette in una posizione positiva rispetto al lavoro che ci attende nei prossimi anni».E intanto in regione si “brinda” alla vittoria bipartisan grazie al sì del Governo all’ordine del giorno che sancisce definitivamente la compartecipazione del Friuli Venezia Giulia alle ritenute sui redditi delle pensioni Inps erogate sul territorio regionale (250 milioni di euro a partire dal 2008). L’annuncio è del deputato del Pd Ettore Rosato che, nel corso della discussione alla Camera della legge delega al Governo sul federalismo fiscale, ha presentato stamane un odg sottoscritto dai deputati Strizzolo (Pd), Maran (Pd), Contento (PdL), Antonione (PdL), Di Centa (PdL), Fedriga (Lnp), Compagnon (UdC) , Monai (IdV), e fatto proprio dal Governo.L’impegno assunto dal Governo è di «aprire al più presto un tavolo di negoziato con la Regione Friuli Venezia Giulia per stabilire tempi e modalità di assegnazione delle risorse, inclusive dei crediti pregressi». Secondo Rosato «il Ministro Calderoli ha recepito lo spirito della nostra iniziativa che, al di là degli schieramenti, vuole difendere le prerogative dello Statuto speciale, che si è dimostrato strumento virtuoso di amministrazione delle risorse sul territorio». Per Rosato, inoltre «è particolarmente importante sia stato accolto il principio che al Friuli Venezia Giulia sono riconosciuti anche gli arretrati, ma deve anche essere chiaro che, dopo questo impegno formale – ha sottolineato – ci attendiamo dal Governo che faccia tutto quanto occorre affinché le risorse arrivino rapidamente nelle casse della Regione».«Come ha con correttezza riconosciuto anche il presidente Tondo – ha concluso Rosato – oggi la nostra Regione può chiedere che le venga riconosciuto il dovuto grazie al lavoro svolto dalla giunta Illy assieme al governo Prodi».
Udine
Spiraglio dopo l’incontro fra Tondo e la proprietà a Padova
Safilo, si tratta L’azienda vuole restare in Friuli Il rapporto rileva indagini fuori area, un centro di ascolto a Pagnacco e missioni non di competenza
Intercettazioni, i dubbi sul Noava Il dossier dell’avvocatura in contrasto con la versione dell’assessorato
UDINE. Indagini giudiziarie fuori del territorio regionale. Un centro di intercettazioni a Pagnacco per attività di polizia giudiziaria. E ancora: missioni pagate dalla Regione per attività non inerenti alle competenze degli uffici. Sono questi i tre rilievi principali sul Noava, il nucleo della guardia forestale finito nel mirino di alcune interrogazioni parlamentari, contenute in una relazione riservata dell’Avvocatura della Regione, consegnata qualche giorno fa al governatore Renzo Tondo. Osservazioni, si diceva, che sarebbero in dissonanza con la versione ufficiale fornita circa tre settimane fa dall’assessorato alle foreste, guidato dal leghista Claudio Violino, cui il presidente aveva chiesto conto delle polemiche che si erano scatenate. Tutto secondo le regole, era stata la risposta dell’assessorato. Eppure ci sarebbero alcune novità. Nel nuovo dossier, una trentina di pagine, che non è stato ancora distribuito nemmeno fra gli assessori, i dubbi e la richiesta di verifiche ci sono. Tanto che addirittura da Roma il ministero di grazia e giustizia ha fatto sapere che da largo Arenula potrebbero a giorni partire gli ispettori, per fare luce sul cosiddetto “Grande orecchio” del Friuli Vg, ovvero l’ufficio creato nel 2002 dalla giunta Tondo e finito al centro di una polemica.La scorsa settimana il presidente della giunta Tondo ha comunicato all’esecutivo, nel corso della seduta settimanale, che l’Avvocatura della regione aveva elaborato gli studi richiesti e aveva prodotto una relazione che entrava nel merito dell’attività del Nucleo operativo per la vigilanza ambientale. Nelle scorse settimane, il segretario generale, Daniele Bertuzzi, aveva chiesto un parere agli avvocati della Regione, dopo che la giunta regionale aveva deliberato nuovi approfondimenti sull’attività del Nucleo. Una prima relazione era stata presentata alla giunta dall’assessore alle Risorse forestali, Claudio Violino. Successivamente era stato deciso che non ci sarebbe stato alcuno stop. Il Nucleo dei forestali di Pagnacco, su cui “pesano” tre interrogazioni al Ministero della Giustizia del senatore friulano Ferruccio Saro, non sarà chiuso. Cosí fu deciso in un incontro tra il presidente della Regione Renzo Tondo, l’assessore alle Risorse agricole Claudio Violino, il direttore centrale competente Luca Bulfone e il responsabile del Noava Marvi Poletto. Anche se, dopo la relazione dell’Avvocatura, non si esclude che la giunta regionale adotti una generalità per mettere in agenda un riordinamento dell’organismo.Poi la scorsa settimana la nuova relazione degli avvocati regionali è arrivata all’attenzione della giunta. Il presidente ha comunicato agli assessori i contenuti della relazione, rinviando ogni decisione sul Noava a quando saranno raccolte tutte le informazioni di cui necessita l’esecutivo per ottenere un quadro completo. Due gli interrogativi e altrettanti i dubbi che ancora non sono stati sciolti. Il primo riguarda l’attività di polizia giudiziaria svolta dal Noava; il secondo invece si riferisce alle “missioni” svolte al di fuori del territorio regionale. E su entrambi i punti l’Avvocatura della Regione avrebbe espresso dubbi. La relazione è ora nelle mani del presidente del suo staff e in quelle dei vertici dell’assessorato all’agricoltura. Nelle prossime settimane ci sarà un nuovo summit per decidere il futuro del Noava.
LA CINA E GLI USA
ATTACCO AL DOLLARO di FRANCESCO MOROSINI
La diplomazia monetaria, i cui protagonisti-avversari sono Washington e Pechino con Eurolandia a fare il “sacco da boxe”, appartiene alla categoria di “operazioni di guerra non militari”.Queste barriere ecologiche/tariffarie all’import sono: embargo; blocco dell’export di tecnologie strategiche, la cui importanza per la teoria bellica è stata descritta da due ufficiali dell’Esercito popolare di Cina (Qiuao Liang, Wang Xiangsui) in “Guerra senza limiti”. Tra queste “operazioni” primeggiano le svalutazioni monetarie a tutela della propria base produttiva visto che equivalgono analogicamente al bombardare le industrie altrui; tant’è che poi si ha un micidiale cortocircuito se la replica è di equivalenti svalutazioni competitive. Tuttavia, oggi Pechino pensa alla svalutazione del dollaro come a un atto ostile degli States perché la colpirebbe dal lato del risparmio-ricchezza abbattendo il valore dei titoli-debito Usa in portafoglio del Celeste Impero grazie al suo “eccesso di risparmio” (come ha rilevato il governatore della Federal Reserve, Bernanke). Nel caso, pure Eurolandia avrebbe guai visto che l’euro, di solito asimmetrico alla valuta Usa, rivalutandosi ne danneggerebbe l’export. Insomma, è tempo di “grandi manovre” monetarie; anche perché oltreoceano la tentazione, svalutando, di “scaricare le proprie miserie sul vicino” (il cosiddetto beggar my neighbour) è elevata.O, comunque probabile, visto che la Federal Reserve rastrella obbligazioni sul mercato finanziario creando moneta, seppure sotto forma di electronics credits, allo scopo di alleggerire i tassi a lungo (a breve siamo già a zero); e che lo stesso fa acquistando titoli pubblici a sostegno delle diverse strategie – come l’assorbimento dei cosiddetti “titoli tossici” appena varata dal Tesoro – attuate dall’amministrazione Obama per salvare Wall Street: insomma, ci sono tutte le premesse, ai primi cenni di ripresa, per avere inflazione e svalutazione. Pure politiche, perché ciò consentirebbe agli States di abbattere, svalutandolo, il debito (d’altronde solo quello pubblico emesso per il “pronto soccorso bancario” vale trilioni di dollari) contratto nel mercato finanziario globale: il che, in quota rilevante, vuol dire con Pechino. Cosa che la Città Proibita teme assai. Lo ha ribadito il premier cinese Wen Jibao facendo capire che considererebbe un atto “nemico” una maxisvalutazione degli oltre due trilioni di dollari investiti in bond statunitensi. Qui emerge un nodo politico: ed è che la Cina, come grande creditore degli Usa, vuol dire la sua sul cambio del dollaro contestando in materia la piena sovranità di Washington che, finora, era universalmente riconosciuta. Il messaggio che viene dalla Città Proibita è che la Superpotenza, sebbene abbia ancora, ma con crepe, la supremazia militare, tuttavia vede logorata dal debito quella economica; e che, conseguentemente, gli Usa debbano rinunciare a quell’unilateralismo monetario con cui nel passato hanno regolato sul proprio polmone il respiro economico d’Europa, Asia e Sud America.Insomma, la Cina vuole il posto che le spetta la tavolo del potere mondiale. Anzi, gioca d’anticipo proponendo un “mondo monetario” alternativo, col dollaro spodestato. Per farlo, si affida a Zhou Xiaochuan, governatore della sua Banca centrale, che in un saggio (pubblicato sul sito della Banca medesima) disegna una riforma del sistema monetario internazionale che abbandona l’uso di una moneta nazionale come valuta di riserva globale. Sarebbe il tramonto dell’impero del dollaro e del potere degli Usa di essere il dominus (in cambio però garantiscono la sicurezza del capitalismo globale) delle relazioni monetarie internazionali. Scrive infatti Zhou Xiaochuan: «Un’auspicabile riforma del sistema monetario internazionale consiste nel creare una valuta di riserva internazionale separata dalla moneta delle singole economie nazionali e capace di rimanere stabile a lungo, così da rimuovere le deficienze strutturali insite nell’uso come valuta di riserva di unità monetarie nazionali». Zhou Xiaochuan naturalmente, che così recupera una vecchia idea di Keynes, sa che essa è debole perché una moneta, seppure di ottima fattura tecnica, senza basi politiche “resta sui libri”. Tant’è che gli Usa, nel secondo dopoguerra all’apice del potere, imposero il dollaro. Tuttavia, il governatore della Banca centrale cinese, nel puntare alto, sottolinea un dato geostrategico preciso: ed è che gli Stati Uniti hanno perso il potere per usare il dollaro come “arma unilaterale”; serve , all’opposto, un regime di partnership tra Pechino e Washington. E qui pure Eurolandia potrebbe tessere un po’ di tela con il Celeste Impero.
IL MERCATO IN FVG
DUE MOSSE ANTI-CRISI di FULVIO MATTIONI*
Quale lo stato di salute dell’economia e del mercato del lavoro del Friuli V.G.? Per rispondere all’insidiosa domanda dobbiamo innanzi tutto rifuggire da due miraggi colossali: “vedere” nella bolla finanziaria rimbalzata da oltre oceano la causa delle nostre debolezze e vedere la nostra economia come una locomotiva. “Vision” politica o semplice effetto doppler che sia – quello per cui percepiamo il nostro treno in movimento mentre, in realtà, lo è quello che ci passa accanto – dobbiamo guarirne immediatamente. I dati Istat – affidabili, in quanto neutri – sono inequivocabili allorché rivelano che il Friuli V.G. si piazza al 13º posto della classifica regionale per quanto concerne il reddito prodotto. Ovvero al di sotto della media nazionale, con la provincia di Gorizia che si piazza al 41º posto, Udine al 42º, Trieste all’87º e Pordenone al 93º su un totale di 107 province. I dati riferiti alla quantità di lavoro utilizzata dall’economia sono ancora più deludenti. Il Fvg perde lo 0,3% delle Ula, vale a dire degli addetti conteggiati in termini di lavoratori utilizzati a tempo pieno, che differiscono dagli occupati perché, questi ultimi, possono lavorare sia a tempo pieno che parziale. Un risultato che pone la nostra regione ben al di sotto della media nazionale (+4,2%) e che la relega tra le tre regioni con una performance negativa.Un risultato che la colloca al 19º posto della classifica regionale. Non va trascurata, peraltro, la causa di questa pessima prestazione che risiede nel forte calo del lavoro industriale (-6,7% delle Ula), la peggiore fra tutte le regioni italiane. Il ridimensionamento del lavoro industriale interessa tutte e 4 le province regionali: a Trieste è più grave (-12,2%), ma è significativamente presente anche a Udine (-8,1%), a Gorizia (-5,1%) e a Pordenone (-3,5%). Recentissimi dati Istat riferiti agli occupati e ai disoccupati evidenziano che nel 2008, per la prima volta da anni, vi è un calo del numero degli occupati cosicché non solo l’economia utilizza meno lavoro, ma accade anche che esso venga distribuito tra un numero calante di lavoratori. Accade inoltre che l’incremento dei disoccupati sfiori le 5.000 unità (+26,3% rispetto al 2007) soprattutto a causa di 4.131 disoccupate in più cosicché lo stock disoccupazionale sale a 23.323 unità (nel 2008) essendo formato per il 64,2% da donne che pagano lo scotto più alto della crisi. Accade, altresì, che il tasso di occupazione generale del Fvg – valido ai fini di Lisbona 2010 – faccia marcia indietro retrocedendo a un valore del 65,3% (rispetto al 65,5% del 2007) e rendendo più difficile il raggiungimento dell’obiettivo del 70%. E che i segnali di crisi fossero ben presenti fin dai primi mesi del 2008 lo conferma il trend della Cassa integrazione e guadagni (Cig) utilizzata nel primo quadrimestre dell’anno scorso oltre che al dato complessivo annuo. Quest’ultimo dice che essa è aumentata di ben il 53,9% passando dai 2,76 milioni di ore del 2007 ai 4,24 milioni del 2008, raggiungendo il livello più alto dell’ultimo decennio e con la componente più preoccupante – quella che segnala la carenza di mercato aziendale – giunta a rappresentare oltre i 3/4 della Cig manifatturiera. Da non dimenticare, infine, gli oltre 10.000 esuberi coperti dagli ammortizzatori sociali che aspettano un lavoro ed il boom di Cig e mobilità di questi primi mesi del 2009.L’export del 2008, depurato dalle sue componenti a mero impatto monetario – quello siderurgico, cresciuto solo per il trasferimento sui prezzi all’export dell’aumento di prezzo di quelli all’import, la costruzione di navi da crociera, dovuta ai tempi di fatturazione diversi da quelli di produzione e, infine, l’esportazione di macchine per impieghi speciali prodotte fuori regione – è risultato deludente, ovvero del tutto conseguente all’andamento degli altri indicatori economici.Le previsioni di crescita economica per la nostra regione riferite al 2009, infine, sono di una severa recessione attesa attestarsi fra un ridimensionamento del reddito compreso tra il -1% (ipotesi ottimistica) e il -2,2% (ipotesi pessimistica) mentre quella riferita al 2008 è stata archiviata con un segno negativo (dati, questi, Regione Fvg). Come curare la scarsa salute dell’economia e del mercato del lavoro misurata dai numeri ufficiali, ovvero quali contromosse mettere in campo? Credo debbano essere sostanzialmente due. La prima riguarda il mercato del lavoro e si concretizza in un intervento “curativo” degli effetti prodotti dalla crisi. Ciò comporta l’adozione di una serie di misure volte a sostenere il reddito dei lavoratori tramite il rafforzamento degli ammortizzatori sociali nella ricerca di una loro più ampia diffusione e di una maggiore intensità. Questa contromossa è già stata giocata dall’amministrazione regionale a cui bisogna riconoscere di essere stata la più tempestiva ed efficace tra le regioni italiane sia nel porre in essere il confronto con il livello nazionale sia nell’ottenere risorse da aggiungere alle proprie.La seconda contromossa consiste nell’allestire un intervento di fronteggiamento attivo della crisi all’insegna della filosofia che privilegia l’attività di prevenzione rispetto a quella di cura. Questa contromossa è ancora tutta da giocare. E le sue linee guida, dovrebbero essere ben mirate prevedendo: 1) il ripristino dell’assessorato regionale all’Industria; b) la trasformazione di Friulia holding in Agenzia di sviluppo industriale, c) l’adeguamento della legge regionale sull’innovazione alle imprese industriali (dopo aver valutato, per riformularne l’operatività, i risultati ottenuti, per esempio, dai 22 milioni di euro erogati dalla nostra Regione in favore delle 10 imprese localizzate nell’Area di ricerca e i costi sostenuti per far nascere le 15 imprese fortemente innovative presenti nell’incubatore del Parco scientifico e tecnologico che danno lavoro a ben 80 addetti); d) la valutazione dell’operatività della legge 4/2005 con riferimento ai finanziamenti concessi alle Pmi e l’intervento in favore dei Distretti industriali. Un segnale positivo dal versante del reperimento delle risorse necessarie a finanziare un intervento di rilancio, peraltro, viene dai 250 milioni di euro che aspettano di entrare nelle casse regionali e che si andrebbero ad aggiungere a quelli congelati negli enti strumentali della Regione, Friulia in primis. Che senso ha, infatti, con specifico riferimento a quest’ultima, pagare manager specializzati in politiche “di portafoglio” quando alle imprese regionali servono urgentemente risorse per attivare investimenti cruciali per reggere la concorrenza e il mercato? Questa domanda meriterebbe una risposta perché non è retorica. Per realizzare questa seconda contromossa faccio appello alla politica tutta perché i cittadini pagano sia quella di maggioranza che quella di opposizione e perché si tratta di una questione – mettere in campo un forte rilancio dell’economia e dell’occupazione – che sta a cuore a tutti. E nessuno gradirebbe che le previsioni più nere si avverassero con i propri rappresentanti fortemente impegnati a discutere di questioni di alcuna importanza o che facessero molto rumore per nulla.*economista
Grande arte e politica villa Manin avrà una missione europeadi MICHELE MELONI TESSITORI
«Il ministro Frattini, al quale abbiamo chiesto di aprire la mostra sull’età di Courbet e Monet, ci ha dato un preciso mandato: svolgere, attraverso la cultura, un’azione diplomatica verso i paesi dell’Est che favorisca il diffondersi di una cittadinanza europea ancora lontana dal comune sentire dei popoli». È un vero e proprio incarico di politica estera quello conferito dal titolare della Farnesina al Friuli Vg e alla sua centrale culturale, villa Manin.L’annuncio è stato dato ieri, nel cuore di Milano, dal salone del raffinato palazzo barocco con sbuffi rococò dei Visconti di Grazzano, durante la conferenza stampa di presentazione della grande mostra internazionale di Passariano su Realismo e impressionismo nell’Europa centro-orientale. Un impegno che potrebbe concretarsi anche nel vertice dei ministri della cultura europei promesso dal ministro Sandro Bondi, forse - è trapelato ieri - nell’ultima settimana della rassegna a Passariano, che aprirà i battenti il 26 settembre e si chiuderà il 7 marzo del 2010.«Siamo una regione crocevia di popoli, abbiamo radici culturali plurali», ha detto l’assessore Roberto Molinaro aprendo l’incontro con la platea meneghina contrassegnata dalla sobria eleganza delle signore, ma anche dalla presenza di molti studenti. «In tempi non lontani abbiamo contribuito a far nascere Alpe Adria, il primo timido tentativo di incontro con i paesi separati dalla cortina di ferro. Oggi questa esperienza è diventata la dimensione Europa ed è in questo scenario allargato a Est che come regione autonoma sentiamo di dovere sviluppare e favorire la nostra dimensione di ponte tra i popoli: potrà essere il tramite tra le genti e favorire il crescere di una comune cittadinanza». Lo strumento a disposizione è quello della cultura: di qui la missione diplomatica assegnata a Marco Goldin, il manager di Linea d’ombra, perché costruisse un’esposizione internazionale affratellante. Un’operazione che - come ha sottolineato ieri il commissario straordinario di villa Manin, Enzo Cainero - potrebbe anche culminare nel summit dei ministri Ue a fine mostra.«C’è un disegno mitteleuropeo per l’ultima dimora dei dogi, che costituirà la proiezione internazionale del Friuli Venezia Giulia - ha concluso Molinaro -. Le esposizioni, il momento culturale, saranno il veicolo con cui avviare altre buone relazioni».Cainero ha poi delineato il nuovo corso impresso alla gestione di villa Manin. «La mostra appena inaugurata su Giuseppe Zigaina, un artista friulano maestro del Novecento italiano, con i consensi che sta già registrando ci incoraggia a proseguire nel progetto che punta a mettere insieme le eccellenze regionali con eventi internazionali». E cosí, dopo L’età di Courbet e Monet, la prossima stagione sarà incentrata sull’opera dei tre fratelli Basaldella «finalmente riuniti in una grande esposizione in Friuli», per fare quindi posto a un altro evento europeo.Ma l’idea di Cainero è di fare di villa Manin una centrale culturale «a ciclo continuo», tant’è che non ci sarà mai una pausa tra una rassegna e l’altra: ogni angolo della villa ospiterà altre esposizioni, dall’omaggio a Ugo Pellis alla collezione di antiquariato, all’esposizione nel parco di sculture in pietra, alle fotografie di Elio Ciol, a un altro omaggio a Picasso. E i costi? Presto detti: «Tra 400 e 440 mila euro per la mostra su Zigaina; 2 milioni per realismo e impressionismo, autofinanziati con le fondazioni Crup, Cassa di Gorizia, CrTrieste, Antonveneta, e con i biglietti».«Vogliamo far vivere la villa, renderla una centrale culturale per tutto il Friuli e un punto di riferimento per il bacino naturale della Mitteleuropa», ha detto Cainero. Progetto ambizioso e difficile - ha ammesso - «quello di coniugare il turismo culturale con quello territoriale». «Ma voi sapete che nella nostra regione ci sono tante buone cose - si è concesso, ammiccante - e che, non ultimo, da noi si mangia e si beve bene». Una sottolineatura che ha trovato ampi consensi nella platea ed è stata accolta con un applauso divertito, caloroso, convinto.
AMBIENTE Da rifare in regione il sistema di difesa costieroLa protezione civile del Fvg lancia l’allarme: in un secolo il livello del mare è salito di 15 cm
di DOMENICO PECILE
UDINE. Grado, ma anche Carlino: sono queste le due zone di maggiore criticità per quanto riguarda lo stato di salute degli argini. Lo ha stabilito un’indagine della Regione effettuata lungo la costa che va dalle foci dei fiumi Tagliamento e Isonzo, presentato ieri nella sede della Protezione civile di Palmanova.
Come detto, la maggiore criticità è stata riscontrata nella zona di Carlino, nella quale gli argini sono meno consistenti, e dove l’abitato è stato interessato di recente dall’ingressione delle acque causata dal fenomeno dell’acqua alta. Secondo l’assessore alla Protezione civile, Vanni Lenna, occorrerà assicurare priorità ai lavori di sistemazione degli argini che presentano infiltrazioni e maggiore permeabilità di acque marine, che grazie all’attento lavoro della Protezione civile sono stati minuziosamente censiti.Altri punti di criticità indicati dall’assessore sono presenti nelle arginature a difesa di Grado. Si tratta dunque di una serie di interventi articolata e complessa, che per Lenna dovrà essere affrontata con un programma di finanziamenti di natura decennale, e che riveste carattere di prevenzione.Gli esiti dell’analisi delle coste e degli argini lagunari e marini tra il Tagliamento e l’Isonzo, per una lunghezza complessiva di 78,6 chilometri, che ha interessato anche 12 chilometri di lidi senza arginature, sono stati illustrati dal direttore centrale della Protezione civile, Guglielmo Berlasso.Dunque, la quota di sicurezza degli argini è stimata in 2,5 metri di altezza da cui si deduce che il 53 per cento degli argini è in stato di sicurezza. Le zone più critiche riguardano il 20 per cento dove l’altezza degli argini oscilla tra i 2 e i 2,5 metri di altezza, mentre sotto i 2 metri sono stimati il 3,5 per cento degli argini. E ancora: i maggiori cedimenti si verificano nella zona del Cormôr, del Natissa, dell’Isonzo e di San Giorgio di Nogaro. I cedimenti medi oscillano tra i 4 e 17 centimetri annui. Un dato sull’utilità degli argini: se non ci fossero a rischio sarebbero 26 mila abitazioni. Infine, Berlasso ha infine evidenziato che negli ultimi 100 anni è stata riscontrata la crescita di 15 centimetri del livello medio del mare. E anche ciò ha causato modifiche al sistema degli argini della nostra costa.«Operare questi significativi lavori di adeguamento delle arginature sull’arco costiero – ha chiosato Lenna – consentirà di garantire maggiore sicurezza alle popolazioni e alle strutture, e nel tempo di risparmiare altrettanto costosi interventi di ripristino».
Debora Serracchiani: ho conquistato il Pd con la mia schiettezzaUDINE. Debora Serracchiani, avvocato, è diventato un personaggio dopo il suo discorso all’assemblea nazionale dei circoli del Pd. «Davanti a Franceschini ho detto le stesse cose che avevo detto a Udine con schiettezza e determinazione».
Due ascensori per salire in castello Ad aprile la gara d’appalto e a dicembre l’avvio dei lavori
Udine
Parte il progetto del Comune dopo il via libera delle “Belle arti”
UDINE. Fra un anno si potrà salire in Castello con due ascensori. Tra un mese il Comune pubblicherà la gara d’appalto, a settembre seguirà l’aggiudicazione e a dicembre l’avvio dei lavori.
Uefa-mania, 2 mila tifosi pronti per Brema Ufficiale: i bianconeri in campionato a Reggio Calabria il giorno di Pasqua
Udinese
Già bruciati 1.400 biglietti per la trasferta in Germania. Ne sono stati richiesti altri 700
Duemila friulani a Brema. Sarà invasione bianconera in Germania, stando alle prime stime fatte dagli Udinese club, per la gara d’andata dei quarti di finale di coppa Uefa in programma il prossimo 9 aprile con il Werder. L’evento calcistico della stagione è dunque – anche per i supporters bianconeri – la prossima gara di Uefa, tanto che già nel giorno del sorteggio a Nyon si è messa in moto la macchina organizzativa, coordinata dall’Auc e dai club autonomi in collaborazione con le agenzie viaggio della nostra regione. Tanto che già adesso 1.400 sostenitori sono pronti a seguire gli uomini di Marino in Germania: «Questa prima tranche di biglietti mandati dalla Germania andrà a ruba – svela il presidente dell’Auc, Michele De Sabata –: spero che ne inviino altri 700». I primi tagliandi dovrebbero arrivare a Udine già oggi e a quel punto la società bianconera deciderà la modalità di vendita.Club. Si sono già mossi da tempo: l’Udinese Club di Fagagna ha intenzione di partire mercoledì 8 aprile alle 19.30 e, dopo la notte in pullman, l’arrivo a Brema è previsto per la tarda mattinata di giovedì. Dopo un pranzo tipico e la visita della città, tutti allo stadio e il giorno successivo partenza per Ratisbona, città storica patrimonio dell’Unesco, con rientro il sabato. Il costo del viaggio è di circa 330 euro (per informazioni 338-2244530). Sta definendo gli ultimi dettagli anche il club di San Giovanni al Natisone che si muoverà, sempre in pullman, con partenza il mercoledì sera e ritorno il venerdì a un costo contenuto (info 328 3390448). Stesso viaggio, in corriera, per l’Udinese Club di Reana del Rojale al costo di 170 euro (informazioni e prenotazioni al numero 3396411276). Anche il club autonomo Abel Balbo di Sabrina Pontoni ha preparato le valigie: una trasferta che coniuga sport e turismo della durata di tre notti e quattro giorni con visita alla città di Ratisbona (info 347-0411079).Agenzie. La Fogolar Viaggi e la Vivere e Viaggiare di Udine hanno preparato i rispettivi pacchetti turismo. Le agenzie, di comune accordo, hanno organizzato un volo charter in giornata. La problematica del volo riguarda l’aeroporto di Brema che non è attivo durante la notte, quindi il rientro potrebbe essere spostato all’aeroporto di Hannover. Certa la partenza dall’aeroporto di Ronchi dei Legionari, nella mattinata di giovedì 9 aprile. Il costo è di 390 euro e comprende i transfer dall’aeroporto alla città e allo stadio e un gadget dell’Auc. Per chi volesse, con una quota aggiuntiva di 60 euro, è possibile prenotare anche la visita della città e il pranzo in una birreria tipica. Chi fosse interessato può rivolgersi ad entrambe le agenzie. Inoltre, la Vivere e Viaggiare ha programmato anche il viaggio in pullman con partenza il mercoledì sera e ritorno venerdì 10 aprile al costo di 210 euro comprensivo del gadget dell’Auc. Ci saranno molti tifosi che si muoveranno in modo autonomo con auto e pulmini per ottimizzare i tempi e altri che cercheranno dei voli low cost, i cui prezzi sono già saliti dal giorno del sorteggio. I ragazzi della Nord stanno valutando le ipotesi dei pullman e dei pulmini.Amarcord. L’intento dell’Auc è quello di ripetere la bella esperienza della gara di Champions contro il Brema, quando il presidente della squadra tedesca Born fu invitato dai tifosi a un brindisi in Piazza Libertà a Udine, cui partecipò anche Pozzo, e ricambiò con uno storico “prosit” al Waserstadion.Marina Presello
Oltre mille cattedre a rischio in Friuli VgROMA. Il 40% dei tagli sull'organico docente si realizzerà in Campania, Puglia, Sicilia e Calabria. È quanto si evince dalle tabelle allegate al decreto interministeriale sugli organici per l'anno scolastico 2009-2010 che prevede 37.000 tagli nell'organico di diritto e ulteriori 5.000 in quello di fatto, confermando quindi i 42.000 posti in meno decisi con la Finanziaria, seppure con una “uscita” in due fasi.
In base al provvedimento – una bozza alla quale probabilmente verranno apportati nei prossimi giorni piccoli aggiustamenti – ci sarà una riduzione di 10.000 insegnanti nella scuola primaria, oltre 15.500 alle medie e circa 11.350 alle superiori a cui si aggiunge un taglio di 245 presidi (per la riduzione delle autonomie scolastiche). Per quanto riguarda i docenti di sostegno il numero rimane sostanzialmente quello dell'anno scolastico in corso (circa 90.500 unità).In Friuli Venezia Giulia secondo alcune stime provvisorie effettuate dai sindacati della scuola, che stanno lavorando per calcolare l’incidenza che avranno i tagli nella nostra regione, i posti a rischio sarebbero oltre mille, mentre i precari sarebbero 1.200. Nella nostra regione, dunque, potrebbero sparire circa mille cattedre per l’anno scolastico 2009-2010.A fronte di ciò si prevede in Italia un aumento di 4.120 alunni nella primaria e di 10.462 nella secondaria di primo grado mentre nella secondaria di secondo grado si registra una flessione di circa 26.700 studenti. Nel provvedimento (una ventina di pagine a cui sono allegate alcune tabelle) si sottolinea l'esigenza che le Regioni e gli Enti Locali vengano coinvolti nella fase di elaborazione del piano di assegnazione delle risorse alle singole province e anche per il prossimo anno saranno consentite compensazioni tra i contingenti di organico relativi ai diversi gradi di scolarità «anche nell'ottica, ove possibile, dell'estensione del tempo pieno».A questo proposito «l'organizzazione del tempo pieno è realizzata nei limiti dell'organico assegnato per l'anno scolastico 2009-2009» precisando che «le ore di insegnamento residuate dalla istituzione di classi con 24 ore e dalla presenza aggiuntiva di docenti specialisti per l'insegnamento della lingua inglese e della religione cattolica, nonchè dal recupero delle ore di compresenza del tempo pieno, possono essere impiegate per ampliare l'offerta formativa della scuola» e dunque anche per una estensione del tempo pieno.Per quanto riguarda l'inglese potenziato, potrà essere autorizzato «compatibilmente con le disponibilità di organico» e «solo in assenza di esubero dei docenti delle seconde lingue comunitarie sia nell'ambito della scuola interessata che a livello provinciale».
Berlusconi ora frena Monito di Napolitanodi VINDICE LECIS
Il presidente della Repubblica Giorgio Napolitano ieri ha ricevuto re Gustavo di Svezia, giunto con la consorte per una visita di Stato in Italia
CONTRARIE. No di Emilia-Romagna, Toscana, Marche e Umbria, Lazio e Piemonte, Trentino Alto-Adige e Liguria, Calabria e Basilicata, Val d’Aosta, Campania, Puglia.
CON PRUDENZA. Convinte del progetto, ma anche della necessità di mitigarlo, sono 5 Regioni di centro-destra: Sardegna, Abruzzo, Molise, Veneto e Friuli Venezia Giulia.
FAVOREVOLI. La maggioranza delle Regioni è contraria al Piano casa. Decisamente favorevoli sono Lombardia e Sicilia, le due grandi aree da anni governate dal centro-destra.
ROMA. Il presidente della Repubblica, Giorgio Napolitano, gli ha chiesto di ascoltare le Regioni sul cosiddetto “piano casa” e Berlusconi è stato costretto alla retromarcia. «Abbiamo fatto un articolato molto semplice che discuteremo con le Regioni. Se sarà un decreto o un disegno di legge ne parleremo con loro. Abbiamo fissato un incontro alle 12.30». Lo dice il premier al termine di una giornata convulsa, in cui aveva anche detto di averlo «corretto, riducendolo all’essenziale». «Ma allora domani (oggi, ndr) di cosa discuteremo?», si è chiesto il presidente della Toscana, Claudio Martini che con i suoi colleghi parteciperà a Roma alla conferenza delle Regioni.C’è molta confusione e incertezza sulla posizione del governo. Berlusconi aveva confermato un decreto «già venerdì per fare in fretta», annunciando però un provvedimento diverso «da quello che circola», in pratica riferito solo «alle case mono e bifamiliari e alle costruzioni da rifare», vale a dire ville e villette. La lettera di Napolitano (una missiva riservata personale, dicono al Quirinale, di cui Berlusconi giura di non saperne nulla) ha sicuramente trovato attenzione e accoglienza anche in quegli ambienti del centro destra meno inclini al muro contro muro come Umberto Bossi, per convincere il premier ad avviare un confronto. Bossi ha invitato esplicitamente Berlusconi «a trattare con le Regioni per evitare scontri».Aggiunge il segretario del Pd Dario Franceschini: «Il testo che abbiamo mostrato ai giornalisti è l’unico esistente ed è quello inviato ufficialmente dalla presidenza del Consiglio a Regioni, Province e Comuni. Il governo farà marcia indietro? Merito della denuncia dell’opposizione. Naturalmente vedremo se il nuovo testo ci sarà e cosa ci sarà scritto». Romano Prodi, a “Ballarò”, in serata ricorda come «lo Stato non sia competente su tante norme». Poi parla dei suoi incentivi per l’edilizia: «Abbiamo fatto affiorare il nero che nell’edilizia è tradizionalmente molto elevato. E non si rovinava mica il paesaggio. Era fatto tenendo conto che l’Italia è un paese con delle sue caratteristiche». E sulla crisi: «Una politica di destra ci ha portato alla rovina».Sul possibile decreto pesano, inoltre, le minacce di ricorso alla Corte costituzionale prospettate da alcune Regioni. Il presidente della Conferenza, Vasco Errani, vede infatti nel testo speditogli dal governo venerdì scorso «un profilo di incostituzionalità. Bisogna non andare avanti ma aprire un confronto serio e di merito perché servono regole valide e condivise». Errani e il suo collega Roberto Formigoni, presidente della Lombardia, ieri hanno discusso dell’argomento proprio con Berlusconi sul treno che inaugurava la linea ad alta velocità sulla tratta Bologna-Firenze e non è escluso che, anche in quell’occasione, sia stata fatta un’opera di persuasione.Errani ha comunque confermato la sua posizione: «Il decreto non è la strada giusta per gestire una materia così delicata. Se non si fa un decreto e ci mettiamo a discutere nel rispetto delle competenze siamo pronti al dialogo». Il presidente dell’Emilia-Romagna ha anche smentito il premier secondo il quale la bozza di decreto era stata scritta su richiesta delle Regioni: «Abbiamo chiesto che ci venisse inviato ciò su cui il governo stava lavorando». La riunione con le Regioni è comunque confermata anche se il presidente della Toscana, Martini si chiede su cosa si discuterà.Dario Franceschini non ne può più: «Va bene lo scontro politico, ma non si possono continuamente cambiare le carte in tavola. Si può dire: ho cambiato idea, ma basta con il dire tutto e il contrario di tutto». E rincara: «Chiediamo alla Lega come può accettare un decreto legge che distrugge e toglie autonomia proprio alle Regioni».
POZZUOLO
Fallisce il colpo alla cassa continua del supermercato UDINE
Cainero: «Così Friuli Doc è una sagra» UDINE
Terrorismo, piano per controllare le moschee LATISANA
Eredità Toniatti, 4,9 milioni al Comune Ora non si esclude l’arrivo degli ispettori del Guardasigilli===
Ecco la prima pagina de Il Gazzettino, edizione Friuli
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Via al bando di gara per la ristrutturazione della biblioteca e la salita meccanica al colle
Al Castello con l’ascensore
Il Comune di Udine sblocca il progetto che era fermo da due anni
Udine «Questa è una data storica». L’enfasi non fa difetto al sindaco. Ma bisogna riconoscere che il via libera alla gara per il primo lotto di restauro della biblioteca civica (che comprende il primo dei due ascensori per salire al castello e che comporterà un investimento complessivo di quasi 2 milioni) ha qualcosa di «storico». Soprattutto se si considera che il progetto giaceva "congelato" dall’estate del 2007. A oltre dieci mesi dal suo insediamento, l’esecutivo Honsell, fatti un po’ di ritocchi al progetto iniziale, ha dato l’abbrivio al cantiere. Secondo i tempi messi in preventivo dalla giunta, «la pubblicazione della gara - dice Malisani - avverrà ad aprile». Fra gli aspetti che Honsell ritiene «storici», oltre al fatto che si interverrà su palazzo Andriotti, c’è anche il fatto che questi lavori saranno «decisivi per avviare una prima ascesa meccanica al castello».
Il manager dell’azienda speciale
«Rilancio di Villa Manin, Honsell prenda nota»
Cainero: «Idee che si autofinanziano»
Alla presentazione della mostra di Monet:«A Udine mancano nuovi progetti e Friuli Doc va rivisto»
Udine Mentre il polo culturale di Villa Manin vive un grande rilancio, il commissario straordinario dell’Azienda speciale non lesina critiche alla politica culturale dell’amministrazione comunale a cominciare da Friuli Doc «una manifestazione che vedrei molto diversa da com’è ora – afferma Enzo Cainero – andrebbe completamente rettificata»; in buona sostanza Friuli Doc dovrebbe ritornare a essere quella vetrina dei prodotti tradizionali della regione, «il Friuli Doc di una volta». Quanto ai tagli di contributi da parte della Regione, il Comune dovrà aguzzare l’ingegno per coprire le spese: le grandi mostre di Villa Manin, porta ad ad esempio il consigliere comunale già candidato sindaco del Centrodestra, sono autofinanziate grazie al sostegno di ben quattro fondazioni (Crup, Carigo, Antonveneta e Cassa di Risparmio di Trieste): la sola mostra di Monet costa due milioni di euro. «Sia chiaro però che gli eventi di Villa Manin e Friuli Doc sono due cose totalmente diverse», precisa. È solo la prima riflessione che Cainero fa a margine della presentazione della mostra “L’età di Corbet e Monet” ospitata a Milano. Oltre agli eventi da “rivedere” ci sono anche i progetti non raccolti come quello per la scuola Manzoni che Cainero avrebbe recuperato non solo come edificio scolastico ma anche come centro culturale, «un progetto che aveva convinto anche il preside Stefano Stefanel – per altro di centrosinistra – che avevo proposto in campagna elettorale e che non avrei abbandonato». Ci sono altri progetti culturali che non avrebbe trascurato? «No, perché altri progetti non ne ho proprio visti». Un affondo a Honsell arriva anche sulla questione del sottofinanziamento all’università; nonostante i tempi di crisi il sapere va sostenuto: «in consiglio comunale tutto il centrodestra ha votato per il sostegno all’ateneo su una mia proposta che non ha trovato adesione da parte di Honsell». Passiamo da quello che avrebbe fatto per il comune a quello che sta facendo in veste di commissario straordinario dell’Azienda: Villa Manin proporrà solo grandi mostre per grandi artisti? «Non abbandoneremo i giovani, quando saranno disponibili le sedi opportune nelle future programmazioni ci sarà spazio anche per loro». Pensando ai giovani, Cainero assicura che sarà riattivato anche il dipartimento di educazione di Villa Manin, temporaneamente sospeso in attesa di una nuova programmazione assieme a Marco Goldin. Il nuovo corso culturale di Villa Manin vuole mettere insieme tutte le espressioni del territorio, «anche con la collaborazione di tutti gli enti territoriali della regione. Villa Manin – tiene a precisare – è un faro di riferimento non l’unico punto di incontro della cultura del Friuli». Se da una parte si punta a coinvolgere il territorio, dall’altra si cerca e di abbinare tradizione e internazionalizzazione, Zigaina e Monet «per una forte diffusione della cultura sul territorio che può portare nuove sinergie con paesi contermini come Austria, Germania e i paesi balcanici. Guardiamo a quello che è stato a suo tempo il bacino naturale di questa regione in cui cerchiamo nuovamente di inserirci». E chissà che a tagliare il nastro della mostra di Monet non ci sia il ministro degli esteri Franco Frattini, la cui presenza però sarà da verificare nei prossimi mesi. Intanto l’Azienda speciale marcia a passi lunghi; dopo queste grandi mostre qual è il sogno nel cassetto del commissario? «I tesori dei collezionisti regionali. Mi piacerebbe che questi tesori uscissero dalle case e formassero una grande mostra a Villa Manin. Sarebbe un’esposizione di grande impatto ma non facile da realizzare, una mostra del Friuli per il Friuli». Lisa Zancaner
LA POLEMICA
L’architetto Dri:«Case, troppa deregulation: si rischia il caos»
Il vicepresidente regionale dell’Istituto di urbanistica teme il recepimento della norma del Governo da parte della Regione: «Ogni proprietario avrebbe il diritto di allargarsi» «Positiva invece la demolizione di stabili non di pregio»
Ciriani: «Non è vero che penalizzo Udine»
Alla fine, quando la polvere polemica si sarà posata, «Friuli Doc porterà a casa una massa di contributi pari alla Barcolana» e per giunta «Udine avrà un’estate da sogno che la vedrà al centro del rock italiano e internazionale». Di fronte all’insurrezione del Comune di Udine e alla promessa di autotassazione dei 300 standisti, il vicepresidente della Giunta regionale Luca Ciriani non recede dalla decisione di tagliare vigorosamente i finanziamenti alla kermesse udinese (nella foto) da 350 a 150mila euro. Ma il vice di Renzo Tondo nega che si sia pensato a una sorta di "punizione" politica di Udine, governata dal Centrosinistra.
La candidatura decolla
In regionei campionidel mondodi rugby
Udine (U.S.) I campioni del mondo della palla ovale, gli Springboks del Sud Africa, potrebbero esibirsi in Friuli Venezia Giulia il 21 novembre in un test match con l’Italia. La candidatura a ospitare questo grande evento è partita sette mesi fa e entro questa la settimana potrebbe concretizzarsi. In lizza con la nostra regione è Genova. perchè tutto vada nel verso giusto sta lavorando Enzo Cainero, commissario dell’azienda speciale di Villa Manin e l’assessore allo sport, Elio De Anna che per i suoi contatti e il suo grande passato di rugbista sarà il testimonial dell’evento. Cainero proprio ieri ha definito gli ultimi dettagli dell’offerta alla federazione Rugby e alla Rcs, che organizza gli eventi della nazionale. «Sono fiducioso - ha rivelato - abbiamo compiuto tutti i passi necessari affinchè sia assegnato al Friuli Venezia Giulia il match, che costituisce un grande evento per la nostra regione, vista la grande attesa per gli Springboks. Abbiamo predisposto due ipotesi, Udine e Trieste, per la sede della partita. In base ai suoi parametri, sarà la federazione a decidere dove si giocherà». Ma non si dovrebbe trattare solo di una partita. «Sto lavorando - spiega Cainero - assieme agli assessori Roberto Molinaro e Elio De Anna, perchè ci sia una coda alla presenza del Sud Africa. Vorremmo che la squadra si fermi in regione almeno una settimana, per una sorta di mini ritiro. Sarebbe una straordinaria occasione di promozione per la regione e ho già in mente delle iniziative collaterali da avviare. naturalmente tutto è subordinato alle decisioni ella federazione e della Rcs, con la quale ho rapporti strettissimi e proficui grazie all'organizzazione delle tappe del Giro d’Italia». C’è già stato un primo sopralluogo da parte degli organizzatori dei test match agli impianti esistenti a Udine e Trieste per la scelta della sede della gara che sarà trasmessa in diretta da La7. la partita si inserirà nel calendario dei grandi eventi dell’Azienda speciale di Villa Manin e c’è anche la concreta possibilità che il Friuli Venezia Giulia ospiti anche l’incontro Italia - Argentina previsto nel 2010.
Depositata la sentenza della Corte dei conti sul caso-Tullio
Incarico alla dirigente assolti Cecotti e l’ex giunta
Udine Alla Corte dei conti è stata depositata ieri la sentenza sul caso-Tullio. A quanto risulta la sezione giurisdizionale della Corte dei conti alla fine avrebbe deciso di rigettare la domanda della Procura contabile. I giudici avrebbero stabilito di assolvere da ogni addebito l’ex sindaco Cecotti, l’allora direttore del dipartimento Affari generali Gianni Cortiula che firmò il parere sull’assunzione di Luisa Tullio come direttore generale e i sette assessori del precedente esecutivo che approvarono la nomina.
Casa di riposo via al processo-fiume con 140 testimoni
Udienza filtro per il processo sui presunti maltrattamenti agli anziani, su episodi di peculato, falso e corruzione alla casa di riposo di Latisana. Dopo le posizioni chiuse in udienza preliminare, ieri c’è stata la prima udienza in Tribunale. Tra accusa e difesa ci sono circa centoquaranta testi da sentire
IL VERTICE
Tondo: «La Safilo vuole rimanere»
Alla fine si è chiarito che il camion presentatosi davanti ai cancelli della stabilimento Safilo di Precenicco doveva proprio solo caricare materiale già pronto e non traslocare macchinari. Ma la tensione è tanta, basta anche una piccola scintilla per dare adito alle notizie più allarmanti e così la risposta, a quella che sembrava una manovra padronale, si è tramutata immediatamente in sciopero. Le operaie sono uscite tutte dalle due fabbriche e solo più tardi sono rientrate. Proprio nel giorno in cui il presidente Tondo porta a casa dall’incontro con la proprietà almeno la decisione di sedersi attorno a un tavolo regionale.
AMBIENTE
Esperti dell’università e dell’istituto di genomica sulle tracce della malattia che uccide le api
Individuare e studiare le malattie e i parassiti che potrebbero essere fra le cause della vasta moria di colonie di ape mellifera in corso da alcuni anni in Italia e in altri Paesi. È l’obiettivo del progetto di ricerca biennale avviato da un gruppo di esperti del dipartimento di Biologia e protezione delle piante dell’Università di Udine, finanziato con 180 mila euro dal ministero delle Politiche agricole. I ricercatori friulani realizzeranno, inoltre, un inventario dei più importanti patogeni presenti negli alveari italiani grazie alla collaborazione con l’Istituto di genomica applicata del Parco scientifico e tecnologico di Udine. Lo studio fa parte del programma di ricerca nazionale ApeNet promosso dal ministero, e coordinato dal Consiglio per la ricerca e la sperimentazione in agricoltura, per cercare le cause del fenomeno e pianificare strategie di intervento adeguate. La moria di colonie d’api ha probabilmente diverse cause, anche concomitanti, oltre alle malattie: parassitosi, agrofarmaci, pratiche apistiche, modificazioni ambientali e climatiche e la gestione del territorio. «La nostra unità di ricerca – spiega il coordinatore, Francesco Nazzi – si occuperà delle malattie delle api e, in particolare, del loro sistema immunitario. Gli agenti patogeni, come i virus, infatti, diventano dannosi solo quando riescono a prevaricare le difese innate dell’ape». Benché prive di meccanismi di difesa specifici come i nostri anticorpi, questi insetti possiedono particolari meccanismi di protezione in grado di combattere i patogeni. Il gruppo udinese studierà i meccanismi che regolano il passaggio dallo stadio di infezione latente, allo stadio di malattia conclamata. «Metteremo a punto metodi per infettare artificialmente api di diversa età per verificare le modificazioni indotte dai patogeni e dai parassiti a tutti i livelli: dal genoma fino alla colonia di api per individuare i punti deboli di questa catena». La principale avversità degli alveari è costituita dall’acaro Varroa destructor che si nutre dell’emolinfa (il sangue) delle api debilitandole e trasmettendo virus. Altre avversità importanti sono il virus delle ali deformi, che determina gravi malformazioni nelle api e quello della paralisi acuta, la nosemiasi e la peste americana. Il gruppo di ricerca dell’ateneo friulano è composto da Desiderato Annoscia, Fabio Del Piccolo, Giorgio Della Vedova e Mauro D’Agaro e si avvale del contributo di Franco Frilli. Il team collaborerà con i ricercatori delle università di Firenze e Federico II di Napoli. Nel 2008 in provincia di Udine, secondo i dati del Consorzio apicoltori provinciale, gli alveari erano più di 15 mila, in calo del 16% rispetto al 2005. Gli apicoltori sono quasi 700, per lo più piccoli, cioè con meno di 10 alveari.
POZZUOLO
Elettrodotto, la Coldiretti insiste sulle garanzie
TOLMEZZO
L’attuale vicesindaco Zearo è il candidato del centrodestra
UDINESE
Con Zimling sono 99 gli stranieri in bianconero
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Infine la prima pagina de Il Piccolo
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LE INTERCETTAZIONI IN REGIONE
L’Avvocatura censura il Grande orecchio: «Operazioni illegali» La relazione chiesta da Tondo sul Nucleo operativo dei Forestali
TRIESTE Intercettano, pedinano, perquisiscono, ascoltano e, chissà, forse custodiscono una misteriosa banca dati giudiziaria. Non sono spie della Cia, ma dipendenti regionali. Non stanno a Langley, ma a Pagnacco. Sono gli uomini del Noava, Nucleo operativo di vigilanza ambientale istituito in seno al Corpo forestale regionale, finiti alla ribalta in quanto sospettati di aver allestito un «Grande Orecchio» a Palazzo, usando e forse abusando di cimici, microspie e apparecchi sofisticati. Adesso i forestali del Noava devono vedersela con l’Avvocatura Generale della Regione che li ritiene «colpevoli» di aver compiuto missioni vietate.
PER IL PREMIER «ITALIA COLPITA DAL VIRUS AMERICANO, MA NE USCIREMO»
Berlusconi: contro la crisi lavorate di più Monito di Napolitano al governo sul piano casa: «Le Regioni vanno ascoltate»
ROMA Giornata campale per Silvio Berlusconi. Commentando la crisi economica, il premier aveva esordito in mattinata invitando gli italiani a lavorare di più: «Siamo colpiti dal virus americano, ma siamo sani e ne usciremo».Poi l’attenzione si è spostata sul piano casa quando è giunta la notizia di una lettera del Presidente Napolitano che invitava il governo ad «ascoltare le Regioni». Ma lo stesso Berlusconi ha replicato di non sapere nulla della missiva del Quirinale.
CONTESA MONETARIA CINA-USA
PECHINO SFIDA IL DOLLARO E ALL’EURO NON DISPIACE di FRANCESCO MOROSINI
La diplomazia monetaria, i cui protagonisti-avversari sono Washington e Pechino con Eurolandia a fare il «sacco da boxe», appartiene alla categoria di «operazioni di guerra non-militari» (barriere ecologiche/tariffarie all'import; embargo; blocco dell'export di tecnologie strategiche) la cui importanza per la teoria bellica è stata descritta da due ufficiali dell'Esercito popolare di Cina (Qiuao Liang, Wang Xiangsui) in «Guerra senza limiti». Tra queste «operazioni» primeggiano le svalutazioni monetarie a tutela della propria base produttiva, visto che equivalgono analogicamente al bombardare le industrie altrui; tant'è che poi si ha un micidiale cortocircuito se la replica è di equivalenti svalutazioni competitive. Tuttavia, oggi Pechino pensa alla svalutazione del dollaro come a un atto ostile degli States perché la colpirebbe dal lato del risparmio-ricchezza abbattendo il valore dei titoli-debito Usa in portafoglio del Celeste Impero grazie al suo «eccesso di risparmio» (come ha rilevato il Governatore della Federal Reserve Bernanke). Nel caso, pure Eurolandia avrebbe guai visto che l'euro, di solito asimmetrico alla valuta Usa, rivalutandosi ne danneggerebbe l'export. Insomma, è tempo di «grandi manovre» monetarie; anche perché oltreoceano la tentazione, svalutando, di «scaricare le proprie miserie sul vicino» (il cosiddetto beggar my neighbor) è elevata.O, comunque probabile, visto che la Federal Reserve rastrella obbligazioni sul mercato finanziario creando moneta, seppure sotto forma di electronics credits, allo scopo di alleggerire i tassi a lungo (a breve siamo già a zero); e che lo stesso fa acquistando titoli pubblici a sostegno delle diverse strategie - come l'assorbimento dei cosiddetti «titoli tossici» appena varata dal Tesoro - attuate dall'amministrazione Obama per salvare Wall Street: insomma, ci sono tutte le premesse, ai primi cenni di ripresa, per avere inflazione e svalutazione. Pure politiche, perché ciò consentirebbe agli States di abbattere, svalutandolo, il debito (d'altronde solo quello pubblico emesso per il «pronto soccorso bancario» vale trilioni di dollari) contratto nel mercato finanziario globale: il che, in quota rilevante, vuol dire con Pechino. Cosa che la Città Proibita teme assai. Lo ha ribadito il premier cinese Wen Jibao, facendo capire che considererebbe un atto «nemico» una maxisvalutazione degli oltre due trilioni di dollari investiti in bond statunitensi. Qui emerge un nodo politico: ed è che la Cina, come grande creditore degli Usa, vuol dire la sua sul cambio del dollaro contestando in materia la piena sovranità di Washington che, finora, era universalmente riconosciuta. Il messaggio che viene dalla Città Proibita è che la Superpotenza, sebbene abbia ancora, ma con crepe, la supremazia militare, tuttavia vede logorata dal debito quella economica; e che, conseguentemente, gli Usa debbano rinunciare a quell'unilateralismo monetario con cui nel passato hanno regolato sul proprio polmone il respiro economico d'Europa, Asia e Sud America.Insomma, la Cina vuole il posto che le spetta al tavolo del potere mondiale. Anzi, gioca d'anticipo proponendo un «mondo monetario» alternativo, col dollaro spodestato.
Per farlo, si affida a Zhou Xiaochuan, governatore della sua Banca centrale, che in un saggio (pubblicato sul sito della Banca medesima) disegna una riforma del sistema monetario internazionale che abbandona l'uso di una moneta nazionale come valuta di riserva globale. Sarebbe il tramonto dell'impero del dollaro e del potere degli Usa di essere il dominus (in cambio però garantiscono la sicurezza del capitalismo globale) delle relazioni monetarie internazionali. Scrive infatti Zhou Xiaochuan: «Un'auspicabile riforma del sistema monetario internazionale consiste nel creare una valuta di riserva internazionale separata dalla moneta delle singole economie nazionali e capace di rimanere stabile a lungo, così da rimuovere le deficienze strutturali insite nell'uso come valuta di riserva di unità monetarie nazionali».Zhou Xiaochuan naturalmente, che così recupera una vecchia idea di Keynes, sa che essa è debole perché una moneta, seppure di ottima fattura tecnica, senza basi politiche «resta sui libri». Tant'è che gli Usa, nel Secondo dopoguerra all'apice del potere, imposero il dollaro. Tuttavia, il Governatore della Banca centrale cinese, nel puntare alto, sottolinea un dato geostrategico preciso: ed è che gli Stati Uniti hanno perso il potere per usare il dollaro come «arma unilaterale»; serve, all'opposto, un regime di partnership tra Pechino e Washington. E qui pure Eurolandia potrebbe tessere un po' di tela con il Celeste Impero.Francesco Morosini
DA PONTEROSSO ALL’EX PESCHERIA
Battaglia per il business della Barcolana Società velica e Fiera si contendono la gestione del mercatino sulle Rive
TRIESTE Non si può ancora conoscere, per ovvi motivi, il bollettino meteorologico della prossima «Barcolana». Di sicuro, però, sulla popolare manifestazione già adesso tira vento di burrasca. Oggetto del contendere, il mercatino che nei giorni della più affollata regata del Mediterraneo adorna le Rive cittadine, indicativamente dal canale di Ponterosso all’ex Pescheria.
ERA IL DIRETTORE SCIENTIFICO
Tamburlini lascia il Burlo «L’ospedale deve crescere»TRIESTE L’ospedale infantile Burlo Garofolo perde a sorpresa il suo direttore scientifico. Se ne va Giorgio Tamburlini, dal 2004 alla guida dell’istituzione sanitaria triestina. E lo fa con tre anni d’anticipo rispetto alla naturale scadenza del suo mandato. Tamburlini non va in un altro ospedale, ma intende tornare a dedicarsi ai programmi di sanità internazionale. «Il Burlo - ammonisce - deve diventare al più presto punto di riferimento del Centro Europa, altrimenti fra 5-10 anni non avrà modo di sopravvivere».
RILANCIO DELL’EDILIZIA
IL ROVESCIO DELLA MEDAGLIA di ANDREA BOITANI
Il piano casa messo a punto dal governo è un’idea politicamente astuta. Il messaggio che invia agli elettori è semplice e chiaro: chi guida il Paese vuole liberarvi dai mille lacci di una legislazione super-vincolistica.
Un gran numero di norme vi impedisce di ampliare e abbellire le vostre ville, villule e villoni con vista mare, monti, lago, o anche solo di rialzare e protuberare i vostri appartamenti con vista sulla palazzina di fronte (quei rompiscatole del condominio permettendo).E così, in un solo colpo, il governo vi libererà da geometri e funzionari comunali che, per chiudere uno o due occhi su vincoli e codici, vi spillano soldi che potrebbero meglio servire, che so, a tirar su una torricella pseudo-senese, o anche solo una verandina, che proprio non ci sta più niente in casa nostra, signora mia!C’è anche un’astuzia economica: incentivare (con gli aumenti di cubatura e superficie) a mobilizzare le risorse finanziarie «oziose» di chi la crisi ha risparmiato e forse risparmierà. Insomma, un tentativo, senza costi per la finanza pubblica, di solleticare i sopiti animal spirits degli italiani.Il rovescio della medaglia purtroppo c’è. L’Italia ha una lunga tradizione di abusivismo edilizio e, con ciò, ha già intaccato il suo preziosissimo patrimonio paesaggistico e urbano.Ma l’Italia ha anche una consolidata tradizione di evasione fiscale, di lavoro nero e di gravi infortuni sul lavoro, specialmente – guarda caso – nel settore dell’edilizia «semi-domestica» e nelle attività connesse (idraulica, impiantistica elettrica, carpenteria metallica e falegnameria).Il rischio, allora, è che il «piano casa» contribuisca a far rampare i vecchi spiriti bestiali della semi-legalità, senza avere grande impatto sul Pil misurato e misurabile (e quindi sulle entrate fiscali).La filosofia del piano sembra essere che, per uscire dalla crisi, serve che i soldi circolino in qualunque modo, mentre elevare la cultura e la pratica della legalità è un lusso per anime belle e tempi migliori.Ma c’è anche un serio rischio di lungo periodo: impoverire ancora una delle principali fonti di reddito futuro del Paese, cioè il turismo (che oggi rappresenta circa l’8% del Pil) e che già soffre sempre più la concorrenza di Paesi più attenti a difendere il loro (assai meno ricco) patrimonio artistico e paesistico.Perché, a crisi finita, i turisti dovrebbero riprendere a venire in Italia a frotte se avremo ulteriormente rovinato le nostre città, i nostri borghi, le nostre campagne?Andrea Boitaniwww.lavoce.info
Una multa scatena l’ira di Bandelli Le urla contro le vigilesse dell’assessore con l’auto in divieto: «Chiamo il sindaco»
TRIESTE Una macchina posteggiata sulla fermata del bus, l’altra poco lontano sulle strisce pedonali in via San Michele, una strada stretta dove si fa fatica a transitare. Le due vigilesse della pattuglia del Nis, i pretoriani del sindaco, quando sono arrivate a bordo con la loro «Alfa» non potevano certo ignorare quello sconcio alla viabilità in Cittavecchia. L’infrazione era fin troppo evidente. Non si poteva chiudere un occhio anche se una delle vetture, la 500 sulle strisce all’altezza del numero 30, appartiene all’assessore ai Grandi eventi Franco Bandelli. Le vigilesse dei Nis non potevano sapere che la loro azione avrebbe innescato un caso, anzi un vero e proprio putiferio.
Galli della Loggia: con un premio avviciniamo i ragazzi alla storia di ALESSANDRO MEZZENA LONA
Ugo Foscolo, oggi, non troverebbe forse tanti ascoltatori. Se volesse riproporre ancora il suo ”Italiani, vi esorto alle storie”. E chissà se Antonio Gramsci scriverebbe ancora al figlio Delio le parole contenute in quella famosa lettera dal carcere in cui lo spronava ad approfondire i suoi interessi storici. Inutile negarlo: in Italia, da anni, non si vedono in giro tanti estimatori della Storia.Ma adesso, da Gorizia parte un’iniziativa nettamente in controtendenza. Il Festival èStoria, che dal 22 al 24 maggio metterà in scena nel capoluogo isontino la sua quinta edizione, ha deciso di creare quest’anno un premio che si rivolge a tutti gli studenti delle scuole secondarie d’Italia. Adriano Ossola, della Libreria Editrice Goriziana, ha proposto di dedicarlo ad Antonio Sema, uno dei più preparati studiosi di storia militare e di problematiche del confine orientale, morto prematuramente nel 2007. La proposta è stata subito accolta con favore dal comitato scientifico, presieduto da Chiara Frugoni. Di cui fanno parte personaggi del calibro di Richard Bosworth, Marina Cattaruzza, Sergio Romano, Ernesto Galli della Loggia, Quirino Principe.Il nuovo Premio Antonio Sema – Concorso Banca Popolare FriulAdria-Crédit Agricole per la scuola è insignito del patrocinio del ministero dell’Istruzione, dell’Università e della Ricerca. Si aprirà già in queste settimane alle scuole secondarie italiane di primo e secondo grado, intorno al tema conduttore dell’edizione 2009 di èStoria: “Patrie. Cittadinanza e appartenenze dalla polis greca al mondo globale”. L’obiettivo è la progettazione e realizzazione di un’unità di apprendimento o di un modulo, anche di carattere pluridisciplinare, riferiti alla tematica storica del Festival, anche nel contesto della storia regionale del Friuli Venezia Giulia.In pratica, nello spirito del progetto, il docente dovrà svolgere la funzione di coordinatore di lavori e di organizzatore del laboratorio, mentre gli attori del modulo dovranno essere gli studenti, che opereranno ricerche autonome. Queste ricerche, una volta vagliate, corrette e coordinate dal docente, concorreranno a formare la spina dorsale dell’unità o modulo, trasformandosi, alla fine del percorso didattico, in un documento o tesina, che, oltre a valere da elemento di valutazione per la giuria del concorso, potrà essere proficuamente spesa a livello curricolare o in sede di esami di Stato.Il Premio Antonio Sema – Concorso Banca Popolare FriulAdria-Crédit Agricole per la scuola si affianca, così, al Premio Antonio Sema per un divulgatore di storia, introdotto lo scorso anno al Festival e assegnato nella prima edizione al docente Roberto Chiarini “per la riconosciuta capacità di unire l’alta qualità scientifica alla più apprezzata divulgazione”.Un’idea del genere non poteva non entusiasmare Ernesto Galli della Loggia. Professore di Storia contemporanea e direttore del corso di dottorato di ricerca in Filosofia della storia all’Università San Raffaele di Milano, autore di saggi importanti come ”La democrazia immaginaria”, ”Intervista sulla destra”, ”L’identità italiana”, ”La morte della patria”, collaboratore del ”Corriere della Sera”, da tempo non manca di richiamare l’attenzione sulla necessità di riportare la Storia al centro dei programmi scolastici.«L’idea del Premio nasce da Adriano Ossola, che è anche l’anima del Festival èStoria - spiega Ernesto Galli della Loggia -. Poi ha coinvolto diverse persone, tra cui anche me, perchè la cosa andasse a buon fine. La cosa importante è che questo progetto dedicato alla memoria di Antonio Sema si rivolge alle scuole».Una scelta coraggiosa?«Sì, perché il Festival andando avanti, crescendo, deve cercare di allargare sempre più la propria platea. E non può farlo se non coinvolgendo i giovani».Certo che la Storia, a scuola, non se la passa benissimo.«La Storia in questi ultimi anni ha conosciuto un momento di appannamento per quanto riguarda i programmi scolastici. E forse anche gli insegnanti stessi non le hanno dedicato una grande attenzione. Credo che il Festival di Gorizia sia un’ottima opportunità non soltanto per gli studenti, ma anche per i docenti».Come spiega questa eclissi della Storia?«L’attenzione per la Storia è legata alla politica. Quando l’attenzione per gli aspetti ideologici è forte, allora anche l’interesse per gli studi storici si manifesta con forza. Altrimenti impallidisce, si attenua. Io, ovviamente, mi riferisco soprattutto alla realtà italiana».Qualcuno accusa i festival di spettacolarizzare la cultura...«Per quanto riguarda èStoria, non sono d’accordo. Gorizia non richiama platee di migliaia di persone. Non forza i temi per attirare più pubblico. Non si crea quell’attesa per alcune celebrità, per quelli che ormai sono degli autentici guru della cultura, che si percepisce molto forte in altri festival».Quest’anno avete scelto di parlare delle patrie. Come mai?«Il concetto di patria, oggi, si è dilatato a dismisura. Anche perché sono spuntate una miriade di piccole patrie. Cittadine, regionali. E mi sembra che sia queste micropatrie, sia quelle nazionali, in questo momento ottengano un grande successo».Ma non dovremmo costruire l’Unione europea?«Dopo la fine dell’Impero sovietico c’è stato quasi un raddoppio degli stati nazionali. Un’esplosione di patrie. E non mi sembra che l’Unione europea stia realizzando il suo progetto di creare uno Stato sovrannazionale. I diversi Paesi che fanno parte della Ue contano ancora moltissimo. non sono disposti a rinunciare alla propria sovranità nazionale».Però il termine patria, oggi, non è molto popolare...«Perché la parola patria viene ancora associata alle ideologie nazionaliste, a certi regimi totalitari del Ventesimo secolo. Ma io credo che sia soltanto un pregiudizio».Un pregiudizio?«Sì, un pregiudizio ideologico. A ben guardare, anche la lotta contro il fascismo è stata fatta in nome delle patrie. Pensiamo all’esercito sovietico, che aveva un vero e proprio culto della propria patria. E non erano diversi quello inglese, quello americano».Parlarne, come farete a Gorizia, può servire a chiarire le idee?«Senza dubbio. Cercheremo di chiarire l’attualità della costruzione delle patrie nazionali. Che possiedono ancora un elemento storico vitale. Al tempo stesso, proveremo a mettere in fuga quel pregiudizio ideologico che ancora ci porta a diffidare del concetto di patria».
Prende a calci un gatto pagherà cinquemila euro di CLAUDIO ERNÈ
Niente condizionale e cinquemila euro da pagare, l’uno sull’altro.Tanto è costato a un imprenditore edile pugliese in trasferta a Trieste, aggredire un gatto, colpendolo con calci e colpi di bastone per poi gettarlo nella tromba delle scale del condominio di via Alpi Giulie 19. Era il 3 febbraio 2007 e ieri Cosimo Damiano Giannella, 45 anni, originario di Foggia, è stato processato dal giudice Giorgio Nicoli: ipotesi di reato, maltrattamento di animali. L’episodio aveva avuto due testimoni, un ragazzo e una ragazza che abitano nello stabile in cui è avvenuto il «fattaccio». Hanno seguito col cuore in gola l’azione fulminea dell’imprenditore edile, hanno gridato cercando di attirare la sua attenzione, sperando che il diversivo consentisse al felino di scappare. Non hanno avuto fortuna e Cosimo Damiano Giannella ha proseguito la sua caccia solitaria tra rampe di scale, pianerottoli e zerbini.Il safari «indoor» era stato innescato da un cane che, dopo aver percepito la presenza del gatto, aveva iniziato ad abbaiare dietro alla porta di casa. Il bastone - forse il manico di una placida scopa domestica - ha colpito la bestiola ad una zampa aprendo una ferita. Un attimo dopo il sangue ha tinto di rosso alcuni gradini.«Il gatto era bianco e nero, signor giudice» hanno confermato in aula i due ragazzi, rispettosi degli animali e dei loro diritti. Poi hanno raccontato di un altro colpo violentissimo inferto col bastone sulla schiena del felino. «Il gatto si è bloccato di colpo: l’uomo lo ha catturato, lo ha preso per la coda e lo ha lasciato cadere nel vano delle scale. Un volo di otto-nove metri, poi il tonfo».I due ragazzi sono scesi a precipizio nell’atrio per prestare soccorso alla vittima di quella stupida violenza. Il gatto era malconcio ma era riuscito con grande sforzo a rialzarsi sulle tre zampe ancora integre. Poi si è allontanato in direzione della strada e nessuno l’ha più visto. A noi piace pensare che abbia superato felicemente l’incontro troppo ravvicinato con un uomo crudele. Certo è che i due ragazzi hanno avvisato la polizia e l’imprenditore edile è stato identificato e denunciato. La procura ha aperto un fascicolo d’indagine e il pm ha chiesto a un giudice del Tribunale l’emissione di un decreto penale di condanna. Il presidente del gip Raffaele Morvay qualche mese più tardi, si era ormai nel 2008, ha condannato Cosimo Damiano Giannella a mille euro di multa.Il decreto è stato impugnato perché l’impresario ha scelto il processo pubblico. «Voglio dimostrare la mia innocenza, sono un ambientalista, in Puglia faccio parte di una associazione che, fra gli altri compiti, ha quello di proteggere gli animali. Inoltre la ragazza che mi accusa non è credibile perché mi risulta sia minorenne».Ieri nell’aula d’udienza il pm Valentina Guercini, il difensore d’ufficio Marco Fazzini e il giudice Giorgio Nicoli, hanno atteso invano l’arrivo dell’imputato. L’uomo che cacciava il gatto sulle scale di casa con i calci e col bastone, non si fatto vedere e non ha comunicato al Tribunale l’esistenza di qualche impedimento che non gli consentiva di raggiungere Trieste e il palazzo di Giustizia. È stato giudicato in contumacia e condannato a cinquemila euro di multa senza alcun beneficio. Esattamente quanto aveva chiesto la rappresentante dell’accusa in base all’articolo 544 del Codice penale che in conformità con la legge 189 del 20 luglio 2004 ha introdotto per la prima volta nel nostro Paese pene severe per chi si macchia di «Delitti contro il sentimento per gli animali».
Primo sì dell’aula il Pd si astiene la Lega esulta La Croazia riduce del 6 per cento i salari pubblici IL 10 MAGGIO CICLISTI SUL CIRCUITO CITTADINO
Giro a Trieste, attesi 100mila spettatoriTRIESTE Centomila spettatori lungo il percorso e un’ora e un quarto di vetrina televisiva in diretta. Sono alcuni tra i numeri più significativi della tappa del Giro d’Italia che 10 maggio si concluderà a Trieste, davanti a piazza dell’Unità. All’appuntamento mancano 45 giorni e la macchina organizzativa stra serrando i tempi. Ieri mattina si è svolta la riunione più importante tra quelle che adesso si succederanno quasi settimanalmente in municipio. Il primo obiettivo era riesaminare il tracciato del circuito cittadino di 11 km che verrà ripetuto per tre volte di ciclisti.
Il caso
Imprenditore condannatoCultura
Al Festival di Gorizia