
Nella puntata odierna vogliamo trattare i “pro” e i “contro” del progetto del rigassificatore a terra da realizzarsi nella zona “Ex Esso” a Zaule, nel Comune di Trieste, valutando come per quello precedente impatto visivo, impatto ambientale, impatto sul traffico navale, impatto sulla sicurezza.
L’impatto visivo del terminal on-shore è sicuramente importante: l’altezza fuori terra di quasi 50 metri ed il diametro dei due serbatoi per il contenimento del gas si noterebbero a chilometri di distanza ed andrebbero ad inserirsi in maniera determinante in un panorama che, per quanto ricco di strutture industriali, è abbastanza armonizzato con il paesaggio.
Per l’impatto ambientale vanno fatte le medesime considerazioni sull’utilizzo dell’acqua di mare fatte per il terminal off-shore, precisando comunque che il braccio di mare è molto stretto e non si avrebbe un ricambio d’acqua sufficiente per evitare un repentino raffreddamento dell’acqua. Per questo terminal non è comunque prevista una centrale elettrica a bordo, ma va evidenziata una certa vicinanza con la centrale elettrica della Ferriera, quindi si potrebbe anche qui pensare ad un ciclo chiuso che non utilizzi l’acqua marina.
Riguardo poi al sito dove si andrebbe ad inserire il terminal, esso fa parte del Sito Inquinato di Interesse Nazionale che, in quanto tale, andrà obbligatoriamente bonificato prima di realizzare l’impianto: questo è uno dei presunti vantaggi sbandierati ai quattro venti da tutti i sostenitori del progetto, i quali però non spiegano che la parte che andrebbe bonificata è una minima parte di tutto il sito e comunque non è la parte maggiormente inquinata.
L’impatto sul traffico navale, commerciale, turistico ed ittico è assolutamente non trascurabile. L’accesso al pontile del terminal avverrebbe attraverso il cosiddetto “canale sud” del Porto di Trieste, già ampiamente utilizzato dalle petroliere che vanno ad attraccarsi ad uno dei quattro attracchi al pontile della S.I.O.T., punto iniziale della condotta che porta il greggio in Germania. Il traffico annuale delle petroliere è di circa 450 unità, con un tempo medio di permanenza all’attracco di circa un giorno.
Il pontile del terminal di rigassificazione è a circa 500 metri dal pontile della S.I.O.T. e qui si prevede un traffico annuale di 110 unità. A conti fatti ci sarebbe un aumento del 25% del traffico navale nel “canale sud”, come questo possa essere giudicato “ininfluente” dalla Capitaneria di Porto è un mistero. Altri due problemi derivano dalla manovra di attracco delle metaniere: oltre al passaggio a poche centinaia di metri dall’abitato di Muggia, nel corso di tale manovra il movimento delle eliche porterebbe in sospensione in acqua i materiali depositati sui fondali – profondi al massimo 22 metri – per i quali è stata più volte accertata la natura fortemente inquinante.
Il problema più grosso è comunque quello della sicurezza: trattandosi di un impianto a rischio di incidente rilevante ed essendo, in quanto tale, sottoposto alla “Direttiva Seveso 3”, riteniamo che la posizione scelta sia eccessivamente pericolosa, considerata tanto la breve distanza con zone densamente popolate quali Servola, Borgo San Sergio, Aquilinia e Muggia, quanto la presenza nelle immediate vicinanze di industrie quali la Ferriera di Servola, la Linde Gas S.p.A., la Alder S.p.A., il termovalorizzatore ACEGAS, il terminal a mare dell’oleodotto transalpino S.I.O.T. ed i depositi costieri di carburante. La citata direttiva afferma testualmente che “nelle zone interessate dagli stabilimenti di cui all’articolo 2, comma 1, gli enti territoriali tengono conto, nell’elaborazione degli strumenti di pianificazione dell’assetto del territorio, della necessità di prevedere e mantenere opportune distanze tra gli stabilimenti e le zone residenziali, gli edifici e le zone frequentate dal pubblico, le vie di trasporto principali, […omissis…]”
Ci riesce quindi particolarmente difficile trovare particolari elementi a favore di questo impianto ed anzi, proprio la scelta dell’ubicazione risulta decisamente azzardata e completamente insostenibile.
MARCO TORBIANELLI