
Ieri notte ho visto un bel film in tv, una storia d’aria pulita di alta montagna e d’amore. Come da sceneggiatura classica alla Virgilio, il copione prevede tante dolci pecorelle, e un sentimento che sboccia assolutamente inaspettato in mezzo a rivoli d’acqua limpida e neve che sfrigola al primo sole. Gli innamorati sono belli e giovani, nemmeno ventenni, ma quest’amore li vorrà accompagnare per un lungo tratto della loro vita, “finchè morte non li separi” (ebbene sì, svelo subito il finale, per la gioia di chi non avesse ancora visionato la pellicola in questione: uno dei due muore). Beh, sapete, siamo nell’America rurale e arretrata del Wyoming, anni sessanta: i giovani, dopo il breve idillio montano, si separano, le loro sorti li dividono temporaneamente, entrambi sono destinati al matrimonio con le rispettive dolci metà della mela e alla riproduzione (sfornano in totale tre marmocchi). Ma il loro amore è di quelli shakespeariani, imperituri e osteggiati dal destino! Che romanticismo!! Dopo 4 anni si cercano, si ritrovano… e noi spettatori subiamo un fantastico bacio cabrio, provando una certa invidia per tanta passione (anche se solo cinematografica). Da quel bacio in poi, saranno in grado di sopportare la mediocrità delle loro vite solo contando i giorni che li separano dai furtivi incontri lassù a Brokeback Mountain, dove galeotto fu il pascolo!
Voi direte: che storia banale. Sì, non brilla per originalità, se non fosse che i protagonisti sono due bei maschietti, e non un maschietto e una bionda femminuccia. Trattasi di pellicola che ha ingenerato turbini di mormorii bigotti, e che da poco era stata mandata in onda in Italia, ovviamente censurata. Ieri poi, dopo le polemiche di rito contrarie alla censura, mamma Rai ha deciso di riproporre Brokeback Mountain in versione integrale: quale miracolo! In realtà non aspettatevi scene porno tra omosessuali “impailettati”, o altri tristi atavici luoghi comuni (se ne siete malatamente ghiotti); si tratta d’una storia d’amore come tante, e credo che il successo del film sia dovuto proprio alla semplicità che lo serpeggia, ad un amore tra uomini finalmente raccontato con naturalezza e aria di normalità, non di certo a qualche bacio e amplesso gay e allo stupido clamore che ne è derivato.
GIOIA MOLINARI