"SFUEI DAL FRIÛL LIBAR - IL GIORNALE DEL FRIULI LIBERO". INDIRIZZO INTERNET http://www.ilgiornaledelfriuli.net EDIZIONE ON LINE DELLA TESTATA ISCRITTA COME GIORNALE QUOTIDIANO ON LINE, A STAMPA, RADIOFONICO E TELEVISIVO NEL REGISTRO DEL TRIBUNALE DI UDINE IN DATA 8 APRILE 2009 AL N. 9/2009. Si pubblica dal 25 novembre 2008. Proprietario: Alberto di Caporiacco. Direttore responsabile: Alberto di Caporiacco. Sede di rappresentanza in Udine, piazza S. Giacomo 11/16, 2. piano.

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Notizie del giorno e l'archivio completo cronologico del giornale

venerdì 20 marzo 2009

L'UDINESE ENTRA NELLA STORIA PASSANDO AI QUARTI DI COPPA UEFA (ARTICOLO di TERRY MASERA)


Non è mai successo,perlomeno nella storia calcistica dell'Udinese, che una sconfitta fosse così tanto festeggiata ! E in effetti da questo risultato, seppur negativo, arriva la storica qualificazione per il club bianconero ai quarti di Coppa UEFA. Significa che nell'Europa del calcio, L'Udinese è l'unica compagine che porterà sulle spalle il vessillo tricolore da qui al............ prossimo appuntamento (la scaramanzia mi suggerisce di restare sul vago ! ndr).
Di concerto con il mio fido collaboratore tecnico, Carlo Rinaldini, abbiamo deciso di scrivere un pezzo che non contenga la cronaca dell'incontro (comunque in coda troverete un sunto telegrafico), bensì un insieme di considerazioni su questa storica serata e sui suoi protagonisti.
In primis, onore ai vinti, che in questo return-match si sono dimostrati degni avversari, sfoderando una prestazione molto più incisiva dei primi 90° giocati nelle nostre terre.
E veniamo all'Udinese. La partita l'abbiamo vista comodi sul divano davanti alla televisione (quando il Giornale del Friuli sarà grande, potremo permetterci le trasferte così onerose, ndr) e debbo dire che annotare sul taccuino la cronaca è ben più facile con l'ausilio dei molteplici replay da ogni angolazione e a velocità ridotta, che dalle nostre amate tribune stampa. Parto da questo elemento per dire che, forse, avremmo potuto scrivere di un felino guizzo salvagol di Handanovic, anzichè scoprire che un "malandrino" ma provvidenziale braccio del nostro D'Agostino ha salvato al minuto 16 la porta bianconera. Senza questa botta di fondoschiena, avvalorata dalla momentanea cecità del direttore di gara, Sig. Atkinson dall'Inghilterra, probabilmente, non saremmo qui a tessere le lodi storiche di questa squadra. Ma tant'è, che ogni tanto la ruota della fortuna gira giusta per i nostri colori. Dicevamo quindi che i ragazzi di Marino (nel box vetrato in tribuna per scontare la squalifica) è scesa in campo per difendere il doppio vantaggio, guadagnato con fatica e merito nella gara di andata, nella formazione più "tipo" possibile al momento. Il teatro dove si è svolta la sinfonia europea è un catino pieno di 18.000 spettatori, di cui un centinaio friulano (tanto di cappello ! ndr), e un rettangolo di gioco il cui terreno è simile ad un campetto di quartiere, massacrato quotidianamente da frotte di ragazzini e dalle intemperie invernali.
Mister Advocaat l'aveva annunciato; "PASSEREMO NOI !". E quindi dal 1° minuto si è visto che gli ucraini erano scesi in campo con la ferma intenzione di rifilare tre pappine ai nostri. In effetti, l'incontro ha visto i bianconeri spesso in difficoltà, ma la forza e l'orgoglio, abbinate a iniezioni di fiducia regalate soprattutto da Quagliarella in fase offensiva, hanno fatto resistere la squadra all'agonismo dello Zenit che non è riuscito ad affondare il colpo grazie ad una attenta fase difensiva per tutti i 90 minuti. L'Udinese quindi ha fatto il proprio dovere nell'arginare egregiamente le azioni di attacco della formazione di casa e nel controllare la gara con fruttuosi minuti di possesso palla, alternati a contropiedi veloci offerti dalla scopertura degli stessi datentori del titolo che doveveno forzare la partita a loro favore.
Il succo dell'incontro è questo, anche se l'apprensione, dopo il vantaggio al 34° e lo spauracchio del raddoppio con conseguenti supplementari, è stato scongiurato dall'accorta gara di tutta la squadra che ha mantenuto la ragione e la concentrazione fino al fischio finale. Certo ha dato più di una mano la sopracitata cecità dell'arbitro, ma ciò ci farà digerire ancora di più i torti subìti, o che subiranno i bianconeri da qui in avanti per opera dei direttori di gara, nostrani o internazionali che siano.
Un plauso quindi a tutta la squadra e alla società che ci hanno regalato questo splendido risultato che domani, speriamo, sia degnamente evidenziato a livello nazionale. Adesso attendiamo l'esito dell'urna di Nyon con serenità e vediamo dove ci porterà l'Europa il 9 Aprile per cercare di continuare a sognare una trasferta sul campo della finale, magari, stavolta, offerta di tasca propria dal nostro caro Direttore. GO UDINESE, GO!

Formazioni:
ZENIT: MALAFEEV, SIIRL( 25' st HUSZTI), TYMOSHCHUK, KRIZANAC, KIM DONG JIN, DENISOV, ZYRYANOV, FAYZULIN (25' st TEKKE), SEMSHOV, DANNY, POGREBNYAK. All: ADVOCAAT

UDINESE: HANDANOVIC, LUKOVIC (14' st ISLA), ZAPATA, FELIPE, PASQUALE, INLER, D'AGOSTINO, ASAMOAH, PEPE, QUAGLIARELLA, DI NATALE (41' st OBODO). All: MEZZINI (MARINO squalificato)

Cronaca:
6° Lukovic dal fondo destro crossa per la testa di Quagliarella che batte alto.
16° L'arbitro non vede un tocco di braccio di D'Agostino quasi sulla linea di porta dopo gli sviluppi di un angolo per lo Zenit. Sul contropiede Di Natale mette sulla testa di Quagliarella una palla che sfiora la traversa.
34° Passa lo Zenit con Tymoshchuk che dopo un batti e ribatti in area, di testa, insacca nonostante un tentativo estremo oltre la linea della porta di Handanovic.
37° Occasione per Fayzulin che conclude alto a tu per tu con Handanovic.
43° Incursione di Di Natale che centra rasoterra per Asamoah e manca l'attimo per colpire a rete
47° Danny pericoloso con un tiro da fuori area che finisce sul fondo.
48° Punizione di D'Agostino che di potenza centra. Sirl anticipa Di Natale ma rischia l'autorete.
64° Parata di Malafeev su conclusione al volo di Quagliarella.
68° Ancora Malafeev salva su incornata di Quagliarella.
80° Giocata in velocità di Di Natale che entra in area ma si fa recuperare da un giocatore russo che ribatte il tiro finale.
85° Ennesima incornata che va di poco a lato di Quagliarella su calcio d'angolo battuto da D'Agostino.
92° Inler, su imbeccata di Quagliarella, conclude debolmente e Malafeev spazza di piede.
TERRY MASERA
con la collaborazione tecnica di CARLO RINALDINI

L'UDINESE ENTRA NELLA STORIA PASSANDO AI QUARTI DI COPPA UEFA (ARTICOLO di TERRY MASERA)


Non è mai successo,perlomeno nella storia calcistica dell'Udinese, che una sconfitta fosse così tanto festeggiata ! E in effetti da questo risultato, seppur negativo, arriva la storica qualificazione per il club bianconero ai quarti di Coppa UEFA. Significa che nell'Europa del calcio, L'Udinese è l'unica compagine che porterà sulle spalle il vessillo tricolore da qui al............ prossimo appuntamento (la scaramanzia mi suggerisce di restare sul vago ! ndr).
Di concerto con il mio fido collaboratore tecnico, Carlo Rinaldini, abbiamo deciso di scrivere un pezzo che non contenga la cronaca dell'incontro (comunque in coda troverete un sunto telegrafico), bensì un insieme di considerazioni su questa storica serata e sui suoi protagonisti.
In primis, onore ai vinti, che in questo return-match si sono dimostrati degni avversari, sfoderando una prestazione molto più incisiva dei primi 90° giocati nelle nostre terre.
E veniamo all'Udinese. La partita l'abbiamo vista comodi sul divano davanti alla televisione (quando il Giornale del Friuli sarà grande, potremo permetterci le trasferte così onerose, ndr) e debbo dire che annotare sul taccuino la cronaca è ben più facile con l'ausilio dei molteplici replay da ogni angolazione e a velocità ridotta, che dalle nostre amate tribune stampa. Parto da questo elemento per dire che, forse, avremmo potuto scrivere di un felino guizzo salvagol di Handanovic, anzichè scoprire che un "malandrino" ma provvidenziale braccio del nostro D'Agostino ha salvato al minuto 16 la porta bianconera. Senza questa botta di fondoschiena, avvalorata dalla momentanea cecità del direttore di gara, Sig. Atkinson dall'Inghilterra, probabilmente, non saremmo qui a tessere le lodi storiche di questa squadra. Ma tant'è, che ogni tanto la ruota della fortuna gira giusta per i nostri colori. Dicevamo quindi che i ragazzi di Marino (nel box vetrato in tribuna per scontare la squalifica) è scesa in campo per difendere il doppio vantaggio, guadagnato con fatica e merito nella gara di andata, nella formazione più "tipo" possibile al momento. Il teatro dove si è svolta la sinfonia europea è un catino pieno di 18.000 spettatori, di cui un centinaio friulano (tanto di cappello ! ndr), e un rettangolo di gioco il cui terreno è simile ad un campetto di quartiere, massacrato quotidianamente da frotte di ragazzini e dalle intemperie invernali.
Mister Advocaat l'aveva annunciato; "PASSEREMO NOI !". E quindi dal 1° minuto si è visto che gli ucraini erano scesi in campo con la ferma intenzione di rifilare tre pappine ai nostri. In effetti, l'incontro ha visto i bianconeri spesso in difficoltà, ma la forza e l'orgoglio, abbinate a iniezioni di fiducia regalate soprattutto da Quagliarella in fase offensiva, hanno fatto resistere la squadra all'agonismo dello Zenit che non è riuscito ad affondare il colpo grazie ad una attenta fase difensiva per tutti i 90 minuti. L'Udinese quindi ha fatto il proprio dovere nell'arginare egregiamente le azioni di attacco della formazione di casa e nel controllare la gara con fruttuosi minuti di possesso palla, alternati a contropiedi veloci offerti dalla scopertura degli stessi datentori del titolo che doveveno forzare la partita a loro favore.
Il succo dell'incontro è questo, anche se l'apprensione, dopo il vantaggio al 34° e lo spauracchio del raddoppio con conseguenti supplementari, è stato scongiurato dall'accorta gara di tutta la squadra che ha mantenuto la ragione e la concentrazione fino al fischio finale. Certo ha dato più di una mano la sopracitata cecità dell'arbitro, ma ciò ci farà digerire ancora di più i torti subìti, o che subiranno i bianconeri da qui in avanti per opera dei direttori di gara, nostrani o internazionali che siano.
Un plauso quindi a tutta la squadra e alla società che ci hanno regalato questo splendido risultato che domani, speriamo, sia degnamente evidenziato a livello nazionale. Adesso attendiamo l'esito dell'urna di Nyon con serenità e vediamo dove ci porterà l'Europa il 9 Aprile per cercare di continuare a sognare una trasferta sul campo della finale, magari, stavolta, offerta di tasca propria dal nostro caro Direttore. GO UDINESE, GO!

Formazioni:
ZENIT: MALAFEEV, SIIRL( 25' st HUSZTI), TYMOSHCHUK, KRIZANAC, KIM DONG JIN, DENISOV, ZYRYANOV, FAYZULIN (25' st TEKKE), SEMSHOV, DANNY, POGREBNYAK. All: ADVOCAAT

UDINESE: HANDANOVIC, LUKOVIC (14' st ISLA), ZAPATA, FELIPE, PASQUALE, INLER, D'AGOSTINO, ASAMOAH, PEPE, QUAGLIARELLA, DI NATALE (41' st OBODO). All: MEZZINI (MARINO squalificato)

Cronaca:
6° Lukovic dal fondo destro crossa per la testa di Quagliarella che batte alto.
16° L'arbitro non vede un tocco di braccio di D'Agostino quasi sulla linea di porta dopo gli sviluppi di un angolo per lo Zenit. Sul contropiede Di Natale mette sulla testa di Quagliarella una palla che sfiora la traversa.
34° Passa lo Zenit con Tymoshchuk che dopo un batti e ribatti in area, di testa, insacca nonostante un tentativo estremo oltre la linea della porta di Handanovic.
37° Occasione per Fayzulin che conclude alto a tu per tu con Handanovic.
43° Incursione di Di Natale che centra rasoterra per Asamoah e manca l'attimo per colpire a rete
47° Danny pericoloso con un tiro da fuori area che finisce sul fondo.
48° Punizione di D'Agostino che di potenza centra. Sirl anticipa Di Natale ma rischia l'autorete.
64° Parata di Malafeev su conclusione al volo di Quagliarella.
68° Ancora Malafeev salva su incornata di Quagliarella.
80° Giocata in velocità di Di Natale che entra in area ma si fa recuperare da un giocatore russo che ribatte il tiro finale.
85° Ennesima incornata che va di poco a lato di Quagliarella su calcio d'angolo battuto da D'Agostino.
92° Inler, su imbeccata di Quagliarella, conclude debolmente e Malafeev spazza di piede.
TERRY MASERA
con la collaborazione tecnica di CARLO RINALDINI

L'UDINESE ENTRA NELLA STORIA PASSANDO AI QUARTI DI COPPA UEFA (ARTICOLO di TERRY MASERA)


Non è mai successo,perlomeno nella storia calcistica dell'Udinese, che una sconfitta fosse così tanto festeggiata ! E in effetti da questo risultato, seppur negativo, arriva la storica qualificazione per il club bianconero ai quarti di Coppa UEFA. Significa che nell'Europa del calcio, L'Udinese è l'unica compagine che porterà sulle spalle il vessillo tricolore da qui al............ prossimo appuntamento (la scaramanzia mi suggerisce di restare sul vago ! ndr).
Di concerto con il mio fido collaboratore tecnico, Carlo Rinaldini, abbiamo deciso di scrivere un pezzo che non contenga la cronaca dell'incontro (comunque in coda troverete un sunto telegrafico), bensì un insieme di considerazioni su questa storica serata e sui suoi protagonisti.
In primis, onore ai vinti, che in questo return-match si sono dimostrati degni avversari, sfoderando una prestazione molto più incisiva dei primi 90° giocati nelle nostre terre.
E veniamo all'Udinese. La partita l'abbiamo vista comodi sul divano davanti alla televisione (quando il Giornale del Friuli sarà grande, potremo permetterci le trasferte così onerose, ndr) e debbo dire che annotare sul taccuino la cronaca è ben più facile con l'ausilio dei molteplici replay da ogni angolazione e a velocità ridotta, che dalle nostre amate tribune stampa. Parto da questo elemento per dire che, forse, avremmo potuto scrivere di un felino guizzo salvagol di Handanovic, anzichè scoprire che un "malandrino" ma provvidenziale braccio del nostro D'Agostino ha salvato al minuto 16 la porta bianconera. Senza questa botta di fondoschiena, avvalorata dalla momentanea cecità del direttore di gara, Sig. Atkinson dall'Inghilterra, probabilmente, non saremmo qui a tessere le lodi storiche di questa squadra. Ma tant'è, che ogni tanto la ruota della fortuna gira giusta per i nostri colori. Dicevamo quindi che i ragazzi di Marino (nel box vetrato in tribuna per scontare la squalifica) è scesa in campo per difendere il doppio vantaggio, guadagnato con fatica e merito nella gara di andata, nella formazione più "tipo" possibile al momento. Il teatro dove si è svolta la sinfonia europea è un catino pieno di 18.000 spettatori, di cui un centinaio friulano (tanto di cappello ! ndr), e un rettangolo di gioco il cui terreno è simile ad un campetto di quartiere, massacrato quotidianamente da frotte di ragazzini e dalle intemperie invernali.
Mister Advocaat l'aveva annunciato; "PASSEREMO NOI !". E quindi dal 1° minuto si è visto che gli ucraini erano scesi in campo con la ferma intenzione di rifilare tre pappine ai nostri. In effetti, l'incontro ha visto i bianconeri spesso in difficoltà, ma la forza e l'orgoglio, abbinate a iniezioni di fiducia regalate soprattutto da Quagliarella in fase offensiva, hanno fatto resistere la squadra all'agonismo dello Zenit che non è riuscito ad affondare il colpo grazie ad una attenta fase difensiva per tutti i 90 minuti. L'Udinese quindi ha fatto il proprio dovere nell'arginare egregiamente le azioni di attacco della formazione di casa e nel controllare la gara con fruttuosi minuti di possesso palla, alternati a contropiedi veloci offerti dalla scopertura degli stessi datentori del titolo che doveveno forzare la partita a loro favore.
Il succo dell'incontro è questo, anche se l'apprensione, dopo il vantaggio al 34° e lo spauracchio del raddoppio con conseguenti supplementari, è stato scongiurato dall'accorta gara di tutta la squadra che ha mantenuto la ragione e la concentrazione fino al fischio finale. Certo ha dato più di una mano la sopracitata cecità dell'arbitro, ma ciò ci farà digerire ancora di più i torti subìti, o che subiranno i bianconeri da qui in avanti per opera dei direttori di gara, nostrani o internazionali che siano.
Un plauso quindi a tutta la squadra e alla società che ci hanno regalato questo splendido risultato che domani, speriamo, sia degnamente evidenziato a livello nazionale. Adesso attendiamo l'esito dell'urna di Nyon con serenità e vediamo dove ci porterà l'Europa il 9 Aprile per cercare di continuare a sognare una trasferta sul campo della finale, magari, stavolta, offerta di tasca propria dal nostro caro Direttore. GO UDINESE, GO!

Formazioni:
ZENIT: MALAFEEV, SIIRL( 25' st HUSZTI), TYMOSHCHUK, KRIZANAC, KIM DONG JIN, DENISOV, ZYRYANOV, FAYZULIN (25' st TEKKE), SEMSHOV, DANNY, POGREBNYAK. All: ADVOCAAT

UDINESE: HANDANOVIC, LUKOVIC (14' st ISLA), ZAPATA, FELIPE, PASQUALE, INLER, D'AGOSTINO, ASAMOAH, PEPE, QUAGLIARELLA, DI NATALE (41' st OBODO). All: MEZZINI (MARINO squalificato)

Cronaca:
6° Lukovic dal fondo destro crossa per la testa di Quagliarella che batte alto.
16° L'arbitro non vede un tocco di braccio di D'Agostino quasi sulla linea di porta dopo gli sviluppi di un angolo per lo Zenit. Sul contropiede Di Natale mette sulla testa di Quagliarella una palla che sfiora la traversa.
34° Passa lo Zenit con Tymoshchuk che dopo un batti e ribatti in area, di testa, insacca nonostante un tentativo estremo oltre la linea della porta di Handanovic.
37° Occasione per Fayzulin che conclude alto a tu per tu con Handanovic.
43° Incursione di Di Natale che centra rasoterra per Asamoah e manca l'attimo per colpire a rete
47° Danny pericoloso con un tiro da fuori area che finisce sul fondo.
48° Punizione di D'Agostino che di potenza centra. Sirl anticipa Di Natale ma rischia l'autorete.
64° Parata di Malafeev su conclusione al volo di Quagliarella.
68° Ancora Malafeev salva su incornata di Quagliarella.
80° Giocata in velocità di Di Natale che entra in area ma si fa recuperare da un giocatore russo che ribatte il tiro finale.
85° Ennesima incornata che va di poco a lato di Quagliarella su calcio d'angolo battuto da D'Agostino.
92° Inler, su imbeccata di Quagliarella, conclude debolmente e Malafeev spazza di piede.
TERRY MASERA
con la collaborazione tecnica di CARLO RINALDINI

L'ULTIMO CONGRESSO DI AN (ARTICOLO di VINCENZO TANZI)

NASCE IL PARTITO DEGLI ITALIANI

Dal Movimento Sociale Italiano alle Tesi di Fiuggi che dettero vita ad Alleanza Nazionale fino ad arrivare alla nascita del partito unico. Domani 21 e domenica 22 marzo alla Nuova Fiera di Roma il Congresso di An con i 1.800 delegati da tutta Italia voteranno la mozione congressuale che traghetterà a pieno titolo An nel Popolo della Libertà. Quindi tutto pronto dalla scenografia, che sarà la medesima del Pdl della settimana dopo, a rivelarlo è il Ministero della Difesa On. Ignazio La Russa reggente di An. Un palco realizzato ad hoc un ponte che simboleggerà il passaggio al soggetto unico. Anche lo slogan non lascia dubbi coniato per l’occasione “Nasce il partito degli italiani” il filo conduttore della storia della destra italiana. Per l’evento il Presidente della Camera dei Deputati l’On. Gianfranco Fini interverrà domenica a testimoniare e dare ancora più incisività all’evento. Chi nei giorni scorsi ha dato interpretazioni alquanto dubbiose, il sindaco di Roma Alemanno spiega che “Pdl e Pd sono due cose del tutto diverse”, chiosando che per quanto riguarda noi, nel corso del tempo An e FI sono diventati due contenitori in larga parte sovrapponibili perché in An esistono, come in FI, i cattolici, i liberali, persone più di destra e altre più moderate. Basta leggere i libri di Tremonti degli ultimi tempi - ha aggiunto Alemanno - per vedere quanto lui stesso parli un linguaggio che noi conosciamo bene, che ci piace, il linguaggio della critica alla globalizzazione, un linguaggio che valorizza l'identità dei popoli. Quindi non siamo di fronte a due filoni totalmente distaccati, ma dinanzi a due realtà con storie diverse, ma che ormai hanno una base ideologica molto comune. Per quanto riguarda i problemi di leadership a rispondere è il reggente di An, spiegando che “non c'è mai stato questo problema e neanche di programmi e di valori”. Credo che il percorso che si sta completando sarà un percorso virtuoso. Non ci resta che rimanere attenti a tutto quello che succederà nei prossimi giorni perché alla fine di tutto sarà solo il tempo a dare le giuste risposte.

VINCENZO TANZI

L'ULTIMO CONGRESSO DI AN (ARTICOLO di VINCENZO TANZI)

NASCE IL PARTITO DEGLI ITALIANI

Dal Movimento Sociale Italiano alle Tesi di Fiuggi che dettero vita ad Alleanza Nazionale fino ad arrivare alla nascita del partito unico. Domani 21 e domenica 22 marzo alla Nuova Fiera di Roma il Congresso di An con i 1.800 delegati da tutta Italia voteranno la mozione congressuale che traghetterà a pieno titolo An nel Popolo della Libertà. Quindi tutto pronto dalla scenografia, che sarà la medesima del Pdl della settimana dopo, a rivelarlo è il Ministero della Difesa On. Ignazio La Russa reggente di An. Un palco realizzato ad hoc un ponte che simboleggerà il passaggio al soggetto unico. Anche lo slogan non lascia dubbi coniato per l’occasione “Nasce il partito degli italiani” il filo conduttore della storia della destra italiana. Per l’evento il Presidente della Camera dei Deputati l’On. Gianfranco Fini interverrà domenica a testimoniare e dare ancora più incisività all’evento. Chi nei giorni scorsi ha dato interpretazioni alquanto dubbiose, il sindaco di Roma Alemanno spiega che “Pdl e Pd sono due cose del tutto diverse”, chiosando che per quanto riguarda noi, nel corso del tempo An e FI sono diventati due contenitori in larga parte sovrapponibili perché in An esistono, come in FI, i cattolici, i liberali, persone più di destra e altre più moderate. Basta leggere i libri di Tremonti degli ultimi tempi - ha aggiunto Alemanno - per vedere quanto lui stesso parli un linguaggio che noi conosciamo bene, che ci piace, il linguaggio della critica alla globalizzazione, un linguaggio che valorizza l'identità dei popoli. Quindi non siamo di fronte a due filoni totalmente distaccati, ma dinanzi a due realtà con storie diverse, ma che ormai hanno una base ideologica molto comune. Per quanto riguarda i problemi di leadership a rispondere è il reggente di An, spiegando che “non c'è mai stato questo problema e neanche di programmi e di valori”. Credo che il percorso che si sta completando sarà un percorso virtuoso. Non ci resta che rimanere attenti a tutto quello che succederà nei prossimi giorni perché alla fine di tutto sarà solo il tempo a dare le giuste risposte.

VINCENZO TANZI

L'ULTIMO CONGRESSO DI AN (ARTICOLO di VINCENZO TANZI)

NASCE IL PARTITO DEGLI ITALIANI

Dal Movimento Sociale Italiano alle Tesi di Fiuggi che dettero vita ad Alleanza Nazionale fino ad arrivare alla nascita del partito unico. Domani 21 e domenica 22 marzo alla Nuova Fiera di Roma il Congresso di An con i 1.800 delegati da tutta Italia voteranno la mozione congressuale che traghetterà a pieno titolo An nel Popolo della Libertà. Quindi tutto pronto dalla scenografia, che sarà la medesima del Pdl della settimana dopo, a rivelarlo è il Ministero della Difesa On. Ignazio La Russa reggente di An. Un palco realizzato ad hoc un ponte che simboleggerà il passaggio al soggetto unico. Anche lo slogan non lascia dubbi coniato per l’occasione “Nasce il partito degli italiani” il filo conduttore della storia della destra italiana. Per l’evento il Presidente della Camera dei Deputati l’On. Gianfranco Fini interverrà domenica a testimoniare e dare ancora più incisività all’evento. Chi nei giorni scorsi ha dato interpretazioni alquanto dubbiose, il sindaco di Roma Alemanno spiega che “Pdl e Pd sono due cose del tutto diverse”, chiosando che per quanto riguarda noi, nel corso del tempo An e FI sono diventati due contenitori in larga parte sovrapponibili perché in An esistono, come in FI, i cattolici, i liberali, persone più di destra e altre più moderate. Basta leggere i libri di Tremonti degli ultimi tempi - ha aggiunto Alemanno - per vedere quanto lui stesso parli un linguaggio che noi conosciamo bene, che ci piace, il linguaggio della critica alla globalizzazione, un linguaggio che valorizza l'identità dei popoli. Quindi non siamo di fronte a due filoni totalmente distaccati, ma dinanzi a due realtà con storie diverse, ma che ormai hanno una base ideologica molto comune. Per quanto riguarda i problemi di leadership a rispondere è il reggente di An, spiegando che “non c'è mai stato questo problema e neanche di programmi e di valori”. Credo che il percorso che si sta completando sarà un percorso virtuoso. Non ci resta che rimanere attenti a tutto quello che succederà nei prossimi giorni perché alla fine di tutto sarà solo il tempo a dare le giuste risposte.

VINCENZO TANZI

RASSEGNA STAMPA: MESSAGGERO VENETO, IL GAZZETTINO, IL PICCOLO

Cominciamo con la prima pagina del Messaggero Veneto

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Centrata l’impresa in Russia: per la prima volta nella sua storia la squadra friulana approda ai quarti di finale della coppa Uefa
Euro-Udinese, mai così in alto
Nella bolgia di San Pietroburgo i bianconeri resistono allo Zenit: la sconfitta di misura vale la qualificazione
Esplode la festa dei tifosi.
Leonardi: «L’Italia deve essere orgogliosa di noi»

SAN PIETROBURGO. Una sconfitta di stretta misura per l’Udinese a San Pietroburgo, ma che ha l’inconfondibile sapore del successo: i bianconeri, infatti, che si qualificano per la prima volta ai quarti di finale della Coppa Uefa, hanno dato dimostrazione di forza, di organizzazione di gioco e di freschezza atletica, uscendo alla grande alla distanza nonostante un terreno impossibile contro lo Zenit, detentore della Uefa e della Supercoppa. L’Udinese è l’unica superstite italiana nelle coppe europee, dopo la débâcle di Champions. E’ finita 1-0 per i russi, ma probabilmente il pari sarebbe stato il risultato più giusto. Poco importa: la squadra di Marino, che ha assistito al match da squalificato in tribuna, esulta per una grande impresa, degna di una formazione di razza. Nel finale i bianconeri hanno anche avuto due-tre occasioni per segnare, ma Malafeev, il migliore dello Zenit, si è esaltato in parate notevoli.


Il premier: vuole sempre tutto
La Lega: sta subendo pressioni
Sicurezza Berlusconi contro Bossi
«La base si fida di me, troveremo un punto di equilibrio, sono io a mediare». Con queste parole, Umberto Bossi cerca di bloccare la rivolta della base leghista, dopo le parole del premier su immigrazione e decreto sicurezza.

di GABRIELE RIZZARDI
ROMA. «La Lega è un interlocutore molto esigente, ma non può volere sempre tutto». L’ultimo avviso al Carroccio parte da Bruxelles dove Berlusconi partecipa al vertice del Ppe e ai cronisti che lo incalzano risponde di non temere affatto lo «strapotere» di Bossi: «Qualche volta possiamo dire di sì, qualche volta diciamo di sì con difficoltà e altre volte diciamo no».
Preoccupato dai riflessi che potrebbe avere sul congresso del Pdl la lettera con la quale più di cento deputati del centro-destra hanno chiesto di eliminare dal pacchetto sicurezza la norma che obbligherebbe medici e insegnanti a denunciare i clandestini, il premier fa marcia indietro, dice di «non avere nessuna obiezione a modificare la legge» e spiega che c’è stato un «equivoco»: «Non è vero che i medici hanno l’obbligo di denunciare, abbiamo solo tolto il divieto». Berlusconi assicura che la lettera scritta dalla Mussolini (e trasformata ieri in un emendamento al disegno di legge sulla sicurezza) rappresenta un sentimento che «condivide» e aggiunge che è stata firmata da persone a lui «vicine» e in «totale buona fede».Deciso a porre un freno alle continue richieste del Carroccio, ma anche a tranquillizzare chi, in Forza Italia e soprattutto in An, lo accusa di avere un rapporto privilegiato con Bossi, il premier fa autocritica e ammette che le ronde anti-immigrato sono solo un pegno pagato al suo scomodo alleato: «Noi non le sentivamo... Sapevamo che sarebbero state strumentalizzate dall’opposizione e dai media e quindi se ne poteva fare a meno». Lo sfogo che parte da Bruxelles viene accolto con grande soddisfazione da Gianfranco Fini: «I dubbi sulla norma riguardante i medici? Certo che ho apprezzato». Ma Bossi si mostra sicuro. «Tutti vorrebbero volere tutto... Berlusconi è un amico e forse sta subendo pressioni dal Pdl ma, alla fine, un equilibrio lo troviamo». Fa capire di essere pronto a rinunciare all’obbligatorietà della denuncia da parte di medici e insegnanti («Maroni non è scemo. Ci ragionerà»), ma non al pugno di ferro contro i clandestini: «La polizia dovrebbe buttarli fuori come in Israele». La rivolta dei 101 deputati del Pdl (che secondo la Mussolini sarebbero arrivati a 170) un primo risultato comunque lo ha ottenuto. Il ministro dell’Interno, Roberto Maroni, ha infatti annunciato ieri mattina che il governo non porrà la fiducia sul contestato disegno di legge. E in serata anche l’opposizione apprezza la marcia indietro del governo. «Berlusconi si sta rendendo conto che il prezzo pagato alla Lega è troppo alto e forse, parlando in un contesto europeo, comincia a vergognarsi di misure che nei paesi dell’Ue - precisa la presidente dei senatori del Pd, Anna Finocchiario - non avrebbero cittadinanza».

Gravi danni alla palazzina Ater. Medicate 17 persone. Il racconto del padre del “piccolo eroe” Brucia la casa, paura a Sant’Osvaldo
L’incendio nella stanza di due bimbi, uno si sveglia e dà l’allarme

L’intervista
Il ministro oggi in Friuli illustra la ricetta anti-crisi: aiuti alle imprese e ai precari
Scajola: sulle tasse non copiamo Obama

di DOMENICO PECILE
UDINE. «Obama aumenta le tasse ai ricchi? Ma l’Italia è diversa dagli Usa, a partire dalla sanità che è pubblica». Così il ministro per lo sviluppo economica Claudio Scajola alla vigilia della missione in Friuli Vg che lo vedrà oggi incontrare categorie e istituzioni regionali boccia la proposta del Pd e rilancia la ricetta del governo per affrontare la crisi economica. Dopo il protocollo d’accordo italo-francese sul nucleare, di cui riferirà in Commissione l’11 marzo, quali altri passi concreti sulla direzione del nucleare ci attndono?«Un Comitato esecutivo previsto dal protocollo e presieduto da me e dal mio collega francese Borloo, definirà le nuove collaborazioni e amplierà quelle esistenti: tra operatori delle centrali nucleari, tra agenzie di sicurezza nucleare, tra centri di ricerca e sistemi universitari dei due Paesi. Ma al di fuori dell’accordo con la Francia, gli ulteriori passi concreti sono previsti dal disegno di legge Sviluppo, già approvato alla Camera e ora in discussione al Senato, che istituisce l’Agenzia di sicurezza nucleare e stabilisce i criteri per la definizione dei siti in cui realizzare le nuove centrali. Saranno le imprese energetiche a individuarli nel concreto, in dialogo con le amministrazioni locali, con la massima inforamzione e trasparenza per i cittadini. Per le popolazioni interessate e gli enti locali, saranno previsti robusti incentivi: non vi saranno imposizioni dirigiste da parte dello Stato».Il Presidente della regione Fvg Renzo Tondo chiede al Governo di collaborare con la Slovenia al progetto di raddoppio della centrale nucleare di Krsko. Lo sosterrete?«Se le autorità slovene lo chiederanno e le imprese energetiche italiane saranno disponibili, il Governo Berlusconi non farà mancare il suo sostegno, soprattutto per favorire l’adozione dei migliori sistemi di sicurezza nella futura centrale di Krsko. Questo progetto non è in contrasto con il programma nucleare italiano, e si colloca in una prospettiva di collaborazioni europee che sosteniamo attivamente».Esiste allo studio la possibilità che venga inserita tra le località per ospitare una centrale nucleare Monfalcone?«È del tutto prematuro fare indicazioni concrete sulle possibili localizzazioni: come ho già detto, entro l’anno definiremo i criteri che devono essere seguiti nella scelta dei siti delle centrali nucleari, e poi saranno le imprese energetiche a proporre le località più adeguate, secondo un procedimento autorizzativo che garantisce il pieno coinvolgimento degli enti locali e la piena trasparenza e informazione delle popolazioni».Ministro, quale impulso pensa possa avere il settore auto con gli incentivi alla rottamazione?«Stime recenti dell’Associazione nazionale tra Industrie automobilistiche evidenziano che gli ordinativi di acquisto delle auto di febbraio hanno superato del 4% il dato dello stesso mese del 2008, mentre la richiesta di preventivi si è impennata tra il 60% e il 70% sin da febbraio. E la ripresa del settore ha permesso alla Fiat di diminuire la cassa integrazione degli stabilimenti di Melfi, Mirafiori e Termini Imerese. Sono segnali importanti, che speriamo vengano confermati a breve dai dati ufficiali sulle immatricolazioni».Obama ha annunciato l’aumento delle tasse ai ricchi per la sanità a favore dei più poveri. La misura, che indica un cambio di strategia della politica economica americana, può rappresentare anche un’indicazione per il nostro Governo?«La situazione americana non è comparabile a quella italiana, perché negli Stati Uniti non vi è un sistema nazionale sanitario, e questa differenza si sente in particolar modo durante questa grande crisi economica e sociale esplosa proprio negli Usa. Inoltre il sistema economico americano è caratterizzato da livelli di tassazione molto infariori ai nostri, e in una congiuntura difficile il Presidente Obama ha deciso aumenti delle imposte per ridurre il deficit di bilancio. Secondo noi non è opportuno aumentare le tasse, che in Italia sono già altissime sui redditi medio alti, perché ciò avrebbe un effetto depressivo sui consumi e sull’economia in generale. Molto meglio sollecitare le famiglie che hanno un reddito certo e dei risparmi a consumare e investire come stiamo facendo con gli incentivi all’auto e con il piano casa in preparazione che potrebbe attivare investimenti immobiliari privati per 50-60 miliardi».Nella logica del sostegno alla politica sociale, rientra anche il bonus per l’elettricità che lei ha annunciato la scorsa settimana?«Il bonus elettricità da 400 milioni di euro, insieme al bonus gas, che vareremo prima dell’estate per altri 400 milioni, sono altri due significativi interventi a sostegno per le famiglie numerose a basso reddito e agli ammalati che utilizzano apparecchi salva-vita. I nuclei familiari interessati potranno avere tra i 120 e 300 euro l’anno di sconto sulle bollette grazie ai due bonus».Secondo lei i Tremonti Bond riusciamo davvero a sostenere il credito verso le imprese e le famiglie oppure possono diventare soltanto un aiuto alle banche?«I bond servono a rafforzare la base patrimoniale delle banche, consentendo loro di estendere il credito. È previsto dal provvedimento che le banche che utilizzano i bond dovranno fornire credito alle piccole e medie imprese».Anche nel centrodestra c’è tensione sul testamento biologico. Ci sono boci di contrasti tra laici e cattolici e le polemiche scoppiate sulle posizioni di Saro a Malan, contrari alla bozza Calabrò, sono il sintomo che il tema vada affrontato lasciando libertà di coscienza o piuttosto bisogna seguire indicazioni di partito?«Su questi temi così delicati bisogna evitare di fare crociate e guerre ideologiche. La posizione del Pdl è a difesa della vita. Ci possono essere singole posizioni diverse a ci va garantita libertà di coscienza».Sta per nascere il Pdl. Non teme una sorta di fusione a freddo com’è avvenuto tra Margherita e Ds?«No, nel modo più assoluto. Il partito unitario dei moderati è un progetto di lungo periodo che il presidente Berlusconi aveva in mente fin dalla nascita di Forza Italia. E questa idea è confermata dai successi elettorati che stiamo avendo voto dopo voto. La fusione a freddo del Pd, privo di valori condivisi, è stata invece bocciata da una parte rilevante dell’elettorato di centro sinistra».Le prossime amministrative friulane la Lega ha annunciato, con disappunto della Pdl, che correrà da sola ovunque le sarà possibile, anche con propri candidati sindaco, lo ritiene un pericoloso segnale di smarcamento?«Mi auguro vivamente che non accada. Sarebbe un grave errore. Anch’io mi impegnerò per evitarlo».


Austria, il padre-mostro condannato all’ergastolo La figlia: ora deve pagare

TREMILA
Sono le presunte violenze carnali di Josef Fritzl sulla povera Elisabeth

di MONICA VIVIANI
VIENNA. Passerà il resto della sua vita in un istituto psichiatrico per «criminali psichicamente abnormi»: questo il verdetto della Corte austriaca per Josef Fritzl, il padre mostro che ha segregato la figlia in una cella sotto terra per 24 anni violentandola almeno 3.000 volte, facendole partorire 7 figli. «Paghi per i suoi delitti fino alla morte» ha dichiarato la donna dopo la condanna all’ergastolo.
«Mi pento dal profondo del cuore di quello che ho fatto alla mia famiglia. Ma sfortunatamente, non posso più cambiare nulla ora». L’ultima giornata del processo al mostro di Amstetten nel tribunale di St. Poelten era ieri mattina entrata nel vivo con un “mea culpa” dell’accusato e l’avvertimento della procura che la dichiarazione era solo una strategia. Il padre-aguzzino ha parlato pochi minuti prima che la giuria del tribunale austriaco si ritirasse per decidere sul suo destino: «Ora non posso fare più nulla, posso solo cercare di minimizzare i danni», ha detto con un filo di voce. L’udienza era cominciata con la requisitoria dell’accusa e le dichiarazioni della difesa. La procuratrice, Christine Burkheiser, l’agguerrita giovane giudice che ha dedicato tutti gli ultimi undici mesi al caso, aveva chiesto l’ergastolo per omicidio: Fritzl non avrebbe fornito la necessaria assistenza al piccolo Michael, il neonato che «lottò 66 ore contro la morte» e morì perchè non fu portato in ospedale. «Si è trattato di un omicidio per trascuratezza e richiede il massimo della pena», ha detto rivolta ai giurati invitandoli a non lasciarsi ingannare dall’improvvisa ammissione di colpevolezza del padre-aguzzino. «Non credetegli – ha detto – lui ha mostrato la sua vera faccia tentando di ingannare la credulità popolare». Identico sdegno quello dell’avvocato di Elisabeth, Eva Plaz, secondo cui la donna, che oggi ha 43 anni, vuole che il padre «sconti la pena fino al resto dei suoi giorni»: «Non c’è traccia di rimorso e lui forse ancora conta sulla libertà in tempi brevi».L’avvocato di Fritzl, Rudolf Mayer, ha invece insistito sulla sincerità della confessione del suo cliente: «Nel diario di Elisabeth - ha ricordato - furono annotate la nascita del bebè, la preparazione della culla, il fatto che al bimbo venne dato un nome e alla fine la sua morte. Una sequenza che rivela che entrambi confidavano sul fatto che il bimbo ce la facesse». Il tribunale austriaco ha avuto bisogno di soli tre giorni di processo per presentare le prove e in una delle udienze, in aula si è presentata la stessa figlia Elisabeth. E proprio quella presenza potrebbe aver scatenato l’improvviso cambio di rotta nella linea difensiva dell’accusato che, dopo aver ammesso solo l’incesto, lo stupro e la segregazione, mercoledì si era invece dichiarato colpevole di tutti i capi di imputazione compresa la morte del neonato Michael, un gemello avuto dalla figlia nel 1996 e deceduto per complicazioni polmonari. La corte composta da otto giurati lo ha quindi ieri riconosciuto all’unanimità colpevole di tutti i capi di imputazione: omicidio colposo, riduzione in schiavitù, segregazione, stupro, incesto e gravi minacce.


Udine estate con più teatro e più politica

UDINE. Tre spettacoli teatrali per di Udine estate 2009. A fare la differenza saranno gli show di Marco Travaglio, Moni Ovadia e forse di Marco Paolini e Paolo Rossi.


Mobilitazione di massa per salvare la Safilo
E Torviscosa si appella al governo: la chimica sta morendo, aiutate la Caffaro
La crisi
Oggi il corteo davanti alla sede della Regione di Udine: la politica faccia la sua parte

UDINE. Il fronte è compatto. Lavoratori, operai, istituzioni. Tutti sono dalla stessa parte per salvare gli stabilimenti friulani della Safilo, l’azienda che ha annunciato 800 licenziamenti in regione. Oggi lavoratori e lavoratrici della Safilo saranno davanti al palazzo della Regione, in via Sabbadini a Udine, per un presidio di due ore, dalle 10 alle 12. Intanto il sindaco di Torviscosa lancia un appello al governo: la chimica sta morendo, salvate la Caffaro.


Il ritorno degli alpini da Herat
A casa i primi 50 uomini dell’8º che ha finito la missione
Cividale
Previsto fra due settimane il rientro del resto del contingente

CIVIDALE. Nella tarda serata di ieri all’aeroporto di Ronchi sono sbarcati i primi 50 alpini dell’8° reggimento di ritorno dalla missione di pace a Herat, in Afghanistan.


Bondi apre l’antologica di Zigaina

Zigaina. Opere 1942-2009, è il titolo della mostra che si inaugura oggi a villa Manin, alle 18 solo su invito, presenti il ministro Sandro Bondi e il presidente del Fvg, Renzo Tondo. L’apertura al pubblico è fissata invece per domani, alle 10. La rassegna, 130 opere, curata da Marco Goldin, celebra anche gli 85° anni del maestro (li compie il 2 aprile) e si protrarrà fino al 30 agosto, ogni giorno fino alle 19, chiuso il lunedí.

di MICHELE MELONI TESSITORI
In principio era la natura travolgente di verdi e di blu che si immergevano nella profondità della laguna spandendosi lungo tutta la campagna. Su quello sfondo unico si sono poi mosse schiere di braccianti e di operai che sfidavano una vita di stenti e di fatiche armati di falci e biciclette. Poi la natura è tornata in primo piano, ma in forma di pensiero, rarefatta in pochi segni per fare spazio al vuoto di valori erosi dal tarlo della modernità e da altri insetti. E in quel vuoto si è levato il grido a preservare. Perché qui, solo in questa pianura che scivola nel mare, solo qui, confessa il maestro, «c’è una luce», c’è un orizzonte di sogno.Non si potrebbe descrivere diversamente il legame indissolubile tra la Bassa friulana e Giuseppe Zigaina, l’artista contemporaneo forse piú autorevole del Friuli Vg che villa Manin si appresta a festeggiare oggi con la piú grande mostra mai allestita sulle sue opere (l’inaugrazione è a invito alle 18 col ministro Sandro Bondi e il presidente Fvg Renzo Tondo; domani alle 10 l’apertura al pubblico). Cantore di quest’ambiente, ma anche della società degli anni poderosi e sofferti del Dopoguerra e delle inquiete stagioni successive, poi silenzioso testimone dell’aridità dei giorni che oggi trascorrono piú complessi e insondabili, Zigaina è descritto unamimente cosí dai suoi compaesani, dagli amministratori pubblici, dagli artisti, dagli amici che lo frequentano silenziosi e protettivi del suo prediligere il riparo del pensiero e delle poche parole.«È un uomo determinante per il nostro territorio», ama ripetere il sindaco di Cervignano, Pietro Paviotti. «Un artista grande cui saremo sempre riconoscenti perché ha scelto di vivere la sua vita qui, nella nostra terra, pur nel suo isolamento artistico, in quella casa che chiama il suo lager, cintata da grandi muri e da un’enorme siepe che lo separa anche fisicamente dal mondo esterno. Ma tutto questo dimostra che ha un carattere di uomo schivo, direi proprio friulano».«Lui è innamorato di Cervignano, non è nato qui, ma è come lo fosse», conferma Luigino Toffolo, falegname, amico dell’artista. «Queste terre sono tutto per lui, che ci lavora continuamente su con la sua intelligenza e la sua riservatezza ed è giusto cosí».«Abbiamo ricucito il rapporto dopo qualche anno di incomprensioni con il Comune - rivela Paviotti -. Per i suoi 80 anni siamo anche riusciti a realizzare un video sulla sua opera. È il cantore dell’ambiente della laguna, ma anche della battaglia civile e politica della Bassa. Ha questo merito di avere saputo rappresentare il nostro paesaggio rurale, agricolo, un mondo di braccianti; ma ha colto anche questo nostro legame indissolvibile con le acque, perché siamo anche barcaioli, il fiume Aussa è il nostro cordone ombelicale che ci lega alla laguna, il nostro sbocco al mare». «È l’artista che ha rappresentato gli aspetti piú lirici e anche piú crudi del nostro mondo», gli rende merito Mauro Travanut, già sindaco di Cervignano, oggi vicepresidente del gruppo del Pd in Regione. «Quei verdi e quei blu maneggiati dal suo astro artistico sono la testimonianza piú alta della nostra terra». «Solo lui, con quella sua forza incontenibile, è riuscito a esprimere i colori, i profumi della pianura che volge al mare, cosí intensi e coinvolgenti come solo possono nascere da una grande passione e dall’amore per la propria terra», testimonia Ivan Bidoli, pittore di Fiumicello, amico dell’artista e con lui partecipe, negli anni Sessanta, di una breve avventura con il cenacolo Il sole. «Cervignano, la Bassa, sono artisticamente suoi - sostiene l’amico -, lui li ha illustrati da padrone, con colori che ne rendono la forza e il dramma».«È pienamente un artista che fa tutto da sé e non si cura d’altro. Uno di poche parole», rivela Giusto Puntin, altro amico storico di Zigaina. «Lui non ha tempo per parlare, si abbandona a qualche rara chiacchierata fraterna, e allora è tutto se stesso, semplice, cordiale».«Però è vero che a Cervignano non si vede mai, non frequenta circoli o bar, è difficilissimo incontrarlo, vive isolato nella sua splendida casa intorno alla quale ha costruito un bosco, si è circondato di alberi - osserva Antonio Rossetti, presidente di Cervignano nostra -; mentre ha sempre avuto un rapporto aperto e di frequentazione con la campagna, con i campi tra il fiume e la laguna. Tutta la sua storia artistica e umana è intrisa di quel paesaggio naturale». Rossetti azzarda un paragone, abbina due grandezze: «Zigaina è come Biagio Marin. Ho avuto modo di parlare con molti anziani gradesi e ho verificato che il poeta amava sconfinatamente il mare, la laguna, le barene, ma, schivo, non ha mai avuto un rapporto diretto con gli abitanti dell’Isola d’oro. Con Zigaina, Cervignano sembra conoscere lo stesso destino». Eppure il legame è indissolubile, dato, tanto che è proprio Rossetti a farsi portatore, con la sua associazione culturale, di una proposta che rinsalda il rapporto col maestro: «L’idea ci è venuta visitando Città di Castello dove la regione Umbria ha recuperato gli ex magazzini del tabacco e allestito una mostra permanente del suo artista di riferimento, Burri. Io penso che la Regione Fvg, la Provincia di Udine e il Comune di Cervignano dovrebbero riunirsi e valutare seriamente insieme la costituzione di una Fondazione Zigaina che oltre a ospitare le opere piú importanti del maestro potrebbe promuovere nel suo nome le nuove arti visive». Rossetti un posto lo ha già individuato: «È l’ex fabbrica dell’alcol carburante, poi zuccherificio di via Caiú, a Cervignano. Un complesso industriale realizzato nel ’37 con una grande cancellata, un lungo viale e una bella palazzina direzionale dove potrebbe trovare posto un centro studi per la formazione alle arti. Quello sarebbe il luogo in cui legare indissolubilmente la figura di Zigaina a Cervignano e alla Bassa, tanto piú che questo edificio si colloca sulla direttrice Palmanova-Strassoldo-Aquileia-Grado, l’asse della Bassa».Coltivato nel silenzio, rarefatto nei contatti e nelle strette di mano, il legame tra la pianura orientale friulana e l’artista sembra, dunque, piú saldo che mai. «Nella sua opera è scomparso il colore dominante della sofferenza friulana», ammette Ivan Bidoli. «È subentrato il dramma interiore, punteggiato da altri dolori, la scomparsa del padre, avvenimenti che hanno segnato il cuore del maestro. Ma il rapporto con la Bassa resta lí, sullo sfondo. Fedele ai tempi, Zigaina ora rappresenta l’aridità della nostra cultura, ci ricopre di insetti, di tarli che rodono dentro e ci rendono l’affievolirsi dei valori che è la nostra condizione attuale. Lui sente questa dinamica travolgente dei tempi, e solidi cavi attraversano le sue tele. Lui ora rappresenta il dramma che è in tutti noi».


LE COLPE DI UNA CIVILTA’
AL DI LA’ DEL PUNIBILE di FERDINANDO CAMON

Mentre scrivo questo articolo, molti casi di violenze sessuali in famiglia stanno sul monitor del mio computer, perché sono recenti, di questa settimana.A Verona un 42enne stupra la nipote di 10 anni, poi si pente e va dai carabinieri: arrestato; a Lecco un uomo è sospettato di abusi su cinque bambine sotto i 14 anni: arrestato; in Sicilia tre giovanissimi zii fanno violenze su cinque sorelline: arrestati. Ma questa che vien dalla civile, cattolica, casalinga Austria è la più immensa e spaventosa violenza di un padre su una figlia: l’ha sequestrata che aveva 17 anni, l’ha tenuta segregata per 24 anni, l’ha stuprata (calcolo dei giudici) circa 3 mila volte, le ha fatto partorire 7 figli, dei quali la donna è sorella-madre, lui è padre-nonno e loro non sapranno mai cosa sono. La lingua non ha ancora inventato le parole per esprimere queste realtà. Perché la lingua cammina, mentre il crimine corre.Ieri è arrivata la sentenza: ergastolo. Prima osservazione: ergastolo perché l’uomo (come dice Manzoni, non ci regge il cuore di chiamarlo padre) ha ammesso che la morte di uno dei figli-nipoti è colpa sua, appena nato stava male, poi è morto e lui ha dissolto il cadavere in fumo mettendolo nel forno, tedescamente. «C’era il tempo per chiamare un medico?» ha chiesto il pm. E lui: «Ja». Per quello «ja» va all’ergastolo.E la nostra domanda è: perché? Le altre colpe non bastavano? Alla figlia non ha inflitto qualche cosa di più e di peggio che la morte? Ventriquattro anni di segregazione e tremila stupri non sono come se l’avesse uccisa milioni di volte? Se per queste colpe la lingua non ha ancora le parole, il diritto non ha ancora le leggi. Sono al di là del dicibile e al di là del punibile. Vorrei tanto che questo fosse un caso di padre mostruoso, solo il padre, e non anche la famiglia. Ma sulla famiglia pesano dei dubbi. Mi pare strano che la moglie di quest’uomo non sapesse niente. I vicini dicono di non aver mai sospettato e visti i rapporti che corrono nelle città tra vicini, la cosa è possibile. Io abito al quinto piano, nell’appartamento di fronte al mio un ragazzino moriva di cancro, ci ha messo mesi, nessuno sapeva nulla. Dopo la sua morte, padre e madre sono andati via, han messo in vendita il garage, tutti ci siamo fiondati. Un garage in vendita scatena cupidigie e telefonate, un bambino che muore non ci scuote dall’apatia. Può darsi, ripeto, che i vicini non sapessero. Ma la madre? In fin dei conti la figlia era stata catturata in un raptus, nel seminterrato, ed è rimasta legata lì per 24 anni, ha partorito 7 volte, 3 dei figli il padre stupratore li portò di sopra e li affidò alla moglie e questa riceve tra le mani un neonato dopo l’altro e non si fa domande? I figli venivano portati su dalla cantina, chi li fa in cantina? Il non farsi domande è tipico delle mogli dei mariti incestuosi. L’incesto è una bomba nel cervello della madre, il cervello si spappola. Perché il cervello non si spappoli, devi impedire che la bomba esploda. Negare la realtà, proibirti di capire. Le figlie vittime di incesto hanno madri che si proibiscono di capire. Ma qui siamo in un tribunale e il tribunale ha ritenuto che in un incesto ripetuto 3 mila volte per 24 anni, col risultato di 7 figli, la madre, che camminava tre metri più sopra, potesse non saper nulla? Con molta probabilità, la figlia ha patito questa sorte non solo perché il padre non era un padre, ma anche perché la famiglia non era una famiglia. Rileggiamo i casi di violenza sulle bambine che citavo all’inizio, c’è lo stupratore della nipote di 10 anni che va dai carabinieri e confessa: sì, ma perché la madre della piccola ormai sospettava e si preparava ad andare lei dai carabinieri: l’uomo è stato più veloce ed è corso per primo. Complimenti alla signora. Sua figlia potrà sempre dire: ho una madre. Ma qui, la povera figlia austriaca?Darwin, in un passo dell’“Evoluzione delle specie”, sostiene che il tabù dell’incesto fu introdotto nel neolitico, prima dei primi villaggi. Gli uomini s’erano accorti che finché i padri si facevano le figlie e i fratelli le sorelle la famiglia non poteva nascere. L’incesto divenne un tabù e fu l’inizio della civiltà. Ecco, i casi di incesto che la cronaca dei nostri giorni ci sbatte in faccia sono casi in cui la civiltà ha fallito. Il padre che si fa 3 mila volte la figlia non è un padre. Non è neanche un uomo. È un animale preistorico.


Ecco la stagione delle Frecce: 25 air show, da Mosca a Dubai

di GIUSEPPE CORDIOLIRIVOLTO. I piloti delle Frecce tricolori sono impegnati, grazie alle favorevoli condizioni meteorologiche di questi giorni, per completare la preparazione in vista del decollo della stagione 2009 (la 49ª della Pattuglia acrobatica nazionale). Ieri, intanto, è stato reso noto il calendario ufficiale delle manifestazioni che, come tradizione, cominceranno il 1° maggio con il debutto sulla pista di casa davanti ai sempre più numerosi fans e iscritti ai Club Frecce tricolori. A fine marzo e il 9 aprile ci sarà un prologo con due sorvoli: in occasione dell’86° anniversario della costituzione dell’Aeronautica militare e per il giuramento all’Accademia di Pozzuoli. In Friuli oltre all’esordio è prevista solo la tappa di Lignano per il 9 agosto (nella stagione estiva non ci saranno pertanto gli air show di Grado e Trieste, come in passato), ma saranno poi nel vicino Veneto, a Jesolo, il 30 agosto.Le ben note ristrettezze economiche hanno imposto, anche quest’anno, alcuni tagli con una riduzione delle uscite, anche se in realtà ritornano alcune significative puntate all’estero. Gli Aermacchi Mb339 della Pan ritorneranno infatti a volare in Gran Bretagna (il 1 e il 18 e 19 luglio) e sui cieli di Mosca, in occasione del salone internazione “Maks”. A concludere l’intensa attività sarà la trasferta a Dubai, dal 15 al 19 novembre, per il “Dubai Air Show” (l’ultima volta era avvenuto nel 2001) una tappa questa molto importante, in quanto negli Emirati arabi si guarda con grande interesse alla Pan e ai velivoli utilizzati, in quanto sembra stia per essere costituita una pattuglia acrobatica da parte dell’aviazione emiratina. Ma come è possibile verificare con una scorsa al programma 2009 i piloti delle Frecce tricolori potranno dimostrare la loro abilità davanti a centinaia di migliaia di persone percorrendo l’Italia dalle Alpi alle isole. «Ritengo che, nonostante il difficile momento, si tratti di un bel calendario - afferma il maggiore Massimo Tammaro, comandante delle Frecce tricolori-. Le varie manifestazioni sono state selezionati e distribuite equamente in tutta Italia, comprese Sicilia e Sardegna, tenendo conto proprio dei tagli imposti dalla crisi economica e delle numerose richieste di partecipazione della Pan. Abbiamo cercato, nei limiti del possibile, di non scontentare nessuno. In resione resterà l’appuntamento fisso con l’Air show di Lignano, dove saremo in agosto prima di partire per la Russia»Il comandante delle Frecce tricolori, da terra, guiderà la formazione che ha subìto molti cambiamenti all’interno ed è quasi completamente inedita.Per il 2009 sono state riconfermate le posizioni chiave del capoformazione, maggiore Marco Lant (Pony 1)e del numero 10 (il solista) maggiore Simone Cavelli). Molte le novità ad iniziare dal nuovo leader della seconda sezione (Pony 6), l’esperto tenente Marco Zoppitelli, già numero 5 della formazione nella precedente stagione e al suo quarto anno alla Pan. Quella che comincerà tra circa un mese e mezzo sarà la stagione del debutto per il nuovo pilota: il capitano Stefano Centioni, pilota di Amx al 51° Stormo e che volerà con la coda numero 9. Ritorna su Pony 3 il capitano Dario Paoli che sarà affiancato dal suo “simmetrico” Pony 2 il capitano Mirco Caffelli. Assieme a loro voleranno il tenente Fabio Capodanno (Pony 4) e il tenente Piercarlo Ciacchi (Pony 5). Nella seconda sezione assieme a Zoppitelli l’esperto capitano Jan Slangen (Pony 7) con il suo “simmetrico” capitano Fabio Martin (Pony 8). Il capitano Simone Pagliani, che l’anno scorso era leader della seconda sezione si occuperà, invece, dell’addestramento acrobatico di questa nuova formazione.


LA RIVOLTA DEI 101 NEL PDL
CREPA PERICOLOSA di VITTORIO EMILIANI

Prima o poi doveva succedere. Intanto non c’è condizione più frustrante per un parlamentare di stare in aula (lo dico anche per esperienza personale) soltanto a convertire decreti legge in legge senza magari poter cambiare una virgola.Questo è l’effetto dei continui voti di fiducia. La “rivolta” per lettera dei 101 del centro-destra (erano 100 prima dell’adesione dell’onorevole Gaetano Pecorella) è anche lo sbocco di un’insofferenza che viene da lontano, da parte di chi si sente vissuto dal suo premier come un inciampo, magari da rimuovere assegnando il diritto di voto ai soli capigruppo, secondo una proposta del presidente del consiglio. In realtà Silvio Berlusconi considera il Parlamento un’azienda, una sua azienda, dove poter disporre a piacimento dei fattori di produzione, dei programmi e dei tempi di lavorazione, dei dipendenti e così via. Gli viene un’idea in testa, o gliela suggeriscono i quotidiani sondaggi, e lui, da palazzo Grazioli, neppure da palazzo Chigi, detta l’agenda politica e, di fatto, il calendario delle Camere. Poco curandosi anche del ruolo delle Regioni.Il suo piano casa, annunciato con grandi spot, si trova adesso in mezzo al guado perché si è scoperto che urbanistica, ambiente ed edilizia sono dal ’77 materie di competenza prevalente delle Regioni. E il decreto legge più volte annunciato da Berlusconi? Per ora si scontra col no di Napolitano.In questo caso, la faccenda è ancora più seria. L’onorevole Alessandra Mussolini, presidente della commissione bicamerale per l’infanzia, scrivendo al presidente del consiglio, solleva una questione delicatissima: i medici dovrebbero denunciare i clandestini che vanno a farsi curare, gli insegnanti dovrebbero fare lo stesso negli asili e nelle scuole, come i dipendenti dell’anagrafe comunale coi nuovi nati. Un punto della legge sulla sicurezza sul quale la Lega Nord, con Bossi, non arretra, anche se moltissime associazioni sanitarie e didattiche hanno già espresso il rifiuto, fermissimo, di avallare un «regresso spaventoso in fatto di civiltà», come scrive la Mussolini definendo «inaccettabili il reato di clandestinità e la denuncia dei clandestini». Fra i 101 “ribelli” non figura infatti un solo parlamentare della Lega Nord.La questione dell’immigrazione, di un razzismo sempre più emergente, della sicurezza civile e del modo di legiferare su di essa (spesso per decreto e con voto di fiducia) si combina, certo, anche col prossimo congresso di fondazione del Popolo delle libertà e col desiderio evidente di molti, in specie di An, di non affogarvi dentro la propria storia e l’identità. Una miscela esplosiva che può aprire crepe nella maggioranza? Per ora ha scoperchiato una pentola in bollore da tempo, in specie alla Camera (come dimostrano le secche risposte di Fini a Berlusconi).Una Camera che non vuole diventare «un’aula sorda e grigia» e stavolta è la nipote di Benito Mussolini a cercare di evitarle quella triste sorte ponendo un problema fondamentale di democrazia. E di democrazia parlamentare.

UDINE
La metà dei ragazzi di 15 anni fuma e il 3% beve alcol

LATISANA
Casa di riposo ancora lunga la lista d’attesa

PONTEBBA
Consiglio comunale mozione di sfiducia per il sindaco

BASSO FRIULI
Multe in aumento ma i cittadini non pagano

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Segue la prima pagina de Il Gazzettino, edizione Friuli

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La squadra friulana ha eliminato i detentori della Coppa Uefa. Alla fine del match è cominciata la festa nelle strade
Udinese tra le otto grandi d’Europa
Impresa dei bianconeri di Marino: la sconfitta di misura a San Pietroburgo vale i quarti di finale

San Pietroburgo L’Udinese perde per 1 a 0, ma si qualifica per una storica impresa approdando ai quarti di finale di Coppa Uefa. Oggi, a Nyon sarà effettuato il sorteggio e i bianconeri conosceranno i loro prossimi avversari. La qualificazione è stata festeggiata con caroselli di automobili in centro a Udine, a testimonianza dell’importanza dell’impresa. La partita è stata molto intensa e difficile, anche a causa di un terreno di gioco sconnesso e per il freddo, ma i bianconeri hanno superato con grande carattere un primo tempo nel quale potevano andare in svantaggio già al 16’ quando D’Agostino ferma con la mano un pallone che stava entrando in porta. L’arbitro Atkinson non l’ha visto, ma un quarto d’ora dopo Timoshuchk di testa ha costretto Handanovic a parare all’interno della linea di porta. Da quel momento l’Udinese ha inizialmente subito e poi si è riorganizzata e ha cominciato a costruire occasioni da gol. Nella ripresa i bianconeri hanno avanzato il loro baricentro e lo Zenit è calato sul piano fisico. L'Udinese ha concluso la partita all’attacco e con il pallone fra i piedi. E a Udine la gioia dei tifosi ha dato vita a caroselli per le vie del centro.


IL FENOMENO
C’è la crisi? Sempre più friulani scommettono sullo sport

A gennaio e febbraio di quest’anno in regione sono stati giocati più di 4 milioni di euro in scommesse sportive: è il 30 per cento in più rispetto allo stesso periodo dell’anno scorso A spartirsi la torta un numero sempre più alto di agenzie


IL CASO
Calcio giovanile, gara inventata E il Monfalcone viene stangato
Non si giocò e venne stilato un referto falso

Udine Si può imbrogliare in una partita del campionato Esordienti? Si può falsificare un referto indicando il risultato finale di 0 a 0 in una partita di calcio mai avvenuta? Si può. E, una volta scoperto, il Monfalcone ha subito una autentica stangata. Un anno di inibizione al presidente Lucio Germani e al segretario Giovanni Mastrobuoni, 4 mesi al dirigente Giorgio Valentino, 3 all’allenatore dei Pulcini Mario Deotto, un anno a Bruno Depangher che avrebbe dovuto arbitrare quella gara e ha redatto il referto. Più 3 mila euro di multa alla società. Rispetto alle richieste del procuratore federale Salvatore Galeota, sia Depangher che Mastrobuoni hanno avuto addirittura una pena raddoppiata dalla Commissione disciplinare territoriale. Una punizione esemplare perché, come ben sottolinea la Commissione nella sentenza “il fatto di per sé è di una gravità notevole se solo si pensa che va a toccare la credibilità della società, della federazione, dello sport in genere agli occhi dei piccoli calciatori, di 11 e 12 anni. Conscia che tale settore è la fucina in cui si formano e si forgiano le personalità, sotto l'aspetto sportivo, non solo, ma anche umano, dei calciatori e cittadini del domani”. Più che un falso finalizzato a un vantaggio sportivo, quella del Monfalcone è stata una è stata una leggerezza, tesa a nascondere una disorganizzazione societaria e infatti la Commissione ha punito lo “spirito”, non la vicenda in se stessa. Il Monfalcone aveva chiesto il rinvio della gara Esordienti con l’Itala San Marco, ma si è dimenticata di comunicarlo. Così, alla data della partita, sul campo c’era solo la squadra ospite oltre all’arbitro Bruno Depangher che, constatata l’assenza degli azzurrini, ha effettivamente redatto il referto allegando la sola lista dell’Itala e indicando in calce i motivi per cui non si era giocato. Depositando l’atto nella segreteria di società. Ma da lì, “magicamente”, il referto è arrivato in federazione con il risultato finale di 0 a 0, unito alla lista del Monfalcone e con la cancellazione fatta a pennarello delle note in calce di Depangher. Pubblicato sul comunicato, il risultato di 0 a 0 ha mosso la segnalazione dell’Itala dando il via a una serie di azioni del Monfalcone, tese a nascondere la vicenda. Angelo Miorin


È il primo caso nel Nordest. Bloccate anche due riviste mensili diffuse in Triveneto ed Emilia Romagna
Prostituzione, sigilli al web
Sequestrati tre siti internet che pubblicizzavano annunci a sfondo sessuale

Udine Dopo il sequestro di una sessantina di appartamenti, i carabinieri hanno messo i sigilli anche a tre siti web in cui si pubblicizzavano annunci per incontri a sfondo sessuale. È il primo caso del genere a Nordest. Il pm Claudia Danelon, che ha coordinato le indagini del Nucleo investigativo, ha anche ottenuto dal gip il sequestro delle riviste "Top annunci" e "Best annunci", pubblicate dalle stesse società che gestiscono i siti. Il gip ha invece respinto la richiesta di sequestro delle rubriche dedicate agli annunci personali di Messaggero Veneto, "La Bancarella", "Affare fatto" e "Città Nostra".


CASO ENGLARO
Visita lampo di Beppino in Friuli per un incontro coi legali Mercoledì l'Ordine dei medici deciderà su De Monte

Udine Visita lampo di Beppino Englaro a Udine per incontrare gli avvocati Giuseppe Campeis e Vittorio Angiolini. Insieme con i legali ha parlato delle modalità da seguire per le azioni civili annunciate nei confronti di quanti lo hanno offeso o denigrato con dichiarazioni o prese di posizione estreme. «È stato un incontro informale - ha detto in serata Campeis - dal quale non sono scaturite decisioni. Solo una riunione tecnica per impostare il lavoro». Beppino Englaro, che è già ripartito, ha confermato che gli eventuali risarcimenti saranno devoluti alla neocostituita fondazione 'per Eluana'. Intanto l'Ordine dei medici di Udine deciderà mercoledì prossimo, 25 marzo, se aprire o meno un procedimento disciplinare nei confronti di Amato De Monte, l'anestesista che ha guidato l'equipe per l'interruzione dei trattamenti a Eluana. È probabile che la decisione slitti per la necessità di attendere prima le scelte della magistratura.


CALMA E GESSO
Quando professori e studenti condividonola comune paura di fronte ai compiti non svolti

di Walter Tomada Nella quotidianità vissuta sui banchi di scuola, si scopre che c'è una cosa che Marco, il nostro studente medio, fatica perfino a immaginare: ebbene sì, i giovani di una volta sono gli insegnanti di oggi! Per quanto possa sembrare incredibile, i prof d'inglese, di storia o di educazione fisica e il dirigente stesso una volta si trovavano anche loro seduti su quelle sedie, dietro a quei banchi, davanti a fogli protocollo, a rispondere a interrogazioni, a leggere ad alta voce o ad ascoltare la lezione e pure ad annoiarsi. E, cosa ancora più incredibile, l'allora giovane studente provava le stesse emozioni, la stessa paura, lo stesso batticuore e lo stesso sollievo che prova Marco, che sa di non aver studiato perché ha preferito chattare tutto il pomeriggio, quando gli occhi dell'insegnante scorrono l'elenco dei nomi sul registro prima di chiamare l’interrogato, e quello non è lui. Davanti al compito, l'allora giovane ha anche lui tentato di sbirciare sul libro nascosto sotto il banco, ha anche lui mandato bigliettini al compagno tre banchi più avanti. I suoi compagni hanno tutti suggerito le risposte inventando un linguaggio dei segni di emergenza a base di smorfie, gesti da slogarsi la spalla ma che l'interrogato non riusciva ad interpretare. Pure lui ha inventato scuse, mal di pancia e malori improvvisi per saltare ginnastica. Al di là della materia in cui si è laureato, al di là dell'età e del percorso personale del prof, sono queste emozioni e queste esperienze il patrimonio intergenerazionale comune e prezioso che costituisce la complicità indicibile tra giovani di ieri e di oggi. Se per sfortuna Marco cade tra le grinfie dell'ex studente modello o presunto tale che non si ricorda con tenerezza questi tentativi maldestri, allora deve avere pazienza. Ma può anche accadergli il miracolo di sentire, in un momento di magia, la complicità indicibile di cui sopra. Come quando è passata tra i banchi la prof di tedesco per dare un'occhiata ai quaderni per verificare sl’esecuzione dei compiti. Arrivata a Marco, sospira. Lo studente mastica una spiegazione: «Ho fatto sul quaderno di geografia i compiti di tedesco, ma poi li ricopio» L'insegnante sorride: «Non è ad una vecchia scimmia che insegni a fare le smorfie! Guarda che anch'io alla tua età venivo in classe e scarabocchiavo quattro robe copiate dal compagno appena prima che entrasse l'insegnante» Tra l'imbarazzo e il sorriso lo studente risponde «Beh, non le è andata male, è diventata prof!». «Appunto, tu devi essere più ambizioso!».

PRECENICCO
Oggi protesta della Safilo davanti alla Regione

TOLMEZZO
Continua l’esodo studentesco verso le scuole della pianura

CULTURA
Zigaina, è il grande giorno Bondi alla vernice della mostra

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Infine la prima pagina del triestino Il Piccolo

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VISITA DEL MINISTRO IN FVG
Scajola e il nucleare: «Sostegno al raddoppio della centrale di Krsko»
«Ma l’impianto dovrà essere senza rischi» Oggi serie d’incontri per parlare della crisi

di ROBERTA GIANI
TRIESTE Il governo è pronto a sostenere una partnership italo-slovena per il raddoppio della centrale nucleare di Krsko. Claudio Scajola «raccoglie» la proposta di Renzo Tondo, supporter convinto dell’atomo «senza confini», perché quella proposta «non è in contrasto con il programma nucleare italiano» e «può favorire l’adozione dei migliori sistemi di sicurezza». Ma il ministro dello Sviluppo economico, alla vigilia del suo arrivo in Friuli Venezia Giulia dove lo attende una full immersion con istituzioni, imprenditori e categorie economiche, si sofferma soprattutto sulla crisi. E sulle misure per contrastarla: assicura massima disponibilità a cercare soluzioni per la Caffaro, la Ferriera, la Safilo. E, pur non sbilanciandosi sulla ripresa, lancia un messaggio di ottimismo: «Si intravede qualche timido segnale di inversione». Ministro, qual è l’obiettivo della sua visita odierna in Friuli Venezia Giulia?Toccare con mano i problemi delle imprese della regione. Non è possibile pensare di aiutare le imprese italiane nella ripresa e nello sviluppo trascurando le realtà locali. Incontrerò il presidente Tondo, i politici locali, le associazioni degli industriali, alcune aziende in crisi come la Caffaro e la Safilo.O come la Ferriera di Servola. Il governo può aiutarle? In che modo?Fin dall’autunno il governo ha messo in cantiere interventi per dare sostegno alle imprese. Abbiamo messo 1,5 miliardi di euro nel Fondo di garanzia per il credito, il che significa finanziamenti per 70-80 miliardi di euro. Abbiamo introdotto l’Iva all’incasso e la revisione degli studi di settore. Abbiamo rimesso in sesto la chimica e varato il Fondo ammortizzatori sociali. Ieri abbiamo avviato interventi per il settore moda e mercoledì abbiamo insediato il tavolo per le piccole imprese. Stiamo anche snellendo le procedure per le crisi aziendali.E quindi?Confido che, utilizzando questi strumenti, si potranno trovare soluzioni per le imprese del Friuli Venezia Giulia.I dati sulla crisi rimangono allarmanti. Quali sono le sue previsioni? Scorge segnali positivi?I dati degli ultimi mesi sono una conferma delle difficoltà, tuttavia si intravede qualche timido segnale di inversione, almeno in alcuni settori. Giorni fa il presidente della Banca centrale europea, Jean-Claude Trichet, ha sottolineato come i mercati non abbiano ancora valutato la portata positiva del calo dei prezzi delle materie prime e dei piani di rilancio messi in campo dai governi.In quali settori si intravedono segnali di inversione?Per l’auto, ad esempio, i dati parziali sulle prenotazioni di vetture sono incoraggianti. Tanto che la Fiat ha ridotto la cassa integrazione.Lei ha recentemente dichiarato che il primo impegno del governo dev’essere quello di indurre le famiglie a spendere e investire parte dei risparmi. Bastano gli incentivi annunciati? Ce ne sono altri allo studio?Le famiglie italiane hanno un patrimonio complessivo che Banca d’Italia ha valutato nel 2007 in 8 mila miliardi di euro, mentre lo Stato ha un debito di 1.700 miliardi. Dobbiamo sollecitare le famiglie che hanno un reddito certo e dei risparmi a consumare e a investire, come stiamo facendo con gli incentivi all’auto e con il piano casa in preparazione che potrebbe attivare investimenti immobiliari privati per 50-60 miliardi.Sostegno alle pmi. Quali le nuove misure in cantiere?Abbiamo previsto una serie di interventi per sostenere i 5 milioni di piccole imprese italiane. Ieri abbiamo annunciato misure per il settore moda. Mercoledì abbiamo insediato il tavolo sulle pmi che avvierà ulteriori iniziative sia nel lungo periodo che in questo momento di particolare difficoltà.Confindustria del Friuli Venezia Giulia apre le porte a una centrale nucleare. Potrebbe essere ospitata, come ventilato da ambientalisti e Pd, a Monfalcone?Allo stato attuale è del tutto prematuro fare indicazioni concrete sulle possibili localizzazioni. Come prevede il disegno di legge «Sviluppo», in discussione al Senato, entro l’anno definiremo i criteri che devono essere seguiti nella scelta dei siti delle centrali nucleari, e poi saranno le imprese energetiche a proporre le località più adeguate con un iter autorizzativo che garantisce il pieno coinvolgimento degli enti locali e la piena trasparenza e informazione delle popolazioni. Sono lieto che la Confindustria del Friuli Venezia Giulia sia disponibile a ospitare una centrale anche perché comprende che le popolazioni, le imprese e i territori ne avranno un notevole beneficio, anche economico.Il presidente Renzo Tondo insiste nel proporre una partnership italo-slovena per il raddoppio di Krsko. L’ipotesi è percorribile? Interessa l’Italia?L’ipotesi non è in contrasto con il programma nucleare italiano e si colloca in una prospettiva di collaborazioni europee che questo governo sostiene attivamente. Se, a fronte di un’eventuale richiesta delle autorità slovene, le imprese energetiche italiane mostreranno disponibilità, il governo Berlusconi non farà mancare il proprio sostegno, soprattutto per favorire l’adozione dei migliori sistemi di sicurezza a Krsko.Rigassificatore di Trieste. La Slovenia, impegnata a realizzare un rigassificatore a Capodistria, pone obiezioni. Come risponde l’Italia?Nella zona vi sono altri progetti di rigassificatori con ipotesi di localizzazione in Slovenia e in Croazia. Vi è un ulteriore progetto situato in mare, al centro del Golfo di Trieste, presentato dalla società Endesa, per il quale è in corso il procedimento d’impatto ambientale. È evidente l’opportunità di un coordinamento tra le diverse iniziative considerato che occorre, specialmente in un momento di crisi economica, utilizzare al meglio le possibilità di investimento del settore privato per realizzare nei tempi più brevi le iniziative che presentano i migliori requisiti di fattibilità, adeguatezza ed efficienza.Perché il progetto di Gas Natural non decolla?L’iter della valutazione di impatto ambientale è stato molto complesso. Al momento è in corso presso il ministero dell’Ambiente la conclusione dell’istruttoria tecnica per giungere al pronunciamento definitivo che mi auguro arrivi quanto prima.


SICUREZZA, MAGGIORANZA DIVISA. BATTIBECCO SARO-FEDRIGA SUI MEDICI-SPIA Berlusconi striglia la Lega: «Vuole troppo»
«Le ronde? Non ne sentivo l’esigenza». Bossi incassa: «Silvio rimane un amico»

di GABRIELE RIZZARDI
ROMA «La Lega è un interlocutore molto esigente ma non può volere sempre tutto». L’ultimo avviso al Carroccio parte da Bruxelles dove Berlusconi partecipa al vertice del Ppe e ai cronisti che lo incalzano risponde di non temere affatto lo «strapotere» di Bossi: «Qualche volta possiamo dire di sì, qualche volta diciamo di sì con difficoltà e altre volte diciamo no».Preoccupato dai riflessi che potrebbe avere sul congresso del Pdl la lettera con la quale più di cento deputati del centrodestra hanno chiesto di eliminare dal pacchetto sicurezza la norma che obbligherebbe medici e insegnanti a denunciare i clandestini, il premier fa marcia indietro, dice di «non avere nessuna obiezione a modificare la legge» e spiega che c’è stato un «equivoco»: «Non è vero che i medici hanno l’obbligo di denunciare, abbiamo solo tolto il divieto». Berlusconi assicura che la lettera scritta dalla Mussolini (e trasformata ieri in un emendamento al disegno di legge sulla sicurezza) rappresenta un sentimento che «condivide» e aggiunge che è stata firmata da persone a lui «vicine» e in «totale buona fede».Deciso a porre un freno alle continue richieste del Carroccio ma anche a tranquillizzare chi, in Forza Italia e soprattutto in An, lo accusa di avere un rapporto privilegiato con Bossi, il premier fa autocritica e ammette che le ronde anti-immigrato sono solo un pegno pagato al suo scomodo alleato: «Noi non le sentivamo... Sapevamo che sarebbero state strumentalizzate dall’opposizione e dai media e quindi se ne poteva fare a meno». Lo sfogo che parte da Bruxelles viene accolto con grande soddisfazione da Gianfranco Fini: «I dubbi sulla norma riguardante i medici? Certo che ho apprezzato». Ma Bossi si mostra sicuro. «Tutti vorrebbero volere tutto... Berlusconi è un amico e forse sta subendo pressioni dal Pdl ma, alla fine, un equilibrio lo troviamo».Fa capire di essere pronto a rinunciare all’obbligatorietà della denuncia da parte di medici e insegnanti («Maroni non è scemo. Ci ragionerà») ma non al pugno di ferro contro i clandestini: «La polizia dovrebbe buttarli fuori come in Israele». La rivolta dei 101 deputati del Pdl (che secondo la Mussolini sarebbero arrivati a 170) un primo risultato comunque lo ha ottenuto. Il ministro dell’Interno, Roberto Maroni, ha infatti annunciato ieri mattina che il governo non porrà la fiducia sul contestato disegno di legge. E in serata anche l’opposizione apprezza la marcia indietro del governo. «Berlusconi si sta rendendo conto che il prezzo pagato alla Lega è troppo alto e forse, parlando in un contesto europeo, comincia a vergognarsi di misure che nei paesi dell’Ue», precisa la presidente dei senatori del Pd, Anna Finocchiario, «non avrebbero cittadinanza».


RAID NOTTURNO
Scuole, tornano i vandali Devastato il Galvani danni per migliaia di euro

TRIESTE Ancora una scuola nel mirino dei vandali. Questa volta è toccato all’istituto tecnico professionale Galvani di via Campanelle, finora risparmiato dalle incursioni notturne dei gruppetti di sbandati. Il raid è stato messo a segno l’altra sera e scoperto il mattino seguente dall’operatore scolastico addetto all’apertura dell’edificio. Al suo arrivo nel piazzale dell’istituto, pochi minuti dopo le sette, il bidello ha trovato la brutta sorpresa: porte d’ingresso divelte e atrio della scuola completamente invaso dai frammenti di vetro. I danni, ancora in fase di accertamento da parte degli uffici tecnici della Provincia, ammontano a diverse migliaia di euro.


IL PIANO D’INVESTIMENTI DELL’ASSESSORE DE ANNA
Stadi, piscine, palestre: 65 milioni da spendere
La Regione finanzierà il 75% di ogni intervento. «Entro 12 mesi 200 cantieri»

TRIESTE Aprire 200 cantieri entro dodici mesi per ristrutturare, mettere a norma, ampliare altrettanti impianti sportivi del Friuli Venezia Giulia. Il piano è dell’assessore regionale Elio De Anna, forte di uno stanziamento subito disponibile di complessivi 65 milioni. La Regione coprirà il 75 per cento delle spese di ogni singolo intervento su stadi, campi, piscine e palestre sparsi sul territorio.


DEMOCRAZIA
CENTOUNO NO AL PREMIER di VITTORIO EMILIANI

Prima o poi doveva succedere. Intanto non c’è condizione più frustrante per un parlamentare di stare in aula (lo dico anche per esperienza personale) soltanto a convertire decreti legge in legge e magari non poter cambiare neppure una virgola per effetto dei continui voti di fiducia.La «rivolta» dei 101 del centrodestra è anche lo sbocco di una insofferenza che viene da lontano, da parte di chi si sente vissuto dal «suo» premier come un inciampo, magari da rimuovere assegnando il diritto di voto ai soli capigruppo, secondo una proposta del presidente del Consiglio.In realtà Silvio Berlusconi considera il Parlamento un’azienda, una «sua» azienda, dove poter disporre a piacimento dei fattori di produzione, dei programmi e dei tempi di lavorazione, dei dipendenti, e così via. Gli viene un’idea in testa, o gliela suggeriscono i quotidiani sondaggi, e lui, da Palazzo Grazioli, neppure da Palazzo Chigi, detta l’agenda politica e, di fatto, il calendario delle Camere. Poco curandosi anche del ruolo delle Regioni.Il suo piano casa, annunciato con grandi spot, si trova adesso in mezzo al guado perché si è scoperto che urbanistica, ambiente ed edilizia sono, dal ’77, materie di competenza prevalente delle Regioni. E il decreto legge più volte annunciato da Berlusconi? Per ora si scontra col «no» di Napolitano.In questo caso la faccenda è ancora più seria. Alessandra Mussolini, presidente della commissione bicamerale per l’infanzia, scrivendo al presidente del Consiglio, solleva una questione delicatissima: i medici dovrebbero denunciare i clandestini che vanno a farsi curare, gli insegnanti dovrebbero fare lo stesso negli asili e nelle scuole, come i dipendenti dell’anagrafe comunale coi nuovi nati.
Un punto della legge sulla sicurezza sul quale la Lega Nord, con Bossi, non arretra, anche se moltissime associazioni sanitarie e didattiche hanno già espresso il rifiuto, fermissimo, di avallare un «regresso spaventoso in fatto di civiltà», come scrive la Mussolini definendo «inaccettabili il reato di clandestinità e la denuncia dei clandestini». Fra i 101 «ribelli» non figura infatti un solo parlamentare della Lega Nord.La questione dell’immigrazione, della sicurezza civile e del modo di legiferare su di essa (spesso per decreto e con voto di fiducia) si combina, certo, anche col prossimo congresso di fondazione del Popolo delle libertà e col desiderio evidente di molti, in specie di An, di non affogarvi dentro la propria storia e identità.Una miscela esplosiva che può aprire crepe nella maggioranza? Per ora ha scoperchiato una pentola in bollore da tempo, in specie alla Camera (come dimostrano le secche risposte di Fini a Berlusconi). Una Camera che non vuole diventare «un’aula sorda e grigia», e stavolta è la nipote di Benito Mussolini a cercare di evitarle quella triste sorte ponendo un problema fondamentale di democrazia. E di democrazia parlamentare.Vittorio Emiliani


MOVIMENTO MERCI A -12%
Porto di Fiume in frenata dopo 14 anni di crescita

FIUME La crisi economica si abbatte anche sul porto di Fiume. Dopo 14 anni di incremento ininterrotto, il volume del movimento merci totale sulle banchine del principale scalo marittimo croato subisce una brusca frenata: meno 12 per cento nel primo bimestre 2009 rispetto lo stesso periodo dell’anno precedente. In flessione il traffico dei container, male anche gli altri settori merceologici, si salva solo il terminal petroli che registra un piccolo aumento. «Ce l’aspettavamo», affermano a Fiume.


I TAFFERUGLI DI ROMA
Brunetta: «Gli studenti? Guerriglieri»

di ANNALISA D’APRILE
ROMA «Guerriglieri», anzi no, «ragazzotti in cerca di sensazioni». Renato Brunetta, ministro della Pubblica amministrazione, etichetta gli studenti dell’Onda, responsabili (alcune centinaia di loro, ndr) degli scontri con polizia e carabinieri davanti all’ateneo romano de La Sapienza mercoledì scorso. E i «guerriglieri-studenti» chiedono le dimissioni del ministro. «Sono un democratico e credo molto di più al voto che alle azioni di guerriglia. Nelle recenti elezioni degli studenti l’Onda non l’ho vista, quindi sono dei guerriglieri e verranno trattati come guerriglieri» afferma il ministro durante una conferenza stampa a palazzo Chigi con il ministro dell’Istruzione, Maria Stella Gelmini.«Senza avere paura continueremo a mobilitarci contro questo che è il governo della paura per antonomasia - ribatte Francesco Brancaccio, esponente dell’Onda romana - l’esecutivo dimostra di non essere capace di gestire la crisi economica, di avere paura che il malcontento esploda e, per questo, vogliono incutere timore nei cittadini. Per quanto riguarda Brunetta, lui si definisce democratico. Evidentemente, per il ministro la democrazia equivale a blindare le università e a prendere a manganellate gli studenti». L’Unione degli studenti chiede le «dimissioni immediate» del ministro. «Non dovrebbe mai permettersi di definire dei giovani che esprimono il loro pensiero come dei guerriglieri da trattare come tali - afferma l’Uds - Ieri c’è stata un’aggressione di cui gli studenti sono state vittime».Ma le dichiarazioni di Brunetta hanno scatenato le critiche dell’opposizione e chiamato in causa la stessa Gelmini. «Il ministro dell’Istruzione chieda scusa, per conto del governo, per le parole dissennate pronunciate dal suo collega Brunetta» sostiene il responsabile educazione del Pd, Giuseppe Fioroni. Coro di dissenso arriva anche da Pri, Italia dei valori e Verdi-Sinistra e Libertà. «Dispiace che il ministro Brunetta scelga di esasperare i toni nel confronto con gli studenti dell’Onda, che sono guerriglieri esattamente come lo era lui stesso da giovane», dice il portavoce del Pri, Riccardo Bruno. «Parole incendiarie da piccolo duce - replica il capogruppo dell’Italia dei Valori alla Camera, Massimo Donadi - Le esternazioni del ministro sono inqualificabili e pericolose, aumentano senza motivo la tensione ed il conflitto». Così anche Paolo Cento, di Sinistra e libertà: «Una manifestazione pacifica e responsabile viene così mistificata con termini devastanti».Poi il ministro si corregge, ma non come l’opposizione e studenti potevano sperare: «Mi sono sbagliato, non hanno la dignità di guerriglieri, che sono una cosa seria: sono solo quattro ragazzotti in cerca di sensazioni».Vacilla il diritto di protestare secondo il segretario di Rifondazione comunista, Paolo Ferrero: «La verità è che il governo delle destre sta attentando al diritto di manifestare così come attenta al diritto di sciopero, in puro stile anni Cinquanta, e che usa la polizia come la usava allora il ministro degli Interni Scelba, a puro scopo repressivo».

Dal Mas: più credito alle aziende virtuose
Il direttore della Cassa del Fvg: bene il 2008

Grado: un Casinò finto non ci interessa
«Vogliamo la roulette vera non elettronica»

Il Papa: «La Chiesa sta con i malati»
Il Cavaliere lo difende «Coerente col suo ruolo»

Ubriaca, spedisce all’ospedale 3 carabinieri
Volevano sequestrare l’auto: aiutata dal fidanzato sfascia anche la «gazzella»

Altro che sesso debole. Le donne, se ci si mettono, sanno essere ben più pericolose e violente degli uomini. L’hanno scoperto a loro spese i carabinieri aggrediti l’altra sera a Roiano da due giovani completamente ubriachi: a sferrare i colpi più pesanti, quelli che costringeranno un militare a riposo forzato per due settimane, è stata infatti proprio la parte femminile della coppia.Il movimentato episodio è accaduto in via Tor San Piero attorno alle 22.30. Protagonisti un operaio di 33 anni, G.D. le sue iniziali, e una studentessa di un anno più giovane con piccoli precedenti penali che, complici i troppi bicchieri bevuti dopo cena, hanno iniziato a gridare in mezzo alla strada e ad insultare passanti e residenti. Uno di questi, per tentare di metter fine alla scena poco edificante, ha allertato i carabinieri delle stazioni di via Hermet e Porto Nuovo, intervenuti subito sul posto con una pattuglia. Alla vista dei militari, i due «allegri» trentenni si sono rifugiati in macchina, ingranando la marcia e tentando di allontanarsi. Così facendo, però, hanno commesso un passo falso. Quella mossa ha infatti autorizzato gli uomini dell’Arma a bloccare il veicolo in movimento e a sottoporre conducente e passeggero, dopo aver chiesto rinforzi, al test dell’etilometro. I risultati hanno lasciato poco spazio alle interpretazioni. Il tasso alcolemico dell’uomo era di 1,2 grammi per litro, quello dell’amica 1,5 : valori quindi ampiamente al di sopra del limite fissato per legge a 0,5 e sufficienti a far scattare il ritiro della patente e il sequestro della macchina. Quei provvedimenti, però, i due giovani non li hanno graditi per nulla. E così, anzichè collaborare, hanno iniziato a dare in escandenze, prima insultando i militari e subito dopo sferrando calci e pugni come delle furie. Particolarmente infuriata e violenta, appunto, si è rivelata la ragazza che, non si è limitata a colpire gli uomini in divisa, ma ha anche diretto la sua rabbia contro una delle auto del Radiomobile: un’Alfa Romeo 159 che ora, a causa delle ammaccature provocate dalla sequenza di calci, resterà fuori uso per settimane. Placare gli animi e riuscire a bloccare i due trentenni si è rivelato quindi tutt’altro che semplice. Anche perché, ha confidato al termine della scazzottata uno dei militari, «quella ragazza era davvero tosta». Solo dopo parecchi minuti e altrettanti colpi ricevuti è stato possibile alla fine bloccare e arrestare la coppia che dovrà ora rispondere di resistenza e lesioni.Pesante il bilancio finale del colpo di testa dei due ubriachi: a seguito dell’aggressione sono finiti in ospedale tre dei quattro carabinieri coinvolti nella lite. Uno di loro si è ritrovato con una falange spezzata e lesioni che hanno spinto i medici ad emettere una prognosi di quindici giorni, mentre gli altri hanno riportato ferite alle mani e ai glutei di minore entità. (m.r.)


Prima o poi finisce tutto all’italiana di PIER ALDO ROVATTI

Chiedo alla responsabile dell’ambulatorio per stranieri (che casualmente è anche il mio medico di base), come pensa che andrà a finire con l’annunciato provvedimento per cui i medici potrebbero trovarsi di fronte all’obbligo di denunciare gli immigrati illegali. Risponde con un sorriso ironico. Se è per questo – mi dice – l’illegalità dell’immigrato è già stata sancita come qualcosa di criminoso, ma poi tutto finirà all’italiana. Cioè? Mi spiega: anche se fosse varato questo provvedimento, tutto andrà avanti come prima, noi continueremo a curare chi ne ha bisogno e le denunce verranno dimenticate. E le intimidazioni, e il rischio dei contagi? Tutto svanirà come una bolla di sapone. Lo spero anch’io, sebbene legga in queste parole un auspicio più che un dato di fatto e abbia l’impressione che esse minimizzino volutamente la situazione. Non mi pare così scontato che si dica a un medico che deve vestire i panni del poliziotto, e le stesse reazioni dell’Ordine dei medici lo confermano. L’ipotesi è talmente grave e assurda che è verosimile che sia costretta a fare un passo indietro.Ma è anche del tutto evidente che viviamo in un paese in cui l’espressione “all’italiana”, nel male e nel bene, indica una regola non scritta cui di solito si conformano i comportamenti cosiddetti normali. E anche se, come in questo caso, lo scollamento tra norme e pratiche va a vantaggio dei bisogni reali della gente, tuttavia resta preoccupante il fatto che ormai, a quanto sembra, ci siamo abituati, o comunque ci stiamo abituando, a svuotare di senso e di valore la sequela di decreti che ci piovono addosso un giorno sì e un giorno no.Tutti generalmente crediamo che si possano evitare gli ostacoli legislativi navigando a vista, e in definitiva mettendo a frutto l’arte di arrangiarsi. La pratica, d’altronde, ci ammaestra: spesso i provvedimenti, dopo una fiammata, cadono nel dimenticatoio. Vengono in mente tanti casi: come quello dell’obbligo delle cinture nei sedili posteriori dell’auto. La gente sa che i controlli rallentano e poi svaniscono, e non ignora che sono difficili e talora tecnicamente irrealizzabili.È un sottile inquinamento morale che non nasce certo oggi, ma che adesso si mostra in piena luce. Chi ne è responsabile? In primo luogo, come è ovvio, la responsabilità ricade sui nostri governanti. Ogni pezzo di società civile, dal mondo del lavoro alla sanità, dalla scuola all’amministrazione della giustizia, si è venuto a trovare dentro un intrico di normative, grandi e piccole, non solo arduo da dipanare volta a volta, ma sottoposto a continue variazioni, cancellazioni, sostituzioni, anche a intervalli di tempo molto brevi.Questa complicazione e confusione legislativa è il miglior terreno di coltura per quell’altra parte di responsabilità che riguarda – diciamo così – gli italiani stessi. Quando il governante è confuso, poco identificabile nel suo intento, e mostra non di rado comportamenti più ispirati all’interesse politico (e perfino personale) che al bene comune, i cittadini alimentano le condotte del fai-da-te, ritirano progressivamente il loro ascolto pubblico incrementando di converso il loro orecchio privato. Nel migliore dei casi, rafforzano la sensazione che il governo e lo stato siano un altrove muto, o che parla un linguaggio improprio, mentre la realtà in cui vivono – locale che sia – è il qui effettivo in cui si giocano tutte le partite esistenziali.Non c’è bisogno di sofisticati sondaggi per sapere che in Italia (rispetto ad altri paesi europei) il senso dello stato viaggia rasoterra e spesso non ce ne è traccia. In genere, da noi, lo stato è vissuto come un inciampo, un ostacolo, un rischio da evitare, un occhio che ti può scrutare e che – quando ti vede – ti mette a disagio perché potrebbe scoprire le tue mancanze. Per esempio, se facciamo una dichiarazione dei redditi realistica, la nostra supposta probità consegue piuttosto o dal non poterne fare a meno o dalla paura di essere sorpresi ad attraversare con il rosso.

PROCESSO IN AUSTRIA: SENTENZA IN TRE GIORNI
Ergastolo al padre-mostro

Bondi: al Teatro Verdi servono sponsor privati

CALCIO COPPA UEFA: ELIMINATO LO ZENIT
L’Udinese resiste e conquista i quarti

di EDI FABRIS
SAN PIETROBURGO Soffre nel primo tempo, l’Udinese, poi esce dal guscio con una ripresa di quantità e qualità, perdendo con il minimo scarto e meritando ampiamente il passaggio ai quarti di Coppa Uefa. Schierati con il tradizionale 4-3-3, con Lukovic e Pasquale esterni bassi, Felipe e Zapata centrali, Inler, D’Agostino e Asamoah a centrocampo e Pepe, Quagliarella e Di Natale in avanti, i friulani, raccolti e concreti fino alla trequarti, si smarrivano però regolarmente sulle ripartenze,anche se Quagliarella si dava un gran daffare a tenere palla sul fronte offensivo.Lo Zenit partiva a razzo sulle fasce, mettendo poi in mezzo traversoni sostanzialmente improduttivi ad area bianconera regolarmente intasata. Con Timoschuk schierato da centrale arretrato, ma praticamente regista a tutto campo, i russi prevalevano nella zona mediana, ma l’Udinese reggeva, anche se al 15’ Handanovic salvava sulla linea un colpo di testa di Pogrebnyak che lo Zenit reclamava come gol. La reazione dei friulani fruttava un paio di conclusioni sopra la traversa di Di Natale e Quagliarella, ma quando lo Zenit si rovesciava nella metà campo ospite erano sempre dolori.E la rete giungeva immancabile al 33’: l’ennesimo calcio dalla bandierina trovava puntuale Timoschuk al colpo di testa, con Handanovic a smanacciare in volo ma, giudicava Atkinson, oltre la linea di porta. Sbloccato il risultato, lo Zenit schiacciava ulteriormente l’Udinese nella propria metà campo e una staffilata di Pogrebnyak terminava di poco fuori dopo che Quagliarella e Asamoah non erano riusciti a sfruttare a due passi da Malafeev un preciso centro di Pepe.Al rientro dal riposo l’Udinese cambiava faccia, alzando il baricentro. E Quagliarella al 19’ aveva a disposizione in area un’occasione d’oro, ma il suo bel tiro a volo finiva sul portiere russo. Uscito Lukovic per infortunio, sostituito da Isla, i friulani con Pepe di testa e Asamoah dal limite, impegnavano nuovamente Malafeev, offrendo l’impressione di riuscire a svincolarsi dalla morsa di uno Zenit che, sospinto da un tifo caldo e costante, s’ingobbiva anche se progressivamente con minor birra e lucidità alla ricerca della seconda rete che avrebbe pareggiato i conti con la gara d’andata. Al 35’ Di Natale s’involava solitario in contropiede, ma veniva recuperato da Timoschuk, poi Quagliarella spediva fuori di testa di un millimetro. I friulani, con il passare dei minuti, parevano più tonici degli avversari e con carattere controllavano e si avvicinano ancora al pari con Inler al 48’, concludendo in attacco contro uno Zenit afflosciatosi gradualmente nella ripresa. Oggi alle 13, a Nyon, sorteggio per i quarti di finale, in programma il 9 e 16 aprile prossimi. Qualificate, insieme ai bianconeri, Manchester City, Werder Brema, Olympique Marsiglia, Dinamo Kiev, Shakhtar Donets, Amburgo e Paris Saint Germain.


GIUSTA PENA PER IL MASCHIO PADRONE di GIANFRANCO BETTIN

Non gli hanno creduto, come aveva chiesto la pubblica accusa sostenendo che il vero Josef Fritzl è sempre stato quello dei 24 lunghissimi anni di prepotenza e reclusione. Quello, in effetti, è l'uomo che occorre giudicare.Sul piano penale, la storia sembrava scontata. C'è poco da aggiungere, dopo la sentenza. È su un piano diverso, più inquietante e perturbante - per usare un termine caro a Thomas Bernhard, il grande scrittore austriaco che, su questa storia atroce e pazzesca, avrebbe saputo trovare le parole più appropriate - è su quel piano, più profondo, che la storia non smetterà di interrogarci, di provocarci.Il signor Fritzl l'ha fatto a modo suo, in forma estrema, ma ciò che colpisce nella sua vicenda è come abbia dato corpo a fantasie che, da secoli e perfino nel tempo presente, molti padri padroni, molti maschi padroni, coltivano. Certo, senza giungere a questi estremi se non in casi che, se scoperti - e non sempre lo sono -, creano scandalo e suscitano condanna. Ma anche senza giungere ai limiti allucinanti di questo caso, tali fantasie, tali mentalità, producono effetti spesso ugualmente devastanti. Padri padroni (di figlie e figli considerati cose proprie) e maschi padroni (di donne che odiano proprio perché temono di amarle, temendo, nell'amore, di perdere ciò che, ai propri occhi, li rende forti e, appunto, virili), padri e maschi, insomma, che interpretano la parte loro assegnata da una millenaria cultura di dominio e sopraffazione che siamo ancora ben lungi dall'aver sradicato.In un certo senso, Josef Fritzl, nel mondo a parte che ha creato per sé, per la figlia, per i figli suoi e di sua figlia, ha congiunto le fantasie del padre e del maschio che si vogliono e si sentono padroni dei propri oggetti di dominio e di (presunto) amore. Nella cantina che era casa, alcova e prigione, nell'isolamento dal mondo esterno, che solo lui poteva frequentare, questo snaturato padre e autoproclamato marito, con una coerenza inflessibile, metodica e delirante, realizzava insieme la massima perversione e la massima conformità a una legge antica e ancora operante nel substrato di tante culture così come nell'inconscio di tanti maschi.Processi come questo sono importanti proprio perché, oltre a punire i colpevoli,quando ci riescono, portano crudamente alla luce i percorsi, le situazioni, la formazione di questi «uomini che odiano le donne», per dirla con un' altra figura significativa della letteratura contemporanea, quello Stig Larsson al quale si ruberebbe volentieri, per qualche ora, la Lisbeth Salander della «Millenium Trilogy», per affidarle questo Fritzl da tatuare indelebilmente con la didascalia delle sue colpe. Gianfranco Bettin

Etica minima