"SFUEI DAL FRIÛL LIBAR - IL GIORNALE DEL FRIULI LIBERO". INDIRIZZO INTERNET http://www.ilgiornaledelfriuli.net EDIZIONE ON LINE DELLA TESTATA ISCRITTA COME GIORNALE QUOTIDIANO ON LINE, A STAMPA, RADIOFONICO E TELEVISIVO NEL REGISTRO DEL TRIBUNALE DI UDINE IN DATA 8 APRILE 2009 AL N. 9/2009. Si pubblica dal 25 novembre 2008. Proprietario: Alberto di Caporiacco. Direttore responsabile: Alberto di Caporiacco. Sede di rappresentanza in Udine, piazza S. Giacomo 11/16, 2. piano.

SFUEI DAL FRIÛL LIBAR. ULTIMO AGGIORNAMENTO ORE 11.46 DI MERCOLEDI' 15 APRILE.

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giovedì 2 aprile 2009

MAR 7 APRILE AL CONSERVATORIO DI UDINE PROSEGUE IL CICLO "I CONCERTI DEL CONSERVATORIO"


Un nuovo evento d’eccezionale rilievo artistico è stato programmato dal Conservatorio “J. Tomadini”, nell’ambito del ciclo “I concerti del Conservatorio”, per martedì 7 aprile alle ore 18.00 in sala Vivaldi.

Organizzato nell’ambito del progetto ERASMUS in collaborazione con la Staatliche Hochschule für Musik und Darstellende Kunst di Mannheim, il concerto dei violoncellisti Michael Flaksman e Jelena Očič e del pianista Federico Lovato avrà in programma Suite populaire espagnole di Manuel de Falla, trascrizione dalle Siete canciones populare españolas per mezzosoprano e pianoforte, Coyote Tales nei quattro movimenti Day Dreams, The Story Teller, Night Soliloquy e The Hunter di Klaus Cornell, per concludere con la Sonata op. 71 di Dmitrij Kabalevskij.
Michael Flaksman, americano, allievo di Nadia Boulanger, Pablo Casals e Antonio Janigro, uno dei grandi violoncellisti dei nostri tempi e Jelena Očič, croata, a sua volta allieva di Michael Flaksman e Miša Majskij, sono docenti presso la Hochschule di Mannheim e didatti assai noti e apprezzati dai giovani violoncellisti della nostra regione.
Il pianista Federico Lovato, diplomato presso il Conservatorio di Venezia in pianoforte con menzione speciale e in violoncello, ha conseguito i diplomi di concertismo presso l’Accademia “S. Cecilia” di Portogruaro e “Incontri col Maestro” di Imola, sotto la guida di Piero Rattalino; premio “Marina Pasqualy” come miglior pianista laureato del corso post-diploma del Conservatorio di Venezia, collabora con regolarmente, oltre che con Michael Flaksman e Jelena Očič, con concertisti quali Massimo Somenzi, Roberto Fabbriciani, Vladimir Mendelssohn, Dejan Bogdanovič e Luca Vignali e con l’Orchestra da Camera di Padova e del Veneto, l’Orchestra Sinfonica Abruzzese, l’Orchestra Sinfonica della RTV di Lubiana, l’Orchestra Filarmonica di Zagabria e l’Orchestra del Teatro La Fenice di Venezia.

MAR 7 APRILE AL CONSERVATORIO DI UDINE PROSEGUE IL CICLO "I CONCERTI DEL CONSERVATORIO"


Un nuovo evento d’eccezionale rilievo artistico è stato programmato dal Conservatorio “J. Tomadini”, nell’ambito del ciclo “I concerti del Conservatorio”, per martedì 7 aprile alle ore 18.00 in sala Vivaldi.

Organizzato nell’ambito del progetto ERASMUS in collaborazione con la Staatliche Hochschule für Musik und Darstellende Kunst di Mannheim, il concerto dei violoncellisti Michael Flaksman e Jelena Očič e del pianista Federico Lovato avrà in programma Suite populaire espagnole di Manuel de Falla, trascrizione dalle Siete canciones populare españolas per mezzosoprano e pianoforte, Coyote Tales nei quattro movimenti Day Dreams, The Story Teller, Night Soliloquy e The Hunter di Klaus Cornell, per concludere con la Sonata op. 71 di Dmitrij Kabalevskij.
Michael Flaksman, americano, allievo di Nadia Boulanger, Pablo Casals e Antonio Janigro, uno dei grandi violoncellisti dei nostri tempi e Jelena Očič, croata, a sua volta allieva di Michael Flaksman e Miša Majskij, sono docenti presso la Hochschule di Mannheim e didatti assai noti e apprezzati dai giovani violoncellisti della nostra regione.
Il pianista Federico Lovato, diplomato presso il Conservatorio di Venezia in pianoforte con menzione speciale e in violoncello, ha conseguito i diplomi di concertismo presso l’Accademia “S. Cecilia” di Portogruaro e “Incontri col Maestro” di Imola, sotto la guida di Piero Rattalino; premio “Marina Pasqualy” come miglior pianista laureato del corso post-diploma del Conservatorio di Venezia, collabora con regolarmente, oltre che con Michael Flaksman e Jelena Očič, con concertisti quali Massimo Somenzi, Roberto Fabbriciani, Vladimir Mendelssohn, Dejan Bogdanovič e Luca Vignali e con l’Orchestra da Camera di Padova e del Veneto, l’Orchestra Sinfonica Abruzzese, l’Orchestra Sinfonica della RTV di Lubiana, l’Orchestra Filarmonica di Zagabria e l’Orchestra del Teatro La Fenice di Venezia.

MAR 7 APRILE AL CONSERVATORIO DI UDINE PROSEGUE IL CICLO "I CONCERTI DEL CONSERVATORIO"


Un nuovo evento d’eccezionale rilievo artistico è stato programmato dal Conservatorio “J. Tomadini”, nell’ambito del ciclo “I concerti del Conservatorio”, per martedì 7 aprile alle ore 18.00 in sala Vivaldi.

Organizzato nell’ambito del progetto ERASMUS in collaborazione con la Staatliche Hochschule für Musik und Darstellende Kunst di Mannheim, il concerto dei violoncellisti Michael Flaksman e Jelena Očič e del pianista Federico Lovato avrà in programma Suite populaire espagnole di Manuel de Falla, trascrizione dalle Siete canciones populare españolas per mezzosoprano e pianoforte, Coyote Tales nei quattro movimenti Day Dreams, The Story Teller, Night Soliloquy e The Hunter di Klaus Cornell, per concludere con la Sonata op. 71 di Dmitrij Kabalevskij.
Michael Flaksman, americano, allievo di Nadia Boulanger, Pablo Casals e Antonio Janigro, uno dei grandi violoncellisti dei nostri tempi e Jelena Očič, croata, a sua volta allieva di Michael Flaksman e Miša Majskij, sono docenti presso la Hochschule di Mannheim e didatti assai noti e apprezzati dai giovani violoncellisti della nostra regione.
Il pianista Federico Lovato, diplomato presso il Conservatorio di Venezia in pianoforte con menzione speciale e in violoncello, ha conseguito i diplomi di concertismo presso l’Accademia “S. Cecilia” di Portogruaro e “Incontri col Maestro” di Imola, sotto la guida di Piero Rattalino; premio “Marina Pasqualy” come miglior pianista laureato del corso post-diploma del Conservatorio di Venezia, collabora con regolarmente, oltre che con Michael Flaksman e Jelena Očič, con concertisti quali Massimo Somenzi, Roberto Fabbriciani, Vladimir Mendelssohn, Dejan Bogdanovič e Luca Vignali e con l’Orchestra da Camera di Padova e del Veneto, l’Orchestra Sinfonica Abruzzese, l’Orchestra Sinfonica della RTV di Lubiana, l’Orchestra Filarmonica di Zagabria e l’Orchestra del Teatro La Fenice di Venezia.

VINITALY, NELLA PRIMA GIORNATA +5% GLI OPERATORI ESTERI


La manifestazione si conferma sempre più internazionale.

Verona, 2 aprile 2009 – Con 21.000 visitatori, il 45% dei quali esteri, chiude la prima giornata di Vinitaly. Il dato sugli ingressi è in linea con quello del 2008, mentre la percentuale degli operatori stranieri che oggi sono entrati in fiera mostra una crescita del 5% rispetto all’anno scorso.
Sono i primi, ma positivi segnali della bontà della strategia perseguita da Veronafiere per dare all’edizione 2009 di Vinitaly un clima di fiducia sul futuro del vino, creando interesse attorno al prodotto e aumentando la possibilità di contatti delle aziende con buyer di tutto il mondo.

VINITALY, NELLA PRIMA GIORNATA +5% GLI OPERATORI ESTERI


La manifestazione si conferma sempre più internazionale.

Verona, 2 aprile 2009 – Con 21.000 visitatori, il 45% dei quali esteri, chiude la prima giornata di Vinitaly. Il dato sugli ingressi è in linea con quello del 2008, mentre la percentuale degli operatori stranieri che oggi sono entrati in fiera mostra una crescita del 5% rispetto all’anno scorso.
Sono i primi, ma positivi segnali della bontà della strategia perseguita da Veronafiere per dare all’edizione 2009 di Vinitaly un clima di fiducia sul futuro del vino, creando interesse attorno al prodotto e aumentando la possibilità di contatti delle aziende con buyer di tutto il mondo.

VINITALY, NELLA PRIMA GIORNATA +5% GLI OPERATORI ESTERI


La manifestazione si conferma sempre più internazionale.

Verona, 2 aprile 2009 – Con 21.000 visitatori, il 45% dei quali esteri, chiude la prima giornata di Vinitaly. Il dato sugli ingressi è in linea con quello del 2008, mentre la percentuale degli operatori stranieri che oggi sono entrati in fiera mostra una crescita del 5% rispetto all’anno scorso.
Sono i primi, ma positivi segnali della bontà della strategia perseguita da Veronafiere per dare all’edizione 2009 di Vinitaly un clima di fiducia sul futuro del vino, creando interesse attorno al prodotto e aumentando la possibilità di contatti delle aziende con buyer di tutto il mondo.

A VINITALY I BUYER AUCHAN DI 13 PAESI


I BUYER AUCHAN DI 13 PAESI A VINITALY
PER CONOSCERE IL MADE IN ITALY ENOLOGICO

Vinitaly 2009 è la sede prescelta da Auchan spa e Sma per raccogliere i buyer del beverage dei Paesi dove i due marchi della distribuzione organizzata sono presenti. Obiettivo: entrare in contatto con le aziende. Un’occasione commerciale per le aziende espostrici.
Verona, 2 aprile 2009 - Auchan a Vinitaly 2009 con tutti i direttori acquisti europei del beverage, per l’annuale sessione di lavoro Sinergia Internazionale Bevande. Il più importante Salone internazionale dedicato al vino diventa così una meta strategica, un’occasione per tutti i buyer della catene Auchan e Sma di conoscere il meglio del patrimonio enologico italiano.
La scelta di Vinitaly rientra nella mission di Auchan di valorizzare i patrimoni enogastronomici locali, anche quelli delle piccole aziende, al di fuori dei propri confini naturali. Ciò significa, per gli espositori del Salone, avere un’ulteriore opportunità di trovare, attraverso questo canale distributivo, nuovi spazi commerciali all’estero.
“I vini sono sicuramente tra i migliori ambasciatori dell’italianità del mondo – afferma Erico Bellomo, responsabile prodotti grande consumo di Auchan Italia -, simbolo antico di quell’arte e cura dei dettagli che punta all’eccellenza e che oggi è universalmente riconosciuto come made in Italy. Per valorizzare questo tesoro abbiamo pensato di creare un momento di condivisione con i nostri colleghi provenienti dai 13 Paesi in cui Auchan e Sma sono presenti. Un momento che fosse inserito in un contesto capace anche di rendere pienamente il sistema di valori. La scelta di questo contesto non poteva quindi e senza alcun margine di dubbio che essere Vinitaly”.
Le grandi opportunità che la distribuzione organizzata offre al vino, ma anche alla diffusione della cultura vitivinicola sono da sempre valorizzate nell’ambito delle proposte di Vinitaly. Per questo l’iniziativa di Auchan è stata accolta positivamente, per i risvolti commerciali che può avere”.
Per favorire il matching tra i produttori vitivinicoli e i trader della gdo, Vinitaly da tempo commissiona annualmente e divulga durante la manifestazione un’approfondita indagine di mercato sulle vendite di vino attraverso la gdo, in una tavola rotonda che vede produttori e distributori a confronto. Si tratta di un momento di analisi sull’evoluzione delle abitudini d’acquisto dei consumatori, con le classifiche dei vini più venduti, e di confronto con la gdo internazionale.
“Per Vinitaly è molto importante anche creare contatti commerciali – afferma Elena Amadini, brand manager della manifestazione -. Per questo ormai da 5 anni viene proposto il Buyers Club, che permette ai trader di tutto il mondo di entrare in contatto con le aziende espositrici prima dell’inizio della manifestazione, così da preparare in anticipo la propria scaletta di appuntamenti”.

A VINITALY I BUYER AUCHAN DI 13 PAESI


I BUYER AUCHAN DI 13 PAESI A VINITALY
PER CONOSCERE IL MADE IN ITALY ENOLOGICO

Vinitaly 2009 è la sede prescelta da Auchan spa e Sma per raccogliere i buyer del beverage dei Paesi dove i due marchi della distribuzione organizzata sono presenti. Obiettivo: entrare in contatto con le aziende. Un’occasione commerciale per le aziende espostrici.
Verona, 2 aprile 2009 - Auchan a Vinitaly 2009 con tutti i direttori acquisti europei del beverage, per l’annuale sessione di lavoro Sinergia Internazionale Bevande. Il più importante Salone internazionale dedicato al vino diventa così una meta strategica, un’occasione per tutti i buyer della catene Auchan e Sma di conoscere il meglio del patrimonio enologico italiano.
La scelta di Vinitaly rientra nella mission di Auchan di valorizzare i patrimoni enogastronomici locali, anche quelli delle piccole aziende, al di fuori dei propri confini naturali. Ciò significa, per gli espositori del Salone, avere un’ulteriore opportunità di trovare, attraverso questo canale distributivo, nuovi spazi commerciali all’estero.
“I vini sono sicuramente tra i migliori ambasciatori dell’italianità del mondo – afferma Erico Bellomo, responsabile prodotti grande consumo di Auchan Italia -, simbolo antico di quell’arte e cura dei dettagli che punta all’eccellenza e che oggi è universalmente riconosciuto come made in Italy. Per valorizzare questo tesoro abbiamo pensato di creare un momento di condivisione con i nostri colleghi provenienti dai 13 Paesi in cui Auchan e Sma sono presenti. Un momento che fosse inserito in un contesto capace anche di rendere pienamente il sistema di valori. La scelta di questo contesto non poteva quindi e senza alcun margine di dubbio che essere Vinitaly”.
Le grandi opportunità che la distribuzione organizzata offre al vino, ma anche alla diffusione della cultura vitivinicola sono da sempre valorizzate nell’ambito delle proposte di Vinitaly. Per questo l’iniziativa di Auchan è stata accolta positivamente, per i risvolti commerciali che può avere”.
Per favorire il matching tra i produttori vitivinicoli e i trader della gdo, Vinitaly da tempo commissiona annualmente e divulga durante la manifestazione un’approfondita indagine di mercato sulle vendite di vino attraverso la gdo, in una tavola rotonda che vede produttori e distributori a confronto. Si tratta di un momento di analisi sull’evoluzione delle abitudini d’acquisto dei consumatori, con le classifiche dei vini più venduti, e di confronto con la gdo internazionale.
“Per Vinitaly è molto importante anche creare contatti commerciali – afferma Elena Amadini, brand manager della manifestazione -. Per questo ormai da 5 anni viene proposto il Buyers Club, che permette ai trader di tutto il mondo di entrare in contatto con le aziende espositrici prima dell’inizio della manifestazione, così da preparare in anticipo la propria scaletta di appuntamenti”.

A VINITALY I BUYER AUCHAN DI 13 PAESI


I BUYER AUCHAN DI 13 PAESI A VINITALY
PER CONOSCERE IL MADE IN ITALY ENOLOGICO

Vinitaly 2009 è la sede prescelta da Auchan spa e Sma per raccogliere i buyer del beverage dei Paesi dove i due marchi della distribuzione organizzata sono presenti. Obiettivo: entrare in contatto con le aziende. Un’occasione commerciale per le aziende espostrici.
Verona, 2 aprile 2009 - Auchan a Vinitaly 2009 con tutti i direttori acquisti europei del beverage, per l’annuale sessione di lavoro Sinergia Internazionale Bevande. Il più importante Salone internazionale dedicato al vino diventa così una meta strategica, un’occasione per tutti i buyer della catene Auchan e Sma di conoscere il meglio del patrimonio enologico italiano.
La scelta di Vinitaly rientra nella mission di Auchan di valorizzare i patrimoni enogastronomici locali, anche quelli delle piccole aziende, al di fuori dei propri confini naturali. Ciò significa, per gli espositori del Salone, avere un’ulteriore opportunità di trovare, attraverso questo canale distributivo, nuovi spazi commerciali all’estero.
“I vini sono sicuramente tra i migliori ambasciatori dell’italianità del mondo – afferma Erico Bellomo, responsabile prodotti grande consumo di Auchan Italia -, simbolo antico di quell’arte e cura dei dettagli che punta all’eccellenza e che oggi è universalmente riconosciuto come made in Italy. Per valorizzare questo tesoro abbiamo pensato di creare un momento di condivisione con i nostri colleghi provenienti dai 13 Paesi in cui Auchan e Sma sono presenti. Un momento che fosse inserito in un contesto capace anche di rendere pienamente il sistema di valori. La scelta di questo contesto non poteva quindi e senza alcun margine di dubbio che essere Vinitaly”.
Le grandi opportunità che la distribuzione organizzata offre al vino, ma anche alla diffusione della cultura vitivinicola sono da sempre valorizzate nell’ambito delle proposte di Vinitaly. Per questo l’iniziativa di Auchan è stata accolta positivamente, per i risvolti commerciali che può avere”.
Per favorire il matching tra i produttori vitivinicoli e i trader della gdo, Vinitaly da tempo commissiona annualmente e divulga durante la manifestazione un’approfondita indagine di mercato sulle vendite di vino attraverso la gdo, in una tavola rotonda che vede produttori e distributori a confronto. Si tratta di un momento di analisi sull’evoluzione delle abitudini d’acquisto dei consumatori, con le classifiche dei vini più venduti, e di confronto con la gdo internazionale.
“Per Vinitaly è molto importante anche creare contatti commerciali – afferma Elena Amadini, brand manager della manifestazione -. Per questo ormai da 5 anni viene proposto il Buyers Club, che permette ai trader di tutto il mondo di entrare in contatto con le aziende espositrici prima dell’inizio della manifestazione, così da preparare in anticipo la propria scaletta di appuntamenti”.

ALIMURGIA, L'ANTICA ARTE DI CUCINARE LE ERBE. BORGO FORNASIR, SABATO 18 APRILE

CIRCOLO ARCI N.A. CERVIGNANO
ORGANIZZA NEL SUGGESTIVO BORGO FORNASIR IL PRIMO STAGE DI
Alimurgia:
l’antica arte di cucinare le erbe
Grazie a una piacevole passeggiata nella campagna che circonda Borgo Fornasir impareremo a riconoscerle, scopriremo i piccoli segreti e le infinite ricchezze delle nostre erbe di campo e con l’aiuto di mani esperte impareremo a usarle in cucina per arricchire i nostri menù.
Lezioni presso: azienda agricola Borgo Fornasir Docente: Susanna Montecalvo
Inizio stage: sabato 18 aprile 2009 (rimandato a sabato 16 maggio in caso di pioggia)mattina dalle ore 10 / lezione teorica e passeggiata con raccolta delle erbe
pausa pranzo: chi vuole potrà pranzare in agriturismo. Menù a tema per minimo 20 iscritti: €.15,00
pomeriggio dalle ore 14.30 / lezione pratica di cucinaNumero massimo di iscritti allo stage: 30
Quota di iscrizione: €.20,00 (per i tesserati ARCI €.17,00)Note: per il pagamento rivolgersi al referente del circolo presente allo stage. Chi lo desidera potrà anche tesserarsi (€.11,00 annuali). Con la tessera è possibile frequentare gli altri corsi ARCI e usufruire di interessanti sconti nei negozi/musei/cinema/teatri convenzionati.

ALIMURGIA, L'ANTICA ARTE DI CUCINARE LE ERBE. BORGO FORNASIR, SABATO 18 APRILE

CIRCOLO ARCI N.A. CERVIGNANO
ORGANIZZA NEL SUGGESTIVO BORGO FORNASIR IL PRIMO STAGE DI
Alimurgia:
l’antica arte di cucinare le erbe
Grazie a una piacevole passeggiata nella campagna che circonda Borgo Fornasir impareremo a riconoscerle, scopriremo i piccoli segreti e le infinite ricchezze delle nostre erbe di campo e con l’aiuto di mani esperte impareremo a usarle in cucina per arricchire i nostri menù.
Lezioni presso: azienda agricola Borgo Fornasir Docente: Susanna Montecalvo
Inizio stage: sabato 18 aprile 2009 (rimandato a sabato 16 maggio in caso di pioggia)mattina dalle ore 10 / lezione teorica e passeggiata con raccolta delle erbe
pausa pranzo: chi vuole potrà pranzare in agriturismo. Menù a tema per minimo 20 iscritti: €.15,00
pomeriggio dalle ore 14.30 / lezione pratica di cucinaNumero massimo di iscritti allo stage: 30
Quota di iscrizione: €.20,00 (per i tesserati ARCI €.17,00)Note: per il pagamento rivolgersi al referente del circolo presente allo stage. Chi lo desidera potrà anche tesserarsi (€.11,00 annuali). Con la tessera è possibile frequentare gli altri corsi ARCI e usufruire di interessanti sconti nei negozi/musei/cinema/teatri convenzionati.

ALIMURGIA, L'ANTICA ARTE DI CUCINARE LE ERBE. BORGO FORNASIR, SABATO 18 APRILE

CIRCOLO ARCI N.A. CERVIGNANO
ORGANIZZA NEL SUGGESTIVO BORGO FORNASIR IL PRIMO STAGE DI
Alimurgia:
l’antica arte di cucinare le erbe
Grazie a una piacevole passeggiata nella campagna che circonda Borgo Fornasir impareremo a riconoscerle, scopriremo i piccoli segreti e le infinite ricchezze delle nostre erbe di campo e con l’aiuto di mani esperte impareremo a usarle in cucina per arricchire i nostri menù.
Lezioni presso: azienda agricola Borgo Fornasir Docente: Susanna Montecalvo
Inizio stage: sabato 18 aprile 2009 (rimandato a sabato 16 maggio in caso di pioggia)mattina dalle ore 10 / lezione teorica e passeggiata con raccolta delle erbe
pausa pranzo: chi vuole potrà pranzare in agriturismo. Menù a tema per minimo 20 iscritti: €.15,00
pomeriggio dalle ore 14.30 / lezione pratica di cucinaNumero massimo di iscritti allo stage: 30
Quota di iscrizione: €.20,00 (per i tesserati ARCI €.17,00)Note: per il pagamento rivolgersi al referente del circolo presente allo stage. Chi lo desidera potrà anche tesserarsi (€.11,00 annuali). Con la tessera è possibile frequentare gli altri corsi ARCI e usufruire di interessanti sconti nei negozi/musei/cinema/teatri convenzionati.

SECONDO WEEK-END PER DOMUS ARREDA E TENDENZA MOSAICO


In mostra le nuove tendenze del design e dell’arte musiva

“DOMUS ARREDA” E “TENDENZA MOSAICO”: TORNA ALLA FIERA DI PORDENONE IL SALONE DELLA CASA

Dopo il bel successo di pubblico dei primi tre giorni di apertura quando oltre settemila persone, sfidando la pioggia battente, hanno visitato Domus Arreda e Tendenza Mosaico, riparte oggi, venerdì 3 aprile, il secondo e ultimo week-end della manifestazione. Ancora tre giorni quindi per scoprire le nuove tendenze dell’arredamento e le soluzioni per abitare in maniera confortevole e sicura, risparmiando sulle bollette e nel rispetto dell’ambiente.
Partecipano infatti a DOMUS ARREDA circa 180 imprese commerciali che non solo trattano mobili, ma anche installano impianti di riscaldamento e condizionamento ispirati a criteri di risparmio energetico e di utilizzo di energie alternative. Il Salone punta l’attenzione infatti su tutto quanto ruota attorno al mondo della casa: un’area particolare è infine riservata ai prodotti della domotica e alle automazioni, che aiutano a vivere in sicurezza e comodità il proprio ambiente domestico.
Un ritorno alle essenze, al legno in tutte le sue sfumature e geometrie è quello che si nota girando tra gli stand dei rivenditori di mobili che rappresentano alcune tra le migliori marche del design italiano. Tanta innovazione soprattutto in cucina dove predomina la grande isola centrale che raccoglie piano cottura lavello e bancone per l’aperitivo per riprodurre anche in ambiente domestico il rito dell’happy hour. A Domus Arreda troviamo anche indicazioni sulle nuove tendenze nel mondo del design. “La nuova frontiera del design è l’artigiano!” il parere di Paolo Martinuzzi titolare del negozio “L’Arredamento” che presenta in fiera alcuni esempi di mobili realizzati manualmente. Farfalle che escono dalle antine del comò, bassorilievi raffinati sui piani delle librerie: sono alcuni esempi di pezzi esposti con ambientazioni raffinate, realizzate attraverso giochi di luce, aromi e la musica di Remo Anzovino. “Dopo varie incursioni nel mondo del design, ho riscoperto il lavoro dell’artigiano, l’unico che può garantire un mobile esclusivo, personalizzato, di altissima qualità: caratteristiche proprie del vero design!”.
Unico appuntamento nazionale sull’arte musiva, l’evento parallelo TENDENZA MOSAICO vuole proporsi come il punto di incontro e di confronto tra laboratori artigianali, scuole di formazione, aziende, architetti e designer focalizzando l’attenzione sulle nuove tendenze proposte da questa tecnica di decorazione. Tendenza Mosaico si sviluppa secondo la formula della mostra-convegno: all’interno del padiglione 5 si presentano in mostra diverse realtà produttive, da quelle artigiane alle grandi aziende, dalle spilimberghesi a quelle del ravennate e all’area siciliana di Monreale. In esposizione mosaici decorativi e da pavimenti, pezzi unici di grande spessore e impatto, ma anche esempi di oggetti realizzati o rivestiti in mosaico, a dimostrazione della duttilità della tecnica e della spettacolarità del risultato. Due gli incontri in calendario: venerdì 3 aprile alle ore 14.30 il convegno dal titolo “Professione mosaicista: l’esperienza delle scuole” che mette a confronto i principali istituti italiani del mosaico la Scuola Mosaicisti del Friuli di Spilimbergo, l’Accademia di Belle Arti di Ravenna e l’Istituto Statale d’Arte per il mosaico “M. D’Aleo” di Monreale. Sabato 4 aprile il gran finale con il convegno “Il mosaico italiano: un marchio da esportare” che mette a confronto designer e architetti sulle vie percorribili per valorizzare al meglio questa forma artistica. Al termine la premiazione del 1° Concorso Mosaico e Architettura organizzato da Pordenone Fiere con la collaborazione dell’Associazione Arte e Architettura, Associazione culturale degli architetti del Friuli Venezia Giulia. Il concorso è rivolto ad architetti italiani e stranieri ai quali è stato chiesto di presentare opere realizzate che dimostrino una concreta relazione tra il progetto di architettura e l’opera in mosaico. All’iniziativa hanno partecipato 71 elaborati realizzati da 40 studi dei quali 19 italiani e 21 provenienti da vari paesi del mondo: Stati Uniti, Nuova Zelanda, Giappone, Francia, Grecia, Germania e Austria.

Domus Arreda e Tendenza Mosaico saranno aperti al pubblico alla Fiera di Pordenone ancora venerdì 3 aprile dalle 14.00 alle 20.00, sabato 4 e domenica 5 aprile dalle 10.00 alle 20.00.

SECONDO WEEK-END PER DOMUS ARREDA E TENDENZA MOSAICO


In mostra le nuove tendenze del design e dell’arte musiva

“DOMUS ARREDA” E “TENDENZA MOSAICO”: TORNA ALLA FIERA DI PORDENONE IL SALONE DELLA CASA

Dopo il bel successo di pubblico dei primi tre giorni di apertura quando oltre settemila persone, sfidando la pioggia battente, hanno visitato Domus Arreda e Tendenza Mosaico, riparte oggi, venerdì 3 aprile, il secondo e ultimo week-end della manifestazione. Ancora tre giorni quindi per scoprire le nuove tendenze dell’arredamento e le soluzioni per abitare in maniera confortevole e sicura, risparmiando sulle bollette e nel rispetto dell’ambiente.
Partecipano infatti a DOMUS ARREDA circa 180 imprese commerciali che non solo trattano mobili, ma anche installano impianti di riscaldamento e condizionamento ispirati a criteri di risparmio energetico e di utilizzo di energie alternative. Il Salone punta l’attenzione infatti su tutto quanto ruota attorno al mondo della casa: un’area particolare è infine riservata ai prodotti della domotica e alle automazioni, che aiutano a vivere in sicurezza e comodità il proprio ambiente domestico.
Un ritorno alle essenze, al legno in tutte le sue sfumature e geometrie è quello che si nota girando tra gli stand dei rivenditori di mobili che rappresentano alcune tra le migliori marche del design italiano. Tanta innovazione soprattutto in cucina dove predomina la grande isola centrale che raccoglie piano cottura lavello e bancone per l’aperitivo per riprodurre anche in ambiente domestico il rito dell’happy hour. A Domus Arreda troviamo anche indicazioni sulle nuove tendenze nel mondo del design. “La nuova frontiera del design è l’artigiano!” il parere di Paolo Martinuzzi titolare del negozio “L’Arredamento” che presenta in fiera alcuni esempi di mobili realizzati manualmente. Farfalle che escono dalle antine del comò, bassorilievi raffinati sui piani delle librerie: sono alcuni esempi di pezzi esposti con ambientazioni raffinate, realizzate attraverso giochi di luce, aromi e la musica di Remo Anzovino. “Dopo varie incursioni nel mondo del design, ho riscoperto il lavoro dell’artigiano, l’unico che può garantire un mobile esclusivo, personalizzato, di altissima qualità: caratteristiche proprie del vero design!”.
Unico appuntamento nazionale sull’arte musiva, l’evento parallelo TENDENZA MOSAICO vuole proporsi come il punto di incontro e di confronto tra laboratori artigianali, scuole di formazione, aziende, architetti e designer focalizzando l’attenzione sulle nuove tendenze proposte da questa tecnica di decorazione. Tendenza Mosaico si sviluppa secondo la formula della mostra-convegno: all’interno del padiglione 5 si presentano in mostra diverse realtà produttive, da quelle artigiane alle grandi aziende, dalle spilimberghesi a quelle del ravennate e all’area siciliana di Monreale. In esposizione mosaici decorativi e da pavimenti, pezzi unici di grande spessore e impatto, ma anche esempi di oggetti realizzati o rivestiti in mosaico, a dimostrazione della duttilità della tecnica e della spettacolarità del risultato. Due gli incontri in calendario: venerdì 3 aprile alle ore 14.30 il convegno dal titolo “Professione mosaicista: l’esperienza delle scuole” che mette a confronto i principali istituti italiani del mosaico la Scuola Mosaicisti del Friuli di Spilimbergo, l’Accademia di Belle Arti di Ravenna e l’Istituto Statale d’Arte per il mosaico “M. D’Aleo” di Monreale. Sabato 4 aprile il gran finale con il convegno “Il mosaico italiano: un marchio da esportare” che mette a confronto designer e architetti sulle vie percorribili per valorizzare al meglio questa forma artistica. Al termine la premiazione del 1° Concorso Mosaico e Architettura organizzato da Pordenone Fiere con la collaborazione dell’Associazione Arte e Architettura, Associazione culturale degli architetti del Friuli Venezia Giulia. Il concorso è rivolto ad architetti italiani e stranieri ai quali è stato chiesto di presentare opere realizzate che dimostrino una concreta relazione tra il progetto di architettura e l’opera in mosaico. All’iniziativa hanno partecipato 71 elaborati realizzati da 40 studi dei quali 19 italiani e 21 provenienti da vari paesi del mondo: Stati Uniti, Nuova Zelanda, Giappone, Francia, Grecia, Germania e Austria.

Domus Arreda e Tendenza Mosaico saranno aperti al pubblico alla Fiera di Pordenone ancora venerdì 3 aprile dalle 14.00 alle 20.00, sabato 4 e domenica 5 aprile dalle 10.00 alle 20.00.

SECONDO WEEK-END PER DOMUS ARREDA E TENDENZA MOSAICO


In mostra le nuove tendenze del design e dell’arte musiva

“DOMUS ARREDA” E “TENDENZA MOSAICO”: TORNA ALLA FIERA DI PORDENONE IL SALONE DELLA CASA

Dopo il bel successo di pubblico dei primi tre giorni di apertura quando oltre settemila persone, sfidando la pioggia battente, hanno visitato Domus Arreda e Tendenza Mosaico, riparte oggi, venerdì 3 aprile, il secondo e ultimo week-end della manifestazione. Ancora tre giorni quindi per scoprire le nuove tendenze dell’arredamento e le soluzioni per abitare in maniera confortevole e sicura, risparmiando sulle bollette e nel rispetto dell’ambiente.
Partecipano infatti a DOMUS ARREDA circa 180 imprese commerciali che non solo trattano mobili, ma anche installano impianti di riscaldamento e condizionamento ispirati a criteri di risparmio energetico e di utilizzo di energie alternative. Il Salone punta l’attenzione infatti su tutto quanto ruota attorno al mondo della casa: un’area particolare è infine riservata ai prodotti della domotica e alle automazioni, che aiutano a vivere in sicurezza e comodità il proprio ambiente domestico.
Un ritorno alle essenze, al legno in tutte le sue sfumature e geometrie è quello che si nota girando tra gli stand dei rivenditori di mobili che rappresentano alcune tra le migliori marche del design italiano. Tanta innovazione soprattutto in cucina dove predomina la grande isola centrale che raccoglie piano cottura lavello e bancone per l’aperitivo per riprodurre anche in ambiente domestico il rito dell’happy hour. A Domus Arreda troviamo anche indicazioni sulle nuove tendenze nel mondo del design. “La nuova frontiera del design è l’artigiano!” il parere di Paolo Martinuzzi titolare del negozio “L’Arredamento” che presenta in fiera alcuni esempi di mobili realizzati manualmente. Farfalle che escono dalle antine del comò, bassorilievi raffinati sui piani delle librerie: sono alcuni esempi di pezzi esposti con ambientazioni raffinate, realizzate attraverso giochi di luce, aromi e la musica di Remo Anzovino. “Dopo varie incursioni nel mondo del design, ho riscoperto il lavoro dell’artigiano, l’unico che può garantire un mobile esclusivo, personalizzato, di altissima qualità: caratteristiche proprie del vero design!”.
Unico appuntamento nazionale sull’arte musiva, l’evento parallelo TENDENZA MOSAICO vuole proporsi come il punto di incontro e di confronto tra laboratori artigianali, scuole di formazione, aziende, architetti e designer focalizzando l’attenzione sulle nuove tendenze proposte da questa tecnica di decorazione. Tendenza Mosaico si sviluppa secondo la formula della mostra-convegno: all’interno del padiglione 5 si presentano in mostra diverse realtà produttive, da quelle artigiane alle grandi aziende, dalle spilimberghesi a quelle del ravennate e all’area siciliana di Monreale. In esposizione mosaici decorativi e da pavimenti, pezzi unici di grande spessore e impatto, ma anche esempi di oggetti realizzati o rivestiti in mosaico, a dimostrazione della duttilità della tecnica e della spettacolarità del risultato. Due gli incontri in calendario: venerdì 3 aprile alle ore 14.30 il convegno dal titolo “Professione mosaicista: l’esperienza delle scuole” che mette a confronto i principali istituti italiani del mosaico la Scuola Mosaicisti del Friuli di Spilimbergo, l’Accademia di Belle Arti di Ravenna e l’Istituto Statale d’Arte per il mosaico “M. D’Aleo” di Monreale. Sabato 4 aprile il gran finale con il convegno “Il mosaico italiano: un marchio da esportare” che mette a confronto designer e architetti sulle vie percorribili per valorizzare al meglio questa forma artistica. Al termine la premiazione del 1° Concorso Mosaico e Architettura organizzato da Pordenone Fiere con la collaborazione dell’Associazione Arte e Architettura, Associazione culturale degli architetti del Friuli Venezia Giulia. Il concorso è rivolto ad architetti italiani e stranieri ai quali è stato chiesto di presentare opere realizzate che dimostrino una concreta relazione tra il progetto di architettura e l’opera in mosaico. All’iniziativa hanno partecipato 71 elaborati realizzati da 40 studi dei quali 19 italiani e 21 provenienti da vari paesi del mondo: Stati Uniti, Nuova Zelanda, Giappone, Francia, Grecia, Germania e Austria.

Domus Arreda e Tendenza Mosaico saranno aperti al pubblico alla Fiera di Pordenone ancora venerdì 3 aprile dalle 14.00 alle 20.00, sabato 4 e domenica 5 aprile dalle 10.00 alle 20.00.

VINITALY, IL RITRATTO DEL CONSUMATORE ITALIANO. E' SEMPRE IDILLIO


Ricerca del Centro Studi Veronafiere-Vinitaly
GLI ITALIANI E IL VINO – IL PRIMO RITRATTO
DEL CONSUMATORE DI VINO IN ITALIA

Il vino rimane soprattutto un piacere, da vivere con gli amici o con il partner e da scegliere rigorosamente in base ai propri gusti, anche se la discriminante prezzo è sempre più presente nei criteri di scelta.

Verona, 2 aprile 2009 – Continua l’idillio tra italiani e il nettare di Bacco: oltre sette su dieci (76,3%), infatti, dicono di apprezzare il vino, che per il 42,7% è e rimane un’abitudine quotidiana. Al fianco degli abitudinari, soprattutto tra gli under 30, prevalgono quelli che a un buon bicchiere di vino, non ci rinuncia almeno 2 o 3 volte alla settimana (17,3%). Non mancano naturalmente i veri intenditori, presenti in ogni fascia di età, ma per il 61,8% la conoscenza si limita a 5 etichette. Per tutti però la scelta di cosa bere si basa esclusivamente sul gusto personale (68,8%). Ad essere veramente conosciuti sono i vini del proprio territorio (36,3%), non a caso il primo “luogo di acquisto” sono proprio le cantine vicine a casa (40,2%), seguite naturalmente dalla grande distribuzione. In generale il prezzo influisce sulla scelta del 24% degli intervistati e per il normale consumo domestico il 53,1% non vorrebbe spendere più di 4 Euro a bottiglia. Ma cosa rappresenta il vino per gli Italiani? Per il 56,7% è soprattutto un piacere e un modo perfetto per stare bene insieme agli altri (47,2%). Non solo, è indissolubilmente legato alle occasioni speciali tanto che per il 76,9% non può mai mancare.
È quanto emerge da uno studio promosso dal Centro Studi Veronafiere-Vinitaly e condotto dalla BocconiTrovato&Partners su 1000 italiani (uomini e donne) dai 18 anni in su, intervistati sul loro “rapporto” con il vino, sulla loro conoscenza, sulle motivazioni e sulle abitudini di acquisto e di consumo.
Per tutti il vino è sinonimo di socialità e per la quasi totalità si associa al cibo
Il 76,3% degli intervistati ama il vino e per quanto riguarda le abitudini di consumo emergono tre macro atteggiamenti: gli abitudinari, per i quali il vino è un elemento imprescindibile dal quotidiano (il 42,7% dei consumatori di vino), quelli per i quali il vino si ricollega al divertimento, alla socialità e alle uscite con gli amici, che lo bevono 2 o 3 volte alla settimana (17,3%), per arrivare a quelli che lo bevono una volta alla settimana (14,3%) o due o tre volte al mese (8,7%). In questa tipologia di consumo prevalgono sicuramente gli under 30. Ci sono poi i “bevitori da anniversario”, ovvero coloro che limitano il consumo di vino ad occasioni particolari, feste comandate, ecc., gruppo in cui rientrano coloro che lo bevono una volta al mese (4,2%), o addirittura tre o quattro volte all’anno (12,8%).
Chi è che sceglie la tipologia di vino? Il vino si sceglie in “prima persona” (51,1%) e la scelta del tipo è ancora “prettamente maschile” (67,8% contro il 30,2% di donne) o la si delega agli amici (10,7%, cosa che accade soprattutto gli under 30, con il 25%).
Ma quello che conta, nella percezione degli intervistati, è che il vino è sicuramente qualcosa che viene legato alla socialità: solo il 10,7%, infatti beve anche “da solo” (13,6% uomini, 7,1% donne), mentre quasi 1 intervistato su 2 ha risposto “con gli amici” (48,8%). Per la maggior parte degli intervistati, poi, il momento canonico in cui gustare un buon bicchiere d vino rimane soprattutto il pasto, che si tratti di quello “quotidiano” e casalingo (52,6%) o che ci si trovi a cena con gli amici.
I “veri esperti” (ovvero i Wine Lovers) sono pochi, per molti la conoscenza del vino è limitata a quelli del proprio territorio. Tra i criteri di scelta a dominare è il gusto personale, ma per 1 su 4 il prezzo sempre più importante
Ben un italiano su tre dice di non avere conoscenze in fatto di vini (33%, e soprattutto le donne con il 43,5%) e chi dice di conoscere i vini del proprio territorio, ma di conoscere poco o molto poco i vini provenienti da altre zone d’Italia (36,6%, cosa che accade soprattutto nel Nord Est, con il 41,6%). Situazione che si rispecchia nelle scelte di acquisto: il 56,6% sceglie un vino italiano, ma il 41,5% specifica che nella sua scelta prevalgono quelli del proprio territorio.
Di fatto i Wine Lovers, ovvero i super appassionati, sono una piccola percentuale di chi beve vino: il 6,4% di uomini e il 2,7% di donne dice di essere un gran intenditore, sia per quanto concerne i vini italiani che quelli stranieri, non a caso è il 7,8% di uomini e solo l’1,6% di donne dichiara di conoscere la provenienza, gli abbinamenti, le caratteristiche, ecc. di più di 20 vini. Quasi 9 intervistati su 10 conoscono al massimo 10 etichette: il 61,8%, infatti dice di conoscerne tra 1 e 5, a cui si aggiunge il 26,2% che ne conosce bene tra 6 e 10.
E in tema di “prezzo”, quanto vorrebbero spendere per una bottiglia destinata al consumo “domestico”? Se i super appassionati, fino allo scorso anno, per una bottiglia da grandi occasioni erano disposti a spendere centinaia di Euro, quando si parla della media dei consumatori e di una bottiglia da bersi tutti i giorni, le cose cambiano radicalmente. Il 53,1%, infatti indica tra i 2 e i 4 Euro (addirittura il 20,7% starebbe volentieri sotto i 2 Euro). Il 17,3% prevede tra i 4,5 e i 6 Euro, ma solo il 2,6% sarebbe disponibile a spendere tra gli 8,5 e i 10 Euro, per non parlare del fatto che è l’1,4% che andrebbe sopra i 15 Euro.
E proprio per risparmiare (oltre alla propensione per acquistare soprattutto vini del proprio territorio), il 40,2% sceglie di acquistare il vino in “cantina” (e in questo caso prevalgono leggermente le donne e chi abita nel Nord Est, con il 46,7%, dove per altro le aziende produttrici sono più velocemente raggiungibili rispetto a ciò che accade in altre zone) o in GDO (39,1%). Terzo posto per le enoteche, con il 15,2%, seguite da drogherie (3,3%) e televendite e telepromozioni (1,3%)

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GLI ITALIANI E IL VINO – IL PRIMO RITRATTO
DEL CONSUMATORE DI VINO IN ITALIA

Il vino rimane soprattutto un piacere, da vivere con gli amici o con il partner e da scegliere rigorosamente in base ai propri gusti, anche se la discriminante prezzo è sempre più presente nei criteri di scelta.

Verona, 2 aprile 2009 – Continua l’idillio tra italiani e il nettare di Bacco: oltre sette su dieci (76,3%), infatti, dicono di apprezzare il vino, che per il 42,7% è e rimane un’abitudine quotidiana. Al fianco degli abitudinari, soprattutto tra gli under 30, prevalgono quelli che a un buon bicchiere di vino, non ci rinuncia almeno 2 o 3 volte alla settimana (17,3%). Non mancano naturalmente i veri intenditori, presenti in ogni fascia di età, ma per il 61,8% la conoscenza si limita a 5 etichette. Per tutti però la scelta di cosa bere si basa esclusivamente sul gusto personale (68,8%). Ad essere veramente conosciuti sono i vini del proprio territorio (36,3%), non a caso il primo “luogo di acquisto” sono proprio le cantine vicine a casa (40,2%), seguite naturalmente dalla grande distribuzione. In generale il prezzo influisce sulla scelta del 24% degli intervistati e per il normale consumo domestico il 53,1% non vorrebbe spendere più di 4 Euro a bottiglia. Ma cosa rappresenta il vino per gli Italiani? Per il 56,7% è soprattutto un piacere e un modo perfetto per stare bene insieme agli altri (47,2%). Non solo, è indissolubilmente legato alle occasioni speciali tanto che per il 76,9% non può mai mancare.
È quanto emerge da uno studio promosso dal Centro Studi Veronafiere-Vinitaly e condotto dalla BocconiTrovato&Partners su 1000 italiani (uomini e donne) dai 18 anni in su, intervistati sul loro “rapporto” con il vino, sulla loro conoscenza, sulle motivazioni e sulle abitudini di acquisto e di consumo.
Per tutti il vino è sinonimo di socialità e per la quasi totalità si associa al cibo
Il 76,3% degli intervistati ama il vino e per quanto riguarda le abitudini di consumo emergono tre macro atteggiamenti: gli abitudinari, per i quali il vino è un elemento imprescindibile dal quotidiano (il 42,7% dei consumatori di vino), quelli per i quali il vino si ricollega al divertimento, alla socialità e alle uscite con gli amici, che lo bevono 2 o 3 volte alla settimana (17,3%), per arrivare a quelli che lo bevono una volta alla settimana (14,3%) o due o tre volte al mese (8,7%). In questa tipologia di consumo prevalgono sicuramente gli under 30. Ci sono poi i “bevitori da anniversario”, ovvero coloro che limitano il consumo di vino ad occasioni particolari, feste comandate, ecc., gruppo in cui rientrano coloro che lo bevono una volta al mese (4,2%), o addirittura tre o quattro volte all’anno (12,8%).
Chi è che sceglie la tipologia di vino? Il vino si sceglie in “prima persona” (51,1%) e la scelta del tipo è ancora “prettamente maschile” (67,8% contro il 30,2% di donne) o la si delega agli amici (10,7%, cosa che accade soprattutto gli under 30, con il 25%).
Ma quello che conta, nella percezione degli intervistati, è che il vino è sicuramente qualcosa che viene legato alla socialità: solo il 10,7%, infatti beve anche “da solo” (13,6% uomini, 7,1% donne), mentre quasi 1 intervistato su 2 ha risposto “con gli amici” (48,8%). Per la maggior parte degli intervistati, poi, il momento canonico in cui gustare un buon bicchiere d vino rimane soprattutto il pasto, che si tratti di quello “quotidiano” e casalingo (52,6%) o che ci si trovi a cena con gli amici.
I “veri esperti” (ovvero i Wine Lovers) sono pochi, per molti la conoscenza del vino è limitata a quelli del proprio territorio. Tra i criteri di scelta a dominare è il gusto personale, ma per 1 su 4 il prezzo sempre più importante
Ben un italiano su tre dice di non avere conoscenze in fatto di vini (33%, e soprattutto le donne con il 43,5%) e chi dice di conoscere i vini del proprio territorio, ma di conoscere poco o molto poco i vini provenienti da altre zone d’Italia (36,6%, cosa che accade soprattutto nel Nord Est, con il 41,6%). Situazione che si rispecchia nelle scelte di acquisto: il 56,6% sceglie un vino italiano, ma il 41,5% specifica che nella sua scelta prevalgono quelli del proprio territorio.
Di fatto i Wine Lovers, ovvero i super appassionati, sono una piccola percentuale di chi beve vino: il 6,4% di uomini e il 2,7% di donne dice di essere un gran intenditore, sia per quanto concerne i vini italiani che quelli stranieri, non a caso è il 7,8% di uomini e solo l’1,6% di donne dichiara di conoscere la provenienza, gli abbinamenti, le caratteristiche, ecc. di più di 20 vini. Quasi 9 intervistati su 10 conoscono al massimo 10 etichette: il 61,8%, infatti dice di conoscerne tra 1 e 5, a cui si aggiunge il 26,2% che ne conosce bene tra 6 e 10.
E in tema di “prezzo”, quanto vorrebbero spendere per una bottiglia destinata al consumo “domestico”? Se i super appassionati, fino allo scorso anno, per una bottiglia da grandi occasioni erano disposti a spendere centinaia di Euro, quando si parla della media dei consumatori e di una bottiglia da bersi tutti i giorni, le cose cambiano radicalmente. Il 53,1%, infatti indica tra i 2 e i 4 Euro (addirittura il 20,7% starebbe volentieri sotto i 2 Euro). Il 17,3% prevede tra i 4,5 e i 6 Euro, ma solo il 2,6% sarebbe disponibile a spendere tra gli 8,5 e i 10 Euro, per non parlare del fatto che è l’1,4% che andrebbe sopra i 15 Euro.
E proprio per risparmiare (oltre alla propensione per acquistare soprattutto vini del proprio territorio), il 40,2% sceglie di acquistare il vino in “cantina” (e in questo caso prevalgono leggermente le donne e chi abita nel Nord Est, con il 46,7%, dove per altro le aziende produttrici sono più velocemente raggiungibili rispetto a ciò che accade in altre zone) o in GDO (39,1%). Terzo posto per le enoteche, con il 15,2%, seguite da drogherie (3,3%) e televendite e telepromozioni (1,3%)

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GLI ITALIANI E IL VINO – IL PRIMO RITRATTO
DEL CONSUMATORE DI VINO IN ITALIA

Il vino rimane soprattutto un piacere, da vivere con gli amici o con il partner e da scegliere rigorosamente in base ai propri gusti, anche se la discriminante prezzo è sempre più presente nei criteri di scelta.

Verona, 2 aprile 2009 – Continua l’idillio tra italiani e il nettare di Bacco: oltre sette su dieci (76,3%), infatti, dicono di apprezzare il vino, che per il 42,7% è e rimane un’abitudine quotidiana. Al fianco degli abitudinari, soprattutto tra gli under 30, prevalgono quelli che a un buon bicchiere di vino, non ci rinuncia almeno 2 o 3 volte alla settimana (17,3%). Non mancano naturalmente i veri intenditori, presenti in ogni fascia di età, ma per il 61,8% la conoscenza si limita a 5 etichette. Per tutti però la scelta di cosa bere si basa esclusivamente sul gusto personale (68,8%). Ad essere veramente conosciuti sono i vini del proprio territorio (36,3%), non a caso il primo “luogo di acquisto” sono proprio le cantine vicine a casa (40,2%), seguite naturalmente dalla grande distribuzione. In generale il prezzo influisce sulla scelta del 24% degli intervistati e per il normale consumo domestico il 53,1% non vorrebbe spendere più di 4 Euro a bottiglia. Ma cosa rappresenta il vino per gli Italiani? Per il 56,7% è soprattutto un piacere e un modo perfetto per stare bene insieme agli altri (47,2%). Non solo, è indissolubilmente legato alle occasioni speciali tanto che per il 76,9% non può mai mancare.
È quanto emerge da uno studio promosso dal Centro Studi Veronafiere-Vinitaly e condotto dalla BocconiTrovato&Partners su 1000 italiani (uomini e donne) dai 18 anni in su, intervistati sul loro “rapporto” con il vino, sulla loro conoscenza, sulle motivazioni e sulle abitudini di acquisto e di consumo.
Per tutti il vino è sinonimo di socialità e per la quasi totalità si associa al cibo
Il 76,3% degli intervistati ama il vino e per quanto riguarda le abitudini di consumo emergono tre macro atteggiamenti: gli abitudinari, per i quali il vino è un elemento imprescindibile dal quotidiano (il 42,7% dei consumatori di vino), quelli per i quali il vino si ricollega al divertimento, alla socialità e alle uscite con gli amici, che lo bevono 2 o 3 volte alla settimana (17,3%), per arrivare a quelli che lo bevono una volta alla settimana (14,3%) o due o tre volte al mese (8,7%). In questa tipologia di consumo prevalgono sicuramente gli under 30. Ci sono poi i “bevitori da anniversario”, ovvero coloro che limitano il consumo di vino ad occasioni particolari, feste comandate, ecc., gruppo in cui rientrano coloro che lo bevono una volta al mese (4,2%), o addirittura tre o quattro volte all’anno (12,8%).
Chi è che sceglie la tipologia di vino? Il vino si sceglie in “prima persona” (51,1%) e la scelta del tipo è ancora “prettamente maschile” (67,8% contro il 30,2% di donne) o la si delega agli amici (10,7%, cosa che accade soprattutto gli under 30, con il 25%).
Ma quello che conta, nella percezione degli intervistati, è che il vino è sicuramente qualcosa che viene legato alla socialità: solo il 10,7%, infatti beve anche “da solo” (13,6% uomini, 7,1% donne), mentre quasi 1 intervistato su 2 ha risposto “con gli amici” (48,8%). Per la maggior parte degli intervistati, poi, il momento canonico in cui gustare un buon bicchiere d vino rimane soprattutto il pasto, che si tratti di quello “quotidiano” e casalingo (52,6%) o che ci si trovi a cena con gli amici.
I “veri esperti” (ovvero i Wine Lovers) sono pochi, per molti la conoscenza del vino è limitata a quelli del proprio territorio. Tra i criteri di scelta a dominare è il gusto personale, ma per 1 su 4 il prezzo sempre più importante
Ben un italiano su tre dice di non avere conoscenze in fatto di vini (33%, e soprattutto le donne con il 43,5%) e chi dice di conoscere i vini del proprio territorio, ma di conoscere poco o molto poco i vini provenienti da altre zone d’Italia (36,6%, cosa che accade soprattutto nel Nord Est, con il 41,6%). Situazione che si rispecchia nelle scelte di acquisto: il 56,6% sceglie un vino italiano, ma il 41,5% specifica che nella sua scelta prevalgono quelli del proprio territorio.
Di fatto i Wine Lovers, ovvero i super appassionati, sono una piccola percentuale di chi beve vino: il 6,4% di uomini e il 2,7% di donne dice di essere un gran intenditore, sia per quanto concerne i vini italiani che quelli stranieri, non a caso è il 7,8% di uomini e solo l’1,6% di donne dichiara di conoscere la provenienza, gli abbinamenti, le caratteristiche, ecc. di più di 20 vini. Quasi 9 intervistati su 10 conoscono al massimo 10 etichette: il 61,8%, infatti dice di conoscerne tra 1 e 5, a cui si aggiunge il 26,2% che ne conosce bene tra 6 e 10.
E in tema di “prezzo”, quanto vorrebbero spendere per una bottiglia destinata al consumo “domestico”? Se i super appassionati, fino allo scorso anno, per una bottiglia da grandi occasioni erano disposti a spendere centinaia di Euro, quando si parla della media dei consumatori e di una bottiglia da bersi tutti i giorni, le cose cambiano radicalmente. Il 53,1%, infatti indica tra i 2 e i 4 Euro (addirittura il 20,7% starebbe volentieri sotto i 2 Euro). Il 17,3% prevede tra i 4,5 e i 6 Euro, ma solo il 2,6% sarebbe disponibile a spendere tra gli 8,5 e i 10 Euro, per non parlare del fatto che è l’1,4% che andrebbe sopra i 15 Euro.
E proprio per risparmiare (oltre alla propensione per acquistare soprattutto vini del proprio territorio), il 40,2% sceglie di acquistare il vino in “cantina” (e in questo caso prevalgono leggermente le donne e chi abita nel Nord Est, con il 46,7%, dove per altro le aziende produttrici sono più velocemente raggiungibili rispetto a ciò che accade in altre zone) o in GDO (39,1%). Terzo posto per le enoteche, con il 15,2%, seguite da drogherie (3,3%) e televendite e telepromozioni (1,3%)

VINITALY, FOCUS SUL MERCATO USA, TRA I PRIMI AL MONDO


Al via i focus del Vinitaly World Tour: gli esperti analizzano il mercato USA
AL VINITALY, OCCHI PUNTATI SUGLI STATI UNITI, PRIMO MERCATO MONDIALE DEL VINO DEL PROSSIMO FUTURO

Nel ristorante Usa la wine list parla italiano: il made in Italy si conferma leader tra i vini d’importazione. Cresce il consumo di vino tra donne e giovani americani, ma sono ancora gli uomini a spendere di più per una singola bottiglia. Soprattutto se devono fare colpo su qualcuno.
Verona, 2 aprile 2009. Donna americana, trentacinquenne, di reddito elevato (circa 75mila Usd l’anno), cerca vino italiano, possibilmente rosso.
È questo l’identikit del consumatore medio di vino negli Usa, secondo i dati elaborati dal Centro Studi Vinitaly di VeronaFiere che verranno presentati giovedì 2 aprile, alle ore 15,30, presso la Sala Stampa – Expo, nel Focus “USA – La nuova frontiera e le opportunità per le aziende italiane sul mercato americano”.
Un mercato che ha visto crescere il consumo di vino nell’ultimo decennio del 30% e che si prepara ad essere, entro il 2012, la piazza enologica più grande nel mondo, superando la Francia per quantità di volumi trattati (fonte Iwsr - International Wine Spirits Record).
Anche in tempi di crisi, infatti, il vino negli Stati Uniti non mostra segni di recessione, confermandosi come grande opportunità per l’export italiano. Nel 2008 il mercato Usa ha chiuso in modo stabile, attestandosi attorno ai 3,6 miliardi di bottiglie consumate, in linea con i risultati dell’anno precedente. Una performance che gli operatori giudicano con soddisfazione, considerando la generale contrazione dei consumi che ha caratterizzato gli altri comparti. Anzi, un recente sondaggio svolto sui ristoranti americani dalla rivista Wine & Spirits ha mostrato come oltre il 60% dei gestori intervistati non ha rilevato nessun calo nelle vendite, registrando in alcuni casi perfino un leggero incremento. A cambiare sono piuttosto le modalità di consumo: a fronte dello stesso numero di bottiglie consumate, la scelta si è indirizzata verso prodotti meno costosi, spesso nazionali e con un migliore rapporto qualità-prezzo. Un contesto nel quale l’Italia è stata capace di mantenere la sua posizione, confermandosi come scelta preferita tra i vini importati nella ristorazione americana. Non a caso quella italiana è la prima cucina etnica per diffusione negli Stati Uniti, mentre i vini italiani sono considerati “food friendly”, capaci di abbinarsi a pietanze di diverse tradizioni. Gli Usa continuano a rappresentare il primo mercato per le esportazioni di vino italiano, nonostante una leggera contrazione in termini di quantità (-6,5%), inferiore comunque ai cali registrati da altri paesi (ad esempio la Francia, - 12% sul 2007).
A dominare nelle scelte dei consumatori è ancora il vino rosso, che negli Usa rappresenta circa 44% del mercato e che, secondo gli operatori, conserva margini di crescita attorno al 18%. Buone le prestazioni dei rosati, che godono di una certa popolarità (circa il 17% delle vendite) e per i quali si prevede, in termini di valore, un incremento del 10% nei prossimi 5 anni. Previsioni più stabili per il vino bianco, che copre il rimanente 39% del mercato a stelle e strisce.
Nei cinque anni a partire dal 2003, il consumo di vino pro capite è aumentato da 11,1 litri a 12,1 litri, mentre nel 2012 sarà di 13,1 litri. Gli americani che consumano vino sono adesso il 57% contro il 43% del 2000, mentre quelli che lo bevono regolarmente (almeno una volta la settimana) sono arrivati al 55%. Questi core drinker hanno dunque superato per numero i marginal drinker (quelli che stappano una bottiglia meno di una volta a settimana ma più di una volta ogni tre mesi), dimostrando come gli americani abbiano ormai accolto stabilmente il “nettare degli dei” nelle loro abitudini alimentari. Un aumento sostenuto soprattutto dai giovani: nella generazione dei “Baby Boomers”, il trend del vino è diffuso solo dai 40 anni in su, mentre tra le ultime generazioni (Xers e Millenium) si comincia a consumare vino anche durante i 20 e 30 anni. Oggi negli Usa l’età media di un consumatore di vino è di circa 35 anni.
Le donne, spesso con redditi alti, acquistano più bottiglie degli uomini e rappresentano il 65% del mercato, scegliendo il vino anche come alternativa più sofisticata rispetto ai soliti cocktail, superalcolici o birra. Sono però gli uomini i più disposti a spendere, attestandosi su una spesa media di 23 Usd a bottiglia contro i 15 Usd delle donne. Il motivo? A volte si tratta solo di far colpo su qualcuno, a dimostrazione che, a dispetto della sua diffusione crescente, il vino di qualità mantiene le sue caratteristiche di status symbol.
È guardando a queste prospettive che l’Italia del vino, nel prossimo ottobre, volerà negli Stati Uniti per il Vinitaly US Tour 2009 - Salone dei vini italiani di qualità, che toccherà le più importanti piazze per l’interscambio delle merci del settore agroalimentare. La formula è quella, ampiamente sperimentata, dei seminari seguiti da workshop commerciale. Si comincia il 19 ottobre con San Francisco, città all’avanguardia nelle nuove tendenze e particolarmente ricettiva per quanto riguarda il grande consumo (non a caso la California è il primo stato americano consumatore di vino). Il 21 toccherà a Chicago, una delle dieci città più influenti al mondo e tra i maggiori centri fieristico/espositivi del globo.

VINITALY, FOCUS SUL MERCATO USA, TRA I PRIMI AL MONDO


Al via i focus del Vinitaly World Tour: gli esperti analizzano il mercato USA
AL VINITALY, OCCHI PUNTATI SUGLI STATI UNITI, PRIMO MERCATO MONDIALE DEL VINO DEL PROSSIMO FUTURO

Nel ristorante Usa la wine list parla italiano: il made in Italy si conferma leader tra i vini d’importazione. Cresce il consumo di vino tra donne e giovani americani, ma sono ancora gli uomini a spendere di più per una singola bottiglia. Soprattutto se devono fare colpo su qualcuno.
Verona, 2 aprile 2009. Donna americana, trentacinquenne, di reddito elevato (circa 75mila Usd l’anno), cerca vino italiano, possibilmente rosso.
È questo l’identikit del consumatore medio di vino negli Usa, secondo i dati elaborati dal Centro Studi Vinitaly di VeronaFiere che verranno presentati giovedì 2 aprile, alle ore 15,30, presso la Sala Stampa – Expo, nel Focus “USA – La nuova frontiera e le opportunità per le aziende italiane sul mercato americano”.
Un mercato che ha visto crescere il consumo di vino nell’ultimo decennio del 30% e che si prepara ad essere, entro il 2012, la piazza enologica più grande nel mondo, superando la Francia per quantità di volumi trattati (fonte Iwsr - International Wine Spirits Record).
Anche in tempi di crisi, infatti, il vino negli Stati Uniti non mostra segni di recessione, confermandosi come grande opportunità per l’export italiano. Nel 2008 il mercato Usa ha chiuso in modo stabile, attestandosi attorno ai 3,6 miliardi di bottiglie consumate, in linea con i risultati dell’anno precedente. Una performance che gli operatori giudicano con soddisfazione, considerando la generale contrazione dei consumi che ha caratterizzato gli altri comparti. Anzi, un recente sondaggio svolto sui ristoranti americani dalla rivista Wine & Spirits ha mostrato come oltre il 60% dei gestori intervistati non ha rilevato nessun calo nelle vendite, registrando in alcuni casi perfino un leggero incremento. A cambiare sono piuttosto le modalità di consumo: a fronte dello stesso numero di bottiglie consumate, la scelta si è indirizzata verso prodotti meno costosi, spesso nazionali e con un migliore rapporto qualità-prezzo. Un contesto nel quale l’Italia è stata capace di mantenere la sua posizione, confermandosi come scelta preferita tra i vini importati nella ristorazione americana. Non a caso quella italiana è la prima cucina etnica per diffusione negli Stati Uniti, mentre i vini italiani sono considerati “food friendly”, capaci di abbinarsi a pietanze di diverse tradizioni. Gli Usa continuano a rappresentare il primo mercato per le esportazioni di vino italiano, nonostante una leggera contrazione in termini di quantità (-6,5%), inferiore comunque ai cali registrati da altri paesi (ad esempio la Francia, - 12% sul 2007).
A dominare nelle scelte dei consumatori è ancora il vino rosso, che negli Usa rappresenta circa 44% del mercato e che, secondo gli operatori, conserva margini di crescita attorno al 18%. Buone le prestazioni dei rosati, che godono di una certa popolarità (circa il 17% delle vendite) e per i quali si prevede, in termini di valore, un incremento del 10% nei prossimi 5 anni. Previsioni più stabili per il vino bianco, che copre il rimanente 39% del mercato a stelle e strisce.
Nei cinque anni a partire dal 2003, il consumo di vino pro capite è aumentato da 11,1 litri a 12,1 litri, mentre nel 2012 sarà di 13,1 litri. Gli americani che consumano vino sono adesso il 57% contro il 43% del 2000, mentre quelli che lo bevono regolarmente (almeno una volta la settimana) sono arrivati al 55%. Questi core drinker hanno dunque superato per numero i marginal drinker (quelli che stappano una bottiglia meno di una volta a settimana ma più di una volta ogni tre mesi), dimostrando come gli americani abbiano ormai accolto stabilmente il “nettare degli dei” nelle loro abitudini alimentari. Un aumento sostenuto soprattutto dai giovani: nella generazione dei “Baby Boomers”, il trend del vino è diffuso solo dai 40 anni in su, mentre tra le ultime generazioni (Xers e Millenium) si comincia a consumare vino anche durante i 20 e 30 anni. Oggi negli Usa l’età media di un consumatore di vino è di circa 35 anni.
Le donne, spesso con redditi alti, acquistano più bottiglie degli uomini e rappresentano il 65% del mercato, scegliendo il vino anche come alternativa più sofisticata rispetto ai soliti cocktail, superalcolici o birra. Sono però gli uomini i più disposti a spendere, attestandosi su una spesa media di 23 Usd a bottiglia contro i 15 Usd delle donne. Il motivo? A volte si tratta solo di far colpo su qualcuno, a dimostrazione che, a dispetto della sua diffusione crescente, il vino di qualità mantiene le sue caratteristiche di status symbol.
È guardando a queste prospettive che l’Italia del vino, nel prossimo ottobre, volerà negli Stati Uniti per il Vinitaly US Tour 2009 - Salone dei vini italiani di qualità, che toccherà le più importanti piazze per l’interscambio delle merci del settore agroalimentare. La formula è quella, ampiamente sperimentata, dei seminari seguiti da workshop commerciale. Si comincia il 19 ottobre con San Francisco, città all’avanguardia nelle nuove tendenze e particolarmente ricettiva per quanto riguarda il grande consumo (non a caso la California è il primo stato americano consumatore di vino). Il 21 toccherà a Chicago, una delle dieci città più influenti al mondo e tra i maggiori centri fieristico/espositivi del globo.

VINITALY, FOCUS SUL MERCATO USA, TRA I PRIMI AL MONDO


Al via i focus del Vinitaly World Tour: gli esperti analizzano il mercato USA
AL VINITALY, OCCHI PUNTATI SUGLI STATI UNITI, PRIMO MERCATO MONDIALE DEL VINO DEL PROSSIMO FUTURO

Nel ristorante Usa la wine list parla italiano: il made in Italy si conferma leader tra i vini d’importazione. Cresce il consumo di vino tra donne e giovani americani, ma sono ancora gli uomini a spendere di più per una singola bottiglia. Soprattutto se devono fare colpo su qualcuno.
Verona, 2 aprile 2009. Donna americana, trentacinquenne, di reddito elevato (circa 75mila Usd l’anno), cerca vino italiano, possibilmente rosso.
È questo l’identikit del consumatore medio di vino negli Usa, secondo i dati elaborati dal Centro Studi Vinitaly di VeronaFiere che verranno presentati giovedì 2 aprile, alle ore 15,30, presso la Sala Stampa – Expo, nel Focus “USA – La nuova frontiera e le opportunità per le aziende italiane sul mercato americano”.
Un mercato che ha visto crescere il consumo di vino nell’ultimo decennio del 30% e che si prepara ad essere, entro il 2012, la piazza enologica più grande nel mondo, superando la Francia per quantità di volumi trattati (fonte Iwsr - International Wine Spirits Record).
Anche in tempi di crisi, infatti, il vino negli Stati Uniti non mostra segni di recessione, confermandosi come grande opportunità per l’export italiano. Nel 2008 il mercato Usa ha chiuso in modo stabile, attestandosi attorno ai 3,6 miliardi di bottiglie consumate, in linea con i risultati dell’anno precedente. Una performance che gli operatori giudicano con soddisfazione, considerando la generale contrazione dei consumi che ha caratterizzato gli altri comparti. Anzi, un recente sondaggio svolto sui ristoranti americani dalla rivista Wine & Spirits ha mostrato come oltre il 60% dei gestori intervistati non ha rilevato nessun calo nelle vendite, registrando in alcuni casi perfino un leggero incremento. A cambiare sono piuttosto le modalità di consumo: a fronte dello stesso numero di bottiglie consumate, la scelta si è indirizzata verso prodotti meno costosi, spesso nazionali e con un migliore rapporto qualità-prezzo. Un contesto nel quale l’Italia è stata capace di mantenere la sua posizione, confermandosi come scelta preferita tra i vini importati nella ristorazione americana. Non a caso quella italiana è la prima cucina etnica per diffusione negli Stati Uniti, mentre i vini italiani sono considerati “food friendly”, capaci di abbinarsi a pietanze di diverse tradizioni. Gli Usa continuano a rappresentare il primo mercato per le esportazioni di vino italiano, nonostante una leggera contrazione in termini di quantità (-6,5%), inferiore comunque ai cali registrati da altri paesi (ad esempio la Francia, - 12% sul 2007).
A dominare nelle scelte dei consumatori è ancora il vino rosso, che negli Usa rappresenta circa 44% del mercato e che, secondo gli operatori, conserva margini di crescita attorno al 18%. Buone le prestazioni dei rosati, che godono di una certa popolarità (circa il 17% delle vendite) e per i quali si prevede, in termini di valore, un incremento del 10% nei prossimi 5 anni. Previsioni più stabili per il vino bianco, che copre il rimanente 39% del mercato a stelle e strisce.
Nei cinque anni a partire dal 2003, il consumo di vino pro capite è aumentato da 11,1 litri a 12,1 litri, mentre nel 2012 sarà di 13,1 litri. Gli americani che consumano vino sono adesso il 57% contro il 43% del 2000, mentre quelli che lo bevono regolarmente (almeno una volta la settimana) sono arrivati al 55%. Questi core drinker hanno dunque superato per numero i marginal drinker (quelli che stappano una bottiglia meno di una volta a settimana ma più di una volta ogni tre mesi), dimostrando come gli americani abbiano ormai accolto stabilmente il “nettare degli dei” nelle loro abitudini alimentari. Un aumento sostenuto soprattutto dai giovani: nella generazione dei “Baby Boomers”, il trend del vino è diffuso solo dai 40 anni in su, mentre tra le ultime generazioni (Xers e Millenium) si comincia a consumare vino anche durante i 20 e 30 anni. Oggi negli Usa l’età media di un consumatore di vino è di circa 35 anni.
Le donne, spesso con redditi alti, acquistano più bottiglie degli uomini e rappresentano il 65% del mercato, scegliendo il vino anche come alternativa più sofisticata rispetto ai soliti cocktail, superalcolici o birra. Sono però gli uomini i più disposti a spendere, attestandosi su una spesa media di 23 Usd a bottiglia contro i 15 Usd delle donne. Il motivo? A volte si tratta solo di far colpo su qualcuno, a dimostrazione che, a dispetto della sua diffusione crescente, il vino di qualità mantiene le sue caratteristiche di status symbol.
È guardando a queste prospettive che l’Italia del vino, nel prossimo ottobre, volerà negli Stati Uniti per il Vinitaly US Tour 2009 - Salone dei vini italiani di qualità, che toccherà le più importanti piazze per l’interscambio delle merci del settore agroalimentare. La formula è quella, ampiamente sperimentata, dei seminari seguiti da workshop commerciale. Si comincia il 19 ottobre con San Francisco, città all’avanguardia nelle nuove tendenze e particolarmente ricettiva per quanto riguarda il grande consumo (non a caso la California è il primo stato americano consumatore di vino). Il 21 toccherà a Chicago, una delle dieci città più influenti al mondo e tra i maggiori centri fieristico/espositivi del globo.

APRE IL VINITALY DELL'OTTIMISMO


Da oggi fino al 6 aprile
APRE IL VINITALY DELL’OTTIMISMO.
fiducia e interesse commerciale LE ARMI
MESSE IN CAMPO PER VINCERE LA CRISI

Un’edizione ancora più grande di Vinitaly, più operatori esteri invitati per garantire contatti commerciali a misura di ogni espositore, un clima di fiducia per chi vuole guardare oltre la crisi. Il ministro Luca Zaia all’inaugurazione

Verona, 2 aprile 2009 – “Ci siamo dati l’obiettivo di contrastare un clima generale negativo, proponendo una ‘fiera positiva’, che sa costruire relazioni, favorire contatti, accompagnare operatori, far sottoscrivere contratti”. Con queste parole Luigi Castelletti ha aperto stamattina la 43^ edizione di Vinitaly, alla presenza del ministro per le politiche agricole Luca Zaia.
Dare fiducia, interesse, attesa sono quindi gli obiettivi del più importante Salone internazionale dei vini e distillati, che nei suoi cinque giorni di manifestazione (2-6 aprile 2009) prevede l’arrivo di 160 mila operatori da oltre 100 Paesi. Le previsioni si basano sul numero di pre-adesioni di quest’anno, aumentato del 50% rispetto allo scorso anno per i visitatori esteri e del 20% per i nazionali.
Un risultato ottenuto investendo ancora più che in passato sulla ‘domanda’, per offrire un numero sempre maggiore di occasioni di affari e compratori su misura per ogni azienda presente. Un lavoro che da anni concretizza la strategia di Veronafiere, e che ha permesso di far diventare Vinitaly, senza timori reverenziali nei confronti delle fiere concorrenti, il momento più importante per il business internazionale del vino.
“I numeri parlano di quantità e qualità del lavoro fatto anche per questo Vinitaly - ha detto Flavio Tosi, sindaco di Verona – e i risultati dimostrano che la qualità paga”. “Sono numeri – ha detto il presidente della Provincia di Verona, Elio Mosele – che già danno un segnale di ottimismo e speranza, supportato dalla certezza che attraverso il lavoro, la ricerca e la capacità di inserirsi sui mercati internazionali si può superare la crisi”.
Grande merito è stato riconosciuto all’attuale presidente di Veronafiere sia dal ministro Tosi che dal governatore della Regione Veneto Giancarlo Galan. A fine mandato, Castelletti ha presentato orgogliosamente i risultati dei suoi sei anni di presidenza: “Sono stati anni impegnativi, ma ricchi di soddisfazioni, con il fatturato di Veronafiere passato dai 40 milioni del 2003 agli oltre 90 del 2008”.
Lo scenario in cui i vitivinicoltori italiani si devono muovere in questo momento sono stati delineati dal ministro Zaia e da Galan. Nel 2008 l’Italia ha esportato il 7% in meno in termini di quantità, ma con una crescita dell’1,7% in valore, a dimostrazione del fatto che la qualità è sempre più apprezzata sui mercati esteri. Si è trattato di 3,6 miliardi di euro su un totale dell’export agroalimentare italiano di 24 miliardi di euro.
La principale criticità da affrontare è la riduzione dei consumi, che ha varie cause. Da quella generale del passaggio del vino dallo status di alimento a quello di prodotto voluttuario, che ha portato a un dimezzamento dei consumi pro capite in Italia, ai motivi salutistici, fino a quelli legati a una legislazione che ha fissato limiti per la guida molto restrittivi. Senza dimenticare il difficile momento congiunturale e la maggiore concorrenza sui mercati internazionali.
“E’ intollerabile – ha detto il ministro Zaia – considerare in stato di ebbrezza chi ha bevuto due bicchieri di vino e ora la Commissione trasporti vuole abbassare fino a 0 il limite di presenza di alcol nel sangue per i minori di 21 anni. Questo atteggiamento – ha aggiunto – dimostra che esiste un problema di approccio alla questione”. Il risultato è che quando si esce a mangiare, il consumo di vino cessa con la seconda portata, penalizzando i vini passiti, quelli da dessert, le grappe.
Esiste poi un problema di tutela delle produzioni enologiche italiane, messe a rischio dall’appiattimento normativo che vorrebbe ragionare, a livello internazionale, solo di vini bianchi, rossi o rosé. Anche l’ocm vino è punitiva per chi, come l’Italia, ha una storia e una tradizione enologica. “No al nome dei vitigni per i vini generici, no a pratiche enologiche come la dealcolizzazione, no al rosè fatto con un po’ di vino rosso e un po’ di bianco”, ha detto Zaia.
Sì invece a controlli sempre più precisi perché così si tutelano gli anelli deboli della filiera, che sono i produttori e i consumatori, sì alla difesa delle denominazioni, “che da oggi – ha annunciato il ministro – possono contare su una docg in più: il Prosecco”.
Soluzioni per essere più competitivi: “nuove strategie di marketing – ha detto Galan – che posizionino i prodotti nella giusta fascia. È un lavoro che va fatto, però, facendo sistema, in modo che serva da traino a tutto il comparto”.
Un lavoro che Vinitaly cerca di fare da sempre– ha detto Castelletti -, offrendosi come punto di incontro di tutti gli attori della filiera” e anche come promotore di iniziative promozionali all’estero, realizzate, proprio nell’ottica di fare sistema, in collaborazione con Ministero, Buonitalia, Ice e Regioni.

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Un’edizione ancora più grande di Vinitaly, più operatori esteri invitati per garantire contatti commerciali a misura di ogni espositore, un clima di fiducia per chi vuole guardare oltre la crisi. Il ministro Luca Zaia all’inaugurazione

Verona, 2 aprile 2009 – “Ci siamo dati l’obiettivo di contrastare un clima generale negativo, proponendo una ‘fiera positiva’, che sa costruire relazioni, favorire contatti, accompagnare operatori, far sottoscrivere contratti”. Con queste parole Luigi Castelletti ha aperto stamattina la 43^ edizione di Vinitaly, alla presenza del ministro per le politiche agricole Luca Zaia.
Dare fiducia, interesse, attesa sono quindi gli obiettivi del più importante Salone internazionale dei vini e distillati, che nei suoi cinque giorni di manifestazione (2-6 aprile 2009) prevede l’arrivo di 160 mila operatori da oltre 100 Paesi. Le previsioni si basano sul numero di pre-adesioni di quest’anno, aumentato del 50% rispetto allo scorso anno per i visitatori esteri e del 20% per i nazionali.
Un risultato ottenuto investendo ancora più che in passato sulla ‘domanda’, per offrire un numero sempre maggiore di occasioni di affari e compratori su misura per ogni azienda presente. Un lavoro che da anni concretizza la strategia di Veronafiere, e che ha permesso di far diventare Vinitaly, senza timori reverenziali nei confronti delle fiere concorrenti, il momento più importante per il business internazionale del vino.
“I numeri parlano di quantità e qualità del lavoro fatto anche per questo Vinitaly - ha detto Flavio Tosi, sindaco di Verona – e i risultati dimostrano che la qualità paga”. “Sono numeri – ha detto il presidente della Provincia di Verona, Elio Mosele – che già danno un segnale di ottimismo e speranza, supportato dalla certezza che attraverso il lavoro, la ricerca e la capacità di inserirsi sui mercati internazionali si può superare la crisi”.
Grande merito è stato riconosciuto all’attuale presidente di Veronafiere sia dal ministro Tosi che dal governatore della Regione Veneto Giancarlo Galan. A fine mandato, Castelletti ha presentato orgogliosamente i risultati dei suoi sei anni di presidenza: “Sono stati anni impegnativi, ma ricchi di soddisfazioni, con il fatturato di Veronafiere passato dai 40 milioni del 2003 agli oltre 90 del 2008”.
Lo scenario in cui i vitivinicoltori italiani si devono muovere in questo momento sono stati delineati dal ministro Zaia e da Galan. Nel 2008 l’Italia ha esportato il 7% in meno in termini di quantità, ma con una crescita dell’1,7% in valore, a dimostrazione del fatto che la qualità è sempre più apprezzata sui mercati esteri. Si è trattato di 3,6 miliardi di euro su un totale dell’export agroalimentare italiano di 24 miliardi di euro.
La principale criticità da affrontare è la riduzione dei consumi, che ha varie cause. Da quella generale del passaggio del vino dallo status di alimento a quello di prodotto voluttuario, che ha portato a un dimezzamento dei consumi pro capite in Italia, ai motivi salutistici, fino a quelli legati a una legislazione che ha fissato limiti per la guida molto restrittivi. Senza dimenticare il difficile momento congiunturale e la maggiore concorrenza sui mercati internazionali.
“E’ intollerabile – ha detto il ministro Zaia – considerare in stato di ebbrezza chi ha bevuto due bicchieri di vino e ora la Commissione trasporti vuole abbassare fino a 0 il limite di presenza di alcol nel sangue per i minori di 21 anni. Questo atteggiamento – ha aggiunto – dimostra che esiste un problema di approccio alla questione”. Il risultato è che quando si esce a mangiare, il consumo di vino cessa con la seconda portata, penalizzando i vini passiti, quelli da dessert, le grappe.
Esiste poi un problema di tutela delle produzioni enologiche italiane, messe a rischio dall’appiattimento normativo che vorrebbe ragionare, a livello internazionale, solo di vini bianchi, rossi o rosé. Anche l’ocm vino è punitiva per chi, come l’Italia, ha una storia e una tradizione enologica. “No al nome dei vitigni per i vini generici, no a pratiche enologiche come la dealcolizzazione, no al rosè fatto con un po’ di vino rosso e un po’ di bianco”, ha detto Zaia.
Sì invece a controlli sempre più precisi perché così si tutelano gli anelli deboli della filiera, che sono i produttori e i consumatori, sì alla difesa delle denominazioni, “che da oggi – ha annunciato il ministro – possono contare su una docg in più: il Prosecco”.
Soluzioni per essere più competitivi: “nuove strategie di marketing – ha detto Galan – che posizionino i prodotti nella giusta fascia. È un lavoro che va fatto, però, facendo sistema, in modo che serva da traino a tutto il comparto”.
Un lavoro che Vinitaly cerca di fare da sempre– ha detto Castelletti -, offrendosi come punto di incontro di tutti gli attori della filiera” e anche come promotore di iniziative promozionali all’estero, realizzate, proprio nell’ottica di fare sistema, in collaborazione con Ministero, Buonitalia, Ice e Regioni.

APRE IL VINITALY DELL'OTTIMISMO


Da oggi fino al 6 aprile
APRE IL VINITALY DELL’OTTIMISMO.
fiducia e interesse commerciale LE ARMI
MESSE IN CAMPO PER VINCERE LA CRISI

Un’edizione ancora più grande di Vinitaly, più operatori esteri invitati per garantire contatti commerciali a misura di ogni espositore, un clima di fiducia per chi vuole guardare oltre la crisi. Il ministro Luca Zaia all’inaugurazione

Verona, 2 aprile 2009 – “Ci siamo dati l’obiettivo di contrastare un clima generale negativo, proponendo una ‘fiera positiva’, che sa costruire relazioni, favorire contatti, accompagnare operatori, far sottoscrivere contratti”. Con queste parole Luigi Castelletti ha aperto stamattina la 43^ edizione di Vinitaly, alla presenza del ministro per le politiche agricole Luca Zaia.
Dare fiducia, interesse, attesa sono quindi gli obiettivi del più importante Salone internazionale dei vini e distillati, che nei suoi cinque giorni di manifestazione (2-6 aprile 2009) prevede l’arrivo di 160 mila operatori da oltre 100 Paesi. Le previsioni si basano sul numero di pre-adesioni di quest’anno, aumentato del 50% rispetto allo scorso anno per i visitatori esteri e del 20% per i nazionali.
Un risultato ottenuto investendo ancora più che in passato sulla ‘domanda’, per offrire un numero sempre maggiore di occasioni di affari e compratori su misura per ogni azienda presente. Un lavoro che da anni concretizza la strategia di Veronafiere, e che ha permesso di far diventare Vinitaly, senza timori reverenziali nei confronti delle fiere concorrenti, il momento più importante per il business internazionale del vino.
“I numeri parlano di quantità e qualità del lavoro fatto anche per questo Vinitaly - ha detto Flavio Tosi, sindaco di Verona – e i risultati dimostrano che la qualità paga”. “Sono numeri – ha detto il presidente della Provincia di Verona, Elio Mosele – che già danno un segnale di ottimismo e speranza, supportato dalla certezza che attraverso il lavoro, la ricerca e la capacità di inserirsi sui mercati internazionali si può superare la crisi”.
Grande merito è stato riconosciuto all’attuale presidente di Veronafiere sia dal ministro Tosi che dal governatore della Regione Veneto Giancarlo Galan. A fine mandato, Castelletti ha presentato orgogliosamente i risultati dei suoi sei anni di presidenza: “Sono stati anni impegnativi, ma ricchi di soddisfazioni, con il fatturato di Veronafiere passato dai 40 milioni del 2003 agli oltre 90 del 2008”.
Lo scenario in cui i vitivinicoltori italiani si devono muovere in questo momento sono stati delineati dal ministro Zaia e da Galan. Nel 2008 l’Italia ha esportato il 7% in meno in termini di quantità, ma con una crescita dell’1,7% in valore, a dimostrazione del fatto che la qualità è sempre più apprezzata sui mercati esteri. Si è trattato di 3,6 miliardi di euro su un totale dell’export agroalimentare italiano di 24 miliardi di euro.
La principale criticità da affrontare è la riduzione dei consumi, che ha varie cause. Da quella generale del passaggio del vino dallo status di alimento a quello di prodotto voluttuario, che ha portato a un dimezzamento dei consumi pro capite in Italia, ai motivi salutistici, fino a quelli legati a una legislazione che ha fissato limiti per la guida molto restrittivi. Senza dimenticare il difficile momento congiunturale e la maggiore concorrenza sui mercati internazionali.
“E’ intollerabile – ha detto il ministro Zaia – considerare in stato di ebbrezza chi ha bevuto due bicchieri di vino e ora la Commissione trasporti vuole abbassare fino a 0 il limite di presenza di alcol nel sangue per i minori di 21 anni. Questo atteggiamento – ha aggiunto – dimostra che esiste un problema di approccio alla questione”. Il risultato è che quando si esce a mangiare, il consumo di vino cessa con la seconda portata, penalizzando i vini passiti, quelli da dessert, le grappe.
Esiste poi un problema di tutela delle produzioni enologiche italiane, messe a rischio dall’appiattimento normativo che vorrebbe ragionare, a livello internazionale, solo di vini bianchi, rossi o rosé. Anche l’ocm vino è punitiva per chi, come l’Italia, ha una storia e una tradizione enologica. “No al nome dei vitigni per i vini generici, no a pratiche enologiche come la dealcolizzazione, no al rosè fatto con un po’ di vino rosso e un po’ di bianco”, ha detto Zaia.
Sì invece a controlli sempre più precisi perché così si tutelano gli anelli deboli della filiera, che sono i produttori e i consumatori, sì alla difesa delle denominazioni, “che da oggi – ha annunciato il ministro – possono contare su una docg in più: il Prosecco”.
Soluzioni per essere più competitivi: “nuove strategie di marketing – ha detto Galan – che posizionino i prodotti nella giusta fascia. È un lavoro che va fatto, però, facendo sistema, in modo che serva da traino a tutto il comparto”.
Un lavoro che Vinitaly cerca di fare da sempre– ha detto Castelletti -, offrendosi come punto di incontro di tutti gli attori della filiera” e anche come promotore di iniziative promozionali all’estero, realizzate, proprio nell’ottica di fare sistema, in collaborazione con Ministero, Buonitalia, Ice e Regioni.

ESCLUSIVA REGIONALE: "LOUISE MICHEL", LA COMMEDIA NERA SULLA CRISI ECONOMICA - al Visionario da venerdì 3 aprile


IN ESCLUSIVA REGIONALE AL VISIONARIO
“LOUISE MICHEL”
LA COMMEDIA NERA SULLA CRISI ECONOMICA
…se il padrone licenzia, perché non ammazzarlo?

Da venerdì 3 aprile
Se il padrone licenzia tutti all’improvviso, che si fa? …lo si ammazza!
Questa la trama in breve di “LOUISE MICHEL” firmato da Benoît Delépine e Gustave Kerven: un’esilarante commedia nera, osannata da tutti i critici e già cult, che ride e fa ridere della crisi economica. Prodotto da Mathieu Kassovitz e distribuito in Italia da Fandango, “Louise Michel” conquista la sala Astra del Visionario da venerdì 3 aprile, film in prima visione proposto in esclusiva regionale dal Centro Espressioni Cinematografiche (da venerdì 3 a giovedì 9 aprile, ore 16.50 – 18.40 – 20.30 – 22.30).
Questa black comedy sul nuovo proletariato francese ha per protagoniste un gruppo di operaie del settore tessile, che nel giro di una sola notte rimane senza lavoro.Con una mossa da caimano, il vecchio datore di lavoro cede l'azienda a un nuovo proprietario, che sgombera i capannoni dell'impresa nel cuore della notte e che, come unica ricompensa, offre alle povere impiegate una ben misera liquidazione: duemila euro in cambio di quarant'anni di sacrifici e turni massacranti. Vengono prese in considerazione diverse idee: creare una nuova società, rilevare un’altra fabbrica…ma nulla riesce a suscitare il loro entusiasmo.
Louise (Yolande Moreau, Il favoloso mondo di Amélie), la più scatenata, propone di assumere un sicario per uccidere il capo. Consenso unanime. Sceglieranno però l’assassino più patetico della generazione: Michel (Bouli Lanners), un killer goffissimo e incapace.
Premio Speciale della giuria per l’Originalità al Sundance Film Festival 2009, e vera sorpresa del Festival di Roma, “Louise Michel” è una denuncia in chiave surreale del capitalismo.
Lo rivela anche il titolo: Louise Michel, locuzione derivata dai nomi dei due protagonisti, è infatti il nome di un noto anarchico della storia francese che tentò di rovesciare il governo.
Ottima prova dei registi Benoît Delépine e Gustave Kerven, di lunga carriera televisiva, il cui film viene già accostato alle opere dei fratelli Coen, di Mel Brooks e di Therry Gilliam.
NOVITÀ – PRIMA VISIONE IN ESCLUSIVA
LOUISE – MICHEL
di Benoît Delépine e Gustave Kerven
Francia 2008, 94’
con Yolande Moreau, Bouli Lanners, Robert Dehoux.
VISIONARIO
da venerdì 3 a giovedì 9 aprile
ore 16.50 – 18.40 – 20.30 – 22.20

ESCLUSIVA REGIONALE: "LOUISE MICHEL", LA COMMEDIA NERA SULLA CRISI ECONOMICA - al Visionario da venerdì 3 aprile


IN ESCLUSIVA REGIONALE AL VISIONARIO
“LOUISE MICHEL”
LA COMMEDIA NERA SULLA CRISI ECONOMICA
…se il padrone licenzia, perché non ammazzarlo?

Da venerdì 3 aprile
Se il padrone licenzia tutti all’improvviso, che si fa? …lo si ammazza!
Questa la trama in breve di “LOUISE MICHEL” firmato da Benoît Delépine e Gustave Kerven: un’esilarante commedia nera, osannata da tutti i critici e già cult, che ride e fa ridere della crisi economica. Prodotto da Mathieu Kassovitz e distribuito in Italia da Fandango, “Louise Michel” conquista la sala Astra del Visionario da venerdì 3 aprile, film in prima visione proposto in esclusiva regionale dal Centro Espressioni Cinematografiche (da venerdì 3 a giovedì 9 aprile, ore 16.50 – 18.40 – 20.30 – 22.30).
Questa black comedy sul nuovo proletariato francese ha per protagoniste un gruppo di operaie del settore tessile, che nel giro di una sola notte rimane senza lavoro.Con una mossa da caimano, il vecchio datore di lavoro cede l'azienda a un nuovo proprietario, che sgombera i capannoni dell'impresa nel cuore della notte e che, come unica ricompensa, offre alle povere impiegate una ben misera liquidazione: duemila euro in cambio di quarant'anni di sacrifici e turni massacranti. Vengono prese in considerazione diverse idee: creare una nuova società, rilevare un’altra fabbrica…ma nulla riesce a suscitare il loro entusiasmo.
Louise (Yolande Moreau, Il favoloso mondo di Amélie), la più scatenata, propone di assumere un sicario per uccidere il capo. Consenso unanime. Sceglieranno però l’assassino più patetico della generazione: Michel (Bouli Lanners), un killer goffissimo e incapace.
Premio Speciale della giuria per l’Originalità al Sundance Film Festival 2009, e vera sorpresa del Festival di Roma, “Louise Michel” è una denuncia in chiave surreale del capitalismo.
Lo rivela anche il titolo: Louise Michel, locuzione derivata dai nomi dei due protagonisti, è infatti il nome di un noto anarchico della storia francese che tentò di rovesciare il governo.
Ottima prova dei registi Benoît Delépine e Gustave Kerven, di lunga carriera televisiva, il cui film viene già accostato alle opere dei fratelli Coen, di Mel Brooks e di Therry Gilliam.
NOVITÀ – PRIMA VISIONE IN ESCLUSIVA
LOUISE – MICHEL
di Benoît Delépine e Gustave Kerven
Francia 2008, 94’
con Yolande Moreau, Bouli Lanners, Robert Dehoux.
VISIONARIO
da venerdì 3 a giovedì 9 aprile
ore 16.50 – 18.40 – 20.30 – 22.20

ESCLUSIVA REGIONALE: "LOUISE MICHEL", LA COMMEDIA NERA SULLA CRISI ECONOMICA - al Visionario da venerdì 3 aprile


IN ESCLUSIVA REGIONALE AL VISIONARIO
“LOUISE MICHEL”
LA COMMEDIA NERA SULLA CRISI ECONOMICA
…se il padrone licenzia, perché non ammazzarlo?

Da venerdì 3 aprile
Se il padrone licenzia tutti all’improvviso, che si fa? …lo si ammazza!
Questa la trama in breve di “LOUISE MICHEL” firmato da Benoît Delépine e Gustave Kerven: un’esilarante commedia nera, osannata da tutti i critici e già cult, che ride e fa ridere della crisi economica. Prodotto da Mathieu Kassovitz e distribuito in Italia da Fandango, “Louise Michel” conquista la sala Astra del Visionario da venerdì 3 aprile, film in prima visione proposto in esclusiva regionale dal Centro Espressioni Cinematografiche (da venerdì 3 a giovedì 9 aprile, ore 16.50 – 18.40 – 20.30 – 22.30).
Questa black comedy sul nuovo proletariato francese ha per protagoniste un gruppo di operaie del settore tessile, che nel giro di una sola notte rimane senza lavoro.Con una mossa da caimano, il vecchio datore di lavoro cede l'azienda a un nuovo proprietario, che sgombera i capannoni dell'impresa nel cuore della notte e che, come unica ricompensa, offre alle povere impiegate una ben misera liquidazione: duemila euro in cambio di quarant'anni di sacrifici e turni massacranti. Vengono prese in considerazione diverse idee: creare una nuova società, rilevare un’altra fabbrica…ma nulla riesce a suscitare il loro entusiasmo.
Louise (Yolande Moreau, Il favoloso mondo di Amélie), la più scatenata, propone di assumere un sicario per uccidere il capo. Consenso unanime. Sceglieranno però l’assassino più patetico della generazione: Michel (Bouli Lanners), un killer goffissimo e incapace.
Premio Speciale della giuria per l’Originalità al Sundance Film Festival 2009, e vera sorpresa del Festival di Roma, “Louise Michel” è una denuncia in chiave surreale del capitalismo.
Lo rivela anche il titolo: Louise Michel, locuzione derivata dai nomi dei due protagonisti, è infatti il nome di un noto anarchico della storia francese che tentò di rovesciare il governo.
Ottima prova dei registi Benoît Delépine e Gustave Kerven, di lunga carriera televisiva, il cui film viene già accostato alle opere dei fratelli Coen, di Mel Brooks e di Therry Gilliam.
NOVITÀ – PRIMA VISIONE IN ESCLUSIVA
LOUISE – MICHEL
di Benoît Delépine e Gustave Kerven
Francia 2008, 94’
con Yolande Moreau, Bouli Lanners, Robert Dehoux.
VISIONARIO
da venerdì 3 a giovedì 9 aprile
ore 16.50 – 18.40 – 20.30 – 22.20

URLEZAGA IN ESCLUSIVA AL VERDI DI GORIZIA


APPRODA SABATO 4 APRILE (ORE 20.45) IN ESCLUSIVA REGIONALE AL TEATRO COMUNALE GIUSEPPE VERDI DI GORIZIA L’ÉTOILE ARGENTINO DI FAMA INTERNAZIONALE, IÑAKI URLEZAGA, NEL BALLETTO IN DUE ATTI PAQUITA SU MUSICA DI LUDWIG MINKUS, CON LA COREOGRAFIA DI MARIUS PETIPA

Grande attesa per un nuovo evento internazionale presentato nella sezione Musica e Balletto del Teatro comunale Giuseppe Verdi di Gorizia, per la Stagione realizzata dal Comune con il Parco Culturale: sabato 4 aprile (ore 20.45) approda in esclusiva regionale sul palcoscenico del Verdi un étoile di fama internazionale, l’argentino Iñaki Urlezaga che si esibisce, insieme a Eliana Figueroa e il Ballet Concierto in PAQUITA, balletto in due atti e tre scene, su musica di Ludwig Minkus, con la coreografia di Marius Petipa e Lilian Giovine, direttore artistico del Ballet Concerto.
Paquita venne rappresentato per la prima volta all’Opéra di Parigi il 1 aprile 1846 con interpreti Carlotta Grisi e Lucien Petipa. Nel 1881 Marius Petipa ne creò un nuovo allestimento per il teatro di San Pietroburgo, arricchendo la coreografia di un gran pas e di un pas de trois, divenuti due esempi del virtuosismo spettacolare ed oggi nel repertorio delle maggiori compagnie internazionali.
Scelta perfetta per Urlezaga e le sue virtù tecniche e stilistiche, che vengono esaltate nelle evoluzioni del secondo atto. Una serie di fuochi d’artificio coreografici, che mettono in luce possibilità virtuose della danza classica accademica, arricchite da un’inaspettata combinazione di passi. Tra i balletti del repertorio romantico, Paquita è uno dei più amati, in cui trionfa una fanciulla viva e vera, dopo serie di villi e di creature irreali. Allevata in un campo di zingari in Spagna durante l’occupazione napoleonica, la giovane salva la vita dell’ufficiale Lucien che si innamora di lei. Insieme affrontano numerose peripezie fino a scoprire che Paquita non è una zingara, ma una fanciulla di nobili origini che può così convolare a giuste nozze con il suo innamorato.
Tempismo e carattere attraversano il balletto - sontuoso e rutilante - mettendo in scena una sorta di percorso iniziatico per la sua protagonista, che si snoda fra ampie componenti danzate (dall’interessante pas de trois del primo atto alla lunga serie di balli che aprono il secondo) e una buona dose di pantomima (come la seconda scena del primo atto in cui Paquita cerca di mettere Lucien in guardia da Iñigo e dal vino drogato che questi vuole offrirgli). E si chiude, ovviamente, con un grandioso pas de deux dei due protagonisti.
Iñaki Urlezaga inizia le sue lezioni di danza all’età di 8 anni nella sua città natale, La Plata, e ben presto entra a far parte dell’Istituto Superiore d’Arte e Teatro di Colon di Buenos Aires. Grazie a una borsa di studio va a studiare alla scuola dell’American Ballet Theatre, dove viene invitato a far parte della compagnia. All’età di 14 anni fa un’audizione al New York City Ballet e viene accettato come “apprendista”. Dal 1990 inizia a partecipare a gala internazionali e inizia a frequentare i maggiori teatri del mondo. Successivamente, all’età di 15 anni entra nella compagnia del Teatro Argentino de La Plata diretto da Esmeralda Aguglia, di cui molto presto diviene primo ballerino. Nel 1993 si unisce come primo ballerino alla compagnia del Teatro di Colon di Buenos Aires e danza alcuni dei grandi ruoli dei più celebri balletti. Nel 1995, invitato da Antony Dowel entra a far parte del Royal Ballet di Londra, dove inizia la sua brillante e ascendente carriera che lo porterà ad essere primo ballerino fino al 2005. Come Principal dancer è stato invitato a vari Festival e Gala internazionali e ha danzato nei più importanti teatri di tutto il mondo, basti citare il Covent Garden, la Royal Opera House di Londra, il Metropolitan Opera House di New York, il Bolshoi di Mosca, il Mariinsky Theatre di Leningrado, il Teatro alla Scala di Milano, il Teatro Colón di Buenos Aires...
Nel 2003, parallelamente alla sua carriera di Principal Dancer, Urlezaga ha iniziato anche l’attività di coreografo; attualmente è impegnato a far crescere la sua compagnia che dalla nascita nel 1999 fino ad oggi è stata acclamata dai pubblici di tutto il mondo

URLEZAGA IN ESCLUSIVA AL VERDI DI GORIZIA


APPRODA SABATO 4 APRILE (ORE 20.45) IN ESCLUSIVA REGIONALE AL TEATRO COMUNALE GIUSEPPE VERDI DI GORIZIA L’ÉTOILE ARGENTINO DI FAMA INTERNAZIONALE, IÑAKI URLEZAGA, NEL BALLETTO IN DUE ATTI PAQUITA SU MUSICA DI LUDWIG MINKUS, CON LA COREOGRAFIA DI MARIUS PETIPA

Grande attesa per un nuovo evento internazionale presentato nella sezione Musica e Balletto del Teatro comunale Giuseppe Verdi di Gorizia, per la Stagione realizzata dal Comune con il Parco Culturale: sabato 4 aprile (ore 20.45) approda in esclusiva regionale sul palcoscenico del Verdi un étoile di fama internazionale, l’argentino Iñaki Urlezaga che si esibisce, insieme a Eliana Figueroa e il Ballet Concierto in PAQUITA, balletto in due atti e tre scene, su musica di Ludwig Minkus, con la coreografia di Marius Petipa e Lilian Giovine, direttore artistico del Ballet Concerto.
Paquita venne rappresentato per la prima volta all’Opéra di Parigi il 1 aprile 1846 con interpreti Carlotta Grisi e Lucien Petipa. Nel 1881 Marius Petipa ne creò un nuovo allestimento per il teatro di San Pietroburgo, arricchendo la coreografia di un gran pas e di un pas de trois, divenuti due esempi del virtuosismo spettacolare ed oggi nel repertorio delle maggiori compagnie internazionali.
Scelta perfetta per Urlezaga e le sue virtù tecniche e stilistiche, che vengono esaltate nelle evoluzioni del secondo atto. Una serie di fuochi d’artificio coreografici, che mettono in luce possibilità virtuose della danza classica accademica, arricchite da un’inaspettata combinazione di passi. Tra i balletti del repertorio romantico, Paquita è uno dei più amati, in cui trionfa una fanciulla viva e vera, dopo serie di villi e di creature irreali. Allevata in un campo di zingari in Spagna durante l’occupazione napoleonica, la giovane salva la vita dell’ufficiale Lucien che si innamora di lei. Insieme affrontano numerose peripezie fino a scoprire che Paquita non è una zingara, ma una fanciulla di nobili origini che può così convolare a giuste nozze con il suo innamorato.
Tempismo e carattere attraversano il balletto - sontuoso e rutilante - mettendo in scena una sorta di percorso iniziatico per la sua protagonista, che si snoda fra ampie componenti danzate (dall’interessante pas de trois del primo atto alla lunga serie di balli che aprono il secondo) e una buona dose di pantomima (come la seconda scena del primo atto in cui Paquita cerca di mettere Lucien in guardia da Iñigo e dal vino drogato che questi vuole offrirgli). E si chiude, ovviamente, con un grandioso pas de deux dei due protagonisti.
Iñaki Urlezaga inizia le sue lezioni di danza all’età di 8 anni nella sua città natale, La Plata, e ben presto entra a far parte dell’Istituto Superiore d’Arte e Teatro di Colon di Buenos Aires. Grazie a una borsa di studio va a studiare alla scuola dell’American Ballet Theatre, dove viene invitato a far parte della compagnia. All’età di 14 anni fa un’audizione al New York City Ballet e viene accettato come “apprendista”. Dal 1990 inizia a partecipare a gala internazionali e inizia a frequentare i maggiori teatri del mondo. Successivamente, all’età di 15 anni entra nella compagnia del Teatro Argentino de La Plata diretto da Esmeralda Aguglia, di cui molto presto diviene primo ballerino. Nel 1993 si unisce come primo ballerino alla compagnia del Teatro di Colon di Buenos Aires e danza alcuni dei grandi ruoli dei più celebri balletti. Nel 1995, invitato da Antony Dowel entra a far parte del Royal Ballet di Londra, dove inizia la sua brillante e ascendente carriera che lo porterà ad essere primo ballerino fino al 2005. Come Principal dancer è stato invitato a vari Festival e Gala internazionali e ha danzato nei più importanti teatri di tutto il mondo, basti citare il Covent Garden, la Royal Opera House di Londra, il Metropolitan Opera House di New York, il Bolshoi di Mosca, il Mariinsky Theatre di Leningrado, il Teatro alla Scala di Milano, il Teatro Colón di Buenos Aires...
Nel 2003, parallelamente alla sua carriera di Principal Dancer, Urlezaga ha iniziato anche l’attività di coreografo; attualmente è impegnato a far crescere la sua compagnia che dalla nascita nel 1999 fino ad oggi è stata acclamata dai pubblici di tutto il mondo