Da oggi fino al 6 aprile
APRE IL VINITALY DELL’OTTIMISMO.
fiducia e interesse commerciale LE ARMI
MESSE IN CAMPO PER VINCERE LA CRISI
Un’edizione ancora più grande di Vinitaly, più operatori esteri invitati per garantire contatti commerciali a misura di ogni espositore, un clima di fiducia per chi vuole guardare oltre la crisi. Il ministro Luca Zaia all’inaugurazione
Verona, 2 aprile 2009 – “Ci siamo dati l’obiettivo di contrastare un clima generale negativo, proponendo una ‘fiera positiva’, che sa costruire relazioni, favorire contatti, accompagnare operatori, far sottoscrivere contratti”. Con queste parole Luigi Castelletti ha aperto stamattina la 43^ edizione di Vinitaly, alla presenza del ministro per le politiche agricole Luca Zaia.
Dare fiducia, interesse, attesa sono quindi gli obiettivi del più importante Salone internazionale dei vini e distillati, che nei suoi cinque giorni di manifestazione (2-6 aprile 2009) prevede l’arrivo di 160 mila operatori da oltre 100 Paesi. Le previsioni si basano sul numero di pre-adesioni di quest’anno, aumentato del 50% rispetto allo scorso anno per i visitatori esteri e del 20% per i nazionali.
Un risultato ottenuto investendo ancora più che in passato sulla ‘domanda’, per offrire un numero sempre maggiore di occasioni di affari e compratori su misura per ogni azienda presente. Un lavoro che da anni concretizza la strategia di Veronafiere, e che ha permesso di far diventare Vinitaly, senza timori reverenziali nei confronti delle fiere concorrenti, il momento più importante per il business internazionale del vino.
“I numeri parlano di quantità e qualità del lavoro fatto anche per questo Vinitaly - ha detto Flavio Tosi, sindaco di Verona – e i risultati dimostrano che la qualità paga”. “Sono numeri – ha detto il presidente della Provincia di Verona, Elio Mosele – che già danno un segnale di ottimismo e speranza, supportato dalla certezza che attraverso il lavoro, la ricerca e la capacità di inserirsi sui mercati internazionali si può superare la crisi”.
Grande merito è stato riconosciuto all’attuale presidente di Veronafiere sia dal ministro Tosi che dal governatore della Regione Veneto Giancarlo Galan. A fine mandato, Castelletti ha presentato orgogliosamente i risultati dei suoi sei anni di presidenza: “Sono stati anni impegnativi, ma ricchi di soddisfazioni, con il fatturato di Veronafiere passato dai 40 milioni del 2003 agli oltre 90 del 2008”.
Lo scenario in cui i vitivinicoltori italiani si devono muovere in questo momento sono stati delineati dal ministro Zaia e da Galan. Nel 2008 l’Italia ha esportato il 7% in meno in termini di quantità, ma con una crescita dell’1,7% in valore, a dimostrazione del fatto che la qualità è sempre più apprezzata sui mercati esteri. Si è trattato di 3,6 miliardi di euro su un totale dell’export agroalimentare italiano di 24 miliardi di euro.
La principale criticità da affrontare è la riduzione dei consumi, che ha varie cause. Da quella generale del passaggio del vino dallo status di alimento a quello di prodotto voluttuario, che ha portato a un dimezzamento dei consumi pro capite in Italia, ai motivi salutistici, fino a quelli legati a una legislazione che ha fissato limiti per la guida molto restrittivi. Senza dimenticare il difficile momento congiunturale e la maggiore concorrenza sui mercati internazionali.
“E’ intollerabile – ha detto il ministro Zaia – considerare in stato di ebbrezza chi ha bevuto due bicchieri di vino e ora la Commissione trasporti vuole abbassare fino a 0 il limite di presenza di alcol nel sangue per i minori di 21 anni. Questo atteggiamento – ha aggiunto – dimostra che esiste un problema di approccio alla questione”. Il risultato è che quando si esce a mangiare, il consumo di vino cessa con la seconda portata, penalizzando i vini passiti, quelli da dessert, le grappe.
Esiste poi un problema di tutela delle produzioni enologiche italiane, messe a rischio dall’appiattimento normativo che vorrebbe ragionare, a livello internazionale, solo di vini bianchi, rossi o rosé. Anche l’ocm vino è punitiva per chi, come l’Italia, ha una storia e una tradizione enologica. “No al nome dei vitigni per i vini generici, no a pratiche enologiche come la dealcolizzazione, no al rosè fatto con un po’ di vino rosso e un po’ di bianco”, ha detto Zaia.
Sì invece a controlli sempre più precisi perché così si tutelano gli anelli deboli della filiera, che sono i produttori e i consumatori, sì alla difesa delle denominazioni, “che da oggi – ha annunciato il ministro – possono contare su una docg in più: il Prosecco”.
Soluzioni per essere più competitivi: “nuove strategie di marketing – ha detto Galan – che posizionino i prodotti nella giusta fascia. È un lavoro che va fatto, però, facendo sistema, in modo che serva da traino a tutto il comparto”.
Un lavoro che Vinitaly cerca di fare da sempre– ha detto Castelletti -, offrendosi come punto di incontro di tutti gli attori della filiera” e anche come promotore di iniziative promozionali all’estero, realizzate, proprio nell’ottica di fare sistema, in collaborazione con Ministero, Buonitalia, Ice e Regioni.
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