Cominciamo con il Messaggero Veneto
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Reazioni preoccupate dal mondo cattolico: a rischio il diritto alla vita.
Soddisfatta la Bonino: un monito anche per il testamento biologico
Legge fecondazione, stop della Consulta
La Corte costituzionale dichiara illegittime alcune parti della normativa.
«No al limite dei tre embrioni» Il governo: dubbi sugli effetti.
Franceschini: le sentenze devono essere rispettate
ROMA. La legge sulla procreazione assistita, la legge 40, è illegittima nella parte che riguarda il numero massimo di embrioni impiantabili contestualmente. E’ stata più breve del previsto l’attesa per il verdetto della Corte Costituzionale. La pronuncia è arrivata ieri sera, all’indomani dell’affollata udienza in cui si sono discussi i ricorsi.La decisione risponde solo in parte alle speranze delle coppie, tutte affette da gravi malattie genetiche, che si erano costituite in giudizio contro alcune delle norme in vigore. Tuttavia scardina uno dei principi fondanti della legge e la polemica e già scoppiata.La Corte ha infatti dichiarato l’illegittimità dei commi 2 e 3 dell’articolo 14: nel primo caso dove il testo impone il limite dei tre embrioni, nel secondo «nella parte in cui non prevede che il trasferimento degli embrioni, da realizzare non appena possibile, debba essere effettuato senza pregiudizio per la salute della donna».Di fronte alla pronuncia della Consulta iera sera è intervenuto il sottosegretario al Welfare, con delega alla bioetica, Eugenia Rocella. «Gli effetti della sentenza della Corte costituzionale sulle pratiche che devono essere adottate nei centri sono molto dubbi. Ci sono problemi di interpretazione ed evidenti contraddizioni», ha detto il sottosegretario.E ha annunciato «l’emanazione di nuove linee guida» da parte dell’esecutivo.Linee che «non hanno alcun potere interpretativo», ha subito messo in chiaro Livia Turco, Pd, augurandosi che quella di Roccella «sia stata solo un’uscita a caldo determinata dallo scotto subito».Ma la sentenza, per la presidente dei senatori del Pd, Anna Finocchiaro, «non sorprende». Perché, appunto, non fa che bocciare «parti della legge che già nella discussione parlamentare erano apparse irragionevoli o pregiudizievoli della salute della donna», ha commentato la Finocchiaro invitando a evitare «posizioni ideologiche e prove di forza su materie come la procreazione assistita e come, oggi, il testamento biologico». «Il centrodestra rifletta, serviva dialogo», le ha fatto eco la collega Rosi Bindi, mentre il segretario del partito, Dario Franceschini ha ricordato che «le sentenze vanno rispettate e recepite».Soddisfatta per il risultato anche l’Italia dei valori. «Avevamo sempre definito la legge 40 una legge crudele, oscurantista e illiberale. Oggi, ancora una volta i giudici hanno dimostrato di essere più avanti dei legislatori», ha detto Antonio Di Pietro.Opposto il parere di Alfredo Mantovano. «I sostenitori del Far West della provetta non cantino vittoria. La legge 40 resta in piedi, tutt’altro che demolita», ha detto il sottosegretario all’Interno. «Sconcertato dal pronunciamento», invece, Rocco Buttiglione, presidente dell’Udc.
L’elenco dei 5 super-premi e degli altri 107 omaggi
Informati e vincenti Una lettrice di Buja vince il diamante
UDINE. Tre gioielli, tre super-premi che la dea bendata ha assegnato a tre donne. Il destino ha voluto che il concorso “Informati e vincenti” si chiudesse rendendo felici Silvana Serafini di Buia (1º premio, un diamante). E poi Filomena Di Giorgio di Palmanova (una collana con diamante) e Marta Casarsa di Udine (un’altra collana con diamante). Ma il gioco del Messaggero Veneto ha premiato anche altri due lettori, Ercole Bertoni di Reana (un pc portatile) e Luisa Tami di Udine (un soggiorno di tre giorni per due persone in Croazia). Ma il concorso non ha regalato solo cinque super-premi, perché in un mese i regali distribuiti sono stati oltre 170.
Manifestazione dei sindacati di polizia: «Norma inutile e costosa, va fermata»
Il Pdl tenta la mediazione con la Lega
Sicurezza e ronde: la protesta fa slittare la legge in Regione
di DOMENICO PECILE
TRIESTE. Avvio tra le proteste per il ddl sulla sicurezza: manifestazione, ieri mattina, all’ingresso del palazzo della regione, delle principali sigle dei sindacati di polizia (Siulp, Silp, Coisp e Uilps). E intanto spunta il “progetto” del Pdl di ridurre i finanziamenti per il ddl dai 2 ai 3 milioni sui complessivi 8 previsti. Tanto che il voto finale slitta.
Un ridimensionamento drastico nato all’interno delle “colombe” azzurre (Colautti, Dal Mas, Cargnelutti, ma anche un po’ Galasso) che hanno più subito piuttosto che condiviso il ddl e che possono contare sull’incondizionato appoggio dell’Udc. Ma l’imprimatur alla volontà di rivedere la posta per il ddl sulla sicurezza sarebbe dello stesso presidente Tondo, che l’altra sera ne ha dato notizia all'assessore leghista alla Sicurezza, Federica Seganti. la riduzione dovrebbe aggirarsi dai 2 ai 3 milioni di euro sugli 8 complessivi inizialmente previsti. Il recupero sarebbe destinato all'Emergenza sociale. Resta, ovviamente, lo scoglio dell’aula dove oggi il Carroccio potrebbe puntare i piedi. Consapevole, tuttavia, che una parte del centrodestra ha accettato il ddl alle volte chiudendo gli occhi e turandosi il naso. Detto con le parole di Alessandro Colautti «pur comprendendo il tema, non mi entusiasma, mentre Paride Cargnelutti parla dell’opportunità «di limitare i danni almeno sull’impatto economico del provvedimento che pure vuole mettere ordine in tutto il comparto sicurezza».Da parte sua Giorgio Venier Romano (Udc) avrebbe preferito che si fosse «trovato il modo per utilizzare questi ingenti fondi per scopi diversi e per le forze di vigilanza, ma nell’ambito della maggioranza si è scelta una formula diversa, più articolata ma, bisogna riconoscerlo, anche più legata al locale». E la “sudditanza” alla Lega è stato uno dei leit motiv degli interventi degli esponenti del Pd, come dichiara il capogruppo Moretton secondo cui il ddl ha lo scopo di soddisfare i pretesti elettorali della Lega e dei “falchi” del Pdl.Ma ieri come detto è stata anche la giornata della protesta dei sindacati di polizia (in controtendenza invece Ugl e Siapol). «Solo quattro milioni di euro sono spendibili oggi per gli ammortizzatori sociali - ha evidenziato Luca Visentini, segretario regionale Uil - mentre per la legge sulla sicurezza se ne stanzia il doppio. La richiesta è di spostare parte di quei fondi in favore, appunto, degli ammortizzatori sociali».
Incursione anche a Cussignacco. Commercianti su tutte le furie.
Forse gli autori del gesto filmati dalle telecamere
La Lega: «Con le ronde non sarebbe accaduto».
Ma il vicesindaco replica: «Non facciamo inutile allarmismo»
Maxi-raid vandalico nel centro storico
Serrature sigillate con la colla, amaro 1º aprile per una quindicina di negozi e bar
UDINE. Un vero e proprio raid che ha colpito decine di negozi e bar del centro. È stato davvero un pesce d’aprile a dir poco indigesto (anche se gli inquirenti non trascurano altre piste) quello subìto ieri mattina da una ventina di commercianti di Udine e da tre colleghi della vicina Cussignacco. Gli arrabbiatissimi esercenti infatti non riuscivano ad aprire i loro negozi. Tanto che sono dovuti ricorrere all’aiuto dei vigili del fuoco e di ben tre fabbri per aprire con qualche ora di ritardo i diversi negozi, perché le serrature, probabilmente durante la notte o nelle primissime ore del mattino erano state bloccate da una potentissima colla, tipo Attak. Vani dunque i tentativi di far entrare le chiavi dopo aver usato gli appositi solventi e, poco prima delle 9, sono intervenuti i vigili del fuoco che hanno operato fino alle 10.30 “aprendo” diversi esercizi. Tra i negozi colpiti ci sono Geox, United colors of Benetton, Ekò, Intimissimi, Glenfield, Bugatti e il bar Rialto. Ma l’emergenza che ha riguardato le vie Poscolle, Canciani, Rialto, Mercatovecchio e Cavour ha reso necessario l’intervento di tre fabbri che nel corso della mattinata hanno aiutato almeno una quindicina di furibondi commercianti.
Il G20 a Londra Banche assediate e scontri: un morto
LONDRA. City sotto assedio per alcune ore per le proteste contro il G20. Sono cominciate come un grande carnevale, con cornamuse, maschere e un clima di festa e sono finite in tragedia, con la morte di una persona, le manifestazioni organizzate a Londra in occasione del G20. C’è stata anche un’irruzione in una filiale della Royal Bank of Scotland e migliaia di persone sono rimaste bloccate tra i cordoni di polizia. Frattanto il summit, che si apre ufficialmente oggi, parte in salita. La delegazione americana spera ancora in un’intesa.
Ordine dei medici Un’istruttoria anche su Gigli
UDINE. Dopo il procedimento disciplinare nei confronti del dottor Amato De Monte, l’Ordine dei Medici di Udine ha da poco avviato una procedura istruttoria anche sul collega Gian Luigi Gigli, professore di Neurologia dell’università di Udine e già direttore del reparto di Neurologia del “Santa Maria della Misericordia”. Ma, soprattutto, presidente del coordinamento “Per Eluana e per tutti noi” e, in quanto tale, tra i più strenui oppositori dell’applicazione del decreto della Corte d’Appello di Milano sulla sospensione dell’alimentazione e dell’idratazione a Eluana Englaro.Due le segnalazioni finora pervenute nella sede di via Diaz: la prima è quella che ha messo in moto l’Ordine e per la quale sono già state richieste eventuali controdeduzioni allo stesso Gigli, la seconda, arrivata in questi giorni, è stata inserita a procedura avviata. In entrambi i casi, si tratterà di verificare se, da parte del medico, vi sia stata una qualche forma di irregolarità rispetto a quanto previsto dal Codice di deontologia. «Siamo ancora alla fase istruttoria – si limita ad affermare il presidente dell’Ordine, Luigi Conte – e quindi vincolati al riserbo più totale. Dopo la pausa pasquale, fisseremo la data per l’audizione del professor Gigli». Nè di più intende aggiungere il diretto interessato, almeno per il momento. «Mi è stato chiesto di presentare le mie controdeduzioni – ha detto Gigli –, ma senza una copia della segnalazione non ho neppure le basi per difendermi».A quanto si è appreso, comunque, la lettera che ha fatto scattare la procedura riguarderebbe le dichiarazioni sulla donazione degli organi rilasciate dal professor Gigli alla stampa nei giorni del ricovero di Eluana a “La Quiete”. Stigmatizzando l’operato del primario Amato De Monte e insistendo sulla differenza tra stato vegetativo e morte cerebrale, il presidente di “Per Eluana” aveva detto che «in altre parti del mondo, è già stato auspicato che i pazienti in stato vegetativo possano diventare riserva d’organi per i trapianti». Affermazioni che avevano scatenato la secca reazione della presidente provinciale dell’Ado, Gloria Aita, che si era detta «sconcertata» e che aveva parlato di «confusione in grado di favorire un calo delle donazioni».Terminata la raccolta di elementi utili all’istruttoria e sentito Gigli in audizione, l’Ordine fisserà la data per la riunione della Commissione medici, cui spetterà la decisione sull’archiviazione del caso o l’apertura di un procedimento disciplinare. (l.d.f.)
AZZURRI Il Trap “irlandese” blocca la fuga dell’Italia di Lippi
Pazzini espulso dopo soli 4’, segna Iaquinta ma l’Eire riesce a pareggiare nel finale
Il Comune vuol comprare la sede di Bankitalia
Alla ricerca di partner per acquisire il palazzo palladiano e lo splendido parco
Udine
UDINE. Il futuro di palazzo Antonini, progettato da Andrea Palladio, è legato al bando d’asta che la Banca d’Italia, proprietaria del complesso, indirà per vendere l’immobile.
Lo storico immobile andrà all’asta. L’assessore Reitani vuol coinvolgere Regione e Provincia
Salvataggio Caffaro, Tondo ci prova
Intanto le Rsu bloccano il trasloco della direzione aziendale
Torviscosa
Il presidente oggi a Roma: si cerca un’alternativa al fallimento
TORVISCOSA. Crisi Caffaro, scende in campo la Regione. Oggi il presidente Tondo sarà infatti a Roma dove tenterà di individuare una soluzione alternativa al fallimento.
PIANO CASA E TUTELA DEL PAESAGGIO
LA CLONAZIONE EDILIZIA di VITTORIO EMILIANI
Per ora si tratta di un piano-famiglia, ha precisato ieri Silvio Berlusconi. Il piano-casa, quello vero, verrà poi, magari con la costruzione di tante “new towns” (cioè nuove città) quanti sono i centri principali. Ha ben ragione dunque il presidente della Repubblica Giorgio Napolitano (garante dell’articolo 9 della Costituzione che «tutela il paesaggio»).
Nives Meroi oggi all’attacco dell’Annapurna
TARVISIO. Nives Meroi e il marito Romano Benet, tempo meteorologico permettendo (al campo base sono stati accolti da una forte nevicata), oggi cominceranno la salita alla vetta dell'Annapurna, la montagna di 8.078 metri d'altezza, divenuta il loro obiettivo dopo che, a causa degli scioperi e dei blocchi alle strade attuati dai maoisti erano stati impossibilitati a raggiungere il campo base del Kanchenjunga.Ieri, al campo base dell'Annapurna è stata celebrata la Puja (dal sanscrito reverenza), il rito propiziatorio induista per chiedere il permesso alla montagna d'essere salita (Annapurna, in sanscrito significa «dea di prodigo nutrimento»), cui ogni alpinista si appresta anche con il rispetto dovuto alle tradizioni locali e ora i coniugi friulani possono dare il via alle operazioni di salita. «Durante i giorni di acclimatamento - spiega la guida alpina tarvisiana Luca Vuerich, compagno di salita della coppia di Fusine in diverse imprese sugli Ottomila, ma in questa occasione per impegni di lavoro rimasto in Valcanale -, Nives e Romano prenderanno contatto con la parete e studieranno bene l'itinerario che seguiranno nella salita finale».Ancora, comunque, non si può ipotizzare quale via seguiranno gli accademici friulani del Cai per tentare la conquista della loro dodicesima montagna di oltre ottomila metri e così avvicinarsi al traguardo del completamento dell'intera collezione dei colossi della Terra che, come è noto, è di 14 vette. Ma si presume che saliranno per l’impegnativa parete sud seguendo il percorso che scelse lo sloveno Tomas Humar quando salì l'Annapurna nel 2006. «Questo nuovo itinerario - riferisca Luca Vuerich - sale a destra, guardando la parete e fuoriesce in cresta da dove porta in vetta con una lunga traversata in alta quota». Dunque, gli alpinisti friulani, superate le contrarietà che hanno rallentato un pò l'inizio della spedizione, ora possono entrare in piena attività e dedicarsi alla salita che potrebbe, come s'è detto, avvicinarli allo storico traguardo dei 14 ottomila.A suo tempo, fece clamore l'impresa riuscita a Reinold Messner, il primo a conquistare tutti gli ottomila del globo e attualmente Nives Meroi può, quindi, aspirare a essere la prima donna al mondo a imitare il grande alpinista altoatesino (fra l'altro pratica lo stesso stile di scalata, senza portatori di alta quota e senza l'ausilio di bombole di ossigeno).In piena corsa con l'alpinista di Fusine ci sono, però, e pure loro a quota dodici vette raggiunte, anche la spagnola Edurne Pasaban e l'austriaca Gerlinde Kaltenbrunner.Infine due note sull'Annapurna che già respinse nel maggio del 2006 Nives Meroi e il marito. Per altezza è la decima montagna della terra e fu il primo ottomila a essere scalato dal versante settentrionale, nel 1950, dai francesi Maurice Herzog e Louis Lachenal, mentre, la grandiosa parete sud alta 3.500 metri fino allora ritenuta inaccessibile fu vinta nel 1970 dagli inglesi Don Whillans e Dougal Haston, le punte della spedizione diretta da Chris Bonington. Giancarlo Martina
STRATEGIE ANTI-CRISI
TEST PER OBAMA di GIANCESARE FLESCA
Per un curioso paradosso, Barack Obama viene duramente contestato a Londra da singoli individui e da gruppi organizzati che ancora tre mesi fa lo esaltavano e ne proclamavano le capacità taumaturgiche. E di queste capacità il presidente americano dovrebbe essere fornito per evitare che il G20 si concluda con la solita litania.La solita litania di comunicati e di impegnative che promettono di risolvere tutto al prossimo vertice, come ha fatto soprattutto l’Unione europea da quando è scoppiata la crisi.L’Europa che ha salutato con una standing ovation il trionfo di Obama si muove adesso nei suoi confronti con rudi e giuste pretese di chiarezza. In particolare la Francia di Sarkozy e la Germania di Angela Merkel chiedono agli Stati Uniti l’introduzione di durissime regole finanziarie e la messa al bando dei tanti “paradisi fiscali” che hanno permesso ai grandi tycoon di arricchirsi oltremodo a scapito dei comuni cittadini. Più in generale, potenze come il Giappone e la Cina vogliono garanzie precise su un intervento sociale nei mercati mondiali, a opera di uno Stato che torna interventista.Spingendosi oltre ogni limite la Cina chiede di trovare una moneta di riferimento diversa dal dollaro e pretende una riforma del Fondo monetario e della Banca mondiale, istituzioni nelle quali Pechino vuole contare di più e forse non a torto. Da ogni parte aleggia lo spettro di Bretton Woods, la conferenza del 1944 buona per il periodo dopo la seconda guerra mondiale, ma i cui riferimenti sono ormai decrepiti.Obama per il momento parla, come il suo solito, di problemi generali, rassicurando sul preteso protezionismo Usa un’Europa più debole di sempre, attraversata da linee politiche che non corrono mai in parallelo. Più fortunata sembra invece la prima missione planetaria del capo dell’amministrazione americana. Con l’omologo russo Medveded ha confermato l’intenzione di ridurre assieme gli armamenti e di accantonare per ora i missili Usa in Polonia e quelli russi a un centinaio di chilometri, nella gelida Kaliningrad.La conferma del disgelo con Mosca fa tirare al mondo un sospiro di sollievo. Ma non va dimenticato che Russia e Cina hanno un’alleanza strategica strettissima. Per non fare cosa sgradita agli americani, il presidente Hu Jintao ha invitato Obama in Cina nei prossimi mesi. Sarà una durissima prova per il presidente americano: come parlare di diritti umani mentre Pechino fa fluttuare nella stratosfera finanziaria circa cento miliardi di dollari? In Occidente come in Oriente Barak Obama dovrà dimostrare la qualità della sua leadership, proprio mentre quella americana viene messa in discussione dalla metà del pianeta.Ci riuscirà? Molto dipenderà da quanto egli riuscirà a parlare chiaro già da ora come ha sempre fatto coi suoi interlocutori. Magari rimpiangendo in cuor suo di non essere laggiù, fra i no-global, a prendere a sassate le vetrine delle banche che l’hanno e ci hanno messi in ginocchio con estremo cinismo.
UDINE
Lotteria austriaca con villa in palio Giocate dal Friuli
MONTENARS
Orso sbrana tredici capre in un allevamento
HINTERLAND
Scuola, i genitori vogliono gestire la mensa
GEMONA
Torre di 5 piani sui ruderi del castello
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Proseguiamo con Il Gazzettino, edizione Friuli
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Il leghista Razzini assicura: «Eviteremo le ronde "fai da te"». Ma restano i dubbi dell’Udc
Slitta il voto sulla sicurezza
Si attende il vertice di maggioranza di martedì. Il Prc minaccia il referendum
Trieste Slitta alla prossima settimana il voto sulla legge sulla sicurezza e la polizia locale al Consiglio regionale del Friuli Venezia Giulia. La decisione è stata presa ieri sera al termine della riunione dei capigruppo - presieduta da Edouard Ballaman, presidente del Consiglio - convocata al termine della prima giornata di lavoro dedicata all'esame del testo. Inizialmente prevista per questa sera, l'approvazione - ha spiegato Ballaman - è posticipata a martedì prossimo (quando è in programma un vertice di maggioranza anche sui temi dell’immigrazione), o a mercoledì in caso di necessità, giornate durante le quali il Consiglio sarà nuovamente convocato. La giornata di ieri è stata dedicata all'illustrazione da parte dei relatori e al dibattito generale. E Rifondazione comunista ha annunciato che promuoverà un referendum per abrogare il disegno di legge sulla sicurezza, se il Consiglio regionale del Friuli Venezia Giulia dovesse approvare il testo all'esame dell'Aula. «Se il Consiglio dovesse approvare le previsioni di questo testo - ha affermato Roberto Antonaz - raccoglieremo le firme».
UDINE-TRIESTE
La rivalità tra Atenei ai tempi della crisi
Udine Quasi 40mila studenti sparsi in tutta la regione, con Udine e Trieste che competono nell’organizzare corsi e servizi per soddisfare il maggior numero di persone. Il tutto in nome della qualità. Questo il proposito che unisce le università di Udine e di Trieste. Più antico l’ateneo giuliano, fondato nel 1877, durante la dominazione asburgica, come Scuola Superiore di commercio e divenuta Università per Regio Decreto nel 1924. Figlia del terremoto quella udinese, istituita nel 1978 nell’ambito degli interventi per la ricostruzione del Friuli in seguito al sisma di due anni prima. Se l’università triestina nacque per disposizione testamentaria del barone veneziano Pasquale Revoltella, un secolo dopo fu un movimento di popolo, con intellettuali, Chiesa e politici friulani in prima linea, a favorire la nascita della seconda università in regione. Dodici facoltà a Trieste per circa 20mila iscritti, dieci facoltà e una scuola superiore a Udine per circa 18mila studenti, entrambe si sono espanse a Gorizia, Pordenone, varcando il Tagliamento per giungere rispettivamente a Portogruaro e Mestre. Il campanilismo territoriale ha sempre giocato un ruolo attivo nel confronto tra i due atenei, che ora devono fare i conti non solo con la crisi economica generale, ma anche con la volontà del Ministero di rivedere i criteri di finanziamento e di spesa per il mondo della ricerca e accademico. Una riforma che li costringerà a mettere in discussione le gestioni della didattica degli ultimi dieci anni.
Questura, la Motta vicario a Gorizia
Udine Pensava a una burla del questore. Poi, quando i colleghi hanno cominciato a telefonare per congratularsi, ha capito che non poteva essere un pesce d’aprile. Su queste cose il ministero non scherza. Antonietta Donadio Motta, prima dirigente della Questura di Udine, attualmente a capo della Divisione amministrativa, sarà il nuovo vicario del questore di Gorizia. La nomina è diventata ufficiale ieri mattina. Dopo tanti anni passati a Udine, la funzionaria di polizia torna nella sua città natale, dove si ritroverà al fianco del questore Antonio Tozzi, fino a un anno vicario proprio a Udine. «È una grande soddisfazione - ha commentato - Sono anche gratificata dal fatto che sarò una delle poche donne in Italia a ricoprire il ruolo di vicario di un questore». A Gorizia, peraltro, ritroverà anche il prefetto Maria Augusta Marrosu, che per tanti anni è stata viceprefetto a Udine. Curiosamente è entrata in polizia il 1. aprile del 1971, una data che nella sua carriera si ripete portandole fortuna. Sulle spalle ha 38 anni di servizio, cominciati nel corpo di polizia femminile, soppresso nel 1981. Durante gli anni di Piombo si è occupata di Brigate rosse con l’Antiterrorismo di Torino. Un’esperienza importante, che poi le ha permesso di guidare la Digos di Udine in momenti particolarmente delicati per la sezione friulana: dal caso del sospetto Beachbomber di Tolmezzo, Andrea Agostinis (poi prosciolto), alla vicenda di Ilaria Alpi, con le indagini sui mandanti e il killer della giornalista e del suo operatore triestino, le deposizioni al processo e poi le audizioni alla commissione d’inchiesta presieduta da Carlo Taormina. A Udine ha diretto la Divisione Anticrimine e per diversi anni è stato capo di Gabinetto. Promossa primo dirigente, ha assunto l’incarico alla Divisione polizia amministrativa, sociale e dell’immigrazione. È cavaliere della Repubblica: a nominarla era stato il presidente Francesco Cossiga.
LA POLEMICA
Stop regionale alla super discarica Fontanini attacca:«Atto illegittimo»
«Non capisco da che parte stia l’Udc»
Udine Si acuisce lo scontro sull’ampliamento della discarica di Trivignano, dopo che ieri il Consiglio regionale ha approvato la mozione presentata dal Pd che impegna la Giunta per uno stop politico al progetto presentato dall’Exe, società partecipata dalla Provincia di Udine, e passata con il voto favorevole della minoranza e dell’Udc. Da una parte il Comune, soddisfatto e fiducioso che “questo atto metta fine alla questione”, dall’altra il socio di maggioranza dell’Exe, la Provincia, che con il suo presidente Pietro Fontanini denuncia l’illegittimità di quell’atto, perché “l’organo legislativo ha invaso le competenze dell’esecutivo” e, alla fine, si sbilancia sul prosieguo della vicenda: «Se il parere dei tecnici dovesse essere positivo – afferma Fontanini -, personalmente direi sì alla discarica. Non capisco, del resto, come potrei dire no a Trivignano e avvallare qualche altra soluzione». Fontanini, da segretario regionale della Lega Nord, ne fa anche una questione politica, stigmatizzando il comportamento dell’Udc che, in Regione come in Provincia, sta al governo con la maggioranza di centrodestra. «Il voto dei consiglieri Udc è stato determinante per l’approvazione – afferma –, a questo punto non capisco da che parte stanno». Più morbido sui due astenuti della Lega (Franz e De Mattia), perché “non sono stati determinanti”. Non risparmia però il presidente del Consiglio, Edouard Ballaman (leghista), perché quella “mozione non doveva essere ammessa alla discussione”, anche se Fontanini se la prende di più con i funzionari preposti: «Vedo tanto dilettantismo». In piena sintonia con la maggioranza è invece l’assessore provinciale all’Ambiente Enio Decorte, che pur esterno è in quota Udc. «Quanto accaduto in Consiglio mi pare quanto meno irrituale, una forzatura che non ha senso e che rischia pure di delegittimare la Commissione tecnica mentre è in corso il procedimento di Via. Per questo – conferma – non capisco la posizione assunta dai miei colleghi di partito in Consiglio». D’accordo con il socio di maggioranza, va da sé, il presidente dell’Exe, Pier Mauro Zanin, che evidenzia come “l’irritualità potrebbe costituire un elemento perturbante in un procedimento già avviato. Non si sa quali conseguenze possa avere la mozione su un tecnico che deve esprimersi”. Comunque, aggiunge, “l’Exe sta compiendo l’iter previsto dalla norma e dal punto di vista delle caratteristiche tecniche del progetto siamo tranquilli”. Da Trivignano, però, entro fine mese arriverà alla Commissione Via regionale altra documentazione per rafforzare il “no” del Comune. «Pur soddisfatto, non mi nascondo che ci possa essere qualche colpo di coda – dichiara il sindaco Francesco Martines -. La Exe sappia, comunque, che non ha titolarità ad avere l’autorizzazione per la discarica, perché non ha scarti da conferirvi e perché il protocollo firmato con Csr e Net, con cui i due gestori si impegnavano con i loro scarti, non è più valido, essendo scaduto a febbraio 2008». Una tesi che Trivignano supporterà “con nuovi pareri tecnici già acquisiti”. Antonella Lanfrit
RABBIA SILVESTRE
Nuovi casi scoperti a Gemona e Tolmezzo
Non sono bastate 35mila esche distribuite lungo tutta la frontiera con la Slovenia e con l’Austria. La rabbia silvestre attacca ancora. E si diffonde in altre zone del Friuli Venezia Giulia, segnatamente nel Gemonese e nella zona di Tolmezzo. In pochi mesi i casi di rabbia sono già 15. La Regione sta adottando vigorose contromisure
LA POLEMICA
Province addio, Gottardo avverte:«Tutto il sistema deve dimagrire»
Province addio, parrebbe. Il ministro della Funzione Pubblica Brunetta, non potendo sopprimerle, pensa di “svuotarle”. Fontanini liquida le dichiarazioni di Brunetta come “un pesce da 1. aprile” ma il coordinatore Pdl Isidoro Gottardo commenta: «Il federalismo ha bisogno di un riordino del sistema per ridurre la pressione fiscale».
Forse voleva essere un pesce d’aprile. Ieri mattina vigili del fuoco e fabbri al lavoro
Vandalismi nei negozi
Colla nelle serrature durante la notte. Danni in 20 attività
Udine Pesce d’aprile trasformato in vandalismi a Udine e Cussignacco. Una ventina di commercianti ieri mattina si sono ritrovati con le serrature dei negozi bloccate dalla colla, forse super-attack. Le chiavi non entravano e hanno dovuto chiamare vigili del fuoco e fabbri. In molti adesso stanno pensando a sporgere denuncia. Confcommercio commenta con amarezza: «Uno scherzo di pessimo gusto, specie in questi momenti di crisi».
Addio a Mauro Mazzilli Da ventisette anni raccontava Palmanova
Palmanova È mancato ieri, all’ospedale di Jalmicco, Mauro Mazzilli, da ventisette anni corrispondente del Gazzettino da Palmanova e impegnato come dirigente sindacale della Uil pensionati sia a livello provinciale che regionale.
PESCI D’APRILE
Tondo finge di candidarsi alla guida del Coni nazionaleI goliardi del calcio fanno approdare in Friuli "Campioni"
Pesce d'aprile via internet, ieri, del presidente del Friuli Venezia Giulia, Renzo Tondo, che ha annunciato di candidarsi alla guida del Coni, nella sua veste di presidente della Federazione Italiana Dama. In serata è stato lui stesso a svelare lo scherzo. Ma non è stato il solo "pesce" di sapore sportivo. Calcio dilettanti, un mondo di goliardi, abituati a giocarsi scherzi anche pesanti. Logico allora che l’invitante occasione del primo aprile abbia spinto a gettare qualche esca, sfruttando i maggiori siti internet che parlano del pallone nostrano. In molti hanno abboccato all’amo. A quello gettato nel web da Fox Sport per esempio, secondo cui, dopo qualche anno di pausa, riprende il reality “Campioni” e, udite, udite, trova casa in regione. Sul sito si legge che “per merito dell'interessamento di una cordata di imprenditori e artigiani locali il format sbarcherà nelle prossime settimane in Friuli, per creare una squadra che sarà impegnata in un campionato della Figc (quasi sicuramente nel campionato d'Eccellenza)”. Via alle selezioni allora “aperta ai giocatori dall'Eccellenza alla Terza categoria, con un'aliquota di 5 giocatori provenienti dalle squadre juniores”. E che staff tecnico! «Allenatore sarà Maurizio Trombetta, personaggio di altissimo livello mediatico e grandissima preparazione tecnica, reduce dall'esperienza con il Cluj in Champions League. Il suo vice il fagagnese Gianfranco Cinello. Friulanissimo anche il preparatore dei portieri, Zampa, mentre il direttore sportivo sarà un personaggio finora mai "contagiato" dal mondo del calcio, ma molto legato al Friuli: Teoman Alibegovic, ex capitano ed allenatore della Snaidero Basketball». Sfuttando il tema dei recuperi di campionato, calciodilettantifvg.it ha invece fatto cascare più di qualcuno pubblicando in home page che, visto il niet federale al venerdì santo e che “la vigilia c’è la finale di coppa regione, il mercoledì va bene a pochi, Burelli si è spazientito e ha deciso: tutte le gare saltate domenica si giocano il lunedì di Pasquetta”. Togliendo a calciatori e morose il tradizionale picnic. La notizia ha provocato molte proteste. Calciofvg.it ne ha proposti addirittura 2: ha modificato il comunicato dando la vittoria a tavolino della Manzanese sul Palmanova per il ricorso, che invece è stato respinto, sulla posizione del giocatore Lorenzo Bucovaz e ha pubblicato, con la collaborazione di Gigi Mosolo, la cronaca di un recupero giocato martedì tra CentroSedia e Mariano, terminato 6 a 0 per i friulani, con doppietta di Valerio Bertotto, tesserato in extremis. E ha fatto colpo tra le burle anche la notizia apparsa sul sito del Far East Film che annunciava la presenza quale ospite d’onore del leader della Corea del Nord Kim Jong. Angelo Miorin
LIBANO
I Lancieri di Codroipo garantiscono sicurezza e aiuti
PAGNACCO
Gruppo di genitori si propone per gestire le mense scolastiche
UDINESE
Pasquale contro il suo passato Inler, offerte dal Real Madrid
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Concludiamo con Il Piccolo di Trieste
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IL PACCHETTO SICUREZZA
Il Csm boccia le ronde «Dubbi sulla vigilanza affidata ai privati»
Ma in Fvg la maggioranza non molla Proteste inutili, imminente il sì definitivo
ROMA Militari in città: il governo va avanti e raddoppia. I ministri dell’Interno e della Difesa hanno ieri ribadito l’intenzione di proseguire l’operazione «Strade sicure» oltre la scadenza di giugno. Secondo Roberto Maroni, l’impegno congiunto soldati-forze di polizia potrebbe diventare ordinario, mentre Ignazio La Russa punta a raddoppiare l’attuale contingente di 3.000 soldati. Intanto oggi il Csm si riunirà per votare su un parere della Sesta commissione che boccia le ronde contenute nel decreto sicurezza. Al ministero della Difesa è stato costituito un apposito gruppo di lavoro «per vedere come proseguire l’ottima esperienza dei militari nelle città in sostegno di polizia e carabinieri», ha detto La Russa. I tecnici dovranno studiare la «possibilità di incrementare anche considerevolmente il numero dei militari impiegati, attualmente sono 3.000, abbattendo i costi, fino a dimezzarli». In che modo? Intervenendo su una delle voci che incide di più, «il trasferimento dei militari e il loro mantenimento in una sede diversa, a volte con alloggio in albergo e il pranzo fuori caserma».D’accordo Maroni: «Abbiamo l’intenzione di trasformare lo sforzo eccezionale di uomini e mezzi nel contrasto alla criminalità organizzata in ordinarietà», ha affermato il responsabile del Viminale, a Caserta. Ma se l’esperienza delle pattuglie miste militari-forze di polizia è destinata ad essere ampliata, le ronde continuano invece ad avere una gestazione difficile: ieri sono state bocciate dal Consiglio superiore della magistratura. In un parere al decreto che le disciplina (parere che sarà votato oggi dal plenum), la Sesta commissione di Palazzo dei Marescialli ha criticato la scelta di «derogare al principio che assegna all’autorità pubblica l’esercizio delle competenze in materia di tutela della sicurezza». Ma soprattutto, rileva il Csm, «la genericità delle previsioni contenute nel decreto legge può provocare il rischio del determinarsi di incidenti e, nei casi più gravi, della commissione di reati». Con il risultato di portare a «un aggravio sia per le forze dell’ordine» (che verrebbero dunque distolte «dal perseguimento del fine di garantire un efficace controllo del territorio»), «sia per l’esercizio della funzione giurisdizionale da parte della magistratura».Critiche arrivano dal Pdl: «Da quando il Csm è diventato una Corte costituzionale preventiva?» si domanda la parlamentare Iole Santelli, che parla di «indebita ingerenza nelle scelte del governo». Di diverso avviso l’opposizione: «Sono assolutamente inevitabili le critiche del Csm» afferma il senatore del Pd Roberto Di Giovan Paolo, secondo cui i volontari delle ronde dovrebbero essere impiegati negli uffici, «al posto dei 20 mila componenti delle forze dell’ordine che sono costretti a lavorare da impiegati».(a.g.)
I GRANDI DIVISI SULLA CRISI, OBAMA: «AGIRE IN FRETTA»
Sangue sul «G20»: un morto a Londra
Banche assediate, impegnati 10mila poliziotti: un manifestante resta sul terreno
LONDRA Il «G20» si tinge di sangue. Una giornata in cui la protesta ha invaso le strade di Londra si è conclusa con la notizia della morte di uno dei manifestanti che hanno assediato la City dando l’assalto alle banche e ai negozi, rompendo le vetrine: impegnati 10mila poliziotti, decine e decine di arresti.Per quanto riguarda le trattative non c’è unità di intenti tra i Grandi sulle misure contro la crisi mondiale. Barack Obama: «Agire in fretta». Francia e Germania: «La bozza non va».
LA LEZIONE DEGLI ANNI ’30
CACCIA ALL’INTESA CHE CI SALVERÀ di FRANCO A. GRASSINI
Due linee si confrontano nell'incontro a Londra dei 20 grandi della Terra che vorrebbero porre fine alla drammatica crisi che l'economia mondiale sta attraversando. Da una parte, e in specie dagli Stati Uniti, si sostiene che il problema principale è rappresentato dal crollo della domanda e, quindi, è su questa che deve concentrarsi l'azione dei governi, anche se questo finisce per pesare sulla finanza pubblica. Dall'altra la Francia e la Germania, nella cui memoria storica è ancora viva la drammatica inflazione degli anni Venti che aprì la strada al nazismo, pensano che le attuali difficoltà siano state originate dagli eccessi di una finanza privata assetata di rapidi guadagni e scarsamente regolata e chiedono nuove regole. Qualcuna di sapore populista, come vincoli normativi ai compensi nelle imprese finanziarie. Giustissimi, ma non in grado di risolvere i problemi immediati.Paradossalmente ambedue le tesi contengono delle verità, ma ambedue trascurano un aspetto fondamentale: vale a dire che gli squilibri all'origine della presente crisi hanno un duplice aspetto distributivo. Non si tratta soltanto della circostanza che, sotto la spinta della competizione dei Paesi emergenti, i salari nei Paesi avanzati sono restati fermi in termini reali e sono aumentate le diseguaglianze. Di conseguenza, particolarmente nel mondo anglosassone, i consumi, inclusi tra questi gli acquisti di abitazioni, sono cresciuti ricorrendo al credito.Risparmio e consumi si sono distribuiti in modo del tutto squilibrato tra le varie zone del mondo. In Cina e Giappone, e in misura minore anche in Germania, si è risparmiato troppo. In America si è consumato in modo eccessivo. Ne sono derivati deficit e surplus nelle bilance dei pagamenti che difficilmente possono protrarsi nel lungo periodo. Il pericolo è che, prima o poi, si torni a quelle forme di protezionismo che hanno nutrito la stagnazione degli anni Trenta. In altri termini il pericolo della tesi americana è che la spinta alla domanda riesca a ridurre il preoccupante calo della produzione (abbia ragione l'Ocse nel prevedere una discesa del 4% del reddito mondiale nel 2009 o il Fmi che stima appena l'1%, poco conta), ma non ponga rimedio agli altri squilibri. Non è infondata la preoccupazione che tra qualche tempo l'inflazione riparta e contenga i germi di una futura crisi i cui contorni sono oggi imprevedibili.
La tesi delle regole ha il vantaggio innegabile di poter essere decisa in tempi brevi,ma non tocca il cuore della mancanza di domanda che costringe le imprese a ridurre l'occupazione e, quindi, ad aggravare ulteriormente la crisi. C'è,poi, da notare che gli interessi sono tanto divergenti che non sembra agevole trovare un compromesso in tempi brevi.La soluzione ideale, quindi, sarebbe quella che dal G20 uscisse un accordo che prevedesse uno stimolo della domanda sostanziale, ma limitato nel tempo e, contemporaneamente, una serie di regole nuove nel campo della finanza e degli scambi internazionali. La Cina ha investito somme enormi nei titoli di Stato americani e ora, in modo molto garbato, suggerisce di sostituire il dollaro come moneta di riserva con una modifica dei diritti speciali di prelievo dello Imf, in altri termini con una moneta mondiale. Con sottigliezza orientale ha affidato l'incarico di avanzare l'ipotesi non a un politico, ma a un tecnico, il Governatore della Banca centrale Zhou Xiaochuan, Probabilmente è questa la linea che potrebbe riconciliare gli opposti interessi.Riusciranno i 20 a trovare un'intesa? È piuttosto difficile. Nei giorni scorsi il premio Nobel Krugman ha scritto di aver ristudiato la crisi degli anni Trenta e di essersi convinto che ove le maggiori economia mondiali avessero cooperato, invece di rifugiarsi in se stesse, le vicende sarebbero state meno drammatiche. La storia dovrebbe essere maestra, ma ignoriamo se i partecipanti all'incontro di Londra abbiano appreso la lezione.Franco A. Grassini
UN MESE DI RITARDO NELLA COMUNICAZIONE
Tubercolosi in fabbrica, profilassi per 400
Oggi al via i test di controllo all’Alcatel. Un giovane lavoratore interinale era malato
TRIESTE Tubercolosi polmonare. È la pericolosa malattia infettiva contratta da un ragazzo di 22 anni, fino allo scorso febbraio in servizio come lavoratore interinale nello stabilimento Alcatel di Strada Monte d’Oro, a Trieste. Questa mattina scatteranno i test di controllo su centinaia di dipendenti. A rischio, infatti, è potenzialmente chiunque si sia trovato a contatto più o meno stretto con il giovane colpito dalla Tbc.
ENERGIA DA UN ”MULINO” GIGANTE
Centrale eolica in golfo progetto firmato Ansaldo
TRIESTE Un enorme ”mulino” nel bel mezzo del golfo di Trieste, montato su una piattaforma simile a quelle per l’estrazione del petrolio: il progetto per una centrale eolica in grado, grazie al vento, di fornire energia elettrica sufficiente al fabbisogno di 10 mila famiglie è stato presentato ieri in Consiglio regionale dai vertici di Ansaldo Sistemi Industriali e della Sbe (la Bulloneria europea con sede a Monfalcone). L’investimento complessivo sarebbe di circa 40 milioni di euro.
FECONDAZIONE ASSISTITA
Legge 40, stop della Consulta al limite di embrioni
di NATALIA ANDREANI
ROMA La legge sulla procreazione assistita, la legge 40, è illegittima nella parte che riguarda il numero massimo di embrioni impiantabili contestualmente. È stata più breve del previsto l’attesa per il verdetto della Corte costituzionale. La pronuncia è arrivata alle sette di ieri sera, all’indomani dell’affollata udienza in cui si sono discussi i ricorsi.La decisione dei giudici costituzionali risponde solo in parte alle speranze delle coppie, tutte affette da gravi malattie genetiche, che si erano costituite in giudizio contro alcune delle norme in vigore. Tuttavia scardina uno dei principi fondanti della legge e la polemica e già scoppiata.La Corte ha infatti dichiarato l’illegittimità dei commi 2 e 3 dell’articolo 14: nel primo caso dove il testo impone il limite dei tre embrioni, nel secondo «nella parte in cui non prevede che il trasferimento degli embrioni, da realizzare non appena possibile, debba essere effettuato senza pregiudizio per la salute della donna». Per quanto invece riguarda le questioni di legittimità sollevate nei confronti delle norme che regolano la crioconservazione degli embrioni e la selezione embrionale nelle gravidanze plurime (commi 1 e 4 dell’articolo 14) e di quella che regola la revoca del consenso da parte di uno dei partner, (comma 3 dell’articolo 6), la Corte le ha dichiarate innammissibili per difetto di rilevanza.Di fronte alla pronuncia della Consulta ieri sera è intervenuto il sottosegretario al Welfare, con delega alla bioetica, Eugenia Rocella. «Gli effetti della sentenza della Corte costituzionale sulle pratiche che devono essere adottate nei centri sono molto dubbi. Ci sono problemi d’interpretazione ed evidenti contraddizioni» ha detto il sottosegretario. E ha annunciato «l’emanazione di nuove linee guida» da parte dell’esecutivo. Linee che «non hanno alcun potere interpretativo», ha subito messo in chiaro Livia Turco (Pd), augurandosi che quella di Roccella «sia stata solo un’uscita a caldo determinata dallo scotto subito».Ma la sentenza, per la presidente dei senatori del Pd Anna Finocchiaro, «non sorprende». Perché, appunto, non fa che bocciare «parti della legge che già nella discussione parlamentare erano apparse irragionevoli o pregiudizievoli della salute della donna», ha commentato la Finocchiaro invitando a evitare «posizioni ideologiche e prove di forza su materie come la procreazione assistita e come, oggi, il testamento biologico». «Il centrodestra rifletta, serviva dialogo» le ha fatto eco la collega Rosi Bindi, mentre il segretario del partito Dario Franceschini ha ricordato che «le sentenze vanno rispettate e recepite».Soddisfatta per il risultato anche l’Italia dei valori. «Avevamo sempre definito la legge 40 una legge crudele, oscurantista e illiberale. Oggi, ancora una volta i giudici hanno dimostrato di essere più avanti dei legislatori» ha detto Antonio Di Pietro. Opposto il parere di Alfredo Mantovano. «I sostenitori del Far West della provetta non cantino vittoria. La legge 40 resta in piedi, tutt’altro che demolita» ha detto il sottosegretario all’Interno. «Sconcertato dal pronunciamento», invece, Rocco Buttiglione, presidente dell’Udc.
La resa dei negozi storici del centro
Pochi affari in città: una dopo l’altra scompaiono decine di vecchie insegne
di MADDALENA REBECCA
Cos’hanno in comune il negozio di calzature superfirmate «Principe» in corso Italia, la rivendita di jeans e felpe all’ultima moda «Campus» di via Mazzini e lo storico emporio di abbigliamento maschile «Mugnaioni» in via San Sebastiano? Liquidazioni totali in atto e serrande che stanno per essere definitivamente abbassate. Tutte e tre le attività si preparano infatti a chiudere i battenti, andando così ad aggiungersi al già corposo numero di fori commerciali del centro con insegne spente e vetrine vuote. Un’ulteriore dimostrazione, semmai ce ne fosse ancora bisogno, di quanto la contrazione dei consumi e, più in generale, la crisi in atto nel paese stia penalizzando il commercio triestino. A risentire della difficile congiuntura economica, tra l’altro, non è solo il settore abbigliamento e accessori. I cartelli «affittasi» e «vendesi» compaiono anche sulle vetrate di ambienti che in passato ospitavano gioiellerie, locali pubblici o rivendite di materiale fotografico. Come «Fototecnica», piccolo negozio di via Carducci chiuso in realtà da tempo, dove potevi comprare un paio di occhiali da sole o una calcolatrice mentre aspettavi che venissero stampate le fototessere. Oggi, invece, al posto delle segnalazioni degli articoli in sconto si trova soltanto una ridda di manifesti abusivi che invitano a frequentare un corso di ballo o a non perdere l’esibizione di qualche dj di grido nelle discoteche d’oltreconfine. In via Carducci, del resto, quello di Fototecnica non è un caso isolato. Nello spazio di pochi metri, tra piazza Goldoni e passo Pecorari, di attività chiuse se ne incontra purtroppo più di qualcuna. Dal negozio di scarpe trendy a prezzi abbordabili «Novità», alla piccola oreficeria «Maria Gioielli», il cui ingresso è ora invaso da lettere e posta mai letta. Dalla boutique per taglie comode «Persona», che ha abbandonato la sede autonoma trovando ospitalità da Max Mara in corso Italia, all’ampio store di moda giovane «Sjeans».Un’identica sensazione di desolazione la si ricava passeggiando lungo via Mazzini. Qui hanno già chiuso il negozio di calzature «Tokiò», dove il cliente un tempo veniva accolto da un pacioso labrador sdraiato su un tappeto, la rivendita di prodotti per animali «La Gabbianella e il gatto» e lo stock-house di grandi firme poco prima del ristorante Filoxenia. Sempre nella centralissima arteria sta per spegnersi definitivamente anche l’insegna di «Campus», tappa fissa fino a poco tempo per giovani e giovanissimi a caccia di pantaloni cinque tasche e camice Dockers. A dare la brutta notizia sono i due grandi cartelli all’ingresso: «Campus chiude-Liquidazione totale a partire dal 27 marzo».È partita proprio ieri, invece, la svendita di «Principe» annunciata da un grande striscione giallo e nero appeso sopra l’ingresso in corso Italia. In questo caso la liquidazione, legata alla chiusura del punto vendita, proseguirà fino al 31 luglio. Un’occasione ghiotta per acquistare con sconti dal 20 all’80% stivali, mocassini e décolleté di marche impegnative, soprattutto in termini di spesa, come Cesare Paciotti, Barrett e Casadei. Perché a crollare per effetto della crisi non è più solo solo la piccola bottega artigianale o il negozio dove si acquistava soprattutto il maglione sottogiacca per tutti i giorni, come appunto «Mugnaioni» di via San Sebastiano alle prese con gli ultimissimi giorni di «fuori tutto», ma anche la boutique frequentata da clienti disposti a sborsare diverse centinaia di euro per un paio di scarpe, e il locale trendy dove l’happy hour e lo spuntino veloce non sono mai stati particolarmente a buon mercato. È il caso della prosciutteria Dall’Ava che ha abbandonato gli ampi spazi di via Dante 2, ora offerti affitto così come la licenza, gli arredi e le attrezzature da ristorazione. «E purtroppo altri negozi chiuderanno nel prossimo futuro - è il commento amaro della presidente dei commercianti al dettaglio Donatella Duiz -. Il momento è particolarmente delicato, per usare un eufemismo. Un febbraio e un marzo pesanti come quelli da poco conclusi non li vedevamo da anni. E a farne le spese sono praticamente tutti i settori: dall’abbigliamento all’alimentare. Il cliente ormai è influenzato dall’incertezza di questi tempi e compra solo ciò che è davvero indispensabile. Come se ne esce? La soluzione certa non esiste - conclude Duiz -, ma noi commercianti di certo dobbiamo fare la nostra parte. Avvilirsi dietro al bancone non serve a niente, meglio reagire e rinnovarsi il più possibile».
«Quando si suonava nei sottoscala» L’amarcord di Luttazzi e Augustini di TIZIANA CARPINELLI
«Te se ricordi, caro Lelio, quando ’ndavimo a cantar ai “Cocchi”, el dopolavoro che se trovava in un sottoscala de via dell’Istria? Iera presidente un gobetto: un omin picio, ma cussì picio, che quando el se sentava al tavolo ghe tocava star sora un seggiolon! Te se ricordi, caro Lelio?». Non poteva che essere costellato di memorie, aneddoti, fuggevoli scorci di un’epoca ormai scomparsa il primo incontro a Trieste tra Remiro “Ucio” Augustini, batterista e storico animatore della mitica Birreria Dreher degli anni ‘70, e Lelio Luttazzi, il “giovanotto matto” incoronato re dello swing. Da oltre mezzo secolo non si riabbracciavano e, di cose da dirsi, ne avevano parecchie. Soprattutto l’89enne (ma sempre loquace come ai tempi della radio) Ucio, fan “numero uno” di Luttazzi. Appreso del ritorno in città dell’amico, si è deciso, nei giorni scorsi, a dettare all’avvocato Aldo Cannata, suo conoscente, un’accorata lettera, ma non sapendo come fare per recapitargliela (“No gavevo mica el numero de telefono, se no lo ciamavo mi…no volevo disturbar”, ha in seguito commentato) l’ha inoltrata alla redazione del “Piccolo”. E il maestro Luttazzi, informato di questo suo desiderio, ha subito acconsentito alla rimpatriata: «Mi ricordo di lui – ha detto - suonavamo nei complessi insieme: fu prima della mia partenza per Milano con Teddy Reno, tanti anni fa». La reunion è avvenuta all’ufficio di Cannata, in via dei Porta, a 50 metri da casa di Ucio: per i naturali acciacchi di un uomo che non è più un ragazzino, Augustini non si sposta molto e così è stato Luttazzi a recarsi dall’amico. Ne è seguita una lunga chiacchierata, in cui la commozione – mescolata alle risate di ricordi spassosi – ha preso il sopravvento, pur se la musica, visceralmente amata da entrambi, è stata la vera protagonista. A più riprese hanno infatti intonato i classici del repertorio luttazziano, dal “El can de Trieste” fino a “Ritorno a Trieste”. Il brano prediletto da Ucio che chiosa così: “Più se diventa veci e più vien voja de pianser come fioi”. «La mettevo alla Radio – ha affermato Augustini – perché mi piaceva tanto: “El can” era ormai conosciutissima da tutti…». In un lampo la memoria è tornata indietro alla giovinezza, quando Ucio – schietto interprete del “morbin” triestino – suonava col quartetto “Adam” e Lelio col sestetto “I gatti selvatici”: «Rallegravamo i giovani nei vari locali e attraverso canzoni come “Brunetta al bagno” e “Carlo Magno” ottenevamo un notevole successo», hanno spiegato. «Te se ricordi, Lelio, quando andavimo nelle corsie degli ospedali, in mezzo ai soldati con la cancrena, e sonavimo per lori, cussì da tirarghe su el moral?». Gli occhi di Ucio, dietro gli occhiali neri, sono diventati due pozzanghere. Questione di un momento e gli orrori della guerra sono stati subito scacciati, con ben più allegri racconti: E il “Cavallo di Troia”, lo spettacolo che si faceva al Politeama Rossetti? – ha rievocato ancora Ucio – Quanti preservativi che svolava, come useletti, tra le poltrone! Eh, iera altri tempi». Potevano forse mancare, a questo punto, le prodezze sportive? «Lelio jera un gran campion de football», ha commentato l’amico. «No, no – si è schermito Luttazzi – non è vero niente. Giocavo con la squadra della scuola, quando frequentavo il Petrarca… Ero invece un grande tifoso dell’Unione e della mitica triade Colussi, Pasinati, Trevisan». «Cominciai a suonare, come si direbbe oggi, da autodidatta, ovvero da “orecchiante” – ha ricordato l’ex direttore d’orchestra della Rai -: strimpellavo il piano da piccolo, poi ci furono le lezioni, ma il mio primo maestro fu don Crisman, il parroco di Prosecco. Dopo sei mesi mollai tutto: mi ero stufato, ogni tanto mi arrivavano certe bacchettate sulle mani… Fu in terza ginnasio, grazie a una professoressa del Petrarca, che ripresi a studiare musica. Poi, rubai qua e là dei consigli, per esempio dal mio amico Gianni Ferrio, e imparai il mestiere». «Quando gli dissero che avrebbe diretto il “Cavallo di Troia” – è intervenuto Ucio – prese la bicicletta e fece il giro della città per leggere il suo nome sui manifesti: fu un evento memorabile. Il jazz era la musica più bella di tutte: con la batteria riuscivo a fare certi assoli per 20 minuti di fila». Il mito di Luttazzi era invece Gianni Safred: «L’ammirazione, per lui, era sconfinata. Io vedo arrivare, in piazza Unità, artisti famosi e pensavo che mai sarei arrivato al loro livello». «No zentra – ha replicato Ucio – Safred faseva robe celebrali, ma la tua musica rivava dritta al cuor de la zente: te se fasevi capir anche da chi gaveva la babucce ai pìe». «Per mi – ha concluso – rincontrar Lelio xè sta come el primo giorno de scuola: un emozion indimenticabile. Davvero un grande regalo». Tiziana Carpinelli
Firmato l’integrativo 1500 euro di premio Ma la Fiom non ci sta
Già 5000 prenotazioni sulla linea Ryanair Ronchi-Bruxelles
Debutto nella Nato per Croazia e Albania Mesic: obiettivo strategico
VETERINARI DI ZAGABRIA STUDIANO IL CASO
La misteriosa moria degli agnelli di Cherso
CHERSO Moria di agnelli nell’isola di Cherso, a pochi giorni da Pasqua, dal periodo in cui la richiesta di questo prelibato prodotto isolano è a dir poco pressante. Gli allevatori chersini sono preoccupatissimi in quanto – dopo essere riusciti a difendere gli agnelli dalle fameliche attitudini dei cinghiali – non ce l’ hanno fatta a tutelarli da quella che sembra un’epidemia parassitaria in piena regola. Sono stati prelevati campioni di organi di agnelli deceduti per inviarli all’Istituto nazionale di veterinaria a Zagabria. I primi risultati delle analisi di laboratorio dovrebbero venir resi noti già domani. Esami preliminari sono stati già effettuati a Fiume.
La storia
Lelio dall’amico dopo 50 anni
Gli azzurri s’illudono, l’Irlanda li beffa
ITALIA1IRLANDA1
MARCATORI: pt 10' Iaquinta, st 42' Keane.
ITALIA (4-2-3-1): Buffon, Zambrotta, Cannavaro, Chiellini, Grosso, De Rossi, Brighi, Pepe (st 11' Dossena), Pirlo (st 1' Palombo), Iaquinta (st 44' Quagliarella), Pazzini. All. Lippi.
IRLANDA (4-4-2): Given, Kilbane, Dunne, O’Shea, McShane, S. Hunt, Whelan, Andrews (st 10' Gibson), Keogh (pt 22' Folan), Doyle (st 18' N. Hunt), Keane. All. Trapattoni.
ARBITRO: Stark (Aut).
NOTE: espulso Pazzini. Ammoniti Grosso, Iaquinta, McShane e De Rossi.
BARI Il pesce meglio riuscito di un paradossale primo aprile lo ha fatto Giovanni Trapattoni all'Italia del calcio. Quasi novanta minuti in superiorità numerica ed inferiorità di punteggio (ingiusta espulsione-lampo di Pazzini e gol al 10' di Iaquinta), poi la sua Irlanda ha ribaltato il senso della serata con un gol casuale ma davvero pesante di Keane. Perchè il pareggio di Bari riapre il discorso qualificazione ai mondiali: gli azzurri sono sempre in testa, ma con 2 e non gli sperati 5 punti di vantaggio. L'arbitro austriaco Stark con il suo errore nel valutare un contrasto aereo Pazzini-McShane ha condannato gli azzurri a una gara di sofferenza: ma è altrettanto certo che il gol di Iaquinta sembrava davvero difficile da recuperare per una squadra tutt'altro che trascendentale come quella irlandese. Dopo tre minuti di gioco Pazzini (toccato duro qualche istante prima) andava a saltare con McShane allargando ingenuamente le braccia, ma non il gomito, verso il volto dell'avversario che andava a terra sanguinante. L'arbitro Stark puniva il sampdoriano con l'espulsione più veloce ai danni di un nazionale italiano. Gara che cambiava, emotivamente e tatticamente: gli azzurri serravano i ranghi lasciando Iaquinta a fare l'incursore in avanti. E qui scattava l'orgoglio mondiale: perchè al 10' l'eroe di Berlino, Grosso, volava sulla fascia sinistra come ai bei tempi, mettendo al centro un pallone d'oro: Iaquinta calciava al volo di sinistro realizzando. Gli irlandesi nel primo tempo alimentavano le loro speranze con un ovvio possesso di palla e un'unica occasione: una botta al volo di Hunt deviata prodigiosamente in angolo da Buffon al 36'. E per la verità poco prima (31') anche gli azzurri potevano esibire la loro brava opportunità, ancora grazie ad un cross di Grosso stavolta sprecato da Pepe con un tocco sull'esterno della rete.Nella ripresa l'Italia si ripresentava con Palombo al posto di Pirlo. Crescevano sulla fascia destra Zambrotta e in mezzo al campo De Rossi, imperversava ancora Grosso sulla sinistra, ma dopo qualche minuto Lippi dava ulteriori chili ai suoi richiamando Pepe ed inserendo Dossena. Anche il pubblico del San Nicola faceva la sua parte, «ola» continua e Po-po-po: una bolgia. Trap intanto faceva i suoi cambi, ma l'impostazione sembrava rimanere quella: un 4-4-2 davvero scolastico, senza lampi. Invece alla mezz'ora, dopo che Iaquinta non aveva sfruttato un liscio di McShane su punizione lunga di De Rossi per il colpo del ko, l'Irlanda partiva all'attacco. Un lungo forcing che portava al 38' Buffon a salvare ancora su gran tiro di Keane. E che trovava la sua realizzazione al 42', quando su rinvio del portiere e spizzata di Folan, la palla arrivava a Keane che stavolta insaccava con un destro rasoterra di prima intenzione che lasciava il portiere azzurro di sasso. E nel convulso finale andava anche bene, perchè in area azzurra succedeva di tutto in almeno un paio di occasioni.
"SFUEI DAL FRIÛL LIBAR - IL GIORNALE DEL FRIULI LIBERO". INDIRIZZO INTERNET http://www.ilgiornaledelfriuli.net EDIZIONE ON LINE DELLA TESTATA ISCRITTA COME GIORNALE QUOTIDIANO ON LINE, A STAMPA, RADIOFONICO E TELEVISIVO NEL REGISTRO DEL TRIBUNALE DI UDINE IN DATA 8 APRILE 2009 AL N. 9/2009. Si pubblica dal 25 novembre 2008. Proprietario: Alberto di Caporiacco. Direttore responsabile: Alberto di Caporiacco. Sede di rappresentanza in Udine, piazza S. Giacomo 11/16, 2. piano.
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