
Abbiamo ricevuto (e volentieri pubblichiamo), un contributo scritto da una giovane coppia di ragazzi che ha partecipato alla famigerata, è il caso di dirlo, notte di Susans.
Il testo, scritto in un elegante italiano, offre nuovi spunti sulla vicenda.
Eccolo.
Gentile Redazione,
Vi scriviamo per prendere parte alle lamentele circa la festa di capodanno organizzata al castello di Susans a Majano e descrivervi le nostre impressioni. Siamo una coppia di giovani e preferiamo mantenere l’anonimato come hanno fatto gli altri che vi hanno scritto.
Alleghiamo il nostro commento. Se volete potete pubblicarlo tra le altre testimonianze.
Grazie per l’attenzione.
ALTRO CHE NOTTE DEI DESIDERI, NOTTE DI INCUBI!!!
Anche noi abbiamo partecipato al Capodanno organizzato al castello di Susans, attirati come tutti dall’originalità dell’evento. Abbiamo acquistato il biglietto da 50 euro, quello che si pensava potesse fornire qualche “garanzia”. In aggiunta alle altre lamentele, che condividiamo pienamente, vorremmo far notare altri particolari.
Innanzitutto, dal momento che non tutti abitano a Majano o hanno qualche difficoltà di orientamento, sarebbe stato di grande utilità mettere un cartello ben in vista (a causa anche dell’oscurità)che indicasse dove si trovasse esattamente il castello.
Sulla questione dell’orario d’inizio ambiguo è già stato detto. Noi, grazie alla mancata segnaletica, siamo arrivati circa alle 20.30 e forse è stato un bene, visto che ci siamo risparmiati un po’ di freddo che non è certo mancato dopo. In ogni caso, mentre eravamo in fila, abbiamo notato l’esistenza di una fila apposita per coloro che volevano acquistare i biglietti in loco. E questo secondo noi è andato tutto a scapito di quelli con la prevendita di 30 euro, in quanto gli avrebbero soffiato il posto. Sorge spontaneo chiedersi come gli organizzatori, sapendo il numero esatto delle prevendite, e quindi delle persone, abbiano consentito a questi di poter entrare col biglietto appena acquistato e impedito l’accesso a quelli con le prevendite a causa del sovraffollamento. Il numero dei partecipanti ce l’avevano. Il castello ha una capienza massima. E uno più uno fa due. A voi la conclusione.
Passiamo pure al capannone da sagra. In aggiunta ai commenti precedenti vorremmo sottolineare l’accalcamento della gente al cibo, stile affamati del terzo mondo. Questo non per evidenziare l’avidità tipica dell’uomo medio (da scusare visto che tutti ci aspettavamo un pasto degno di tale nome), ma piuttosto la cattiva distribuzione del cosiddetto buffet, che ha fatto uscire il lato più bestiale della gente. A parte le sedie e i tavoli inesistenti, ad un certo punto, quando erano rimasti solo gli ultimi “accalcati” che aspettavano di entrare nel castello “animati” da quel dj disgraziato che se c’era o no era uguale, il riscaldamento si è spento, e l’aria fredda entrava dai teloni semiaperti, che cominciavano a voler andarsene pure loro accompagnati dal vento.
Finalmente siamo riusciti ad entrare. Non saprei dire l’ora esatta, ma ben più grave è che non ci siamo resi conto quando è scoccata la mezzanotte. Nessun conto alla rovescia. O avevi l’orologio o eri fregato. Credo che nessuno pretendeva una scena tipo l’ultimo dell’anno su Buona Domenica con tanto di coriandoli e trenino. Bastava il countdown e magari mezzo bicchiere (neanche uno) di spumante. Questo, secondo noi, dimostra una scarsa importanza per quello che era l’evento principale, il motivo della festa: lo scoccare della mezzanotte.
Essendo noi solamente due, ci è stato facile andare al piano di sopra anche più di una volta. Ma quelli che non hanno avuto tale “privilegio” stiano tranquilli perché non si sono persi nulla. Non sappiamo se era un effetto speciale (ma chissà perché crediamo di no) il fatto che ogni tanto la luce si accendeva. Chi si è appoggiato sull’interruttore? Abbiamo voluto supporre molto ingenuamente, ma temo che piuttosto ci siamo rifiutati di credere che l’incompetenza dello staff arrivasse fino a questo punto. Naturalmente con le luci accese per dieci buoni minuti la gente smetteva di ballare e si metteva a parlare facendo finta di niente, per togliersi dall’imbarazzo di dover “ballare” sotto gli occhi di tutti. Questo momento ci ha “illuminato” sullo stato di conservazione del castello: un quadro enorme di chissà quale nobile cavaliere, che si starà rivoltando nella tomba, cominciava a mostrare i segni della sbornia. La tela era tutta ondulata, come se si fosse bagnata. Magari era già così di suo, ma questo è uno dei tanti misteri della Notte dei Desideri. Ma quello che non si trovava sicuramente nel suo stato abituale era una tenda con l’asta completamente sfasciata.
Questo è quanto. Se gli organizzatori miravano agli introiti mi sa che gli è andata male. Quello che hanno racimolato servirà a pagare i danni, rimborsare biglietti e pagare eventuali avvocati. Ma la figuraccia e il malcontento resteranno. Ora abbiamo capito perché l’hanno chiamata La Notte dei Desideri, perché tutti hanno desiderato di non esserci mai andati.
Vi scriviamo per prendere parte alle lamentele circa la festa di capodanno organizzata al castello di Susans a Majano e descrivervi le nostre impressioni. Siamo una coppia di giovani e preferiamo mantenere l’anonimato come hanno fatto gli altri che vi hanno scritto.
Alleghiamo il nostro commento. Se volete potete pubblicarlo tra le altre testimonianze.
Grazie per l’attenzione.
ALTRO CHE NOTTE DEI DESIDERI, NOTTE DI INCUBI!!!
Anche noi abbiamo partecipato al Capodanno organizzato al castello di Susans, attirati come tutti dall’originalità dell’evento. Abbiamo acquistato il biglietto da 50 euro, quello che si pensava potesse fornire qualche “garanzia”. In aggiunta alle altre lamentele, che condividiamo pienamente, vorremmo far notare altri particolari.
Innanzitutto, dal momento che non tutti abitano a Majano o hanno qualche difficoltà di orientamento, sarebbe stato di grande utilità mettere un cartello ben in vista (a causa anche dell’oscurità)che indicasse dove si trovasse esattamente il castello.
Sulla questione dell’orario d’inizio ambiguo è già stato detto. Noi, grazie alla mancata segnaletica, siamo arrivati circa alle 20.30 e forse è stato un bene, visto che ci siamo risparmiati un po’ di freddo che non è certo mancato dopo. In ogni caso, mentre eravamo in fila, abbiamo notato l’esistenza di una fila apposita per coloro che volevano acquistare i biglietti in loco. E questo secondo noi è andato tutto a scapito di quelli con la prevendita di 30 euro, in quanto gli avrebbero soffiato il posto. Sorge spontaneo chiedersi come gli organizzatori, sapendo il numero esatto delle prevendite, e quindi delle persone, abbiano consentito a questi di poter entrare col biglietto appena acquistato e impedito l’accesso a quelli con le prevendite a causa del sovraffollamento. Il numero dei partecipanti ce l’avevano. Il castello ha una capienza massima. E uno più uno fa due. A voi la conclusione.
Passiamo pure al capannone da sagra. In aggiunta ai commenti precedenti vorremmo sottolineare l’accalcamento della gente al cibo, stile affamati del terzo mondo. Questo non per evidenziare l’avidità tipica dell’uomo medio (da scusare visto che tutti ci aspettavamo un pasto degno di tale nome), ma piuttosto la cattiva distribuzione del cosiddetto buffet, che ha fatto uscire il lato più bestiale della gente. A parte le sedie e i tavoli inesistenti, ad un certo punto, quando erano rimasti solo gli ultimi “accalcati” che aspettavano di entrare nel castello “animati” da quel dj disgraziato che se c’era o no era uguale, il riscaldamento si è spento, e l’aria fredda entrava dai teloni semiaperti, che cominciavano a voler andarsene pure loro accompagnati dal vento.
Finalmente siamo riusciti ad entrare. Non saprei dire l’ora esatta, ma ben più grave è che non ci siamo resi conto quando è scoccata la mezzanotte. Nessun conto alla rovescia. O avevi l’orologio o eri fregato. Credo che nessuno pretendeva una scena tipo l’ultimo dell’anno su Buona Domenica con tanto di coriandoli e trenino. Bastava il countdown e magari mezzo bicchiere (neanche uno) di spumante. Questo, secondo noi, dimostra una scarsa importanza per quello che era l’evento principale, il motivo della festa: lo scoccare della mezzanotte.
Essendo noi solamente due, ci è stato facile andare al piano di sopra anche più di una volta. Ma quelli che non hanno avuto tale “privilegio” stiano tranquilli perché non si sono persi nulla. Non sappiamo se era un effetto speciale (ma chissà perché crediamo di no) il fatto che ogni tanto la luce si accendeva. Chi si è appoggiato sull’interruttore? Abbiamo voluto supporre molto ingenuamente, ma temo che piuttosto ci siamo rifiutati di credere che l’incompetenza dello staff arrivasse fino a questo punto. Naturalmente con le luci accese per dieci buoni minuti la gente smetteva di ballare e si metteva a parlare facendo finta di niente, per togliersi dall’imbarazzo di dover “ballare” sotto gli occhi di tutti. Questo momento ci ha “illuminato” sullo stato di conservazione del castello: un quadro enorme di chissà quale nobile cavaliere, che si starà rivoltando nella tomba, cominciava a mostrare i segni della sbornia. La tela era tutta ondulata, come se si fosse bagnata. Magari era già così di suo, ma questo è uno dei tanti misteri della Notte dei Desideri. Ma quello che non si trovava sicuramente nel suo stato abituale era una tenda con l’asta completamente sfasciata.
Questo è quanto. Se gli organizzatori miravano agli introiti mi sa che gli è andata male. Quello che hanno racimolato servirà a pagare i danni, rimborsare biglietti e pagare eventuali avvocati. Ma la figuraccia e il malcontento resteranno. Ora abbiamo capito perché l’hanno chiamata La Notte dei Desideri, perché tutti hanno desiderato di non esserci mai andati.