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lunedì 26 gennaio 2009

IL SERVIZIO. LO SCONTRO AI VERTICI DELLA MASSONERIA.



Essendoci sempre occupati, da studiosi, di massoneria, segnaliamo un pregevole servizio apparso oggi su Il Piccolo di Trieste al quale aggiungiamo un nostro commento.



LUNEDÌ, 26 GENNAIO 2009

Pagina 1 - Prima Pagina

Fratelli-coltelli, passa da Trieste la battaglia che divide i massoni

di SILVIO MARANZANA

TRIESTE Enzio Volli, decano degli avvocati triestini e tra i massimi esperti internazionali di diritto marittimo, è stato da lui nominato Gran maestro onorario ed è divenuto così uno dei «testimonial» dell’Italia massonica, Claudio Bonvecchio per anni docente di Scienze politiche all’ateneo triestino e oggi oratore del Consiglio dell’Ordine del Goi, lo difende a spada tratta su «Erasmo notizie», bollettino d’informazione del Grande Oriente d’Italia.Passa per Trieste la feroce battaglia mediatica con cui i massoni italiani si stanno scannando riguardo alla terza ricandidatura di Gustavo Raffi, l’avvocato di Rimini già appellato Papa-Re, al vertice della prima obbedienza massonica italiana al cui vertice si è insediato nell’ormai lontano 1999. Già prima lo accusavano di essere di sinistra, ora i suoi detrattori sono usciti massicciamente allo scoperto per impedire la sua rielezione e sul sito www.grandeoriente-libero.com lo tacciano di tutto, addirittura di stalinismo.«Non fosse per il fatto che dieci anni sembrano tanti, forse troppi - dice Renzo Sagues, triestino amministratore di stabili, presidente del Collegio dei Maestri venerabili del Friuli Venezia Giulia - Raffi da Trieste avrebbe la grande maggioranza dei voti». Nel tempio di corso Saba l’urna che verrà aperta il primo marzo potrebbe però presentare al suo interno qualche sorpresa, ma solo per il fatto che quindici anni da Gran Maestro a molti sembrano realmente un’enormità. Dei 210 «fratelli» del Goi in Friuli Venezia Giulia (120 solo a Trieste), voteranno all’incirca 150, quanti cioè hanno già raggiunto il terzo grado, quello di maestro. Gli altri cinquanta sono ancora ai primi due gradini: apprendisti o compagni. Rispetto ad altre regioni che hanno un numero di «muratori» molto superiore, si tratterà di un pacchetto di voti esiguo, difficilmente in grado di far pendere il piatto della bilancia da una parte piuttosto che dall’altra.Che sia legalmente possibile ricandidarsi per un terzo mandato, con altri cinque anni sullo scranno principe, Raffi se l’è fatto certificare con un dotto parere giuridico espresso da un pool di superesperti di cui logicamente faceva parte anche Volli. Molti massoni triestini sostengono che la città gli deve molto. Del resto il suo legame con Trieste Raffi l’ha esplicitato già quattro mesi dopo la sua elezione, nel luglio 1999, presentandosi alle logge locali e facendosi fotografare in piazza Unità in jeans, ray-ban e senza cravatta.Per concludere musicalmente le celebrazioni massoniche del settembre di quell’anno stava pensando, anziché al «solito» Mozart, a Vasco Rossi. Poi in qualche modo lo costrinsero a «ripiegare» su Paolo Conte. «La massoneria ha snobbato la New Age: è stato un grave errore», fu una delle sue prime dichiarazioni. Da Gran Maestro la sua prima decisione fu invece quella di annullare il Piano massonico di accoglienza per i pellegrini del Giubileo già preparato dal suo predecessore, Virgilio Gaito. Secondo lui la massoneria non è mai abbastanza anticlericale.I candidati alla carica di Gran maestro sono, oltre a Raffi, il romano Mario Di Luca, il torinese Giorgio Losano, il milanese Antonio Catanese. Gli avversari di Raffi considerano quella di Catanese, attuale Gran Tesoriere del Goi, una lista civetta presentata da un «compagno di merende» di Raffi. L’attuale Gran Maestro è stato accusato tra l’altro di essersi fatto aumentare, già al momento della sua elezione, l’indennità da 185 a 250 milioni di lire all’anno (tale è rimasta oggi anche se in euro) e di godere di anacronistici privilegi quali carte di credito oro, cuoca personale, arredi lussuosi. «Pago il coraggio - commenta Raffi - con cui mi sono opposto al ritorno del passato che significa anche P2». Se vinceranno i suoi avversari torneranno a prevalere nel Goi le linee della tradizione e della riservatezza e difficilmente ad aprile il Tempio triestino tornerà ad aprirsi alla cittadinanza.

«Alpi Giulie», «Oberdan», «Nazario Sauro», «Garibaldi», «Italia», «Ars Regia»: sono le sei logge triestine del Grande Oriente d’Italia. Si radunano tutte nel Tempio di corso Saba 20, inaugurato dallo stesso Raffi nel settembre 2002. Nella grande Sala delle adunanze vi sono i simboli della «muratoria»: la pietra grezza e il maglietto, la Bibbia con la squadra e il compasso, il candeliere a sette braccia, la scacchiera bianconera sul pavimento e l’occhio del Grande architetto dell’universo. Il Maestro Venerabile, il Primo Sorvegliante, il Secondo Sorvegliante, l’Oratore, il Segretario, il Maestro delle cerimonie, il Primo Diacono, il Secondo Diacono, il Copritore Interno hanno scranni privilegiati nel Tempio.«Ad aprile - annuncia Renzo Sagues, presidente del Collegio dei Maestri venerabili del Friuli Venezia Giulia - apriremo il Tempio al pubblico e organizzeremo visite guidate per i cittadini nel nome della trasparenza perseguita proprio da Raffi». «Verrà presto il giorno che distribuiremo i nomi degli affiliati ai giornali», aveva anche annunciato Raffi. Quel giorno però non è ancora arrivato. A Trieste la Loggia Italia sembra quella che raccoglie personaggi cittadini particolarmente in vista, specialmente del mondo imprenditoriale, nell’Ars Regia è nata per ultima con connotazione più intelletuale oggi però già edulcorata. Trieste in regione fa la parte del leone. Nelle altre tre province infatti sono cinque in tutte le logge: 3 a Udine, una a Gorizia e una a San Vito al Tagliamento.Triestino è anche uno degli uomini che hanno fatto la storia della massoneria italiana, Manlio Cecovini. Secondo l’analisi fatta da alcuni ambienti cattolici tra gli anni Settanta e Ottanta la massoneria sarebbe scesa direttamente in campo per bloccare progetti di «distensione internazionale». A capo un quartetto: Manlio Cecovini, Deo Rossi, Gabrio Hermet e Marino Bolaffio. I primi due divennero anche sindaci di Trieste.Poi, soprattutto con Raffi, il vento è cambiato: Enzio Volli, Gran maestro onorario è di estrazione repubblicana come il Gran Maestro, ma è stato anche candidato alle elezioni per i Democratici di sinistra. Trieste è diventato il fulcro dell’iniziativa Fraternitas sine limitibus e alcuni riti vengono fatti congiuntamente tra «muratori» italiani, sloveni e austriaci. «Tra i nostri ranghi vi sono certo numerosi professionisti - dice Sagues - ma anche impiegati e, ad esempio, dipendenti del porto. Le nostre idee politiche coprono quasi tutti i partiti: da Alleanza nazionale a Rifondazione comunista. Personalmente ammiro molto l’assessore provinciale di Rifondazione, Denis Visioli. (s.m.)
Da un lato è apprezzabile che la massoneria si sforzi di essere 'trasparente', dall'altro non è ancora chiara la portata dei suoi intrecci con i poteri politici ed economici in questa regione.
Basti ricordare che il compianto Adalberto Valduga, presidente dell'associazione industriali della Regione Friuli Venezia Giulia e già presidente della camera di commercio di Udine per tacere di altre importanti cariche, era iscritto alla massoneria, tant'è che il suo nome fu portato alla luce allorquando la commissione d'inchiesta presieduta da Tina Anselmi, indagando sulla loggia P2 (Licio Gelli) acquisì una marea di documenti, tra cui quelli di logge massoniche del Friuli-Venezia Giulia.
Tanto per dire le cose come stanno è evidente che in tutti i consessi, a partire dal consiglio regionale, siedono persone 'gradite ai massoni' o addirittura 'sponsorizzate' o 'candidate in quota massoneria'. Sarebbe gradevole che si dichiarassero.

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