In occasione delle elezioni politiche del 2008, Di Pietro entra in coalizione con il Partito Democratico. Il suo partito ottiene il 4,4% alla Camera dei Deputati e il 4,3% al Senato raddoppiando i suoi voti; l'ex magistrato sceglie di essere eletto nel natìo Molise, dove aveva raggiunto il miglior risultato in Italia, superando persino il Partito Democratico.
Alcune prese di posizione del Di Pietro politico
Di Pietro si schiera insieme a Casini ed a tutta la Casa delle Libertà contro la rimozione del capo della polizia De Gennaro, responsabile della polizia in carica durante le violenze del G8, adducendo come motivazione "non tanto il gesto ma le modalità di esecuzione", ritenendo preferibile che non venisse prontamente allontanato, troppo veementemente, un capo della polizia indagato per istigazione alla falsa testimonianza, allontanamento che Di Pietro definisce "una vendetta della sinistra massimalista". Altri membri del suo partito in tale occasione si sono augurati che a De Gennaro venissero affidati altri prestigiosi incarichi, cosa puntualmente accaduta, con la nomina a capo del gabinetto da parte di Amato.
Di Pietro dichiara di opporsi alla riforma sulle intercettazioni che, a suo dire, avrebbe come obiettivo l'imbavagliamento dei giornalisti e la limitazione dei poteri della magistratura.
L'ex magistrato sostiene le ragioni di Europa 7, che da tempo cerca ottenere le frequenze per trasmettere, situazione per la quale lo Stato Italiano ha ricevuto comunicazione di costituzione in mora da parte della Comunità europea in data 19 luglio 2006 [2005/5086 C(2006) 3321].
In seguito alla condanna in primo grado di Salvatore Cuffaro per favoreggiamento semplice, ha scritto al Presidente del Consiglio, Romano Prodi, chiedendo la sospensione di diritto di Cuffaro, ai sensi della legge 19 marzo 1990, n. 55.
(6-continua)
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