
(tratto da Messaggero Veneto, ed. Pordenone, 26.11.2008)
STORICA SVOLTA A PORDENONE
di ENRI LISETTO Carcere, si va verso l’atto estremo, la possibile ordinanza di chiusura entro l’anno. Sarà così, però, solo se sarà sancita l’assenza dei requisiti igienico-sanitari minimi. E per verificare se sussistano, il sindaco, Sergio Bolzonello, ieri ha firmato il decreto con il quale, in 13 pagine, dispone l’invio degli ispettori per gli accertamenti «sulla situazione igienico-sanitaria e strutturale dell’edificio» di piazza della Motta. Il primo cittadino ha incaricato l’Azienda sanitaria di effettuare quattro verifiche. La prima, appunto, sulle «condizioni di legge minime per mantenere la destinazione a casa circondariale» del castello e, se così sarà, «per accertare quali sono gli eventuali interventi necessari di adeguamento». Seconda disposizione: le verifiche vanno effettuate entro 15 giorni. La terza: il sindaco, «autorità sanitaria locale», vuole una relazione dall’Azienda sanitaria, che risponda a due domande: se la struttura è in possesso dei requisiti minimi per continuare a essere destinata a casa circondariale e, in caso affermativo, quali «inconvenienti» è necessario eliminare «senza chiudere la struttura» e in quanto tempo. La quarta: gli uffici dell’Azienda sanitaria devono verificare se permangono le situazioni segnalate da Ennio Gallo (all’epoca responsabile del Settore igiene pubblica dell’Ass) quando, nel 1984, auspicava «lo spostamento degli ospiti in altro stabile», e nel 1988 e nel 1989 definiva il castello una «struttura obsoleta e chiaramente inadeguata a ospitare delle persone»; ancora le situazioni segnalate dal giudice di sorveglianza al pretore nel 1988 («gravi carenze sotto l’aspetto igienico-sanitario e sotto l’aspetto dell’igiene del lavoro») e, ultima, la segnalazione del presidente del tribunale del 2001: «La situazione della casa circondariale è precaria sotto il profilo igienico-sanitario e inadeguata all’attuazione dell’ordinamento giudiziario». Da qui il decreto alle autorità competenti, seguito a una telefonata al deputato Manlio Contento che, da anni, segue il travagliato iter dei finanziamenti. Il sindaco, spiega Contento, «può chiudere il carcere per ragioni igienico-sanitarie, con provvedimento effettivo e motivato. Ma da quanto so il carcere ha sempre ottemperato alle richieste dell’Azienda sanitaria adeguandosi». Un carcere che “scoppia”: 50 agenti di polizia penitenziaria anziché 60, 53 detenuti previsti in 14 celle da 6-7 posti ciascuna, 68 gli ospiti “tollerati”, 74 quelli presenti ieri (di cui il 65% stranieri) nei circuiti “detenuti comuni” (una ventina) e dei “protetti” (i rimanenti 50, condannati per reati a sfondo sessuale o collaboratori di giustizia, convogliati a Pordenone da tutto il Triveneto). Intanto alla Camera l’iter per i fondi destinati alle strutture carcerarie è fermo e la città attende di recuperare i fondi che a suo tempo le spettavano.
di ENRI LISETTO Carcere, si va verso l’atto estremo, la possibile ordinanza di chiusura entro l’anno. Sarà così, però, solo se sarà sancita l’assenza dei requisiti igienico-sanitari minimi. E per verificare se sussistano, il sindaco, Sergio Bolzonello, ieri ha firmato il decreto con il quale, in 13 pagine, dispone l’invio degli ispettori per gli accertamenti «sulla situazione igienico-sanitaria e strutturale dell’edificio» di piazza della Motta. Il primo cittadino ha incaricato l’Azienda sanitaria di effettuare quattro verifiche. La prima, appunto, sulle «condizioni di legge minime per mantenere la destinazione a casa circondariale» del castello e, se così sarà, «per accertare quali sono gli eventuali interventi necessari di adeguamento». Seconda disposizione: le verifiche vanno effettuate entro 15 giorni. La terza: il sindaco, «autorità sanitaria locale», vuole una relazione dall’Azienda sanitaria, che risponda a due domande: se la struttura è in possesso dei requisiti minimi per continuare a essere destinata a casa circondariale e, in caso affermativo, quali «inconvenienti» è necessario eliminare «senza chiudere la struttura» e in quanto tempo. La quarta: gli uffici dell’Azienda sanitaria devono verificare se permangono le situazioni segnalate da Ennio Gallo (all’epoca responsabile del Settore igiene pubblica dell’Ass) quando, nel 1984, auspicava «lo spostamento degli ospiti in altro stabile», e nel 1988 e nel 1989 definiva il castello una «struttura obsoleta e chiaramente inadeguata a ospitare delle persone»; ancora le situazioni segnalate dal giudice di sorveglianza al pretore nel 1988 («gravi carenze sotto l’aspetto igienico-sanitario e sotto l’aspetto dell’igiene del lavoro») e, ultima, la segnalazione del presidente del tribunale del 2001: «La situazione della casa circondariale è precaria sotto il profilo igienico-sanitario e inadeguata all’attuazione dell’ordinamento giudiziario». Da qui il decreto alle autorità competenti, seguito a una telefonata al deputato Manlio Contento che, da anni, segue il travagliato iter dei finanziamenti. Il sindaco, spiega Contento, «può chiudere il carcere per ragioni igienico-sanitarie, con provvedimento effettivo e motivato. Ma da quanto so il carcere ha sempre ottemperato alle richieste dell’Azienda sanitaria adeguandosi». Un carcere che “scoppia”: 50 agenti di polizia penitenziaria anziché 60, 53 detenuti previsti in 14 celle da 6-7 posti ciascuna, 68 gli ospiti “tollerati”, 74 quelli presenti ieri (di cui il 65% stranieri) nei circuiti “detenuti comuni” (una ventina) e dei “protetti” (i rimanenti 50, condannati per reati a sfondo sessuale o collaboratori di giustizia, convogliati a Pordenone da tutto il Triveneto). Intanto alla Camera l’iter per i fondi destinati alle strutture carcerarie è fermo e la città attende di recuperare i fondi che a suo tempo le spettavano.
Nessun commento:
Posta un commento