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mercoledì 10 dicembre 2008

IL COMMENTO. RIGURGITO GUZZANTI.




Il Messaggero Veneto oggi pubblica ben 4 lettere al direttore sulla querelle Guzzanti.


A scoppio ritardato.


Trattasi di rigurgito redazionale? (Lettere accumulate che ora risultano... sgorgate?)


Del resto il quotidiano udinese è specialista in ingorghi...




LETTERA UNO
MERCOLEDÌ, 10 DICEMBRE 2008

Pagina 19 - Udine

GUZZANTI-STRASSOLDO/1

La verità è che non volevano farmi parlare




Mi ero impegnato con certe autorità a non rilanciare sulla stampa, ma con la lettera del 6 dicembre lo studente Andrea Simone Lerussi tenta un’operazione di grave disinformazione, che non può passare liscia. Tace il piccolo particolare che secondo la Guzzanti avrei potuto parlare, come qualsiasi altro studente, alla fine del suo discorso, «se mi avessero permesso di parlare». Date le invettive «fuori!» che la platea stava urlando da un quarto d’ora e data la mia notoria radicale opposizione allo spettacolo, era ovvio che la platea non mi avrebbero permesso di spiegare le mie ragioni con tutta la calma e il tempo di cui avevo bisogno. Ma l’elemento di controinformazione più grave è scrivere che mi sia stato offerto ripetutamente di intervenire. Gran parte delle discussioni che si sono viste (ma non sentite in audio) dietro il palco tra me e la mezza dozzina di persone che mi tenevano fisicamente lontano dal microfono verteva sulla mia richiesta di poter parlare (chiedevo 10-15 minuti) prima della Guzzanti e sul fermo diniego delle controparti. Una delle loro argomentazioni è che avevo già parlato ai media; ma io insistevo che i media non mi interessavano, volevo parlare con gli studenti. Questa è la verità, come potrà testimoniare chi udiva. Lerussi dice il falso. Potremo confrontarci nelle opportune sedi.Su altri particolari avrei qualcosa da eccepire. Che io abbia “strappato” il microfono a chicchessia è questione di semantica. Come mostrano le immagini, non ho esercitato né forza né energia né violenza; una volta ho semplicemente “preso” il microfono. Altri lo hanno “strappato” a me, come si può ben vedere nei video e nelle foto. Che quel pomeriggio non si sia mostrata buona educazione sono d’accordo, ma non da parte mia. Lerussi non riporta gli insulti («fascista», «indegno», «comico», «esibizionista», «energumeno» ecc.) che la signora Guzzanti ha lanciato contro la mia persona, a essa perfettamente sconosciuta; parole certamente passibili di querela. Io non ho pronunciato alcuna parola ineducata a chicchessia. Anche qui faccio appello agli audio e ai video. Lerussi non capisce o finge di non capire il senso del mio intervento. Io volevo comunicare, con il massimo clamore possibile, la mia indignazione per quello spettacolo, in quel luogo e in quelle circostanze (solo tre ore prima avevo avuto conferma che lo spettacolo si sarebbe tenuto) non potevo comportarmi altro che in quel modo. È ovvio che esprimere alla fine la mia contrarietà a quel che sarebbe comunque avvenuto non avrebbe avuto alcun effetto.Lerussi si mostra indignato perché io, in quel mio intervento, non ero legittimato da norme e regolamenti. E bravo, il giovane d’ordine. Ma forse non sa che al di sopra delle norme e dei regolamenti vi sono quelle cosine chiamate i sentimenti, la coscienza, i valori. Quando si sente che il potere sta tutto dalla parte opposta, per testimoniare i propri valori (cose diverse dall’opinione) può essere necessario rompere l’ordine, costi quel che costi. Vi sono momenti in cui ci si sente violati nei propri valori più profondi e si reagisce come si può. E non mancano precedenti, anche nella storia dei movimenti studenteschi, di rotture di situazioni, azioni dimostrative esemplari e simili. Io ho imparato qualcosa, nel Sessantotto. A Trento, la rivoluzione studentesca si è iniziata con l’interruzione di un quaresimale nel duomo. Io voluto interrompere una profanazione di un luogo consacrato a quel che credo sia la missione – i fini, i valori più alti – dell’università. Se Lerussi mi inviterà a qualche riunione in cui potrò spiegare queste e tante altre cose, ci andrò volentieri.


Raimondo Strassoldo








LETTERA DUE

MERCOLEDÌ, 10 DICEMBRE 2008

Pagina 19 - Udine

GUZZANTI-STRASSOLDO/2

Nessuno gli impediva di esprimere dissenso




Come studenti autoconvocati dell’università di Udine vogliamo rispondere alle lettere delle signore Silvia Tortolo Schirra e Giovanna Comino, riportando il reale stato dei fatti rispetto a quanto avvenuto all’incontro degli universitari con Sabina Guzzanti, in quanto ci pare che molte persone ne abbiano avuta una percezione errata. Chiunque sia stato presente all’evento può confermare che al professor Strassoldo non è stato in alcun modo impedito di esprimere il proprio dissenso civilmente. Il suo obiettivo era però ben diverso: egli stesso ha annunciato di voler impedire che l’incontro avvenisse, ricattando il rettore, facendo ostruzionismo fisico, strappando il microfono di mano allo studente che avrebbe dovuto presentare. Tutto ciò è ampiamente documentato sui video girati in presa diretta e disponibili su Youtube.Se il professor Raimondo Strassoldo avesse solo voluto esprimere la propria opinione, lo avrebbe sicuramente potuto fare, rispettando però le basilari regole di qualunque dibattito. Invece il professor Strassoldo ha deciso di fare occupazione, dimostrando così nei fatti di essere per ora l’unico vero facinoroso. Gridare «Fuori, fuori!» di fronte alla violenza del professor Strassoldo è stato l’unico modo di difendere, con la sola forza della voce, il nostro profondo senso civile.Fortunatamente, il preside di Lettere professor Tabarroni si è, nell’ambito dell’incontro stesso, scusato davanti alla signora Guzzanti e a tutto il pubblico a nome dell’università. Non facendo altro che permetterci di esercitare i diritti previsti dalla nostra Costituzione, il rettore Compagno ci ha concesso uno spazio per incontrare la signora Guzzanti, anche nella convinzione che l’università non sia solo un luogo dove acquisire nozioni e competenze, ma pure una palestra in cui diventare cittadini, ossia esercitare la propria intelligenza critica nei confronti di tutti.Sabina Guzzanti, lungi dal dispensare «insulti di bassa lega», ha semplicemente offerto degli spunti di riflessione su università, informazione e classe politica nel nostro paese. Troviamo offensiva l’insinuazione secondo la quale i partecipanti all’incontro non sarebbero in grado di giudicare con la propria testa e che quindi avrebbero bisogno di un moderatore o censore di sorta.Tra i nostri valori comuni basilari intendiamo la libertà di espressione come la possibilità di chiunque di dire la propria opinione nei limiti della legalità, lasciando poi che ognuno decida in autonomia cosa pensare. Noi difendiamo la libertà di parola dentro e fuori l’università, come dimostrano le nostre iniziative, aperte a tutti e organizzate all’insegna del confronto. Invitiamo chi ci critica a partecipare e a conoscerci di persona e non tramite qualche immagine vista in televisione.


Gaia Baracetti a nome degli studenti autoconvocati dell’università diUdine







LETTERA TRE




MERCOLEDÌ, 10 DICEMBRE 2008

Pagina 19 - Udine

GUZZANTI-STRASSOLDO/3

I comizi si fanno nelle piazze




Con una lettera al Messaggero Veneto, un rappresentante degli studenti universitari di Udine (Andrea Lerussi) censura il comportamento del professor Strassoldo, per i fatti ormai noti, in quanto «non si sa bene in base a quali regole o norme questi pretende che un evento (autorizzato) non si svolga».Glielo spiego io, che 40 anni fa, da universitario più maturo in quanto lavoratore, avevo già le idee chiare: in base al principio che i comizi si fanno nelle piazze, nei cinema o nelle sale congressi degli hotel sempre e solo a spese proprie o del partito. Se questo rappresentante degli studenti, una volta terminata l’università, non avrà ancora capito questo, da grande rappresenterà solo se stesso...


Osvaldo Guerra Udine






LETTERA QUATTRO





MERCOLEDÌ, 10 DICEMBRE 2008

Pagina 19 - Udine

GUZZANTI-STRASSOLDO/4

Non cercate colpevoli tra gli studenti




Premetto, non ho visto il servizio su Telefriuli di cui parla la signora Tortolo nella sua lettera, servizio in cui venivano mostrate scene della contestazione da parte del professor Strassoldo verso l’intervento di Sabina Guzzanti all’università di Udine e successiva reazione degli studenti (e no) presenti. Ma vuole il caso che io fossi lì quando i fatti sono avvenuti. E ho visto una persona che, prima che cominciasse l’intervento regolarmente autorizzato della signora Guzzanti, si recava verso il microfono dichiarando la sua avversione all’avvenimento e la sua intenzione di impedirlo. Minaccia che non rientrava nemmeno dopo aver saputo che avrebbe potuto prendere regolarmente la parola come tutti, nello spazio apposito della discussione. All’arrivo della signora Guzzanti le minacce venivano messe in atto, con tentativi continui di strappare il microfono di mano alla persona che doveva parlare, con momenti in cui si è arrivati allo scontro fisico. Da cui l’allontanamento forzato di questa persona da parte dei suoi stessi colleghi e del personale di sicurezza della sala. Per cui mi auguro che le valutazioni molto pesanti che la signora Tortolo fa nella sua lettera verso il comportamento tenuto dagli studenti in questa occasione siano dovuti solo a una visione frettolosa di un servizio probabilmente troppo sommario. Mi sembra infatti abbastanza chiaro che se quel pomeriggio i principi del confronto democratico sono stati messi in crisi, i colpevoli non siano da ricercare tra gli studenti. A meno che, naturalmente, non si consideri atto di dissenso democratico operare la censura verso chi non la pensa allo stesso modo usando sistemi coercitivi. Spero che in questo nostro sfortunato paese non si sia ancora giunti a giustificare questo. Perché oltre c’è il baratro.


Michele Gardini Tavagnacco

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