
(5a parte - le precedenti sono state pubblicate il 29, 30, 31 dicembre e 2 gennaio)
Nel luglio del 2006 scoppia una polemica all'interno della coalizione di governo che vede protagonista Di Pietro e il suo partito, contrari all'approvazione di una parte del provvedimento di indulto sostenuto, invece, in maniera trasversale da esponenti e partiti di entrambi gli schieramenti, esclusa la Lega Nord Padania, il Partito dei Comunisti Italiani (astenutosi perché contrario all'inserimento del voto di scambio tra i reati condonati) e gran parte di Alleanza Nazionale.
Si riteneva che tale indulto avrebbe avuto effetti su circa 12 mila carcerati, in seguito rivelatisi più di 20 mila. Di Pietro manifesta davanti a Palazzo Madama prima dell'approvazione del provvedimento al Senato, insieme alla Lega Nord, anch'essa contraria. La richiesta avanzata da Di Pietro, ma non accolta, è quella di escludere dall'indulto i reati finanziari, societari e di corruzione, anche in risposta ai recenti scandali come Bancopoli. Al contrario della Lega Nord, Di Pietro si è dichiarato a malincuore favorevole all'indulto come mezzo per svuotare le carceri per gli altri reati ma solo dopo un cambiamento della riforma Castelli "prima la riforma e poi l'indulto", secondo il programma dell'Ulivo.
Di Pietro pubblica sul suo sito web personale i nomi dei deputati che hanno votato a favore dell'indulto.
Afferma Di Pietro:
« È sconcertante, davvero sconcertante, vedere l'Unione rinnegare nei fatti, con questo indulto, il programma che ha presentato ai cittadini e per cui è stata eletta. Il cittadino conta meno di zero, non può scegliere i suoi rappresentanti (con riferimento alla legge elettorale senza preferenze, ndr) e neppure vedere rispettato il programma di governo. A cosa serve l'istituzione parlamentare oggi? Quanto è lontana dagli elettori? È una domanda che noi politici dobbiamo farci e alla quale è necessario dare presto delle risposte. »
Si riteneva che tale indulto avrebbe avuto effetti su circa 12 mila carcerati, in seguito rivelatisi più di 20 mila. Di Pietro manifesta davanti a Palazzo Madama prima dell'approvazione del provvedimento al Senato, insieme alla Lega Nord, anch'essa contraria. La richiesta avanzata da Di Pietro, ma non accolta, è quella di escludere dall'indulto i reati finanziari, societari e di corruzione, anche in risposta ai recenti scandali come Bancopoli. Al contrario della Lega Nord, Di Pietro si è dichiarato a malincuore favorevole all'indulto come mezzo per svuotare le carceri per gli altri reati ma solo dopo un cambiamento della riforma Castelli "prima la riforma e poi l'indulto", secondo il programma dell'Ulivo.
Di Pietro pubblica sul suo sito web personale i nomi dei deputati che hanno votato a favore dell'indulto.
Afferma Di Pietro:
« È sconcertante, davvero sconcertante, vedere l'Unione rinnegare nei fatti, con questo indulto, il programma che ha presentato ai cittadini e per cui è stata eletta. Il cittadino conta meno di zero, non può scegliere i suoi rappresentanti (con riferimento alla legge elettorale senza preferenze, ndr) e neppure vedere rispettato il programma di governo. A cosa serve l'istituzione parlamentare oggi? Quanto è lontana dagli elettori? È una domanda che noi politici dobbiamo farci e alla quale è necessario dare presto delle risposte. »
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