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martedì 20 gennaio 2009

SPECIALE MALAGIUSTIZIA. IL CASO UNABOMBER. ZORNITTA, MARTIRE MODERNO VITTIMA DELLA PROCURA DI TRIESTE (6. parte)


(6a parte)
Ripercorriamo gli articoli comparsi sulla stampa locale per cercare di comprendere come fu tentata la manovra di 'accerchiamento' nei confronti di Elvo Zornitta, manovra poi trasformatasi in un boomerang per la Procura di Trieste.
Ecco quanto riportava Il Piccolo il 9 settembre 2006

Unabomber, tra gli indizi una fialetta
VENEZIA Non è stata una riunione facile ieri quella tra i procuratori generali Ennio Fortuna di Venezia e Beniamino Deidda di Trieste, quelli della Repubblica di Venezia e Trieste, il veneziano Luca Marini, prossimo al trasferimento al tribunale civile, e il triestino Pietro Montrone, il procuratore Antimafia Pace, e gli investigatori. Riunione svoltasi alla Procura generale della Repubblica di Venezia, e non a Mestre come anticipato da giorni.Ad ammettere la complessità del vertice è stato, seppur indirettamente, lo stesso procuratore generale lagunare Ennio Fortuna, al termine dell'incontro durato ben tre ore: «Una riunione complessa che richiede a breve un nuovo incontro». Il tempo non è stato sufficiente per mettere sul tappeto tutti i problemi e fare il punto sullo stato delle indagini.C'era innanzittutto da ritrovare una linea comune per quanto riguarda l'ingegnere di Azzano Decimo Elvo Zornitta, quello che per ora risulta essere il principale sospettato almeno per alcune delle azioni del bombarolo veneto-friulano. In mano degli investigatori del pool che lavorano nell'aula bunker di Mestre due indizi importanti, pesanti: una fialetta per aromi da dolci, lo stesso tipo di quelle che ultimamente sono state utilizzate da Unabomber per contenere la nitroglicerina da inserire nei piccoli oggetti usati come trappole, trovata nell'abitazione dell'ingegnere; come del resto, la forbice che, secondo la consulenza tecnica eseguita con un nuovo metodo, tecnologicamente avanzato ma non ancora collaudato dalla giurisprudenza italiana, è stata utilizzata per tagliare un lamierino inserito nell'ordigno infilato sotto la sella della bicicletta di Portogruaro. Linea comune perché per alcune settimane c'é stata tensione tra magistrati e tra alcuni di loro e gli investigatori: c'era chi voleva arrestare subito l'ingegnere e chi riteneva meglio attendere e raccogliere altri indizi.«Le indagini hanno aspetti più chiari, altri meno, per questo dobbiamo incontraci ancora, tra una ventina di giorni: abbiamo fatto dei passi avanti» - ha concluso Fortuna.Sempre ieri una perquisizione nella sede della «Nuova Venezia» nell’ambito delle indagini. L'Unione nazionale cronisti esprime solidarietà al collega Ugo Dinello della «Nuova Venezia».
(6-continua)

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