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mercoledì 11 febbraio 2009

MULTICULTURALITA'? O CENTRALITA' DELLA PERSONA NEL RISPETTO DELLA SACRALITA' DELLA VITA? (ARTICOLO di VINCENZO TANZI)



Il termine multiculturalismo, risale alla metà degli anni Ottanta. Progressivamente affermato dapprima negli Stati Uniti e poi in Europa, quando la questione della differenza ha cominciato a farsi strada nella società e nel pensiero Occidentale. In parallelo viaggiavano cambiamenti importanti come: la contestazione della cultura tradizionale, nascita dei movimenti sociali che si sono fatti portabandiera di stili di vita alternativi, rivendicazioni etniche e nazionalistiche, intensificazione dei fenomeni migratori, globalizzazione. Tutti questi fattori hanno messo in crisi la stabilità, l'omogeneità, l'universalità della struttura e delle rappresentazioni della società. Si è verificato, insomma, un passaggio dall'unicità alla differenza e ne è derivato un insieme di problematiche politiche e speculative che sono tuttora aperte. Il concetto di multiculturalismo dipende palesemente da quello di cultura e risente della fatica di definire il secondo con precisione e certezza. Tale difficoltà nasce dalla complessità che il fenomeno stesso presenta. La cultura non è un oggetto circoscrivibile e misurabile con esattezza e nemmeno si può costruirne un tipo ideale. In generale, la cultura è una mediazione simbolica tra il soggetto e il suo contesto sociale, in altre parole è l'insieme dei significati dei quali l'individuo si avvale per attribuire un senso al mondo e per orientare i propri comportamenti. In primo luogo è bene sottolineare che ogni cultura in se per stessa è multiculturale perché in essa sono riscontrabili sedimenti provenienti da luoghi e da popoli diversi. Ad esempio, il cristianesimo è un elemento dell’identità italiana ed europea, e le sue radici portano nel Vicino Oriente, un’area abitata da una popolazione prevalentemente semitica. In secondo luogo, con il termine multiculturalismo possiamo indicare la coabitazione tra diversi gruppi linguistici, culturali, religiosi che vivono nel medesimo spazio territoriale. In terzo luogo, ogni società è multiculturale anche perché coesistono diversi sistemi valoriali. Ma se da un lato c’è questo problema/fenomeno che investe tutte le società mondiali, dall’altra parte viviamo un fenomeno altrettanto importante inteso come la ricerca di un qualcuno che vede nello scadimento dell’identità sia essa di un popolo o di una nazione, la soluzione ai problemi e nello stesso tempo, tenta di minacciarla ed oscurarla per la singola libertà del proprio culto. Temi molto forti ed attualissimi che si intrecciano con ampi dibattici sempre più frequenti, investigando sulla dimensione del problema. Quindi, quale significato ha per noi il termine multiculturalismo? Qual è la giusta strada da percorrere verso il pluralismo liberale proprio delle società aperte? Prendiamo ad esempio l’Olanda patria della libertà e del multiculturalismo più avanzato ed evoluto, ci accorgiamo che il sistema è in profonda crisi. Alla stessa stregua la società londinese, cosmopolita per eccellenza ogni giorno affronta le diverse sollecitazioni che provengo dal proprio interno. La globalizzazione significa anche questo, e spesso l’ideologia dell’odio riesce a radicarsi anche in contesti non tradizionali, capace di far leva su motivazioni che in Europa e in Occidente fanno riferimento principalmente alla crisi d’identità, o meglio ad una schizofrenia identitaria. Il multiculturalismo italiano, se così vogliamo chiamarlo, non ha stereotipi ed ha come base modelli di vita quotidiana in continua evoluzione. Già a partire dalla fine degli anni ottanta la nostra società ha iniziato ad avere iniezioni di massa fatte da culture e di popoli con religioni e stili di vita diversi, ma solo negli ultimi tempi ci stiamo accorgendo che questo fenomeno comincia a prendere piede a causa della crescita esponenziale degli immigrati in Italia. In tale contesto viviamo due situazioni una opposta all’altra. Da una parte ci sono immigrati che hanno concepito il vivere insieme, hanno metabolizzato il nostro stile di vita, la nostra cultura e la società improntata su uno stile liberale, e quindi si sono integrati senza problemi pur professando il loro culto. Dall’altra parte ci sono gli immigrati, forti dal tanto chiacchierare e delle continue devianze, che si compattano ad uno stile comune rifiutando la cultura, gli usi e costumi del Paese ospitante. Sono quest’ultimi che sempre più assomigliano a mine vaganti alla ricerca dello scontro ambendo ad innescare nel nostro tessuto socio-culturale, religioso, politico ed economico il loro credo nella speranza di soffocare quelli che sono i principi fondamentali di uno Stato. Così facendo viene meno quello che è la sacralità della vita e la dignità delle persone. Diritti inalienabili, traguardi comuni a cui si deve tendere, partendo da una corretta conoscenza della realtà, attraverso un piano serio dell’istruzione. Bisogna conoscere studiando, perché solo così avremo chiari i nostri valori e dell’identità collettiva, in grado di leggere passato, presente e futuro. Passa attraverso queste fasi la pace vera dove l’origine di tutto sta nella riscoperta e nell’affermazione della centralità della persona, della sacralità della vita e nella libertà di ogni individuo.
VINCENZO TANZI

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