
Il papà con un balzo saltò sul piccolo aereo che stava rullando sulla pista, giusto in tempo per sfuggire alla torma di bracconieri che ci stava inseguendo.
Io stavo saldamente avvinghiato con una pinna al suo collo. Benché appena nato, avevo forze sufficienti per cominciare in qualche modo a badare a me stesso.
Fu con grande stupore che sentii gli uomini presenti in quell'aereo, tutti turisti, rivolgersi in malo modo al papà, accusandolo di avere preso un cucciolo di foca come souvenir.
Il papà si difese, affermando - com'era vero - di avermi strappato a sicura morte dalle mani dei bracconieri.
Quando una signora continuò a inveire contro di lui, dicendo che quel povero cucciolo portato in Italia si sarebbe trovato completamente estraneo al proprio ambiente naturale decisi di dover difendere il mio papà.
Mi accorsi, incredibilmente, di saper parlare in un perfetto italiano, nonostante un po' di accento, in particolari le vocali E piuttosto aperte.
E parlai, tra lo stupore generale.
"Non è esatto, mia cara signora. Io mi troverò benissimo in Italia con il mio papà perché il mio unico desiderio è quello di stare con il mio papà che mi ha salvato."
Tutti gli occupanti dell'aereo, sbigottiti, tacquero e io mi guardai attorno compiaciuto abbracciando forte forte il mio papà.
Francesca di Caporiacco
(4-continua)
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