
La contessina Mizzi di Arthur Schnitzler, in programmazione al Teatro Nuovo Giovanni da Udine è solo apparentemente un testo datato. Compie questo mese proprio 100 anni. In realtà noi lo abbiamo trovato attualissimo. Anzi. Tremendamente attuale in quanto i vizi che attanagliavano una certa società aristocratica (peraltro decadente e non certo la società aristocratica feudale del suo periodo più glorioso perché quelli erano 'seri' guerrieri che hanno fatto la storia) sono propri del nostro presente mondo borghese.
Sono trascorsi 100 anni ma ancor oggi ci sono gravidanze nascoste, figli strappati alle madri 'per ragioni di convenienza', situazioni intricate familiari con relazioni ufficiali, ufficiose, all'insegna del nascondere la spazzatura sotto il tappeto.
Ma la spazzatura, dopo un po' di tempo, puzza.
Il dramma della contessina Mizzi, resa gravida dal principe Ravenstein e costretta a non poter allevare il proprio figlio illegittimo, strappatole appena otto giorni dopo il parto, è quella di una maternità proibitale 'per convenienza'. Mizzi vive in un mondo tutto suo, astratto, dipingendo 'i soliti fiori', quadri sempre uguali, in una ossessiva ripetitività, mentre il suo mondo di madre le è stato negato e non è divenuta ancora neppure una sposa.
Anche il padre le ha nascosto la relazione con la ballerina Lolo, così come le è stata negata la visione del figlio che finalmente rivede dissimulando l'emozione.
Il finale accende una luce: un viaggio in treno a Ostenda, dove tutti i protagonisti in gioco saranno presenti nello stesso vagone, con una ipotesi di lieto fine (principe Ravenstein e Mizzi finalmente uniti in matrimonio, genitori adottivi di un figlio in realtà naturale).
Calibrata e misurata la recitazione di Micaela Esdra, notevole anche come doppiatrice. Peccato non aver visto all'opera l'udinese Luciano Virgilio, sostituito alla vigilia della rappresentazione.
Scene essenziali, che danno l'immagine di una società aristocratica formalmente austera, ma ormai svuotata e decadente. Ma la società aristocratica decadente di ieri si è trasformata nella società borghese di oggi, che ne ha assorbito retaggi e vizi, in una dissennata corsa verso l'emulazione e verso la necessità di assumere scelte 'formalmente' convenienti.
E il dramma di Mizzi, aristocratico ma tremendamente borghese, è quello di perdonare senza aver dimenticato la violenza subita.
Per la scheda dello spettacolo, rimandiamo i nostri lettori al sito del Teatro Nuovo Giovanni da Udine http://www.teatroudine.it/
Rammentiamo che La contessina Mizzi è visionabile ancora oggi e domani sabato 31 gennaio al Giovanni da Udine.
(abbiamo assistito a La contessina Mizzi al Teatro Nuovo Giovanni da Udine il 29 gennaio 2009)
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