
Chi, non conoscendolo, si aspettava un sobrio pianista jazz, sarà rimasto deluso. O forse no. Conquistato da questo autentico animale da palcoscenico che porta il nome di Stefano Bollani.
Introdotto dal suo vecchio professore Daniele Spini, direttore artistico del cartellone musicale del Giovanni da Udine, Bollani - dopo una partenza soft con il suo brano 'Il cervello del pavone' - si è subito liberato della giacca, lanciata alle spalle con noncuranza e, mostrando una sgargiante camicia rossa, ha incominciato a guadagnarsi la stima del pubblico con vena da autentico affabulatore e show man.
Ben poco del suo nuovo lavoro 'Piano solo', inciso per la prestigiosa Ecm, si è ascoltato al teatrone udinese, in quanto Bollani si è lasciato prendere la mano compiendo una autentica scorribanda tra 'Canzoni da tutto il mondo', con prevalente spazio concesso ai brasiliani Jobim, Caetano Veloso e Barbosa.
Eccezionale l'esecuzione, anche cantata - e sì, perché l'atipico e musicalmente indefinibile Bollani canta anche - di 'Trem das onze' (Il treno delle undici), più nota in Italia perché portata al successo da Riccardo Del Turco nel 1966 con il titolo 'Figlio unico'.
E via a spaziare, passando dai King Crimson a Frank Zappa, un cui brano è stato eseguito da Bollani percuotendo le corte del pianoforte.
Alla fine è uscita un'altra faccia del caleidoscopico Bollani, ovvero la sua vena imitatrice, preceduta da una suite di canzoni richiestegli dal pubblico (da Heidi, incredibile ma vero, a Crudelia De Mon).
Nel suo mirino sono finiti Paolo Conte, Franco Battiato e Lorenzo Cherubini in arte Jovanotti, con esilarante gran finale e presa in giro di Fred Bongusto.
Tutte canzoni inventate, quelle di Bollani, che paiono appartenere - invece - al repertorio dei 'presingiro'.
Ovazione finale per questo autentico genio istrionico della tastiera, a metà tra cabaret e musica impegnata.
(Recensione del concerto di Stefano Bollani, Teatro Nuovo Giovanni da Udine, giovedì 12 febbraio 2009)
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