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venerdì 13 febbraio 2009

SPECIALE RIGASSIFICATORI. SECONDA PARTE (SERVIZIO di MARCO TORBIANELLI)


Oggi parliamo del progetto del rigassificatore off-shore in mezzo al Golfo di Trieste, descrivendone le caratteristiche principali.
Il progetto per la realizzazione di questo impianto è stato presentato dalla società “Terminal Alpi Adriatico s.r.l.” con sede a Monfalcone (Gorizia) in Via Timavo n°45, di proprietà della “Endesa Europa S.L.” con sede in Calle Ribera del Loira n°60 a Madrid, filiale del gruppo spagnolo Endesa, una delle maggiori multiutilities a livello mondiale con oltre 20 milioni di clienti.
L’esatta ubicazione del rigassificatore è individuabile nel punto di coordinate Latitudine 45° 36’ 52” e Longitudine 13° 34’ 06”, a circa 1 Km. dalle acque internazionali, a circa 13 Km. a ovest di Trieste e a circa 12 Km. davanti allo spiaggiamento “Bonifica della Vittoria”, situato tra la Foce dell’Isonzo e le Bocche di Primero vicino all’abitato di Fossalon (Comune di Grado).
In questo punto, in particolare, è previsto il collegamento tra la condotta sottomarina lunga circa 12 Km. – in arrivo dal rigassificatore e la condotta interrata per il collegamento alla rete nazionale, della lunghezza di circa 19 Km (di cui 5,7 Km. in Comune di Grado (GO), 3,3 Km in Comune di San Canzian d’Isonzo (GO), 4,7 Km. in Comune di Fiumicello (UD), 3,25 Km. in Comune di Ruda (UD) e 1,85 Km. in Comune di Villesse (GO)) fino al punto di allacciamento previsto presso l’esistente stazione “Snam Rete Gas” di Villesse (GO). Sono previste 3 stazioni di intercettazione e controllo, di cui una a Ginata (UD) e due a Papariano di Fiumicello (UD).
A tal proposito va detto che la società ha preso in considerazione un’alternativa al posizionamento del terminal e più precisamente in un punto del mare a circa 20 Km. dalla Laguna di Marano, ma tale soluzione è stata considerata “critica” a causa tanto della distanza dal punto di allaccio alla rete nazionale, quanto delle caratteristiche geotecniche dei fondali e meteomarine generali.
Sono stati inoltre presi in considerazione due siti alternativi per il passaggio dalla condotta sottomarina a quella terrestre e più precisamente in due spiaggiamenti rispettivamente in Comune di Monfalcone ed in Comune di Duino-Aurisina. Il giudizio complessivo per il primo è stato “critico” a causa delle caratteristiche dei fondali, della presenza di un cavo elettrico sottomarino, della presenza di attrezzature balneari sulla costa e della destinazione d’uso residenziale delle aree retrostanti. Il giudizio complessivo per il secondo è stato “estremamente critico” a causa della pendenza dei fondali presso l’approdo, della presenza di un cavo elettrico, dell’acquedotto sottomarino e di zone di attività ittica, della presenza di strutture portuali e di interesse naturalistico sulla costa, della destinazione d’uso urbana delle aree retrostanti e dell’interesse paesaggistico delle aree attraversate per l’allacciamento alla rete nazionale.
L’impianto, progettato per produrre circa 8 miliardi di m3/anno di gas, sarà costituito da una struttura in cemento armato precompresso (GBS) delle dimensioni di circa 273x109 metri, poggiato, previo consolidamento, sul fondo marino. La struttura avrà un’altezza totale di circa 42 metri, per cui il piano superiore della struttura si troverà a circa 20 metri sopra il livello del mare.
Sono previsti in particolare due serbatoi per lo stoccaggio del GNL di dimensioni 241x31x32 metri e con portata di 160.000 m3 ciascuno e una sezione per l’accosto e l’ormeggio delle navi metaniere che trasportano il GNL, aventi capacità compresa tra 70.000 e 160.000 m3, di cui si prevede un traffico medio annuo di 85 unità.

1 commento:

Anonymous ha detto...

Riporto la seguente lettera del professore Franco Battaglia dal quale si evince l'inutilità, anzi quanto sia dannoso, del dotare l'Italia di rigassificatori quando invece si dovrebbero ridurre i consumi di almeno il 60%.
Invece a sentire qualcuno se ne vogliono 5, Di Pietro -IdV- ne vorrebbe 12, Scaroni -Eni- addirittura 15.
Si vuole fare dell'Italia l'hub del gas per l'Europa del Nord privatizzando gli utili e socializzando le perdite -leggi art. 13 comma 2 della delibera n. 178/2005 dell'Autorità energia e gas.
Tutto questo in barba alle cosiddette liberalizzazioni che dovrebbero essere di vantaggio agli utenti.

Pubblicata sul sito www.autorita.energia.it il 5 agosto 2005, GU n. 193 del 20-8-2005

Delibera n. 178/05 - relazione tecnica
Criteri per la determinazione delle tariffe per il servizio di rigassificazione
L’AUTORITÀ PER L’ENERGIA ELETTRICA E IL GAS
Nella riunione del 4 agosto 2005


TITOLO IV – INCENTIVI ALLA REALIZZAZIONE DI NUOVI TERMINALI
Articolo 13
Misure per incentivare la realizzazione e l’utilizzo di nuovi terminali

13.1 Le misure tariffarie per incentivare la realizzazione e l’utilizzo di nuovi terminali,
di cui ai commi 13.2 e 13.3, diventano efficaci dall’anno termico di entrata in
esercizio di un nuovo impianto di rigassificazione di Gnl.
13.2 Il fattore correttivo di cui all’articolo 10, comma 10.3, è sostituito da un fattore
garanzia, FGL, che assicura, anche in caso di mancato utilizzo dell’impianto, la
copertura di una quota pari all’80% di ricavi di riferimento RLC. Tale copertura è
riconosciuta dal sistema tariffario del trasporto e ha durata per un periodo di 20
anni.
13.3 Il corrispettivo di capacità di trasporto relativo ai punti interconnessi con il
terminale è applicato in misura ridotta agli utenti del servizio di trasporto titolari
di conferimenti di impegni di rigassificazione continuativa.
13.4 L’Autorità definisce con successivo provvedimento le modalità applicative della
disciplina di cui al comma 13.2 e 13.3.

Buona lettura e mandi.

Renzo Riva
Via Avilla, 12/2
33030 Buja - UD

renzoriva@libero.it
349.3464656





Cauti con i rigassificatori,
sì all’energia nucleare

Caro Granzotto, come forse saprà, ogni tanto Il Giornale mi ospita articoli su questioni ambientali di cui mi intendo. Condivido tutte le sue considerazioni sulla Tav e ora vorrei segnalare un altro sacrosanto «no»: quello ai rigassificatori, già presentati da Bersani e Di Pietro, che ne vorrebbero una dozzina (pensi solo che ce ne sono 50 in tutto il mondo e 4 in tutti gli Usa). Anche un solo rigassificatore sarebbe inutile e pericoloso: dovrebbe facilitarci l’uso del gas, mentre per l’Italia sarebbe imperativo ridurlo poiché produciamo energia elettrica al 50 per cento, bruciando prezioso e costoso gas (pensi che Usa e Uk lo fanno al 20 per cento, la Germania al 10
e la Francia al 5). Chi li vuole? Chi, grazie alla delibera 178 dell’Autorità dell’energia (articolo 13) gli «assicura, anche in caso di mancato utilizzo dell’impianto, la copertura di una quota pari all’80 per cento dei ricavi di riferimento». Anche se non sarà mai rigassificata neanche una molecola di gas (come accadrà visto che nel mondo ci sono meno di 20 impianti di liquefazione), gli italiani risarciranno i gestori dei rigassificatori per l’eventuale (certo) fermo di quegli impianti.
Franco Battaglia - Trieste

Professore, mi prende in giro? Sappia che i suoi articoli li imparo a memoria, altro che. E naturalmente il fatto di pensarla, sul mozzicone di Tav Torino-Lione, come la pensa lei, mi lusinga. I rigassificatori, lo ammetto, li ho presi un po’ sottogamba, sarà che alle mattane di Di Pietro ormai ci abbiamo fatto il callo. E strillare che l’Italia ha bisogno di dodici di quegli impianti,
quando lei ricorda che in tutto il mondo ce ne saranno una cinquantina al più, è una esemplare, solenne mattana. Non sapevo, però, di quel comma 13 punto 2 relativo agli incentivi stabiliti dalla Autorità per l’energia elettrica e il gas.
Sorprendente.
Illuminante.
Chi costruisce un rigassificatore ha la garanzia
che ove non dovesse rigassificare un solo metro cubo di gas si papperebbe comunque l’ottanta per cento dei «ricavi di riferimento».
Be’, messa così, chiunque ci farebbe un pensierino.
Anzi, dodici pensierini. Quel comma 13 punto 2 sembra poi fatto apposta per destare un altro sospetto, caro professore: mi pare che il prevedere che i rigassificatori potrebbero non rigassificare un bel nulla - eventualità così concreta da dover essere messa a contratto prevedendone l’indennizzo - sia la prova che quegli impianti non servono allo scopo. E cioè, come vanno ripetendo i filorigassificatori, di liberarci dai ricatti, dagli umori, dalle bizze e dalle vassallate dei «padroni dell’energia», siano essi i Putin o gli sceicchi d’Arabia. Assunto che anche senza tirare in ballo il comma 13 punto 2 comunque non regge, perché sempre di gas si parla. Che sia allo stato liquido o allo stato aereo, qualcuno ce lo deve pur fornire e allora tanto vale continuarea succhiarlo dai vecchi, cari gasdotti.
E poi non si può continuare ad affrontare il problema energetico (che si traduce in una bolletta di 33 miliardi all’anno) così alla carlona. Puntando di volta in volta sull’eolico, sul fotovoltaico, sui rigassificatori, sulla riabilitazione del carbone, sulle lampadine a basso consumo, sul biodiesel, sul
metano prodotto dal meteorismo (e conseguente flatulenza) delle mucche, sulle biomasse, sul riciclo della plastica... tutta roba buona, tutta roba benedetta. Ma il Paese ha bisogno di 400 miliardi di kilowatt ora all’anno, mica bruscolini. E forse converrebbe smetterla di sognare o di baloccarsi con le energie alternative e affrontare per le corna, una volta per tutte, il toro del nucleare.
Paolo Granzotto