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Ieri lo show nella nuova Fiera di Roma davanti a oltre 6 mila delegati.
Tanti applausi a Fini e Bossi, un caloroso ricordo di Craxi I dirigenti friulani: avanti senza timori Menia insiste: aspettiamo i contenuti Aperta la corsa alla segreteria Fvg
Nasce il Pdl, Berlusconi punta al 51%
Il premier apre il congresso del partito: con noi la rivoluzione liberale, siamo l’unico governo possibile
Attacco alla sinistra: non cambia mai. Franceschini: usa sempre i vecchi slogan
ROMA. «Oggi si avvera un grande sogno: la nascita del Popolo della Libertà. La nostra è una rivoluzione liberale che colma un grande vuoto. Siamo l’unico governo possibile». Silvio Berlusconi sale sul mega-palco allestito alla nuova Fiera di Roma e assicura che i sondaggi "veri" danno il Pdl al 43%, ma poi aggiunge che l’obiettivo reale è quello di arrivare al 51%. Al centro della prima giornata del congresso che in 72 ore porterà alla nascita del partitone del centrodestra, c’è tutto l’armamentario sull’anticomunismo che il Cavaliere sa usare come nessun altro.
Franceschini? «E’ impegnato nell’inutile tentativo di salvare il salvabile». Veltroni? «Mi ha illuso ma è stato un bluff». La sinistra? «Non ha mai chiesto scusa sul comunismo». Prodi? «Stendiamo un velo pietoso...». L’ambizione del Cavaliere è di colmare, con la nascita del Pdl, un vuoto della politica italiana e ai 6.000 delegati che lo ascoltano e lo applaudono, spiega che la libertà è la sua "religione laica", che la Costituzione «non è proprietà della sinistra». Berlusconi cita Sturzo e De Gasperi ma anche l’ex missino Pino Tatarella, e lì scatta l’applauso più lungo dei delegati di An. Le telecamere inquadrano Gianfranco Fini, che si alza in piedi e si spella le mani. Ma ce n’è anche per il "carissimo amico" Bettino Craxi: «Fu il primo presidente del consiglio a rivolgersi ai banchi della destra, attribuendogli pari dignità democratica. Ringrazio e saluto Stefania Craxi, figlia e degna erede di un mio carissimo amico». A sorpresa, arriva anche un tributo per il neo presidente degli Stati Uniti, Barack Obama: «Più la crisi è grave più occorre che la fiducia sia forte. Come ha detto Obama serve l’audacia della speranza». Berlusconi non dimentica i molti cattolici che militano in An e Forza Italia e "ringrazia" Benedetto XVI per "l’incoraggiamento". Il Cavaliere parla, anche se solo in un passaggio marginale, della Resistenza. «Vogliamo superare quei toni da guerra civile infinita che rimangono ancora in Italia nel linguaggio della sinistra. Celebriamo la Resistenza e la Repubblica nella memoria dell’Italia una e indivisa la cui storia viene da molto lontano». Davanti all’immensa platea, Berlusconi apre il congresso fondativo che porterà alla fusione di Forza Italia e An rinviando a domani la prospettiva: «Oggi parlerò della situazione presente e della nostra storia, domenica parlerò invece del futuro e di come cambiare l’Italia» annuncia Berlusconi, che alla fine strappa un sì non ritule al suo principale alleato, con il quale si trova sempre più spesso a incrociare le spade.«Berlusconi - ammette con soddisfazione Gianfranco Fini - ha dimostrato che il Pdl non è una Forza Italia allargata». A lui aveva, Berlusconi, aveva dedicato una frase all’inizio: «Desidero ringraziarti, Gianfranco, perché anteponendo gli interessi del paese a quelli personali hai contribuito a scrivere insieme a noi questa pagina di storia».«La libertà è la nostra religione laica», scandisce Berlusconi spiegando che, invece, la concezione dello Stato della sinistra «ci allontana dalla libertà e dalla civiltà». Il Cavaliere parla del percorso che ha portato il Pci a diventare prima Pds, poi Ds. E non risparmia frecce avvelenate: «Non si diventa democratici soltanto sostituendo una parola, democratico al posto di comunista». Ma non è finita. Quando si arriva al capitolo di Tangentopoli, parte infatti il colpo più pesante: «Vi racconto la storia di una sinistra che, risparmiata in modo chirurgico dalle inchieste della magistratura militante, è entrata da trionfatrice tra le macerie della prima Repubblica, come l’Armata Rossa entrò tra le macerie di Praga e Berlino, dopo aver opportunisticamente atteso alle frontiere». Dalla platea scatta l’applauso e qualcuno sussurra "Questa frase potrebbe avergliela suggerita Bonaiuti...". «Vi ricordate di qualche grande successo in politica internazionale dei governi della sinistra? Noi ci ricordiamo, purtroppo, delle bandiere degli Stati Uniti e di Israele bruciate e l’oltraggio ai manichini dei nostri soldati di Nassiriya». E parte uno dei tanti applausi a scena aperta.
San Leonardo Sono sparite alcune lastre di marmo
Un cartello-appello dei fedeli: «State trafugando la storia del nostro paese. Restituitela»
Rubati i gradini di una chiesa millenaria
Intervista con papà Beppino interrogato ieri a Udine nell’inchiesta su Sacconi
Englaro: biotestamento pessimo sono pronto per il referendum
di TOMMASO CERNO
UDINE. «Una legge anticostituzionale, che toglie al cittadino il diritto di scelta sulla cosa più importante: le proprie terapie e il fine-vita. Il parlamento chieda un parere preventivo alla Consulta e si fermi prima che i cittadino italiano si mobilitino per cancellare questa norma». A chiedere da Udine l’intervento della Corte costituzionale è Beppino Englaro, il padre di Eluana, che ha combattuto per diciassette anni una battaglia solitaria per dare voce alla figlia morta alla Quiete di Udine il 9 febbraio scorso. Il Senato ha approvato una legge sul biotestamento che prevede il divieto dello stop alla nutrizione e non è vincolante per i medici. Che giudizio dà?Pessimo. E’ una legge anticostituzionale. Vede, il principio di partenza è molto semplice: una legge sul biotestamento, per essere valida, deve stabilire che io non posso perdere, da incapace, i diritti che ho da persona in grado di intendere e di volere. Mentre questa legge fa esattamente l’opposto.Cioè?Cioè se lei si deve togliere un neo deve firmare, secondo il consenso informato, l’autorizzazione ai medici per procedere. Se invece si tratta di tenerla in vita con strumenti e terapie invasive per anni e anni, nessuno le chiede nulla.In questo modo, quindi, un caso come quello di sua figlia Eluana non ci potrebbe più essere.Già. Ed è anche il motivo per cui io parlo adesso. Avevo detto che dopo la vicenda di mia figlia mi sarei ritirato. E lo farò. Ma, vede, la vicenda di mia figlia non è finita. Perchè tutti possiamo ricadere nella sua stessa situazione e questo non è pensabile. E' una barbarie. Quello che io chiesi a Massei, il primario di Lecco che accolse Eluana la notte del 18 gennaio 1992 dopo l’incidente, è la stessa domanda che rivolgo adesso al Senato: con che diritto fate questo? Con che diritto costringete un essere umano a entrare in un percorso di “non morte” che lui non vuole percorrere.E la risposta?Non c’è stata. Oggi è chiaro che il Senato non ha compreso una cosa basilare: casi come quello di Eluana non ce ne devono essere più, nel senso che nessuno deve più potersi trovare di fronte a diciassette anni di cure forzate che non ha mai autorizzato e che non voleva per sè. Per cui lo stop all’alimentazione è un falso problema, perchè il paziente va ascoltato dall'inizio. Che soluzione propone?Il curatore speciale. Nominato dalla persona stessa, la quale affida le proprie volontà dopo averne discusso a chi ritiene adatto ad affermarle in caso di necessità. Non a un famigliare, che potrebbe avere interessi propri. A una persona esterna di propria fiducia, depositaria delle volontà, che agisce nel momento in cui l'incapace è sottoposto a cure mediche..La norma stabilisce, però, che la nutrizione e la idratazione artificiale - che sono state sospese su sua figlia - non sono terapie ma supporto vitale. E’ così?Assolutamente no. Tutta la letteratura scientifica europea e mondiale afferma il contrario. Anche in Italia la Società Italiana di Nutrizione Artificiale e Metabolismo stabilisce che essa è un presidio terapeutico. D’altra parte è chiaro ed evidente. Si tratta di essere alimentati con farmaci prescritti da medici specialisti attraverso un sondino nasogastrico spinto da una pompa che invia le sostanze predigerite nello stomaco. Che cosa risponde a chi, come il ministro Sacconi, ripete che questa legge afferma invece il diritto alla vita ed è quindi legittima?Un cittadino, come è stato il mio caso, non può accedere direttamente alla Suprema corte. Per questo io, che mi sono trovato costretto a dare voce a mia figlia Eluana ho dovuto affrontare un iter giudiziario durato quattordici anni, dopo la diagnosi definitiva di stato vegetativo permanente che arrivò circa due anni dopo l'incidente. Ma il governo invece può chiedere un parere. E allora dico ai signori onorevoli senatori e deputati di chiederlo questo parere preventivo alla Corte costituzionale. Hanno accesso diretto, lo facciano. E’ doveroso nei confronti dei cittadini. Se insistono a dire che è costituzionale, allora taglino la testa al toro e lo chiedano formalmente alla corte. Si sentiranno dire di no.Lei ha fondato un’associazione “Per Eluana” che promuove a livello nazionale e non solo il diritto all’autodeterminazione. Cosa farete se questa legge passerà?Ripeto che se è anticostituzionale il Capo dello Stato non la promulgherà. Ma in caso contrario è possibile che ci si muova per chiedere agli italiani un parere.Parla di un referendum?Come Loris Fortuna fece con il divorzio. Non è possibile togliere alle persone il diritto di scelta sul proprio fine vita. Al primario Massei dissi, quella maledetta notte: «Lei sa andare oltre?». Lui mi rispose: «Oltre che cosa significa?». Significava dialogare con Eluana, attraverso chi la conosceva. La risposta è stata no.E chi le ha detto invece sì?Diciassette anni dopo il dottor Amato De Monte, che a Udine ha guidato l’equipe che ha assistito Eluana. Lui ha saputo dialogare col paziente anche se era incapace. Se noi potessimo nominare prima un curatore tutto questo sarebbe assolutamente normale. Pensi che io sono tornato da Massei con l’avvocato Franca Alessio, la curatrice di Eluana indicata dal tribunale di Lecco. Nemmeno dopo la sentenza aveva cambiato idea.Lei è stato criticato da chi la indica come un personaggio in cerca di una collocazione politica.Vado solo a incontri pubblici dove si parla del caso di mia figlia Eluana. Se l’avesse organizzato il Pdl sarei andato ugualmente. Solo che magari il Pdl mi invita meno. Mi hanno già etichettato, ma sanno bene che non sono testimonial di niente. Io sono qui perchè l’ho promesso a mia figlia. Questo è tutto.
«Con Pressburger candidati di valore per le Europee»
dall’inviato DOMENICO PECILE
TRIESTE. Giorgio Pressburger, drammaturgo, regista, scrittore, nato a Budapest nel 1936 e fuggito in Italia durante l’occupazione russa de ’56, ideatore e direttore artisitico del Mittelfest, è il candidato alle elezioni europee di primavera per l’Italia dei valori. Lo ha annunciato il presidente del partito, Antonio Di Pietro, ieri in Friuli Venezia Giulia.
«Abbiamo deciso di scrivere il nostro programma in Europa – ha affermato Di Pietro nel corso della conferenza stampa nel Caffè degli specchi, a Trieste – attraverso le storie e le vite vissute, l’impegno civile e la cultura dei nostri candidati. Tra questi una delle persone che ci inorgoglisce di più per la sua storia personale, per il suo essere europeo, è Giorgio Pressburger candidato con L'Italia dei Valori».«Abbiano così deciso che alle prossime elezioni europee a rappresentarci nella migliore Europa ci siano i migliori italiani - ha aggiunto - e non i soliti pacchettari di voti che vanno in Europa grazie al voto di scambio non sapendo nemmeno una lingua, tanto da non capire che cosa si sta dicendo. Vanno in Europa e non vanno mai al Parlamento europeo tanto che ci troviamo al 27esimo posto delle decisioni che vengono prese. Noi questi non li vogliamo». Insomma, «in Europa servono italiani di valore. Noi presenteremo 72 candidati non iscritti all’Idv; ma si tratta di persone di grande spessore che – per la loro storia personale, il loro curriculum, l’esempio di vita, le battagli personali, la loro cultura – rappresentano i migliori italiani».Lui, l’europeista per antonomasia, un uomo da sempre dentro il centrosinistra (è stato anche assessore alla Cultura nella Giunta di Spoleto) ha annuito. «Quando ho ricevuto questa proposta – ha commentato – mi sono sentito onorato. E ci sono almeno quattro motivi per i quali ho accettato l’invito dell’Idv». Il primo riguarda il fatto che Pressburger condivide «l’approccio alla politica» del partito di Di Pietro. Il secondo concerne il fato che l’offerta della sua candidatura è anche un riconoscimento all’uomo di cultura, fatto questo assolutamente positivo «in una società che mercifica la cultura». «Dopo i primi colloqui con Monai – racconta spiegando il terzo motivo dell’accettazione della candidatura – sono andato a Roma e ho conosciuto Di Pietro. È stata davvero una grande scoperta perché l’ho potuto apprezzare personalmente. Insomma, sono rimasto subito colpito e questo non accade spesso nella vita quando s’incontra una persona».Infine, una legittima auto-promozione per spiegare il quarto motivo: «Sono uno tra quelli che in Italia si è maggiormente occupato di questioni europee». Impossibile dargli torto. Finisce tra abbracci e pacche sulle spalle. Dentro Idv del Fvg sono convinti di avere pescato il Jolly. «Credo – dichiara un iscritto – che il vertice del Pd sia seriamente preoccupato perché quella di Pressburger è una candidatura in grado di attrarre molti voti anche al di fuori del nostro partito».
IL FUTURO DELLA SCUOLA
TEMPO PIENO E FAMIGLIA di SILVIA BERZONI e PAOLA PROFETA
In questo periodo è d’obbligo tornare a riflettere sul futuro della scuola materna e della scuola primaria e sulle conseguenze della riforma contenuta nel decreto legge Gelmini. Tra fine marzo e aprile, infatti, si decide il numero di insegnanti assegnati a ciascuna scuola. Da questo numero dipende il futuro del tempo pieno. Sul tempo pieno dominano la confusione e l’incertezza, in particolare per i genitori dei bambini che nell’anno scolastico 2009- 2010 cominceranno la scuola primaria. Il decreto prevede la sostituzione dei tradizionali tempi scuola, finora articolati in orari di 27, 30 e 40 ore, con l’opzione delle 24 ore settimanali.Gli orari sono da svolgersi nella sola mattinata e con la figura dell’insegnante unico. In assenza dei decreti attuativi che chiariscano il futuro del tempo pieno, i numeri che escono in questi giorni dalle segreterie delle scuole sembrano andare nella direzione opposta rispetto a quella intrapresa dal ministro. Secondo lo stesso ministero dell’Istruzione, solo il 3% dei genitori, infatti, ha scelto le 24 ore come modello di scuola primaria per i propri figli, contro il 7% che ha optato per le 27 ore e il 56% e il 34% a favore, invece, delle 30 e delle 40 ore, rispettivamente.La possibilità di soddisfare l’elevato numero di adesioni agli ultimi due modelli, tuttavia, rimane vincolata alla disponibilità di organico delle scuole, che sarà decisa nelle prossime settimane. Se consideriamo anche la necessità di attuare i tagli previsti dal decreto legge 112/2008, che prevede 87.400 insegnanti in meno in tre anni, il futuro del tempo pieno è seriamente a rischio. Meno opzioni tra cui scegliere e meno tempo pieno sembrano essere gli esiti più temuti, ma purtroppo anche più scontati, nonostante le rassicurazioni in proposito del governo.Sono almeno tre i seri rischi che si prospettano. In primo luogo, il tempo pieno organizzato sulle 40 ore con due insegnanti corresponsabili rispondeva a un’esigenza di migliore qualità dell’insegnamento, di arricchimento dell’offerta formativa e di recupero degli svantaggi, funzione essenziale della scuola primaria. La ribadita garanzia del tempo pieno non rassicura invece sulle attività che verranno svolte, sulle modalità attraverso cui troveranno attuazione e quindi sulla capacità di questo istituto di ridurre il divario esistente tra famiglie con redditi diversi.In secondo luogo, la riduzione dell’opzione del tempo pieno può rappresentare un ostacolo all’occupazione femminile. Se consideriamo che molte donne lasciano il lavoro in seguito alla nascita dei figli e se aggiungiamo che i servizi alla prima infanzia sono particolarmente carenti nel nostro paese, il tempo pieno nella scuola materna e primaria è uno dei pochi istituti a favore della conciliazione tra cura dei figli e lavoro.Peraltro, è diffuso per lo più al Nord, mentre ce ne sarebbe gran bisogno anche al Sud, dove l’occupazione femminile è molto più limitata. Inoltre, il lavoro femminile soffre di un problema di selezione accentuato: le donne con bassi livelli di istruzione sono quelle che partecipano di meno al mercato del lavoro.Il tasso di occupazione femminile per le donne tra i 15 e 64 anni con titolo di studio di scuola primaria o secondaria è circa il 30%, mentre è quasi il 60% per le diplomate e il 70% per le laureate.Per le lavoratrici con bassi livelli di istruzione e bassi salari diventerà particolarmente difficile un’organizzazione alternativa al tempo pieno, con il rischio di aggravare il fenomeno della selezione. Senza dimenticare che il fenomeno spiega anche gli elevati differenziali salariali per genere del nostro paese.La riduzione del tempo pieno scolastico rappresenta una minaccia per l’attuale tendenza a una maggiore simmetria tra i genitori e un passo indietro nel percorso verso il superamento della divisione dei ruoli all’interno della famiglia, già lenta a decollare nel nostro paese.Le stime di Burda, Hamermesh e Weil ci dicono che in Italia, nonostante la bassa occupazione femminile sul mercato, se consideriamo sia il lavoro domestico sia il lavoro per il mercato, le donne lavorano complessivamente di più degli uomini perché dedicano molto più tempo al lavoro domestico.L’accentuato differenziale di genere nell’allocazione del tempo tra lavoro domestico e lavoro sul mercato è un segnale che la divisione del lavoro all’interno della famiglia, la cosiddetta specializzazione, è ancora molto radicata e che stentiamo ad avviarci verso un equilibrio ungendered, cioè senza differenziali di genere di partecipazione e di salari e con divisione egualitaria del lavoro domestico nella coppia. Una recente letteratura economica ha dimostrato che equilibri ungendered possono essere superiori dal punto di vista del welfare agli equilibri con specializzazione.La divisione paritaria del lavoro domestico è certamente più compatibile con un modello scolastico che vede i bambini impegnati a scuola per tempi più lunghi. L’alternativa invece incentiva alla specializzazione. Puntare sulla carriera di uno solo dei due genitori, tipicamente il padre, può comportare maggiori rischi, occupazionali, familiari, spesso addirittura di povertà. Senza considerare che le donne che rinunciano alla propria carriera per la cura dei bambini hanno rischi di povertà in età anziana molto più elevati, dovendo gestire la loro maggiore longevità con pensioni sempre meno generose.(Tratto dawww.lavoce.info)
FORMULA 1 Si parte domani ma è già guerra sui regolamenti
Alle 8 il Gp d’Australia: respinti i reclami della Ferrari contro le irregolarità di Williams, Toyota e Brawn
Niente fondi regionali al parco scientifico
Honsell: siamo gli unici ad autofinanziarci, così si colpisce lo sviluppo del Friuli
Udine
Assegnati contributi solo a Trieste e Pordenone. Rosolen: risolveremo il problema
UDINE. Il Parco scientifico e tecnologico udinese “Luigi Danieli” è l’unico in Friuli Venezia Giulia ad autofinanziarsi per sostenere le spese di funzionamento. Ma ora è il momento di battere cassa in Regione.
Cassa integrazione dopo l’incendio
Ex Radici, lo stop è destinato a durare almeno due mesi
San Giorgio
Danni per 4 milioni. Il provvedimento interessa 80 lavoratori
SAN GIORGIO. Non potrà riprendere prima di due mesi l’attività delle due linee produttive della Taghleef industries di San Giorgio di Nogaro (ex Radici film) colpite dall’incendio del 22 marzo. Intanto, dallo stesso giorno, è partita la cassa integrazione ordinaria per “eventi oggettivamente non evitabili” per gli 80 addetti alle linee produttive per una durata prevedibile di 13 settimane. L’azienda ha subito danni per circa 4 milioni di euro.
«In Fvg 21 mila lavoratori sono in cassa integrazione»
ROMA. Ennesima frenata dell’economia. Sulla scia della recessione globale, crollano ordinativi e fatturato dell’industria italiana a gennaio. Secondo l’Istat, il calo del volume d’affari è stato del 31,3% su base annua, il più basso dal gennaio 1991. Segno meno anche del fatturato che ha registrato in gennaio una diminuzione tendenziale del 19,9%.
Ancora una volta i dati Istat rilevano una situazione grave dell'economia già denunciata in termini simili nel novembre scorso quando la comparazione annuale tra fatturato e ordinativi segnvano dati peggiori dal gennaio 1991.I cali più significativi su base annua, sempre considerando la correzione per giorni lavorativi (a gennaio i giorni lavorativi sono stati 20 contro i 22 del gennaio 2008), si sono avuti nei settori della fabbricazione dei mezzi di trasporto (-37,1%), della metallurgia e fabbricazione di prodotti in metallo (33,3%) e della fabbricazione di prodotti chimici (-29,2%).La situazione negativa in Italia, si riflette inevitabilmente anche sulla nostra regione. Sono 21.100, secondo dati della Cgil, i lavoratori del Friuli Venezia Giulia interessati dagli ammortizzatori sociali nei primi due mesi del 2009. Quanto alle province, quella più penalizzata dalla crisi è Udine, con 9.900 addetti, seguita da Pordenone, con 7.700 persone in cassa integrazione. Nella graduatoria regionale compaiono poi Gorizia (1.900 addetti) e Trieste, con 1.600 lavoratori coinvolti.Nella suddivisione per settori, quello più in sofferenza è la meccanica (sono ben 12.900 le 'tute blù colpite dalla crisi, ma ci sono anche numerosi 'colletti bianchì), seguita da legno-arredamento (3.900), tessile (1.600), chimica-vetro-gomma-plastica (1.300), carta (900), edilizia (350) e commercio (150). I dati – precisa la Cgil – riguardano esclusivamente Cigo, Cigs, riduzioni di orario e contratti di solidarietà, ma non coincidono con il numero di lavoratori effettivamente fermi, in quanto molti interventi sono a rotazione e con ricorso solo parziale alla «cassa». Circa il numero di ore di integrazione salariale, l'aumento rispetto all'anno precedente è rilevante: nei primi due mesi del 2009, la cassa integrazione ordinaria è stata fruita complessivamente in Regione per 854.626 ore, con un incremento rispetto allo stesso periodo di dodici mesi prima del 674,6%.Il dato diventa ancora più allarmante prendendo in considerazione solamente industria e commercio, nei quali la crescita delle «ore di cassa» è stata pari al 1.759%. Anche in questo caso è la meccanica a pagare il dazio più salato, con un aumento del 12.156% (cui si deve aggiungere un incremento del 210% nella «cassa straordinaria», usufruita per ulteriori 106.256 ore), seguita da tessile (+ 2.971%) e trasformazioni minerali (+ 2.398%).
Crisi e società: l’ultima profezia di padre Turoldo
di PAOLO MEDEOSSI
Un paese di sole, una casa leggera, un canto di fontana, un sedile di pietra, schiamazzi di bambini, un orticello, giorni senza nome e la certezza di vivere. Sono immagini di grande efficacia tratte da una poesia di David Maria Turoldo: versi scarni, essenziali, come i lineamenti del suo volto. Poche parole per delineare un mondo, il suo spirito e la sua verità. Rileggerle adesso suscita tutto un altro effetto rispetto a qualche decennio fa quando vennero scritte. E assumono pure un diverso significato per farsi carico della loro potenza profetica.Già, perché il Friuli, con i suoi lembi di luoghi appartati e contadini, è terra di profeti. Da qui si sono levate voci che hanno inciso, che hanno disturbato, che poi però sono state riascoltate e rilette all’infinito, e c’è la certezza che questo continuerà nel tempo. Basti pensare a Pasolini o, restando in un ambito più friulano, a pre Beline. Probabilmente è il contatto con le zolle, con le atmosfere di questo mondo, a dare loro la forza vera della terrestrità togliendo ogni parvenza di finzione, di ammiccamento, di volgarità.Quando Turoldo faceva i suoi discorsi sulla povertà, scriveva le sue poesie, o girava il film Gli ultimi, suscitava reazioni contrarie, accuse e un certo clima di scandalo. Il mondo a quell’epoca era di sicuro molto più povero rispetto a quello di adesso, ma la tensione generale era rivolta inevitabilmente a un futuro di crescita, di benessere che nessuno poteva o doveva ostacolare e mettere in dubbio, nemmeno a parole. C’era il desiderio di un riscatto generale per tutti, un sogno che non aveva limiti o perplessità.Oggi invece, con gli scenari che ci troviamo attorno, a livello locale e mondiale, mentre facciamo i conti con una realtà che improvvisamente ci è esplosa tra le mani, pur in una condizione generale che è ancora certamente molto migliore rispetto agli anni Cinquanta o Sessanta, le parole di Turoldo si ritagliano un ben diverso senso, e risaltano come l’ammonimento che il grande profeta, andando allora senza paura controcorrente, lanciò sapendo che solamente dopo dieci, venti, trent’anni sarebbero state capite e considerate nella giusta luce. E una prova di ciò la si ha adesso nel libro che la Biblioteca dell’Immagine di Pordenone ha pubblicato in questi giorni, La ricchezza della povertà (98 pagine, 10 euro il prezzo), con una presentazione di Raniero La Valle. Sono testi, fra prose e poesie, nelle quali è condensato il pensiero di padre Turoldo sul mistero della povertà, vista e interpretata in senso economico, religioso, anche antropologico. Molto significativa è la stessa copertina per la quale è stata utilizzata una fotografia tratta dal film Gli ultimi che Turoldo girò nel 1963 suscitando a Udine e dintorni violente critiche da parte di chi giudicava la sua visione del mondo friulano troppo pessimistica, rassegnata, addirittura denigratoria, come ha ricordato alcuni giorni fa su queste pagine Carlo Gaberscek in una rievocazione delle fasi che portarono padre David a voler realizzare quella pellicola, nella quale sintetizzava il suo messaggio.La copertina del libro dunque fa vedere la famiglia a tavola, riunita attorno alla polenta, simbolo di una povertà dignitosa e vera, un sentimento dell’anima oltre che una situazione imposta dalla miseria, che per secoli ha accompagnato la vita di tantissime nostre famiglie, sicuramente la stragrande maggioranza.Queste pagine, che ora riappaiono molto opportunamente, sono da leggere per riflettere, non come opera didattica o dogmatica, ma come guida per intravedere le intuizioni che maturarono nell’animo artistico e religioso di padre David (morto nel 1992) non lasciandolo mai tranquillo fino all’ultimo, finchè ebbe forza e voce. Lo si capisce bene quando definisce il tempo che stava vivendo balordo e disuguale, nel quale le ricchezze si concentravano nelle mani di pochi mentre miseria e fame dilagavano nel mondo. «Con la prospettiva – aggiungeva – che sarà ancora peggio».In una civiltà che stava correndo lungo una china sbagliata, che non si poneva più interrogativi sulla natura dell’uomo e su quale fosse lo scopo vero della vita, Turoldo ribadiva che la parola d’ordine per affrontare nel giusto modo la situazione non poteva essere che la parsimonia. «Solo così - spiegava riprendendo le parole di Ernst Friedrich Schumacher, filosofo ed economista - capiremo il valore e l’urgenza della povertà, per soddisfare le esigenze umane, ma non quelle voglie stravaganti ed egoistiche, del tipo propagandato in qualsiasi centro di acquisti del nostro continente impazzito».La soluzione sta quindi nello scegliere la povertà quale regola economica, ma sul concetto di povertà va fatta chiarezza perché bisogna intenderla come libertà dalle cose, come sconfitta delle cupidigie. Insomma non è che Turoldo auspicasse miseria e ancora peggio miserabilità, ma solo il fatto che l’uomo fosse considerato nel suo assoluto valore e non per quello che possiede. Tra le varie forme di consumismo padre David poneva pure quello riguardante Dio: «C’è un consumismo di Dio oggi. E non è per caso che il nome di Dio alla stragrande maggioranza degli uomini attualmente non dice pressoché nulla. Mi riferisco almeno a un certo modo di intendere Dio. Io dico che il problema non è Dio, ma quale Dio».Don Bellina affermava che i preti hanno un difetto di fabbrica, quello di non avere troppa competenza in economia e in gestione concreta delle cose, che si tratti di aziende o famiglie. Forse aveva ragione. Quindi nel leggere adesso Turoldo si potrebbe tener conto anche di questo aspetto, ma sicuramente il suo messaggio, riletto nell’ambito della profezia, ha il valore – come afferma Raniero La Valle – di un lampo di luce. Uno dei capitoli si intitola “Un discorso tutto da inventare” e vi si parla, citando il Vangelo di Matteo, di una società più ragionevole, cioè umana, «mentre dalla ricchezza non abbiamo che una società irragionevole e disumana». Lo scenario delinea logiche in conflitto, fra domande spirituali e politiche, partendo dall’esigenza di avere una Chiesa essa stessa povera non bastando neppure che sia Chiesa per i poveri. Temi che appaiono sempre più ineludibili perché Turoldo infine si chiedeva: «Quanto potremo durare avendo sottoposto il mondo a tanta usura, al folle degrado di energie che la stessa scienza denuncia come fatale?».Già, quanto potremo durare? O siamo già al capolinea?
Motti, l’eurocandidato che tappezza Udine
UDINE. Di sé scherzando dice: «Sono il figlio illegittimo di Silvio Berlusconi». Perché Tiziano Motti, 43 anni, emiliano, il volto nuovo che Udine in questi giorni ha davanti agli occhi sui manifesti che tappezzano la città, ricorda il premier.
TOLMEZZO
Strada chiusa ancora lavori nel centro storico
UDINE
Barcollo chiuso e gli studenti protestano
TERZO D’AQUILEIA
Operaio morto in cartiera Un indagato
UDINE
Recupero crediti ed effetto crisi Boom di pratiche
Approvate le norme sul lavoro
SICUREZZA
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Segue la prima pagina de Il Gazzettino, edizione Friuli
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L’estate di Springsteen, Madonna e Coldplay dovrebbe portare in regione 120mila persone
Concerti gratis per i turisti del rock
Accordo tra Regione e albergatori per favorire chi si fermerà tre giorni in Friuli
L’assessore Ciriani:«Un’occasione che non potevamo lasciarci sfuggire»
Udine In vacanza con i grandi concerti. È questo uno degli slogan del concept “Music & Live”, strategia turistica che punta a gratificare chi sceglie il Friuli Venezia Giulia come meta estiva. Un pacchetto senza precedenti, per TurismoFvg, che sposa i grandi eventi dell’estate di Azalea per dare un nuovo taglio alla promozione del territorio, cercando di trattenere più possibile il «turista musicale». Per chi prenota un soggiorno di tre notti in uno degli hotel convenzionati si aprono così le porte dello Stadio Friuli: Madonna, Springsteen o Coldplay, a scelta per l’ospite c’è un bel biglietto prato oppure, in alternativa, il 50% di sconto per una poltrona in tribuna, ovviamente fino a esaurimento ticket. Si tratta di un’attività sinergica tra Regione, privati e consorzi alberghieri, volta a sostenere in modo innovativo l’economia turistica. Novità assoluta è la presenza di Madonna il 16 luglio, con lo “Sticky & Sweet Tour”, ma sono altrettanto attesi Bruce Springsteen il 23 luglio e i Coldplay il 31 agosto. Ogni data ha un suo target e, se i Coldplay (in prevendita per l’unica data italiana del gruppo si prevede il sold-out di qui a un mese) puntano a un pubblico più giovane, le altre due star abbracciano un’utenza più “matura”. Il fatto che le giornate cadano poi di giovedì e lunedì potrebbe essere un pretesto per allungare un weekend di vacanza o anticiparlo di un giorno. Effettivamente la proposta è allettante, se pensiamo che i biglietti che TurismoFvg omaggia al turista costano da 40,25 (curva posto unico per Springsteen e Coldplay) a 63,25 euro (curva posto unico per Madonna). A supporto, una campagna su quotidiani, settimanali, mensili e riviste specializzate italiane ed estere. TurismoFvg ha stanziato nel progetto 300mila euro. La campagna “Music & Live” parte già in questi giorni sulle radio ufficiali dei tour delle star (Rtl e Virgin), mentre il numero verde 800016044 è pronto a ricevere le prime prenotazioni. L’offerta turistica del pacchetto "Music & Live" potrà essere estesa anche ad altri eventi musicali in programma e che potranno essere raccordati al pacchetto studiato dalla Regione: Oasis, Chicken foot, Negrita, Jetro Tull, Laura Pausini, Roberto Bolle, Claudio Baglioni, Steve Winwood, ai quali si aggiungono gli spettacoli dei Momix e di Punto Zeling. Secondo le stime, per i concerti dei tre miti della storia del rock e del pop si prevede un’affluenza di 120mila persone, la maggior parte provenienti da fuori regione e dall’estero. «Un’occasione che non potevamo lasciarci sfuggire», ha commentato ieri l’assessore regionale Ciriani.
JULIA IN AFGHANISTAN
Autobomba, paura per i militari italiani
(U.S.) L’intuizione che deriva dal perfetto addestramento e dall’esperienza di cinque mesi di operazioni. La sterzata improvvisa, che anticipa di qualche istante l’esplosione. Il resto l’ha fatto il Lince, assorbendo gli effetti dell’auto imbottita d’esplosivo parcheggiata a fianco della carreggiata. Risultato: solo escoriazioni di poco conto per il mitragliere, il resto del convoglio di quattro Vtml blindati Lince, intatto. E’ successo nei pressi di Shindand, verso le 10.30 ora italiana. E’ l’ennesimo attentato contro il contingente italiano nella regione Ovest con capitale Herat, dove la responsabilità è del contigente italiano costituito su base della brigata Julia, comandata dal generale Paolo Serra. Il convoglio era una pattuglia di Omlt (Operation mentoring liason team), i militari che assistono e supportano l’esercito afghano e da qualche tempo sono in prima linea nella lotta agli insorti e ai terroristi. Si tratta di truppe speciali, attualmente formate per la maggior parte da alpini paracadutisti con specialità ranger; militari altamente specializzati che hanno dato ampia prova di grandi capacità. E la Nato per l’operazione Isaf chiede specificamente agli alleati questo tipo di assetto militare. Il mezzo danneggiato, ma che ha protetto ottimamente l’equipaggio, il Lince prodotto dall’italiana Iveco, è stato successivamente recuperato, dopo che è stata messa in sicurezza l’area, anche con l’apporto degli elicotteri Mangusta. La brigata Julia, la prima unità italiana a prendere il comando e la responsabilità della regione Ovest dopo la ristrutturazione territoriale delle forze alleate in Afghanistan, fra pochi giorni concluderà la sua missione e rientrerà in Friuli, dove il 16 aprile è prevista la cerimonia di saluto parallelamente al cambio di comando, con il generale Gianfranco Rossi che subentrerà al pari grado Paolo Serra. Sei mesi per una missione delicata e rischiosa che ha fatto registrare numerosi attacchi armati al nostro contingente, ma anche un grande e apprezzato lavoro per la ricostruzione economica, sociale e istituzionale della provincia di Herat.
I carabinieri hanno ricostruito alcuni passaggi della vicenda con il padre di Eluana. Nei giorni scorsi era stato convocato Claudio Riccobon
Inchiesta su Sacconi, sentito Englaro
Il ministro è indagato per violenza privata nei confronti della casa di cura "Città di Udine"
Udine Beppino Englaro è stato sentito in qualità di persona informata sui fatti in merito all’inchiesta sul ministro del Welfare, Maurizio Sacconi, per violenza privata aggravata nei confronti della casa di cura "Città di Udine". Il Tribunale dei ministri, insediato appositamente a Trieste, ha delegato una serie di accertamenti ai carabinieri del Nucleo investigativo di Udine affinchè venga ricostruita la dinamica dei fatti. Nei giorni scorsi era stato sentito l’amministratore delegato della struttura sanitaria di viale Venezia, Claudio Riccobon. Ieri pomeriggio con Englaro (accanto a lui l’avvocato Giuseppe Campeis) sono state ripercorse le fasi relative al primo trasferimento, poi bloccato, di Eluana a Udine. È la sera del 16 dicembre. Un’ambulanza parte alla volta di Lecco. Verso le 22 l’équipe si ferma per una sosta. In ambulanza è infatti prevista anche la presenza del neurologo Carlo Alberto Defanti e il mezzo sanitario fa una deviazione per andare a prendere il medico. È in quel momento che dalla casa di cura di Udine arriva lo stop. Il dietrofront è legato alla direttiva del ministro Sacconi, che con un atto di indirizzo detta la sua linea alla Regione in merito alla sospensione dell’alimentazione artificiale dei pazienti. Un mese dopo la struttura sanitaria comunica che Eluana non sarà accolta. A Beppino Englaro ieri è stato chiesto di ricostruire quei momenti. Il procedimento contro Sacconi è stato innescato da un esposto presentato alla Procura di Roma dal "Comitato radicali per la giustizia di Pietro Calamandrei". L’ipotesi di reato è basata sulle dichiarazioni con cui Sacconi ha accompagnato l’atto di indirizzo in cui definisce illegale la sospensione dell’alimentazione. Il 17 dicembre, infatti, il ministro dichiara che «atti difformi da quei principi determinerebbero inadempienze con conseguenze immaginabili». Secondo i giudici romani, che hanno inviato gli atti del procedimento a Trieste, l’atto di indirizzo adottato dopo la disponibilità dichiarata dalla clinica privata ha costituito una «indebita violazione della libertà di determinazione degli amministratori affinchè recedessero da decisioni adottate».
PATRIA DEL FRIULI
La prima volta del vescovo alla "Fieste"del 3 Aprile
Buja Sarà Buja, quest’anno, ad ospitare la “Fieste de Patrie dal Friûl”, in cui si celebreranno i 932 anni della costituzione dello Stato patriarcale friulano avvenuta il 3 aprile 1077. Si tratta di una ricorrenza importante per il popolo friulano, poiché ricorda la nascita della “Patrie dal Friûl”, un vero e proprio Stato indipendente, guidato dal Patriarca di Aquileia, che riunì fino al XV secolo il Friuli e molti altri territori in un unico organismo, che per l’epoca raggiunse forme molto avanzate di organizzazione, come il Parlamento della Patria. Quest’anno, per la prima volta da quando la Fieste è stata istituita più di trent’anni fa su impulso di don Francesco Placereani (più noto come “Pre Checo”), ad officiare la messa solenne in lingua friulana sarà l’arcivescovo di Udine monsignor Pietro Brollo. L’arcivescovo Brollo, successore dei patriarchi di Aquileia, celebrerà la messa sabato 4, alle ore 18 nella chiesa di S. Lorenzo Martire di Monte di Buja assieme ai rappresentanti delle altre due diocesi friulane, quella di Gorizia e quella di Concordia Pordenone. Per l’occasione, il comitato organizzatore farà dono alla Chiesa friulana della riproduzione di un’antica indulgenza in marilenghe impartita dai Patriarchi a metà del ‘700 alla fine delle messe patriarchine. Le manifestazioni per la “Fieste de Patrie” culmineranno domenica 5, alle ore 12, nella piazza del Duomo di Buja dove si terranno le celebrazioni civili con la lettura della Bolla imperiale che ha istituito lo Stato patriarcale friulano, gli interventi delle autorità e la premiazione della IV edizione del concorso “Disegne la storie dal Friûl”. La “Fieste de Patrie”, che ogni anno viene organizzata in una località diversa del Friuli e a rotazione fra le tre province, è promossa dalle Province di Udine e Pordenone e dall’Istitût Ladin Furlan “Pre Checo Placerean” assieme al Comune di Buja e con la partecipazione della Regione, delle Diocesi friulane e di altri enti pubblici e associazioni.
Benzina, si farà una nuova legge
Una nuova legge sulla benzina in Fvg. È quanto farà la Regione nei prossimi mesi a prescindere dall’esito della procedura di messa in mora avviata dalla Commissione europea nei confronti dell’attuale sistema di sconti. Lo annunciano il vicepresidente della Giunta regionale, Luca Ciriani, e l’assessore al Bilancio Sandra Savino. Il primo obiettivo è e resta una difesa a oltranza delle agevolazioni in vigore, ma in ogni caso serviranno norme nuove che superino l’attuale.
LETTERA APERTA
I romeni in Friuli prendono le distanze dai recenti fatti di cronaca
I romeni ortodossi della parrocchia di San Basilio di Udine hanno rivolto ai friulani una lettera aperta per prendere le distanze dai recenti fatti di cronaca e offrire invece «la vera immagine della comunità» La missiva è stata spedita anche alle autorità
Piogge intense in arrivo e nevicate sulle cime Protezione civile in allerta
Pioggia in arrivo, e non poca. La Protezione civile ha ripreso l’avviso di condizioni meteorologiche avverse lanciato a livello nazionale, alla luce delle previsioni dell’Osmer. Oggi inizieranno le precipitazioni ma un peggioramento più consistente si avrà in serata quando incomincerà a nevicare oltre i 1500 metri sulle Alpi. Domani clou del maltempo con piogge che potranno essere molto intense, specie sulla Pedemontana e la fascia prealpina. Sulla costa scirocco forte. Allertato il sistema regionale di protezione civile.
CAMERA CON VISTA
Il cervello che ride e il cuore che sanguina così ho vissuto l’ultimo atto di An
di Daniele Franz Che settimana quella appena trascorsa per la politica italiana: il partito Alleanza Nazionale si è sciolto per confluire nel nascente Pdl, la Camera dei Deputati ha approvato il provvedimento relativo al federalismo fiscale e il Senato ha approvato il disegno di legge inerente il Testamento Biologico. Non c’è che dire, sette giorni piuttosto intensi e rilevanti. Personalmente credo che per esprimere un giudizio di merito su ciò che è accaduto all’interno delle aule parlamentari ci sia bisogno di un periodo di decantazione; di certo entrambi i provvedimenti hanno finito per spezzare il fronte dell’opposizione senza alterare gli equilibri della maggioranza, basti pensare che il federalismo fiscale ha visto il voto positivo dell’Italia dei Valori, l’astensione del Partito Democratico e il voto contrario dell’Unione di Centro ed anche al Senato sul testamento biologico alla fine il voto delle opposizioni è risultato variegato. Per quel che invece si è verificato all’esterno del Parlamento, beh, lì non ci resta che prendere atto che un partito che nel bene e nel male aveva visto intrecciare le proprie vicende con quelle nazionali non esiste più. Per qualcuno probabilmente un sospiro di sollievo, per altri - tra i quali il sottoscritto - un senso di vuoto (politico ovviamente, ma forse non solo). Nei giorni scorsi più di qualcuno ha avuto il garbo e la gentilezza di chiedermi quale fosse il mio stato d’animo, a tutti ho risposto che mi sentivo con il cervello che ride e il cuore che sanguina. Credo che così si senta anche Roberto Menia, che al congresso di commiato ha voluto essere l’unica voce se non proprio di dissenso quanto meno fuori dal coro. Il suo è stato un intervento intenso, coraggioso, orgoglioso, ma in un certo qual modo rassegnato. Menia credo abbia rappresentato meglio di molti altri il sacrificio di intere generazioni di militanti che alla fine hanno dimostrato la consapevolezza che l’ennesima svolta, quella definitiva, della Destra italiana, non solo appariva inevitabile, ma era addirittura auspicabile e necessaria. Ma ha voluto sottolineare che comunque vi era e vi è la contestuale certezza che tale era una scelta dolorosa. Ho apprezzato l’onestà intellettuale che Menia ha dimostrato anche in questa occasione. Così come ho apprezzato i toni e i concetti del suo intervento. Non tutto, è ovvio, ma merita lo stesso un plauso perché in un periodo in cui la piaggeria verso i capi e i potenti è diventata la maniera più comoda per fare carriera e per campare a lungo, lui ha voluto fare una scelta diversa. Credo non sia poca cosa.
CIVIDALE
Tutto pronto per la candidatura L’Unesco deciderà a giugno
TOLMEZZO
Ancora un mese di cantiere per piazza XX Settembre
BASKET
Snaidero, la salvezza passa per la sfida con l’Armani
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Infine la prima pagina de Il Piccolo di Trieste
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LA CRISI SECONDO L’ISTAT
Industria, crollano fatturati e ordini Scajola: dati vecchi
Cgil pessimista: «Salari fermi dal ’93 E il peggio deve ancora arrivare»
ROMA Crollano fatturato e ordini dell'industria in gennaio, mentre la Cgil lancia l'allarme sui salari che, tenendo conto dell'inflazione, sono rimasti fermi al 1993. L'indice del fatturato dell'industria corretto per gli effetti del calendario, segnala l'Istat, ha registrato una diminuzione tendenziale del 19,9%, mentre l'indice grezzo degli ordinativi ha segnato una riduzione tendenziale del 31,3%.Entrambi gli indici rappresentano il peggior dato dal 1991. I due indicatori sono scesi del 2,1% rispetto a dicembre. Nel confronto su base trimestrale, il fatturato scende dell'8,8% e gli ordinativi del 14,2%. L'auto resta uno dei settori più colpiti.Gli ordinativi sono scesi del 35,8% su base tendenziale, con una riduzione del 29,3% per la componente nazionale e del 43% per quella estera. Il fatturato è invece diminuito del 47,4% su base annua, con un crollo del 42,8% della componente nazionale e del 52,3% di quella estera.«Tante volte ho l'impressione che il susseguirsi di dati vecchi possono scoraggiare la ripresa e rendere più complessa la crisi», ha commentato il ministro dello Sviluppo economico, Claudio Scajola, il quale afferma che «i monitoraggi ci segnalano che ci sono spiragli lontani ma ci sono». «L'ho sentito dire anche dall'amministratore delegato di Fiat, Marchionne, e da altri esponenti dell'industria».La crisi «non è finita, non siamo neanche al picco che arriverà nel secondo trimestre di quest'anno», replica il segretario generale della Cgil, Guglielmo Epifani. Il sindacalista ha giudicato «singolare» la tesi secondo cui la crisi è appena iniziativa e già finita.Il governo, ha lamentato ancora Epifani, non sostiene la domanda e così, dice Epifani, al termine della crisi non ci sarà un paese più coeso, ma le disuguaglianze saranno ancora più forti. «Noi confermiamo, invece, che ci sarebbe bisogno di interventi un pò più forti per sostenere la ripresa produttiva». I salari netti negli ultimi 15 anni sono rimasti praticamente «fermi», denuncia intanto il quarto rapporto Ires-Cgil dal quale emerge che dal 1993 al 2008 nonostante l'aumento dei prezzi i salari hanno registrato una crescita pari a zero. Secondo l'Ires-Cgil, infatti, l'inflazione è cresciuta del 41,6%, le retribuzioni contrattuali del 41,1% mentre le retribuzioni di fatto del 47,5%. Secondo i dati elaborati dall'Ires-Cgil sulle dichiarazioni dei redditi presso i Caaf, inoltre, circa 13,6 milioni di lavoratori guadagnano meno di 1.300 euro netti al mese e circa 6,9 milioni ne guadagnano meno di 1.000, di cui oltre il 60% sono donne. Il segretario confederale del sindacato di Corso Italia, Agostino Megale, lancia poi l'allarme occupazione per il 2009, anno in cui rischieranno di perdere il posto fino a un milione di lavoratori. Per Megale «la cosa certamente chiara del 2009 è che il tasso di disoccupazione è destinato a crescere più di 2 punti percentuali, vicino ai 3». Nel 2009 i posti a rischio potranno arrivare fino ad un milione, secondo un rapporto della Cgil. Per l'Ires, infatti, il tasso di disoccupazione è destinato a crescere più di 2 punti percentuali, vicino ai 3. Secondo l'istituto, i numeri possono oscillare tra 600-700 mila fino ad arrivare ad un milione di posti di lavoro persi, con una incidenza che coinvolgerà tutti i nuclei familiari, in totale 4-5 milioni di famiglie.
APERTO IL CONGRESSO COSTITUTIVO. FRANCESCHINI: «IL PREMIER È IL PASSATO» Battesimo del Pdl, show di Berlusconi
«Entriamo nella storia, obiettivo il 51%. Grazie a Fini e Bossi. Il Pd? Sempre uguali»
ROMA «Oggi si avvera un grande sogno, siamo il partito degli italiani liberi che vogliono restare liberi. I sondaggi dicono che siamo al 43,2%, ma noi vogliamo arrivare al 51%». Sono le parole con cui Silvio Berlusconi ha aperto la tre giorni del congresso costituente del Popolo delle libertà. Il premier ha pubblicamente ringraziato Gianfranco Fini («Con lui scriviamo pagine di storia») e Umberto Bossi («Un alleato fedele»). Pesanti critiche al Pd: «La sinistra non è mai cambiata».
IL NUOVO PARTITO
OGGI LE OVAZIONI DOMANI I DILEMMI di ROBERTO MORELLI
In politica il rito è sostanza, e lo spettacolo dà il contenuto. E poiché nell'uno e nell'altro Berlusconi è insuperabile, e dinnanzi a qualsiasi uditorio si fa regista e incantatore senza pari, la prima giornata del congresso fondativo del Popolo della libertà non ha lesinato in chi vi partecipa il senso di una missione e di un appuntamento con la storia: le ovazioni per il leader che gigioneggia con la folla, la cravatta leziosa di Fini, il presidente del Ppe Martens e l'alleato Bossi a benedire il partito; e i giovani e l'Europa, l'Inno alla Gioia e «Volare» di Modugno, il sogno evocato d'un partito che s'arrampichi al 51 per cento.Ma da domani sera il nuovo soggetto dovrà navigare nella quotidianità e nelle urgenze del momento, che sono ben altro dai fiocchi azzurri e dalla declamazione della libertà come «religione laica». E lì affronterà un mare di problemi e carenze: alcuni dell'oggi e contingenti, altri del domani e strutturali.Dell'oggi molto si è detto. Il Pdl nasce in fretta e con una fusione abborracciata tra due partiti quanto mai diversi per storia, cultura e valori di riferimento. Di fatto An confluisce morbidamente in Forza Italia, dacché Fini ha scelto di separarsene accentuando il proprio profilo istituzionale e a tratti antiberlusconiano, e il suo apparato si è soavemente abbandonato al grande seduttore. Non a caso ieri il premier ha vellicato la destra rivendicandone lo sdoganamento mentre assumeva l'aria di negarlo, e chiamando ripetute standing ovation per lo stesso Fini e il defunto Pinuccio Tatarella. Che queste due anime possano realmente fondersi in un unicum d'identità e pratica politica, è tutto da vedere. Che il nuovo partito riesca a darsi regole interne che esulino dalla voce del capo, è da dubitare. Che la convivenza metta a sopire un malumore interno che il solo Roberto Menia ha avuto il coraggio di esprimere, ma molti covano sottotraccia, è improbabile.Come sempre accade, la convivenza oggi forzosa creerà un abito di vita quotidiano. Ma da sola non potrà sciogliere i nodi del domani, intrecciati al futuro governo del Paese. Nodi di persone, idee, identità. La crisi mondiale e la grande saldezza dimostrata da Giulio Tremonti, convertitosi dal liberismo ai mercati governati, ha oggi anestetizzato ogni distinguo di programma tra le anime interne al Pdl.
Ma le contraddizioni tra i fautori del privato e del pubblico sono destinate a riesplodere non appena la ripresa si manifesterà, e allorché le scelte di riforma in un senso e nell'altro s'imporranno in una pluralità di campi, dalla scuola alla bioetica, dall'università all'energia e all'immigrazione.E che dire delle persone? Se Berlusconi nella prossima legislatura mirerà al Quirinale, o quando - prima o poi accadrà - si ritirerà ad Arcore, sarà il nuovo Fini «istituzionale» il candidato naturale; con il che quella che fu An si rivarrà sulla Forza Italia che oggi la annette, e la cui componente rischierà la balcanizzazione in assenza del leader. Ma se e quando la sinistra scegliesse un volto completamente nuovo per risollevarsi dalla crisi (ciò solo che Berlusconi teme, e non a caso andò di persona a impallinare Soru in Sardegna), sarebbe il Pdl a ritrovarsi di colpo vecchio e prigioniero dell'apparato che vorrebbe smantellare.Dilemmi del futuro. Oggi il centrodestra viaggia con il vento in poppa e ha in casa - nella Lega - e al Nord la vera concorrenza elettorale. Per intanto, e al di là della retorica che lardella ogni atto fondativo, accogliamo il completamento di un'evoluzione salutare nella politica italiana. Dopo la nascita del Partito democratico, quella del Popolo delle libertà ci restituisce un sistema più chiaro e moderno. Solo due anni fa il proscenio era popolato d'una trentina di partituncoli sgomitanti. Oggi competono due grandi forze collocate senza ambiguità, reciprocamente alternative e con leader e progetti visibili. Rimaniamo il Paese delle caste, ben lungi dall'essere una democrazia matura. Ma liberiamoci della nostalgia dei tempi andati, che furono ben più cupi di quello che prende forma.Roberto Morelli
LA SENTENZA: UNO OGNI MILLE ABITANTI
In regione aumentano i medici di famiglia
Il Consiglio di Stato dà ragione ai giovani dottori esclusi da una legge della giunta Illy
TRIESTE I giovani medici di famiglia hanno vinto la battaglia contro la Regione Friuli Venezia Giulia e contro il loro stesso sindacato Fimmg, alleati nel deprimere per legge le legittime aspettative di lavoro diminuendo il numero di dottori sul territorio. Il Consiglio di Stato ha dato definitivamente ragione a loro che si opponevano a una legge varata nel 2006 dalla giunta Illy.
CIRIANI: IN FVG CIFRE PREOCCUPANTI
Turismo coi conti in rosso Resiste solo la montagna
TRIESTE La crisi tocca anche il turismo “business”, quello di agenti e rappresentanti di commercio. Con segni “meno” che vanno anche in doppia cifra: nei primi due mesi del 2009 la provincia di Trieste ha toccato il -10% negli arrivi, quella di Gorizia il -20% nelle presenze, nel Pordenonese si arriva alla depressione del -30%. «Siamo molto preoccupati», è la sintesi di Luca Ciriani. MENO INVESTIMENTI Gennaio-febbraio sono i mesi del turismo “business”, quelli dei rappresentanti in viaggio di lavoro. Le difficoltà economiche delle aziende, e la conseguente riduzione degli investimenti, hanno imposto spesso presenze in giornata, senza più pernottamento alberghiero. LE CIFRE «Il calo è omogeneo in tutto il territorio», riassume l’assessore al Turismo. Manzano, Buttrio, San Giovanni registrano un calo del 30%, in provincia di Trieste le presenze (-4% a confronto con gennaio-febbraio 2008) toccano quota 71mila, gli arrivi (-10%) sono stati circa 25mila, nell’Isontino crollano le presenze (-20%, da 48mila a 39mila) e gli arrivi (-4%) calano a 11mila. «Non sono dati consolidati – precisa l’assessore – ma sono comunque numeri che segnalano una situazione di difficoltà a monte». LA CRISI Preoccupati ma non rassegnati. «Restiamo convinti che il turismo balneare, vista la validità dell’offerta turistica, possa non risentire troppo della crisi – commenta ancora Ciriani –. Una crisi, però, che c’è e contro la quale i pacchetti innovativi possono dare una mano ma non essere risolutivi».MONTAGNA A portare conforto, intanto, è il bilancio dei tre mesi invernali: tra dicembre 2008 e febbraio 2009, precisa l’assessore, gli arrivi toccano il +3%, le presenze il +2,6%: «I risultati derivano da nevicate straordinarie ma anche dall’eccellenza dei poli invernali gestiti da Promotur. L’aumento dei turisti riguarda anche l’albergo diffuso in località come Sauris e Sutrio». PREZZI BLOCCATI Altro fattore chiave, sottolinea Ciriani, è il blocco dei prezzi degli skipass. Al via della stagione c’era stata polemica con i vertici di Promotur ma la linea dell’assessorato ha prevalso: «Abbiamo fatto benissimo a non aumentare le tariffe. Anche il prossimo anno, in linea di massima, i prezzi rimarranno invariati». Il problema? La recettività alberghiera: «I posti sono quelli che sono. Una volta esauriti gli alberghi, non ce li possiamo inventare». MERCATI Ciriani parla anche dei mercati: «La crescita ha interessato soprattutto l’Est Europa, territorio su cui insisteremo anche in vista della stagione estiva. A parte i “soliti” austriaci, buoni riscontri rispetto alla promozione effettuata nelle fiere sono arrivati da sloveni, ungheresi e polacchi».PREVISIONI Prematuro snocciolare percentuali sulle prenotazioni dei prossimi mesi. Le sensazioni vengono però trasmesse dal presidente di Confcommercio di Lignano: «La situazione non si prospetta catastrofica come sembrerebbe indicare l’andamento dell’economia internazionale. Un confronto a fine marzo anticipa un’annata in linea con il 2008. Niente di esaltante ma anche niente per cui fasciarci la testa». Marco Ballico
L’INTERVISTA
Formigoni: «Dopo Silvio primarie per scegliere il leader»
di MARCO BALLICO
TRIESTE Propone al Pdl la grande ambizione del 50% di consensi, pensa alle primarie per il dopo Berlusconi, chiede i congressi dopo le regionali 2010. Roberto Formigoni, presidente della Lombardia, non ha dubbi: «È una svolta epocale. Sta a noi dimostrarci all’altezza della sfida».Presidente Formigoni, quale deve essere l’ambizione del Pdl?Diventare il più grande partito della politica italiana. Chi mette assieme le culture cattolico-popolare, laica e socialista-riformista, che hanno fatto la storia anche europea, e ci aggiunge una destra che ha saputo tagliare i ponti col passato e diventare moderna, è obbligato a coltivare ambizioni grandi.Sarete più popolari della Dc?Assumiamo la carta dei valori del Ppe, guardiamo alla persona, alla famiglia, al lavoro, all’impresa, avremo in sintesi caratteristiche liberali e sociali. Possiamo superare il 40% e puntare al 50%. Il Pd non è riuscito a contare da solo quanto pesava con due forze distinte. È una maledizione da sfatare. In Lombardia i sondaggi dicono che siamo già al 40%, 4 punti in più delle politiche 2008. Partiamo sotto i migliori auspici.E dopo gli auspici?I risultati sono alla portata nella misura dell’impegno, della generosità, dell’intelligenza che sapremo mettere in campo.Dovrete strappare elettori alla Lega.Con la Lega siamo alleati e concorrenti allo stesso tempo. Si tratta di rafforzare entrambi gli aspetti: da un lato aumentare la collaborazione perché la gente ci vuole uniti e non tollera litigi e distinzioni, dall’altro alimentare una concorrenza positiva. Insisto molto sulla militanza: un partito moderno è fatto di leadership e di presenza sui media, che ci sono già; ma anche di gambe che camminano, scarpe che si impolverano, suole che si consumano.E invece Berlusconi e Fini già litigano.Ruoli diversi, che entrambi incarnano al meglio. Una distinzione di accenti non può essere scambiata per dialettica, tanto meno per litigio.Fi è stato un partito-azienda. Come verrà ricordato?Da molti anni non era più un partito-azienda. Sarà ricordato come il partito più innovatore. Berlusconi e Fi hanno cambiato la politica di questo Paese, sono costretti e rassegnati a riconoscerlo pure gli avversari. La sinistra oggi è schiantata e affascinata da Berlusconi. Del resto è riuscita a pareggiare una volta, nel 2006, e a vincere solo nel 1996. Il giorno dopo eravamo dal nostro leader a confermargli fiducia e a chiedergli di andare avanti.Il Pdl cosa dovrà avere di più?Ci sono anche An e partiti cosiddetti minori ma di assoluta importanza. Rappresentiamo quasi 20 milioni di italiani, le difficoltà aumentano. Dovremo essere capaci di sintesi e radicamento sul territorio. Il Pdl dovrà essere al tempo stesso presidenzialista e federalista.Iniziate con un federalismo un po’ strano: i segretari regionali nominati da Roma.Inevitabile in una prima fase perché il partito nasce sulla base di accordi con An, sulla famosa logica del 70-30, che non entusiasma ma c’è. Per quel che mi riguarda, chiedo che tra un anno e mezzo, dopo le regionali del 2010, si proceda ai congressi dal basso.Berlusconi avrà superpoteri?Favole. Berlusconi è lì non perché si è autonominato ma perché gli elettori gli hanno dato un consenso crescente. I partiti di oggi sono presidenziali, hanno un leader forte, non stanno insieme su superpoteri ma su poteri essenziali per chi ha il compito della sintesi.Per quanto tempo pensare di vincere?Siamo potenzialmente vincenti sempre, ma quando i moderati li deludono, gli elettori non votano o vanno dall’altra parte. Guai riposare sugli allori, guai pensare che la sinistra sia definitivamente stroncata e offrirle spazio governando meno che bene.Da Veltroni a Franceschini?Se lo sono detti in casa: dal disastro al vice-disastro.Il Pd cerca nuovi leader. È stata una settimana di notorietà per Debora Serracchiani, consigliere provinciale di Udine. Gli Obama nascono anche così?La politica è il regno del rigore e della fantasia. Per vincere si deve essere più precisi di un giocatore di biliardo e più fantasiosi di Mozart. Un leader si può trovare in modi particolari. Sin qui il Pd non ha azzeccata una, tentino pure con Facebook e altre diavolerie.Chi dopo Berlusconi? Fini, Tremonti o lei?Lo diranno le primarie, la miglior strada per verificare la leadership. Augurando lunghissima vita a Berlusconi.Per l’Udc porte aperte?La carta dei valori è la stessa, in Europa siamo dalla stessa parte, siamo d’accordo sul 99 per cento dei provvedimenti. Mi auguro che la dirigenza dell’Udc accetti di venire con noi prima o poi. Meglio prima che poi.Ma perché, se il Pd si fonde a freddo, voi dovreste essere diversi?Premesso che i pericoli vanno presi in considerazione per prevenirli, noi siamo più compatti, governiamo insieme da anni, abbiamo radici interrate nella prima collaborazione del 1994, un processo incubato per molto tempo. Di là hanno il diavolo e l’acqua santa. Come poteva funzionare la fusione?
Ateneo, Psicologia trova casa all’ex Opp
La nuova sede sarà pronta nel 2013. Ma mancano fondi per l’edilizia universitaria
di GABRIELLA ZIANI
Euro zero. Questa l’entità di finanziamento per l’edilizia universitaria spedita a Trieste lo scorso anno dal ministero. La politica del risparmio, e dei drastici tagli, non colpisce solo la struttura didattica, ma anche il corpo vivo e fisico degli atenei. E questo per l’università di Trieste si traduce in una serie di problemi non da poco. Il primo: certe opere programmate e indispensabili si possono ora realizzare solo con finanziamenti regionali, quelli già stanziati. Il secondo: certi sviluppi pensati e fin qui organizzati per dare una sede a facoltà ora disperse per città e mal sistemate in luoghi dove per di più l’ateneo deve pagare affitti devono per il momento contenersi, restringersi, adattarsi, in attesa di soldi futuri. Terzo e non ultimo: ci sono lavori d’immediata urgenza che riguardano la messa a norma, specie di laboratori e settori specialistici, che non si possono ignorare né d’altro canto pagare. Indispensabile trovare una terza via.Il caso più notevole, anche per l’importanza della sua storia e per l’entità degli edifici coinvolti, riguarda la facoltà di Psicologia. Attualmente è insediata in via Sant’Anastasio, palazzo di proprietà delle Poste, in coabitazione col biennio di Architettura che, notoriamente, altrettanto attende una casa, sempre che non si trasferisca a Gorizia (la decisione ultimativa dovrà essere presa entro aprile).A Psicologia sono state destinate tre palazzine nel parco di San Giovanni, che è uno dei poli universitari di maggior pregio. Già vi è ambientato il Dipartimento di scienze della terra: le magnifiche «ville» primo ’900, filologicamente restaurate e protette dal silenzioso verde nel cuore del parco sono un vero lusso per docenti e discenti. La Provincia, nell’ambito di una complessa suddivisione, cessione, vendita e scambio d’immobili con Azienda sanitaria e Università, ha venduto lo scorso anno all’ateneo la terza palazzina destinata a Psicologia: due sono a fianco del rinnovato teatrino, ex cucine ed ex lavanderia dell’antico ospedale psichiatrico, e la terza gli sta dietro, è il cosiddetto Padiglione F.«Soldi per il restauro - racconta il delegato del rettore per l’edilizia universitaria Aurelio Marchionna - ne abbiamo solo per due dei tre edifici, e quindi per mettere d’accordo il budget sia con le esigenze della facoltà e sia con la necessità dell’ateneo di lasciare l’edificio in affitto di via Sant’Anastasio abbiamo fatto una progettazione preliminare lo scorso anno che provvisoriamente sistema Psicologia solo nel Padiglione F e in una palazzina a fianco del teatro. La terza che era destinata a ospitare la biblioteca resta in attesa». Il costo totale dovrebbe aggirarsi sui 5 milioni di euro. E questi sono soldi che provengono dalla Regione. La fine lavori viene preventivata, oggi, per il 2012-2013.La biblioteca dunque si stringerà fra aule, studi, zone per l’attività dipartimentale e uffici di facoltà. Per la terza palazzina, di cui nessuno si augura un ulteriore viaggio senza ritorno nel degrado, vista l’enorme fatica di recupero dell’intero comprensorio, bisognerà appena cercare nuovi finanziamenti.Nulla da fare invece, al momento, per quella bella idea del Collegio universitario che avrebbe procurato (oltre che una prestigiosa struttura all’offerta dell’ateneo) un restauro altrettanto urgente: la seconda enorme sede del Gregoretti, vicina all’attuale nuovo polo comunale per anziani e malati di Alzheimer. La giunta Tondo non ha confermato gli intendimenti della giunta Illy, e così viene a mancare il nuovo insediamento universitario nel parco e l’enorme edificio cadente resta lì coi suoi occhi ciechi e le sue strutture barcollanti.Spostiamoci in città. Dopo lunga attesa (e con un finanziamento esistente, che risale a tempi meno grami) è arrivata alla vigilia del progetto esecutivo la ristrutturazione di via dell’Università 7, quella tanto attesa da Architettura. In questo caso l’Università, seguendo le piste di un accordo deciso una decina di anni fa, si è avvalsa del contributo tecnico del Provveditorato interregionale alle opere pubbliche, con cui l’ateneo ha una convenzione per questioni edilizie considerate troppo gravose per l’ufficio tecnico interno. Qui si prepara un restauro funzionale ed estetico, nel rispetto dei vincoli imposti dalla Soprintendenza al pregiato, storico edificio. Per ottobre è in calendario il bando di gara. Un paio d’anni la durata del cantiere. Il costo previsto non si discosta da quello preventivato per Psicologia.Sempre nella zona un altro edificio universitario è prossimo al cantiere. Si tratta della sede di via Lazzaretto vecchio 8, dove in origine si trovava Psicologia, e che ora è già completamente vuoto. Contiguo al Dipartimento di Scienze dell’antichità, ha occupato solo un ultimo spazio al piano terra, dove questa facoltà ha sistemato tutto il suo patrimonio librario.«Anche per questa ristrutturazione - prosegue Marchionna - siamo a buon punto, avremo proprio a giorni il progetto esecutivo e contiamo di indire la gara entro l’anno». Naturalmente sulla complicata scacchiera arriverà il problema di trasferire i libri, trovando una nuova sede. Rimane invece chiuso nel punto di domanda l’edificio ex Irfop di Valmaura dove sono sistemate le aule didattiche di Medicina. La Provincia contava di riavere l’edificio per sistemarvi il liceo di scienze sociale Carducci, Medicina contava di lasciare quella sede distaccata facendo conto sulle nuove costruzioni previste a Cattinara e l’Università sperava di non pagare più l’affitto della sede. Tutto bloccato a catena, visto che delle nuove aule didattiche a Cattinara non c’è nemmeno l’ombra. Come si ricorderà, proprio per ristrettezza di aule Medicina quest’anno non ha potuto ampliare gli accessi a Scienze infermieristiche, che sono programmati a numero chiuso. Si è così concordato che il maggior numero di studenti-infermieri se lo sarebbe preso Udine, cui gli spazi non mancavano. Come dire che tra i muri e i laureati non c’è tutta la distanza che pare, perché viaggiano assieme.
Colpo grosso dell’estate musicale in piazza Unità arrivano gli Oasis di MARCO BALLICO
UDINE Non solo Madonna, Bruce Springsteen, Coldplay. Nell’estate 2009 di musica e spettacoli in Friuli Venezia Giulia ci saranno anche Oasis, Chicken Foot, Negrita, Jethro Tull, Steve Winwood, Claudio Baglioni e Laura Pausini. E ancora Roberto Bolle, Momix e Zelig. Il “dove” è ancora da definire, ma per gli Oasis le voci puntano su Trieste. Le trattative sono in corso. Si devono incrociare la disponibilità di piazze e stadi e quelle degli artisti.Azalea Promotion, che organizza i concerti di Madonna (16 luglio), Springsteen (23 luglio), e Coldplay (31 agosto), allo stadio Friuli di Udine, non conferma le indiscrezioni sugli Oasis a Trieste (suonerebbero in piazza dell’Unità) e rimanda alla prossima settimana l’abbinamento tra nomi, sedi e date. Ma certo il nome della band inglese è quello più forte tra le novità comunicate ieri dall’assessore al Turismo Luca Ciriani, dal direttore di Turismo Fvg Andrea Di Giovanni e dal responsabile di Azalea Loris Tramontin. Sarebbe un gran colpo per la città. Gli Oasis dei fratelli Gallagher sono uno dei principali gruppi rock degli ultimi anni. Nati nel 1991, hanno venduto oltre 60 milioni di dischi, piazzato 8 singoli al primo posto in Inghilterra e 22 consecutivi nella Top ten britannica. Il loro ultimo album, il settimo, ”Dig out your soul”, è uscito nell’ottobre 2008.Grandi nomi, dunque (per la Pausini si parla di Villa Manin, per i Chicken Foot di Lignano), in un’offerta concertistica estiva che la Regione abbina a quella turistica. Si chiama “Music and Live” l’iniziativa di Turismo Fvg per incentivare l’appassionato di musica a fermarsi in Friuli Venezia Giulia non solo per lo spettacolo. Un’iniziativa fondata sull’accordo con i Consorzi degli albergatori (tutti hanno aderito) che consentirà di offrire il biglietto per Madonna, Springsteen e Coldplay in omaggio (o ridotto del 50% in caso di posto riservato in tribuna) a chi prenoterà tre notti in uno degli hotel convenzionati. Un solo pernottamento sarà sufficiente per assistere a prezzo ridotto o gratis agli altri concerti estivi.L’operazione - hanno spiegato in conferenza stampa Ciriani e Di Giovanni - costerà alla Regione 300 mila euro. Per i tre concerti “big”, ha aggiunto Tramontin, si stima una presenza complessiva di 120 mila persone, almeno la metà delle quali potrebbe essere interessata al pacchetto turistico-musicale. "Music and Live" sarà promosso attraverso la distribuzione di stampati nei punti d'informazione turistica ma anche nelle fiere, sui media e con un camion itinerante.
Scala Granbassi, dopo le polemiche arrivano le offese con lo spray di CORRADO BARBACINI
Alcune scritte ingiuriose apparse sul muro della scala Revere fanno nuovamente divampare la polemica sul caso Granbassi. È quanto accade dopo l’esposto in Procura per «apologia di fascismo» contro gli assessori comunali che hanno approvato la delibera che intitolava proprio scala Revere a «Mastro Remo» e che sarà inaugurata il prossimo 13 maggio.«Ecco i tristi risultati di chi alimenta odio, intolleranza e divisione non rispettando le libertà altrui e continuando a negare il giusto diritto di dedicare un angolo della città alla memoria del giornalista Mario Granbassi», sostiene il vicesindaco Paris Lippi.«L’ho detto più volte in passato: Granbassi riposi in pace», replica l’ex senatore dell’Ulivo Fulvio Camerini. Poi aggiunge: «Si celebra Granbassi come giornalista. Ma se si ha la pazienza di leggere le cose che ha scritto, non c’è nulla da celebrare». Poi prosegue: «Credo che chi ha voluto questo nome lo ha fatto nella logica del revisionismo storico ora molto di moda. Si dovrebbe pensare a nomi nei quali la grande maggioranza dei cittadini si riconoscono e si identificano, non a personaggi che fomentano divisioni».Puntualizza Claudio Cossu, esponente del gruppo spontaneo Cittadini liberi e uguali, primo firmatario dell’esposto: «L’iniziativa contro gli assessori reca due rilevanti firme della cultura e della scienza triestina: Margherita Hack e Boris Pahor. Entrambi hanno capito che la battaglia non è contro la persona di Granbassi ma contro ciò che rappresenta».«Chi ha alzato i toni in questo modo - polemizza Paris Lippi riferendosi all’atto vandalico - è il responsabile morale di questo stato di cose, perché un conto è manifestare e far sentire il proprio pensiero, mentre ben diverso è voler sopraffare, utilizzando scritte oltraggiose e infamanti che ledono le regole del diritto e del vivere civile e democratico della nostra città. Questo esasperare dei toni non porta da nessuna parte. Non possiamo pensare alla democrazia come a un diritto a senso unico, dobbiamo essere rispettosi delle regole e delle scelte di tutti». «Gli atti di vandalismo - osserva il segretario del Pd Ds Roberto Cosolini - non sono mai giustificati e non sostengono alcuna argomentazione. Lo spazio è quello del confronto civile e non certo quello degli insulti. Abbiamo illustrato le nostre motivazioni in maniera rispettosa di tutte le idee».Chiosa il sindaco Roberto Dipiazza: «In molte città ci sono vie intitolate a Stalin e nessuno ha mai protestato. Ognuno ha la sua sensibilità. Spero che questa polemica finisca presto perché non ha nessun senso».
Con il caro-vignette il pieno oltreconfine non converrà più
L’allarme di Obama: «Al Qaeda prepara un attentato agli Usa»Ricapitalizzazione da 300 milioni di euro Bono: «Stiamo tenendo»
IL MINISTRO DOPO L’ARRESTO PER STALKING A GRADO
Carfagna: «Ora le donne alzano la testa»
TRIESTE «Sono contenta che anche a Grado una donna abbia alzato la testa, denunciando il marito». Scandisce queste parole, Maria Rosaria Carfagna, ministro per le Pari Opportunità del governo Berlusconi, davanti al primo arresto per l’accusa di stalking riscontrato in Friuli Venezia Giulia. Della legge che oggi tutela le donne vittime di rapporti «malati» la Carfagna fa il suo fiore all’occhiello. Perché «chi perseguita deve sapere che non può disporre della salute e della serenità di una persona. Le donne non sono più lasciate sole e questa legge lo conferma».
Il caso
A 50 giorni dall’inaugurazione
Rock
Concerto-evento della band inglese
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