Cominciamo con la prima pagina del Messaggero Veneto
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E’ di 272 morti l’ultimo bilancio del terremoto che ha sconvolto l’Abruzzo
Oggi Napolitano all’Aquila, domani i funerali di Stato. Il Papa: presto tra voi
Berlusconi: il Friuli sarà il modello per la ricostruzione
L’AQUILA. «Un ringraziamento ai volontari friulani, a loro sono bastate poche ore per fornirci queste cartine e questi rilievi topografici fatti dall’elicottero. Grazie a questi documenti ora sarà più facile quantificare i danni e capire gli interventi da realizzare». Con queste parole del premier Silvio Berlusconi, pronunciate ieri all’Aquila poco dopo le 14, nel corso della conferenza stampa in cui ha fatto il punto sull’emergenza, il “modello Friuli” è diventato un’altra volta esempio da seguire nel corso delle calamità naturali. Il presidente del consiglio ha mostrato con orgoglio quelle carte topografiche che poco prima il direttore della Protezione, civile Guido Bertolaso, e il direttore regionale, Guglielmo Berlasso, gli avevano illustrato e consegnato. Intanto, in Abruzzo si continua disperatamente a scavare per cercare di raggiungere i dispersi sotto le macerie. Le vittime finora accertate sono 272 e tra queste 16 sono bambini.
Sottoscrizione: oltre 8 mila euro nelle prime ore
UDINE. Una nuova banca si è aggiunta alle cinque che hanno dato disponibilità a raccogliere fondi per i terremotati attraverso offerte sui conto corrente aderendo all’iniziativa “Il Friuli per l’Abruzzo” che vede insieme MessaggeroVeneto e Alpini dell’Ana. Si tratta della Banca di Credito cooperativo che da oggi, dunque, avvierà la sottoscrizione, mentre sono già cominciate ad arrivare le prime donazioni. In poche ore, attraverso le coordinate messe a disposizione, già diverse persone hanno dato il loro contributo alle popolazioni colpite dal sisma versando somme da 2 mila euro a qualche decina. Il totale raccolto è stato di 8 mila (a fianco pubblichiamo i dettagli dei movimenti): vi hanno contribuito famiglie e singole persone, alcune delle quali hano preferito rimanere anonime. Chi volesse aderire all’iniziativa lanciata dal giornale con la collaborazione delle penne nere dell’Ana udinese può dunque rivolgersi a uno qualunque degli sportelli delle seguenti banche: la Cassa di risparmio del Friuli Venezia Giulia, la Banca di Cividale, la Banca popolare di Vicenza, l’Unicredit e il Credito Emiliano. A queste, come anticipato, si aggiunge da oggi la Banca di credito cooperativo. «Non potevamo non esserci – dice il presidente della federazione delle Bcc, Giuseppe Graffi Brunoro –, perchè il Credito cooperativo aveva toccato con mano quanto ci fosse bisogno di solidarietà nei momenti dell’emergenza. La nostra banca nazionale, la Federcasse, ha già avviato una sottoscrizione, noi però abbiamo ritenuto più oppoertuno sposare una causa locale. E questa, voluta dal MessaggeroVeneto assieme agli alpini, che noi tra l’altro sosterremo in occasione dei festeggiamenti per il 60º della Brigata Julia».Parallelamente, continua la sensibilizzazione, anche attraverso il passaparola, della grande famiglia alpina. La sezione Ana udinese, cui fanno riferimento circa 12 mila soci, ha già provveduto a informare dell’iniziativa i 119 gruppi che devolveranno al comitato “Il Friuli per l’Abruzzo” quanto verrà raccolto con una loro sottoscrizione che già avevano deciso di avviare. E successivamente saranno le penne nere della sezione Abruzzi a indicare le emergenze sulle quali far convergere il denaro che la generosità dei friulani permetterà di raccogliere.
Appuntamento con la storia: oggi alle 20.45 l’andata dei quarti di finale col Werder.
Diretta su La7
Mister Marino parte con il tridente Pepe-Quagliarella-Sanchez: «Loro sono favoriti, ma ho fiducia nei miei»
Uefa, la migliore Udinese a Brema
Serve l’impresa per riuscire dove hanno fallito Inter e Milan
BREMA. Faccia a faccia con la storia. Quella dell’Udinese, mai arrivata così in alto in Uefa. Quella del calcio italiano, sempre uscito con le ossa rotte o quanto meno incrinate – 6 sconfitte, altrettanti pareggi – dalla trasferta a Brema. E’ il momento di provarci: Pasquale Marino abbassa simpaticamente le mani quando glielo fanno notare («Ma non dite che sono scaramantico») in vista del primo round dei quarti in Germania. Un round che potrebbe pesare non poco sul doppio confronto, soprattutto se l’Udinese sarà capace di andare a segno.
Ronde, sì in Fvg alla Camera invece non passano
Spiraglio per la Safilo ma non c’è intesa sul piano industriale
UDINE. C’è uno spiraglio nella vertenza Safilo. Ieri l’azienda ha accettato di analizzare le proposte del sindacato per salvaguardare l’occupazione in Friuli. Tuttavia la proprietà, nel piano industriale, ha ribadito la necessità di chiudere lo stabilimento di Precenicco e di ridimensionare quello di Martignacco. Ipotesi, però, subito respinta dai sindacati.
FORZA LAVORO E CRISI
I DISOCCUPATI INVISIBILI di CHIARA SARACENO
Mentre si discute delle stime della disoccupazione è utile rileggere con attenzione i dati sulle forze di lavoro relativi agli ultimi due trimestri del 2008. Segnalano un fenomeno che non potrà che peggiorare nei prossimi mesi e di cui tuttavia si parla poco o nulla. Non è solo aumentata la disoccupazione. E’ anche aumentata la sotto-occupazione, nella forma di part-time involontario. Nel quarto trimestre 2008, il lavoro a tempo parziale è complessivamente cresciuto su base annua del 2,4%, riguardando esclusivamente donne.Nella stragrande maggioranza queste persone dichiarano che non si tratta di una loro scelta. Soprattutto nel Mezzogiorno è poi aumentato il tasso di inattività tra le donne, ma anche tra gli uomini.È vero che nel quarto trimestre 2008 il tasso di attività complessivo è rimasto invariato, un modesto 63%, rispetto a un anno prima. E già non si tratta di una buona notizia per gli obiettivi di Lisbona. Ma la stabilità è l’esito di comportamenti diversi a livello territoriale e per genere. Mentre nel Nord e nel Centro vi è stato un complessivo aumento dei tassi di attività sia degli uomini che delle donne, al Sud si è registrata una diminuzione soprattutto per gli uomini. Un fenomeno che aveva già incominciato a manifestarsi nel terzo trimestre. Di conseguenza, il tasso di attività complessivo nel Mezzogiorno si è ulteriormente ridotto e allontanato da quello delle altre regioni, attestandosi al 52%: 11 punti in meno del tasso nazionale e 17,8 in meno di quello del Nord. Nel caso delle donne la distanza è molto più consistente: quasi 15 punti in meno del tasso nazionale e 24 in meno rispetto al Nord.L’aumento del tasso di inattività nel Mezzogiorno, tra le donne, ma ora anche tra gli uomini, per certi versi segnala una situazione ancor più grave dell’aumento del tasso di disoccupazione. Si tratta di forza lavoro scoraggiata, fuori da ogni circuito di “attivazione” e persino fuori da ogni interesse e preoccupazione pubblica. In alcuni casi, gonfia la manovalanza dell’economia informale, in altri quella dei beneficiari impropri delle indennità di invalidità civile e, nel caso delle donne, del casalingato forzato in economie familiari spesso ridotte ai minimi. Non si tratta certo di rentier o di donne che “si sono sposate bene” e possono “fare le signore”. Piuttosto, si tratta sia di uomini sia di donne che, secondo quanto dichiarano, non cercano (più) un’occupazione perché pensano di non trovarla. Eppure, paradossalmente, il loro ritirarsi dalle forze di lavoro li rende invisibili come problema da affrontare. E infatti di loro non si parla in questi giorni in cui tutta l’attenzione, nazionale e internazionale, è concentrata sulla contabilità, pure drammatica, dei disoccupati.Quanto questa invisibilità pesi anche sul disegno delle politiche era già stato segnalato proprio su lavoce.info da Linda Laura Sabbadini, che ha mostrato le conseguenze perverse dell’utilizzo del solo tasso di disoccupazione, in particolare femminile, come indicatore di area svantaggiata e in un paese come il nostro, ove i tassi di attività femminile sono bassi, soprattutto al Sud. È infatti successo che la Calabria, che ha un basso tasso di disoccupazione femminile solo perché le donne hanno un bassissimo tasso di attività, sia stata esclusa dagli incentivi dell’Unione europea destinati alle imprese che assumono donne nelle “aree svantaggiate” in cui il tasso di disoccupazione femminile sia stato superiore al 150% del tasso di disoccupazione maschile nel corso di almeno due degli ultimi tre anni.C’è ora il rischio che l’abbassamento ulteriore del tasso di attività e il coinvolgimento nel fenomeno di una quota di uomini marginalizzi ulteriormente proprio le regioni più povere e a più basso tasso di occupazione rispetto a politiche orientate esclusivamente a contrastare la disoccupazione e sostenere il reddito dei disoccupati (neppure di tutti). Nel nostro paese, il problema del lavoro, con le sue conseguenze per la vita dei singoli e delle famiglie, non riguarda solo la disoccupazione, ma anche la sotto-occupazione e soprattutto l’inattività delle donne, ma anche degli uomini, almeno al Sud.(Tratto da www.lavoce.info)
Lignano Il manufatto in legno che porta alla Pagoda pronto per la stagione
Ricostruito il pontile di Pineta
Era stato distrutto in dicembre da una mareggiata
LIGNANO. E’ stato ricostruito il pontile della Pagoda sulla costa davanti Lignano Pineta. Il manufatto in legno era stato distrutto dalla mareggiata abbattutasi in dicembre sulla costa.
Pradamano Una banda armata di bastoni e pistola s’impadronisce di 3 valigie, ma non dei preziosi
Rapina e pestaggio nel cortile di un agriturismo
Aggrediti ieri sera un rappresentante di oreficeria e il titolare degli “Spadons”
PRADAMANO. Aggressione a scopo di rapina ieri sera all’agriturismo “dai Spadons“. Una banda armata di bastoni e pistola ha picchiato un rappresentante di ori e il titolare del locale.
Udine, 50 case per ospitare chi è sfollato
UDINE. «Chi ha bisogno di un tetto potrà trovarlo anche qui in Friuli». Parola di Roberto Fatigati, presidente dell’Associazione friulana abruzzesi e molisani. Almeno una cinquantina di famiglie ha dato disponibilità ad accogliere alcuni sfollati, i primi due, una coppia di anziani, sono in arrivo a Pozzuolo. Gli abruzzesi che vivono nella nostra regione continuano a rimanere in apprensione per l’evolversi degli eventi sui luoghi sinistrati. «E per esprimere la vicinanza ai nostri corregionali – informa il presidente dell’associazione – abbiamo deciso di pagare ricariche telefoniche, cosicché si sentano meno isolati».
Colloredo: entro 5 anni il restauro
di MICHELE MELONI TESSITORI
«L’idea di concorrere a riedificare il castello ha suscitato in me un grande entusiasmo perché sento che tutti noi friulani siamo legati alla memoria di posti come questo che intreccia sette secoli di storia e si richiama a figure di primo piano tra uomini d’arme, cardinali e diplomatici. E su tutti si staglia la figura di Ippolito Nievo che ha impresso il suo sigillo a questo luogo di grande suggestione». Federico Fant è l’ingegnere con un cuore di letterato cui la Regione ha affidato l’incarico di commissario straordinario per ricostruire il maniero di Colloredo di Monte Albano. Un’opera ambita «da un tempo cosí lungo che la mia gente ha quasi smesso di sperare, pronta a ricredersi, anzi desiderosa», svela il sindaco Ennio Benedetti. «Non ho l’investitura ufficiale - tiene a sottolineare Fant -, perché alla delibera della giunta non è ancora seguito il decreto di nomina, ma spero vivamente di poter concorrere al recupero di un pezzo di storia del Friuli».Proprio cosí. La Regione ha, infatti, deciso di accelerare i tempi per il completamento della ricostruzione del castello semidistrutto dal terremoto del ’76. Fant, già direttore tecnico e direttore generale dell’Ater di Udine, è in pectore il commissario. Decisione di pochi giorni fa che ha fatto esultare il sindaco Benedetti: «Siamo veramente alla svolta - spiega -. La strada del commissario straordinario è già stata sperimentata con successo per la costruzione del palazzo della Regione a Udine e per dare avvio alla terza corsia autostradale. Si è visto che una scelta di questo tipo velocizza le procedure».Benedetti non ha perso tempo e con l’ingegner Fant ha fatto un primo seppur sommario sopralluogo: «È venuto sul posto per farsi un’idea concreta del lavoro che lo attende. Ho colto la volontà di correre, di fare presto e bene, con buon senso friulano. Sarebbe un bel segnale anche dal punto di vista delle opportunità di lavoro».Fant sembra davvero l’uomo giusto per imprimere un’accelerata: 60 anni, una consolidata esperienza nel riatto delle case di edilizia popolare, ha dalla sua anche il recupero di edifici di pregio, dall’ospedale vecchio di Gemona al largo delle Grazie a Udine. «In questo caso il lavoro si configura come una imponente commessa da gestire», precisa.È vero, il lavoro non mancherà: c’è da riattare una superficie di 48 mila metri quadrati pari a ben 365 stanze. «Come un grande borgo all’interno del paese» dice il sindaco. Costo: 22 milioni già impegnati dalla Regione. Tempo: da tre a cinque anni di lavoro. Solo una parte dell’immobile tornerà ai proprietari privati: i restanti tre quarti saranno della Regione che ne farà un uso molteplice. Il sindaco si addentra nei particolari: «Una parte sarà adibita a sede museale, un’altra a esposizioni, una terza ad attività convegnistiche. Nulla vieta naturalmente che all’interno di queste tre sezioni si inseriscano poi anche altre utilizzazioni», spiega Benedetti. Per esempio accanto alla sala congressi potrebbe trovare posto qualche attività di tipo commerciale e un ristorante «per tenere in vita il complesso, in ogni caso sono ragionamenti che si faranno dopo».Quanto ai tempi di realizzazione «sono senz’altro piú certi. Dal punto di vista amministrativo-burocratico siamo all’atto finale, si dovranno avviare le procedure per l’affidamento definitivo del progetto esecutivo e indire le gare», spiega Fant. Colloredo pazienterà? «L’attesa è forte - dice il sindaco -, lo vedo ogni domenica quando passeggio in piazza e incontro i cittadini. Qui c’è il cuore del paese e anche nei giorni in cui non ci sono iniziative nella parte sana del castello, c’è sempre la presenza di visitatori locali e stranieri». Benedetti si augura che chi ricostruirà ne tenga conto: «Sarebbe bello prima di tutto si procedesse a mettere in sicurezza l’accesso alla torre della porta centrale che è già recuperata. Da lassú i visitatori potrebbero seguire e apprezzare le fasi di recupero, il work in progress del cantiere».«Cinque anni di tempo, se ci si organizza bene, dovrebbero bastare», si sbilancia, incoraggiante, l’ingegner Fant. «Certo, si tratta di un intervento molto complesso anche perché non si costruisce ex novo, ma si lavora al recupero di una struttura che si è venuta sviluppando nei secoli per stratificazioni, con ampliamenti e rimaneggiamenti fino alla fine dell’Ottocento: insomma, un edificio che è vissuto e si è sviluppato come un organismo vivente».Tra pochi giorni la Regione, con gli assessori competenti, Vanni Lenna e Roberto Molinaro, darà corso a una presentazione ufficiale. Ma intanto a Colloredo si torna a coltivare il sogno di rivedere in piedi il castello di Ippolito Nievo. «È certo che al grande letterato dedicheremo la prima occasione pubblica», prende impegno solenne il sindaco, che esprime il classico desiderio perché si avveri come in una fiaba da castello incantato: «È un’idea mia personale, ma ritengo condivisa dall’amministrazione: poter disporre di una sede di rappresentanza nel maniero recuperato. Potrebbe essere un motivo di forte attrazione per la gente della nostra comunità e per i visitatori. Ecco, lo dico: sarebbe bello poter celebrare i matrimoni civili in castello».
UDINE
Ospedale, fatto l’appalto per il teleriscaldamento
GEMONA
Sarà riaperta la passeggiata di Sant’Agnese
UDINE
Accompagnati a scuola dai nonni vigili
MONTAGNA
Sgombero neve Costi risarciti dalla Regione
«Benzina: più sconto a Tarvisio»
Regione
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Proseguiamo con la prima pagina de Il Gazzettino, edizione Friuli
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Varata ieri sera in Consiglio, anche con i voti dell’Udc, la norma voluta dal Carroccio. Il Prc ribadisce: referendum
Sicurezza, ronde soltanto in Friuli
Mentre a Roma Pdl e Lega litigano, in Regione passa la legge che istituisce i volontari
Trieste Mentre a Roma infuria la polemica sulle ronde e sull'espulsione degli immigrati, il Friuli Venezia Giulia approva la riforma della polizia locale e della sicurezza con una maggioranza compatta di cui è parte anche l'Udc. E' il segnale in controtendenza venuto ieri dal Consiglio regionale. La legge prevede che nei compiti di polizia locale siano integrate anche le guardie giurate e i volontari, adeguamenti formati e subordinati al responsabile della polizia locale. L'altra novità è l'introduzione dell'armamento, previsto per la vigilanza, la protezione degli immobili pubblici e per i servizi notturni e di pronto intervento. La riforma della polizia locale verrà finanziata con sei milioni di euro. La stessa opposizione ha convenuto che si parla impropriamente di ronde, ma – ha rilevato il capogruppo del Pd Moretton – c'è di peggio perché «la legge porterà ulteriore insicurezza in regione e procurerà maggior lavoro per le forze dell'ordine, per la maggior parte contrarie» al provvedimento. L'opposizione ha lottato vanamente a colpi di emendamenti contro l'armamento, che però – ha ricordato l'assessore alla Sicurezza Federica Seganti, leghista, “fa riferimento alle norme già in vigore nell'85 e nell'87”. Rifondazione ha confermato che promuoverà un referendum abrogativo. L'autogol alla Camera del centrodestra sull'espulsione dei clandestini ha infiammato il capogruppo leghista Narduzzi. “Sicurezza fa rima con immigrazione”, «se lo scivolone alla Camera non sarà riparato – ha ammonito il leader del Carroccio regionale - «chiederemo la chiusura del Centro di Gradisca» dove vengono trattenuti gli immigrati irregolari. Pdl soddisfatto, Udc con qualche mal di pancia.
TRENTATRE ANNI DOPO
Ricostruzione, a chi non piace il "buon esempio" del Friuli
di Gianfranco Ellero
Metà pomeriggio del 7 aprile. Con grande tristezza accendo il televisore per sapere ciò che sta avvenendo a L’Aquila e dintorni, povero Abruzzo, e capito su Rai 2. Vedo immagini già viste, purtroppo, e mentre penso che le macerie si assomigliano tutte, ascolto la smentita di una “voce” messa in giro ad arte, si sa bene perché, riguardante l’imminenza di una nuova tremenda scossa. Sta parlando un esperto (non sono riuscito a leggere il suo nome), che risponde alla domanda: come reagirà la popolazione alla tremenda catastrofe? «Ho visto - dice - diverse emergenze, e so che la gente reagisce in maniera diversa, da luogo a luogo, per ragioni socio-ambientali. In Friuli, ad esempio, la popolazione ha dimostrato fermezza nell’accettazione dell’accaduto, e a badilate sulle mani ha respinto qualche sciacallo. In Irpinia dopo pochi giorni “i camorrosi” si disputavano a colpi di pistola i depositi delle coperte inviate per i soccorsi». Interviene subito Cecchi Paone, seduto fra gli ospiti in studio, per dire: «Allora lei sostiene che i friulani sono più bravi degli irpini. E’ bene puntualizzare”. L’intervistato riparte dicendo: «Non ho detto questo. Sono meridionale anch’io…», ma non lo lasciano continuare. La conduttrice si sovrappone dicendo che, sì, è bene puntualizzare, e poi esclama che sta per andare in onda un nuovo servizio dall’Abruzzo, lasciando nei telespettatori non soltanto la curiosità per una risposta non pervenuta, ma anche la certezza che non è bene tirare in ballo il buon esempio del Friuli. Del resto, qualche anno fa a Roma, un consigliere della nostra Regione, ospite di un alto funzionario statale, si è sentito dire: «Voi friulani siete dei fessi. Avete fatto tutto presto e bene, sprecando un’ottima occasione». Leggasi: un’ottima occasione per trasformare una catastrofe in un colossale rubinetto di denaro pubblico perennemente aperto. Ora noi, nell’esprimere il nostro cordoglio per la tragedia, vogliamo dire agli abruzzesi che c’è anche un modo friulano per uscirne, presto e bene, posto che la solidarietà non mancherà ma la ricostruzione dipende dalla gestione della ricchezza donata. Se c’è bisogno di un’autorevole testimonianza, si rivolgano all’onorevole Zamberletti, commissario straordinario per il dopoterremoto in Friuli, e sapranno come qui si è verificata una ricostruzione considerata come un modello a livello internazionale ma, evidentemente, non a livello italiano. All’on. Zamberletti dovrebbero rivolgersi anche i membri del Governo se, come in Friuli tutti ci auguriamo, vogliono evitare che il terremoto dell’Abruzzo si trasformi in un nuovo Belice e in una nuova Irpinia, modelli negativi che certo non riguardano le vittime ma le classi dirigenti di quelle regioni. A conclusione di questo appunto mi piace riportare il giudizio espresso dall’on. Zamberletti su uno dei gloriosi sindaci che guidarono la ricostruzione del Friuli: «Gino Molinaro fu uno di quegli uomini meravigliosi capaci di rappresentare un esempio luminoso non solo nella storia della sua comunità, quella di Buja, ma in quella più vasta degli uomini che hanno rafforzato le nostre istituzioni repubblicane dimostrando dedizione e senso del dovere al servizio della gente, contribuendo a dare un’immagine dello Stato di cui i cittadini potessero andare orgogliosi». Ecco, al martoriato Abruzzo auguriamo che il suo futuro sia costruito da molti sindaci e uomini politici degni, post mortem, di un simile elogio.
RAPINA
Banditi incappucciati assaltano l’agriturismo
Colpi di pistola sparati in aria per allontanarsi
Buttrio Sembrava una sera come tutte le altre. Tanti clienti nel locale ristorante, un clima primaverile che invita a uscire e a rilassarsi. Invece, quella di ieri, per diversi clienti e per il titolare della “Frascje dai Spadons” di Buttrio (dell’azienda agricola Masarotti) si è trasformata in una cena da incubo. Erano circa le 21.40 quando uno degli ospiti del locale, un rappresentante di oro e gioielli di Valenza Po, di 50 anni, è stato aggredito nel cortile dell’esercizio. Una furia. Contro di lui, che in quel momento si trovava in prossimità della sua auto, si è avventato un gruppo di uomini col volto camuffato da un passamontagna. Una banda numerosa, di cinque, forse sette persone. Tutte munite di bastone, alcune anche di pistole. All’uomo, spaventato, è stato ingiunto di consegnare la borsa dei valori che di norma utilizza per mostrare la merce preziosa agli acquirenti. Prima di essere fatto stendere a terra, il malcapitato è stato bastonato al capo e agli arti superiori (fortunatamente non ha riportato lesioni gravissime). A quel punto la banda ha frugato nella sua vettura e si è impossessata di alcuni bagagli. In soccorso al 50enne, che probabilmente stava partendo dall’agriturismo dopo aver cenato o aver alloggiato per qualche giorno, è giunto il titolare del locale, Giuliano Masarotti, 45 anni che ha cercato di difenderlo. Dall’area bar sono usciti anche un paio di clienti, quelli più prossimi all’uscio, richiamati dal frastuono. Ma i numeri, impari, non hanno giocato a loro favore: il titolare è stato bastonato al capo, al tronco e agli arti. Tumefazioni molto lievi per i due clienti. I componenti della banda, vedendo che la situazione gli stava fuggendo di mano, hanno arraffato le prime borse trovate nell’auto del rappresentante: una piccola valigia con abiti, una valigetta con documenti e un trolley. Nella fretta, però, non hanno rubato i beni di valore per cui avevano organizzato il colpo. Sul posto i sanitari del 118 e la polizia. Pare che alcuni componenti della banda di malviventi, che poi si sono dileguati, parlassero friulano. L’unica persona che li ha visti prima che entrassero in azione ha potuto riferire unicamente di aver notato una berlina scura girare nel posteggio del locale più volte. Per evitare di essere seguiti, i malviventi hanno sparato in aria due volte con una pistola gridando in direzione del ristorante: «Uscite, se avete coraggio». Paola Treppo
L’Udinese è caricata a dovere per la partita di stasera a Brema
Udine L'Udinese è caricatissima per la partita di questa sera a Brema, quarto di finale di Coppa Uefa. Non sottovaluta il Werder, soprattutto la sua pericolosità nei calci piazzati e nel gioco aereo, ma tutto l’ambiente bianconero è deciso a giocare una grande partita. Rientra Domizzi, con Zapata che si sposta sulla fascia e fra i pali dovrebbe farcela Handanovic, guarito a tempo di record. Si gioca alle 20.30 con la diretta in chiaro su La7.
Oggi a Udine la manifestazione dei lavoratori di Martignacco e Precenicco assieme agli operai della Caffaro
Safilo, un raggio di speranza
L’azienda disposta alla trattativa su come tentare di bloccare la mobilità
La riunione che si è tenuta ieri a Padova tra la dirigenza della Safilo e i sindacati è di quelle che vengono definite interlocutorie, ma che possono essere anche un piccolo segnale di come si potrà andare avanti nella trattativa e soprattutto garantire che questa ci sarà. Da questo punto di vista allora l’incontro ha avuto un timido segnale positivo, dal momento che l’azienda, pur mantenendo ferma la sua visione della crisi e la scelta degli strumenti per affrontarla, il taglio della forza lavoro a partire dagli stabilimenti friulani di Precenicco e Martignacco, ha comunque accettato di trattare la vertenza sedendosi ad un tavolo tecnico dove saranno presi in esame tutti i possibili strumenti adottabili per evitare o contenere gli effetti della mobilità. Intanto questa mattina le vie di Udine saranno percorse dal corteo delle lavoratrici della Safilo cui si uniranno i lavoratori della Caffaro.
Il Friuli "invia" i cassintegrati ad aiutare i terremotati dell’Abruzzo
Udine I cassintegrati del Friuli Venezia Giulia in aiuto dei terremotati dell’Abruzzo e pagati dalla Regione. Previsti 300 mila euro per operai volontari che vorranno recarsi nella zona del sisma per attività di protezione civile in accordo con la propria azienda. E’ quanto ha annunciato ieri il presidente della Regione, Renzo Tondo, che ha fatto il punto degli interventi operati dalla Protezione civile regionale nella zona disastrata. «Con questa azione siamo la prima regione in Italia a prevedere una cassa integrazione aggiuntiva», ha spiegato l’assessore regionale al Lavoro Alessia Rosolen, specificando che chi si recherà in Abruzzo percepirà un compenso pari alla metà della differenza tra stipendio e cassa integrazione.
TORNEO INTERNAZIONALE
Global management simula il mercato reale Quattro studenti di ingegneria dal Friuli alle finali
La squadra dell’Università di Udine composta da quattro studenti di Ingegneria, unica rappresentante del Friuli Venezia Giulia, parteciperà alla finale nazionale del Global management challenge (Gmc). Si tratta del più importante torneo internazionale di strategia d’impresa: una simulazione di management basata su condizioni di mercato realistiche e continuamente aggiornate. Quest’anno alla competizione hanno preso parte circa 700 squadre. Il gruppo dell’ateneo friulano è formato da Michela Liberale e Alberto Rosati di Cividale, Margherita Monai di Buttrio e Daniele Stefanutti di Trasaghis. La finale si terrà mercoledì 8 aprile all’Università Luiss a Roma. Vi prenderanno parte 24 team, formati al massimo da cinque unità, composti da studenti, docenti, manager e professionisti delle principali università e master in business administration italiani, nonché aziende e banche leader a livello nazionale e internazionale. La squadra dell’Ateneo udinese, assieme a quella del Politecnico di Torino, è l’unica a rappresentare esclusivamente l’università. Per arrivare a Roma, gli studenti di Ingegneria friulani hanno vinto la gara interna all’Ateneo, superato le preselezioni e conquistato il primo posto del proprio girone di qualificazione nazionale che dava accesso alla finalissima. Il Global management challenge è uno strumento formativo avanzato in cui ogni partecipante ha la possibilità di sperimentarsi direttamente come se fosse in un contesto aziendale reale. I partecipanti gestiscono una impresa virtuale con l’obiettivo di posizionarla ai più elevati livelli del settore di riferimento. La gara tiene conto di tutti i principali settori dell’impresa e simula in tutto e per tutto una reale situazione di business. Un software rielabora le scelte effettuate evidenziandone immediatamente le conseguenze in termini di efficacia gestionale. Attraverso cinque tappe decisionali, che simulano cinque trimestri di attività dell’azienda, i partecipanti dovranno utilizzare leve d’intervento e tecniche gestionali per risolvere le criticità dell’impresa, collocandola ai vertici del mercato di riferimento. Vince la squadra che, a partire dalle medesime condizioni, ottiene il valore azionario più alto. I campioni italiani parteciperanno poi alla finale internazionale del Gmc che incoronerà il team campione mondiale. A livello internazionale, dalla nascita, nel 1980 ad oggi, alla competizione hanno partecipato oltre 375 mila fra manager, professionisti e studenti di 29 Paesi.
PAGNACCO
I complimenti dell’assessore agli impianti sportivi locali
CERVIGNANO
Una proposta per salvare il parco dell’ex caserma
ECONOMIA
Il pieno di benzina? Conviene farlo in Austria
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Infine la prima pagina de Il Piccolo
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INTERVISTA AL MINISTRO DEGLI ESTERI
Frattini: la Serbia più vicina all’Europa con gli Usa di Obama
«Un passo importante la riconciliazione tra esuli e minoranza slovena in Italia»
di ROBERTA GIANI
TRIESTE Gli Stati Uniti di Barack Obama mostrano «una maggior apertura verso la Serbia». E possono dare «un contributo fondamentale» all’integrazione euroatlantica dei Balcani occidentali. Franco Frattini non ha dubbi, non dopo il vertice di Praga che l’ha visto esortare ancora una volta l’Europa ad aprire in fretta, il più in fretta possibile, le sue porte a Croazia, Serbia, Bosnia, Macedonia, Montenegro, Albania e Kosovo: l’America obamiana, come testimonia la reazione «molto positiva» del sottosegretario Hillary Clinton, condivide appieno la posizione italiana. Quella che dà vita alla «road map» in otto punti su cui il ministro degli Esteri intende spendersi sino in fondo. Partendo dal contenzioso sui confini marittimi tra Slovenia e Croazia che va risolto «entro giugno» perché, in caso contrario, Zagabria rischia di non entrare nel 2010.Ministro, al vertice Ue-Usa, l’Italia ha presentato la «road map» sui Balcani che va dalla liberalizzazione dei visti alla questione Kosovo. Com’è stata accolta? Le scadenze saranno rispettate?Le reazioni sono state molto positive a partire da quella della signora Clinton che, replicando alla mia relazione, si è detta d’accordo sulla necessità di accelerare il processo di integrazione euroatlantica dei Balcani occidentali.Qual è il contributo che gli Stati Uniti possono dare al processo di stabilizzazione dei Balcani?Fondamentale. Gli Stati Uniti sono già presenti in tutte le missioni internazionali nei Balcani, compartecipano per la prima volta anche alla missione Eulex nel Kosovo, sono nel gruppo di contatto, partecipano alle attività dell’Alto rappresentante Ue per la Bosnia. E, come la Clinton ha ricordato con enfasi, sono tra i principali sostenitori dell’allargamento della Nato ad Albania, Croazia e Macedonia. Gli Stati Uniti hanno tutto l’interesse politico a collaborare anche se, giustamente, chiedono che sia l’Europa a dare la linea sui Balcani. E l’Italia, a mio avviso, è il paese europeo che ha le maggiori responsabilità e più deve spingere per accelerare il processo.Scorge differenze tra la politica estera sui Balcani dell’America di Barack Obama e quella di George Bush?Vedo continuità nella politica estera americana ma con un accento di maggiore apertura sulla Serbia che apprezzo molto. Registro condivisione dell’obiettivo di un progressivo avvicinamento di Belgrado non solo alla Ue ma anche alla cooperazione atlantica, anche se il tema è delicato, come noto non suscita reazioni univoche nell’opinione pubblica serba, e quindi non va evocato con troppa forza: la nostra priorità è l’avvicinamento della Serbia alla Ue. I problemi non mancano. Il veto olandese sull’entrata in vigore del trattato di associazione e stabilizzazione in Serbia, primo passo verso l’adesione, permane. Come si supera?Intanto è importante che si arrivi alla liberalizzazione dei visti entro l’anno: la pratica, quella che io ho avviato e lasciato già nel marzo scorso, è ormai matura. Poi, in merito al trattato, si è avuto comunque un passo avanti: il procuratore del Tribunale internazionale per l’ex Jugoslavia, Serge Brammertz, andrà in visita a Belgrado e sono certo che il presidente Boris Tadic gli fornirà tutti gli elementi necessari a dimostrare la piena cooperazione della Serbia. Una volta ottenuti tali elementi, beh, non vi potranno più essere ostacoli.Quando si terrà la visita?Tra aprile e maggio. Abbiamo chiesto che la decisione finale sull’entrata in vigore del trattato avvenga entro giugno.Quali sono i principali ostacoli che la «road map» sui Balcani potrebbe incontrare?A Praga i segnali sono stati molto positivi: i colleghi hanno espresso un sostegno molto convinto tanto che un gruppo di paesi, tra cui Austria, Ungheria e Slovenia, hanno scritto una lettera congiunta in cui invitano la presidenza ceca a presentare il rapporto sulla liberalizzazione dei visti e sull’adesione del Montenegro entro il 30 maggio. Non solo: la Svezia, prossima presidenza di turno, ha dichiarato piena condivisione degli obiettivi. E quindi mi aspetto che, nel suo semestre, si facciano grandi passi avanti.L’Italia propone, entro metà 2010, un vertice sui Balcani allargato agli Usa. Si farà? Dove?La richiesta era indirizzata soprattutto alla Spagna che, il prossimo anno, avrà la presidenza della Ue e dovrà decidere. Posso solo dire che sarebbe molto bello organizzare il vertice sui Balcani a Zagabria per celebrare la conclusione dei negoziati.Intanto, però, il veto sloveno permane. Crede ancora che l’adesione della Croazia avverrà entro il 2010?Ne ho parlato recentemente con il commissario all’Allargamento Olli Rehn: i tempi tecnici ci sono ancora per chiudere i capitoli negoziali e arrivare all’adesione piena entro il 2010, ovviamente se si trova l’accordo.Qual è la data limite per evitare slittamenti?Il contenzioso va sciolto entro la fine della presidenza ceca.A giugno manca poco e l’accordo tra Slovenia e Croazia non c’è. Anzi, il mediatore Martti Ahtissari ha appena gettato la spugna.Si è infastidito... Ma una soluzione sul contenzioso dei confini marittimi va trovata. Come?Ci sono due alternative sul tappeto. La prima è quello di affidarsi soltanto a una corte arbitrale che decide sulla base delle norme internazionali. La seconda è quella di scindere la questione della tracciatura del confine dalla definizione delle regole d’accesso al mare aperto, affidando la prima alla corte arbitrale e la seconda a un mediatore: alternativa, a mio avviso, migliore.Ma crede che possa mettere d’accordo Slovenia e Croazia?Diamo alla commissione europea ancora un po’ di tempo. Spieghiamo alle due parti che devono collaborare: la Slovenia non ha interesse ad ostacolare l’adesione piena della Croazia. E allarghiamo il tavolo di confronto.A chi?Ho proposto che, oltre al commissario Rehn e ai due ministri sloveno e croato, il gruppo si allarghi a Francia e Svezia, ai due paesi che hanno avuto o avranno la responsabilità di trattare il dossier.Questione Kosovo. Il ritiro delle truppe spagnole modifica i piani italiani?No, non lo modifica per due motivi. Il primo è che la Spagna ha chiarito che il ritiro sarà attuato con gradualità. E il secondo è che la Nato, non questo o quel paese, sta riflettendo sulle prospettive future dell’impegno militare in Kosovo.Lei ha comunque suggerito, come principio, quello del «tutti dentro o tutti fuori».Un principio che ha avuto larghissimo consenso. Ho anche ricordato che la presenza Kfor in Kosovo è importante anche perché viene vista da Belgrado come strumento di protezione delle minoranze serbe e dei luoghi di culto.La crisi sta colpendo molto duramente i paesi della nuova Europa: il loro debito estero in scadenza a fine 2009 ammonta a 413 miliardi di euro. Bastano gli aiuti già stanziati a evitare il rischio default?Ne abbiamo discusso a lungo e, come noto, c’è stata pure la proposta di creare un fondo europeo di sostegno. Ma non tutti erano d’accordo, nemmeno tra i paesi dell’Est, e quindi abbiamo deciso di rifinanziare il Fondo monetario internazionale per fronteggiare la crisi. Basta?Abbiamo stabilito di prendere in considerazione interventi di sostegno, ad esempio sotto forma di investimenti, nello spirito di solidarietà europea. Questo è quello che abbiamo potuto ottenere perché, come si sa, serve l’unanimità.È favorevole all’adozione immediata dell’euro nei paesi dell’Est più a rischio, come suggerisce un rapporto del Fmi, per evitarne il collasso?Non c’è dubbio che, come sostiene il Fondo monetario, l’euro rappresenta un ombrello per tutti nel medio periodo. Ma nell’immediato? Poniamo che ci sia un contraccolpo negativo, anche solo per dieci mesi, a quel punto che succede? Non ho elementi per valutare e credo sia giusto che la decisione venga presa caso per caso. Stato per Stato. Lei sostiene da tempo la riconciliazione sull’ex confine italo-sloveno. Martedì, in un incontro copromosso dal «Piccolo», il mondo degli esuli e quello della minoranza slovena hanno avviato un dialogo. Un nuovo passo avanti?Lo è. È senz’altro importante che ci sia stata finalmente la possibilità e la volontà di parlarsi.Ne è emerso che le memorie altrui vanno ascoltate, non necessariamente condivise.Sono convinto che la memoria non deve mai essere una clava con cui colpire gli altri. La memoria si porta dentro di sé, crea l’identità di una comunità che ha sofferto, va rispettata, ma mai brandita contro un’altra comunità.E la condivisione?Non so, non credo si possa arrivare a una memoria condivisa, ognuno custodisce gelosamente la sua, ma non è questo il punto fondamentale. E l’Europa lo dimostra: siamo partiti da memorie e identità molto diverse eppure, senza azzerarle, ci siamo uniti. Uniti nella diversità: questo è quello che deve accadere.L’Euroregione può favorire la riconciliazione? La commissione Affari esteri di Montecitorio ha approvato proprio in queste ore il regolamento sui Gect, indispensabile a creare la «casa comune».Credo di poter dire che il governo ha fatto esattamente quello che aveva promesso di fare sull’Euroregione. Durante la campagna elettorale in Friuli Venezia Giulia mi ero impegnato a recepire il regolamento comunitario sui Gect e, come prima cosa, ancora in agosto, l’ho portato all’attenzione del Parlamento. Mi auguro, a questo punto, che l’Euroregione vada avanti rapidamente.Nell’attesa, però, i Comuni italiani e sloveni stanno mettendo in piedi una Consulta transfrontaliera per la gestione di viabilità, sanità, servizi pubblici, turismo. Condivide? È pronto a sostenerla economicamente?Il sostegno finanziario, più che statale, potrebbe essere locale e regionale. Ma auspico e senz’altro condivido tutte le iniziative che, su spinta dei sindaci e delle comunità locali, prevedono forme pragmatiche di collaborazione, nell’ottica del risparmio e dell’efficienza. Faccio solo un esempio: sono molto favorevole alle pattuglie miste di polizia nei paesi confinanti perché consentono di ottimizzare il servizio e il numero degli operatori.
TERREMOTO IN ABRUZZO, ANCORA SCOSSE. SCATTA IL PIANO ANTI-SCIACALLI Aumenta il numero dei morti: ora sono 272
Berlusconi tra le macerie: «All’inizio pensavamo a 1000 vittime». Oggi arriva Napolitano
L’AQUILA Il terremoto fa ancora paura in Abruzzo, mentre si aggrava il bilancio: i morti sono 272 di cui 16 bambini. Ma all'inizio, ha confessato il premier Silvio Berlusconi, in sopralluogo in mezzo alle macerie, «pensavamo che le vittime potessero essere mille». I feriti sono quasi 1.200, ancora una decina i dispersi. Ieri sono stati eseguiti i primi arresti per sciacallaggio. Oggi la visita del Capo dello Stato, Giorgio Napolitano. Racconti e testimonianze, anche di triestini protagonisti nella tragedia.
MARONI ATTACCA: INTERVENGA IL PREMIER
Governo ko su ronde e clandestini, ira leghista
E in Regione passa la legge sulla sicurezza. Pistole ai vigili di Trieste: Pdl spaccato
ROMA Il decreto sicurezza esce dimezzato dalla Camera: un emendamento del Pd, approvato grazie a 17 franchi tiratori del Pdl, blocca le ronde e modifica la materia in tema di espulsioni. La Lega s’infuria e non partecipa al voto finale che passa con i voti dell’opposizione. In Fvg via libera sussulti in Consiglio regionale alla legge sulla sicurezza, ma il Pdl si spacca sulle pistole ai vigili.
OLTRE LA CRISI GLOBALE
FUTURO ”VERDE” PER L’ECONOMIA di CARLO DE BENEDETTI
Dalla crisi più antica (la corsa dei prezzi del grano) a quella più moderna (la finanza tossica), passando per una novecentesca crisi del greggio: l'anno che si è chiuso ha concentrato in soli 12 mesi quanto di peggio l'economia mondiale ha sperimentato nella sua storia. Una triplice gelata che ha paralizzato la crescita mondiale. Alcuni si chiedono: ci rialzeremo? Domanda stupida. Ci siamo rialzati dopo ogni crisi, lo faremo anche stavolta. Ma quando lo faremo e come saremo allora?Sulla prima questione nessuno ha risposte che possano anche solo sembrare attendibili. Non c'è bisogno di essere ministri dell'economia in Italia per avere la massima sfiducia in chi oggi si azzarda a fare previsioni in questo senso. Più interessante è riflettere su come saremo quando avremo ripreso a camminare. Migliori o peggiori? Potenzialmente più ricchi? Magari più felici?La risposta si intreccia strettamente con il modo in cui affronteremo in questi mesi la crisi e con gli strumenti che adotteremo per uscirne.Cominciamo allora con il dire che saremo certamente peggiori - nel senso che avremo meno capacità di crescere e produrre benessere - se non sapremo frenare gli istinti protezionisti e nazionalisti che inesorabilmente riemergono in questi passaggi della storia. È dimostrato che le società umane sono progredite quando hanno saputo aprirsi le une alle altre, non quando hanno sbarrato le porte. Che qualcuno sia tentato di adottare aiuti e incentivi senza coordinarsi con gli altri è comprensibile (anche se errato). Ma sarebbe un grave errore se, depressi dalla crisi, rinunciassimo ad alcuni pilastri del libero mercato: dai commerci free and fair, a robuste autorità antitrust, a discipline rigorose sugli aiuti di Stato. Sarebbe come amputare la gamba affetta dall'infezione: quando il paziente si risveglierà non camminerà meglio.La metafora ci aiuta, proviamo a seguirla. Non serve amputare, dunque. Cosa chiediamo allora al nostro medico? Debellare l'infezione, innanzitutto. E quindi una grande politica pubblica - questa sì coordinata a livello internazionale per non creare squilibri competitivi - per togliere gli asset tossici dal mercato. Fatto questo, però, bisognerà creare le condizioni perché l'infezione non torni. Dovremo cioè porre mano alle regole e alle istituzioni - quella che oggi chiamiamo governance - che sovrintendono alla finanza mondiale. Se non useremo questa crisi per darci un sistema di governo e di controlli migliore avremo perso un'occasione storica e ci condanneremo a nuovi e ripetuti choc.Ma dobbiamo chiedere anche altro al nostro medico. Non basta che la gamba sia messa in condizione di camminare, deve essere irrobustita con nuove fibre muscolari in grado di sviluppare l'energia necessaria per tornare a correre.
Eccoci al punto chiave. Il passato ci insegna che dalle crisi finanziarie si esce solo quando una crescita stabile torna a rendere sostenibile il debito. Ma dove trovare oggi questo motore nuovo? L'industrializzazione, i consumi di massa, la digitalizzazione, la finanza mondiale sono stati tutti potenti reattori che in passato hanno spinto il mondo un po' più in là. E oggi?Mi guardo intorno, e quella spinta potenziale oggi la vedo solo nel coraggioso tentativo di trasformazione "verde" delle nostre economie. «Metteremo le briglie al sole, ai venti e alla terra per rifornire le nostre vetture e alimentare le nostre fabbriche», ha detto Barack Obama nel più bel discorso di investitura dai tempi di Kennedy. E, da presidente, ha subito trasformato quella enunciazione retorica in un pacchetto di aiuti molto concreto: un piano da 150 miliardi di dollari in risparmio energetico e fonti rinnovabili, per produrre 5 milioni di nuovi occupati.La Germania ha investito nel 2008 3,3 miliardi di euro per le politiche a difesa del clima e si propone di arrivare a 3 milioni di occupati nel settore. Il Regno Unito prevede di spendere 100 miliardi di sterline sulle energie rinnovabili per raggiungere l'obiettivo del 15% della produzione totale entro il 2020. Parigi ha proposto di tagliare le emissioni serra del 75 per cento entro il 2050.Certo, resta dubbio che i nuovi investimenti e la forza delle innovazioni possano determinare una crescita della produttività come quella conosciuta negli anni '90. Ma è questa la carta che l'Occidente può e deve giocare per essere protagonista della ripresa. Non da solo, certo. Perché il mondo riprenderà la strada della crescita solo se i motori americano ed europeo saranno sostenuti dalla spinta dei paesi emergenti, oggi alle prese con il calo della domanda internazionale e la difficile sfida dello sviluppo di una domanda interna.Se sapremo percorrere questa strada, se sapremo debellare l'infezione che oggi indebolisce i nostri arti, se sapremo costruire quelle fibre muscolari nuove necessarie alla crescita e se sapremo, infine, irrorarle con lo spirito della nostra storia migliore, allora possiamo davvero immaginare che l'Europa e gli Stati Uniti saranno ancora utili al mondo e che il mondo, dopo la crisi, sarà più stabile, più capace di generare benessere e, magari, anche più giusto.Carlo De Benedettitesto tratto dallanewsletter mensile dellaFondazione Nord Est
STOP ALLA SERIE B
Lutto nazionale Salta la partita della Triestina
TRIESTE Il lutto nazionale per le vittime del terremoto ferma anche il calcio. La serie B, che avrebbe dovuto scendere in campo domani, si fermerà. La Triestina recupererà la sfida di Vicenza martedì 21 aprile, fischio d’inizio alle 20.45.
Il mio viaggio in seconda classe per raccontare l’agonia dei vecchi treni di PAOLO RUMIZ
Da ”L’Italia in seconda classe” di Paolo Rumiz pubblichiamo la prima parte della nota introduttiva dell’autore per gentile concessione di Feltrinelli editore.
di PAOLO RUMIZ
La locomotiva lancia il suo urlo contro la desertificazione dei territori, taglia un paesaggio di macerie, macina chilometri nella sterpaglia, tra caselli vuoti e robinie che invadono la linea. Erotica e demoniaca, si trascina dietro la tribù degli ultimi “musi neri”, gli eroi resistenti e sottopagati che tengono in piedi la rete di ferro del Paese. Macchinisti, capitreno, casellanti e capistazione. Soli in mezzo a un esercito di imboscati e passacarte.Questo racconto ferroviario è figlio di un preciso momento storico. Racconta l’inizio del grande saccheggio ai danni della Res Publica, il “bene comune” di cui il compagno 740 ed io abbiamo eletto a simbolo il treno; la gloriosa “vagona baldracca” che sferraglia e fa il suo dovere fino all’ultimo, in attesa della rottamazione. L’abbiamo scelta apposta, perché è snobbata dal popolo dei gommati e ci è apparsa l’ultimo simbolo di rivolta contro l’andazzo dell’arrogante arraffare.Quest’avventura lunga come la Transiberiana è stata compiuta nell’estate del 2002 ed è stata pubblicata in diretta su “La Repubblica” – e grazie a “Repubblica” - in una memorabile serie di puntate illustrate dalla matita di Altan. Allora lo sfascio era già chiaro. Spocchiosi treni aeronautici e superveloci mandavano in pensione i treni minori. Franava l’Italia post-risorgimentale che attraverso la rete di ferro aveva messo in contatto una mondo di diversità.I vecchi orari ferroviari, grossi come enciclopedie, smagrivano anno dopo anno fino a rarefarsi e diventare elettronici. La stazione, elemento-base del paesaggio nazionale, veniva inghiottita da «terminal» convulsi senza più panchine d’attesa. Moriva la coincidenza, il viaggiatore diventava un proiettile da sparare per la linea più breve. E noi sapevamo che anche la vocina sedativa, da maestrina di asilo-nido, che in ogni sacrosanta stazione ci ringraziava della ”preferenza accordata”, faceva parte del maledetto imbroglio.Da allora la truffa è continuata. Nulla ci è stato risparmiato. I treni continuano nei loro ritardi apocalittici, ma in compenso centinaia di video al plasma sulle pensiline sparano con cadenza ansiogena pubblicità per intontire l’utenza e rendere infernale il lavoro ai ferrovieri. Sono finiti anche i panini al salame. I bar delle stazioni sono stati sostituiti da supermercati che ti inondano di confezioni di plastica, e ormai si paga anche per fare la pipì.Intanto l’alta velocità impera e devasta un Paese che Dio ha costruito per regalare al mondo il lusso della lentezza. Talpe d’acciaio bucano l’Appennino disseccando sorgenti millenarie, treni carenati a forma di supposta bucano l’aria ferma della Padania e della valle del Tevere con rumore di tuono. Intorno, un mondo millenario di abbazie, tratturi e faggeti che viene inghiottito dal nulla.Ma il treno è stato solo il segnalatore di un disastro di ben più vasta portata. Oggi l’assenza di controlli unita a un federalismo irresponsabile autorizzano l’ultima truffa ai danni del territorio. Si requisisce tutto: boschi, montagne, sorgenti. E intanto il Paese con sempre meno linee minori, senza più circolazione capillare, senza indignazione e senza rabbia, tace e sta a guardare. Un’Italia in affanno, rassegnata, omologata, frastornata.Dal 2002 il paesaggio si è così imbarbarito che abbiamo già dimenticato cos’era prima che iniziasse la stagione dell’incuria. Eppure è appena l’altroieri che l’odiato Stato centralista funzionava a dovere. Pensate: sono degli anni Settanta gli ultimi concorsi tra stazioni per il miglior giardino ornamentale. In quella di Orciano, fra Cecina e Volterra, Carlo Cassola ambientò il romanzo ”Ferrovia locale” e descrisse meraviglie come «aiuole a spalliera, oleandri, decorazioni di rocce intorno alla fontanina».Orciano era una conca sterile, battuta dal sole e così isolata che gli uomini delle Ferrovie facevano immediata domanda di trasferimento. Un postaccio. Ma il Gino, sottopanza del capostazione, teneva duro. La cura del giardino era la sua guerra di resistenza. Per renderlo più fertile, si procurava il ”concio” spalandolo dai carri bestiame in sosta, tra le zampe delle vacche, complici i capitreno grati di tanta dedizione.Oggi Cassola non potrebbe più ambientare quella storia nella sua landa toscana. Niente più Orciano, niente più amori ferroviari lungo-linea. Niente fiori e fontanelle nelle stazioni. Sulla Cecina-Volterra non viaggiano più i passeggeri, ma solo treni merci. Ovunque, oggi, viaggiare su rotaia significa fare l’inventario dei buchi neri che si aprono nella rete. E che dire delle stazioni vuote, gelide come obitori, che ti beffano su linee ancora attive. ”Impresenziate” - le chiamano, con uno di quegli eufemismi imbroglioni imposti dalla cultura dell’apparenza. In realtà sono poco più di fermate d’autobus a richiesta. Il treno si ferma, ma non c’è più nessuno ad assisterti.Viaggio spesso su ferrovia, macino almeno 20 mila chilometri l’anno tra Brennero e Capo Passero. Per raccontare il disastro mi basta guardare fuori dal finestrino e annotare quello che vedo. Il mio notes è ormai il libro contabile di un accumulo di ritardi e di un gigantesco patrimonio nazionale dilapidato. Ne traggo alcuni appunti a caso.Linea Varese-Gallarate, nebbia d’inverno, ore sei e trenta del mattino. Nel convoglio zeppo come un uovo grava un silenzio pesante. In quel silenzio, la tensione accumulata nei ritardi per disservizio. Giorni di vita rubati agli italiani. Guardi fuori e non hai scampo. I gommati stanno ancora peggio. Accanto alla linea, l’autostrada è piena di gente altrettanto imbestialita, ferma in coda in una nube azzurrina di ossido di carbonio.Provate a salire a Sommalombardo. Chi non è abbonato si attacca. Il biglietto si fa al bar, ma smesso il bar è chiuso. Tra quelli che aspettano tira un’aria funebre: tutti i pendolari sanno che quella chiusura è solo il preludio della smobilitazione. Si sa che poi finisce come Parabiago e Canegrate, cancellate dall’orario. O come a Vittuone, dove il convoglio arriva già così pieno che è impossibile salire.
Manager pubblici, Marescotti il più ricco
All’ad di Friulia 250mila euro l’anno. Tutti i nomi e i dati dal sito del ministero
TRIESTE C’è chi si porta a casa 50 euro l’anno, ma anche chi, con quella nomina pubblica, arrotonda per bene i propri introiti. In regione si registra il record dei 250mila euro annui di Federico Marescotti, il vicepresidente e ad di Friulia che ha resistito al cambio di guardia Illy-Tondo, e i 214.560 dell’amministratore delegato di Insiel Dino Cozzi, il quale invece è ritornato in quell’azienda dopo il voto di un anno fa. Le paghe di manager e consiglieri d’amministrazione designati dagli enti locali di casa nostra - non tutti, per le comunicazioni c’è tempo fino al 30 aprile - si possono cercare sul sito del Ministero della Pubblica amministrazione, dove un link rimanda a un database di 300 e passa pagine, con gli stipendi lordi 2008.
Cassa integrazione numeri record in Fvg «Dura fino a settembre»
Luciano Benetton a Ronchi: «Il gruppo blocca le assunzioni»
La Regione stanzia un milione e mezzo per gli eventi sportivi
ESPROPRI TERZA CORSIA, ACCORDO TONDO-GALAN
Tornano i Tir sull’A4. «Sintomi di ripresa»
RONCHI Il bando di gara per il primo lotto della terza corsia sarà firmato la settimana prossima. La notizia arriva da Ronchi dei Legionari, dove i presidenti di Friuli Venezia Giulia e Veneto, Renzo Tondo e Giancarlo Galan, hanno firmato l’accordo sugli espropri.La procedura di emergenza per ampliare l’A4 Trieste-Venezia prosegue e «bisogna fare in fretta perché il traffico dei mezzi pesanti, contrariamente al primo bimestre dell’anno – ha dett il vicecommissario Riccardo Riccardi – sta nuovamente aumentando». Tra l’altro, un sintomo di ripresa economica.
Niente asta, i cuccioli di Fernetti sono in regola e possono ripartire
Il gip Raffaele Morvay non ha convalidato il provvedimento di sequestro preventivo dei cuccioli intercettati lo scorso 30 marzo nei pressi di Fernetti durante un trasporto in un furgone proveniente dall’Ungheria. Per il magistrato non sussistono le ipotesi penali di maltrattamento formulate dagli agenti della polizia di frontiera e accolte dal pm Giorgio Milillo.«Domani (oggi, ndr) pomeriggio - ha annunciato l’avvocato Massimiliano Bacillieri che tutela l’azienda importatrice - il mio cliente si presenterà al canile e chiederà la restituzione degli animali ingiustamente sequestrati. Non possono trattenere ulteriormente i cuccioli nel canile di via Orsera». Ma la valutazione definitiva riguardo all’opportunità di trasporto degli animali - o di soltanto alcuni di loro - spetterà ai veterinari dell’Azienda sanitaria. Per procedere all’asporto dei cuccioli dal canile è necessario che i sanitari rilascino un’autorizzazione scritta al viaggio. Un atto da compiere dopo avere valutato le condizioni dei cagnolini, alcuni dei quali - si parla di due o tre esemplari - sono morti durante la sosta in canile.Se i veterinari si riservano un’ultima valutazione sulle condizioni dei cuccioli - e in base a questa decideranno o meno di firmare l’autorizzazione al trasporto - secondo l’avvocato Bacillieri intanto non sussisteva alcun elemento valido per il sequestro preventivo. «Il giudice - osserva - ha applicato la legge nella maniera più corretta e rispettosa. I cani erano perfettamente in regola. L’Uvac aveva già disposto dei controlli sugli animali che avrebbero dovuto essere eseguiti al loro arrivo a Padova». L’Uvac è l’ufficio periferico del ministero del Lavoro, Salute e Politiche sociali che verifica la corretta applicazione della legislazione veterinaria e zootecnica. «Un controllo intermedio a Trieste - rileva l’avvocato - è stato dannoso sia per gli animali che per la ditta che ne ha curato l’importazione. Anche perché tutti i cuccioli erano già stati ordinati e pagati dai clienti che dopo quello che è accaduto si sono rivolti ad altri importatori».Sfuma dunque anche l’ipotesi che i cuccioli vengano messi all’asta, come era stato ipotizzato in un primo momento nel caso in cui il giudice avesse accolto la richiesta di sequestro preventivo e il tribunale del Riesame avesse confermato la pronuncia.Tutto regolare dunque, anche se dovranno essere effettuati accertamenti documentali sui passaprorti che accompagnavano i cani. Secondo gli investigatori della Frontiera su un certo numero di passaporti sarebbero stati annotati dati di comodo così da aumentare l’età dei cuccioli fino al momento in cui la legge ne consente prima lo svezzamento, poi la vaccinazione e il trasferimento. In questo senso durante il periodo del sequestro in via Orsera gli animali sono stati sottoposti a svariati controlli sanitari per verificare l’efficacia delle vaccinazioni alle quali, secondo i documenti, erano stati sottoposti prima del viaggio dall’Ungheria.Un cucciolo straniero sui mercati occidentali vale poco, mancando garanzie sulle qualità degli allevamenti, sulla qualità delle razze, sul rispetto dalle procedure igieniche e sanitarie. Ma i documenti spesso e con minimi rischi vengono «taroccati», contraffatti per dare al cane una ”cittadinanza” italiana moltiplicandone così l’originario valore per dieci. (c.b.)
Il caso
La decisione del giudice
Cultura Il nuovo libro dello scrittore triestino
"SFUEI DAL FRIÛL LIBAR - IL GIORNALE DEL FRIULI LIBERO". INDIRIZZO INTERNET http://www.ilgiornaledelfriuli.net EDIZIONE ON LINE DELLA TESTATA ISCRITTA COME GIORNALE QUOTIDIANO ON LINE, A STAMPA, RADIOFONICO E TELEVISIVO NEL REGISTRO DEL TRIBUNALE DI UDINE IN DATA 8 APRILE 2009 AL N. 9/2009. Si pubblica dal 25 novembre 2008. Proprietario: Alberto di Caporiacco. Direttore responsabile: Alberto di Caporiacco. Sede di rappresentanza in Udine, piazza S. Giacomo 11/16, 2. piano.
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