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martedì 27 gennaio 2009

INCHIESTA SULLA PROSTITUZIONE. MAGISTRATURA ATTIVA ANCHE A TRIESTE SUL FRONTE DEGLI ANNUNCI DI PRESTAZIONI SESSUALI.


Riportiamo da Il Piccolo di oggi.


Prostituzione, annunci sul web Il gestore ai domiciliari
Antonio Troiano, il gestore del sito internet www.vetrinaescort.com finito nel mirino del pm Federico Frezza nell’ambito di un’inchiesta sullo sfruttamento della prostituzione, si trova da ieri agli arresti domiciliari. Lo ha disposto il gip Raffaele Morvay accogliendo le richieste del difensore Luca Maria Ferrucci. Il giudice, rilevando che non sussistono più le esigenze cautelari, ha disposto nel suo provvedimento anche il divieto di utilizzare internet e comunicare con l’esterno attraverso il web. Nei giorni scorsi, su richiesta del difensore Andrea Frassini, lo stesso giudice Morvay aveva liberato Roberto Princin, l’amico di Troiano che collaborava all’attività di quest’ultimo fotografando le candidate e che era stato arrestato. Troiano era stato rinchiuso al Coroneo martedì scorso, raggiunto da un provvedimento di custodia cautelare disposto sempre dal gip Morvay su richiesta del pm Frezza, il magistrato da tempo impegnato a reprimere a Trieste il fenomeno di chi ricava denaro sfruttando il mestiere più antico del mondo. Secondo l’accusa Troiano aveva escogitato un approccio molto preciso ed efficace con le professioniste alla ricerca di clienti. Leggeva le inserzioni a luci rosse pubblicate su riviste specializzate, settimanali e quotidiani e ne ricavava il relativo numero di telefono. Poi a sua volta proponeva loro un contratto a un prezzo più basso di quello praticato dalle concessionarie della carta stampata. Il gioco, con le relative entrate economiche, è andato avanti per parecchio tempo e attraverso la sua attività di gestore di server Antonio Troiano - secondo l’accusa - ha avuto di che vivere. Gli accessi dei clienti alle inserzioni delle «massaggiatrici» si sono infatti sempre più infittiti. E tra essi c'erano anche gli investigatori impegnati nell’indagine che hanno ripercorso a ritroso la via scelta dal gestore del server. Lo hanno fatto contattando le inserzioniste attraverso il web. Poi le hanno raggiunte nelle rispettive alcove, ottenendo dalle loro parole la prova degli avvenuti pagamenti. Gli investigatori hanno intercettato a lungo centinaia di chiamate: moltissime erano effettute da clienti, altre dalle stesse ragazze che si rivolgevano ai gestori del sito; alcune coinvolgono gli stessi arrestati. Il prezzo per un’inserzione della durata di trenta giorni era di cento euro, che in taluni casi potevano arrivare fino a mille quando le foto venivano cambiate per accreditare una «new entry», una nuova presenza. Dalle stesse telefonate la Procura ha ricavato in modo inequivoco indizi e prove che hanno permesso di chiudere positivamente l’inchiesta. (c.b.)

1 commento:

Anonymous ha detto...

Operazione ridicola ed esclusivamente pubblicitaria.