Cominciamo con la prima pagina del Messaggero Veneto
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Arancioni battuti a Ferrara e contestati dai tifosi friulani
Snaidero ko Ora la salvezza è un miraggio
Posizioni differenziate al vertice di Praga.
L’appello del presidente americano: lavoriamo tutti per un mondo senza armi nucleari
Turchia nell’Ue, contrasti Usa-Europa
Obama è favorevole: «Così sarebbe più ancorata all’Occidente».
Ma Germania e Francia frenano Berlusconi si offre per una mediazione.
E annuncia: Barack mi ha invitato negli Usa
PRAGA. Sull’ingresso della Turchia nell’Unione europea frattura tra Barack Obama e Nicolas Sarkozy. Il presidente Usa, alla vigilia del suo viaggio ad Ankara, spinge perchè ciò avvenga al più presto: «Sarebbe un segnale incoraggiante», afferma aprendo i lavori del vertice Ue-Usa a Praga. Secca la replica dell’inquilino dell’Eliseo: «Sono contrario e sarò sempre contrario». Frena anche la cancelliera tedesca, Angela Merkel, che all’adesione turca alla Ue preferisce la via di una «partnership privilegiata».La questione turca irrompe sui lavori del summit praghese pochi minuti dopo il loro inizio. Obama - che sabato aveva incassato il sì del premier turco Erdogan al nuovo segretario generale della Nato e oggi interverrà davanti il Parlamento turco - prende la parola dopo il presidente di turno della Ue, il premier ceco, Mirek Topolanek. L’adesione di Ankara al blocco dei 27 Paesi dell’Ue, sostiene il presidente Usa, «sarebbe un segnale incoraggiante», soprattutto sul fronte dei rapporti con i Paesi musulmani. E, aggiunge, «sarebbe il modo per ancorare fortemente questo Paese all’Europa». La Turchia, dunque, come ponte tra Europa e Paesi musulmani. Perchè l’impegno di Ue e Usa per Obama deve essere quello di «considerare i Paesi musulmani come amici e collaborare con loro nella lotta contro l’ingiustizia, l’intolleranza e le violenze». L’ingresso di Ankara tra i 27 sarebbe dunque «un importante segnale di questo impegno».Sarkozy, da sempre contrario a ciò, non ci sta. La mossa del presidente Usa arriva in un momento in cui i negoziati per l’adesione della Turchia alla Ue, avviati nel 2005, ristagnano, con la crisi economica che al momento allontana ogni prospettiva di nuovi allargamenti della Ue. Il presidente francese non gradisce, dunque, il tentativo di riportare in primo piano il dossier turco: «Io mi sono sempre opposto, e questa resta la mia posizione. E credo di poter dire che la maggioranza degli Stati dell’Ue è sulla posizione della Francia». Tra l’altro, aggiunge, «si tratta di questioni che riguardano l'Unione europea e spetta ai Paesi dell'Ue decidere».E che la strada della «partnership privilegiata» sia quella migliore lo pensa anche Angela Merkel. Al termine del vertice lo ribadisce, anche se con toni meno accesi di Sarkò. Il presidente della Commissione Ue, Josè Manuel Barroso, cerca di stemperare la situazione: plaude alle affermazioni del presidente Usa, ma allo stesso tempo ricorda come il delicato processo negoziale con Ankara sia tuttora in pieno svolgimento. E in un avvicinamento delle posizioni sembra credere il presidente del consiglio Silvio Berlusconi.
In formazione rimaneggiata, i bianconeri hanno creato parecchie occasioni.
Reclamato un rigore su Quagliarella
I friulani si preparano alla trasferta Uefa contro il Werder Brema, preoccupa l’infortunio a Floro Flores
Bella e sfortunata, Udinese sconfitta
L’Inter sbanca per 1-0 il Friuli grazie a una clamorosa autorete di Isla
UDINE. Grazie alla vittoria al Friuli (1-0) e al pareggio della Juve con il Chievo, l’Inter ha lo scudetto numero 17 in mano. La capolista passa contro un’Udinese bella, ma sfortunata; basta dire che il gol vittoria dei nerazzurri arriva al 32’ della ripresa per un clamoroso autogol di Isla. Contava il risultato, l’Inter l’ha ottenuto e adesso è solo la matematica a tenere in corsa la Juventus. Udinese in formazione rimaneggiata (8 gli assenti, Di Natale compreso), ma ben messa in campo da Marino che si affida al tridente Pepe-Quagliarella-Floro Flores e piazza Asamoah a centrocampo con Inler e D’Agostino. In difesa si rivede la coppia Zapata-Felipe. Parte bene la squadra friulana che con Inler impegna subito Julio Cesar. Al 34’ Quagliarella salta Julio Cesar e finisce a terra, per Banti non c’è né contatto né rigore. L’Inter si fa vedere con Muntari, ma crea davvero poco nel primo tempo. Nella ripresa la partita non cambia, Udinese sempre propositiva e pericolosa con Quagliarella (al 18’ bravo Julio Cesar a salvarsi in angolo sul destro del nazionale azzurro), ma anche con le conclusioni dalla distanza di Inler. Al 32’ l’incredibile autogol di Isla su un rimpallo nato dopo un aggancio sbagliato da Vieira. L’Udinese accusa il colpo, l’Inter sfiora il 2-0 con Ibrahimovic, ma al 50’ Obodo va vicino all’1-1.
Polemiche dopo la denuncia del Comune di Tarvisio che rivendica la proprietà degli impianti di Cave
Centraline, verifiche della Regione
Tondo: farò i controlli per capire se la concessione è sbilanciata
di PAOLO MOSANGHINI
TARVISIO. Via alle verifiche da parte della Regione all’assegnazione delle centraline idroelettriche di Cave del Predil al gruppo Cividale. Lo anticipa il presidente della Regione, Renzo Tondo. «La prossima settimana mi occuperò della questione e l’amministrazione regionale avvierà le dovute verifiche», commenta il governatore, che - spiega - era stato informato della vicenda.
«Una concessione sbilanciata sul privato? Può sembrare, faremo le verifiche e dopo ne trarremo le conseguenze», è ancora il pensiero di Tondo.La questione delle centraline idroelettriche di Cave del Predil si sta abbattendo come una tempesta sulla politica dell’Alto Friuli. Perché se è vero che il problema dei mancati proventi per il Comune di Tarvisio era stato sollevato già diverso tempo fa, il fatto che il sindaco Renato Carlantoni abbia presentato una causa contro la Regione “amica”, rappresenta una vicenda destinata a far discutere. O per lo meno potenzialmente in grado di far scricchiolare i rapporti tra gli amministratori della Valcanale. Carlantoni infatti, uscendo allo scoperto contro la Regione, in qualche modo mette in difficoltà il suo predecessore e compagno di partito, oltre che consigliere regionale, Franco Baritussio. Dal canto suo, Baritussio getta acqua sul fuoco, lasciando trasparire un certo ottimismo sulla conclusione dell’intera vicenda. «Quello che è accaduto – ha spiegato il consigliere regionale – non lo leggo come un segno di conflitto tra il Comune di Tarvisio e l’attuale amministrazione regionale. Intravedo piuttosto all’orizzonte – ha aggiunto – l’opportunità di portare al territorio di Cave del Predil delle ricadute positive, molto importanti in questo momento in cui la riconversione turistica sta dando i suoi primi, importanti, segni di ripresa. Regione e Comune – ha concluso Baritussio – con gli strumenti normativi già esistenti (legge 2/99, istitutiva anche della figura del Commissario straordinario) sapranno condividere e guidare insieme, secondo i rispettivi ruoli, questo processo».Il Commissario straordinario Luciano Baraldo, interpellato sulla vicenda ha dichiarato: «Nel consiglio comunale del 4 aprile 2008 il sindaco Carlantoni e gli avvocati del Comune di Tarvisio hanno rivendicato alla Regione Fvg quota parte della produzione di energia elettrica come da Convenzione del 2 gennaio 1997. In quella sede, da capogruppo di Forza Italia, ho condiviso l’azione del Comune di Tarvisio, non tanto sul merito giuridico, quanto sulla volontà politica di riaprire la valutazione sull’attuazione degli accordi e convenzioni succeduti nel tempo dalla chiusura della Miniera di Raibl. A giugno del 2008 – ha proseguito – seguivano le dimissioni del commissario Vespasiano, nominato da Illy nel gennaio del 2006, e il caso ha voluto che il sottoscritto, nell’agosto dello scorso anno, fosse nominato commissario straordinario dal presidente Tondo. Il mio obiettivo primario, da subito, è stato quello di abbattere il più possibile i costi di gestione del pozzo Clara e sotterranei fino alla galleria di Bretto».Le due centraline elettriche di Muda e del XIII livello producono circa quattro milioni di KW/ha per un importo di 320 mila euro di cui solo 112 mila euro (il 35% dell’intera produzione) alla Regione, mentre 208 mila euro rimangono al concessionario. Al primo luglio del 2009 dovrebbero aumentare l’entrate per l’incasso dei certificati verdi della nuova centraline di Muda per un importo di circa 160 mila euro annui alla Regione e 40 mila euro alla Cividale spa.(ha collaboratoAlessandro Cesare)
IMMIGRAZIONE
IL PARADOSSO DELLA LEGA di ALCIDE PAOLINI
Sembrava facile ai leghisti, fin dalle prime legislature alle quali hanno partecipato, risolvere il problema dell’immigrazione, che è sempre stato ed è tuttora uno degli assilli principali della loro politica. Sarebbe bastato, aveva dichiarato uno di loro, subito acclamato, mandare le cannoniere nel Mediterraneo, con l’autorizzazione di sparare a vista a tutto ciò che arrivava dalle coste dell’Africa, e il problema dell’immigrazione avrebbe finito di angosciarli: niente più gente di colore, niente baluba, e la razza padana sarebbe stata al sicuro da intollerabili contaminazioni. Ma, visto che tali pretese e proteste non venivano prese in seria considerazione da nessuno, nemmeno dalla destra nazionalista, e che gli arrivi dalle coste dell’Africa di immigrati di tutti i colori continuavano, anzi aumentavano, a dispetto delle leggi già rigide di quel tempo, hanno fatto di tutto per pretendere il ministero degli Interni.Da lì erano certi che avrebbero dimostrato agli elettori e al paese come andava gestita la faccenda. Tanto hanno brigato e minacciato, che quel ministero alla fine lo hanno ottenuto, ed è stato affidato, tra l’altro, a una delle loro teste migliori, quella di Roberto Maroni. Il quale si è messo subito di buzzo buono, convinto che non sarebbe stato, dopotutto, così difficile stroncare quell’invasione che allarmava tanto gli elettori del Carroccio (ma non solo quelli per la verità) da rappresentare una delle questioni sulle quali si concentrava gran parte delle paure leghiste, immemori evidentemente di un passato nel quale gli indesiderabili erano stati i nostri avi, che per lunghi decenni hanno sperimentato che cosa significa essere costretti a migrare in terre altrui. Il fatto è che la realtà a volte è più dura di ogni previsione, soprattutto quando ci sono di mezzo esseri umani talmente disperati, che non hanno più niente da perdere, se non la vita, e sono disposti a perdere anche quella. Ecco un altro aspetto del problema che né la Lega, né i suoi elettori sono mai riusciti a capire e accettare.Il paradosso, che a quel punto avrebbe dovuto far riflettere sia la Lega sia Roberto Maroni, sta nell’aver dovuto invece constatare che, anche dopo la presa del ministero degli Interni, gli sbarchi sulle nostre isole e coste meridionali sono continuati, anzi, sono addirittura aumentati. E insieme sono aumentati anche i morti. Chissà, viene da chiedersi, dopo l’ultima, spaventosa tragedia del mare, dove sono sparite in una notte centinaia di persone, se la Lega si sarà resa conto, finalmente, che non c’è niente, nemmeno la morte, che possa fermare l’arrivo di questi disperati nel nostro e negli altri paesi che si affacciano al Mediterraneo. Perché, sia chiaro, i cosiddetti barconi della morte non approdano soltanto sulle nostre spiagge, ma anche su quelle della Grecia, della Spagna e della Francia.Una tragedia continua, con stragi sempre più gravi, le quali avrebbero dovuto almeno far capire che, per queste disgraziate persone, restare nei propri paesi è, spesso, perfino peggio della morte. Altro che cannoniere; come ho già avuto occasione di scrivere, scusandomi per l’esempio blasfemo: questi dannati della terra camminerebbero sui morti causati dalle auspicate cannoniere, pur di fuggire la disumanità della loro vita. Comunque sia, dopo quest’ultima, angosciante sciagura, che dovrebbe farci sentire tutti un po’ colpevoli, il ministro Maroni si è affrettato dichiarare che gli sbarchi avranno fine il 15 maggio, quando entrerà in vigore il trattato siglato dal governo italiano con quello libico. Domanda: dopo tanti annunci e fallimenti, come può pensare di essere creduto? È proprio vero che l’esperienza non insegna nulla. (E a proposito, ma come mai i libici sono gli unici abitanti dell’Africa che non compaiono mai tra gli immigrati, ma solo fra i traghettatori? Varrebbe la pena che il ministro riflettesse anche su questo). Resta a ogni modo il problema della legge Maroni, che nonostante le continue rassicurazioni del ministro, è considerata ormai come una sorta di mostro giuridico, che può portare a effetti iniqui, come è accaduto, per esempio, alla madre avoriana, alla quale, nell’ospedale dove ha partorito, hanno sottratto il figlio, impedendole perfino di allattarlo.Infine, una legge messa ormai in mora perfino dal presidente della Camera Fini, che ha consigliato il governo di trovare nuovi percorsi per dare cittadinanza agli immigrati.Perché è giunto il momento di smetterla di associare automaticamente il problema dell’immigrazione a quello della criminalità. È ora di rendersi conto, come succede in quasi tutti i paesi coinvolti dal fenomeno, che l’unica soluzione praticabile (e accettabile) è quella di un serio progetto, che consideri l’integrazione come la strada obbligata. Il che comporta, prima di tutto, come accade già in Spagna, che anche i clandestini siano iscritti all’anagrafe. Occorre insomma un cambiamento della politica fin qui seguita, in modo tale che gli oggettivi grossi problemi che il fenomeno rappresenta, siano visti con prospettive più umane e, alla fine, sicuramente più efficaci.
Udine
Il fenomeno non conosce crisi, dall’agricoltura ai servizi, dall’edilizia al commercio
La Gdf: lavoro nero diffuso in tutti i settori
In tre mesi sono stati scoperti 169 occupati irregolari o senza contratto
UDINE. Si moltiplicano in provincia di Udine gli stati di crisi nel mondo produttivo. Ma c’è un settore che sembra non conoscere crisi. Il riferimento è al lavoro nero.
Udine
Sfilata in centro, cerimonia e premiazioni per la festa Afds
Donatori, è l’ora dei giovani
Tante nuove leve tra i mille soci della sezione cittadina
UDINE. Oltre mille soci, circa 400 litri di sangue donato nel 2008, l’anno che ha fatto registrare anche 93 giovani nuovi iscritti. Sono questi i numeri della sezione Udinese dell’Afds.
AUTONOMIA Polemica alla festa per i 932 anni del Friuli
UDINE. Il 932° compleanno della patria del Friuli si trasforma in un duro scontro politico. Mentre a Buja, dove si festeggiava l’avvenimento, il presidente della Provincia di Udine, Pietro Fontanini, ha auspicato che il 3 aprile diventi una data sempre più importante, il Pd ha attaccato alzo zero il Carroccio accusandolo si strumentalizzare la festa e di avere ridotto l’avvenimento a un mero evento di partito. E, dunque, è bufera sulla Lega Nord.Nei giorni scorsi, lo stesso Pd aveva attaccato frontalmente in aula il presidente del Consiglio regionale su quella che aveva definito la commemorazione «illecita» della patria del Friuli. Secondo l’accusa, che arriva anche dal Movimento autonomista friulano di Valeria Grillo, il Carroccio avrebbe piegato la storia al comodo politico, facendo un tutt’uno tra elementi storici, autonomia, e il tanto desiderato federalismo. «Non ci sono i presupposti - bacchetta l’ex presidente dell’Aula, il democratico Alessandro Tesini - perchè quello del 3 aprile diventi un appuntamento istituzionale». «Quando sono entrato in aula - racconta il vicecapogruppo Pd Mauro Travanut -, vedendo questa cosa, non mi sono messo nel mio banco. Fare un’operazione del genere è stato del tutto improprio. Queste sono cose non si improvvisano: è stata una forzatura - insiste - tutta volta a dare più lustro Ballaman, e quindi alla Lega».Le osservazioni del Pd sono di vario genere: sia nel merito che nella forma. Il 2 aprile, dice Travanut, non centrava niente. Ma soprattutto, «la Lega vuole piegare la storia alle proprie ragioni». «La festa del 3 aprile - aggiunge Tesini - non è mai riuscita a imporsi come una data particolarmente significativa e degna di essere celebrata con particolare trasporto. La Lega, nello scavare nella storia ha riscoperto questo evento e ha cercato di riverniciarlo senza grandi risultati. Non è semplice infatti - continua - trovare nell’anniversario della patria del friuli i crismi di un’autonomia vera. in fin dei conti si trattava di una concessione feudale». «Milano ha annesso il Friuli alla Padania», ha detto invece, polemicamente, la presidente del Movimento autonomista friulano Valeria Grillo, criticando la Lega, che «strumentalizza per fini elettorali la festa del popolo friulano». La Grillo sostiene anche che «i leghisti non possono rappresentare l'anima friulana andando a Pontida, contro la quale il Patriarca e le milizie aquileiesi hanno combattuto, e qui raccogliendo le idee dei veri autonomisti, copiandoli e pensando - conclude - di aver detto pensieri propri»E una rispota indiretta è arrivata ieri nel corso della commemorazione svoltasi quest’anno. I valori sono stati la chiave dell'intervento del presidente della Provincia di Udine, il leghista Pietro Fontanini. «Non si tratta di un momento di folclore – ha specificato – ma di un momento importante per la nostra identità, dove la lingua è il mezzo per unirci. E per unire anche i corregionali emigrati».A detta di Fontanini, se la Regione è a statuto speciale è anche merito della popolazione friulana. «L'auspicio – ha continuato – è che la festa diventi sempre più importante e un giorno si svolga nella capitale friulana, anche se di schieramento politico diverso dalla Regione e dalla Provincia». Quest’anno, come detto, la festa si è svolta a Buja, comune che, come ha spiegato l’assessore regionale alla Cultura, Molinaro, «con le sue piccole frazioni contraddistinte da varie peculiarità, simboleggia su scala locale quelli che sono i caratteri più veri del Friuli e dell’intera regione».Una giornata tutta all'insegna del friulano, anche se alcuni ospiti hanno parlato in italiano. «Perché quand'ero piccolo – ha spiegato il senatore Mario Pittoni, della Commissione cultura del Senato – a scuola venivo rimproverato se mi scappava una parola in friulano. Solo un esempio di quello che ha fatto Roma al nostro popolo».Presenti tra gli altri, anche il presidente dell'istituto che ha organizzato l'iniziativa William Cisilino, il sindaco di Buja Luca Marcuzzo, il consigliere comunale di Cordovado Carla Coassini che ufficializzato il passaggio di consegne al comune di Buja e il vicepresidente della Società filologica friulana Federico Vicario.
Afro all’Ermitage con una mostra di 50 opere
Arte in Russia
Uno dei maestri dell’astrazione internazionale, l’udinese Afro Basaldella (1912-1976), arriva al Museo Ermitage di San Pietroburgo per la prima mostra antologica dedicata in Russia alla sua arte. Dal 19 maggio al 20 settembre saranno esposte circa 50 opere che ricostruiscono l’intera produzione del pittore friulano, che negli anni '50 e '60 lavorò molto negli Usa, a stretto contatto con i protagonisti dell'Action painting, tra cui Gorky e De Kooning.Promossa dai ministeri degli Esteri e dei Beni culturali, dall'Istituto museale russo e dall'Archivio Afro, l'importante esposizione si intitolerà Afro: The Color of The Emotion, un richiamo alla «celebrazione festosa di luce e di vita» presente nei suoi quadri, come sottolineava James Johnson Sweeney, allora direttore del Guggenheim Museum di New York, che all'artista dedicò nel 1961 una celebre rassegna monografica.Le opere sono state selezionate tra quelle più significative custodite nelle maggiori collezioni pubbliche e private per riproporne l'insieme dell'esperienza artistica, la sua evoluzione dalla figurazione all'arte astratta, di cui delinea una sorta di via italiana, all'insegna della luce e della tradizione coloristica veneta. Il percorso espositivo prende appunto le mosse dagli esordi negli anni '30, con la sua partecipazione alla Scuola Romana, al fianco di Scipione, Mafai, Cagli, dopo gli studi e le prime esperienze artistiche condotti insieme ai fratelli, gli scultori Dino e Mirko. Molto inserito e riconosciuto nell'ambiente artistico nazionale, protagonista dei maggiori eventi espositivi, dalla Quadriennale alla Biennale, nell'immediato dopoguerra Afro attraversa un periodo di profonda riflessione, che lo porta prima a soluzioni neocubiste e quindi all'astrazione. Nell'ansia di rinnovamento di quegli anni, la possibilità di un contatto con il mondo americano è per lui decisiva. Prezioso sarà l'appoggio di Catherine Viviano, che nei primi mesi del 1950 apre a New York la sua nuova galleria, orientata alla presentazione di artisti italiani contemporanei.Nel '52 Afro aderisce al gruppo degli Otto, con cui prende parte alla XXVI Biennale e, dopo due anni, Lionello Venturi gli dedica un saggio critico, dove mette in evidenza l'abilità tecnica, la precisione e la passione per il lavoro, l'eleganza naturale e la poesia dell'artista. Nel 1955 è presente alla prima edizione di Documenta a Kassel, alla Quadriennale e alla Mostra itinerante negli Usa The New Decade. 22 European Painters and Sculptors.Ormai l'artista friulano ha raggiunto consensi e fama soprattutto a livello internazionale e nel 1956 ottiene il premio come miglior pittore italiano alla Biennale di Venezia. Nel 1958, prende parte, insieme ad Appel, Arp, Calder, Matta, Miro, Moore, Picasso e Tamayo, alla decorazione della nuova sede del palazzo Unesco a Parigi dipingendo II Giardino della Speranza. Gli anni 1959-'60 vedono ancora Afro impegnato a livello internazionale: è invitato alla seconda Documenta a Kassel, e vincitore di premi prestigiosi, come quelli del Carnegie Triennal di Pittsburgh e del Solomon R. Guggenheim di New York.Nicoletta Castagni
F1, ancora Button Ferrari a zero punti
SEPANG. Dagli abbagli del sole dell’Australia al diluvio della Malaysia, ma per la Ferrari è ancora notte fonda. Dopo due gare del mondiale di Formula 1 la Ferrari resta a zero punti, cosa che non accadeva da diciannove anni. Il gran premio se lo è aggiudicato ancora una volta la Brawn con Jenson Button.
Franceschini attacca: premier a fine ciclo
ROMA. È scontro a tutto campo tra maggioranza e opposizione dopo il duro attacco del presidente del Consiglio nei confronti di una stampa che, si era sfogato l’altra sera il Cavaliere da Praga, «calunnia e disinforma». Un attacco al quale ieri ha risposto il segretario del Pd, Dario Franceschini, aprendo una polemica al calor bianco tra i due poli.Il ciclo di Berlusconi «sta finendo» e questo spiega il suo «nervosismo», le sue minacce ai giornali e le sue «gaffe» ai vertici internazionali, afferma Franceschini suscitando l’immediata risposta del Pdl: «Ad essere finito è il ciclo della sinistra», replica il sottosegretario Paolo Bonaiuti.La principale preoccupazione dell’opposizione riguarda proprio le minacce alla stampa pronunciate sabato sera da Berlusconi, che fanno temere un nuovo «editto bulgaro». Parlando ad Amalfi ai giovani del Pd proprio delle «misure dure» preannunciate da Berlusconi contro i giornali, Franceschini ha anche detto: «Il suo è il nervosismo di chi capisce che dopo tanti anni qualcuno ancora ride per le sue scenette, ma nessuno più si spaventa per le sue minacce».«Gli altri leader europei - ha poi ironizzato - vanno al G8 per decidere, Berlusconi ci va per divertirsi, come si va ad una gita scolastica. Una volta fa le corna, una volta il cucù e una volta pensa alle foto». «Poi, il nostro premier è anche simpatico - ha rincarato la dose -, ma dimentica che ai vertici ci sono le tv e i fotografi che riprendono le sue gaffe». Il segretario del Pd torna a criticare Berlusconi (e Di Pietro) anche per la sua decisione di candidarsi alle Europee, pur non potendo sedersi al Parlamento di Strasburgo: «Questi sono voti e preferenze buttate via». Infine, Franceschini candida il Pd a «guidare una grande rivoluzione verde, anche dall’opposizione», conferma la scelta della «green economy» per uscire dalla crisi, e invita i giovani a «portare il confronto sul terreno dei valori», e sulle scelte in base alle capacità e non ai «provini tv», per battere il centro-destra, schierandosi con decisione «con i poveri, i deboli e gli sfruttati». E Franceschini fa quattro proposte al governo: un piano nazionale di riqualificazione energetica degli edifici pubblici, investimenti per 300 milioni di euro da destinare a 1.000 nuovi treni per i pendolari, e la conferma del 55% di agevolazioni fiscali per ristrutturare gli edifici privati secondo i criteri del risparmio energetico. C’è poi un no netto al nucleare («scelta ideologica e ritardata») alla quale Franceschini oppone «il raddoppio entro 10 anni delle energie rinnovabili». Infine, la richiesta di Franceschini al governo è di destinare, recuperandoli dai redditi superiori ai 120 mila euro, due punti di Irpef, cioè 500 milioni di euro, alle associazioni laiche e cattoliche che si occupano di una povertà ormai in aumento.Tornando agli attacchi a Berlusconi, al leader del Partito democratico rispondono numerosi esponenti del Pdl, a partire da Maurizio Gasparri, capogruppo al Senato, che invita i dirigenti del Pd a «portare dal medico» Franceschini e a «curarlo». Il vicepresidente della Camera, Maurizio Lupi, accusa i democratici di proporre «la solita vecchia minestra dell’antiberlusconismo», mentre il ministro Gianfranco Rotondi, sostiene che le affermazioni sulla fine del ciclo berlusconiano «sono più un desiderio della sinistra che una realtà concreta». Per Paolo Bonaiuti «è solo l’invidia che spinge Franceschini a pronostici così sballati». «Il ciclo politico che sta finendo in Italia - aggiunge - è quello della sinistra. Franceschini è una piccola e friabile meteora che non lascerà traccia».
Pontebba: no alle biomasse possono produrre diossina
Ambiente
PONTEBBA. Era stato organizzato per fare un po’ di chiarezza in merito al nuovo impianto a biomasse di Pontebba, presentando i pro e i contro dell’iniziativa. Si è trasformato nell’occasione per mettere in luce tutta la pericolosità della centrale, bocciata dalla Valcanale: si rischia di produrre diossina.
UDINE
I lavoratori Safilo: dove sono finiti i politici?
UDINE
Bar rumorosi Lo sfogo dei residenti
TORVISCOSA
Caffaro, il giudice decide sugli stipendi di marzo
TARCENTO
Calci contro l’auto del bidello: denunciati
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Proseguiamo con Il Gazzettino, edizione Friuli, pagina 11
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Alle primarie il prossimo anno sui banchi ci saranno 411 alunni in più, ma saranno tolti 146 posti di insegnamento in organico
Sforbiciata sui docenti, a rischio il tempo pieno
Il Friuli Venezia Giulia dovrà fare i conti con una riduzione di 549 cattedre, di cui 247 nelle scuole medie
Erano mesi, ormai, che si sentiva parlare dei tagli dei docenti per il prossimo anno scolastico. Erano mesi, ormai, che era cominciato il toto-cifre, con ipotesi, più o meno veritiere, di riduzione delle cattedre. Ora, invece, sono arrivate le certezze, con i dati ufficiali, forniti dal ministero dell’Istruzione, Università e Ricerca, sulle classi e sugli organici di diritto previsti per l’anno scolastico 2009/2010. E anche il Friuli Venezia Giulia, esattamente come tutte le altre regioni italiane, dovrà fare i conti con una riduzione del personale, pari complessivamente a 549 unità. I tagli si concentreranno soprattutto alle scuole medie, con 247 posti in meno, seguono poi le superiori, con 156 posti in meno, e le elementari, con 146 posti in meno, mentre non ci sarà alcun taglio per i dirigenti scolastici. Verranno confermati anche tutti i 1.291 posti di sostegno già garantiti nell’anno scolastico in corso, per i 2mila 547 alunni portatori di handicap sui totali 139mila 835 alunni che ogni giorno siedono sui banchi delle scuole regionali. In questo caso, infatti, anche se l’organico di diritto scenderà a 833 unità, con i posti aggiuntivi comprensivi delle deroghe per il 2009/2010, si tornerà ad un organico di fatto di 1.291 unità. Secondo i dati comunicati al 20 marzo scorso, il numero degli alunni iscritti alla scuola primaria, per il prossimo anno, salirà a quota 48mila 546, dagli attuali 48mila 135, di cui 870 portatori di handicap. Ci sarà in pratica un incremento di 411 alunni, per un +0,85%, cui farà da contraltare un calo dell’organico di 146 unità sugli attuali 4mila 666 posti interi in organico, di cui 278 per l’insegnamento della lingua straniera, 2 per l’insegnamento in carcere e 30 per l’istruzione degli adulti. Al momento, nelle 2mila 727 classi, di cui 931 a tempo pieno, si ha una media di 17,65 alunni ciascuna. Si dovrà ora capire se il prossimo anno si assisterà ad un aumento del numero di alunni per classe o se verrà toccato il numero delle classi a tempo pieno. Una situazione analoga si prospetta anche alle scuole medie dove per il prossimo anno si attende un incremento degli alunni del +2,68% (775), passando dagli attuali 28 mila 967, di cui 852 portatori di handicap, fino ai preventivati 29mila 742. In questo caso, però, il numero medio degli alunni per classe sale a 20,36 nelle 1.423 classi, di cui 393 a tempo prolungato. I posti d’insegnamento interi attuali sono 2mila 591, 8 per l’istruzione in carcere e 63 per quella degli adulti. Una leggera flessione nelle iscrizioni per il prossimo anno scolastico si registra invece alle superiori, dove ci saranno 11 alunni in meno, dai 45mila 180 di quest’anno, con 644 portatori di handicap, ai 45 mila 169 previsti per il 2009/2010 (-0,02%). Al momento, tra corsi diurni e serali, i posti d’insegnamento sono 4mila 441 su 2mila 244 classi, frequentate in media da 20,13 alunni. Ora non resta quindi che capire dove e come si ripercuoteranno i tagli ormai certi per il prossimo anno scolastico. Elena Viotto
IL SINDACATO
«Il 50 per cento dei tagli colpirà la provincia di Udine»
(ev) Questo è solo l’inizio. Ai tagli nell’organico di diritto, faranno seguito altre riduzioni anche su quello di fatto. Parola della segretaria della Flc-Cgil, Franca Gallo. Nella scuola primaria, ad esempio, i primi tagli annunciati non toccano i docenti specialisti di lingua inglese alle elementari, così che ai 146 posti in meno già annunciati se ne aggiungeranno altri 50, per arrivare quindi ad una riduzione complessiva di 206 posti. «In questo modo non si tiene conto delle richieste dei genitori formulate all’atto delle iscrizioni e delle affermazioni pubbliche del dirigente Mario Giacomo Dutto del Miur che aveva assicurato che non sarebbero state toccate le compresenze – afferma Franca Gallo -. Mi aspetto ancora di peggio, soprattutto alle superiori». Dati specifici, sulle ricadute dei tagli, provincia per provincia, in regione, ancora non ci sono. Ma il sindacato non ha dubbi: la più penalizzata sarà proprio la provincia di Udine. «Il 50% dei tagli colpirà proprio le scuole della provincia di Udine, la più vasta e quella con il numero più alto di classi e scuole – continua Franca Gallo -. Se il taglio è calcolato sulla base del tempo scuola, è facile comprendere come ne discenda questa immediata conseguenza. Nemmeno il 2% delle famiglie in regione ha scelto il modello delle 24 ore di tempo scuola: come si farà, a fronte dei tagli, a garantire la copertura dei servizi mensa e del tempo pieno? Come faranno i Comuni a garantire i servizi?». Neanche il formale mantenimento delle cattedre per i posti degli insegnanti di sostegno basta a rasserenare una situazione che per le scuole friulane si fa sempre più cupa, poiché «già negli anni passati – ricorda la segretaria – di fatto non si riuscivano a coprire le ore necessarie a garantire una piena integrazione degli alunni». Non resta che sperare in un forte intervento di Provincia e Regione a tutela della scuola friulana, cui fa appello la segretaria della Flc-Cgil. «Mi auguro che la nostra regione non sia la Cenerentola del Nord. Altre realtà si sono già mosse per rivendicare l’organico – conclude - mi auguro che anche Fontanini e Tondo si facciano dare i dati delle iscrizioni e le richiese delle famiglie e si muovano di conseguenza».
Dure parole del sindaco alla commemorazione dei partigiani uccisi in via Spalato. Vincenti (Anpi): «Autoritarismo in agguato»
«Caso Eluana, Udine ha difeso la Costituzione da un attentato»
«Dobbiamo difendere la nostra Costituzione sempre, con il coraggio che avevano i partigiani». Così, con queste parole, il sindaco di Udine, Furio Honsell, ha invitato la cittadinanza ad un impegno diretto e attivo nella difesa dei principi di libertà e democrazia che sente oggi minacciati. E lo ha fatto in occasione del 64. anniversario della fucilazione di 29 partigiani, 27 garibaldini e 2 osovani, alle carceri di Udine il 9 aprile 1945, a sole due settimane dalla liberazione, in quella che fu una delle giornate più nere nella storia della città. Una città che è stata insignita della Medaglia d’Oro al Valor Militare per il ruolo svolto nella lotta di Liberazione, con quei 13 mila politici, tra cui 1.762 donne, passati per le carceri di Udine dal dicembre 1943 al gennaio 1945; con il sacrificio di oltre 2mila e 600 morti, 1.600 feriti e 7mila deportati. «Il totalitarismo, la violenza, la sopraffazione sono sempre in agguato e soprattutto in momenti difficili come quelli che stiamo vivendo», ha proseguito il primo cittadino di Udine, esprimendo i propri timori di fronte a quelli che chiama gravissimi attentati alla Costituzione, frutto proprio del sacrificio dei partigiani. Un esempio su tutti, il caso Englaro. «Avevamo assistito qualche mese fa, qui a Udine e a Roma, ad un ignobile e vergognoso tentativo di violare altri due principi fondamentali della nostra Costituzione – ha ricordato -. Per diversi giorni lo scorso gennaio la civilissima città di Udine ha dato dimostrazione di essere la Città del Diritto e dei Diritti, difendendosi da ripetuti e sempre più accaniti incessanti assalti di ispettori e corpi speciali che avevano solo l’ordine di trovare un qualcosa, una qualunque cosa che potesse impedire ad un cittadino e a sua figlia il diritto alla giustizia». Un segnale di forte preoccupazione è stato espresso anche nel saluto introduttivo della cerimonia dal presidente dell’Anpi di Udine, Federico Vincenti, dopo la deposizione delle corone presso la lapide in ricordo dei partigiani sul muro occidentale delle carceri. «Insistono sulla revisione della nostra bella, civile e moderna Costituzione che gli imbecilli dicono “sovietica”, impongono ai medici di denunciare i clandestini ammalati, organizzano le ronde di civili per mantenere l’ordine pubblico facendo passare nel Paese il messaggio che chiunque può sentirsi autorizzato a farsi giustizia da sé. Sono atti incostituzionali di chi governa a colpi di decreti. Sono passi che portano all’autoritarismo e anche più in là». E.V.
LA CERIMONIA
Fontanini: «Il prossimo anno sia il capoluogo a ospitare la festa della Patrie dal Friûl»
L’aquila patriarcale di Bertrando passa simbolicamente in custodia dalla pianura pordenonese di Cordovado ai colli udinesi di Buia ma con il vigoroso auspicio del presidente della Provincia Fontanini che il prossimo “3 di Avril” sia la città di Udine, «vera capitale del popolo friulano», a poterla veder sventolare. Nel 932. anniversario della fondazione dello Stato friulano, ospitato nella cittadina pedemontana simbolo «dell’unicità nelle diversità del Friuli» le istituzioni abbandonano per un giorno le contrapposizioni di schieramento e si cercano nel nome dell’identità comune che la festa della Patrie dal Friul vuole da trentacinque anni a questa parte rinsaldare. Una identità dalla quale «la Regione non si sente certo lontana», come ha fatto sapere l’assessore regionale alla Cultura Roberto Molinaro (affiancato dal collega di giunta Violino, da diversi consiglieri regionali, dal senatore Mario Pittoni e dal sindaco di Buia Marcuzzo), prima di denunciare che «troppo poco si insegna la storia del Friuli nelle nostre scuole. Conoscerla significa saper interpretare e vivere le nostre radici – ha aggiunto - la nostra essenza, la nostra identità, le nostre peculiarità». Peculiarità che sempre per l'assessore sono un elemento vincente per contrastare l'attuale crisi, che è certamente figlia anche della globalizzazione. «Questa ricorrenza non è una carnevalata ma è l’espressione della nostra specialità e della nostra volontà di affermarla», ha ricordato Fontanini rivolgendo poi il ringraziamento alla città di Udine per essere stata presente con il proprio gonfalone e con il vicesindaco Enzo Martines, il quale rispondendo alla richiesta iniziale di ospitare la prossima edizione ha garantito che «Udine è sempre a disposizione». Rievocato da più parti il ricordo e gli sforzi del passato ad opera di Pre Checo Placereani per affermare l’orgoglio e le tradizioni del popolo friulano, personalità la cui missione sta venendo portata avanti dall’Istituto Ladin-Furlan a lui intitolato e presieduto da William Cisilino. È stato proprio Cisilino a far riflettere su come oggi giorno tutti i rappresentanti istituzionali si ergano a difesa dello Statuto e della specialità del Friuli Venezia Giulia, dell’Università di Udine come della valorizzazione della lingua friulana, «battaglie che al tempo ci videro isolati ed osteggiati». David Zanirato
Altri 97 erano irregolari. È il risultato di tre mesi di controlli delle Fiamme gialle
Scoperti 72 lavoratori in nero
Ammonta a 97 lavoratori irregolari e 72 "in nero" scoperti il bilancio dei controlli effettuati dall'inizio dell'anno dalla Guardia di Finanza di Udine. Il dato, che è stato reso noto ieri dal comando provinciale delle Fiamme gialle, rientra nelle operazioni per il contrasto dell'evasione fiscale, svolte in diversi comuni della provincia di Udine. I fatti accertati sono stati segnalati alle direzioni provinciali di Inps, Inail e del Lavoro, per l'applicazione delle sanzioni amministrative. Come hanno tenuto a precisare i finanziari del comando provinciale friulano, il datore di lavoro rischia la cosiddetta «maxi-sanzione», fino a 12mila euro per ogni lavoratore "in nero" individuato, oltre a 150 euro per ogni giornata effettiva di lavoro. I lavoratori "in nero" individuati dalle Fiamme gialle, oltre a non essere registrati nei libri obbligatori aziendali, non hanno neanche percepito i contributi previdenziali né si sono visti riconoscere gli ammortizzatori sociali previsti per legge e sono stati anche esclusi da tutta una serie di istituti giuridici posti a tutela della sicurezza fisica. Le operazioni ispettive - precisa la Guardia di finanza in una nota - sono state condotte in modo mirato, attraverso un mix fra l'esame di banche dati e la conoscenza del territorio, e rientrano nel più ampio contesto operativo di polizia economico-finanziaria.
Arabi vogliono investire in Fvg
Il gruppo saudita Al Hokair che fa capo allo sceicco Abdul Mohsin Al Hokair è interessato a opportunità di investimento nel settore turistico in regione. Lo ha affermato oggi il presidente della holding, Abdul Mohsin, incontrando il presidente Tondo, a San Daniele al prosciuttificio Dok Dall'Ava. Tondo si è dichiarato disponibile come referente per ulteriori contatti, informando del colloquio anche l'ambasciatore italiano a Riad, Eugenio d'Auria.
«Partecipate, capigruppodecidano criteri per nomine»
(al.pi.) Vigilia di nomine nelle società partecipate. E il consigliere Gianni Ortis lancia una richiesta: siano i capigruppo consiliari a definire gli indirizzi per la nomina e la designazione dei rappresentanti del Comune. Manca poco, infatti, al rinnovo dei vertici di diverse società partecipate (a cominciare da Amga e Ssm), così Ortis ha chiesto una convocazione urgente della conferenza dei capigruppo consiliari al fine di «predisporre la bozza di delibera consiliare di definizione degli indirizzi per la nomina e la designazione dei rappresentanti del Comune presso Enti, Aziende, Istituzioni e Società partecipate». «È opportuno – spiega il consigliere di Domani è Udine -, che il consiglio comunale, esercitando pienamente il proprio ruolo e la propria funzione non attenda dalla giunta bozze di delibera ma che, attraverso la conferenza dei capigruppo sia protagonista fin dalla predisposizione della proposta di delibera in argomento. In considerazione dei tempi ristretti, è indispensabile una riunione urgente». Ortis auspica, poi, che i criteri di nomina siano ispirati a criteri di trasparenza, competenza, esperienza, indipendenza e di controllo «alla luce delle attuali funzioni che le società partecipate svolgono nell’equilibrio tra perseguimento dell’interesse pubblico e struttura di società di capitali di diritto privato».
Ma Gregorio Torretta (Per la sinistra) critica la candidata del Pd alle Europee
Serracchiani parla di Brunetta in tv
Le polemiche nate dopo la dichiarazione del ministro Brunetta sul no allo shopping delle impiegate statali in orario di lavoro è uno degli argomenti che Sky Tg24 Nightline approfondisce stasera alle 22.30. Maria Latella ne parla, fra gli altri, anche con Debora Serracchiani, candidata del Pd alle Europee. I 12 minuti del discorso pronunciato due settimane fa all'assemblea dei circoli del partito le hanno sconvolto la vita, come ha spiegato in un’intervista a La Stampa. A Roma, ha spiegato, «non dovevo nemmeno andare. Solo all'ultimo mi sono aggregata al pullman che partiva da Udine a mezzanotte e mezza. Ero stremata». Dal 21 marzo riceve una media di 1.500 email al giorno. Nel suo programma «tre o quattro argomenti importanti da sempre palestre naturali nel nord est: l'integrazione, i trasporti, e i temi etici». Intanto in città Torretta (Per la sinistra) rivolge una frecciatina a Serracchiani, che ha criticato la pretesa del gruppo consiliare di avere un assessore in giunta. Tra le altre cose, Torretta chiede a Serracchiani: «Si farà carico di un’eventuale crisi, dopo le parole sferzanti usate nei confronti di tre consiglieri?».
BERTI (PDL)
«Friuli Doc, urge cambio di rotta»
Enrico Berti, consigliere comunale del Pdl, interviene su Friuli Doc chiedendo un urgente «cambio di rotta». «Cosa è diventata in questi ultimi anni questa manifestazione? Il commento di alcune persone venute dal vicino Veneto è stato: mangiare e bere, lasciando la città sporca e il portafoglio vuoto. Può essere mai questo quello che vogliamo per nostra città? Le logge poi, cuore della nostra città, non siano denigrate e imbrattate con banner volgari e altre simili mezzi invasivi. Abbiamo bisogno di un cambiamento di rotta. Dovrebbero essere aperti tutti i luoghi di interesse che sono stati coinvolti nella manifestazione recente del Fai con un ricco programma di concerti, mostre, degustazioni e visite guidate».
IN BREVE
MARTIGNACCO Scontro fra auto e moto Elicottero in volo ieri, intorno alle 13, per portare soccorso in seguito a un incidente fra un’auto e una moto alla rotonda di Martignacco in via Faugnacco. Inizialmente il centauro, rimasto a terra, appariva incosciente, poi le sue condizioni si sono stabilizzate, tanto che non è stato necessario il trasporto in elicottero (è intervenuta l’ambulanza). Controlli in ospedale anche per l’automobilista. Sul posto la Polstrada di Udine.
ARRESTO Spruzza spray urticante, preso Giuseppe Minervino, 35 anni, di Oseacco di Resia, è stato arrestato dai carabinieri di Tarvisio dopo che, l’altra notte in un bar, aveva spruzzato spray urticante negli occhi di una persona con cui aveva avuto una lite. Minervino è accusato di lesioni e resistenza a pubblico ufficiale ed è recluso nel carcere di Tolmezzo.
RIVOLTO Inaugurati nuovi spogliatoi Gli assessori regionali De Anna e Riccardi hanno inaugurato ieri i nuovi spogliatoi dell'associazione «Rivolto», ristrutturati con fondi della Regione. Per Rivolto e il vicino campo di Biauzzo sono stati impegnati oltre 405mila euro. CHIESA DI
SAN GIUSEPPE I bimbi lanciano 300 palloncini Ieri per la domenica delle Palme 300 bambini della parrocchia di San Giuseppe a Udine hanno lanciato altrettanti palloncini con messaggi di pace verso il cielo.
VANDALISMI Denunciati studenti-teppisti A gennaio, rientrati dalle vacanze di Natale, hanno danneggiato la Bmw serie 3 di un assistente scolastico che lavora al Green Hotel. I carabinieri, in seguito agli accertamenti, sono risaliti a sei studenti dell’Istituto alberghiero Ial. Hanno tra i 17 e i 19 anni, sono di Tavagnacco, Resiutta, Cormons, Opicina e Trieste. Sono stati denunciati per danneggiamento.
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Concludiamo con la prima pagina de Il Piccolo
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LE INCHIESTE DEL PICCOLO
Memoria e futuro: viaggio nei luoghi simbolo di Trieste
Prima tappa il Molo Audace, dove s’incontrano storie, culture e speranze
SUMMIT A PRAGA. FASSINO: «EUROPA PIÙ FORTE».
IL PRESIDENTE USA: BASTA ATOMICHE
Turchia nella Ue: scontro Obama-Sarkozy
Stati Uniti favorevoli, alt della Francia. Berlusconi: «Invitato alla Casa Bianca»
PRAGA Botta e risposta tra Obama e Sarkozy sull’ingresso della Turchia nella Unione europea. Al summit Ue-Usa di Praga il presidente americano ha sponsorizzato Ankara, ricevendo però un rimbrotto dal collega francese. Scettica anche la tedesca Angela Merkel. Entusiasta Berlusconi: «Barack mi ha invitato alla Casa Bianca». «Dopo i summit di Londra, Strasburgo e Praga - commenta in un’intervista Piero Fassino (Pd) - l’Europa è più forte sulla scena internazionale».
DA UN VERTICE ALL’ALTRO
IL MONDO FA UN PASSO AVANTI di TITO FAVARETTO
Che il G20 di Londra si sia concluso in termini più positivi rispetto a un diffuso pessimismo della vigilia è un fatto incoraggiante. Può significare che anche i più riottosi Paesi hanno preso atto che il livello di interdipendenza esistente, in una situazione di profonda crisi, non ha altri sbocchi che la collaborazione. Il cammino però sembra ancora lungo e altri "G" di approfondimento e di verifica saranno necessari. Nel compromesso raggiunto tra istanze per nuove e stringenti regole internazionali sul settore finanziario (Europa) e grande programma di finanziamenti pubblici per stimolare l'economia, l'innovazione e sostenere la domanda (Usa, Cina, Gran Bretagna), non tutto appare chiaro, o meglio, mancano dettagli operativi, anche importanti.Rispetto alla prima istanza, vi sono impegni per stabilire principi e regole di vigilanza sui mercati finanziari e su specifici strumenti come gli hedge funds, le agenzie di rating, ecc. Se ne occuperà, assieme ad altre agenzie, il Financial Stability Forum (oggi ridefinito Financial Stability Board, esteso al G20, più Spagna e un rappresentante della Commissione europea) presieduto da Mario Draghi. Questo stesso organismo dovrebbe agire nei confronti dei ”paradisi fiscali” che non collaborano e, se del caso, prevedere sanzioni. Per ora, tuttavia, le differenti liste appaiono sfumate, in qualche caso contestate, e non sembrano al momento comprendere i ”paradisi” arabi e quelli cinesi. Infine scarse sono le indicazioni su un approccio comune per ”pulire” le banche dai titoli tossici, questione non irrilevante per accelerare l'uscita dalla crisi.Sulla seconda istanza, riguardante il lancio di un programma, in qualche modo coordinato, per stimolare la domanda e la crescita, le divergenze tra Usa e Europa sono rimaste legate alle due differenti situazioni ed esigenze: da una parte un debito che si cerca di superare con un ulteriore debito, seppur temporaneo; dall'altra il rifiuto di creare nuovo debito. Non è chiaro da dove provengano, e da chi, I cinquemila miliardi di dollari che sarebbero impegnati per il rilancio dello sviluppo, entro il 2010, al di là dei vari impegni di spesa pubblica e di investimenti già programmati dai differenti Paesi.Più definite e importanti - un vero successo per il vertice - appaiono invece due decisioni volte a evitare, per quanto possibile, alcuni rischi incombenti.
La triplicazione delle risorse del Fondo monetario internazionale (portate a 750 miliardi di dollari) dovrebbe consentire, di fronte alla profondità della crisi, di contenere una sua moltiplicazione incontrollata nei Paesi emergenti, con conseguenze politiche ed eventuali trasferimenti di perdite su altri Paesi. Inoltre i 250 miliardi di dollari previsti per il credito al commercio internazionale dovrebbero tentare di arginare la forte diminuzione del commercio mondiale prevista per l'anno in corso e le tendenze protezionistiche che affiorano in più Paesi, attraverso l'adozione di barriere tariffarie ed extra tariffarie, o di pressioni interne limitative degli scambi e della cooperazione.Questo vertice è importante però anche per i primi segnali ed elementi che offre su nuove configurazioni dello scenario internazionale. Le mosse del nuovo presidente americano si sono dimostrate prudenti e costruttive. In questo momento non ha bisogno di riaffermare un primato, ma di avere tempo per risanare un'economia malata, garantire la tenuta e la posizione internazionale del dollaro. I compromessi consentono una leadership in partnership; la cauta apertura di dialogo con l'Iran e la Russia (prevista la firma di un nuovo trattato Start per la riduzione delle armi strategiche entro luglio) e l'intesa con la Cina per una più stretta collaborazione, permettono di alleggerire un quadro internazionale su cui gravano l'Afganistan, il problema del Pakistan, quello palestinese, della Nord Corea e altre crisi potenziali. Ma è soprattutto l'intesa con la Cina, sancita nel corso del vertice, a definire un'evoluzione già in atto. Questo accordo non comporterà solo il tanto paventato G2, ma, attraverso una «positiva e cooperativa relazione globale Stati Uniti-Cina per il ventunesimo secolo», l'immissione del Paese asiatico con nuovo peso e responsabilità nelle istituzioni economiche e finanziarie internazionali e nella politica mondiale.L'Europa, rappresentata dal duo Merkel - Sarkozy, entrata nel vertice piuttosto aggressiva, ne esce forse parzialmente soddisfatta, ma non in una posizione più forte quanto a ruolo economico rispetto alla crisi e a visibilità politica nell'evoluzione del nuovo scenario internazionale. Sul piano della vigilanza e dei controlli sul sistema finanziario, per esempio, ha ottenuto alcuni impegni a livello internazionale, ma non è stata ancora in grado di esibire un quadro di regole e controlli a livello europeo sullo stesso(nonostante i risultati del gruppo di lavoro presieduto da Jacques de Larosière). L'Europa resta per ora legata ai singoli interventi economici nazionali, con alcuni affanni del mercato unico che potrebbero aggravarsi nel caso di un dopo crisi differenziato nel tempo per i singoli stati. Come già osservato in articoli precedenti, la mancanza di un grande piano comune, finanziato a livello europeo, e destinato a infrastrutture, energia e innovazione(come in Usa e Cina), non potrà che rendere più debole e meno competitiva l'Ue al momento della ripresa economica mondiale.Sul piano politico, perdurando la crisi istituzionale (mancata approvazione del Trattato di Lisbona; caduta del governo ceco e fragilità della Presidenza europea di quel Paese; pausa di attesa fino alle elezioni tedesche), qualche soddisfazione potrà venire dall'ambito più allargato della Nato, al suo sessantesimo anniversario. Il presidente Obama sembra non opporsi al concetto di una più forte e autonoma difesa europea, nell'ambito dell'alleanza, sostenuta da Sarkozy. Se il progetto andasse avanti e potesse essere realizzato, gli sviluppi, anche in termini politici, per i Paesi europei partecipanti, potrebbero risultare interessanti. Per ora, pur restando il legame Europa-Stati Uniti nella Nato, un pilastro, la percezione politica dell'Ue nei nuovi scenari internazionali sembra sempre più appannarsi. Estendendo un'osservazione di Kissinger, si potrebbe dire che il presidente Obama ha i già i numeri di telefono per contattare la Cina, la Russia e forse anche l'Iran, ma non riesce a trovare ancora quello dell'Europa.Tito Favaretto
DECRETO FA SALIRE I CANONI DEGLI STABILIMENTI FINO AL 1400%
«Se aumentano l’affitto chiudiamo i bagni»
La protesta dei gestori: «Grignano non può pagare il triplo della Versilia»
TRIESTE «Non pago e non pagherò mai gli spropositati aumenti dei canoni demaniali marittimi». Ormai è la rivolta tra gli operatori e i gestori dei ”bagni” per il decreto che fa lievitare i canoni fino al 1400%». «Piuttosto chiudiamo», è il leit motiv. Dal ”Riviera” a ”Sticco”, c’è il rischio che gli stabilimenti rimangano chiusi. Gilberto Benvenuti: «Grignano non può pagare il triplo della Versilia».
VOTI CATTOLICI
I VALORI DEL PDL di CORRADO BELCI
È stata una kermesse, non un congresso di partito, quella del Pdl. Il congresso è un'assemblea in cui gli iscritti discutono, confrontano tesi, ma poi votano, formano una maggioranza e la linea risultata vincente diventa quella del partito.
La kermesse sarebbe diventata un congresso se Fini avesse fatto seguire al suo intervento, alternativo a quello di Berlusconi, una mozione, una lista, un voto. Non è stato così. È rimasta una kermesse. Ciò nonostante per L'Osservatore Romano, il Pdl si dimostra la forza «maggiormente in grado di esprimere i valori comuni della popolazione italiana, tra i quali quelli cattolici costituiscono una parte non secondaria». E' un'opinione politica, quindi discutibile.C'è, fra i cattolici, chi non vota il centrodestra proprio in base a valori evangelici, ovviamente applicati nella libera (e quindi discutibile) interpretazione della realtà italiana di oggi. C'è, fra i cattolici, chi non vota il centrodestra per la "visione della vita" che se ne è percepita all'origine e che per molti versi perdura, cioè per la collocazione al primo posto nella graduatoria dei valori dell'avere anziché dell'essere. Le dimostrazioni di questa classifica sono tante, a prescindere dalla ostentazione della ricchezza da parte del suo leader.Molte leggi ad personam sono state approvate per sanare comportamenti arbitrari e perseguibili (e perseguiti) dell'azienda di cui Berlusconi è il proprietario. Fino alla condanna di Cesare Previti, avvocato dell'azienda, per corruzione di giudici. È un processo alle intenzioni dire che quell'origine e questo sviluppo del centrodestra contengono forti connotati di materialismo pratico, perché fondato sull'egemonia del danaro? «Nessun servo può servire a due padroni: o odierà l'uno e amerà l'altro, oppure si affezionerà all'uno e disprezzerà l'altro. Non potete servire a Dio e a mammona» (Luca 16, 13).L'egemonia del danaro alimenta inevitabilmente l'egoismo individualistico. Ma l'insegnamento evangelico è che non viviamo solo per fare il nostro tornaconto individuale, ma anche per condividere le sorti del nostro prossimo fino a farci "comunità". Questo insegnamento conduce al solidarismo, al personalismo comunitario, cioè al contrario dell'egoismo individualistico. Non si può negare che nel centrodestra c'è sovrapposizione tra affari propri (del principale) e affari dello Stato. Il conflitto di interessi conduce alla amoralità negli affari. Invece l'insegnamento evangelico è che anche gli affari, come ogni azione umana, sono soggetti al giudizio morale.C'è poi da aggiungere il culto dell'apparenza, del successo, della vanità, del piacere che - unito a quello del danaro - ha portato a una televisione commerciale divenuta veicolo principale e condizionante (nel senso che ha rovinato anche la tv pubblica) del degrado culturale dell'italiano medio. In Italia è ormai maggioritario, non il "popolo delle libertà", ma il popolo dell'Isola dei famosi e del Grande fratello. I contenuti di questa televisione sono molto attenti a evitare tutto ciò che porta alla vera crescita della persona. L'obiettivo è l'appiattimento al ribasso, a formare non persone, ma consumatori passivi. C'è, fra i cattolici, chi non vota il centrodestra italiano per questa insidia alla centralità (e alla sacralità) della persona umana.L'intero "sistema" conduce al populismo. Per questa cultura, Berlusconi è certamente carismatico, e il coefficiente aumenta se la foto della kermesse lo ritrae circondato dalle "belle donne-ministro". La ricetta è classica: il capo, il popolo, l'ovazione. Niente perdite di tempo in dibattiti, in approfondimenti, in accrescimento delle responsabilità, in diffusione e bilanciamento del potere. L'ideale sarebbe un Parlamento, se non chiuso, univoco come la kermesse del Popolo delle Libertà. Sono questi i valori cattolici che hanno indotto L'Osservatore Romano a quel commento politico, quindi discutibile? Ma forse è sul modo di essere cattolici che c'è un malinteso. Si insinua, anche qui, un interrogativo: vale, oggi, più la dichiarazione di appartenenza o la testimonianza di vita?La "dichiarazione di appartenenza" serve al peso specifico della Chiesa-istituzione nei suoi rapporti con lo Stato, più che alla finalità evangelica per la quale la testimonianza è richiesta. Allora è chiaro che, in quel senso, sono più utili gli ”atei devoti”, che danno ragione alla Chiesa per opportunità storico-politica, che non i "cattolici impertinenti" i quali osano parlare all'interno della Chiesa, come pur ritiene utile, talvolta doveroso, la "Lumen Gentium" (Cap. IV, 37).Sarebbe la somma dei "dichiaratori di appartenenza" e degli "atei devoti" il nerbo cattolico del "Popolo delle Libertà? In tal caso, chi fra i cattolici - in minoranza, certamente - non vota per il Pdl per via dei principi evangelici sopra ricordati, non può che rallegrarsi di farlo. Perché ricorda bene il monito: «Non chiunque dice Signore, Signore, entrerà nel regno dei cieli, ma colui che fa la volontà del Padre mio che è nei cieli» (Matteo 7, 21).Corrado Belci
Il centrodestra: «Dipiazza resti sindaco»
Dopo il sondaggio Swg: «Respinga le eurosirene». Cosolini: «Illy piaceva al 70%...»
TRIESTE A 24 ore dalla pubblicazione del sondaggio condotto in città dall’Swg su 800 triestini il centrodestra locale celebra il picco di fiducia del 66% raggiunto da Roberto Dipiazza. Gli riconosce le doti di uomo del fare, e di magnete del consenso grazie anche a quell’essere «alla mano», come si ammette peraltro anche nel Pd. Il Pdl guarda con ottimismo alle chanches che si troverà tra le mani il candidato alla sua successione. Ma, al tempo stesso, nelle maglie del centrodestra s’interpreta in quell’«alto gradimento» una richiesta a Dipiazza della gente: ti vogliamo sindaco fino al 2011, di conseguenza tappati le orecchie per non sentire le eurosirene. Nel Pd Cosolini è sornione: «Illy era gradito dal 70%, poi abbiamo perso».
Terza corsia dell’A4: 200 milioni di euro per l’operazione-espropri
Sorelle Ramonda: a Ronchi taglio del nastro con Benetton e Polegato
Il guru americano Florida «La creatività salverà le imprese del Nordest»
TRA MARCHE E ROMAGNA: 4,6 GRADI RICHTER
Scossa di terremoto avvertita in regione
TRIESTE Una forte scossa di terremoto, di magnitudo 4,6 della scala Richter, è stata avvertita distintamente attorno alle 22.30 di ieri in tutte le località costiere della regione, da Lignano fino a Muggia. L’Istituto nazionale di geofisica e vulcanologica ha localizzato l’epicentro in Emilia Romagna, per la precisione nell'area tra i Comuni di Forlinpopoli e Castrocaro Terme, in provincia di Forlì, e di Faenza in provincia di Ravenna, ad una profondita di 28,2 km. La scossa è stata sentita anche in Veneto, Abruzzo, Toscana e nelle Marche, in particolare nella zona de L’Aquila, già interessata nei giorni scorsi da fenomeni sismici. In diverse città la gente è scesa per strada, ma non sono comunque stati segnalati danni a persone o edifici. A Trieste a percepire in maniera più netta il movimento della terra sono stati gli abitanti dei palazzi sulle Rive. In tanti, allarmati, hanno telefonato alla sala operativa dei vigili del fuoco. Molte le chiamate arrivate anche alla redazione del Piccolo. Cè chi ha raccontato di aver visto ballare il lampadario del salone, chi ha sentito all'improvviso il rumore provocato dallo scolapiatti piombato sul lavello e chi è stato avvertito dell’arrivo di qualcosa di anomalo dal comportamento del gatto, improvvisamente buttatosi giù dal balcone. Tutti hanno spiegato di aver sentito una prima, forte scossa seguita, a distanza di pochi minuti, da un’altra di lieve entità. Ancora più numerose le chiamate arrivate alla centrale operativa della Protezione civile di Palmanova. A segnalare l’arrivo del terremoto sono stati gli abitanti di Lignano, Grado, Muggia e, appunto, Trieste. Una telefonata è partita anche da un residente di Sacile.
Uno sceicco a San Daniele vuole prosciutti ”speciali”
UDINE Il gruppo saudita Al Hokair, facente capo allo sceicco Abdul Mohsin Al Hokair, è interessato a opportunità di investimento nel settore turistico in Friuli Venezia Giulia.Lo ha affermato ieri il presidente della holding turistica, Abdul Mohsin, incontrando il presidente della Regione, Renzo Tondo, a San Daniele del Friuli (Udine), nella sede del prosciuttificio «Dok Dall'Ava». L'azienda friulana - spiega una nota della Regione - ha selezionato 140 prodotti alimentari di qualità (dai prosciutti, ma non di maiale) ai formaggi) da proporre nelle 30 «Città Mercato» che costruirà in Arabia Saudita.Dopo aver illustrato all'ospite saudita le principali caratteristiche e peculiarità del «Made in Friuli Venezia Giulia», Tondo si è dichiarato disponibile come referente e garante istituzionale per ulteriori contatti, informando dei contenuti del colloquio anche l'ambasciatore italiano a Riad, Eugenio d'Auria.Il gruppo Al Hokair è considerato una delle più innovative e sviluppate holding arabe del turismo. All’incontro hanno preso parte anche l'assessore regionale Elio De Anna ed il titolare dell'azienda, Carlo Andrea Dall'Ava, identificato dai sauditi quale riferimento in Italia per il comparto agroalimentare.Lo sceicco Abdul Mohsin, accompagnato dal direttore commerciale di Al Hokair Group, Tayser Al Karim, si è intrattenuto lungamente con Tondo e De Anna al termine della visita alla nuova sede della Dall'Ava, confermando l'interesse nei confronti «di un territorio estremamente attraente per la varietà e la qualità di un'offerta naturale e produttiva raccolta in pochi chilometri». Il gruppo potrebbe quindi decidere di indirizzare i suoi investimenti in regione anche ad altri settori sempre nel comparto del turismo e dell’agroalimentare.Tondo si è reso disponibile come referente e garante istituzionale per gli ulteriori contatti con Abdul Mohsin, informando dei contenuti del colloquio anche l'ambasciatore italiano a Riad, Eugenio d'Auria.Un primo passo della possibile collaborazione tra le realtà del Friuli Venezia Giulia ed il gruppo al Hokair, intanto, è comunque già in fase di avanzata progettazione.Carlo Dall'Ava, infatti, ha selezionato per Al Hokair 140 prodotti italiani top da destinare alle Città Mercato, inserendo una serie di eccellenze regionali (prosciutti di ogni tipo ma non di maiale, formaggi montasio, latteria e malga, gubane ed altro ancora) che Abdul Mohsin ha mostrato di apprezzare.
Il caso
Prodotti non di maiale per Paesi arabi
Inter, vittoria a Udine e mani sullo scudetto
L’Inter espugna il Friuli grazie a un autogol e approfitta del mezzo passo falso della Juve: adesso è a +9.
"SFUEI DAL FRIÛL LIBAR - IL GIORNALE DEL FRIULI LIBERO". INDIRIZZO INTERNET http://www.ilgiornaledelfriuli.net EDIZIONE ON LINE DELLA TESTATA ISCRITTA COME GIORNALE QUOTIDIANO ON LINE, A STAMPA, RADIOFONICO E TELEVISIVO NEL REGISTRO DEL TRIBUNALE DI UDINE IN DATA 8 APRILE 2009 AL N. 9/2009. Si pubblica dal 25 novembre 2008. Proprietario: Alberto di Caporiacco. Direttore responsabile: Alberto di Caporiacco. Sede di rappresentanza in Udine, piazza S. Giacomo 11/16, 2. piano.
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lunedì 6 aprile 2009
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