"SFUEI DAL FRIÛL LIBAR - IL GIORNALE DEL FRIULI LIBERO". INDIRIZZO INTERNET http://www.ilgiornaledelfriuli.net EDIZIONE ON LINE DELLA TESTATA ISCRITTA COME GIORNALE QUOTIDIANO ON LINE, A STAMPA, RADIOFONICO E TELEVISIVO NEL REGISTRO DEL TRIBUNALE DI UDINE IN DATA 8 APRILE 2009 AL N. 9/2009. Si pubblica dal 25 novembre 2008. Proprietario: Alberto di Caporiacco. Direttore responsabile: Alberto di Caporiacco. Sede di rappresentanza in Udine, piazza S. Giacomo 11/16, 2. piano.

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martedì 14 aprile 2009

RASSEGNA STAMPA: MESSAGGERO VENETO, IL GAZZETTINO, IL PICCOLO

Cominciamo con la prima pagina di Messaggero Veneto

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Tendopoli, freddo e pioggia aumentano i problemi.
Berlusconi: faremo qui il primo consiglio dei ministri, ricostruzione in tempi brevi
Ancora polemiche sulla trasmissione di Santoro
Continua la sottoscrizione di Messaggero e Ana a sostegno di alcuni progetti per la ricostruzione
Abruzzo, inagibile il 30% delle case
Prime verifiche sulla stabilità delle costruzioni.
Gli esperti: dati confortanti, ma mancano i centri storici
Dal Friuli in partenza altri volontari: «Commossi dalla riconoscenza dei terremotati»

L’AQUILA. E’ stata una giornata di pioggia, vento e freddo quella di ieri all’Aquila e nelle altre zone devastate dal terremoto, dove il maltempo ha acuito i disagi per i 55 mila sfollati, dei quali oltre 33 mila ospitati nelle tendopoli. Per la Protezione civile e i volontari è una corsa a completare le strutture da campo, fornendo stufe e coperte. A una settimana dal sisma arriva un primo bilancio dei danni. Dalle circa mille verifiche di agibilità e stabilità sugli edifici è risultato che il 30% degli edifici è inagibile, il 50% agibile e il 20% parzialmente inagibile.


Codroipo Contro un’auto all’altezza del bivio Coseat
Marito e moglie risiedevano nel Pordenonese, la donna proprio ieri compiva gli anni
Coppia muore in un incidente con la moto

CODROIPO. Tragico schianto fra un’automobile e una moto al bivio Coseat di Codroipo. Due le vittime: Daniele Rigoli, 55 anni, e Patrizia Bornocin, 52 anni (che proprio ieri festeggiava il compleanno). I due stavano viaggiando a bordo di una Yamaha 600 finita contro una Fiat Idea condotta da un volontario della Protezione civile del quale non è stata fornita l’identità. Erano circa le 17.20: la coppia stava rientrando da una gita in Slovenia fatta non solo per festeggiare la pasquetta, ma anche per celebrare il compleanno della donna. La coppia stava percorrendo la statale 13 Pontebbana in direzione di Casarsa. Immediati i soccorsi, ma per i coniugi non c’era più nulla da fare.


L’attestato era stato abolito nel 2005.
L’assessore: sono stati i direttori didattici a chiederci di ripristinarlo
Il documento servirà per essere riammessi dopo 5 giorni d’assenza
Scuole Fvg, torna il certificato medico
Sanitari contrari a reintrodurre l’obbligo: vecchia burocrazia

TRIESTE. Il Consiglio regionale reintroduce l’obbligo del certificato medico per essere riammessi a scuola dopo cinque giorni di assenza. E i medici insorgono: la norma era stata abolita nel 2005, semplificando e senza creare alcun problema, scrivono i dirigenti delle aziende territoriale in un’email indirizzata all’assessore alla Sanità Vladimir Kosic. Non è certo la prima polemica che vede di fronte medici e assessore.
L’emendamento inserito nella legge sulle liste d’attesa è firmato dai capogruppo Daniele Galasso (Pdl), Danilo Narduzzi (Lega) e Roberto Asquini (Gruppo misto), ma è stato approvato con l’astensione del centrosinistra: il Consiglio, insomma, era unito. L’email di protesta, però, è allo stesso modo un documento ufficiale, firmato dai dirigenti Marina Brana (Ass 1), Francesco Lovaria (Ass 2), Paolo Pischiutti (Ass 3), Giorgio Brianti (Ass 4), Alessandro Cacitti (Ass 5), Emanuela Zamparo (Ass 5). Non una lamentela a mezza voce, insomma, ma parole che tuonano sulla scelta di reintrodurre l’obbligo del certificato medico di riammissione. L’obbligo era stato abolito solo nel 2005, con la legge regionale 21, a seguito di un «duro lavoro di semplificazione di norme inutili».«Da anni nella nostra Regione - scrivono i medici - è attivo un gruppo di professionisti che propone la revisione di pratiche obsolete e inefficaci in materia di salute pubblica». Uno degli esiti del lavoro, spiegano i medici, era stato proprio un documento sulla semplificazione, tra cui il riferimento all’obbligo alla presentazione di certificato medico oltre i cinque giorni di assenza. «La certificazione - continuano - comporta un onere notevole per la famiglia e per il pediatra di libera scelta» e anche da un punto di vista medico, è di «scarsa utilità: le malattie infettive sono spesso contagiose in fase di incubazione ma raramente quando il soggetto è convalescente. La dimostrazione della validità di quanto proposto e attuato nel 2005 sta nel fatto che non si è verificato alcun problema di salute pubblica relativo alla riammissione a scuola senza di esso».La nuova legge, dicono insomma i responsabili della sanità sul territorio, «penalizza il cittadino e il medico senza alcun effetto positivo per la tutela della salute pubblica». La critica non si limita al merito: anche il metodo è sotto accusa. «Siamo spiacenti - scrivono - che un simile atto non abbia visto coinvolti coloro che avevano contribuito alla sua revisione, frustrando tra l’altro il lavoro svolto negli anni». Proprio alla fine, arriva la stoccata su una “creatura” dell’assessore: il famoso Libro Verde sulla Sanità regionale. Sarebbe bello, dicono in sostanza i medici, se oltre ad ascoltare cittadini e manifestare apertura alle «diverse componenti della società» per indirizzare le strategie della sanità pubblica regionale, l’assessore prendesse in qualche considerazione «anche il nostro apporto».Beniamino Pagliaro


I REATI DEL SISMA
SCIACALLI E LEGGI di ALCIDE PAOLINI

Li hanno presi in flagrante, in una casa semidistrutta, con la refurtiva ancora addosso. Erano 4 romeni (o rumeni, chissà, forse il cronista non lo sapeva, ma insomma romeni, di questi tempi, suona meglio).E una di loro era una badante. Ovviamente si è gridato subito agli sciacalli, che in questi casi, in realtà, si mettono fulmineamente in moto, come se si aprisse una stagione di caccia. L’indignazione è salita alle stelle e subito c’è stato chi ha proposto una legge speciale per punire questo reato immondo. Nel frattempo i quattro romeni erano stati sottratti alla folla, portati nell’aula di una scuola rimasta in piedi, dove era stato installato un tribunale di fortuna, e processati per direttissima. Ma hanno dovuto rilasciarli immediatamente, con tante scuse, perché quei pochi gioielli con i quali li hanno sorpresi erano roba loro, per la precisione della badante, e fortuna che hanno potuto dimostrarlo. È un esempio tipico di reazione della folla, del tutto comprensibile dal momento che mentre la furia della natura e l’insipienza degli uomini spargevano morti e sangue c’era chi violava il contratto sociale attraverso atti intollerabili, che suscitano sdegno e rabbia, e che la politica a volte coglie al volo per accaparrarsi il favore degli elettori, promettendo leggi più dure. Di recente era già accaduto con gli stupri e con i morti dovuti a incidenti stradali causati da automobilisti ubriachi o drogati ai quali ora si aggiungono gli sciacalli, con la solita aggravante che i primi a essere sospettati sono, of course, gli immigrati, possibilmente rom. Una reazione molto meno sdegnata e molto meno violenta, al contrario, hanno suscitato coloro ai quali si devono quelle case, quei palazzi, quelle scuole, quegli ospedali, che sono venuti giù come se fossero stati impastati con l’argilla o con la sabbia di mare, come si è scoperto fin dai primi rilievi, che è ancora peggio. Ma la causa di tanti morti e feriti e del fatto che migliaia di famiglie all’improvviso sono rimaste senza un tetto dipende in buona parte proprio da costoro, da questi palazzinari che hanno costruito a man salva, nemmeno tanti anni fa, senza rispettare le regole antisismiche: altro che il furto di soldi o di gioielli, la cui perdita, per quanto dolorosa, rappresenterebbe comunque un fatto superabile. Eppure nessuno si è scagliato con altrettanta violenza, con altrettanto sdegno e indignazione contro chi ha dimenticato o fraudolentemente ignorato quelle norme tassative. Nessuno ha chiesto leggi speciali nei riguardi di chi, ignorando le leggi esistenti, ha speculato nel modo più immondo costruendo quelle abitazioni che sono crollate addirittura più facilmente di altri edifici, risalenti a quando le norme antisismiche nemmeno esistevano. Può sembrare paradossale, ma è così: i professionisti e i tecnici dalle mani pulite, dalla camicia stirata e con la macchina alla porta, quando delinquono riscuotono anch’essi, ovviamente, rabbia e indignazione, ma di un altro tipo, meno viscerale, meno impulsivo. Quanto alle leggi speciali promesse, in realtà non servirebbero né per gli sciacalli né per i colletti bianchi (architetti, ingegneri o funzionari pubblici), ai quali spetta la responsabilità del rispetto delle norme edilizie previste nelle zone sismiche: quelle che ci sono bastano e avanzano. Il fatto è che oltre a suscitare meno rabbia, questi ultimi possono difendersi in mille modi, sia contestando tecnicamente le accuse sia usufruendo di avvocati, funzionari di Stato e magari amicizie politiche preziose. Il problema della giustizia nel nostro paese, infatti, non è quello di avere leggi insufficienti o insufficientemente severe: le leggi ci sono e sovente sono addirittura troppe e troppo complesse e farraginose. Il fatto è che spesso, soprattutto in certi settori, non vengono applicate o sono applicate in una maniera che consente di superarle più facilmente. Perché, come l’esperienza insegna, possono essere disattese, in quanto si sa che i controlli non ci sono e se ci sono sono sporadici e in ogni modo è abbastanza facile dribblarli, magari tirandola per le lunghe, che è una delle scappatoie più conosciute e sfruttate nel nostro paese. «Arresteremo i responsabili», hanno dichiarato solennemente autorità e uomini politici. C’è da augurarselo, ma la speranza che sia fatta giustizia è davvero poca. Ancora una volta, a farci dubitare c’è l’esperienza. Nel nostro paese, lo conferma la realtà di tutti i giorni, le leggi non mancano, appunto, ma bisogna usarle, possibilmente in tempi non biblici e senza interventi sanatori: che è un’altra specialità della nostra legislazione, quando ci si mette di mezzo l’interesse politico. Vorremmo poter fare a meno di prendere spunto da questa tragedia per infilarci in una polemica politica, ma come non ricordare che è di poche settimane fa la proposta governativa di leggi incentivo per l’edilizia, dove era sottinteso che ci sarebbe stata la manica larga per chiunque si fosse dato da fare per aumentare il volume delle proprie abitazioni, senza tanti intralci legislativi? Purtroppo, alla luce di quanto è accaduto, sembra davvero un invito a delinquere.Ricordiamoci cos’è stata quell’abile spinta a migliorare le abitazioni rappresentata dall’autocertificazione: che ha agevolato sì i lavori onesti, ma ha anche indotto un’infinità di infrazioni alle regole.


I PRESENZIALISTI
OVERDOSE DI POLITICI di FRANCESCO JORI

Troppo davvero, oggi. Troppo poco, ieri e Dio non voglia anche domani. Il dramma dell’Abruzzo è inchiodato tra questi due eccessi: di presenza, il primo; di assenza, il secondo. Dieci ministri nell’area terremotata nei primi tre giorni, i più critici: c’era proprio bisogno di tutti e dieci? E poi presidenti di Regione e di Province, politici di ogni colore, parlamentari in ordine sparso: lì per vedere o per farsi vedere? Un’overdose perfino di generosità: tanto da indurre il prefetto a chiedere ai volontari di non arrivare a frotte e senza preavviso per non creare problemi anziché risolverli. E l’ormai immancabile scempio mediatico: il Tg1 doveva proprio celebrare in diretta i propri indici di ascolto, collocandoli sul piedistallo delle macerie? Il troppo finisce per mescolarsi col troppo poco nelle promesse pur dettate dalla stretta delle emozioni. L’esperienza insegna che anche nei rarissimi casi di ricostruzione riuscita (Friuli Venezia Giulia e Umbria) ci vuole almeno una decina d’anni per tornare alla normalità. Chi si ricorderà, non tra dieci anni ma tra dieci mesi, di Eleonora estratta viva dalle rovine e che ha commosso l’Italia? Chi penserà alle migliaia di persone che non potranno certo stare per dieci anni in albergo e che sono rimaste letteralmente senza niente, da una camicia da indossare a una pentola per mangiare? Per quanti anni la Pasqua per loro avrà il volto della morte anziché della resurrezione? Amare esperienze ci avvertono che si fa presto a spostarsi dal coinvolgimento all’oblìo.Trent’anni dopo, la ricostruzione in Irpinia rimane incompiuta malgrado siano già stati spesi 142 miliardi di euro; da 27 anni ogni Finanziaria aggiunge altri soldi e ce ne vorranno fino al 2022. In Friuli dopo dieci anni non c’erano più sfollati e senzatetto; lì dieci anni dopo oltre 28 mila persone vivevano ancora nelle roulottes. Chi ha letto nel 1990 le pagine della commissione parlamentare d’inchiesta e poco tempo fa la relazione della Corte dei conti non può sfuggire a un’indignazione peraltro inutile. Non è andata in modo diverso per i terremotati del Belice di quarant’anni fa e a un secolo dalla tragedia di Messina ci sono qualche migliaia tra figli e nipoti dei terremotati di allora costretti in una stamberga.In questi come in tanti altri casi, frotte di politici, amministratori, imprenditori hanno rapinato una parte consistente delle risorse stanziate: molto più squallidi, sudici e criminali loro degli sciacalli che vanno a saccheggiare le case distrutte. Ma quasi tutti impuniti.Troppe sono anche le polemiche, le analisi, le sentenze, le chiacchiere. Perché un passato di lutti ci ha spiegato già tutto. Sappiamo di vivere in un paese che ha scritto tante leggi in materia, ma che non è mai riuscito ad applicarle davvero, per un delittuoso mix di incuria, incapacità, fatalismo, burocrazia, piccoli interessi elettorali di bottega e grandi interessi economici di lucro: il che provocherà altre spaventose tragedie. È matematicamente certo che il Vesuvio tornerà a esplodere; eppure attorno alle sue pendici si stende un caos urbanistico in cui si addensano un milione e mezzo di persone e in cui si continua a costruire con abusi coperti da immancabili sanatorie. Ha ragione Sergio Romano quando annota che in questa derelitta Italia, tra la preveggenza e il tornaconto, politico o individuale, vince quasi sempre il tornaconto. Che torna a riemergere puntuale quando le lacrime si asciugano e le emozioni si spengono. Nessuno è senza colpe, ha avvertito Giorgio Napolitano. Almeno questo, cerchiamo di non dimenticarcelo.


Udine Lei lo accusa di violenza, ma viene arrestata per il furto di due anelli
Badante di giorno, amante di notte
Lo strano “contratto” fra una bulgara 40enne e un 69enne

UDINE. Annuncia di aver subito uno stupro e si ritrova in manette per furto aggravato. Una vicenda dai contorni boccacceschi che ha per protagonisti una badante bulgara e un udinese.


Udine Un micro-congegno lo ha ripreso. I reparti più colpiti: Oncologia e Pronto soccorso Ospedale, sabotatore incastrato dalla telecamera
E’ accusato di aver manomesso più volte linee informatiche e telefoniche

UDINE. I primi episodi risalgono a novembre: inspiegabili atti di sabotaggio alle reti informatiche e telefoniche dell’ospedale. Due settimane fa, una serie di microtelecamere installate al solo scopo d’individuare il responsabile l’ha smascherato. A mandare in tilt il funzionamento del Santa Maria della Misericordia e a costringere il personale aziendale a correre di volta in volta ai ripari era stato un giovane che fino a qualche tempo prima aveva avuto rapporti di lavoro con lo stesso ospedale.


UDINESE Il ritorno di Floro Flores E ora si pensa soltanto al Werder

Due gol dell’attaccante liquidano la Reggina Giovedì al Friuli la supersfida coi tedeschi


Tondo e le eurocandidature Pdl: «Un veneto? No, voglio Dipiazza»

Intervista dopo un anno di presidenza
TOLMEZZO. «Il candidato del Pdl alle Europee deve essere il sindaco di Trieste, Roberto Dipiazza, che è nato in Friuli ed è molto popolare. Non accetto che la nostra regione rinunci a un candidato suo per lanciare un veneto, come sento dire da un po’». A lanciare la corsa di Dipiazza all’Europarlamento di Strasburgo è il governatore del Friuli Venezia Giulia, Renzo Tondo, in questa intervista a un anno dalla vittoria elettorale del 14 aprile 2008, quando sconfisse Riccardo Illy conquistando la Regione. Tondo si promuove per quanto riguarda l’operato nei primi dodici mesi di mandato: «Sono soddisfatto di quello che sto facendo, anche se sono consapevole di muovermi in uno scenario diverso da quello che avevo immaginato quando ho vinto le elezioni e cioè nello scenario della crisi economica», spiega il presidente affrontando i casi Caffaro e Safilo. Su sicurezza e via libera alle ronde chieste dalla Lega, Tondo smorza le polemiche: «Quella norma era prevista nel programma elettorale – aggiunge – ed è giusto farla. Abbiamo ridotto il budget da 10 a 6 milioni, cifra equa».


Rifiuti illegali e amianto all’ex Cogolo: chiuso tutto

POZZUOLO. Per l’ennesima volta, l’ex conceria Cogolo di Zugliano è stata utilizzata da ignoti come discarica abusiva. Ma stavolta l’episodio è stato più preoccupante, in quanto tra i cumuli di rifiuti, tanti da riempire tre camion, c’erano anche pannelli di eternit.

UDINE
Tondo al presidio dei lavoratori della Safilo

UDINE
Poche visite ai musei aperti per le feste

UDINE
Shopping a pasquetta tra le polemiche

MONTAGNA
Un gran finale per la stagione dello sci

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Proseguiamo con Il Gazzettino, edizione Friuli, pag. II

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Serrande alzate anche all'Upim e alla Giunti: per i negozi del centro c'era la deroga. Pochissimi bar operativi.
Aperto a Pasquetta, market multato
La Polizia municipale udinese ha fatto una contravvenzione al supermercato Billa di via Este
L’assessore Croattini:«Mi dispiace per i commessi costretti a lavorare in giorno di festa»


COMMERCIO / 2
I sindacalisti pronti a manifestare: «Le sanzioni devono essere più salate»

(cdm) «Purtroppo, le sanzioni restano basse. Così rischia di riproporsi il meccanismo per cui chi ha i mezzi, come la grande distribuzione, sceglie di pagare la multa ma di tenere aperto ugualmente, nonostante le sanzioni. Poi, si innesca di nuovo la lotta per la sopravvivenza fra "grandi" e "piccoli" negozi». È amareggiato Mattia Grion della Filcams Cgil, che, assieme a Paolo Duriavig della Fisascat Cisl e a Claudio Moretti della Uiltucs Uil non lesina critiche a chi ha scelto di tenere aperto il giorno di Pasquetta violando la legge regionale. «Il fatto che il Billa sia stato multato - nota Grion - è una cosa giusta. Non credo, tuttavia, che l’input di tenere aperto a Pasquetta sia arrivato dal direttore del supermercato, ma immagino piuttosto che possa essere giunto dal gruppo. Nonostante siano state alzate, le sanzioni pecuniarie restano comunque basse. Evidentemente, le multe devono essere rese ancora più severe». A preoccupare i sindacalisti è la possibilità che qualcuno faccia il "furbo" le prossime festività del 25 aprile e del primo maggio. Vale la pena ricordare che secondo la legge sul commercio appena riformata, in caso di recidiva, oltre all’irrogazione delle sanzioni amministrative aumentate fino a un terzo, è previsto che il Comune possa disporre la sospensione dell’attività di vendita da sette a trenta giorni. I sindacati del commercio si dicono pronti a scendere in piazza per protestare contro chi non rispetta le regole. «A Pasquetta abbiamo verificato chi ha tenuto aperto e chi no - dice Paolo Duriavig della Fisascat Cisl -. L’Upim, che è in centro storico, poteva aprire in deroga perché la legge lo consente. Il Billa, che è fuori dal centro, non poteva farlo. Ci attrezzeremo per manifestare il 25 aprile o il primo maggio».


CIRCOLO "MIS(S)KAPPA" "Smagliature" Oggi alle 21 al circolo Arci "Mis(s)kappa" di via Bertaldia Rocco Burtone presenta il libro "Smagliature" scritto da Alessandra Zenarola per le Edizioni del sale di Udine. Letture di Daniela Zorzini.
PALAZZO DELLE PROFESSIONI "Show & Love" con Peterson Sarà un presentatore d’eccezione come Dan Peterson ad aprire ufficialmente la stagione degli Eventi Piubello 2009 conducendo l’oramai tradizionale overture Show&love. L’appuntamento, ad ingresso libero è per oggi alle 19 al Palazzo delle professioni di via Cjavecis 3 . Verrà presentata la campagna informativa "Non è mai troppo tardi" realizzata in collaborazione con l’ateneo e con l’Amga. Seguirà lo spazio dedicato al “Fondo di beneficenza Bianca Piubello”. Il “Cuore Piubello” si arricchisce in questa edizione del primo Memorial Amedeo Raber. La prima fra le iniziative in programma è la IV edizione di “Incontro con il Personaggio” che vedrà ospite Giammarco Pozzecco il prossimo 20 Aprile a Palazzo Belgrado.
TIPOGRAFIA DORETTI Nel silenzio dei ricordi Oggi alle 18 alla tipografia Doretti di via di Prampero 7 sarà presentato il libro "Nel silenzio dei ricordi" di Giuseppe Bertoli. Organizzano la Società ecologica friulana, Tipografia Doretti, Chiandetti, Club Unesco di Udine e Accademia città del libro. Sarà presente l’assessore di Pozzuolo Antonella Asquini. Coordina l’incontro Vito Sutto.
LEGAMBIENTE Premi a Resiutta e al Parco Oggi nella sede di Legambiente Fvg in via Marinoni 15/8 si presenterà l’edizione 2009 di "Voler bene all’Italia", giornata nazionale dei piccoli Comuni, che si svolgerà il 19 aprile. Una delle novità è la scelta, in ogni regione, di un piccolo Comune o di un’area simbolica delle qualità ambientali, delle identità locali e delle potenzialità economiche che i piccoli centri hanno. Per la nostra regione la scelta è caduta sul Comune di Resiutta e sul Parco regionale delle Prealpi Giulie.


Oltre 170 ragazzi hanno aderito all’iniziativa curata dal professor Adriano Ceschia
Liceali, viaggio alle origini
Studenti del Copernico alla scoperta dell’antica Grecia
Il progetto è arrivato alla nona edizione

Sono tornati carichi di entusiasmo, di immagini e messaggi che non dimenticheranno mai più nella loro vita i centosettantadue studenti di nove classi quinte e i dodici professori che dal 25 marzo al 3 aprile hanno fatto un viaggio di istruzione in Grecia. Nona edizione del progetto concepito nel 2001 dal professor Adriano Ceschia, insegnante di filosofia e storia del liceo ora in quiescenza, l'esperienza reca la significativa denominazione "Viaggio alle origini del Logos", in quanto vuole sottolineare che in Grecia sono nati e sono stati elaborati gli elementi portanti della cultura dell'Occidente e i grandi valori dell'umanesimo. Il viaggio, preparato dal professor Ceschia in qualità di consulente esterno e coordinato dalla docente referente, Maria Cristina Berger, comprende tradizionalmente il trasferimento in nave dal porto di Venezia e spostamenti in bus nei grandi siti archeologici di culto o comunque significativi della Grecia antica: Olimpia, Epidauro, Micene, Atene con l'Acropoli, Capo Sounion, Delfi. Nell'edizione del 2009 è stata fatta anche la visita alla città abbandonata di Mistras, capitale del despotato del Peloponneso negli ultimi due secoli dell'Impero bizantino, sulle pendici del Taigeto, in sostituzione dell'escursione ai monasteri delle Meteore, nel settentrione della Grecia, visitati gli anni precedenti. Obiettivo del progetto è infatti offrire agli studenti il contatto ravvicinato non solo col mondo antico, ma anche con quello della religiosità ortodossa del mondo bizantino. A tal fine gli alunni, che sono stati preparati al viaggio in otto incontri pomeridiani tra novembre e marzo, sono stati accompagnati in ogni sito dalle guide greche e sono stati intrattenuti dai loro insegnanti in attività di letture particolarmente significative come nello stadio di Olimpia, nell'Anaktoro di Micene, sopra il Tempio di Apollo a Delfi. In mezzo ai fiori di Capo Sounion, sotto il Tempio di Poseidone, i ragazzi del "Copernico" hanno pure ascoltato gli straordinari passi di Nietzsche tratti da "La nascita della Tragedia greca", e sul colle della Pnyx,luogo in cui si riuniva la massima assemblea democratica ateniese, hanno dimostrato particolare attenzione a "Noi ad Atene facciamo così ...", il famoso discorso di Pericle su che cos'è la democrazia, lì pronunciato nel 451 avanti Cristo.


Domani in tutte le questure della regione assemblee sindacali dei dipendenti civili che fanno capo al ministero degli Interni
«Agenti in strada, le ronde non servono»
La Cisl-Funzione pubblica: «Destinare alla sicurezza gli agenti impiegati ora negli uffici»
Il segretario Acanfora: «Sgraviamo i poliziotti dai compiti burocratici»

Continua l’iniziativa della Cisl Funzione Pubblica del Friuli Venezia Giulia sul delicato problema della sicurezza e sulle ronde nelle città. Domani, dalle ore 11 alle 13, in tutte le questure della regione ed in contemporanea in tutta l’Italia, si terranno assemblee sindacali con il personale civile amministrativo dell’Interno per rivendicare le funzioni amministrative da assegnare esclusivamente al personale civile così come prescrive la legge. Secondo Enrico Acanfora, segretario regionale della Cils-Fp «Positivo è stato lo stralcio delle ronde dalla legge di conversione del decreto sulla sicurezza, la Cisl lo aveva chiesto a gran voce nell’ultimo periodo e per questo motivo esprimiamo grande soddisfazione. Confidiamo – continua il sindacalista . che il Ministro dell’Interno convochi con urgenza tutte le organizzazioni sindacali per affrontare con serietà una volta e per tutte il tema della sicurezza. Discuteremo di questo con i lavoratori nelle assemblee che si terranno presso le Questure, inoltre chiederemo di essere ricevuti dai vari Prefetti». Il sindacalista ricorda come siano trascorsi 28 anni dalla legge di riforma della pubblica sicurezza e mai sia stato applicato l’articolato con la quale cita espressamente che le funzioni amministrative, contabili e patrimoniali ed operaie devono essere espletate dal personale civile. «Oggi negli Uffici delle Questure e dei Dipartimenti di tutta l’Italia vi operano circa 25.000 poliziotti - aggiunge - sottratti cioè a compiti di sicurezza sulle strade o al controllo delle attività criminali. È indispensabile sgravare le forze di polizia dai compiti amministrativi e lasciare gli stessi esclusivamente in attività investigative e di controllo del territorio». Acanfora ritiene che prima di ricorrere a soluzioni come quelle delle ronde, convenga pensare a rimettere le forze dell’ordine nella condizione di svolgere al meglio le loro funzioni, sia dal punto di vista delle risorse economiche e materiali, sia soprattutto da quello della riorganizzazione e della valorizzazione delle donne e degli uomini impegnati ogni giorno con professionalità a difendere i cittadini. «La Cisl - conclude Acanfora - non condivide l’utilizzo delle ronde perché nei fatti significa che lo Stato ha deciso di abdicare alla propria funzione di monopolio nell’assicurare la sicurezza ai cittadini, così come peraltro non ha condiviso l’utilizzo dell’esercito in compiti di ordine pubblico».


Corso intensivo di teatrocon il Campus di Anà-Thema

Dopo l’edizione del 2008 che ha visto tra i suoi partecipanti giovani attori provenienti da Italia, Grecia, e Brasile, la compagnia Anà-Thema in collaborazione con Associazione culturale Sipario! organizzano il terzo Campus Teatrale Internazionale. Il progetto nasce dall’esigenza di intraprendere un percorso artistico, sociale e culturale di elevato livello professionale, per giungere alla realizzazione di uno studio/spettacolo finale. Il campus e il metodo sono stati sperimentati durante l’estate 2007 a Granara Teatro e nel 2008 Presso gli SpaziOFF di Udine e hanno dimostrato l’efficacia della formula. Alcuni allievi hanno lavorato nelle produzioni della stagione della compagnia. Il lavoro si articolerà dal 14 giugno al 3 luglio, a Fagagna, con otto ore giornaliere di lavoro sul testo “Odissea” di Omero e sui dipinti di Bosch, sulle improvvisazioni, sullo spazio scenico con i diversi docenti del campus. Incontri con professionisti dello spettacolo e prove aperte al pubblico renderanno il campus ancora più completo. Possono partecipare attori e allievi con più di 18 anni che abbiano già avuto esperienze in campo teatrale. Il costo del campus è € 420 comprensivo di alloggio al campus con utilizzo cucina. Per candidarsi bisogna inviare foto e curriculum: Segreteria cel. 3453146797; e-mail: anathemateatro@gmail.com / info.anathema@gmail.com


Domani pomeriggio un incontro con associazioni e volontari operanti all’estero
Esperti di pace a palazzo Antonini
Si parlerà dei progetti avviati nei Balcani e in Palestina

Il Tavolo italiano per gli interventi civili di pace sta svolgendo quest'anno un lavoro di sensibilizzazione sul ruolo dei volontari internazionali in zone di conflitto per testimoniare che la pace e i diritti non si difendono con gli eserciti ma sostenendo la società civile. Il lavoro preparatorio corrisponde al progetto d'informazione e formazione "Interventi civili di Pace", realizzato da un pool di associazioni col sostegno del Ministero degli Esteri - in corso di realizzazione anche in Friuli Venezia Giulia - e si potrà tradurre in progetti d'intervento sul campo in Italia o all'estero. Un primo banco di prova per gli operatori italiani potrà essere la Palestina, dove la presenza dei volontari internazionali rende possibile alla popolazione palestinese difendere le proprie istanze con mezzi nonviolenti. A fine aprile, all'annuale conferenza a Bi'lin, verranno valutati obiettivi e localizzazione di un possibile intervento italiano. Domani, alle 17.30 nella sede Universitaria di Udine (Palazzo Antonini, via Petracco 8, avrà quindi luogo l'incontro "Esperienze di peacebuilding in aree di conflitto" a cura di International peace research Italia - rete Corpi civili di pace, in collaborazione col Ministero degli Esteri, il neo costituito Tavolo della pace di Udine, "Terre lontane Mondi vicini" e la Regione. L'incontro vedrà la partecipazione di due giovani operatori: Guido Gabelli di Nonviolent peaceforce che relazionerà su "Civili che proteggono civili - introduzione al peacekeeping non armato in Sri Lanka e nei Balcani", e Martina Pignatti Morano di Un ponte per ... (udinese, responsabile nazionale formazione di Interventi civili di pace) che parlerà di "Operatori internazionali in Medio Oriente - l'esperienza della Palestina".


L’AGENDA

IL GIORNO Martedì 14 aprile 2009. Il sole sorge alle 06.26 e tramonta alle 19.37, la luna tramonta alle 06.52 e sorge alle 22.04 SANTI:Lamberto vesc., Tiburzio, Valeriano e Massimo m.ri, Liduina verg. PROVERBIO: Crediti e bugiardi riposan sempre tardi. AUGURI Tanti auguri di buon compleanno ad Elda Mesaglio dagli amici coscritti della "Clape dal ’36". Per queste segnalazioni (gratuite) chiamare il numero 0432/501072. MERCATI Aquileia, Buia, Cividale, Codroipo, Fiumicello, Osoppo, Tarvisio, Marano Lagunare. FARMACIE Di turno con orario continuato (8.30-19.30) UDINE Asquini Via Lombardia 198/a (0432 403600); Beivars Via Bariglaria, 230 (0432 565330); Manganotti Via Poscolle, 10 (0432 501937). Servizio notturno: Beltrame Piazza Libertà 9 (0432 502877) Aperte con servizio normale (8.30-12.30/15.30-19.30) UDINE Aiello Via Pozzuolo, 155 (0432 232324); Ariis Via Pracchiuso, 46 (0432 501301); Aurora Viale Forze Armate, 4 (0432 580492); Beltrame Piazza della Libertà, 9 (0432 502877); Cadamuro Via Mercatovecchio, 22 (0432 504194); Colutta A. Piazza G. Garibaldi, 10 (0432 501191); Colutta GP Via G. Mazzini, 13 (0432 510724); Cromaz Viale Tricesimo, 78 (0432 470218); Degrassi Via Monte Grappa, 79 (0432 480885); Del Monte Via del Monte, 6 (0432 504170); Del Torre Viale Venezia, 178 (0432 234339); Fattor Via Grazzano, 21 (0432 501676); Favero Via B. De Rubeis, 1 (0432 502882); Fresco Via Buttrio, 10 (0432 26983); Londero Viale L. Da Vinci, 99 (0432 403824); Montoro Via Lea d'Orlandi 1 (0432 601425); Nobile Piazzetta del Pozzo 1 (0432 501786); Pasini Viale Palmanova, 93 (0432 602670); Pelizzo Via Cividale, 294 (0432 282891); San Marco V.le Volontari della Liberta' 42/a (0432 470304); Sartogo Via Cavour, 15 (0432 501969); Zambotto Via Gemona, 78 (0432 502528).

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Infine la prima pagina de Il Piccolo

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NAVI SOTTO SEQUESTRO IN AFRICA
Dieci italiani ancora nelle mani dei pirati Possibile un blitz
L’armatore del Buccaneer: «Trattare» Ma gli Usa sono per l’intransigenza

NAIROBI È ancora nelle mani dei pirati il rimorchiatore italiano Buccaneer, con a bordo 16 membri d'equipaggio (10 italiani, 5 romeni e un croato), sequestrato sabato nel golfo di Aden. L’unità si è ancorata al largo, a Nordest della costa somala. L’armatore, la società Micoperi, chiede alle autorità di trattare. Ma è anche possibile che scatti un blitz militare: l’eventualità diventa più concreta dopo che Usa e Francia hanno annunciato la linea dell’intransigenza contro i pirati.


LA SITUAZIONE IN ABRUZZO. IL CONSIGLIO DEI MINISTRI SI RIUNIRÀ A L’AQUILA Terremoto, inagibile un edificio su tre
Incubo maltempo: piove, sfollati al freddo. Nuova scossa violenta. Scoppia il caso Annozero

L’AQUILA Il destino si accanisce sulle popolazioni abruzzesi colpite dal terremoto: da ieri sulla regione imperversa il maltempo, con pioggia e freddo. Situazione difficilissima per chi vive sotto una tenda. Intanto i vigili del fuoco stanno ultimando i rilievi sulla staticità degli edifici: inagibile uno su tre. Berlusconi ha annunciato che il Consiglio dei ministri si riunirà presto a L’Aquila. Ieri sera nuova scossa violenta. Caso Annozero: continua la polemica sulla trasmissione di Santoro dedicata al sisma.


DATI DI MEDIOCREDITO FVG
Pochi acquisti, in crisi i mutui casa regionali
Nel 2008 domande a -18%. L’assessore Lenna: «Le famiglie ora non investono»

TRIESTE Va in crisi il sistema dei mutui regionali per l’acquisto della prima casa. Uno degli strumenti più collaudati attraverso il quale l’ente pubblico sostiene i privati, dopo anni di incremento costante fa registrare nel 2008 un calo del 18% delle domande presentate. I dati sono di Mediocredito Fvg. L’assessore regionale Lenna: «In questo periodo le famiglie stentano a investire in immobili».


SISMA E RISCHI D’OBLIO
IL DIFFICILE ARRIVA ADESSO di FRANCESCO JORI

Troppo davvero, oggi. Troppo poco, ieri e Dio non voglia anche domani. Il dramma dell'Abruzzo è inchiodato tra questi due eccessi: di presenza, il primo; di assenza, il secondo. Dieci ministri nell'area terremotata nei primi tre giorni, i più critici: c'era proprio bisogno di tutti e dieci? E poi presidenti di Regione e di Province, politici di ogni colore, parlamentari in ordine sparso: lì per vedere o per farsi vedere? Un'overdose perfino di generosità: tanto da indurre il prefetto a chiedere ai volontari di non arrivare a frotte e senza preavviso, per non creare problemi anziché risolverli. E l'ormai immancabile scempio mediatico: il Tg1 doveva proprio celebrare in diretta i propri indici di ascolto, collocandoli sul piedistallo delle macerie?Il troppo finisce per mescolarsi col troppo poco nelle promesse pur dettate dalla stretta delle emozioni. L'esperienza insegna che anche nei rarissimi casi di ricostruzione riuscita (Friuli Venezia Giulia e Umbria) ci vogliono almeno una decina d'anni per tornare alla normalità. Chi si ricorderà, non tra dieci anni ma tra dieci mesi, di Eleonora estratta viva dalle rovine e che ha commosso l'Italia? Chi penserà alle migliaia di persone che non potranno certo stare per dieci anni in albergo, e che sono rimaste letteralmente senza niente, da una camicia da indossare a una pentola per mangiare? Per quanti anni la Pasqua per loro avrà il volto della morte anziché della resurrezione?Amare esperienze ci avvertono che si fa presto a spostarsi dal coinvolgimento all'oblìo. Trent'anni dopo, la ricostruzione in Irpinia rimane incompiuta malgrado siano già stati spesi 142 miliardi di euro; da 27 anni ogni finanziaria aggiunge altri soldi, e ce ne vorranno fino al 2022. In Friuli dopo dieci anni non c'erano più sfollati e senzatetto; lì dieci anni dopo oltre 28 mila persone vivevano ancora nelle roulotte. Chi ha letto nel 1990 le pagine della commissione parlamentare d'inchiesta, e poco tempo fa la relazione della Corte dei Conti, non può sfuggire a un'indignazione peraltro inutile.Non è andata in modo diverso per i terremotati del Belice di quarant'anni fa; e a un secolo dalla tragedia di Messina, ci sono qualche migliaia tra figli e nipoti dei terremotati di allora, costretti in una stamberga. In questi come in tanti altri casi, frotte di politici, amministratori, imprenditori, hanno rapinato una parte consistente delle risorse stanziate: molto più squallidi, sudici e criminali loro, degli sciacalli che vanno a saccheggiare le case distrutte. Ma quasi tutti impuniti.
Troppe sono anche le polemiche, le analisi, le sentenze, le chiacchiere. Perché un passato di lutti ci ha spiegato già tutto. Sappiamo di vivere in un Paese che ha scritto tante leggi in materia ma che non è mai riuscito ad applicarle davvero, per un delittuoso mix di incuria, incapacità, fatalismo, burocrazia, piccoli interessi elettorali di bottega e grandi interessi economici di lucro: il che provocherà altre spaventose tragedie. E' matematicamente certo che il Vesuvio tornerà a esplodere; eppure attorno alle sue pendici si stende un caos urbanistico in cui si addensano un milione e mezzo di persone, e in cui si continua a costruire con abusi coperti da immancabili sanatorie. Ha ragione Sergio Romano quando annota che in questa derelitta Italia, tra la preveggenza e il tornaconto, politico o individuale, vince quasi sempre il tornaconto. Che torna a riemergere puntuale quando le lacrime si asciugano e le emozioni si spengono. Nessuno è senza colpe, ha avvertito Giorgio Napolitano. Almeno questo, cerchiamo di non dimenticarcelo.Francesco Jori


LA RICOSTRUZIONE
Biasutti: «Roma ha snobbato il modello Friuli»

TRIESTE «La ricostruzione post-terremoto seguendo il modello Friuli? Purtroppo manca una legge quadro. Il modello non è mai stato istituzionalizzato». Lo spiega in un’intervista Adriano Biasutti, già assessore regionale e presidente del Fvg.


IL COVO IN SOMALIA
MODERNA TORTUGA di RENZO GUOLO

Con la cattura del rimorchiatore Buccaneer la Tortuga somala colpisce anche la marineria italiana. Da tempo le acque tra il Corno d’Africa e il Golfo di Aden sono teatro di atti di pirateria. Nel 2008 si sono susseguiti centinaia di attacchi, col sequestro di oltre 40 imbarcazioni.


Pasqua, pieno di turisti. Senza negozi
Rare le serrande alzate: situazione salvata da Expobarca e dai musei aperti

TRIESTE Alberghi del centro al completo, ristoranti e pizzerie delle Rive presi d’assalto, musei visitati da decine di appassionati. Il weekend pasquale ha regalato una boccata d’ossigeno, per molti versi inattesa, all’economia cittadina. Merito dei tanti turisti che, nonostante la crisi e l’incertezza del meteo, hanno affollato le piazze e le strutture ricettive di Trieste. Sole e temperature estive, meno accogliente l’offerta commerciale. Le serrande alzate, sia domenica sia ieri, si contavano sulle dita di una mano. Unica consolazione gli stand sulle Rive dell’Expobarca. Chi, vista la crisi, aveva previsto tempi di magra, è stato smentito. «La gente non si concede più la settimana di vacanza e Trieste rappresenta per molti la meta ideale».


Il ”manifesto” di Enrico Letta per far uscire l’Italia dallo stallo di ENRICO LETTA

Ogni volta che passo davanti a una cattedrale immagino la storia della sua costruzione: quanta passione e quanta fatica e che ardire in quei capomastri, scalpellini, muratori, artisti, intarsiatori, marmisti che ci hanno consegnato il loro capolavoro.Tutti anonimi e sconosciuti. Hanno speso la vita per costruire un’opera che durerà nei secoli e che sapevano non avrebbero visto finita. Altro che archistar contemporanei e sponsor con il marchio in bella vista! Le cattedrali, di cui il nostro Paese è così fortunatamente disseminato, sono l’emblema di un lavoro collettivo ciclopico e avveniristico, nel quale ognuno poteva essere chiamato a dare un determinato, quanto oscuro, contributo. Alla costruzione delle cattedrali – simboli non solo religiosi della comunità, destinati a essere ammirati e utilizzati da quelli che sarebbero venuti dopo nei secoli – contribuivano sì gli artigiani, che ci hanno lasciato il loro lavoro e la loro fatica sotto le navate, ma anche tutti gli altri abitanti, che spesso vivevano in catapecchie, ma che sapevano sognare in grande. Erano uomini e donne che ben sapevano che i loro occhi non avrebbero mai potuto contemplare il Duomo a volerlo fortemente. E la missione di quest’opera collettiva era condivisa da tutti. Era un impegno autenticamente collettivo, quindi. La soddisfazione di partecipare a un progetto per il quale il contributo dell’ultimo dei cittadini era importante tanto quanto quello di tutti gli altri. Qualcosa con cui dare un significato al lavoro, e forse anche alla propria vita.«Due operai» raccontava Pietro Nenni in Parlamento nel 1959 «lungo una strada stanno ammucchiando mattoni. Passa un viandante che s’informa sulla natura del loro lavoro; uno modestamente risponde: sto ammucchiando mattoni; l’altro risponde: innalzo una cattedrale!». La differenza è nella motivazione e nella prospettiva. Il primo impila pietre: per sé e per guadagnarsi da vivere oggi. Il secondo fa esattamente lo stesso, ma sa di costruire qualcosa di grande per il futuro. E questo conferisce un valore completamente diverso alla sua fatica. La cattedrale è poi contaminazione e mescolanza: la sintesi, tutta nuova, di storie e di esperienze che attraversano i secoli. Un esempio tra i tanti: il Duomo di Monreale, in Sicilia. Il suo splendore nasce dall’incontro di civiltà e culture diverse: quella latino-germanica, quella bizantina, quella arabo islamica. Generazioni e generazioni di individui che hanno partecipato, insieme, alla creazione di un capolavoro che oggi riempie di meraviglia chi ha la fortuna di visitarlo.Se penso alla mia città, Pisa, non posso non notare che gran parte del Pil che lì viene generato è dovuto a due realizzazioni di un millennio fa: piazza dei Miracoli e l’Università. Opere cariche di ansia e futuro. Oggi sarebbe possibile riscontrare la stessa ansia nei nostri comportamenti? Si potrebbe trovare un architetto anonimo per progettare uno stadio? E ci sarebbero contribuenti volontari, pronti a versare gratuitamente il loro piccolo obolo? Del resto, sarebbe immaginabile dare un senso alla nostra esistenza sulla base non del consumo e del godimento del presente, bensì della costruzione del futuro, anche a costo di non vederne nemmeno una parziale realizzazione?Quell’ansia è svanita. Addirittura il nostro Paese sembra credere così poco nel suo futuro da mettere a repentaglio uno degli elementi che costituiscono lo Stato: la popolazione. Da più di un decennio l’Italia oscilla su e giù, intorno alla soglia di rischio. Siamo da tempo, e strutturalmente, sotto i due figli per donna. Vale a dire sotto la quota base di mantenimento della popolazione. Ma i demografi indicano in 1,3 il valore minimo a ridosso del quale si gioca, in prospettiva, la stessa esistenza di una comunità nazionale. Il problema, soprattutto da noi, è che, dei tre tempi, il passato e il futuro sono sempre più compressi, con poca o nulla influenza sulle nostre scelte di vita. Categorie astratte, senza alcuna ricaduta pratica; dimensioni oscurate da una dilatazione del presente – che è diventato ormai il tempo per eccellenza – a scapito degli altri. È così che per noi il passato finisce con l’essere passato remoto e il futuro diventa lontano, sempre più lontano.Ma cosa vuol dire esattamente dilatazione del presente? E come ci condiziona? Nell’economia essa si traduce nelle logiche della trimestrale di cassa e del famigerato mark to market. Logiche secondo le quali il tempo reale determina i valori. Anche a costo di una deformazione della realtà e di una costruzione di categorie sganciate da parametri di concretezza e di solidità. Soprattutto sganciate dal concetto di lungo periodo, nelle sue declinazioni di affidabilità e di stabilità.Il lungo periodo è, invece, un valore in sé. E se l’economia non ruota attorno alla centralità proprio del lungo periodo facilmente si avvita in dinamiche di distruzione di valore. Lo stesso abnorme aumento delle remunerazioni di alcuni manager, epicentro degli scandali finanziari che hanno portato alla crisi di tutti i mercati mondiali, è frutto della filosofia del breve periodo che vince su quella di lungo termine. Se le remunerazioni sono calcolate su risultati a breve, l’impatto è doppiamente negativo. Perché si possono indurre i manager a elaborare strategie di corto respiro e perché, nel peggiore dei casi, gli stessi manager possono avere la tentazione di scrivere bilanci truccati. Il lungo periodo è, quindi, ancora di più: è costruzione di valore. Penso sia questo il primo insegnamento che il terremoto che ha scosso la finanza globale ci lascia come base per ripartire. È il pilastro sul quale ricostruire comportamenti e strategie, personali e collettive.L’ossessione per il presente – chiamiamola «presentismo » – dà, tuttavia, i peggiori risultati nella politica italiana. Qui il mark to market non è altro che il sondaggio. Sondaggio compulsato ansiosamente con l’idea che qualche punto percentuale di consenso in più, peraltro assolutamente virtuale, sia decisivo per determinare azioni, strategie, leadership. L’ansia da sondaggio è certamente il fenomeno più visibile. Molti altri, tuttavia, sono i virus che il presentismo ha immesso nei comportamenti politici. Tutti con effetti profondamente deleteri e le cui conseguenze stanno già cominciando a produrre danni strutturali su persone e modi di essere. Compiere scelte affrettate, condizionate dalla consultazione compulsiva del display delle agenzie di stampa o delle testate web di informazione in tempo reale, è uno dei rischi nei quali oggi facilmente si cade. Ogni volta con l’idea di dover fornire risposte pronte e sempre con la presunzione che si tratti di risposte definitive. La politica è, in questo, influenzata profondamente dalla filosofia dell’articolo quotidiano. Dalla necessità, ogni giorno, di dire una cosa, quale che sia, o di animare un qualche dibattito, spesso virtuale o peggio ancora relativo a fatti di cui difficilmente si parla la sera a cena nelle case delle famiglie italiane. Leadership che trimestralmente vengono messe in discussione dalle oscillazioni dell’opinione pubblica, dal continuo su e giù degli umori dei cittadini. Quante volte, nei primi quindici anni della seconda repubblica, Silvio Berlusconi è stato dato per finito? Quante volte, insieme o a turno, sono stati salutati con giubilo nuovi leader solo in virtù di un mix di sondaggi, strategie politiche, editoriali giornalistici? Quanto spesso le discussioni interne ai partiti paiono rincorrere queste fluttuazioni, perdendo tempo e soprattutto disperdendo risorse preziose in sterili tira e molla?Il terremoto che negli ultimi mesi ha scosso il Partito Democratico – prima e dopo la successione di Dario Franceschini a Walter Veltroni – si spiega forse anche alla luce di questa tendenza, talvolta ossessiva, a rincorrere il presente. Dichiarazioni a orologeria, annunci a mezzo stampa, eccezioni e distinguo sollevati per segnare qualche punto di vantaggio personale nell’immediato e analizzati dai media al microscopio. Alla fine tanta confusione e soprattutto la mancanza di una prospettiva. Come se la costruzione del Partito Democratico, il suo radicamento nella società, la sua capacità di essere maggioritario nel Paese, non riguardasse un orizzonte più ampio di quello, quotidiano, del «giorno per giorno». Come se non investisse il futuro di quel progetto e di quanti c’hanno creduto sin dall’inizio.La verità è che le verifiche e i giudizi non possono mai essere trimestrali. Sono, piuttosto, le elezioni e i congressi i giorni del giudizio. I momenti, unici e irripetibili, che affidano forza e mandato a leader che poi hanno il dovere, in un tempo prefissato, di rafforzare la propria legittimazione. Vale per la vita interna dei partiti. Vale, a maggior ragione, per le legislature e per le dinamiche istituzionali.


I prof: «A riposo a 70 anni? No, grazie. Andiamo al Tar» di ARIANNA BORIA

Giorgio Manzoni, che insegna Topografia e cartografia al Dipartimento di Ingegneria civile, butta là una provocazione: «Rimarrei in cattedra anche per un euro al mese. È una questione di principio. Non ritengo esaurita la mia funzione, né dal punto di vista della ricerca né da quello della didattica». Al contrario, secondo il piano di snellimento dei docenti «senior» stabilito dall’Università, il professor Manzoni, che a luglio festeggerà settant’anni, non entrerà più in aula dal prossimo 1° novembre. A meno che non sia il Tar a reintegrare in servizio lui e altri sei colleghi, che si sono rivolti alla giustizia amministrativa per scongiurare quello che burocraticamente viene definito «collocamento a riposo», ma che per i diretti interessati è un amaro e indigeribile benservito.Porta la data dal 1° aprile il ricorso firmato da Manzoni insieme ai colleghi Giuseppe Cuscito, ordinario di Archeologia cristiana e medievale alla facoltà di Scienze della formazione, Rinaldo Nicolich e Fabio Santorini, titolari, rispettivamente, delle cattedre di Geofisica applicata e di Trasporti a Ingegneria, e Giovanni Panjek, professore di Storia economica e preside della Facoltà di Economia, tutti assistiti dall’avvocato Renato Fusco. Un altro ricorso è firmato da Pio Nodari, docente di Geografia economico-politica alla facoltà di Economia, che fa causa all’Università con gli avvocati Michele Miscione e Paola Nodari.Sono, per ora, i primi sei della cosiddetta pattuglia degli «over», professori di lungo corso che l’ateneo ha deciso di sacrificare per far quadrare i conti, 21 nel 2009 e 24 nel 2010. Insegnanti che per effetto del piano varato dall’ateneo non possono più rimanere in servizio altri due anni, come la vecchia legge consentiva loro. L’operazione permetterà un risparmio di 3 milioni 691 mila euro quest’anno, portando al 91% lo sforamento, e di 4 milioni 640 mila euro nel 2010, quando il rapporto tra spese di personale e fondo statale ordinario scenderà all’86%, ricollocando Trieste nella rosa degli atenei «parsimoniosi». «La procedura ci pare quantomeno frettolosa, strana, non corrispondente alle disposizioni del ministro», commenta laconicamente il professor Nicolich, settantenne da questo aprile e in cattedra dal 1980.Niente di personale, ma una doverosa «resistenza» sul piano giuridico. Ci tiene a precisarlo il preside Panjek, anche lui settantenne nel 2009 e teoricamente pensionato dal prossimo 31 ottobre, che si affretta ad aggiungere: «Capisco la situazione del rettore. Anzi, gli ho detto che al suo posto avrei fatto lo stesso. Però anche noi dobbiamo guardare i nostri interessi». Tre anni fa, racconta il professor Panjek, la legge consentiva un’alternativa: la condizione di ”fuori ruolo”, ovvero l’esonero dalla didattica e la permanenza in servizio per la sola attività di ricerca, o la prosecuzione dell’insegnamento per accedere automaticamente al bonus di due anni, proprio quello che le Università in «rosso» possono ora scegliere di cassare. «Beh, diciamo che all’epoca ho fatto il sacrificio e quando mi aspettavo di ricevere il premio, mi hanno detto di andarmene. Mi pare antipatico sul piano morale...».Dispiaciuto, più che indignato, si definisce il professor Cuscito, dall’81 professore associato, ordinario dal ’95 e settantenne il 12 marzo 2010, quindi ipotetico pensionato dal 1° novembre successivo. «In tutto l’ateneo - precisa - sono l’unico a insegnare una materia che, con la mia quiescenza, verrebbe ”tacitata”. I Beni culturali prevedono le tre archeologie: preistorica, classica e cristiana e medievale. Quest’ultima, quindi, dovremmo andare a prendercela a Udine».Quello che i docenti contestano all’ateneo è di aver adottato solo il criterio anagrafico, tralasciando «competenza» e «necessità» dell’insegnamento, pur previsti dalla legge Gelmini. «Forse - ipotizza Cuscito - non si è voluto fare disparità e quindi si è rinunciato all’”analisi” sui tagli, che è sempre più difficile. Sappiamo che l’atmosfera nazionale non è favorevole, ma è sbagliato pensare che la nostra sia una difesa della ”baronia”. Personalmente, se fossi sicuro che al mio posto assumessero non dico un ordinario, ma almeno un ricercatore, non avrei opposto alcuna resistenza. Purtroppo non c’è certezza che sarà così, anzi.... È questo l’equivoco».

Sulla pista del Qatar brilla la stella di Stoner Valentino Rossi secondo

Sangue a Bangkok 2 morti e 80 feriti Farnesina: non andate

Antonini da Medvedev: «Export Fvg più forte sul mercato russo»

DECRETO FLUSSI: 1669 POSTI RISERVATI AL FVG
Mercato saturo, colf a rischio disoccupazione

TRIESTE Meno immigrati in regione ma più colf e badanti a ingrossare le file dei disoccupati. Le quote del decreto flussi 2008 ripartite dal ministero del Lavoro assegnano al Friuli Venezia Giulia 1669 ingressi contro i 5940 dell’anno precedente.La grande maggioranza, ben 1125, sono però quote riservate a colf e badanti.Ma il numero delle famiglie del Friuli Venezia Giulia che cerca un’assistente per la cura degli anziani da assumere con regolare contratto è di un terzo inferiore al numero delle lavoratrici già in regola.

Cultura
Esce oggi il libro ”Costruire una cattedrale”

Il caso
Università: la rivolta dei ”senior”

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