"SFUEI DAL FRIÛL LIBAR - IL GIORNALE DEL FRIULI LIBERO". INDIRIZZO INTERNET http://www.ilgiornaledelfriuli.net EDIZIONE ON LINE DELLA TESTATA ISCRITTA COME GIORNALE QUOTIDIANO ON LINE, A STAMPA, RADIOFONICO E TELEVISIVO NEL REGISTRO DEL TRIBUNALE DI UDINE IN DATA 8 APRILE 2009 AL N. 9/2009. Si pubblica dal 25 novembre 2008. Proprietario: Alberto di Caporiacco. Direttore responsabile: Alberto di Caporiacco. Sede di rappresentanza in Udine, piazza S. Giacomo 11/16, 2. piano.

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venerdì 27 marzo 2009

RASSEGNA STAMPA: MESSAGGERO VENETO, IL GAZZETTINO, IL PICCOLO

Il Senato, fra le proteste, approva il disegno di legge.
Passo indietro anche sulla durata, che passa da cinque a tre anni
Nuova polemica tra Fini e Berlusconi
Il presidente della Camera: «Il premier smetta di irridere il Parlamento»
Il biotestamento non sarà vincolante
Passa emendamento dell’Udc: il medico non sarà obbligato ad attuare la dichiarazione di volontà Il Pdl: scelta di vita. Insorge il Pd: un imbroglio. Gasparri: dedicato a Eluana

ROMA. E’ stato approvato dal Senato, con un colpo di scena che di fatto lo svuota, il disegno di legge sul biotestamento. Resta l’obbligo di idratazione e alimentazione forzata per i pazienti a fine vita e il medico non sarà obbligato ad attuare la dichiarazione di volontà. Scompare la figura del notaio, la durata della dichiarazione anticipata di trattamento, ovvero della decisione scritta del testamento biologico, resta valida cinque anni. In un’atmosfera di muro contro muro, è passato l’emendamento presentato dal senatore Udc Antonio Fosson, che rende «non vincolanti» le dichiarazioni anticipate di trattamento. Un voto che ha fatto gridare «all’imbroglio» l’opposizione. Il disegno di legge Calabrò è dunque passato con 150 voti a favore, 123 contrari e 3 astenuti. Il testo adesso passerà alla Camera. Ma già dal Pd e dall’Italia dei valori si parla di promuovere un referendum abrogativo.


Udinese L’attacco all’arbitro all’esame della Disciplinare
Collina incontra Di Natale: toni bassi in caso di errori
Caccia al biglietto per Brema
Caso Ayroldi: deferiti Pozzo e Leonardi

UDINE. L’attacco ad Ayroldi costa all’Udinese il deferimento di Giampaolo Pozzo e del direttore generale Pietro Leonardi. Se per quest’ultimo era scontato, la decisione sul patròn è arrivata un po’ a sorpresa, visto che Pozzo non è un tesserato e non ricopre alcun incarico all’interno della società. Nella sede friulana l’hanno preso come un atto dovuto e si preparano a difendersi nelle sedi competenti. A proposito di difesa, ieri il designatore arbitrale Pierluigi Collina ha fatto visita agli azzurri nel ritiro di Coverciano e si è intrattenuto con Totò Di Natale, al quale avrebbe chiesto di mantenere i toni bassi di fronte a qualche errore arbitrale. Frattanto è caccia al biglietto per il prossimo match di Uefa dell’Udinese.


La Regione non aspetta il governo: ecco il codice edilizio. Calano anche le spese per le pratiche
Via libera della giunta ai sessanta milioni del pacchetto anti-crisi
Il Fvg anticipa il piano casa
Niente autorizzazioni per piccoli lavori di ristrutturazione

UDINE. Il Fvg anticipa il governo e vara il suo “piano Casa”. L’obiettivo, ha spiegato l’assessore alla Pianificazione, Federica Seganti, presentando ieri a Trieste quello che diventerà il nuovo Codice regionale dell’edilizia, «è semplificare, ridurre i tempi e comprimere i costi per i cittadini, la pubblica amministrazione e i costruttori». Con benefici effetti anti-crisi: “Sarà uno strumento di rilancio”. Il piano regionale non attenderà l’evoluzione dell’omologo nazionale. «Abbiamo potestà primaria in materia. Andiamo avanti secondo le tappe prefissate, valutando eventuali novità».Il calendario è già fissato: ad aprile la bozza sarà all’attenzione delle categorie, il 23 dello stesso mese verrà approvato dalla giunta, poi arriverà in Consiglio – spiega Alessandro Colautti, presidente della Quarta commissione - nella sessione del 23, 24 e 25 giugno. Con il nuovo Codice sarà possibile avviare molte opere senza che sia necessario presentare la denuncia di inizio attività (Dia), che richiede circa 30 giorni per la progettazione più altri 30 per l'avvio dei lavori, cancellando con un tratto di gomma i costi per la documentazione e la pratica amministrativa. Il risparmio va dai 500 ai 2.000 euro e cresce sino a 8 mila euro se, invece della Dia, serve il permesso di costruire. Il Codice introduce anche il principio di "silenzio assenso" per dare tempi certi al cittadino che comunque deve chiedere il permesso di costruire: se entro 60 giorni il Comune non si sarà espresso il progetto potrà partire. Il Codice cancellerà i controlli tecnici preventivi da parte dei Comuni e i titoli abilitativi per un ampio ventagli di interventi: la sostituzione degli infissi, l'eliminazione di barriere architettoniche, opere di bonifica e sistemazione dei terreni agricoli, opere di raccordo delle utenze di gas, energia elettrica, telecomunicazioni, fognature. Ma si potranno realizzare verande, bussole e depositi per gli attrezzi fino al 10 per cento del volume dell'edificio; costruire barbecue e tettoie, fare recinzioni, muri di cinta e cancellate nei fondi privati; integrare i servizi igienico-sanitari, realizzare strutture per l'attività all'aria aperta. Al fine di favorire i consumi energetici, le stesse regole saranno valide in caso di installazione di pannelli solari e fotovoltaici, depositi interrati di Gpl, interventi per il risparmio energetico su edifici esistenti. Sarà possibile anche ottenere l'esonero o la riduzione del contributo oggi previsto per il rilascio del permesso di costruire in tutta una serie di casi. In particolare, nelle zone agricole sarà possibile ristrutturare edifici residenziali o ampliarli fino al 20 per cento della superficie esistente, attuare ampliamenti connessi all'abbattimento di barriere architettoniche, realizzare nuovi impianti relativi a fonti rinnovabili di energia, modificare la destinazione d'uso. Infine, Comuni potranno istituire, anche in forma associata, lo Sportello unico per la gestione dei permessi. Sonia Sicco


CURE E DIRITTI NEGATI
IL PAZIENTE PRIGIONIERO di LUIGI MANCONI

Il Senato ha approvato una legge che, pur definendosi “del testamento biologico”, è una vera e propria normativa contro il testamento biologico. Si considerino in particolare due articoli: quello che rende non vincolanti – dunque, sostanzialmente indifferenti alla volontà espressa dal paziente – le dichiarazioni anticipate di trattamento e è quello che esclude in maniera assoluta nutrizione e idratazione artificiali dall’ambito delle scelte possibili. In altre parole, una legge nata, come direbbe un pigro cronista, «sull’onda dell’emozione per la tragica vicenda della povera Eluana Englaro» si risolve nella più totale negazione delle istanze che quella stessa vicenda aveva sollevato, valorizzato e imposto alla discussione pubblica. E’ stata approvata così una legge che nega quel fondamentale diritto all’autodeterminazione, affermato e protetto dalla Costituzione e dalla giurisprudenza, dalle convenzioni internazionali e dalle più recenti sentenze della Cassazione. Si badi: il diritto all’autodeterminazione individuale è tra quelli primari e irrinunciabili. E proprio perché rimanda alla sfera più intima della persona: là dove si esprime la sovranità su di sé e sul proprio corpo. Siamo in presenza, cioè, di un diritto soggettivo non negoziabile perché si affida al cuore profondo dell’identità individuale. Ovvero il corpo del soggetto. Se la legge venisse approvata così com’è stata votata dal Senato, si avrebbe l’invasione dello Stato proprio in quel cuore profondo della personalità. E la riconferma della subordinazione della volontà del paziente – anche quando espressa attraverso un documento sottoscritto, firmato e autenticato – a quella del medico. Ancora più singolare è il fatto che ciò avvenga mentre nella vicinissima Germania una legge di ispirazione totalmente diversa viene promossa dalla democristianissima Cdu-Csu e mentre le Conferenze episcopali tedesche e spagnole sostengono impostazioni lontanissime da quelle sulle quali si arroccano i vescovi italiani.Insomma, il nostro Parlamento legifera non certo sulla base di acquisizioni scientifiche inconfutabili e di principi etici condivisi. Lo fa, piuttosto, sulla base di credenze mediche traballanti e di opzioni morali assai controverse. E agli italiani spetta ancora una volta la sorte peggiore: una legge autoritaria e illiberale, che trasforma la scelta di fede in un meccanismo coercitivo per tutti (credenti e non credenti) e il sapere medico in negazione della libertà individuale. La terapia diventa coatta e la libertà di cura qualcosa di revocabile, sempre dipendente da biotecnologie sottratte al controllo del paziente.


EFFETTO RECESSIONE
I RIBELLI DELLA CRISI di ALBERTO GARLINI

Nella nottata di ieri hanno liberato Luc Rousselet, dirigente della filiale americana della 3M, azienda farmaceutica che voleva ristrutturare lo stabilimento licenziando 110 dei 325 dipendenti. Gli operai lo avevano sequestrato. L’episodio non è isolato nell’Occidente scosso dalla crisi economica. Ieri l’altro a Edimburgo è stata assaltata la villa di sir Fred Goodwin, ex amministratore delegato della Royal bank of Scotland da lui ridotta al fallimento (cosa che però non gli ha impedito di intascare un bonus di circa 17 milioni di sterline).Il gruppo che ha rivendicato l’azione si chiama “Bank bosses are criminals” (“I dirigenti di banca sono criminali”). Meno di due settimane fa in Francia, a sud di Bordeaux, era stato tenuto in ostaggio per una notte l’amministratore delegato della filiale Sony. Non va meglio negli Stati Uniti, dove una vera e propria rabbia si è scatenata contro i manager della Aig, che non hanno rinunciato ai loro cospicui bonus nonostante la compagnia assicuratrice sia stata salvata dal fallimento con i soldi dello Stato. Cosa sta succedendo? In alcuni articoli, pregevoli commentatori hanno definito questa ondata come «rabbia populista», altri hanno preferito l’antico slogan di «lotta di classe». Credo che entrambe queste prospettive, che prendono in prestito definizioni storico-politiche del passato, siano lontane dalla realtà. Ci troviamo di fronte a qualcosa di completamente nuovo. O, forse meglio, a qualcosa di estremamente antico che si manifesta con forme del tutto nuove. Se ricostruiamo questi due concetti scopriamo che la rabbia populista ha a che fare con le cosiddette jacquerie, con il “ribellismo” italiano. Movimenti senza prospettiva, spontanei, che si spengono sull’ondata della rabbia. Movimenti caratterizzati da un prevalente sostrato popolare. Mi chiedo: come si possono definire “ribellismo” le azioni di protesta di cui siamo oggi testimoni? Altro che spontanee e popolari: colpiscono obiettivi precisi. Banchieri, manager delle società che più scandalosamente approfittano delle stock option e dei finanziamenti statali. Sono azioni estremamente informate. Fatte da persone che capiscono di economia. Persone aggiornate. Coinvolgono quindi strati colti della popolazione. Come ha notato Massimo Giannini su “Repubblica”, si tratta dell’enorme ceto medio mondiale. Ex borghesi impoveriti, ma con forti strumenti culturali: «Cosa accadrebbe se questa massa di popolo conquistato al benessere ripiombasse in poco tempo nell’abisso della quasi-miseria?». La “lotta di classe” è invece il contrario, anche da un punto di vista rigidamente marxista, della “rabbia populista”. Si tratta di un movimento caratterizzato da una fortissima progettualità, una visione storica sofisticata, che mira al ribaltamento degli assetti economici e quindi di potere. Ancora una volta, come si fanno a comparare le azioni di questi giorni con la lotta di classe quando non si intravede nemmeno come embrione un progetto politico di lungo respiro, a tacere di un progetto politico addirittura “storico”, come nel caso del marxismo? Per riassumere quello che stiamo dicendo: abbiamo di fronte azioni evidentemente fatte di stomaco, sull’onda di una rabbia ingovernabile con strumenti politici, da parte però di persone che hanno cultura e informazione. Credo che questo miracolo sociale sia perfettamente conseguente al mondo globalizzato di oggi. Innanzi tutto la rabbia non può esprimersi in progetto, perché la velocità degli scambi, la sincronia del mondo delle informazioni e del commercio, dove tutto accade insieme, non permettono un’elaborazione sul lungo termine del senso di ingiustizia. Sono crollate le grandi banche dell’ira. Se sentiamo ingiustizia non possiamo pensare di trovarla nel regno di Dio come per i cristiani o nel sol dell’avvenire o nel sogno americano. Se sentiamo ingiustizia l’unica cosa che possiamo fare è agire adesso. Cerchiamo una soddisfazione immediata e personale al senso di ingiustizia. La costituzione ultracomunicativa del mondo d’oggi amplifica poi l’azione reciproca, la rende simultanea e questo crea le premesse di una conoscenza precisa degli obiettivi e nello stesso tempo annulla ogni possibilità di correzione critica. Se tra azione e reazione esiste la possibilità di un tempo tecnico, la reazione si smorza naturalmente. Scandaglia i propri limiti. Si critica, appunto. Più il tempo è breve e meno si smorza.Ultimo dettaglio che non è un dettaglio. In nome del comfort siamo stati abituati a una perenne mobilitazione. Essere buoni consumatori voleva dire stare sempre aggiornati. Seguire ogni novità. Vivere in modo trasparente la ultracomunicazione del mondo. Per essere buoni consumatori abbiamo sviluppato delle qualità di ricerca e di conoscenza. Ora non può stupire che questa particolare abilità di mobilitazione possa mostrarsi pericolosa. Per mantenere il comfort che stiamo perdendo siamo pronti ad agire. Col bagaglio di esperienza di almeno vent’anni in cui abbiamo inseguito il sogno della perfetta adesione tra istante e soddisfazione.

CRISI Caffaro, ultimatum a Roma Safilo: marceremo in 800 a Udine
Torviscosa: accordo in 15 giorni oppure si chiude
Intanto continua la mobilitazione del settore occhiali

Mercatovecchio, chiuso di nuovo il Barcollo
Musica troppo alta e schiamazzi, il centralissimo locale posto sotto sequestro
Udine Il titolare sorpreso: «Mai una multa». I residenti in zona: «Quattro anni da incubo»

UDINE. Musica troppo alta e schiamazzi: ancora una volta il “Barcollo” di via Mercatovecchio 41 è stato posto sotto sequestro. Nella tarda mattinata di ieri, infatti, i vigili della polizia municipale hanno posto i sigilli al locale che in quel momento era aperto e stava lavorando normalmente. Lo stesso episodio si era verificato anche nel gennaio 2008, quando restò chiuso una settimana con la passata gestione, da diversi anni in “lotta” con i vicini di casa.


Codacons, si dimette il presidente
La decisione dopo l’aggressione subita il 5 marzo scorso
Udine Chiarla aveva detto: «Mi hanno pestato perché abbandonassi un’inchiesta»

UDINE. Pierluigi Chiarla, presidente provinciale del Codacons, ha deciso di dimettersi dalla carica a seguito del pestaggio di cui è stato vittima giovedì 5 marzo.


Di Pietro oggi in Friuli: sì al federalismo solidale

di DOMENICO PECILE
UDINE. Il presidente dell’Idv, Antonio Di Pietro, sarà oggi in Regione. Alle 12, consegnerà al presidente del consiglio regionale le firme della petizione popolare «Per un tempo pieno scolastico di qualità in Fvg». Alle 12.15 terrà una conferenza stampa nel Caffè degli specchi dove dovrebbe annunciare la candidatura alle europee del professor Pressburger. Di Pietro non ha risposto alla domanda riguardante, appunto, la candidatura del drammaturgo. Ma in casa dell’Idv, come anticipato dal nostro giornale, viene data ormai per certa.Onorevole Di Pietro, partiamo da uno degli ultimi provvedimenti del governo: il federalismo fiscale sul quale vi siete astenuti. E' il segnale di un modo diverso di fare opposizione a Berlusconi? L’Italia dei Valori è per un federalismo fiscale della legalità e della responsabilità.Detto questo?Il federalismo può bloccare il circuito perverso degli sprechi e dell’assistenzialismo statale, diventando un utile strumento di controllo per il territorio, di verifica per le spese di denaro pubblico e accertamento del pagamento delle tasse da parte di tutti i cittadini. Siamo stufi di vedere gente che va in giro in Ferrari e poi non paga le tasse. Abbiamo lavorato in Parlamento affinché si arrivasse ad un federalismo responsabile, serio e solidale.Piano casa: le Regioni hanno imposto lo stop al governo. Qual è la posizione dell’Italia dei valori?La proposta di legge sul piano casa è un’istigazione a delinquere nella parte in cui, senza accordi con le Regioni e gli enti locali, decide un aumento indiscriminato delle volumetrie a danno dell’ambiente e della vivibilità urbana.Non le pare esagerato?Parlo di istigazione a delinquere perchè è chiaro che se si esorta un privato che ha una veranda a farci una stanza, o ad ampliare la volumetria della sua villa, questi, sicuramente lo farà. E' un modo di carpire il consenso mettendo in piedi un mercato di voti di scambio. Invece, questa è una materia delicata che va considerata di atto in atto e non tramite autocertificazioni. Siamo quindi contro la decretazione d’urgenza, poiché riteniamo sia necessario un dibattito parlamentare e un’attenta disamina delle norme. Giudizio durissimo anche sui 500 milioni che saranno assegnatio all’edilizia privata?Ancora una volta, questo governo tenta di comprare il consenso dei cittadini con l’oramai ricorrente utilizzo di spot. Quella sul piano casa è una vera e propria truffa elettorale proprio nella parte in cui afferma di assegnare 500 milioni di euro all’edilizia privata. Questa cifra, infatti, altro non è se non quella che il precedente governo Prodi aveva assegnato all'edilizia pubblica e ai Comuni. Ancora una volta Berlusconi taglia ai poveri per dare ai ricchi.Cornuti e mazziati. Così, lei afferma, il presidente del Consiglio tratta gli italiani che, per colpa delle sue scelte sbagliate in campo economico, si ritrovano senza lavoro. Ma negli altri paesi europei le cose non cambiano di molto.“Cornuti e mazziati”. L’ho detto e lo ribadisco perché il Presidente del Consiglio, dimenticando probabilmente l’incarico che ricopre, si permette di offendere e insultare i lavoratori che andrebbero, invece, trattati con assoluto rispetto. Ogni disoccupato vorrebbe avere un lavoro, e il governo, rispondendo a quello che è un suo compito, dovrebbe aiutarlo, attraverso incentivi, ulteriori ammortizzatori sociali, e non affermare: “arrangiati”.Invece?Questo Esecutivo ha presentato delle misure economiche inadeguate ad affrontare la crisi, misure volte a tutelare solo le classi agiate e i soliti noti. Siamo di fronte ad un governo che non combatte l’evasione fiscale, che non aiuta i precari, i giovani, le classi sociali più deboli, ma che è bravo a vendere fumo, a proporre spot ad effetto. E il premier invita i disoccupati a darsi da fare...L’invito di Berlusconi, rivolto ai disoccupati italiani di darsi da fare, rappresenta un vero insulto che unisce il danno alla beffa. Non esiste un disoccupato che non vuole lavorare, altrimenti non si autodefinirebbe disoccupato. Dicendo queste cose, il Presidente del Consiglio prende in giro chi non ha lavoro facendo dichiarazioni in stile don Rodrigo. La situazione è seria e non può essere accompagnata da commenti ironici di questa portata, né presa con tanta leggerezza. Lo sapevamo, lo abbiamo ribadito più volte: di Berlusconi e di questo governo non ci si può fidare.In questi ultimi giorni l’Idv ha alzato il tiro contro quella che definite la visione egemonica parlamentare del premier. E’ così?Noi dell'Idv crediamo fermamente nella democrazia parlamentare e riteniamo, per questo, che debba essere contrastata la visione egemonica che il governo intende dare. Quanto ribadito da Silvio Berlusconi in merito al voto dei parlamentari, non mi meraviglia perchè il suo modo di governare è una simil fotocopia di un modello di governo semi fascistoide.Addirittura...Sì, i parlamentari che votano solo per alzata di mano, senza sapere cosa votano, non sono degni di sedere in Parlamento a rappresentare i cittadini. Comunque la realtà è una sola: Berlusconi considera le due Camere come se fossero la sua azienda. Altro che potere legislativo! Fino ad oggi abbiamo visto solo decreti, la funzione del Parlamento sta lentamente scomparendo e la democrazia rischia di fare una brutta fine. Il pericolo è reale, ed è per questo che l’Italia dei Valori prosegue con questa dura opposizione.Cambiano argomento. Un suo giudizio sul richiamo dell’Europa all’Italia accusata di lentezza nei processi civili.L’Europa ha pienamente ragione. I processi in Italia sono ancora troppo lenti ma e' anche vero che il Parlamento e il Governo non fanno nulla per risolvere il problema, anzi, lo aggravano con provvedimenti come quello sulle intercettazioni.E’ di ieri sera la notizia, grazie a un emendamento dell’Udc, che la volontà del paziente non sarà vincolante per il testamento biologico. Cosa dice?Quella sul testamento biologico è una norma incostituzionale ed anche antistorica che non rispetta il diritto universale che spetta a ciascuno di noi, di vivere e di morire dignitosamente. E' un attentato ai diritti civili di ogni individuo. Proprio per questo, l'Italia dei Valori, senza esitazioni, il giorno dopo la sua promulgazione, sarà in Cassazione a depositare il quesito referendario affinché i cittadini possano decidere se e' giusto avere il diritto di vivere dignitosamente ma anche di poter chiudere gli occhi altrettanto dignitosamente. Imporre attraverso la legge un’esistenza senza vita è un atto di prepotenza, una strumentalizzazione dell’ideologia cattolica che va rispettata ma non strumentalizzata da parte del legislatore. A volte c’è la sensazione che il centro sinistra strepiti contro il governo ma poi sia costretto a incassare diversi provvedimenti. Come dire: nel bene e nel male il centrodestra fa e decide.Certo che il centrodestra fa e decide, con i numeri che si ritrova le possibilità di manovra per l’opposizione sono praticamente inesistenti. Ma non solo, qui c’è un problema ben più grave: il Parlamento viene sistematicamente esautorato dalle sue funzioni a causa del continuo ricorso alla decretazione d’urgenza. Insomma è l’Esecutivo che decide tutto.Domanda d’obbligo: una battuta sulle infrastrutture.Gli ultimi grandi annunci del governo sono «annunci senza sostanza». Si tratta del gioco delle tre carte.


Altro giro di vite in arrivo Under 21, niente alcol

ROMA. Sanzioni più severe e nuove regole per una riforma ampia delle norme sulla sicurezza stradale: dal foglio rosa a 17 anni, alla scatola nera a bordo delle automobili, al divieto assoluto di alcol per giovani e autisti di professione. Con l’assistenza alle vittime della strada come misura alternativa al carcere.
La stretta che il governo intende varare con un decreto d’urgenza potrebbe rivedere molti punti del codice della strada. Le possibili novità sono già previste dal testo di riforma del codice della strada su cui ha lavorato la commissione Trasporti della Camera.Il testo definitivo, secondo il ministro Altero Matteoli, potrebbe essere recepito in un decreto del governo per varare d’urgenza una stretta sul fronte della «piaga sociale» degli incidenti stradali.Il testo su cui ha lavorato la Commissione prevede più severità, con un rafforzamento di molte delle sanzioni previste dal Codice della strada. Sale a 6 mesi dagli attuali 3 il minimo di arresto per chi guida con un tasso alcolemico superiore a 1,5 grammi per litro o sotto l’effetto di droga. Se il conducente è in stato di ebrezza o drogato si arriva al ritiro immediato della patente e sospensione provvisoria fino a 5 anni, ma anche la revoca del permesso di guida con impossibilità di conseguire una nuova patente prima di 5 qanni, reclusione da 3 a 10 anni (pena aumentata fino al triplo, ma non più di 15 anni, nel caso di morte di più persone). E’ anche prevista l’introduzione del “tasso alcol zero”, un divieto assoluto di bere alcolici per chi ha meno di 21 anni e per chi è alla guida per lavoro.Nel testo c’è forte attenzione ai giovani, con la novità della possibilità di una sorta di foglio rosa a 17 anni: la cosiddetta “guida accompagnata” per fare esperienza prima dei 18 anni, che ha portato buoni risultati all’estero. Nuove regole anche per le autoscuole, con criteri più severi soprattutto nella formazione degli istruttori. E per le lezioni di guida il testo prevede, per esempio, esercitazioni obbligatorie in autostrada o strade extraurbane, e anche di notte, con un istruttore qualificato. Potrebbe essere inserito anche l’obbligo dell’esame di teoria prima del foglio rosa. Più severità anche nelle revisioni della patente. Tra le possibili novità, anche l’introduzione sperimentale della “scatola nera”, con dispositivi elettronici che possono servire a ricostruire la condotta di guida o la dinamica di incidenti. Il testo prevede anche, tra molte altre modifiche, il rafforzamento di progetti di educazione stradale, e nuovi criteri di ripartizione dei proventi delle multe per destinarli a interventi per la sicurezza stradale (come l’ammodernamento della segnaletica) o per rafforzare le dotazioni delle forze dell’ordine (a partire dall'acquisto di auto).


Udine, a scuola di lap dance per mantenersi in forma

UDINE. A scuola di lap dance per mantenersi in forma e aumentare contemporaneamente la propria sensualità. La nuova moda del fitness è arrivata anche nel capoluogo friulano. Sì, avete capito bene: fitness. Solo che invece di pedalare sulla cyclette in palestra bisogna muoversi a tempo di musica e avvinghiarsi attorno a un palo.

OSOPPO
«Un grave danno se il Sunsplash se ne va»

UDINE
Il Pd e l’effetto Serracchiani: non stressiamola

PONTEBBA
Montagna Stati generali col vescovo Brollo

LATISANA
Venti imprese pronte a entrare nel polo nautico

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SEDUTA LAMPO A TRIESTE
Sì della giunta Tondo al pacchetto anticrisi In circolo 474 milioni
Ora il testo del ddl approda in aula Aiuti alle imprese e ai disoccupati

TRIESTE Approvazione lampo in Giunta del disegno di legge anticrisi, che «movimenta» in totale 474 milioni di euro.Nella seduta di ieri dell’esecutivo regionale è approdato quello che doveva essere soltanto lo schema del testo che invece, al termine della seduta, è uscito già nella versione da consegnare al Consiglio regionale, dove avrà carattere d’urgenza e quindi arriverà in aula in tempi brevi, presumibilmente nella seduta di fine aprile. Una sessantina di articoli che confermano a grandi linee poste e strumenti utili per venire incontro alle imprese in difficoltà ed ai lavoratori in cassa integrazione o disoccupati, con un occhio di riguardo per la semplificazione delle procedure. Confermato l’intervento della Regione a favore di co.co.pro e co.co.co che si trovano senza lavoro in attesa di uscire dallo stallo a livello nazionale, è comunque stata fissata una percentuale aggiuntiva del 10% rispetto all’assegno garantito dal Governo, che dovrebbe arrivare al 20% dell’ultimo reddito annuale; complessivamente, dunque, i precari del Friuli Venezia Giulia che venissero a trovarsi senza un impiego potrebbero trovarsi con un assegno una tantum compreso tra i 1000 ed i 2600 euro. Per questa misura dovrebbero venire impegnati attorno ai 9 milioni di euro che però comprendono anche un altro paio di interventi relativi al lavoro: da una parte l’impiego di lavoratori in cassa integrazione in mansioni socialmente utili degli enti locali, dall’altra la previsione di attingere a contratti a tempo determinato (fissati in 12 mesi e non in 24 come inizialmente ipotizzato) per fare fronte al ‘superlavoro’ a cui sono chiamati in questi tempi di crisi i centri per l’impiego. Viene confermata la riduzione drastica dei tempi per l’assegnazione degli appalti attraverso una modifica della legge attualmente in vigore che, secondo gli intendimenti dell’assessore Lenna, porterà la tempistica da 350 a 120 giorni. Con una novità: verrà data priorità, nell’assegnazione di opere pubbliche, a quelle aziende che investono in ricerca ed innovazione. «Il rischio in periodi di crisi – afferma l’assessore regionale alla ricerca, Alessia Rosolen – è che vi sia una generale mancanza di investimenti nella ricerca da parte delle imprese. Per questo con l’assessore Lenna, e come richiesto anche dai rappresentanti di Confindustria, abbiamo concordato di inserire questa previsione che assegna un punteggio, nell’assegnazione di opere pubbliche, a chi propone soluzioni innovative». Con il disegno di legge si punta a cantierare oltre 800 opere pubbliche attraverso lo sblocco di risorse, già inserite in Finanziaria, per 311 milioni di euro. Per quanto concerne il sostegno alle imprese, il testo interviene con 88 milioni di nuove risorse di cui 50 milioni provenienti da Friulia per dare ossigeno alle piccole e medie imprese mentre 30 milioni arriveranno dal Fondo statale per le aree sottoutilizzate (in particolare la montagna) con l’aggiunta di 8 milioni, non utilizzati da Mediocredito, che saranno dedicati a facilitare l’accesso al credito; sarà invece valutata successivamente la proposta, avanzata nei giorni scorsi dal capogruppo del Pdl, Daniele Galasso, di inserire un fondo di sostegno al credito di 60 milioni con risorse prese ‘in prestito’ ed assegnate nuovamente al Fondo sanità in sede di assestamento di bilancio. Altri 10 milioni, già accantonati nella legge di bilancio 2009, saranno invece assegnati per le emergenze sociali. «Il disegno di legge è piuttosto articolato e si concentra sull’accelerazione e la semplificazione di alcune procedure oltre ad intervenire a sostegno di imprese e famiglie» afferma l’assessore alle politiche per la famiglia, Roberto Molinaro. «Le misure contenute in questo documento – aggiunge l’assessore Rosolen – avranno un impatto notevole nell’affrontare la situazione di crisi che stiamo attraversando. Si tratta di una risposta veloce, significativa e flessibile verso quelle persone che si trovano improvvisamente senza un lavoro» Roberto Urizio


A ROMA SI TRATTA. IN FRIULI VENEZIA GIULIA GIÀ PRONTE LE REGOLE SUL RILANCIO DELL’EDILIZIA
Piano casa, la Regione anticipa il governo
Da luglio possibile ampliare gli immobili residenziali fino al 20% senza alcun permesso

TRIESTE A Roma il governo è alle prese con la trattativa con i presidenti delle Regioni; a Trieste la Regione invece brucia i tempi e manda avanti il piano casa. La bozza del provvedimento per il rilancio dell’edilizia è stata illustrata dall’assessore Federica Seganti: entro luglio sarà possibile ampliare gli immobili residenziali fino al 20% della cubatura senza chiedere alcun permesso. Inoltre saranno accorciati i tempi e semplificate le procedure per ottenere la documentazione.


SEMPRE PIÙ CARO PERCORRERE LE AUTOSTRADE D’OLTRECONFINE
In Slovenia stangata sulle ”vignette”

Via il bollino semestrale, l’annuale passa da 55 a 95 euro. Turisti: 15 euro per 7 giorni
TRIESTE Mazzata sulle «vignette» che in Slovenia sostituiscono i pagamenti del pedaggio ai caselli autostradali. Il governo di Lubiana, richiamato dall’Ue, risponde con un contropiede: è vero che introduce il bollino «turistico» valevole per sette giorni a 15 euro. Ma poi abolisce le «vignette» semestrali (35 euro) e aumenta quelle annuali da 55 a 95 euro. Un colpo da ko anche per gli automobilisti transfrontalieri. Il tutto dovrebbe entrare in vigore dal 1° luglio.


ETICA MINIMA
OLTRE IL TABÙ DELL’EUTANASIA di PIER ALDO ROVATTI

Fino alla fine si deve poter sentire una vita come degna di essere vissuta e dotata di senso». Ecco una delle premesse di un testamento biologico come l'hanno inteso il cardinale Karl Lehmann e Manfred Kock, che presiedono rispettivamente la conferenza episcopale e il consiglio della Chiesa evangelica in Germania. Il documento circola in questi giorni anche in Italia: è stato messo a punto nel 1999 e rivisto nel 2003 (lo si può trovare nel sito della rivista MicroMega). Leggiamone uno stralcio: «”Eutanasia attiva” ed ”eutanasia passiva” vanno ben distinte l'una dall'altra. Per eutanasia ”attiva” s'intende l'uccisione mirata di una persona (per esempio con una pastiglia, un'iniezione o una fleboclisi). L'uccisione di persone gravemente malate e moribonde in determinate condizioni ormai è stata legalizzata in alcuni Paesi. Non è tuttavia compatibile con la concezione cristiana dell'uomo. In Germania è giustamente vietata e perseguita penalmente anche qualora avvenga dietro esplicito consenso del paziente. L'eutanasia ”passiva” invece punta a un dignitoso lasciar morire, non proseguendo o non iniziando nemmeno un trattamento volto al proseguimento della vita (per esempio l'alimentazione artificiale, la respirazione artificiale o la dialisi, la somministrazione di taluni farmaci) nel caso di malati inguaribili o terminali. L'eutanasia ”passiva” presuppone il consenso del morente ed è giuridicamente ed eticamente ammissibile».Questa voce, voce ufficiale di cattolici e protestanti che la pensano nello stesso modo, voce importante e autorevole per il suo peso, sembra provenire da un altro mondo, agli antipodi del nostro ma che, tuttavia, è proprio qui, accanto a noi. La differenza di cultura è impressionante, quasi inconcepibile, se rapportata ai nostri standard comuni. Intanto, la franchezza, il nominare le cose con il loro nome, il parlar chiaro - senza gergo da azzeccagarbugli, senza furore morale, senza i veli del politichese - sul problema del fine vita, che viene descritto con accenti pacati, rispettosi, del tutto concreti, con uno sguardo fermo e serenamente realistico rivolto alle cose stesse.E poi senza tabù. Viene pronunciata la parola eutanasia come una parola che deve avere piena cittadinanza in questo discorso e che di conseguenza viene analizzata e articolata come una parola normale. Per noi, invece, è una parola abnorme, orrenda, diabolica. Certo, viene in mente a tutti, cattolici o laici che siamo, ci arriva fino alle soglie delle labbra, ma non possiamo pronunciarla.
La ricacciamo in gola, la censuriamo: vade retro! È impronunciabile, è già fuori legge in quanto parola, peggio che se fosse una bestemmia.I vescovi tedeschi la pronunciano tranquillamente e addirittura ne propongono la positività, operando un distinguo tra eutanasia attiva ed eutanasia passiva. Noi non abbiamo neppure la forza di ascoltarne il suono nelle conversazioni private, figuriamoci nei discorsi pubblici e nei documenti ufficiali. Quanto meno, dovremmo interrogarci sui motivi profondi di questo gap culturale che ci squalifica alla stregua di un Paese di serie B. Sulle radici di un interdetto che appare perfino di natura psicologica. È una sottocultura, la nostra, che, di fronte a questioni serie e vitali come questa, ci fa abbassare gli occhi e guardare da un'altra parte. Un rifiuto, ormai calcinato dentro moltissimi di noi, a guardare in faccia le cose e a chiamarle con il loro nome. Un atto di genuflessione psicologica e morale di fronte a pregiudizi che sembrano ormai far parte del nostro Dna.Mentre sarebbe così normale, e perfino così ovvio, riconoscere che una vita deve essere degna di essere vissuta fino all'ultimo. E che questa «dignità» coincide con il fatto che, fino all'ultimo, ogni esistenza, anche la più bassa, deve conservare un «senso» e non cadere nell'anonimato della pura artificialità, per scopi che non hanno più niente a che vedere con tale «senso».Pier Aldo Rovatti


ECONOMIA IN AFFANNO
Confindustria: nel 2010 segnali di ripresa

ROMA Il Pil frenerà (-3,5%) quest'anno e il 2010 vedrà un +0,8% ma alla fine della crisi ci sarano 507.000 disoccupati in più (tasso totale al 9%): lo stima il Centro Studi Confindustria. A pesare sulla crescita dell'economia sono l'eredità del quarto trimestre 2008 e, soprattutto, il primo trimestre dell'anno che dovrebbe chiudersi con un -1,4% su base trimestrale e un -4,6% su base annuale. «È un dato - spiega il direttore del Csc, Luca Paolazzi - che pesa per quattro quarti sull'andamento dell'anno. Qualunque cosa succeda nella seconda metà di quest'anno avrà poca incidenza sulla media. Anche se nel terzo e quarto trimestre ci fosse una ripresa molto forte, al ritmo del 4%, si passerebbe da un -3,5% a un -3,2%. Il -3,5% è già giocato, lo viviamo e non dà niente per il futuro».La crisi avrà riflessi occupazionali pesanti «ma non al livello del 1993: rispetto ad allora c'è molta meno sovraoccupazione. I dipendenti che sono al lavoro sono quelli che servono alle aziende. Al 2010 ci saranno 507.000 disoccupati in più (2,2%), dato che sale al 2,8% (867.000 persone) se si considerano anche i cassintegrati, che però mantengono il rapporto di lavoro». Il tasso di disoccupazione tornerà al 9% del 2001 contro il 6,1% del 2007.Sulle stime sui tassi di disoccupazione c'è qualcuno «che si esercita nel piacere del peggio», ha detto il ministro del Lavoro, Maurizio Sacconi, sottolineando che il dato sul tasso di disoccupazione «è molto al di sotto del 1997, quando era al 12,5% e - ha aggiunto - non era un secolo fa». «Credo che le previsioni su scala nazionale, compiute da entità nazionali in una crisi globale, siano tutte molto opinabili», ha detto ancora il ministro del Lavoro in occasione della presentazione del prossimo G8 sociale. «Mi consola il fatto che anche coloro che si esercitano nel piacere del peggio, perchè ci sono alcuni che esprimono piacere del peggio, poi ipotizzano tassi di disoccupazione molto al di sotto del '97», ha aggiunto Sacconi secondo il quale, quindi, «è importante relativizzare i dati in un momento di crisi».Tuttavia il timore di perdere il posto di lavoro è un fattore importante nella crisi: un freno alla spesa delle famiglie e un incentivo al risparmio che si traduce in un crollo di fiducia. E proprio la fiducia è la «variabile chiave e della crisi: questa recessione è caratterizzata proprio dal venir meno della fiducia. Mancanza di fiducia condizionata dal fallimento di Lehman Brothers. Però, se a dicembre nelle imprese c'erano panico e disorietamento, oggi c'è voglia di reazione». Altri segnali positivi vengono dal calo dei prezzi dell'energia, Csc prevede risparmi per 35 miliardi in Italia pari a 850 euro a famiglia, e dei tassi d'interesse: 4 miliardi di risparmi, 3.200 l'anno per le famiglie con mutuo a tasso variabile.Per quanto riguarda i conti pubblici, il deficit è destinato a salire nel 2009 al 4,6% del pil dal 2,7% del 2008 e inizierà a rientrare(4,3%) nel 2010. Il debito pubblico cresce dal 105,8% del pil nel 2008 al 112,5% nel 2009 fino al 114,7% nel 2010 tornando a un valore di poco inferiore al 1998. Questo «sia per l'aumento del deficit - spiega il Csc - sia per la diminuzione del pil nominale nel 2009». Confindustria rileva che il peggioramento è causato «principalmente dall'andamento negativo delle entrate che registreranno una diminuzione nell'anno in corso e una lieve ripresa nel 2010».Infine, per il Csc il petrolio segnerà nel 2009 44 dollari al barile e risalirà nel 2010 a 53 rispetto ai 97,3 del 2008


Todorov: «Sogno un mondo nuovo» di SERGIO BUONADONNA

Paura contro risentimento. Come sarà il futuro del mondo? Sarà dalla parte dei Paesi ricchi (almeno fino a ieri) che ora hanno molta paura dell’altro, del barbaro, del diverso che arriva da mondi senza pace e senza speranza e che vivono con l’incubo del terrorismo? O sarà dei Paesi del risentimento, tutti quelli che all’Occidente ex coloniale, imperiale e globalizzante hanno un conto salatissimo da presentare? Meglio sarebbe che non vincesse né l’uno né l’altro e che il mondo sapesse darsi un equilibrio e spogliarsi di ogni genere di intolleranza. E invece prevalgono violenza e indecisione. Ma attenti avverte Tzvetan Todorov i vinti hanno molto appetito.È giunto in Italia “La paura dei barbari” (Garzanti, pagg. 286, euro 16,50) il saggio politico-filosofico con cui Todorov (Premio Nonino 2002) affronta la crisi del mondo oltre le insidie dello scontro di civiltà e introducendo nuove categorie di giudizio, appunto la paura, il risentimento, l’indecisione, l’appetito. Scritto nel 2007, pubblicato in Francia nel 2008, esce da noi nel pieno del tracollo economico dell’illusione globalizzante. E di questo l’autore reso famoso da “Teorie del simbolo” e da “Memoria del male, tentazione del bene” non aveva potuto tener conto. Cominciamo da qui.Professore, la crisi economica mondiale e il ridimensionamento della globalizzazione cambiano lo scenario da lei descritto? «In un primo tempo la crisi economica ha avuto l’effetto di riportare indietro le questioni riguardanti l’incontro di popoli provenienti da culture differenti: si parla della crisi, si dimenticano i terroristi! Ma questo rinculo è provvisorio e ingannevole. E ha addosso la cultura della globalizzazione che ha imposto una promiscuità inedita, ma ha generato nuove tensioni. Insomma, in un periodo di crisi si cerca sempre un colpevole, preferibilmente esterno a noi, e perciò gli stranieri, gli altri, gli alieni sono i capri espiatori più indicati. La crisi rischia così di intensificare sia lo spaesamento della popolazione che la xenofobia».A vent’anni dalla caduta del Muro di Berlino che cosa ha reso le nostre speranze illusorie?«La caduta del Muro ha segnato la fine della divisione dell’Europa in due campi ideologicamente ostili ma proprio questa è l’illusione: non c’è alcuna nuova guerra fredda, ma nell’euforia della riconciliazione c’è stato un “affratellamento” sospetto. I conti non sono mai definitivi».Che cosa l’Unione Europea sta sbagliando nei confronti dei Paesi dell’Est?«Accogliendo le vecchie “democrazie popolari”, l’Unione Europea non ha commesso alcun errore politico: ha messo a nudo le conseguenze nefaste della Seconda guerra mondiale e tirato le somme del naufragio dei regimi comunisti. Non c’è dubbio che sul piano sociale ed economico la loro integrazione avrebbe dovuto avvenire in modo più graduale ed adeguato. Ma ora si deve tornare risolutamente nel presente e costruire il futuro approfittando di questa marcia unica, forte di 450 milioni di persone e di un concentrato di esseri umani tutti figli della stessa radice. Quel che manca all’Unione Europea è un po’ più di unità nelle decisioni ed un’azione che permetta di far sentire la propria voce nel dibattito mondiale».Lei ha sempre sostenuto che l’Unione Europea doveva distinguersi dalla Nato (anzi avere una forza militare propria). Ora invece la Francia rientra nella Nato. Un errore di Sarkozy?«L’autonomia politica dell’Europa è una necessità, come dimostra l’esperienza dell’ultimo decennio con gli errori del governo americano, impegnato in avventure militari dubbie e in inammissibili pratiche di tortura. Ora non esiste autonomia politica senza autonomia militare. Ma sfortunatamente i governi europei hanno fin qui preferito restare dipendenti risparmiando sulle spese militari. La Francia si è almeno riservata la possibilità di reagire caso per caso, il che le ha permesso di restare estranea al pasticcio irakeno. Ora rientrando nella Nato, viene a perdere parte della sua autonomia. E questo mi dispiace».In Francia, Italia, Spagna, Germania, Gran Bretagna cresce la paura dell’altro, l’odio per il diverso, l’ìntolleranza verso i nuovi Barbari. Come si può vincere la paura dei Barbari?«La paura dei barbari non sparisce dai Paesi occidentali. Il solo antidoto possibile è l’educazione: non solo nella scuola ma anche con il contributo dei grandi media e naturalmente con una maggiore credibilità delle classi dirigenti. Più il potere di cui si dispone è grande più aumentano le responsabilità nei confronti della società. Nello stesso tempo l’educazione alla tolleranza e alla pluralità si deve accompagnare all’affermazione dell’unità: le leggi devono essere effettivamente le stesse per tutti, e la condanna dell’intolleranza essere il terreno comune».Lei divide il mondo d’oggi in quattro partizioni: appetito, risentimento, paura, indecisione. Il sentimento dominante è l’appetito. Perché e quali sono i Paesi dell’appetito?«Se il mio libro punta in particolare sul sentimento della paura diffusa in Occidente, si propone anche di situare questa passione all’interno di un insieme di valori entro cui io distinguo l’appetito, il risentimento e l’indecisione. Queste passioni coesistono in ogni Paese, ma in certi momenti – specialmente oggi – giocano un ruolo preponderante in una parte del mondo. Io chiamo Paesi dell’appetito quelli in cui il desiderio di arricchirsi, di consumare, di elevare il livello di vita sono diventati le ragioni principali dell’esistenza. È la via scelta nel recente passato dal Giappone, nella quale si sono incamminati India, Cina, Corea del Sud, Indonesia, ma anche nazioni in difficoltà come Russia e Brasile. Essi aspirano a una ripartizione più equilibrata della ricchezza mondiale e domandano una consistente fetta di potere che finora è rimasta sotto il controllo delle potenze occidentali».Un ruolo essenziale hanno i Paesi del risentimento, generalmente quelli musulmani. Che cosa dobbiamo temere da loro e perché?«Il risentimento nasce dall’umiliazione che i popoli hanno subito in un passato più o meno lungo. Colpa dei regimi coloniali, ma anche delle guerre più recenti. In testa ci sono i Paesi arabo-musulmani ma risentimenti forti permangono anche in America Latina o in Asia. Le ricchezze considerevoli di cui dispongono alcuni di essi in petrolio e in gas non vanno a beneficio delle loro popolazioni. I Paesi occidentali stanno dunque pagando le conseguenze della passata politica coloniale e gli Stati Uniti quelle della successiva politica “imperiale”».Quale ruolo ha la paura dal punto di vista economico, e come muove il terrorismo? «La paura è diffusa nei Paesi occidentali, in Europa e in America del Nord, anche se va osservato che Obama ha condotto la campagna elettorale precisamente contro questa onnipresenza della paura, arma favorita nella propaganda dell’amministrazione Bush. Obama vorrebbe che l’America diventasse un Paese in cui torna l’appetito… Più in generale la paura si può comprendere: l’Occidente, che ha dominato il resto del mondo per parecchi secoli, è inquieto perché vede minacciati i suoi privilegi. Ma la paura è una pessima reazione contro il terrorismo. Non perché si devono sottostimare i pericoli, ma perché si deve agire per rimuovere le cause del malcontento che sono quelle che alimentano l’accoglienza e la copertura dei terroristi in molti paesi non solo dell’area arabo-musulmana. Si deve mettere fine all’occupazione di Iraq e Afghanistan, favorire la nascita di uno stato palestinese duraturo, combattere in casa propria le discriminazioni di cui sono vittime gli immigrati ed i loro discendenti, chiudere quei campi di concentramento che sono i centri di “accoglienza” di Lampedusa, Ceuta e delle Canarie».


Un altro albergo di lusso a Barcola
Quasi di fronte al Greif, all’ex squero. Aumentano i posti letto in città: +300

TRIESTE A Barcola fra breve non ci sarà soltanto l’Hotel Greif. Un’altra struttura alberghiera sta per sorgere a due passi dal mare in un’area in viale Miramare 44, tra i ”Tre Merli” e l’ex bagno Excelsior (che ospitava il vecchio squero). Sarà un albergo di lusso. Ma non è l’unica novità nel settore. La crisi finirà e a crederci sono principalmente gli albergatori triestini, che in barba al calo delle presenze (10-20% rispetto allo stesso periodo ’98), hanno deciso di aumentare la capacità ricettiva di circa 300 posti letto. Dal Savoia, prossimo alla riapertura dopo la ristrutturazione, alle Corderie di San Vito. Lavori in ritardo intanto al Greif: trovati resti romani che bloccano la prosecuzione.

Biotestamento: nessun vincolo

DA OGGI PDL A CONGRESSO: 110 DELEGATI DAL FVG. TENSIONE TRA I LEADER
Fini: Berlusconi rispetti il Parlamento

Grado, perseguitava la moglie Primo arresto per ”stalking” di ANTONIO BOEMO

GRADO Un pregiudicato gradese di 42 anni, A.M. le iniziali fornite dai carabinieri, è stato arrestato l’altra notte per atti persecutori, oggi in virtù di una recente legge individuati e noti come ”stalking” (dall’inglese: osservare e pedinare ossessivamente qualcuno) ed inoltre per violenza e resistenza a pubblico ufficiale, lesioni personali, danneggiamento e maltrattamenti in famiglia. «È il primo caso di stalking rilevato nel Friuli Venezia Giulia – afferma il comandante della compagnia di Monfalcone, capitano Sante Picchi – oltretutto aggravato da altri pesanti reati». In quanto allo stalking la moglie di A.M. ha subito nel tempo vari episodi di violenza che l’altra sera sono proseguiti con l’aggiunta del danneggiamento dell’auto e, addirittura anche in caserma a Grado dove A.M. era stato portato, rischiando di essere picchiata anche dinnanzi agli stessi carabinieri. Cosa che non è riuscita per l’intervento di un milite che nella colluttazione è stato colpito duramente tanto da riportare lesioni che al pronto soccorso dell’Ospedale di Monfalcone sono state giudicate guaribili in 10 giorni.La nuova legge sullo stalking prevede pene fino a 4 anni di reclusione o addirittura all’ergastolo se le minacce si concretizzano in omicidio e la vittima muore. Questa legge ha un padrino e una madrina, il Ministro della Giustizia Angelino Alfano e il Ministro alle Pari opportunità Mara Carfagna.Tutto era incominciato verso le 21 di mercoledì. All’esterno della sua abitazione il quarantaduenne gradese aveva danneggiato gravemente l’autovettura, una “Ford C Max” di proprietà della moglie con la quale vive. Per devastare l’automobile l’uomo ha usato un bastone (poi sequestrato dai carabineri) che probabilmente aveva trovato nell’erba lì attorno.Ingenti i danni, come si diceva: frantumati il lunotto posteriore, gli specchietti e i vetri laterali. Ma oltre ai danni materiali, ci sono anche i maltrattamenti psicologici a carico della moglie che li ha subiti nell’arco di diversi anni e che nell’ultimo anno sono diventati, come conferma il comandante Picchi, ancor più evidenti. Fra l’altro si tratta di atti persecutori che potrebbero essere rivolti anche ad altre persone dato che i carabinieri fanno riferimento a ”maltrattamenti in famiglia”.Sul posto dove A.M. stava danneggiando l’autovettura sono intervenuti i carabinieri che hanno cercato di calmare gli animi. Alla fine, per i dovuti chiarimenti, i carabinieri hanno deciso di portare in caserma entrambi i coniugi. E proprio lì il gradese ha tentato di colpire la moglie che è stata salvata da un appuntato della radiomobile che è riuscito a fermare l’aggressore ma che ha lasciato nello stesso carabiniere lo strascico di 10 giorni di prognosi per le lesioni subite.Antonio Boemo

Ragazze violentate per venticinque anni da papà e fratello

Rifugiati tunisini in cerca di asilo trattati da clandestini

Trieste perde il primato del traffico del caffè Superata da Savona

LA RECESSIONE E I PAESI DELL’EST
Volcic: «A posto solo Lubiana»

TRIESTE La crisi globale, quella politica che attanaglia la presidenza ceca di turno dell’Ue, i cupi scenari che stanno circondando la ratifica del Trattato di Lisbona. Per l’Unione europea non è un grande momento. Lo conferma l’ex eurodeputato goriziano Demetrio Volcic e per anni corrispondente della Rai da Mosca, sempre attento osservatore degli avvenimenti comunitariLa crisi sta investendo l’Est europeo. L’Ungheria, ad esempio, è sull’orlo della bancarotta e di fronte a una complessa crisi politica. Quali scenari prevede?«La crisi economica ha colpito di più l’Est dove le strutture sono molto più deboli. Qualcuno paragona la situazione odierna a quella della fine della Prima guerra mondiale quando la conferenza di pace stabilì tanti piccoli Stati democratici che si sono dimostrati poi però molto difficili da governare».Sul piano politico c’è la crisi del governo della Cechia, presidente di turno dell’Ue, a tenere banco...«Nella Repubblica ceca c’è un partito anti-europeo che non so che cosa si ripromette e la presidenza dell’Ue della Cechia si sta dimostrando veramente molto debole, quasi evanescente»Ma torniamo all’Ungheria. Qual è il suo principale problema economico?«L’Ungheria ha fin qui assunto troppi prestiti dall’Occidente ed ora si trova di fronte a un debito enorme».C’è poi la crisi della Serbia che ha ottenuto 3 miliardi di euro dal Fondo monetario internazionale altrimenti collassava, mentre la Fiat ha investito un milione di euro per gli stabilimenti di Kragujevac...«Il settore automobilistico è quello più colpito dalla crisi. E qui si concentra tutto il problema che esiste dall’inizio della collaborazione con l’estero, quello della delocalizzazione per usare un termine tecnico. Non so come andrà a finire, ma la situazione è molto seria».In tutto questa tempesta però c’è qualche Stato ex jugoslavo che se la passa un po’ meglio...«L’unica economia che sta soffrendo di meno è quella della Slovenia. Perché la Slovenia è un Paese piccolo. Ha avuto pochi investimenti dall’estero e molti di questi non sono stati altro che investimenti sloveni passati come qualche cooperazione con l’estero, e, dunque, avverte meno la crisi, anche perché molta dell’attività industriale è destinata al mercato interno».Il rischio della mancata ratifica del Trattato di Lisbona e il mancato allargamento dell’Ue a Est, può aumentare i fattori di crisi negli Stati orientali del Vecchio continente?«Non c’è dubbio. Ma la mancata ratifica della Costituzione europea in Francia e in Olanda derivano proprio dalla paura del manovale polacco o della manodopera dell’Est. L’Europa, si ha come l’impressione, che nei successivi allargamenti è un momentino meno tesa ai traguardi formali. Ogni Paese quando entra in Europa deve firmare una trentina tra clausole e condizioni e una di queste è la concorrenzialità. E sappiamo bene che Paesi come la Bulgaria e la Romania proprio questa concorrenzialità la sentono meno. E poi sappiamo tutti della contrarietà delle forze di centrodestra dell’arrivo in Occidente dei cittadini di questi nuovi Stati Ue. Per l’Italia mi sembra emblematico il caso romeno». (m.ma)

Il caso
Applicata la nuova legge

Cultura
L’autore della ”Paura dei barbari”

Mitri torna su ”Sky”

di FULVIO TOFFOLI
ROMA A otto anni dalla morte, il mito di Tiberio Mitri rivive in un documentario “Trieste, un ring sull’Adriatico” di Renzo Carbonera, in onda oggi alle 21 su History Channel, nel quale la vicenda umana viene legata alla storia della Trieste del dopoguerra.La giovinezza di Mitri - nato nel 1926 - coincise con le fasi finali della guerra e soprattutto con gli anni dell’amministrazione alleata, che durò fino al 1954. Il filmato, con splendide e rare immagini d’archivio, sottolinea la peculiarità della condizione della città, il clima d’euforia che si respirava in quella specie di fortino ultimo avamposto prima dell’impero comunista che era Trieste. Gli americani portarono il jazz, il cinema, il baseball, i blue jeans e parecchio benessere in anticipo sul boom del resto d’Italia.In quel contesto, il giovane Tiberio, che non era propriamente un bravo ragazzo, dopo molte vicissitudini e mestieri, scopre il pugilato. E brucia le tappe. Nel 1948 è campione italiano, l’anno dopo europeo.Paolo Buttazzoni, che fu il suo primo allenatore, intervistato nel filmato ricorda la potenza devastante del suo allievo, che fece volare i denti dell’avversario sul tavolo della giuria.La maledizione arriva presto e ha l’aspetto di un angelo. Nel 1950 Tiberio s’innamora e sposa Miss Italia, la triestina Fulvia Franco, e come dono di nozze vuole la corona iridata. È una favola che fa impazzire le folle e vendere i giornali rosa. Una favola che finisce sul ring del Madison Square Garden quando Jack La Motta, il Toro del Bronx, cui Scorsese dedicherà uno dei suoi film più belli, spezza i sogni del campione triestino. A 24 anni, Mitri ha la tremenda e lucidissima consapevolezza che la sua vita abbia iniziato la discesa. Lo confessa lui stesso nell’autobiografia, ”La botta in testa”, ripubblicata da Limina editore tre anni fa. Nella sua sconfitta sportiva c’entra la mafia, ma soprattutto l’accecante gelosia che da subito comincia a divorarlo, quando la sua giovane moglie manifesta l’intenzione di provare col cinema. Come da copione ci dà giù col bere e talvolta diventa violento. Il lungo addio con Fulvia viene sancito nel 1957 con la separazione legale. La sorella di Tiberio, Gianna, è convinta e lo dice anche nel documentario, che i due non smisero mai in fondo di amarsi.Curiosamente le maggiori occasioni per diventare una star dello schermo le ebbe Tiberio, ma anche in questa occasione prese a calci la fortuna rifiutando il ruolo da protagonista nientemeno che in un film di Antonioni. Era ”Il grido”, ma ahimè la parte era quella di un marito tradito, una ferita che gli bruciava troppo. La sua bella faccia Mitri l’ha strapazzata con l’alcol e la droga, avrebbe potuto essere la risposta italiana a Paul Newman e Marlon Brando, e riuscì a spuntare solo ruoli di comparsa. Il suo film più bello lo hanno visto pochissimi. Era ”Pugili”, una ventina d’anni fa, di Lino Capolicchio, grande appassionato ed esperto di boxe, che del Mitri sportivo si era innamorato. In fin dei conti anche nel documentario di stasera Tiberio Mitri rischia di essere percepito come un’ombra sullo sfondo di fatti storici talmente grandi e in grado di travolgerlo come lo travolse quel treno sui binari di una stazione romana nel 2001. “Trieste ha le sue peculiarità e non appartiene a nessuna nazione” dice a conclusione del documentario una delle tante mule che sposarono un americano e che dopo il 1954 si trasferirono nel nuovo mondo. Anche Mitri, l’angelo biondo caduto, non apparteneva né all’America né a Roma, ma solo a quella Trieste dove tornò solo per riposare per sempre.

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