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giovedì 26 febbraio 2009

CASO ELUANA: ALTRI TRE INDAGATI PER LE FOTO


Commento:


E' lecito dire che è stata quantomeno una leggerezza o un ingiustificabile favoritismo in danno di altri cronisti aver fatto entrare 'miratamente' una giornalista della Rai (e solo lei) nella stanza della Quiete dove si trovava Eluana?


(Nella foto la giornalista Rai Marinella Chirico)

(gli articoli sono tratti da Messaggero Veneto, pag. 3)

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Eluana, l’inchiesta si allarga: altri 3 indagati

Con De Monte, la giornalista Rai Chirico, un reporter e un’infermiera. Acquisite le prime foto

IL CASO ENGLARO

I Cc si sono fatti consegnare i rullini scattati dal professionista. Atteso il sequestro di quelli del primario Contestato il mancato rispetto del protocollo. Il neurologo Gigli: scelta Udine perché il potere è di pochi

di TOMMASO CERNO








UDINE. Si allarga l’inchiesta sulle fotografie “cliniche” scattate a Eluana nella stanza della Quiete, rivelata dal Messaggero Veneto. Per le immagini dell’8 febbraio, il giorno prima della morte di Eluana, assieme ad Amato De Monte, il medico che guidava l’equipe, ci sono altri tre indagati.
Per quegli scatti “autorizzati” da papà Beppino Englaro finiscono sotto inchiesta anche la giornalista della Rai Marinella Chirico e il fotogiornalista Francesco Bruni, assieme all’infermiera Cinzia Gori, compagna di De Monte. Sono stati loro, insieme, nel pomeriggio di domenica 8 febbraio, poche ore prima della morte di Eluana, a entrare nella stanza e scattare quelle fotografie, nonostante il divieto previsto nel protocollo legale definito per l’attuazione del decreto dei giudici milanesi che vietava l’uso di macchine fotografiche o apparecchi di ripresa nella stanza della donna.I carabinieri contestano, infatti, la violazione dell’articolo 650 del codice penale. Vale a dire l’inosservanza di un provvedimento dell’autorità giudiziaria. Secondo la Procura friulana, dunque, scattare quelle fotografie significa violare la procedura che imponeva rigide regole per la privacy.Regole che Englaro, però, assieme ai suoi legali aveva stipulato solo per tutelare Eluana da terzi e tenerla al riparo da occhi indiscreti. E che invece oggi potrebbero rivoltarsi contro la famiglia.I carabinieri hanno chiesto le foto scattate da Bruni e il reporter le ha già consegnate spontaneamente, mentre per le foto scattate da De Monte è stata chiesta l’acquisizione alla Procura della Repubblica di Udine. «Le foto sono state consegnate dal medico alla famiglia Englaro - spiega l’avvocato di Englaro, Giuseppe Campeis - e sono ora custodite da Beppino Englaro che non ha alcuna nessuna intenzione di consegnarle senza un atto di sequestro». E su questo il Procuratore Antonio Biancardi dovrebbe decidere nei prossimi giorni.Le foto scattate a Eluana Englaro sono state fatte per «documentare in modo inequivocabile lo stato fisico» della donna «e ciò allo scopo di dimostrare compiutamente e documentalmente l'effettivo stato» di Eluana «attese le continue, false e inaccettabili illazioni sulle effettive condizioni» in cui si trovava: lo sostiene la giornalista della Rai Marinella Chirico.I legali di Englaro promettono battaglia. E ripetono che non vi è stata alcuna violazione della riservatezza e, quindi, del decreto della Corte di Appello di Milano. «Le foto - aggiunge il professor Vittorio Angiolini - sono state autorizzate proprio da Beppino per finalità di documentazione clinica, come corredo della cartella clinica». E siccome il rischio è che scatti la caccia alle foto di Eluana, la famiglia «si riserva ogni azione giudiziaria a tutela della privacy di Eluana» se dopo queste iniziative delle forze dell’ordine le foto dovessero essere rese pubbliche.Intanto torna all’attacco il neurologo Gianluigi Gigli: «Solo in una piccola città come Udine ed in una piccola regione come il Friuli, avrebbe potuto determinarsi una concentrazione di poteri tanto compatta da essere impermeabile a ricorsi, ispezioni ministeriali, Nas e polizia».








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Gli avvocati Angiolini e Campeis: scatti autorizzati, non c’è violazione

LA FAMIGLIA

UDINE. Le fotografie scattate da Amato De Monte, capo dell’equipe che ha assistito Eluana nel suo ultimo viaggio, sono in mano ai legali. E per Giuseppe Campeis, avvocato di Englaro che difende anche il primario di rianimazione che ha guidato l’equipe medica, «il protocollo stilato sulla base del decreto della Corte d’appello di Milano è stato fatto dallo stesso Beppino per difendere sua figlia». Campeis precisato che «le foto scattate domenica 8 febbraio sono già state consegnate spontaneamente ai Carabinieri, mentre quelle fatte da De Monte sono in possesso di Beppino Englaro. E se non c'è un atto di sequestro, che al momento non c'è - ha aggiunto Campeis - lui le terrà. Ha tutto l'interesse a che non vengano divulgate». Secondo Campeis, «le ipotesi accusatorie formulate dalla Polizia Giudiziaria sono penalmente irrilevanti. Se il protocollo lo ha fatto Beppino - ha concluso - non vedo reati se poi lui ammette nella stanza della figlia uno o due suoi conoscenti di fiducia». Nessun dubbio sulla legittimità nemmeno dal professor Vittorio Angiolini, che spiega come non vi sia stata nessuna «violazione della riservatezza e, quindi, del decreto della Corte di Appello di Milano». Le foto sono state autorizzate proprio da Beppino «per finalità di documentazione clinica, come corredo della cartella clinica», spiega riferendosi alle immagini scattate dal primario di rianimazione di Udine che ha guidato l’equipe.








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Chirico: immagini solo come prova clinica Solidarietà dall’Usigrai

UDINE. Le foto scattate a Eluana sono state fatte per «documentare in modo inequivocabile lo stato fisico» della donna «e ciò allo scopo di dimostrare compiutamente e documentalmente l’effettivo stato» di Eluana «attese le continue, false e inaccettabili illazioni sulle effettive condizioni» in cui si trovava. Lo sostiene la giornalista della Rai Marinella Chirico. La conduttrice spiega che l’ipotesi di reato sulla quale stanno indagando i Carabinieri non fa riferimento «a un provvedimento dell’autorità, bensì a quella parte del protocollo che attiene al diritto alla riservatezza, nella parte in cui faceva divieto di introdurre apparecchi fotografici nella stanza».Intanto, l’Associazione della Stampa e l’Ordine dei Giornalisti del Fvg esprimono la propria solidarietà alla giornalista Chirico e al fotogiornalista Bruni. Solidarietà anche da parte dell'Usigrai, il sindacato dei giornalisti Rai.


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(tratto da Il Giornale di oggi)


L'ULTIMO SFREGIO A ELUANA: FOTOGRAFATA MENTRE MORIVA


C’eravamo abituati a quel suo sorriso solare. Era l’unica foto che Beppino Englaro aveva voluto far circolare in questi diciassette lunghi anni di sua figlia Eluana. Ecco perché consideravamo un po’ tutti quella foto qualcosa di simile a un’immaginetta sacra. O a una di quelle istantanee un po’ ingiallite di una persona cara, tenuta nel portafoglio da chissà quanto tempo. Che si vuole ricordare così com’era, nel fiore degli anni e della vita.Invece siamo costretti a svegliarci di soprassalto e a scoprire che è entrata in circolazione, violando una ben precisa disposizione, un’altra Eluana. L’Eluana della «Quiete» di Udine, sul letto dove avrebbe esalato l’ultimo respiro. L’Eluana delle polemiche. L’Eluana della morte per fame e per sete. Ci ha pensato l’anestesista Amato De Monte, sì, proprio il medico che ha accettato di accompagnarla a morire per rispettare una sentenza della magistratura italiana, a scattare e a far scattare quelle foto. Le foto dell’altra Eluana. Le ha scattate lui e le ha fatte scattare da un professionista del grandangolo e dello zoom, tale Francesco Bruni. In più, sempre De Monte, sì, proprio la stessa persona che aveva dichiarato di sentirsi «devastato come uomo e come medico», accompagnando Eluana a morire da Lecco a Udine, ha aperto la porta anche a una giornalista della sede Rai di Udine, Marinella Chirico. Che poi, nelle ore successive, ha dispensato interviste per, citiamo testualmente le sue dichiarazioni rese agli investigatori, «controbattere alle false e inaccettabili illazioni sulle effettive condizioni di Eluana».Risultato ci sono quattro indagati per questi fatti: De Monte, il fotografo professionista, la giornalista Rai e la compagna di De Monte, l'infermiera Cinzia Gori che, nel fatidico giorno dell’insolito reportage ha introdotto nella stanza di Eluana quelle macchine fotografiche e quegli ospiti che il protocollo vietava. Prima ancora che quest’ultimo deprimente e sconfortante strascico alla già grama vicenda di Eluana, entrasse nell’orbita mediatica, puntuale e impeccabile come sempre l'avvocato Giuseppe Campeis, sì, proprio il legale che ha salutato alcuni giornalisti il giorno prima della sepoltura di Elauna con una cena in grande stile nella magione avita alle porte di Udine, si è sentito in dovere di precisare ciò che non gli era ancora stato chiesto di precisare. Ovvero che «le foto sono state autorizzate da Beppino Englaro» per finalità di documentazione clinica, come corredo della cartella clinica. E che la famiglia Englaro si riserva ogni azione giudiziaria a tutela della privacy di Eluana se dopo queste iniziative delle forze dell’ordine le foto dovessero essere rese pubbliche». Le foto, precisa ancora Campeis «sono state date dal medico a Beppino Englaro che non ha alcuna nessuna intenzione di consegnarle senza un atto di sequestro». Dopo i battibecchi, dopo le uscite recenti di papà Beppino, sì, lo stesso uomo che aveva giurato «di non parlare più dopo la liberazione di Eluana» rimaniamo attoniti davanti a quest'altra novità che non aiuta certo a rasserenare gli animi. Ma che, al contrario, ci pare l’ennesimo affronto, «scientificamente e clinicamente» compiuto sulla pelle di Eluana. Per i carabinieri quanto emerge dalle indagini si configura come un reato: la violazione dell'articolo 650 del codice penale, che punisce l'inosservanza dei provvedimenti dell'autorità. Ma se ci fosse un Codice Morale forse la fotografia, che uscirebbe dalla camera oscura dove Eluana è stata condannata a morte, sarebbe sbiadita e sfuocata. Come le coscienze di taluni primattori che hanno calcato questo surreale palcoscenico di una morte annunciata e documentata.

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