
Copenaghen, un appassionante colloquio fra gli spiriti di Neils Bohr, sua moglie Margrethe e Werner Heisenberg, uniti nel tentativo di conferire un senso alla visita di quest’ultimo in casa Bohr, a Copenaghen, nel settembre 1941, nel bel mezzo della seconda guerra mondiale.
Ma introduciamo brevemente i due protagonisti maschili, Neils Bohr, premio nobel per la fisica nel 1922, ebreo danese, fra le sue pubblicazioni spicca il modello della struttura atomica da lui proposto; Werner Karl Heisenberg, premio nobel per la fisica nel 1932, iniziatore della meccanica quantistica, guidò il programma nucleare tedesco durante la seconda guerra mondiale e da giovane fu l’allievo prediletto di Neils Bohr.
Queste premesse rendono ancora più affascinante la vicenda, perché Heisenberg in piena guerra mondiale sente il bisogno di recarsi dal suo vecchio mentore, un ebreo, in una Copenaghen occupata dai nazisti? Di cosa parlarono i due? E a quali conclusioni giungono?
L’autore, Michael Frayn, cerca di dare risposta a questi interrogativi facendo rincontrare i tre personaggi, dopo la morte, nel limbo, dove i loro spiriti rivivono i momenti salienti di quella notte, ciononostante molti interrogativi paiono rimanere senza risposta.
Lo spettacolo in scena al Teatro Palamostre di Udine nei giorni scorsi, con la regia di Mauro Avogadro, risulta essere una fedele interpretazione dell'opera di Frayn.
I tre protagonisti hanno la capacità di mantenere alto l'interesse del pubblico anche quando la discussione tratta argomenti di fisica teorica, ad esempio la fissione dell'uranio, di difficile comprensione.
La scenografia è sobria e curata, rimane invariata per tutta la durata della rappresentazione, al primo sguardo richiama l'aspetto di un'aula universitaria ma, trasfigurata dalle descrizioni accurate dei protagonisti, agli occhi degli spettatori si trasformerà in una miriade di luoghi differenti, i personaggi inoltre vi si appoggeranno mettendo per iscritto i passaggi cruciali delle loro discussioni.
Mentre gli spiriti rivivono le varie fasi di quella nottata di settembre del 1941 e non solo, la successione degli ambienti viene scandita dalla posizione delle sedute, la quale muta frequentemente per mano degli attori.
Come nel testo originale il ruolo di Margrethe, interpretato in maniera eccellente da Giuliana Lojodice, è fondamentale per la comprensione degli argomenti più ostici, fornendo esempi di facile comprensione e svolgendo un ruolo di moderatore nel dibattito rende più chiara e scorrevole la vicenda.
Nell’insieme lo spettacolo si può definire come un'interpretazione di altissimo livello di un'opera altrettanto valida, quello che ci si aspetta da una rappresentazione con quasi 10 anni di storia alle spalle e con interpreti del calibro di Umberto Orsini e Giuliana Lojodice, affiancati da un Massimo Popolizio costantemente all’altezza dei suoi partner di scena.
Possiamo quindi parlare dell’ennesimo capolavoro portato sui palchi udinesi dal CSS Teatro Stabile di innovazione del Friuli Venezia Giulia, il quale per quest’anno ha proposto una stagione di altissimo livello, senza rinunciare alla sua vena sperimentale che da sempre lo contraddistingue dal resto del panorama teatrale friulano e nazionale.
Prossimo spettacolo in programma: Sonja – regia di Alvis Hermanis.
STEFANO BERGOMAS
Nessun commento:
Posta un commento