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venerdì 20 febbraio 2009

OSTINAZIONE SANREMESE (ARTICOLO di GIOIA MOLINARI)

Ebbene sì, ostinati, noi italiani avremo certamente un sacco di difetti, ma di capoccia siamo duri. A volte l’ostinazione porta a migliorare (a volte, ripeto). Non potrete credere alle vostre orecchie, voi pochi che solitamente mi leggete, ma… questo giovedì sera sanremese me lo sono goduta alla grande! Via, non male le nuove proposte, nient’affatto malvagie. Gradevole anche l’idea di farle “raccomandare” dal Padrino di turno, vecchio vizio italiota pure questo, ma a volte senza spargimento di sangue o di merito, per fortuna.
Approposito di ostinazione: lo sappiamo benissimo tutti che il Festival di Sanremo è uno strascico dei bei tempi che furono, quando negli anni della brillantina la facevano sul palco da padrone i VERI idoli musicali. Ma in un mondo in cui se non hai un videoclip da proporre (in cui il fianco della Pausini sia piallato a dovere da un apposito programma informatico, o in cui Tiziano Ferro sembri più magrolino …o Vasco Rossi più... allegro di quanto in effetti sia), è francamente dura immaginarsi questi mostri sacri del pop prendersi a cornate per un mazzolino di fiori e manciate di applausi, con un rischioso brano inedito mai pubblicizzato o “videato” prima. Ci intendiamo, vero cari lettori? Siamo una generazione oculare, in cui profumo di fiori e la dolce armonia della musica poco contano.





Comunque, se dobbiamo proprio cavarci del buono dal Festivàl, orsù, facciamolo! Bonolis, l’hai detto tu, sono tempi duri per i conduttori, ma tutto sommato te la cavicchi sempre, spalleggiato da quello strano individuo di Laurenti, che stasera ti sei pure baciato sul palco. Ma che deliziosi siparietti! Certo, non sono altro che facezie per permettere ai tecnici di lavorare alle vostre spalle, lo sappiamo.
La sottoscritta non cela una simpatia spudorata: ARISA DEVI VINCERE!






Tu non sei figlia di Zucchero, o dei Pooh, non sbarchi da Amici, tu sei la figlia di Charlie Chaplin, ti adoro. Scendi goffa più che mai le scale, mostri le spalle alla telecamera, sei affascinante come un tozzo di pane raffermo, e ne vai fiera, con quegli occhiali che io non avrei mai il coraggio di portare. Brava! E chi ci porti sul palco? Lelione Luttazzi, con due mani artritiche ma sempre abili, della serie “quando le articolazioni delle falangi falangine falangette è il cuore a muoverle”. Un po’ di jazz, non pretenzioso, per la tua canzone così piccola e semplice, per la tua voce gradevolissima e mai sgarbata.




Potrei anche chiudere qui l’articolo, per me gli altri giovani concorrenti stanno una spanna sotto Arisa! Ma per dovere di cronaca sparlerò un pochino anche di loro, sento che acclamano a gran voce qualche lusinga. Lusinga che non arriverà di certo da me comunque, non scherziamo. Discreta la figliola di Zucchero, anche se, a parer mio, farebbe meglio a scrollarsi di dosso l’ombra del pesantissimo padre, accompagnato dai suoi compagnucci di merenda: tante macchie di vino rosso su una tovaglia a quadretti da pranzo casalingo, questo l’effetto che danno i ragazzotti. Di Cocciante che accompagna il suo piccolo clone non me la sento nemmeno di parlare, come non mi sento di infierire sull’afona biondina che si è dovuto sobbarcare Massimo Ranieri. Karima from “Amici” è brava, parecchio, non posso negarlo, vorrei, ma non posso. Ci porta sul palco un altro po’ di jazz e blues grazie a Biondi e Bacharach. Iskra, la corista di Dalla: ho sempre sostenuto che non fosse questo genio dell’intonazione, sbagliavo? Forse no. Ma c’è pure la Vanoni! E meno male che ci si mette lei a migliorare il brano della mia giovane omonima. Chi mi incanta è invece un attore americano, che pettina Marco Carta e C. cantando swing con aria noncurante, fantastico. Bell’intervista, riuscita, fascinoso Kevin Spacey, simpatica la Pession in versione valletta briosa, carini! Sbuca Gino Paoli, Pino Daniele a Bonolis piace un sacco, e Vecchioni piace a me: sempre arzillo, sempre in jeans anche quando non li porta, e pare Bonolis non gli stia troppo simpatico.
Ania vince Sanremo web, e ascoltiamoci ora i big accantonati durante le serate precedenti, e pronti ad essere ripescati come pesciolini. Niki Nicolai: non sei Mina. Zanicchi: hai sbagliato vestito. Al Bano: Romina ti ha lasciato per i tuoi insopportabili acuti. Sal non ti salviamo più, forse la prima sera ero ubriaca di torta alla ricotta quando mi eri piaciuto. Tricarico: fragola, fragilissima, fragolerrima. Afterhours: vi salverei solo per fedeltà e amore. Chi resta e chi va? Restano Al Bano e Sal Da Vinci, ci sarebbe stato bene anche un Gigi D’Alessio tra i due.
Ah, dimenticavo, apertura della serata affidata a Giovanni Allevi… uno dei più grandi… sopravvalutati musicisti del nostro infelice secolo, complimenti!
GIOIA MOLINARI

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