A MODEL EXPO ITALY, DOLL’S HOUSE E MINIATURE
MODELLISMO AL FEMMINILE PER LA FESTA DELLA DONNA
Migliaia le ragazze e donne di ogni età che, in Italia, si dedicano a questo passatempo che coniuga fantasia e manualità. In fiera esposizione dei pezzi più curiosi e dimostrazioni per i neofiti con l’associazione Admi. Nella sezione aeromodellismo si esibisce anche Giulia Sartori, del team misto Campione del mondo a squadre F1E, la prima ragazza a salire sul gradino più alto di un podio tradizionalmente tutto maschile.
Chi pensa che il modellismo sia un hobby declinato esclusivamente al maschile, si sbaglia. Oltre a piccole automobili e barche a vela radiocomandate, aeromodelli e diorami ferroviari, la 5ª edizione di Model Expo Italy (www.modelexpoitaly.it), la più grande rassegna italiana dedicata al modellismo statico e dinamico (navi, aerei, auto, treni, alianti, aquiloni e soldatini) in programma a Veronafiere sino a domenica 8 marzo, Festa della Donna, ospita anche una sezione tutta in rosa: quella dedicata alle case di bambole e all’arte della riproduzione in miniatura.
Non solo bambole, però: nella sezione aeromodellismo si esibisce anche Giulia Sartori, del team misto Campione del mondo a squadre F1E a Kaltensundheim Rhon (Germania), la prima ragazza italiana a salire sul gradino più alto di un podio tradizionalmente tutto maschile.
Ma la tradizione non tramonta: tra gli oltre 70mila praticanti assidui di modellismo in Italia, infatti, sono alcune migliaia le donne di tutte le età che trascorrono il loro tempo libero nella ricostruzione degli ambienti in miniatura delle «Doll’s house» o «Puppenhaus»: un termine inglese e uno tedesco per indicare un hobby che, diffusosi da oltre trent’anni nei paesi nordeuropei e in nord America, finalmente, è sbarcato, grazie a internet, anche in Italia, dove dal Duemila è promosso dall’Associazione Dollshouse e miniature italiane (Admi), che ha sede a Osnago (Lecco). L’associazione è presente alla rassegna scaligera con un’esposizione e numerose dimostrazioni sulle diverse tipologie di miniature: dai mobili al mini-ricamo, dai vetri “mignon” al mini-découpage, dalla riproduzione di cibi e torte più piccole di una moneta di un centesimo, a qualsiasi oggetto che la fantasia permetta di realizzare in formato ridotto.
«Si tratta di un passatempo ancora poco conosciuto, ma che, una volta provato, appassiona», confermano all’Admi, l’associazione che riunisce oltre duecento appassionate. «E rispetto al découpage, hobby più diffuso tra il gentil sesso, lascia molto più spazio all’ingegno e alla creatività». Se non altro perché, nel nostro Paese, sono ancora pochi i negozi che forniscono materiale e oggetti o riviste con consigli per svolgerlo al meglio. E allora l’alternativa all’acquisto su internet o allo shopping all’estero resta il riciclaggio.
Per alcune, questa attività diventa anche un’occasione di lavoro: si può arrotondare o perfino mantenersi vendendo queste miniature, nonostante in Italia i collezionisti siano pochi. All’estero, invece, è un altro mondo: nelle fiere o ai mercatini, dove sanno riconoscere il valore e l’elevata qualità del lavoro manuale, un mobile in miniatura può arrivare a costare anche 1500 sterline, come un vero oggetto d’arte.
(In allegato Scheda Doll’s House)
Scheda: le Doll’s house. L'arte della riproduzione in miniatura, occasionale ai tempi dei Greci e dei Romani, decolla a metà del XVI secolo nel nord Europa.
Nate in Germania come giocattoli educativi per insegnare alle figlie di famiglie facoltose il difficile compito della padrona di casa, le case di bambola divengono nell’Ottocento, soprattutto in Olanda, un passatempo comune tra le mogli dei ricchi mercanti, che amano ricreare fedelmente gli interni delle loro case, commissionando agli artigiani mobilio e suppellettili di ottima fattura. Così queste case, che rispecchiano lo stile di vita dell’epoca di fabbricazione, sono oggi documenti indispensabili per la conoscenza della storia sociale dei secoli scorsi.
Personaggi illustri furono affascinati da questa forma di collezionismo e commissionarono case di bambola con oggetti di altissimo valore: la regina Anna d'Inghilterra nel 1700, lo zar di Russia Pietro il Grande, la regina Vittoria; la regina Mary d'Inghilterra, nel 1924, ricevette in dono da re Giorgio V una casa in miniatura, tuttora conservata al castello di Windsor.
Intorno al Novecento si passa per i più piccoli a materiali e oggetti meno raffinati e preziosi: dai fogli di metallo litografati, al cartone, alla plastica, come la casa della Playmobil. Gli adulti, invece, riscoprono alla metà del secolo il recupero delle case in miniatura di epoche passate come ambiti oggetti da collezione.
E raro trovare case di bambola “storiche” provenienti dall'Europa meridionale, anche se nella tradizione dei Presepi abbondano le ricostruzioni in miniatura; non mancano comunque, in Italia, testimonianze di questa passione, come una casa del 1700 conservata nel Museo dell'Arte industriale di Bologna.
Da noi, dopo un primo avvio incentrato sulla ricostruzione (partendo da kit stranieri) di case in stile vittoriano o americano, si sta oggi diffondendo l'esigenza di recuperare uno stile schiettamente italiano per abitazioni, negozi, esterni e oggettistica, in grado di rivaleggiare con le meraviglie in miniatura dei Paesi d'Oltralpe.
Comunicato stampa del Servizio Stampa Veronafiere
Tel.: + 39.045.829.82.42 – 82.85
E-mail: pressoffice@veronafiere.it - www.modelexpoitaly.it
Non solo bambole, però: nella sezione aeromodellismo si esibisce anche Giulia Sartori, del team misto Campione del mondo a squadre F1E a Kaltensundheim Rhon (Germania), la prima ragazza italiana a salire sul gradino più alto di un podio tradizionalmente tutto maschile.
Ma la tradizione non tramonta: tra gli oltre 70mila praticanti assidui di modellismo in Italia, infatti, sono alcune migliaia le donne di tutte le età che trascorrono il loro tempo libero nella ricostruzione degli ambienti in miniatura delle «Doll’s house» o «Puppenhaus»: un termine inglese e uno tedesco per indicare un hobby che, diffusosi da oltre trent’anni nei paesi nordeuropei e in nord America, finalmente, è sbarcato, grazie a internet, anche in Italia, dove dal Duemila è promosso dall’Associazione Dollshouse e miniature italiane (Admi), che ha sede a Osnago (Lecco). L’associazione è presente alla rassegna scaligera con un’esposizione e numerose dimostrazioni sulle diverse tipologie di miniature: dai mobili al mini-ricamo, dai vetri “mignon” al mini-découpage, dalla riproduzione di cibi e torte più piccole di una moneta di un centesimo, a qualsiasi oggetto che la fantasia permetta di realizzare in formato ridotto.
«Si tratta di un passatempo ancora poco conosciuto, ma che, una volta provato, appassiona», confermano all’Admi, l’associazione che riunisce oltre duecento appassionate. «E rispetto al découpage, hobby più diffuso tra il gentil sesso, lascia molto più spazio all’ingegno e alla creatività». Se non altro perché, nel nostro Paese, sono ancora pochi i negozi che forniscono materiale e oggetti o riviste con consigli per svolgerlo al meglio. E allora l’alternativa all’acquisto su internet o allo shopping all’estero resta il riciclaggio.
Per alcune, questa attività diventa anche un’occasione di lavoro: si può arrotondare o perfino mantenersi vendendo queste miniature, nonostante in Italia i collezionisti siano pochi. All’estero, invece, è un altro mondo: nelle fiere o ai mercatini, dove sanno riconoscere il valore e l’elevata qualità del lavoro manuale, un mobile in miniatura può arrivare a costare anche 1500 sterline, come un vero oggetto d’arte.
(In allegato Scheda Doll’s House)
Scheda: le Doll’s house. L'arte della riproduzione in miniatura, occasionale ai tempi dei Greci e dei Romani, decolla a metà del XVI secolo nel nord Europa.
Nate in Germania come giocattoli educativi per insegnare alle figlie di famiglie facoltose il difficile compito della padrona di casa, le case di bambola divengono nell’Ottocento, soprattutto in Olanda, un passatempo comune tra le mogli dei ricchi mercanti, che amano ricreare fedelmente gli interni delle loro case, commissionando agli artigiani mobilio e suppellettili di ottima fattura. Così queste case, che rispecchiano lo stile di vita dell’epoca di fabbricazione, sono oggi documenti indispensabili per la conoscenza della storia sociale dei secoli scorsi.
Personaggi illustri furono affascinati da questa forma di collezionismo e commissionarono case di bambola con oggetti di altissimo valore: la regina Anna d'Inghilterra nel 1700, lo zar di Russia Pietro il Grande, la regina Vittoria; la regina Mary d'Inghilterra, nel 1924, ricevette in dono da re Giorgio V una casa in miniatura, tuttora conservata al castello di Windsor.
Intorno al Novecento si passa per i più piccoli a materiali e oggetti meno raffinati e preziosi: dai fogli di metallo litografati, al cartone, alla plastica, come la casa della Playmobil. Gli adulti, invece, riscoprono alla metà del secolo il recupero delle case in miniatura di epoche passate come ambiti oggetti da collezione.
E raro trovare case di bambola “storiche” provenienti dall'Europa meridionale, anche se nella tradizione dei Presepi abbondano le ricostruzioni in miniatura; non mancano comunque, in Italia, testimonianze di questa passione, come una casa del 1700 conservata nel Museo dell'Arte industriale di Bologna.
Da noi, dopo un primo avvio incentrato sulla ricostruzione (partendo da kit stranieri) di case in stile vittoriano o americano, si sta oggi diffondendo l'esigenza di recuperare uno stile schiettamente italiano per abitazioni, negozi, esterni e oggettistica, in grado di rivaleggiare con le meraviglie in miniatura dei Paesi d'Oltralpe.
Comunicato stampa del Servizio Stampa Veronafiere
Tel.: + 39.045.829.82.42 – 82.85
E-mail: pressoffice@veronafiere.it - www.modelexpoitaly.it
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