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domenica 8 febbraio 2009

IL LAVORO PER LE MADRI: POCO E DIFFICILE DA GESTIRE (ARTICOLO di VERONICA PIAZZA)


Ecco l'articolo di esordio della nostra nuova collaboratrice Veronica Piazza, responsabile del mondo giovanile che spazierà però con incursioni nel mondo femminile (come testimonia il pezzo odierno), della moda e delle tendenze.



Non posso non premettere di vivere ed aver vissuto la questione in prima persona ed intendo non nascondervi nulla di quanto accaduto e di quanto provato. Mi rivolgo alle madri in prima persona dicendovi che questo messaggio non è per voi, ma è per tutti quelli che si sentono estranei al problema.
Avere un figlio in Italia, al giorno d'oggi, risulta essere una continua ed insospettata sequenza di disagi e di frustrazioni, in prima analisi lavorative ed organizzative.
Alla mia generazione hanno insegnato che il lavoro è il primo valore, superiore a quello di famiglia e istituzioni. Per il lavoro ci si sacrifica, si impegnano gli anni migliori tra studio ed apprendimento e ci si annulla in molte attività giudicate fuorvianti all'obiettivo da conseguire: la carriera. Siamo entrati nel mondo del lavoro con la convinzione che dedicarcisi completamente sarebbe stata la soluzione alle nostre ambizioni. Ore e ore di ufficio, trasferte, viaggi massacranti a fronte di salari mediocri. E qui scatta la prima considerazione: noi donne, a fronte di incarichi paralleli, orari identici e mansioni uguali, ci siamo sempre ritrovate buste paga molto inferiori a quelle dei colleghi maschi.
Ci dicevano che le cose sarebbero cambiate e che la carriera avrebbe portato i suoi frutti. E noi andavamo avanti, a testa china, abituate per indole, a farci carico sempre di un maggior numero di impegni e a sentirli nostri. Ogni successo aziendale lo era personale, ogni fallimento una tragedia intima. Ci sono stati dei giorni che uscendo dall'ufficio alle 8 di sera, dopo 12 ore di lavoro e un pacchetto di crackers davanti al pc, ci siamo ritrovate a chiederci che tempo aveva fatto durante il giorno. Ormai era buio e non sapevamo risponderci. Che sensazione di estraniazione dal mondo! Ma saremmo state ricompensate dai risultati, questo il nostro unico intento.
I risultati iniziano ad arrivare, ma noi stiamo crescendo, magari abbiamo pure un compagno accanto e ci sentiamo divenire, come dire, più mature, grandi, vecchie!
Iniziamo a pensare agli anni che passano, sono 30, 40, 45 e ci diciamo che corrono veloci.
Seconda considerazione che ci sfiora e allora pensiamo ad un figlio.
Detto e fatto, in un mare di dubbi e pensieri discordanti rimaniamo incinte, ma non intendiamo non cavalcare l'onda della carriera e quindi rimaniamo in prima linea fin tanto che la pancia ci consente di lavorare al pc e vederci i piedi. Per quelle più fortunate, o sfortunate, decidete voi, si rischia di partorire al lavoro. Via di corsa in ospedale, travaglio, parto ed eccoci qua....E ora? Cosa vi siete chieste con in braccio vostro figlio? Vi rispondo io: e ora come faccio? Le più organizzate avranno già prenotato il nido, le più fortunate avranno nonne disponibili, le altre sono convinte di farcela benissimo. Si, è vero, se vi organizzate molto bene ce la farete senza troppi intoppi, ma ancora non avete fatto i conti con il mondo del lavoro. Una donna con figli spaventa i datori di lavoro, che la vedono a casa un giorno su cinque, in preda ai malesseri del bimbo e che non la giudicano più “idonea” al lavoro. Vi spiego perchè : la scala delle priorità è variata e, al posto del “sacro” lavoro, ci sta, come deve starci, il figlio.
Ecco, questa è la fase in cui una donna non è più appetibile lavorativamente.
Nessuno pare comprendere che le donne con figli divengono ancora più combattive ed attente, il nuovo venuto fa provare nuove sensazioni di dedizione a cui si addiziona una forza inconsapevole. La mente delle donne con figli pare subire un sussulto, un'accelerazione, si iniziano a distinguere le cose più velocemente e con maggiore consapevolezza, senza veli e striature. Un figlio porta le donne a rendersi conto che devono vivere in funzione della vita di un essere indifeso, al quale devono apportare gioie e valore e, pertanto, si dimenticano pause “morte” e momenti di debolezza emotiva, affini alle donne per natura.
Ecco, cari lettori, questo è uno spaccato reale e molto attuale nel 2009, al quale dobbiamo aggiungere la situazione di asili nido e strutture inadeguate per numero e costi. Ogni giorno io mi ritrovo a pensare che non esiste alcun tipo di supporto per le madri che lavorano. Non parlo di aiuti, quelli si danno a chi ne ha davvero bisogno, parlo di condizioni eguali di vita e serenità. Fare i padri è continuità di intenti e di obiettivi, fare le madri è stravolgimento della vita. Non intendo elencare le varie soluzioni fattibili, di sicura efficacia e di immediati risultati, scriverei per scontrarmi con le istituzioni e le mentalità di chi ci ha cresciute per farci “spaccare il mondo” e ora ci vorrebbe a casa a far la calza.
Di certo vi scrivo per evidenziare che le donne possono e devono lottare per ottenere i loro risultati ed i loro obiettivi, fosse pure con il figlio aggrappato al collo.
Pensateci cari lettori e pensate anche che i figli sono la continuità del mondo e le donne ne sono generatrici, con tutte le motivazioni che ne conseguono da una loro eventuale rivalutazione dei ruoli e delle scelte.
Confido nel vostro ruolo decisivo nel far cambiare le cose.
VERONICA PIAZZA

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