
Annunci a luci rosse, annullati gli arresti dei due udinesi
Il Tribunale del riesame di Trieste ha annullato gli arresti dei due udinesi che curavano gli annunci hard di prostitute sui siti internet. Così, ieri pomeriggio, Pietro Bolzanello e Alessandro Bramante sono stati scarcerati e quindi tornati completamente liberi. Per loro le iniziali ipotesi di reato erano di favoreggiamento e sfruttamento della prostituzione. I giudici del Riesame hanno quindi accolto l’istanza presentata dall’avvocato Giorgio Weil. Questo il collegio del tribunale: presidente Fabrizio Rigo, a latere Giorgio Nicoli e Francesco Antoni, quest’ultimo relatore. Le motivazioni dell’ordinanza che ha accolto l’istanza e annullato l’ordinanza di custodia cautelare in carcere dei due indagati non sono ancora state depositate né notificate agli interessati. L’udienza si è celebrata govedì a Trieste. Nella sua esposizione, l’avvocato Weil in sostanza si è richiamato alla memoria difensiva presentata a sostegno della richiesta di riesame. In sintesi, il difensore ha puntato su due elementi: l’insussistenza dei gravi indizi di colpevolezza (per insussistenza del reato contestato) e l’insussistenza delle esigenze cautelari. Quanto al primo elemento, la difesa si è anche rifatta a pronunciamenti della Cassazione. Per quanto riguarda l’ipotesi dello sfruttamento, l’avvocato Weil ha sottolineato come i clienti delle prostitute non corrispondessero agli indagati una percentuale o una quota fissa dei guadagni derivanti dalla propria attività. In altre parole, per la difesa non si può ipotizzare a priori il collegamento diretto fra quanto pagato per la pubblicazione degli annunci e quanto percepito dai richiedenti per la pubblicazione, né l’automatica efficacia commerciale degli annunci stessi; né infine la circostanza che i soggetti che comperavano lo spazio pubblicitario avrebbero poi effettivamente esercitato la prostituzione. È stata citata anche la sentenza di Cassazione che escludeva il reato per l’imputato che vendeva abitualmente confezioni di preservativi a diverse prostitute. «Il favoreggiamento deve riguardare la prostituzione, non la prostituta», scrivevano i giudici della Suprema Corte.
(dal Messaggero Veneto di oggi, edizione di Udine, pagina 3)
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