"SFUEI DAL FRIÛL LIBAR - IL GIORNALE DEL FRIULI LIBERO". INDIRIZZO INTERNET http://www.ilgiornaledelfriuli.net EDIZIONE ON LINE DELLA TESTATA ISCRITTA COME GIORNALE QUOTIDIANO ON LINE, A STAMPA, RADIOFONICO E TELEVISIVO NEL REGISTRO DEL TRIBUNALE DI UDINE IN DATA 8 APRILE 2009 AL N. 9/2009. Si pubblica dal 25 novembre 2008. Proprietario: Alberto di Caporiacco. Direttore responsabile: Alberto di Caporiacco. Sede di rappresentanza in Udine, piazza S. Giacomo 11/16, 2. piano.

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giovedì 12 marzo 2009

RASSEGNA STAMPA: MESSAGGERO VENETO, IL GAZZETTINO, IL PICCOLO

Cominciamo con la prima pagina del Messaggero Veneto

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I contribuenti sarebbero 150-200 mila.
Obiettivo: incassare 500 milioni da destinare ad associazioni e Comuni per contrastare la povertà Pd: una tantum sui redditi alti
Franceschini propone un’imposta straordinaria di 2 punti Irpef per chi guadagna più di 120 mila euro Il Pdl insorge: idea assurda. Ma Bossi spacca la maggioranza: può andare bene

di GABRIELE RIZZARDI
ROMA. Tassare i redditi più alti, a cominciare da quelli dei parlamentari, per aiutare chi è in difficoltà. Dopo l’assegno per chi perde il lavoro, Dario Franceschini lancia una nuova proposta anti-crisi: far pagare a chi guadagna più di 120 mila euro un contributo straordinario, pari a due punti di Irpef, per aiutare i cittadini che già si trovano nella soglia di povertà.«Mettiamo nel 2009 almeno 500 milioni per il volontariato e i Comuni. In questo modo si potrà contrastare la povertà estrema. Chiediamo a circa 150-200 mila persone con redditi alti di farsi carico di chi non ce la fa», spiega il segretario del Pd, che chiede al governo di riprendere la lotta all’evasione fiscale e di reintrodurre subito misure come la tracciabilità dei pagamenti.L’idea raccoglie il plauso di Pier Ferdinando Casini, di molti amministratori locali e dei sindacati, piace a Umberto Bossi e spacca il Pdl. «Questo può anche andare bene. In un momento di crisi chi ha di più è bene che contribuisca», dice il leader della Lega. E il capogruppo alla Camera, Roberto Cota, fa capire che la proposta finirà sul tavolo di Berlusconi: «Bossi ha affermato che bisogna aiutare chi è in difficoltà. Ma i provvedimenti non li fanno le battute di Franceschini, li fa il governo». Ad apprezzare l’inizitiva di Franceschini è invece il leader dell’Udc, Casini: «E’ giusto che i redditi dei ricchi diano un contributo di solidarietà nei confronti di chi ha più bisogno perché vengano garantiti i servizi sociali del Paese».La proposta messa in campo dal Pd, che sarà trasformata in un provvedinmento da portare in Parlamento, sarà presa in considerazione dal governo? Difficile immaginarlo anche perché nella maggioranza la disponibilità di Bossi non trova seguito.Il ministro della Funzione pubblica, Renato Brunetta, risponde con una alzata di spalle: «Pd chi? Non conosco nessun Pd». Ed anche da Forza Italia e An arrivano commenti sprezzanti. Maurizio Gasparri accusa Franceschini di fare «solo propaganda», mentre per Daniele Capezzone il Pd vuole inseguire i «vecchi slogan» della sinistra: «Le tasse in Italia sono altissime e il tema non è quello di spaventare e castigare le fasce più elevate, ma, semmai, quello di indurre chi sta meglio e può permetterselo a spendere di più».Quel che è certo è che l’idea di un’una-tantum per aiutare chi sta peggio spiazza, soprattutto, i cattolici del centro-destra. E Maurizio Lupi, lo conferma. La Lega appoggia il Pd? «Non è una proposta di governo, non è nel nostro programma e quindi le sensibilità possono essere diverse. Le confronteremo. Bossi la pensa in un modo e io in un altro, ma non è mica un problema», risponde il vicepresidente dei deputati del Pdl. Enrico Letta (Pd) coglie al volo la mezza disponibilità e spiega che nel centro-destra c’è un’ala riformista con la quale sui deve «dialogare». A difenedere la proposta, che Franceschini illustra al termine di un incontro con le associazioni che si occupano dei più deboli (Caritas, Sant’Egidio e altre), sono tutti gli esponenti del Pd. Pierluigi Bersani parla di una proposta «realistica», mentre Anna Finocchiaro spiega che la misura è stata pensata in tempo di crisi per aiutare «chi sta peggio».Di una proposta «giusta e opportuna» parla anche il sindaco di Bologna, Sergio Cofferati, mentre per il segretario di Rifondazione comunista, Paolo Ferrero, l’una-tantum sui redditi più alti si riduce a una «elemosina di Stato».


Calcio In campo contro lo Zenit un’Udinese quasi al completo
Uefa, sfida ai detentori della coppa


Due tragedie della follia
Germania, strage in una scuola Massacro in Usa


STOCCARDA. «Non siete ancora morti tutti?» La voce fredda che rimbomba nell’aula, poi ancora spari, ancora sangue. E’ di 17 morti il bilancio della strage in un liceo vicino a Stoccarda e della successiva sparatoria durante la quale il killer, un ragazzo di appena 17 anni, ex studente della scuola, si è tolto la vita. Un incubo di tre ore e mezzo, che ha sconvolto la Germania. La prima telefonata d’emergenza è arrivata alla centrale di polizia alle 9.33.
Il giovane killer, vestito con una tuta mimetica nera del "Ksk", le forze speciali tedesche, era appena entrato in due classi del liceo tecnico Albertville Realschule di Wennenden sparando all’impazzata.Dopo aver ucciso dieci allievi tra i 14 e i 15 anni e tre insegnanti, è scappato e ha ammazzato un’infermiera davanti a una clinica psichiatrica. Poco dopo ha bloccato una Sharan di passaggio su cui ha proseguito la fuga.L’epilogo è avvenuto tre ore e mezzo dopo, in un concessionario di auto di Wendlingen, a una trentina di chilometri dal liceo, dove si è barricato dopo aver ucciso altri due passanti e dove si è tolto la vita durante uno scontro a fuoco con la polizia.Si è chiusa così una caccia all’uomo alla quale hanno partecipato un migliaio di agenti, con elicotteri e cani. Oltre ai 17 morti, si contano sei studenti, cinque passanti e due poliziotti feriti. Molti parenti delle vittime sono stati ricoverati in stato di choc.Il killer è stato identificato come Tim Kretchmer, del vicino paesino di Weiler am Stein, diplomatosi nel 2008 proprio nel liceo della strage, un patito di ping pong che i compagni descrivono come un tipo tranquillo, con buoni voti a scuola.Non si conosce il motivo della sua follia omicida, ma nei due minuti della mattanza tra le aule sembrava un invasato: «Ancora non siete morti tutti?» ha urlato rientrando in un’aula dove ha poi ucciso una tirocinante che faceva scudo a una studentessa.Una delle ipotesi è che mirasse in particolare alle ragazze: «E’ strano che siano donne, otto studentesse e due insegnanti, la gran parte delle vittime», ha detto in conferenza stampa il ministro dell’Interno del Baden-Wuerttemberg, Heribert Rech.Risulta inoltre che il killer abbia mirato alla testa dei suoi compagni, cogliendoli di sorpresa: il ministro ha riferito che alcune delle vittime sono state trovate sedute ai loro banchi con ancora la penna tra le dita.Il capo della polizia del Baden-Wuerttemberg, Erwin Hetger, ha visto i cadaveri nelle aule e ha parlato di «scene raccapriccianti».Secondo il funzionario, la spietata freddezza e la brutalità con cui è stata compiuta la strage dimostrano che il killer «era deciso ad abbattere chiunque si fosse trovato davanti».Nella sua casa la polizia ha trovato 16 armi di proprietà del padre, un imprenditore di successo che frequentava un poligono, tutte regolarmente denunciate.Il cancelliere tedesco, Angela Merkel, ha affermato che è "un giorno di lutto" per tutta la Germania per un crimine "orrendo" e "incomprensibile". «Siamo inorriditi»: ha poi detto detto il presidente della Commissione europea Josè Manuel Barroso.Non è la prima volta che in Germania le scuole sono teatro di sparatorie e quella di ieri è la quarta strage degli ultimi anni.Nell’aprile del 2002 uno studente di 19 anni uccise 17 persone in un liceo di Erfurt, prima di suicidarsi.

WASHINGTON. Per gli investigatori dell'Alabama restano inspiegabili le ragioni che hanno portato Michael McLendon, un poliziotto mancato di 28 anni, a uccidere la madre, i due nonni, due zii, due cugini e altre tre persone prima di suicidarsi. In tutto «undici morti senza un perchè», come ha commentato Clay King, sindaco di Samson, una delle tre cittadine in cui l'uomo ha portato a termine la sua personalissima strage.Si tratta del più grave fatto di sangue mai avvenuto in Alabama per quanto riguarda casi di questo tipo.L'unico elemento che la polizia è finora riuscita ad accertare è questo: Michael McLendon, che secondo il suo ultimo datore di lavoro era «un capo reparto affidabile e che piaceva a tutti», aveva compilato una lista di persone da uccidere. Gente che, a suo dire, gli «aveva fatto del male», come ha riferito il procuratore distrettuale Gary McAliley.Inoltre, l'uomo anni fa aveva provato a fare il poliziotto, ma non era riuscito a passare l'esame per entrare nella scuola di polizia della Samson Police Department.La polizia ha scoperto che pochi giorni fa McLendon aveva deciso di lasciare volontariamente la Kelly Foods, una ditta alimentare di Elba, in Alabama, nella quale lavorava da due anni. Nel 2003, invece, era stato licenziato dalla Reliable Metal Products di Geneva, sempre in Alabama, stabilimento nel quale si è tolto la vita.Resta inspiegabile, comunque, il motivo per cui McLendon alle 15.30 si sia presentato di fronte a sua madre Lisa, con la quale viveva, e con un colpo di pistola abbia ucciso lei e i suoi quattro cani a Kinston, località rurale al confine con la Florida.A quell'omicidio è poi seguita una vera e propria strage familiare. L'uomo ha dato fuoco alla casa ed è partito da Kinston in auto alla volta della vicina Samson, dove vivevano i nonni. Li ha trovati seduti in veranda, insieme con una coppia di zii. Li ha uccisi tutti.Quindi ha sparato e ucciso altre tre persone che si trovavano nei paraggi: la moglie di un vice sceriffo che viveva nel quartiere, il suo bimbo di pochi mesi e un vicino di casa.Il poliziotto mancato è poi risalito in auto e ha imboccato la Highway 52, dove è stato intercettato dalla polizia. Qui è cominciato un inseguimento a colpi di pistola nel corso del quale McLendon ha ucciso a caso altre due persone: un donna a una stazione di servizio e un uomo davanti a un negozio. L'inseguimento si è concluso a Geneva, alla Reliable Metal Products.Secondo gli investigatori, McLendon avrebbe voluto continuare la sua strage in quello stabilimento. Ma, vistosi ormai perduto, ha deciso di farla finita sparandosi un colpo alla testa.Il responsabile dell'Alabama Department of Public Safety, Christopher Murphy, ha dichiarato che si tratta del più grave fatto di sangue mai avvenuto in Alabama in circostanze analoghe.


Maxi-operazione dei Nas in diverse regioni.
Il corridore 22enne prelevato dal ritiro azzurro a Padova
E’ professionista da appena sei mesi la Liquigas lo ha subito sospeso
Lui dice alla madre: «Sono innocente»
Doping, arrestato il ciclista Da Ros
L’atleta di Fontanafredda accusato di uso e cessione di sostanze illecite

MILANO. Una giovane promessa del ciclismo finisce nei guai. C’è anche Gianni Da Ros, 22 anni neoprofessionista di Nave di Fontanafredda, tra le 12 persone arrestate ieri mattina dai carabinieri del Nas di Milano durante un’operazione antidoping che, con anche oltre 80 perquisizioni, ha coinvolto Lombardia, Piemonte, Veneto e Friuli Venezia Giulia. A inchiodare il ciclista ci sarebbero diverse intercettazioni.
Il corridore della Liquigas, che l’ha subito sospeso, è finito nella rete del traffico illecito di sostanze per un giro di centinaia di migliaia di euro in circa un anno, con undici persone arrestate e 64 indagate, i destinatari del “giro”: sportivi professionisti, dilettanti e amatoriali, body builder e anche transessuali. Non solo Da Ros si sarebbe dopato lontano dalle gare per non incappare nei controlli, ma avrebbe anche fornito i farmaci a due ciclisti dilettanti. Ieri mattina, quando i carabinieri sono andati a prenderlo a Padova, dove si trovava in ritiro con la nazionale, in vista dei Mondiali su pista di fine mese in Polonia, ha detto: «Sono stato uno sciocco». Ora si trova nel carcere milanese di San Vittore insieme ad altre 11 persone e stamattina sarà interrogato dal gip Andrea Pellegrino. Da Ros ha subito chiamato a casa. Ha detto alla madre: «Sono innocente, con questa storia non c’entro». Lei ha detto: mio figli va avanti solo a miele». L’avvocato Maurizio Mazzarella oggi presenterà un’istanza di revoca della carcerazione. «Lo accusano anche di aver fatto uso di sostanze per alterare le prestazioni ai Mondiali su pista di Los Angeles nel 2008, ma lui là non ci è mai andato», ha detto. Sono diverse però le intercettazioni telefoniche che incastrerebbero il ciclista. Intercettazioni che si sono intensificate negli ultimi quattro mesi. Da queste emergerebbe come il ciclista avrebbe acquistato in due occasioni (settembre e dicembre 2008) da Davide Lucato, 28 anni di Sacile due confezioni di GH, l’ormone della crescita; o offerto e venduto, a metà ottobre 2008 e solo il 7 gennaio scorso, lo stesso GH a un ex compagno nei dilettanti, Albino Corazzin. Anche questo Gianni Da Ros oggi dovrà spiegare al Gip. E non sarà facile. L’inchiesta è stata avviata già negli ultimi mesi del 2007, ma l’abbrivio è arrivato da un servizio de “Le Iene” del 7 marzo 2008. Uno degli inviati, per circa 700 euro, aveva acquistato, in un Vitamin Store di Milano, un kit di prodotti per “gonfiare” i muscoli. Da qui intercettazioni e pedinamenti che hanno portato a scoprire tre canali di distribuzione delle sostanze, alcune delle quali molto pericolose per la salute e altre addirittura vietate in Italia: i medicinali venduti sotto banco nei negozi di integratori o nelle palestre, venivano importati dall’Ucraina o dall’Egitto o acquistati via internet. Poi, secondo la ricostruzione, c’era un altro modo di procurarseli: in farmacia tramite ricette false.


In febbraio centinaia di migliaia di veicoli in meno sulla rete di Autovie
Confartigianato: 30% dei mezzi fermo
Trasporti Fvg, fatturato a picco e crolla il traffico in autostrada

di RENATO D’ARGENIO
PALMANOVA. Crollo del fatturato del 50% con il 30% dei mezzi fermi nei piazzali. La crisi fa sentire i suoi effetti anche sugli autotrasportatori e, a cascata, sul traffico autostradale. Le ultime conferme sono di ieri e arrivano sia da Confartigianato trasporti del Friuli Venezia Giulia sia da Autovie venete.Il bilancio di Autovie. I dati di febbraio mantengono il trend negativo evidenziato nel mese precedente. Prendendo in esame i transiti in uscita sulla rete di Autovie Venete, il traffico leggero, a febbraio è stato di 1 milione 686 mila 541 veicoli, a fronte di 1 milione 801 mila 504 veicoli dello stesso periodo 2008. Sono 114 mila 963 le vetture in meno, quindi, rispetto all’anno precedente (-6,38%). Decremento anche per i mezzi pesanti, passati dai 750 mila 447 del febbraio 2008, ai 578 mila 071 del febbraio di quest’anno. Un calo del 22,97% pari a 172 mila 376 mezzi. Complessivamente, i transiti di febbraio hanno registrato un decremento dell’11,26% che tradotto in numeri significa 287 mila 339 transiti in meno.«Un ridimensionamento dei flussi di traffico era atteso - commenta l’assessore regionale Riccardo Riccardi, vicecommissario per la terza corsia - e non avrebbe potuto essere altrimenti, vista l’attuale fase economica negativa. Sul calo, inoltre, pesa anche l’apertura del Passante di Mestre, la nuova infrastruttura sulla quale si indirizza buona parte del traffico che in precedenza transitava sulla tangenziale, una parte della quale rientra nella gestione di Autovie Venete». Difficile, al momento attuale, sia fare previsioni sia azzardare analisi, perché i dati sono in costante evoluzione e qualsiasi interpretazione rischierebbe di essere smentita. Altrettanto prematuro quantificare i cambiamenti dal punto di vista economico. «Con l’apertura del Passante - ricorda Riccardi - la rete di Autovie Venete è passata da un sistema chiuso a uno aperto, interconnesso cioè, senza barriere di alcun tipo, con la rete nazionale. Ciò significa che un veicolo entrato a Milano e diretto a Trieste, paga l’intero pedaggio quando esce alla barriera del Lisert, ma la tariffa va poi redistribuita in percentuale alle tratte stradali percorse e gestite da altre concessionarie».«In questa fase - conferma il presidente di Autovie Venete Giorgio Santuz - in sinergia con la struttura commissariale, stiamo solo monitorando il flusso di traffico, in attesa di avere un quadro definitivo che sarà possibile delineare solo fra qualche mese. Nei dati sui transiti rilevati, per esempio, non sono compresi i veicoli leggeri e pesanti che, entrati a Milano proseguono verso Tarvisio (sulla A23). Una quota di traffico non poco rilevante, ma della quale attualmente non abbiamo ancora la cifra precisa».Il bilancio degli autotrasportatori. «Se continua così il settore in Fvg scompare», attacca Pierino Chiandussi, vicepresidente nazionale di Confartigianato Trasporti e presidente del Fvg. «Il Governo non solo non sta facendo nulla per sostenere il settore, ma si rifiuta di chiedere l’applicazione della clausola di salvaguardia all’Italia per impedire l’ingresso di nuovi competitori dei Paesi dell’Est ai quale l’Ue consentirà – se il nostro governo non chiederà di applicare la clausola di salvaguardia –, di effettuare il cabotaggio (trasporti all’interno dell’Italia come se fossero imprese italiane)». «Se non si porrà un freno al cabotaggio almeno a questi 8 nuovi Paesi (Estonia, Lettonia, Lituania, Polonia, Repubblica Ceca, Slovacchia e Ungheria) per le nostre imprese il futuro è segnato».«L’occupazione – conclude Chiandussi - sta diminuendo giorno dopo giorno nelle nostre imprese e un numero crescente di autotrasportatori sta meditando seriamente di chiudere bottega. Oltre ai problemi di sempre e alla crisi economica che si riflette pesantemente e per prima sull’autotrasporto e che ha di fatto determinato un crollo del fatturato del 50% (il 30% dei mezzi sono fermi nei piazzali), consentire il cabotaggio a questi Paesi, che hanno costi di produzione del 30% inferiori ai nostri, significa dichiarare la condanna a morte per il settore».


Biotestamento E’ battaglia al Senato

ROMA. Sul nodo più spinoso del ddl sul testamento biologico, quello relativo a nutrizione e idratazione artificiale, passa la linea della maggioranza: questi trattamenti sono considerati «sostegni vitali» e non possono dunque essere oggetto delle Dichiarazioni anticipate di volontà. La commissione Sanità del Senato ha infatti respinto gli emendamenti dell’opposizione su questo punto. La battaglia, ora, si trasferirà in Aula, dove il ddl approda il 18 marzo. Il termine per la presentazione degli emendamenti in Aula è invece slittato a lunedì 16 marzo. Sul “nodo nutrizione” dunque è muro contro muro: il Pdl ribadisce che su questo principio non cederà, ma altrettanto fa il Pd, rimandando la battaglia all’Aula del Senato.
L’articolo 5 (quello sulla nutrizione) è dunque passato senza sostanziali modifiche, a seguito del respingimento degli emendamenti dell’opposizione (quello Finocchiaro, che indica la posizione «prevalente» del gruppo e prevede che nutrizione e idratazione siano oggetto delle Dat, e quello a prima firma Rutelli).L’emendamento Finocchiaro è stato votato dai componenti Pd della commissione registrando però due astensioni, quella di Riccardo Villari e Claudio Gustavino. Ma novità sono arrivate con l’approvazione di alcuni emendamenti all’articolo 6 (una quindicina quelli approvati ieri dalla commissione), a partire dalla vincolatività delle volontà espresse nel testamento biologico.Nodo nutrizione. «Diciamo assolutamente “no” alla possibilità di sospensione della nutrizione. Su questo non c’è mediazione», è la posizione ribadita dal relatore del ddl Raffaele Calabrò. Dura la replica della capogruppo dei senatori Pd, Anna Finocchiaro: «La battaglia sarà ora in aula. Se si riuscisse a comporre in aula una posizione il più possibile condivisa sarebbe un miracolo, ma noi non abbiamo nessuna intenzione di cedere in qualche modo sui nostri principi. Riteniamo che si possano rifiutare con la Dat l’idratazione e nutrizione artificiale, che sono certo atti medici, anche se non sono magari delle terapie».Volontà vincolanti. Le disposizioni espresse dal soggetto nel testamento biologico diventano «vincolanti». Lo prevede l’emendamento di Roberto Centaro (Pdl), approvato ieri. Nel ddl Calabrò, all’articolo 6, al contrario, si prevedeva che le Dat non fossero «nè obbligatorie nè vincolanti». Nell’emendamento si precisa che le Dat sono vincolanti «fatte salve le previsioni dell’articolo 8». Quest’ultimo articolo del ddl disciplina il ruolo del medico e prevede che «il medico non può prendere in considerazione indicazioni orientate a cagionare la morte del paziente o comunque in contrasto con le norme giuridiche o la deontologia medica». In serata, una precisazione giunge dallo stesso Calabrò: «Ad essere vincolanti non saranno le dichiarazioni anticipate, bensì la legge nella sua totalità».Dat dal medico. La durata della validità del testamento biologico viene allungata a 5 anni (contro i 3 previsti dal ddl Calabrò) e le Dat verranno depositate presso il medico di famiglia e non più presso notai a titolo gratuito. È quanto prevedono alcuni degli emedamenti accolti ieri. Nel testamento biologico, inoltre, potrebbe essere possibile anche indicare la volontà di donare il proprio corpo, dopo la morte, a fini di didattica e ricerca.Legge incostituzionale. Per il senatore Pd Ignazio Marino, la legge così com’è resta «anticostituzionale». Inoltre, ha detto, «si conferma all’articolo 5 del ddl che la legge fa riferimento esclusivamente a pazienti in stato vegetativo. Se verrà così approvata dal Parlamento, non risolverà di fatto le problematiche delle nostre rianimazioni».


In cella in Colombia per omicidio e pedofilia
Paolo Pravisani, che ha 72 anni, sarebbe coinvolto nella morte di un 15enne
Udine Nel 2004 sparò ai vicini in via Pirona e prese 6 anni, ma non scontò la pena ed espatriò

UDINE. E’ stato accusato di omicidio e pedofilia. Con queste e altre imputazioni è stato arrestato nella clinica psichiatrica di Cartagena, in Colombia, l’udinese Paolo Pravisani 72 anni, già condannato nel 2005 a sei anni di carcere. In via Pirona aveva sparato contro i vicini tre colpi di pistola. Non scontò la pena. Secondo fonti colombiane, le accuse vanno dall’omicidio aggravato allo sfruttamento della prostituzione al possesso di sostanze stupefacenti e di materiale pedopornografico.


Alluvione 2007, fondi per 600
Dalla Regione 1,7 milioni, altri 500 mila euro per i canali
Latisana Nuovi contributi per riparare i danni subiti da privati e imprese

LATISANA. Dalla Regione ancora contributi per risarcire tutti coloro che sono rimasti danneggiati dagli allagamenti di due anni fa e per intervenire sui canali di scolo.


VIOLENZE DEL NOSTRO TEMPO
IMPERI IN CRISI di ALBERTO GARLINI

E’ di ieri la notizia di due stragi. Una a Stoccarda e una in Alabama. Più o meno la stessa dinamica. La dinamica che conosciamo bene e ormai da tempo. La dinamica di Colombine. Uno squilibrato imbottito d’armi spara a caso sulla folla, in una scuola, per strada. Uccide chi capita, poi può suicidarsi oppure venire arrestato oppure ammazzato dalla polizia.Spesso si suicida. Oggi abbiamo due di questi casi, quasi identici, che avvengono a migliaia di chilometri di distanza. America e Germania. Il cuore dell’impero. In crisi. Non è inutile chiedersi cosa sta succedendo. Quanta rabbia, quanta frustrazione, quanta violenza si nascondono dietro la finta pace che stiamo vivendo. Non vorrei che ci capitasse quello che è capitato al filosofo Henri Bergson nell’apprendere dello scoppio della prima guerra mondiale: «Malgrado il mio sconvolgimento... provavo un sentimento di ammirazione per la facilità con cui si era verificato il passaggio dall’astratto al concreto: chi avrebbe creduto che un’eventualità così formidabile potesse fare il suo ingresso nella realtà con così poco imbarazzo?». Siamo anche noi al limite di questa soglia? Nonostante lo sconvolgimento che ci provocano questi fatti di cronaca rimaniamo stupiti per la facilità con cui eventi tanto assurdi diventano realtà? Se questa domanda ce la poniamo, e credo che ce la poniamo, restano aperti altri due problemi. Il primo riguarda la paura che proviamo di fronte ai cambiamenti sociali. Alla realtà. Alla società per come è strutturata. Sembra che questa paura sia giustificata. Il sentimento di fondo di un’epoca, il basso continuo del nostro tempo, non può essere sottovalutato. È una paura che ha molte più cose da dirci di quello che sembra a prima vista. Una paura inespressa, quasi profetica. Il «sentimento ostile», come veniva definita da Clausewitz la parte pulsionale della guerra, è più presente di quanto ci dicano le statistiche e le indagini sociali. Se la violenza taglia come una lama calda il burro vuol dire che ci dobbiamo porre seriamente il problema della validità delle forme sociali che ci proteggono. E da questa domanda dobbiamo passare a interrogarci sulla qualità della pace che stiamo vivendo. Siamo in pace. Il nostro paese non è in conflitto con nessuno. Le stragi della seconda guerra mondiale, lo sterminio degli ebrei, la guerra civile italiana, l’odio viscerale che l’ha condizionata sono dimenticati. Il problema della guerra sembra dimenticato. Siamo in pace, ma che tipo di pace viviamo, se come minimo ci sentiamo assediati? Su questo tema può essere illuminante la lettura di un saggio-conversazione fra René Girard e Benoît Chantre, uscito recentemente per Adelphi, che si intitola “Portando Clausewitz all’estremo”. Non voglio ora parlare della teoria mimetica girardiana o complicare l’articolo con temi difficili da affrontare. Chi vuole approfondire potrà leggere il libro. Ma quello che risulta dall’analisi stringente di Girard è uno scenario apocalittico. In sostanza, la guerra vista come duello, cioè come scontro che mira all’annientamento del contendente, è sempre più prossima. Il concetto astratto di guerra e di violenza sta diventando concreto. Il “sentimento ostile” non è più mediato e attutito dall’“intenzione ostile”, cioè dalla politica. La rabbia, quindi, la frustrazione, l’odio non hanno più come pendant una progettualità politica che li limiti. La precarietà, l’economia che pretende tutto e subito ci tolgono dall’orizzonte il tema del progetto, del limite alla soddisfazione immediata della pulsione distruttiva per un vantaggio futuro. Chi oggi sente ingiustizia, rabbia e odio non ha più uno schema politico che possa acquietarlo. Questa meccanica si può applicare sia alle dinamiche intersoggettive, cioè gli scontri fra persone, sia alle dinamiche fra Stati. L’“azione reciproca”, il meccanismo della rappresaglia, sembra essere il meccanismo dei nostri tempi. Si rilancia costantemente con la violenza e da un malinteso, a furia di aumenti di posta, può nascere un delitto. Girard ci pone un aut-aut. Siamo in un’epoca in cui la violenza sommersa, negata e differita, può avere esisti disastrosi per l’intera umanità. O la guerra di tutti contro tutti o, cristianamente, la riconciliazione globale. Forse faremmo meglio ad ascoltarlo. Oppure ci potrà capitare quello che capitò a Bergson. Alla soglia del collasso saremo stupiti per come facilmente un’ipotesi tremenda diventa realtà quotidiana.


Alcol, questa volta nessun divieto

UDINE. Alcol libero. Nei chioschi di piazza Primo maggio oggi, giorno della sfida Uefa con i russi dello Zenit, sarà possibile vendere vino, birra e pure superalcolici per tutto il giorno. Senza alcun limite di orario. E lo stesso vale per tutti i bar e i centri commerciali del comune di Udine e dell’hinterland.


Centro storico tirato a lucido ma la periferia è sporca

UDINE. Sporcizia e rifiuti abbandonati ovunque, soprattutto in periferia: sacchetti di plastica che svolazzano liberamente, bottiglie di vetro che giacciono ai margini delle strade e centinaia di mozziconi di sigaretta ai piedi dei semafori. Ma non solo. Davanti ai cassonetti dei rifiuti spesso qualcuno lascia persino vecchi televisori. Per il centro storico udinese, invece, è in programma una radicale pulizia generale.

TOLMEZZO
Automotive: 700 in cassa integrazione

HINTERLAND
Stop al boom dell’edilizia a Tavagnacco

UDINE
Il teatro punta su ex Odeon e villa Toppani

TARCENTO
Mensa, sospesi i sei denunciati per furto

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Proseguiamo con la prima pagina de Il Gazzettino, edizione Friuli

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L’uomo, ex pilota acrobatico che da anni vive in Sudamerica, è in stato di fermo in una clinica psichiatrica
Arrestato in Colombia per omicidio
L’udinese Paolo Pravisani coinvolto nella morte per overdose di un quindicenne

Udine L’udinese Paolo Pravisani, 72 anni, l’ex pilota acrobatico che viveva nella lussuosa villa che si trova alla rotonda tra i viali monsignor Nogara, dello Sport e Marzuttini, sarebbe coinvolto nella morte per overdose di un quindicenne colombiano avvenuta il 23 febbraio a Cartagena de las Indias. Le autorità colombiane hanno spiccato un mandato d’arresto. L’uomo si trova in stato di fermo in una clinica psichiatrica. Contro di lui sono state ipotizzate accuse pesantissime: si va dall’omicidio aggravato allo sfruttamento della prostituzione, dal possesso di sostanze stupefacenti alla pornografia infantile. Tutto ciò trapela dalla stampa di Bogotà. L'ordine di arresto sarebbe arrivato in seguito ai risultati delle analisi sul corpo del ragazzo e sui restanti elementi probatori. Ma l’ambasciata italiana a Bogotà invita alla prudenza: «La situazione ha ampi margini di incertezze, l’unica cosa provata è la detenzione di stupefacente». Il ragazzo era deceduto in ospedale, dopo essere stato soccorso nell'appartamento di Pravisani per un'overdose di cocaina.


Emendamento alla legge
Cacciatori a pagamento
Interviene la Lega

Pordenone Un emendamento alla legge regionale sulla caccia - la cui modifica è attualmente bloccata a causa di un ricorso che pende al Consiglio di Stato - per consentire ai neocacciatori aspiranti a diventare soci di riserva di poter praticare l’attività venatoria. È quanto annunciato dalla Lega Nord che sta predisponendo il provvedimento che sarà presentato in Consiglio regionale dal capogruppo Danilo Narduzzi in accordo con l’assessore all’Agricoltura Claudio Violino. A farsi promotore dell’emendamento è Enzo Bortolotti, segretario del Carroccio pordenonese. «A causa di una situazione amministrativo-burocratica - spiega Bortolotti, lui stesso cacciatore - molti giovani aspiranti-soci delle riserve situate nei territori in cui risiedono sono penalizzati poiché non possono esercitare l’attività venatoria se non pagando un permesso giornaliero, che spesso e superiore anche ai cinquanta euro, alle riserve stesse. Si tratta di neocacciatori che hanno fatto tutti gli esami previsti dalla normativa e che sono in attesa di essere assegnati alle rispettive aree riservata alla caccia». Ma la legge regionale 6 che regola la materia è stoppata in attesa dell’esito di un ricorso al Consiglio di Stato. La Lega attraverso l’emendamento intende dare la possibilità ai neocacciatori di poter esercitare senza il pagamento del permesso giornaliero. «Secondo le nostre stime - aggiunge Bortolotti - in regione ci sono oltre mille persone in attesa che la normativa si sblocchi e quindi impossibilitati a usare le doppiette». E proprio in attesa della modifica complessiva della legge regionale, il provvedimento leghista sbloccherebbe la situazione. «Si tratta - precisa ancora il segretario provinciale e sindaco di Azzano Decimo - di ripristinare una situazione di pari opportunità. Con la modifica legislativa d’urgenza i neocacciatori potrebbero entrare nelle riserve e cacciare. È sufficiente che siano accompagnati dal cosiddetto "tutor", cioè da un cacciatore anziano. Ma non sarebbero obbligati a dover pagare ogni volta che intendono andare a caccia».


COPPA UEFA Alle 20.45 al "Friuli"
Udinese - Zenit gara per la storia

Udine Lo Zenit San Pietroburgo non ha mai vinto contro una squadra italiana, solo due pareggi e due sconfitte. Il loro allenatore, l’olandese Advocaat nel belpaese ha rimediato solo sconfitte. Numeri fausti per l’Udinese, ma che dovranno essere confermati dall’inappellabile verdetto del campo questa sera. In Friuli c’è aria di "serata magica". Gli ottavi di finale sono un record eguagliato nelle competizioni europee da parte dei bianconeri, recentemente classificati al trentaquattresimo posto fra le formazioni più forti del mondo. In tutto l’ambiente c’è la sensazione che con un risultato positivo contro lo Zenit al "Friuli" (cioè senza subire gol) l’Udinese possa approdare ai quarti di finale, record storico per il club. La prevendita è stata un po’ fiacca, ma già dal pomeriggio i tifosi hanno perso d’assalto le biglietterie.


LA LETTERA
Caro assessore Rosolen metta l’Università di Udine in condizioni di competere alla pari con Trieste
di Arnaldo Baracetti (*)
«La Fondazione unica nella migliore delle ipotesi è un’operazione di immagine»

L’assessore all’Università della Regione – in margine all’inagurazione dell’anno accademico dell’Ateneo friulano - ha candidamente dichiarato che se l’Università di Udine è sotto finanziata non sono affari suoi e che «i bilanci vanno fatti con i soldi che si hanno in cassa e non con quelli che si ritiene di dovere avere». Si tratta di una accusa gratuita non solo al Rettore dell’Ateneo friulano, ma a tutta la comunità universitaria dopo tutti i sacrifici fatti e che si dovrannno fare e dopo una manovra di rientro, operata nelle ultime settimane dal Senato accademico, di ben 11 milioni di euro. Per quanto riguarda, invece, l’accusa di «fare i bilanci con i soldi che non si hanno», rileviamo che,mentre il Rettore Compagno sostiene giustamente che per competere con l ‘ Università di Trieste, nel merito e nella qualità, bisogna partire anche da una stessa linea di partenza (perequazione prima della “gara” ), l’assessore sostiene una ben strana posizione. E cioè che le differenze, alla partenza, non la riguardano. Delle due l’una: o la questione universitaria (compresa la perequazione che riguarda Udine) è tutta materia statale ma allora non si capisce che cosa ci stia a fare un assessore regionale all’Università o, se un Assessore regionale vuole esserci, si prenda anche parte delle responsabilità della perequazione. La tesi dell’Assessore mette in evidenza una debolezza dell’intero suo mandato. Per spendere i 6 milioni di euro di cui ha parlato il Presidente Tondo basta infatti, ed avanza, la struttura che c’è e non serve nemmeno un Assessorato all’Università, basta la Cultura o altro che già c’è. La fondazione unica, a questo punto, nella migliore delle ipotesi, è solo un‘operazione di immagine e, nella peggiore, un vero e proprio carrozzone. Anche se si vuole mettere in piedi con l’obiettivo di condizionare e ridurre l’autonomia e l’identità dell’Università del Friuli. Che, invece, a norma dei suoi compiti istituzionali definiti dalla apposita legge dello Stato, deve operare soltanto a favore del Friuli e del suo sviluppo economico, sociale, linguistico e culturale. Circa l’esigenza assoluta che lo Stato annulli o fortemente riduca i gravissimi tagli finnziari apportati all’Università di Udine,tra le più eccellenti d’Italia, perché l’Assessore Rosolen e lo stesso Presidente Tondo non intervengono con decisione sul Governo nazionale, sul Presidente Berlusconi, sulla ministra Gelmini? E se non lo fanno loro,in questa vigilia della distribuzione dei famosi 500 milioni di euro tra le Università più virtuose e bisognose d’Italia, perché tali passi non vengono fatti insieme da tutti i parlamentari del Friuli? Altre volte ciò è stato fatto e con risultati positivi per la nostra gente e la nostra terra... (*) presidente Comitato per l’autonomia del Friuli


Il quattordicenne friulano sarà curato a Milano
Si muove Veronesi Riccardo torna a casa

Udine (a.m.) A fine settimana Riccardo Rinaldi torna a casa e, in seguito, non sarà più necessario volare in Texas, ma potrà essere curato a Milano. Questo grazie agli stretti contatti che intercorrono tra il massimo responsabile dell'Md Anderson di Houston e Umberto Veronesi dell'Istituto nazionale tumori lombardo. Si sta quindi prefigurando la previsione ipotizzata da Mauro Ferrari, lo scienziato udinese che continua a seguire il quattordicenne di Plasencis con grande affetto e che sicuramente ci ha messo molto del suo per favorire questa situazione. E’ davvero significativo lo spirito che anima i medici texani, visto che il trasferimento in Italia va contro gli interessi economici dell'Md Anderson, ma solleva Ricky e la famiglia da non pochi disagi. Sebbene i costi di ricerca, costruzione e fornitura del farmaco rimarranno con ogni probabilità a carico di papò Claudio e mamma Lucia (da cui la raccolta di fondi avviata un po’ ovunque in regione sul conto intestato ai genitori Claudio Rinaldi e Lucia D’Antoni presso la Banca di Udine sede di Paderno, codice Iban IT86M0871512300000000714504) ed entrambi dovranno stabilirsi a Milano accanto al figlio per garantire la quotidianità delle sedute di radioterapia, il fatto di non essere troppo distanti da casa alleggerisce infatti di molto la situazione logistica. Nel frattempo a Houston i ricercatori individueranno un farmaco biochemioterapico in base alle risultanze degli esami istologici sui reperti portati dall'Italia.


LATISANA
Altri soldi per gli allagamenti del maggio 2007

La Regione ha assegnato ieri al Comune di Latisana risorse finanziarie per 1 milione e 785 mila euro per far fronte ai danni conseguenti gli eventi alluvionali del 26 e 27 maggio 2007. L'assessore alla Protezione civile, Vanni Lenna, ha firmato il decreto che consente l'assegnazione di un ulteriore contributo per fronteggiare i danni subiti dalle imprese e dai privati a causa dell'ondata di maltempo che colpì il Latisanese 2 anni fa. In totale, le risorse assegnate al Comune per rispondere alle istanze dei soggetti privati raggiunge i 3 milioni e 895 mila euro, cifra che garantisce la copertura del 70% del danno segnalato dai privati cittadini e dalle imprese. Con un altro provvedimento l'assessore Lenna ha assegnato 500mila euro affinché il Comune possa proseguire nell'opera di sistemazione dei canali e fossi per ridurre il rischio di allagamento dei centri abitati. Il finanziamento va ad aggiungersi a quello già assegnato nel luglio 2008, pari ad 1 milione di euro per iniziare l'opera di sistemazione idraulica dei canali Massile, Orteis, Fossalon e Latisanotta.


FIERA DI UDINE
"Young", un caleidoscopio di opportunità in mostra per aiutare i giovani ad immaginare il loro futuro

Una grande bussola, moderna, interattiva e molto sensibile alle tante e disparate direzioni che ognuno di noi prende affrontando il futuro per scoprire, cammin facendo, propensioni, talenti, passioni, opportunità personali e professionali: una metafora che descrive in sintesi i molteplici percorsi e l’offerta materiale e anche quella intangibile di YOUng – Future For You, il Salone dei prodotti e dei servizi per le nuove generazioni dall’istruzione alla formazione diffusa ai consumi culturali che prende il via oggi a Udine Fiere. L’apertura con i saluti inaugurali è fissata alle 9 in sala Bianca: tra le autorità interverrà l’assessore regionale all’Istruzione Roberto Molinaro. Densissima l’agenda di eventi, mostre e laboratori che ogni giorno, fino a sabato, con orario continuato (9-18), offriranno ai giovani, agli alunni e agli studenti delle scuole - dalle materne fino all’università – di incontrarsi, confrontarsi, informarsi e sperimentarsi su diversi livelli e progetti di formazione e informazione. Organizzato da Udine e Gorizia Fiere e dall’Università di Udine, con il contributo della Fondazione Crup, la collaborazione della Cciaa di Udine e il patrocinio di Provincia e Comune di Udine, il Salone ha tre macro "declinazioni": Education YOUng (con giornate che avranno come filo conduttore i temi dell’energia, dell’elettromagnetismo, della superconduttività e del tempo), Travel & Sport YOUng. La sezione Education YOUng esprime al meglio la presenza propositiva dell’Università che proprio nel contesto del Salone YOUng propone la 19. edizione della Giornate di diffusione culturale che avranno come filo conduttore i temi dell’energia, dell’elettromagnetismo, della superconduttività e del tempo. La sezione Travel & Sport YOUng dove il Viaggio è scoprire, capire, imparare e dove una selezione di prodotti e servizi “a tema” declinerà “l’universo del viaggio” nelle sue molteplici forme. Nello Sport, inteso come momento formativo, di socializzazione e di aggregazione, si susseguiranno infine test, allenamenti, simulazioni, filo diretto on-line con allenatori e tecnici. Tra gli appuntamenti in scaletta oggi, alle 13.30 il primo... viaggio è nel mondo dell’energia: riflessioni dal corso di Alta formazione Ege – Esperto in Gestione dell’Energia curato dall’Università di Udine nell’ambito del programma Fixo.

AMBIENTE
Elettrodotto Redipuglia-Udine Teghil replica a Martines

TOLMEZZO
Magneti Marelli garantisce sul futuro di Automotive

PROVINCIA
Passa il piano del personale Taglio ai costi di 400mila euro

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Concludiamo con la prima pagina de Il Piccolo

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TRAFFICO PESANTE IN PICCHIATA
In crisi pure Autovie Sull’A4 in febbraio -23% di camion
Pochi Tir in arrivo dall’Est Europa E Geox vende la fabbrica in Romania

TRIESTE La crisi si sente anche in autostrada. Nel mese di febbraio il numero di Tir in viaggio lungo l’A4 tra Trieste e Mestre è diminuito del 23 per cento rispetto allo stesso periodo dell’altr’anno. Il dato si assomma a un gennaio in cui la flessione del volume del traffico pesante era stata del 15 per cento. Calano i transiti e calano, di conseguenza, anche gli incassi della concessionaria della tratta, Autovie Venete. Pesa il ridimensionamento del traffico di camion provenienti dall’Est europeo, dove la situazione economica è particolarmente difficile. Un esempio: Mario Moretti Polegato (Geox) sta per vendere una sua fabbrica in Romania.


LA PROPOSTA SPACCA LA MAGGIORANZA. FONDI DESTINATI ALLA POVERTÀ ESTREMA
Una tantum sui ricchi: idea del Pd, Bossi ci sta
Franceschini: «Prelievo dai redditi superiori ai 120 mila euro». Critico il Pdl: «Assurdo»

di GABRIELE RIZZARDI
ROMA Tassare i redditi più alti, a cominciare da quelli dei parlamentari, per aiutare chi è in difficoltà. Dopo l’assegno per chi perde il lavoro, Dario Franceschini lancia una nuova proposta anti-crisi: far pagare a chi guadagna più di 120mila euro un contributo straordinario, pari a due punti di Irpef, per aiutare i cittadini che già si trovano nella soglia di povertà. «Mettiamo nel 2009 almeno 500 milioni per il volontariato e i Comuni. In questo modo si potrà contrastare la povertà estrema. Chiediamo a circa 150-200 mila persone con redditi alti di farsi carico di chi non ce la fa», spiega il segretario del Pd, che chiede al governo di riprendere la lotta all’evasione fiscale e di reintrodurre subito misure come la tracciabilità dei pagamenti.L’idea raccoglie il plauso di Pier Ferdinando Casini, di molti amministratori locali (ma non al governatore Renzo Tondo che la bolla come una «proposta con beneficio d’inventario», ndr) e dei sindacati, piace a Umberto Bossi e spacca il Pdl. «Questo può anche andare bene. In un momento di crisi chi ha di più è bene che contribuisca», dice il leader della Lega. E il capogruppo alla Camera, Roberto Cota, fa capire che la proposta finirà sul tavolo di Berlusconi: «Bossi ha affermato che bisogna aiutare chi è in difficoltà. Ma i provvedimenti non li fanno le battute di Franceschini, li fa il governo». Ad apprezzare l’inizitiva di Franceschini è invece il leader dell’Udc, Casini: «È giusto che i redditi dei ricchi diano un contributo di solidarietà nei confronti di chi ha più bisogno perché vengano garantiti i servizi sociali del Paese».La proposta messa in campo dal Pd, che sarà trasformata in un provvedinmento da portare in Parlamento, sarà presa in considerazione dal governo? Difficile immaginarlo anche perché nella maggioranza la disponibilità di Bossi non trova seguito. Il ministro della Funzione pubblica, Renato Brunetta, risponde con una alzata di spalle: «Pd chi? Non conosco nessun Pd». Ed anche da Forza Italia e An arrivano commenti sprezzanti. Maurizio Gasparri accusa Franceschini di fare «solo propaganda», mentre per Daniele Capezzone il Pd vuole inseguire i «vecchi slogan» della sinistra: «Le tasse in Italia sono altissime e il tema non è quello di spaventare e castigare le fasce più elevate, ma, semmai, quello di indurre chi sta meglio e può permetterselo a spendere di più».Quel che è certo è che l’idea di un’una-tantum per aiutare chi sta peggio spiazza, soprattutto, i cattolici del centrodestra. E Maurizio Lupi, lo conferma. La Lega appoggia il Pd? «Non è una proposta di governo, non è nel nostro programma e quindi le sensibilità possono essere diverse. Le confronteremo. Bossi la pensa in un modo e io in un altro, ma non è mica un problema», risponde il vicepresidente dei deputati del Pdl. Enrico Letta (Pd) coglie al volo la mezza disponibilità e spiega che nel centrodestra c’è un’ala riformista con la quale sui deve «dialogare». A difenedere la proposta, che Franceschini illustra al termine di un incontro con le associazioni che si occupano dei più deboli (Caritas, Sant’Egidio e altre), sono tutti gli esponenti del Pd. Pierluigi Bersani parla di una proposta «realistica», mentre Anna Finocchiaro spiega che la misura è stata pensata in tempo di crisi per aiutare «chi sta peggio». Di una proposta «giusta e opportuna» parla anche il sindaco di Bologna, Sergio Cofferati, mentre per il segretario di Rifondazione Comunista, Paolo Ferrero, l’una-tantum sui redditi più alti si riduce a una «elemosina di Stato».


”IVAN IL TERRIBILE”, DA SEMPRE SOSPETTATO PER I CRIMINI DI SAN SABBA
La Germania riapre il caso del boia della Risiera
Mandato di cattura contro John Demjaniuk. Potrebbe ripartire l’inchiesta di Trieste

TRIESTE La Procura di Monaco di Baviera ha riaperto il caso di «Ivan il terribile», il criminale di guerra nazista che ha agito come aguzzino nei lager di Treblinka e di Sobibor ma la cui inquietante presenza è stata segnalata anche alla Risiera di San Sabba a Trieste. I magistrati bavaresi hanno emesso ieri un mandato di cattura contro John Demjaniuk, 88 anni, residente a Cleveland.


GLI ERRORI DELLA CHIESA IN BRASILE
QUANDO L’ABORTO ASSOLVE LO STUPRO di FERDINANDO CAMON

È entrata nel nostro cervello e non ne uscirà più la notizia, tristissima, venuta dal Brasile, che ha per protagonista una bambina di 9 anni: è stata stuprata dal patrigno, s'è trovata incinta di due gemelli, e i medici l'han fatta abortire. Conclusione: è piombata la scomunica della Chiesa Cattolica su lei, la madre, i medici. L'arcivescovo di Recife ha avuto parole durissime: «Questo aborto è un doppio assassinio». Si domanderà: perché scomunica alla madre e non al padre? Perché la madre è favorevole all'aborto, il padre no, quindi questa angosciosa vicenda ha spaccato anche la famiglia.In Brasile la legge autorizza l'aborto in due casi: quando c'è uno stupro e quando c'è pericolo di vita. Qui, secondo i medici, ambedue i casi ricorrevano insieme. Dunque l'aborto è legale. Ma l'arcivescovo ribatte: «La legge divina è al di sopra della legge umana e quando la legge umana va contro la legge divina, perde ogni valore». Il Vaticano si è detto d'accordo col suo arcivescovo. La direttrice dell'ospedale, cattolica devota, ha dichiarato di essere «orgogliosa per questa scomunica». Il ministro della Sanità ha confessato di «provare pena per l'arcivescovo».La notizia trasmetteva dunque un'accusa alla Chiesa Cattolica e l'accusa sembrava non ricevere risposta. Sulla stampa non ho visto nessuno domandarsi se l'aborto sia sempre e comunque la soluzione più umana e più saggia nei casi di stupro, se lo stupro vada sempre cancellato cancellando il suo risultato, quando questo risultato sia l'inizio di una vita. Ma proprio nel giorno in cui la notizia esplodeva sui media, Sky mandava in onda un film-capolavoro, quattro stelle, che interpretava perfettamente l'impostazione cattolica. Il film, «La promessa dell'assassino» di David Cronenberg, passa per una storia sulla mafia russa a Londra e invece, rivisto nel giorno in cui la notizia dell'aborto con scomunica girava per giornali e tg, appariva tutt'altra cosa: la storia dello stupro su una minorenne, da cui nasce una bambina che tutti vorrebbero sopprimere, anche la madre, e che invece sopravvive per l'amore di una sconosciuta. La bambina, figlia dunque di una madre-ragazzina che non voleva metterla al mondo e di un padre stupratore, boss cinico e amorale da cui partono gli ordini per gli efferati delitti della mafia, è l'happy end, la morale positiva, il riscatto e il superamento del male.La ragazzina-madre all'inizio del film entra in una farmacia, barcolla, perde sangue, sviene, la portano all'ospedale. Uno speaker legge il suo diario: non accetto più questa vita, non voglio mettere al mondo una creatura che viva la vita che vivo io. All'ospedale la bambina nasce alle 23.12, la madre muore alle 23.14. Per due minuti, la piccola non nasce da una morta.
Il capomafia si mette sulle sue tracce, la neonata è la prova della sua violenza sessuale su una minorenne, la cerca in clinica, nell'abitazione dell'infermiera, manda uno scagnozzo a rapirla, ma alla fine i malvagi ricevono il salario del peccato, mentre la piccola trotterella per la casa dell'infermiera che l'ha adottata, e le ritornanti parole della madre, «vorrei vivere una vita migliore», dicono che la piccola «è» la madre, rinata in una vita finalmente umana. Lo stupro è redento dall'innocenza della vita che ricomincia da zero.La soluzione raggiunge quella purificazione dei sentimenti che Aristotele chiamava catarsi, che è pagana ed è cristiana. Ma la catarsi ha bisogno che il colpevole venga punito. Nella notizia brasiliana, la scomunica lanciata a tutti tranne che allo stupratore, con la spiegazione che «lo stupro è un peccato meno grave dell'aborto», non può dar pace ai lettori, cattolici e non. Nelle bambine stuprate che abortiscono lo stupro non è un peccato «meno grave dell'aborto». È il motore dell'aborto. Stupro-aborto formano un male unico di cui la bambina è la prima vittima, e il maschio il vero, completo autore.Ferdinando Camon(fercamon@alice.it)


SINDACATI CONTRO LA LEGGE
I medici: obbligati a denunciare i clandestini

ROMA Il disegno di legge sulla sicurezza preoccupa «seriamente» i medici: specie «l'obbligatorietà della denuncia» di un immigrato clandestino, senza tenere conto dei rischi per la salute pubblica e a livello personale e professionale. Per il momento sperano non ci sia bisogno di scioperare ma sono pronti a una battaglia legale usando tutti gli strumenti a disposizione: fino «alla Corte di giustizia Ue passando per quella Costituzionale».Questa la linea delle diverse sigle sindacali dei medici (Anaao Assomed, Cimo Asmd, Aaroi, F Cgil, Fvm, Federazione Cisl, Fassid, Fesmed, Uil Fpl), messa a punto ieri a Roma. Il nodo della questione (corre sul binario dell'introduzione del reato di clandestinità e dell'obbligatorietà di denuncia), al quale i sindacati si oppongono, riguarda specie l'approvazione di un emendamento della Lega Nord, cioè l'abrogazione del divieto di denuncia d’immigrati clandestini all'autorità giudiziaria (art. 35 del decreto legislativo del 25 luglio 1998, n. 286). Così, insorgono i sindacati, il medico di enti pubblici ed enti convenzionati con il Servizio sanitario nazionale è «obbligato a denunciare», anche solo se dovesse avvertire «il fumus di reato» e a denunciare dovranno essere tutti i dipendenti. La situazione potrebbe generare un effetto a catena con «una babele di posizioni differenti all'interno della stessa struttura» (i dipendenti coinvolti potrebbero essere oltre 120.000) fino alla responsabilità del direttore sanitario. Per il presidente della Fnomceo (Federazione nazionale Ordini dei medici chirurghi e degli odontoiatri) Amedeo Bianco, che ha inviato una lettera a presidenti e componenti delle commissioni della Camera che stanno esaminando il testo, si dice contrario all'equazione «ti curo poi ti consegno». La situazione per Bianco è «una tenaglia» che rischia di farci percepire come «delatori», con «un vulnus deontologico e professionale ma anche tecnico sul piano della sicurezza».I rischi sono diversi: mancanza di tranquillità dovendo ogni volta scegliere tra seguire il codice deontologico o la legge, nascita di una sanità parallela (ambulatori clandestini), pericolo di un accesso in ritardo in ambulatorio (con rischio di ritorno di malattie scomparse come i focolai di Tbc, già 4.400 casi nel 2005), ripercussioni a livello economico. A livello professionale, ricaduta sull'organizzazione del lavoro (un'ora e mezza per una denuncia) mentre, a livello personale ci si troverebbe esposti all'espulsione dall'Ordine dei medici nel caso non si seguisse il codice deontologico o a un reato penale nel caso non ci si rivolgesse all'autorità. Solo tra Roma e Milano c'è una diminuzione di stranieri ora presenti del 10% che arriva al 50% in alcune zone del Nord. Il deputato del Pd Jean-Leonard Touadi, parla di «un quadro sconcertante e inumano» che ha già «prodotto un calo di circa il 30% della frequentazione degli ospedali da parte degli immigrati». Il vicepresidente Commissione politiche dell'Ue alla Camera Gianluca Pini (Ln) nota che «i medici pro clandestini sono contro l'orientamento Ue». Il segretario nazionale Anaao assomed (medici dirigenti) Carlo Lusenti: dice «Non siamo forze di polizia».

Slovenia-Croazia mediazione in stallo
Incontro a Bruxelles nessun progresso

Buttata viva da un’auto la lucciola travolta in A4
Era scappata da una comunità di recupero

Costa Crociere 5 navi contro la crisi
Il dg Onorato: nel 2012 vorremmo tornare a Trieste

Fiumi di coca per nomi ”in vista”
Dopo l’arresto di Rinaldo Del Ben l’inchiesta si allarga: altri quattro indagati

TRIESTE Professionisti e rampolli di buona famiglia. Sono nomi in vista quelli finiti nel mirino degli investigatori della Squadra mobile e della Procura. Investigatori che, dopo aver arrestato il commerciante Rinaldo Del Ben, puntano ora ad intercettare gli altri destinatari del fiume di cocaina in arrivo dalla Slovenia. L’indagine coordinata dal pubblico ministero Raffaele Tito promette sviluppi importanti, in grado di far tremare gli ambienti della «Trieste bene» . Almeno quattro persone risultano attualmente indagate e presto, lasciano intuire gli investigatori, arriveranno nuovi arresti. A qualcuno dei professionisti «del giro», tra l’altro, potrebbe non soltanto essere affibbiato il titolo di assuntore, ma anche di spacciatore.


Kipling e quell’anello massonico ritrovato sul fronte dell’Isonzo di PIETRO SPIRITO

di PIETRO SPIRITO«Potrebbe anche essere un anello appartenuto a Rudyard Kipling, per quello che ne sappiamo, senza dubbio lo scrittore era stato da queste parti, nel 1917. Ecco, l’ho trovato qui». Il signor F.G. indica un punto indeterminato tra alcune zolle di terra, lungo l’argine del fiume Judrio, a Vencò, uno dei sette borghi di Dolegna del Collio, a ridosso del confine tra le province di Gorizia e Udine e di quello con la Slovenia.Siamo ai margini dei vitigni immersi nel silenzio della campagna, a due passi dalla casa di F.G., un antico mulino ristrutturato che oggi si presenta come la signorile dimora di chi dopo una vita di lavoro ha scelto una vita ritirata, lontana dai fragori della città.Pochi giorni fa, portando a passeggio il suo cane come ogni mattina tra le brume dei campi, F.G. ha visto luccicare qualcosa sopra un cumulo di terriccio scavato da una talpa. Era l’anello che adesso osservo nel palmo della mano, un anello d’oro tempestato di brillanti con i simboli di una loggia massonica, compasso e squadra sovrapposti a significare l’interazione tra cielo e terra, emblema di un’appartenenza di secondo grado alla corporazione dei Costruttori, un gioiello realizzato a Birmingham nei primi anni del Novecento. F.G. adesso cammina assorto intorno alle zolle di terra, come se da là sotto potesse spuntare qualche altro tesoro. Provo a scavare nel terreno umido con le mani, e tiro fuori un bossolo da moschetto ’91. Qualche altro assaggio di scavo qua e là e saltano fuori schegge arrugginite di granata, frammenti di ferro, briciole di quello che in questo punto, novantadue anni fa, doveva essere stato un inferno di fuoco. «Si trovano ancora un sacco di reperti della guerra - osserva F.G. - è quasi incredibile che a tanti anni di distanza, con tutti i cambiamenti e i lavori nella zona si possa trovare ancora tanto materiale». «Ed è strano trovare l’anello di un appartenente alla massoneria britannica proprio in questo punto», aggiunge F.G., ricordando che qui, durante la prima guerra mondiale, operavano contingenti britannici a fianco di quelli italiani.Per esempio a qualche chilometro dal punto in cui ci troviamo, a Dolegnano, c’era un ospedale allestito dalla Prima unità del Croce rossa britannica, diretta da George Macaulay Trevelyan, lo stesso ospedale inglese di cui parla Hemingway in ”Addio alle armi”. E in questa zona, nella tarda primavera del 1917, tra i vari corrispondenti inviati al fronte era passato anche Rudyard Kipling, allora 52enne, che, come noto, aggiunge F.G., «era massone della Loggia Hope and Perseverance di Lahore».Kipling era arrivato in Italia nel maggio del 1917, su invito dell’ambasciatore sir Rendell Rodd, che con l’idea di favorire i rapporti diplomatici tra la Corona britannica e l’Italia aveva proposto che noti scrittori inglesi fossero inviati sul fronte italiano per scrivere articoli, reportage e opuscoli sui combattimenti e sui rapporti fra le truppe italiane e quelle britanniche.Mentre a Dolegnano funzionava l’ospedale della British Red Cross, nella zona del Vallone di Gorizia erano stanziati i reparti della Royal Garrison Artillery, con dieci obici da 152 millimetri Howitzer puntati contro la fortezza Hermada a quota 323, ultimo sbarramento sulla via di Trieste per i fanti della Terza Armata. Il paesaggio allora era molto diverso da quello che appare oggi: agli occhi dei soldati si apriva un’infilata di terreni collinari e pianeggianti aridi e sconvolti dalle esplosioni, senza un filo d’ombra, con la case dei borghi ridotti a macerie, attraversati dalle trincee e dai cunicoli dove migliaia di uomini vivevano come formiche. La guerra era uno spettacolo che non dava tregua, notte e giorno. Scriverà Freya Stark, la grande esploratrice morta ad Asolo nel 1993 e che nell’autunno del 1917, alla vigilia della disfatta di Caporetto, lavorò come infermiera all’ospedale di Dolegnano: «Lungo tutta le linea è un continuo lampeggiare di luci: rossastre e brevi dello scoppio di granate, lunghi bengala pallidi in sospeso per dei minuti, come nuovi pianeti».Nelle immediate retrovie è un caos di camion, auto, cavalli, veicoli di ogni genere impegnati in ogni tipo di attività, truppe che vanno e vengono dal fronte, file di prigionieri. A Dolegna del Collio, dove è stato allestito un Ristoro, e all’ospedale di Dolegnano, arrivano in continuazione soldati feriti spesso in modo orribile. Ricorderà ancora Freya Stark: «È un conforto poter parlare italiano e conoscere cosa i poveri ragazzi pensano, cosa vogliono. Non è solo questione di lingua, quanto il punto di vista, che a me è familiare ed è invece estraneo alle altre infermiere inglesi...così che loro e i pazienti sembrano spesso muoversi in due differenti mondi». Ma fra i militari britannici e gli italiani i rapporti sono comunque amichevoli. Gli artiglieri di sua maestà chiamano ”Johnny” ogni italiano che non conoscono per nome, gli italiani sono incuriositi dai ”tipi inglesi” con i loro modi spicci.Mentre cammino assieme a F.G. lungo l’argine del fiume Judrio che scorre nascosto da qualche parte poco più in là, osservo di nuovo l’anello d’oro con i simboli della massoneria, e provo a immaginare come sia potuto finire qui.Era senza dubbio di un soldato o di un ufficiale britannici, e la suggestione ispirata alla presenza da queste parti di Rudyard Kipling è solo una delle infinite possibilità evocate da un oggetto che da solo può aprire inattese finestre sul passato.Quando Kipling visitò questi luoghi per scrivere i suoi reportage era un uomo stanco e avvilito dalla morte del figlio John nella battaglia di Loos due anni prima. Le sue cronache sarebbero diventate uno dei documenti più vivi del macello sul fronte occidentale e dell’Isonzo. Davvero potrebbe essere stato qui, dove frammenti di antiche granate danno una rilevanza concreta, tangibile, alla violenza di tanti anni fa? «In fondo - dice all’improvviso F.G., come a rispondere alla domanda rimasta in sospeso - non è poi così importante saperlo. Kipling o meno, è questo che ci racconta l’anello: qui ci sono stati combattimenti violenti, truppe britanniche e italiane hanno operato fianco a fianco, poi c’è stata la ritirata di Caporetto, e qui tanta gente è morta ed è rimasta ferita». «Pensi a quanto dolore c’è dentro questo anello», conclude F.G., mentre gli restituisco l’antico, misterioso gioiello, calando il sipario della memoria sulle scene appena evocate. E il silenzio della campagna torna a coprire i campi di Dolegna del Collio.


Ex studente fa strage al liceo: 16 morti
Diciassettenne spara su docenti e alunni a Stoccarda, poi si uccide

ROMA «Non siete ancora morti tutti?». La voce fredda che rimbomba nell’aula, poi ancora spari, ancora sangue. E’ di 17 morti il bilancio complessivo della strage in un liceo vicino a Stoccarda e della successiva sparatoria durante la quale il killer, un ragazzo di appena 17 anni ex studente della scuola, si è tolto la vita. Un incubo di tre ore e mezzo che ha sconvolto la Germania. La prima telefonata d’emergenza è arrivata alla centrale di polizia alle 9.33, dopo che il giovane killer, vestito con una tuta mimetica nera del Ksk, le forze speciali tedesche, era entrato in due classi del liceo tecnico Albertville Realschule di Wennenden sparando all’impazzata. Dopo avere ucciso 10 allievi tra i 14 e i 15 anni e tre insegnanti, è scappato e ha ammazzato un’infermiera davanti a una clinica psichiatrica. Poco dopo ha bloccato una Sharan di passaggio su cui ha proseguito la fuga. L’epilogo è avvenuto tre ore e mezzo dopo, in un concessionario di auto di Wendlingen, a una trentina di chilometri dal liceo, dove si è barricato dopo aver ucciso altri due passanti e dove si è tolto la vita durante uno scontro a fuoco con la polizia.Si è chiusa così una caccia all’uomo a cui hanno partecipato un migliaio di agenti, con elicotteri e cani. Oltre ai 17 morti complessivi, si contano sei studenti, cinque passanti e due poliziotti feriti. Molti parenti delle vittime sono stati ricoverati in stato di choc. Il killer è stato identificato come Tim Kretchmer, del vicino paesino di Weiler am Stein, diplomatosi nel 2008 proprio nel liceo della strage, un patito di pingpong che i compagni descrivono come un tipo tranquillo, con buoni voti a scuola. Non si conosce il motivo della sua follia omicida, ma nei due minuti della mattanza tra le aule sembrava un invasato.«Ancora non siete morti tutti?» ha urlato rientrando in un’aula dove ha poi ucciso una tirocinante che faceva scudo a una studentessa. Una delle ipotesi è che mirasse in particolare alle ragazze. «È strano che siano donne, otto studentesse e due insegnanti, la gran parte delle vittime» ha detto in conferenza stampa il ministro dell’Interno del Baden-Württemberg, Heribert Rech. Risulta inoltre che il killer abbia mirato alla testa dei suoi compagni, cogliendoli di sorpresa: il ministro ha riferito che alcune delle vittime sono state trovate sedute ai loro banchi con ancora la penna tra le dita. Il capo della polizia del Baden-Württemberg, Erwin Hetger, ha visto i cadaveri nelle aule e ha parlato di «scene raccapriccianti». Secondo il funzionario, la spietata freddezza e la brutalità con cui è stata compiuta la strage dimostrano che il killer «era deciso ad abbattere chiunque si fosse trovato davanti».Nella sua casa la polizia ha trovato 16 armi di proprietà del padre, un imprenditore di successo che frequentava un poligono, tutte regolarmente denunciate.Il cancelliere tedesco Angela Merkel, ha affermato che è «un giorno di lutto» per tutta la Germania, a causa di un crimine «orrendo e incomprensibile». «Siamo inorriditi» ha poi detto detto il presidente della Commissione europea José Manuel Barroso. Non è la prima volta che in Germania le scuole sono teatro di sparatorie e quella di ieri è la quarta strage degli ultimi anni. Nell’aprile del 2002 uno studente di 19 anni uccise 17 persone in un liceo di Erfurt, prima di suicidarsi.Monica Viviani


RAPPORTO SULLA SALUTE IN FVG
Alcol, consumi rischiosi per uno su quattro

di MARTINA MILIA
TRIESTE Il 65% dei residenti in Friuli Venezia Giulia considera il proprio stato di salute buono, ma a giudicare dagli stili di vita non si direbbe. Quasi una persona su due è soprappeso, più del 50 per cento non pratica sufficiente attività fisica, una persona su quattro consuma alcol in modo “rischioso”. A rivelarlo è l’ultimo rapporto “Passi” sullo stato di salute della popolazione regionale, elaborato sul monitoraggio eseguito nel 2007.IL CAMPIONE Per rilevare i principali indicatori di salute sono state intervistate 795 persone tra i 18 e i 69 anni selezionate dalle anagrafi sanitarie (il campione è ripartito tra le sei aziende sanitarie regionali) in base ad età e sesso. Il 28% degli intervistati è composto da persone nella fascia 18-34 anni, il 34% da persone nella fascia 35-49 anni e il restante 38% da persone nella fascia 50-69 anni. Le donne sono il 50%, l’età media complessiva è di 45 anni.LA FORMA FISICA Se la forma è sostanza, c’è da immaginare che i residenti del Friuli Venezia Giulia non siano poi così in salute visto che il 40 per cento risulta in soprappeso. L’obesità è ferma all’11 per cento, ma il monitoraggio mostra che quasi una persona su due ha problemi di peso e in pochi controllano il problema attraverso una correzione dell’alimentazione. La dieta per ridurre o controllare il peso è praticata solo dal 26% delle persone in sovrappeso, mentre è più diffusa la pratica di un’attività fisica moderata (84%). La maggior parte delle persone consuma giornalmente frutta e verdura: poco più di un terzo ne assume oltre tre porzioni.ATTIVITA’ FISICA ”In Friuli Venezia Giulia - si legge nel rapporto - si stima che solo una persona adulta su tre (36%) pratichi l’attività fisica raccomandata, mentre il 18% può essere considerato completamente sedentario”. Il restante 46 per cento fa meno di quanto dovrebbe. ”La sedentarietà risulta più diffusa tra i 50-69enni, le donne, le persone con basso livello d’istruzione e con maggiori difficoltà economiche”. Il rapporto non manca di evidenziare consigli utili: ”30 minuti di attività moderata al giorno per almeno 5 giorni alla settimana oppure attività intensa per più di 20 minuti per almeno 3 giorni”.L’ALCOL All’eccesso di peso e alla vita sedentaria si accompagnano altri stili di vita che peggiorano lo stato di salute. Primo tra tutti il consumo di alcol. Il 72% della popolazione tra 18 e 69 anni consuma bevande alcoliche e complessivamente il 25% ha abitudini considerate a rischio (il 13% beve fuori pasto, il 14% è bevitore "binge" e il 5% è forte bevitore). La maglia nera tra i consumatori a rischio va ai triestini dove l’uso smodato di alcol raggiunge una persona su tre (32 per cento degli intervistati).FUMO Anche il fumo è ancora un "vizio" diffuso: il 29 per cento del campione si dichiara fumatore con punte che raggiungono il 38 per cento a Trieste. In compenso i fumatori sono educati: divieti sempre rispettati nel 76 % dei casi, quasi sempre per il 18%.LE CRITICITA’ ”Il problema dell’alcol – analizza l’assessore alle Sanità, Vladimir Kosic – ci preoccupa soprattutto tra la fascia giovanile mentre nelle altre fasce d’età siamo in linea con il dato nazionale. Il caso triestino si lega alla presenza di casi di marginalità dove l’alcol e il disagio diventano problemi correlati”. Riguarda tutta la popolazione, invece, il bisogno di migliorare gli stili di vita. ”Siamo ancora troppo sedentari – aggiunge l’assessore – e il cibo rischia di diventare una soluzione a problemi psicologici. Per questo, oltre allo studio che stiamo portando avanti insieme al Burlo sull’obesità infantile, intendiamo lavorare sulla prevenzione e la cultura di una corretta alimentazione anche con il resto della popolazione”.

Il racconto
La storia e le ipotesi

Champions: fuori anche Inter e Roma
Finisce agli ottavi di finale l’avventura di Inter e Roma in Champions League: nerazzurri battuti dal Manchester United per 2-0, Roma eliminata ai rigori dall’Arsenal.

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