Apriamo con la prima pagina del Messaggero Veneto
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Udine
L’indagine Italease si ramifica anche in Friuli
Nel mirino della magistratura l’ex tesoriere Mian, già rinviato a giudizio per lo scandalo milanese
Danieli truffata per 18,5 milioni Scatta l’inchiesta
UDINE. Dopo lo scandalo milanese che ha coinvolto gli ex vertici di Banca Italease, è scattata anche a Udine l’inchiesta che vede come parte offesa la Danieli di Buttrio, truffata per almeno 18,5 milioni di euro in investimenti in derivati. L’ex tesoriere della Danieli Maurizio Mian, 45 anni, abitante a Gorizia – rinviato a giudizio per lo scandalo milanese – è al centro dell’inchiesta da poco giunta a Udine per competenza territoriale. E’ coordinata dal sostituto procuratore Lorenzo Del Giudice, che ha appena disposto le prime deleghe d’indagine. Il pm milanese Roberto Pellicano aveva chiesto il processo per l’ex amministratore delegato di Italease Massimo Faenza e altri undici tra manager e consulenti della banca.
Si muove anche la Chiesa: varato dalla Cei un fondo di 300 milioni per le famiglie più povere. L’adesione dei vescovi del Nord-Est
Berlusconi: 20 milioni senza lavoro
L’allarme del premier: crisi globale, economia a rischio per due anni.
«Pronti a sforare col debito pubblico»
ROMA. «Le previsioni sono negative e si parla di 20 milioni di posti di lavoro in meno entro il 2010. C’è una grande preoccupazione. L’economia mondiale e quella italiana dovranno affrontare ancora almeno due anni, due anni e mezzo di difficoltà». Per la prima volta Silvio Berlusconi non usa toni rassicuranti e durante la conferenza stampa che si tiene a villa Madama al termine del G8 dedicato al lavoro fa trasparire tutta la sua preoccupazione. Dopo aver chiesto ai media di non drammatizzare la crisi, il presidente del consiglio cambia registro e si dice pronto a sforare i vincoli di bilancio per sostenere l’occupazione: «Tremonti è convinto che quello che abbiamo fatto basta e avanza. Ma io non sono spaventato: se dovessimo sfondare il tetto del deficit e del debito per affrontare spese importanti per fronteggiare la crisi lo faremo».
Passa coi voti Udc una mozione del Pd contro l’allargamento
Fvg, la maggioranza battuta sulla discarica di Trivignano
TRIESTE. No all’allargamento della discarica di Trivignano Udinese. Il consiglio regionale ha accolto una mozione del Pd che impegna la giunta guidata da Renzo Tondo a esprimere parere negativo alle procedure previste dalla legge. La mozione è stata approvata con voto trasversale. Fondamentale il contributo dell’Udc, grazie al quale l’opposizione di centro-sinistra ha scalzato la maggioranza. Teso il clima in aula. A favore si sono espressi Pd, Idv-Cittadini, Sinistra arcobaleno, e, come accennato, Udc. Il voto negativo è giunto da Pdl e Lega Nord, dalla quale, però, si sono dissociati con un’astensione Maurizio Franz e Ugo De Mattia. Ad astenersi sono stati anche Luigi Ferone (Pensionati) e Roberto Asquini (Misto). Negativo il voto della giunta regionale. «Il Pd – ha spiegato Mauro Travanut – ha chiesto che la Regione esprima un parere negativo al progetto della Exe».
Arrestato Chiesa: con lui cominciò Tangentopoli
MILANO. Ha bevuto un caffè in caserma con l’ufficiale che gli ha notificato l’ordine di arresto e poi ha fatto il suo ingresso a San Vittore. Mario Chiesa, il primo degli arrestati dell’inchiesta “Mani pulite”, è finito di nuovo in carcere, 17 anni dopo, per un giro di appalti truccati nel grande affare dello smaltimento rifiuti.
Chiesa adesso ha 65 anni e il suo vecchio debito con la giustizia l’aveva pagato. Il “mariuolo”, come lo definì Bettino Craxi, era stato condannato definitivamente a 5 anni e 4 mesi e nel 2000 (il suo primo arresto è del 1992) ed era poi uscito completamente dalla scena di Tangentopoli. Per i carabinieri di Treviso e per la procura di Busto Arsizio che ha coordinato le indagini, l’arrestato ha invece mantenuto «una personalità criminale». Lui, che di giudici e processi certo si intendeva, era arrivato a minacciare una denuncia se l’azienda a municipalizzata di Voghera non avesse annullato un appalto già assegnato a un’altra azienda. L’appalto viene rifatto e stavolta chi lo vince? La Sem (Servizi ecologici Milano) e la Solarese. I carabinieri intercettano, pedinano, controllano e cosa scoprono? Che l’amministratore unico della Sem è la seconda moglie di Chiesa, aiutata nell’incarico da un figlio di Chiesa (avuto dalla prima moglie). Invece un secondo figlio del “mariuolo” è occupato alla Solarese, che è di proprietà dei fratelli Balestrucci (tutti arrestati). Le persone coinvolte nell’inchiesta sono, in tutto, 27. Otto sono finite in carcere, due ai domiciliari e le altre semplicemente indagate. Le accuse sono di associazione per delinquere finalizzata al traffico e alla gestione illecita di rifiuti, truffa, falso, corruzione e turbativa d’asta. Secondo quanto ricostruito dai carabinieri, al centro dell’affare c’erano i rifiuti provenienti dallo spazzamento stradale. Per legge questi rifiuti vanno trattati prima di essere smaltiti, ma questo non avveniva. Veniva loro assegnato un falso codice e venivano inviati in discariche nelle province di Pavia, di Brescia e di Cremona.I costi che le società pagavano, però, per il pm Luca Gaglio, comprendevano anche lo smaltimento e gli indagati gonfiavano il peso dei rifiuti, in modo da guadagnare ancora di più. Un 10% era dovuto a Chiesa, la stessa percentuale che l’ingegnere era solito chiedere agli imprenditori prima del suo arresto in flagranza di reato, il 17 febbraio del 1992.Il giro d’affari illecito era di 2 milioni di euro. Per i carabinieri, la Sem (cioè la società della moglie di Chiesa) partecipava solo agli appalti e poi “girava” tutto alla Solarese, che era la società operativa. Non solo i rifiuti stradali non venivano trattati, ma Chiesa è stato scoperto a manomettere il peso dei carichi, in modo da ottenere maggiori rimborsi. In questo modo poteva permettersi di partecipare agli appalti e vincerli, offrendo sconti che i concorrenti non erano in grado di reggere. Fra gli arrestati (ai domiciliari) ci sono anche due autisti della società di smaltimento e due dipendenti delle municipalizzate di Voghera e del Bresciano che dovevano sovrintendere ai controlli. Invece chiudevano un occhio perchè Mario Chiesa aveva ripreso l’abitudine di un tempo: distribuire regali. Come faceva quando era presidente del Pio Albergo Trivulzio (fu arrestato per una mazzetta pretesa dall’impresa di pulizie), il “mariuolo” stavolta distribuiva buoni benzina, buoni pasto e buoni per l’acquisto di capi d’abbigliamento, facendo triplicare lo stipendio di chi partecipava al sistema.
LA TRAGEDIA
SE QUESTI SONO UOMINI di GIOVANNI PALOMBARINI
Un importante uomo politico, l’onorevole Massimo D’Alema, tanto tempo fa, di fronte al numero impressionante di disperati che già allora morivano in mare, a un certo punto disse: «Dobbiamo andarli a prendere». Forse fu un’esclamazione dettata dall’emozione per un qualche grave naufragio.Forse fu anche l’espressione di una presa di coscienza, della consapevolezza che di fronte a un fenomeno di carattere strutturale qual è l’emigrazione delle fasce giovanili di alcuni popoli da una parte all’altra del mondo, occorre prender misure adeguate alla natura del fenomeno.Governi di vario tipo si sono da allora succeduti, ma nulla di significativo è successo, salvo l’accentuarsi dell’illusione della chiusura, della logica dell’“Europa fortezza”: dalle leggi Turco-Napolitano e Bossi-Fini fino ai duri pacchetti sicurezza dei nostri giorni.Così oggi il Mediterraneo continua a essere un grande cimitero. Lo sgomento di fronte a tanti morti qua e là non manca. In qualche settore della nostra società vi è la consapevolezza che l’immigrazione non è una questione di ordine pubblico. Si tratta però di settori minoritari, con un peso politico irrilevante. Così, il fatto che la legislazione attuale sugli ingressi, sostanzialmente basata su un impossibile incontro a livello planetario fra domanda e offerta di lavoro, non funzioni e anzi produca di continuo clandestinità, lavoro nero e tragedie non determina un qualche mutamento di politica. Anzi, si dice: per la crisi economica non è possibile consentire nuovi ingressi regolari e gli accordi con alcuni Stati esteri, come la Libia, impediranno gli ingressi irregolari.Eppure il bilancio della politica di chiusura fin qui praticata appare davvero fallimentare. Oggi, nel nostro paese, centinaia di migliaia di stranieri irregolarmente residenti vivono e lavorano, sottoposti a duri regimi di sfruttamento. Coloro che seguono da vicino il fenomeno immigrazione dicono che neppure un quarto dei cittadini stranieri regolarmente residenti è entrato in Italia nei modi previsti come legittimi: fino a oggi la strada “normale” per entrare nel nostro paese è stata quella della clandestinità e quella per poter diventare poi “regolari” è stata quella delle ricorrenti sanatorie.Chi governa, nel riaffermare la linea dura, in sostanza dice che si continuerà così, salvo impedire la regolarizzazione dei clandestini per il pregiudiziale rifiuto di una componente dello schieramento di destra di procedere a nuove sanatorie. Così un numero incalcolabile di badanti, muratori, cuochi, camerieri, venditori ambulanti, raccoglitori di pomodori, uva e olive, e altri ancora andrà avanti come potrà, senza diritti, veri e propri esseri umani di serie C.Se le cose stanno così, di fronte agli avvenimenti terribili di questi giorni viene da chiedersi: quante migliaia di esseri umani dovranno ancora morire di stenti o per annegamento attorno alle coste italiane prima che al problema immigrazione venga data una soluzione civile e umanamente accettabile? Prima che si cominci a discutere seriamente anche a livello politico, senza pregiudizi di tipo ideologico o atteggiamenti bassamente strumentali, di una questione di straordinaria rilevanza, adottando di conseguenza interventi legislativi finalizzati a un governo lungimirante e democratico del fenomeno? Prima che si dica di nuovo: «Andiamoli a prendere»?
MAZZETTE E POLITICA
QUASI SEMPRE RITORNANO di MINO FUCCILLO
A volte ritornano, anzi, quasi sempre. Quasi sempre tornano a galla. Solo a volte tornano nei guai. Ma che fosse per loro così facile e ovvio, questo un po’ sorprende. E poi quale suggestiva connection tra Mario Chiesa, l’uomo della mazzetta occultata nel cesso nel 1992, e i rifiuti sopra i quali campava e mazzettava 17 anni dopo. E però una storia senza morale da trarre e senza indignazione da spargere. E’ invece una storia triste: buoni pasto, buoni benzina e buoni camicia con cui Chiesa e famiglia si compravano altri «italiani che lavorano e tengono famiglia». Una storia con associati all’imbroglio la seconda moglie, il figlio della prima e il cognato. Una storia misera e miseramente normale di gente che fa i soldi ficcando le mani nell’intestino cieco della nostra società spontaneamente incivile. In 17 anni tutto al mondo è cambiato. Non è cambiato “l’ambiente” che produce, sostenta e preserva i Mario Chiesa. Il mariuolo del 1992 lotta e vive assieme a noi, in un mondo immutato dove per i mariuoli c’è sempre posto. In fondo, Chiesa ha solo continuato a fare il suo mestiere e può invocare un’attenuante grossa quanto un alibi: la cattiva compagnia. Quella della società in cui vive.
Apre Vinitaly e battezza il “Friulano”
TRIESTE. Sarà il Ministro per le Politiche Agricole, Luca Zaia, a tenere a battesimo al “Vinitaly” di Verona la nascita del vino “Friulano”. Alla Fiera, l’assessore regionale all’Agricoltura, Claudio Violino, presenterà il nuovo nome del più celebre tra i bianchi del Friuli Venezia Giulia. Per la sua promozione sono in arrivo 10 milioni di euro.
Ma il Friuli può già fregiarsi di due importanti successi: l’assegnazione di due medaglie (1 gran oro e 1 oro) al Concorso Enologico Internazionale Vinitaly 2009. La cerimonia di presentazione del “Friulano” si terrà venerdì 3 aprile. Proprio negli stand veronesi, un anno fa, era stato celebrato il “funerale” del Tocai. L’avventura inizierà domani, con la cena offerta da Turismo Fvg a Verona. E da domani si apriranno le porte della più importante fiera nazionale dedicata all’enologia. La cornice più importante per lanciare la nuova denominazione, dopo anni difficili di polemiche e frizioni che avevano superato i confini della politica per allargarsi al mondo dei produttori. Sulla storica denominazione del vitigno, assegnata in via esclusiva dall’Unione europea all’Ungheria, per alcuni anni è stata intrapresa una battaglia legale da parte di alcuni produttori del Friuli Venezia Giulia, conclusasi il 12 giugno 2008 con un’ordinanza della Corte di Giustizia europea che ha confermato l’illegittimità dell’uso del termine Tocai per designare i vini prodotti in Italia. La denominazione decisa dal Governo è stata quindi “Friulano” per il vino prodotto in Friuli e “Tai” per quello prodotto in Veneto. Il 3 aprile, nello stand allestito dall’agenzia Turismo Fvg Zaia stapperà una bottiglia formato magnum di “Friulano”. La campagna promozionale – è stato annunciato - sarà sostenuta dallo Stato con otto milioni di euro (uno già a bilancio, tre attesi per il 2009 e quattro per il 2010), e dalla Regione. «La vicenda – ha affermato Violino - vissuta da molti viticoltori come un fatto negativo in conseguenza della conclusione avversa alla Regione, si trasformerà invece in una grande opportunità per promuovere il nostro intero settore vitivinicolo e per veicolare al massimo il “Friulano”. Questo marchio deve essere infatti inteso come sinonimo del vino, che nel Friuli Venezia Giulia e nel mondo è il bianco per antonomasia, ma anche – ha precisato - come marchio dell’agroalimentare». Secondo Violino, «questo marchio si rivelerà un’arma preziosa di marketing per esportare il made in Fvg, anche legandolo – ha concluso - a fattori di costume e alle abitudini della gente».Il valore commerciale del vino prodotto in Friuli Venezia Giulia è stimato in oltre cento milioni di euro, con ricadute «ragguardevoli» sull'enoturismo. La stima viene alla vigilia di Vinitaly dal presidente regionale di Coldiretti, Dario Ermacora, che parteciperà oggi proprio nell’ambito della kermesse di Verona, a un evento su questo tema organizzato dall'associazione Città del vino. «L'enoturismo - prosegue Ermacora - è il prodotto di una cultura dell'accoglienza e della qualità, di rispetto del territorio e delle tradizioni che negli anni è maturata all'interno delle imprese vitivinicole e nelle loro forme associative. Ed è anche la trasposizione in chiave vitivinicola del concetto di multifunzionalità che Coldiretti - conclude - vede applicabile al complesso del sistema agricolo».Sonia Sicco
Ecatombe in mare Dispersi almeno trecento clandestini
di MONICA VIVIANI
ROMA. Almeno 300 dispersi, 21 cadaveri recuperati e 363 persone tratte in salvo. Sono i numeri dell’ultima, ennesima, ecatombe del mare consumatasi al largo delle coste libiche. Tre imbarcazioni stipate di migranti di origine africana, sono naufragate a causa dei forti venti dei giorni scorsi. Una quarta “carretta del mare” in difficoltà è stata soccorsa da un’unità italiana: «Una scena così l’avevo vista soltanto in tv», ha raccontato il comandante. In base alle prime ricostruzioni, la sera di sabato 28 marzo i tre barconi sovraccarichi di disperati sono colati a picco in seguito al forte vento. Per il momento sono state tratte in salvo 23 persone mentre di altre 21 sono stati recuperati i corpi senza vita. Secondo quanto reso noto dall’agenzia di stampa egiziana Mena, tutti i clandestini erano diretti in Italia. Pare che le imbarcazioni fossero partite da Sid Belal Janzur, un sobborgo di Tripoli e che siano affondante dopo tre ore di navigazione, 30 chilometri al largo della Libia. I naufragi sono avvenuti vicino ad alcune piattaforme petrolifere, ma la successione temporale degli eventi non è ancora chiara: lunedë le autorità libiche si erano limitate a confermare che tra sabato e domenica erano affondate due navi e che si temevano centinaia di dispersi. Una quarta imbarcazione è rimasta danneggiata poco dopo la partenza. I suoi 363 passeggeri (tra cui anche 15 siriani, 5 indiani, due pachistani e 66 del Bangladesh) sono stati soccorsi e salvati da un rimorchiatore italiano al largo delle coste libiche. Secondo quanto riferito dal comando generale delle Capitanerie di Porto, l’allarme è scattato la sera del 28 marzo e l’intervento di soccorso, condotto insieme alle autorità libiche, si è concluso domenica pomeriggio, quando il barcone è stato rimorchiato fino al porto di Tripoli con tutti gli occupanti sani e salvi. Protagonista dell’operazione di soccorso è stato il rimorchiatore italiano Asso 22, di 75 metri, iscritto a Napoli, che normalmente assiste tre piattaforme petrolifere al largo della Libia. «Il peschereccio – ha raccontato il comandante Francesco Barraco – era pieno zeppo, non c’era uno spazio libero in coperta, ogni angolo era occupato da immigrati e anche all’interno c’erano decine di persone, sembrava una scena di quelle che si vedono soltanto in televisione».L’Asso 22 ha informato dell’accaduto la società armatrice a Napoli nella mattina di domenica, dunque ad intervento ancora in corso, ma alle autorità italiane la vicenda sarebbe stata comunicata solo ieri mattina. «Il Mediterraneo è ormai una trappola mortale» ha detto ieri il segretario generale del Consiglio d’Europa, Terry Davis, lanciando un appello alle coscienze dei governanti europei per fermare i viaggi della disperazione e le continue stragi del mare. Un appello alla solidarietà e alla compartecipazione internazionale è arrivato anche dal ministro dell’Interno Roberto Maroni. «Ma – ha aggiunto – gli sbarchi termineranno il 15 maggio, quando entrerà in vigore l’accordo siglato dal governo italiano con quello libico sul pattugliamento congiunto delle coste».L’alto commissariato delle Nazioni Unite per i rifugiati (Unhcr) ha poi espresso shock e profonda tristezza per quest’ultima tragedia dell’immigrazione. Dal canto loro i vescovi italiani hanno ribadito, per bocca del segretario generale della Cei, monsignor Mariano Crociata, che «chi arriva sul territorio nazionale va accolto, accompagnato, trattato come una persona».
DI NATALE Niente operazione ma la sua stagione è terminata
La decisione dopo il consulto a Barcellona Stasera l’Italia contro l’Irlanda di Trapattoni
Piazza XX settembre per ora resta parcheggio
Auto ammesse fino a tutto il 2009, poi sarà deciso il futuro pedonale dell’area
Udine
La giunta comunale intende interpellare commercianti, associazioni e categorie economiche
UDINE. Per tutto il 2009 il piano rialzato di piazza XX settembre resterà un parcheggio. Poi per decidere il suo futuro il Comune interpellerà commercianti e categorie.
Cartella sanitaria? Nel bracciale
Esperimento già avviato, tra breve riguarderà tutti i reparti
Udine
La Joint commission di Chicago esprime apprezzamento per l’ospedale
UDINE. Un bracciale elettronico per la raccolta dei dati clinici dei pazienti ricoverati in ospedale: è la novità che l’Azienda ospedaliero-universitaria ha cominciato a sperimentare.
D’Aronco: festa di un Friuli incompiuto
di MICHELE MELONI TESSITORI
«Il Friuli realtà compiuta? Dipende tutto da noi friulani, ma non è che i consiglieri eletti in Regione, pur mossi da buona volontà, si battano fino in fondo: prevale la logica dei partiti. Comunque bisogna restare ottimisti, anche se la riforma federalista in Parlamento non promette gran che. Si fa un gran parlare, ma poi nei fatti questa riforma riusciranno a votarla anche gli anti-federalisti. E si dovrà ricominciare da capo». Gianfranco D’Aronco, voce incontestata del Friuli per storia personale e autorevolezza acquisita sul campo, legge cosí, friulanamente circospetto, la ricorrenza del 3 aprile, la festa dell’identità storico-politica che sarà celebrata con una serie di manifestazioni promosse in piú sedi dalle Province di Udine e Pordenone, dal Comune di Buia e dall’Istitût ladin furlan pre Checo Placerean. Lo fa con la prudenza e la cautela tipiche della sua terra, ma anche con la proverbiale tenacia unita alla volontà di affermare «ideali irrinunciabili che ci fanno dire che il percorso non è concluso: bisognerà fare ancora un cammino».La sua lettura del 3 aprile non può prescindere dal fatto storico e dal suo valore politico. Fu vera gloria per la Piccola Patria?Lo fu senz’altro. Fu un momento importante della nostra storia perché segnò la nascita di uno stato federato a un impero. Un’entità istituzionale vera e propria che doveva rendere conto soltanto all’imperatore; uno stato che è durato quasi tre secoli e mezzo, fino al 1420. Il patriarca che era anche il capo politico oltre che religioso del Paese, provvedeva a governarlo, ad approntare la difesa, la giustizia, l’economia; batteva moneta, e disponeva di un vero Parlamento, composto da nobili, ecclesiastici e comunità.L’identità territoriale e politica, quindi, non è in discussione? Non può esserlo. Ricordo che, negli anni in cui si definí lo statuto di autonomia, con don Giuseppe Marchetti predisponemmo una bozza particolare che doveva essere approvata e non lo fu. In essa, su consiglio di Pier Silverio Leight - che non era certo né un friulanista né un testa calda - indicavamo al legislatore che il consiglio regionale si sarebbe dovuto chiamare parlamento friulano proprio a ricordo di quella gloriosa istituzione.Il riconoscimento dunque c’è, anche se lei dice che il Friuli resta un’incompiuta. Ma c’è anche la coscienza dell’identità, se non altro per il martellante lavoro suo e dei piú convinti friulanisti...D’Annunzio diceva che il Friuli sembra lento, ma è pensoso. Io direi che sembrava pensoso, ma è lento. Noialtri vogliamo essere convinti di quello che sposiamo, andiamo avanti adagio adagio, abbiamo paura di sporgerci troppo. In fondo quella di Tiziano Tessitori fu la prima vera spinta in avanti.Lei fu un testimone compartecipe?La proposta maturò nel giugno del ’45, in una riunione della Filologica. Tessitori fu il primo a dire: “Badate, si sta preparando una nuova Costituzione per l’Italia ed è prevista la riforma regionale. Anche il Friuli deve essere riconosciuto”. Partí tutto da lí.E poi?Poi tutto è andato avanti adagio adagio. Lei dunque pensa che si possa e si debba compiere un passo ulteriore?Dipende tutto da noi, in primo luogo dai nostri governanti locali. Gli schieramenti in regione non si determinano su base geografica, ma per colore politico e i consiglieri eletti nelle cirscrizioni del Friuli non è che si battano fino in fondo, perché prevalgono gli interessi partitici.Ma i friulanisti come lei sono ascoltati.E in privato ci danno anche ragione, perché non siamo in gara con i partiti, siamo indipendenti. Ma finisce lí. Abbiamo voluto l’Assemblea delle province friulane (costituita nell’ottobre 2007 da Udine e Pordenone, con Gorizia in stand-by, ndr.) per unire le forze nel comune interesse e ottenere mezzi adeguati dalla Regione, per esempio per superare l’incomunicabilità delle strade lungo il dissestato asse Pordenone-Udine-Gorizia che grida vendetta.C’è, insomma, per il compiersi del Friuli, una debolezza di classe dirigente?Ci lagniamo dei triestini, ma dovremmo imparare da loro che sanno curare bene gli interessi della città. Noialtri siamo considerati una provincia. I nostri udinesi furono poco accorti quando si fece l’accordo per la regione speciale. Accettarono Trieste capoluogo, il consiglio regionale a Trieste, la Giunta a Trieste con tutti gli asessorati a parte quelli degli enti locali e dell’agricoltura che proprio era impossibile strappare al Friuli. In cambio di tutto ai friulani sarebbe spettato il presidente, ma nello statuto non fu scritto e un promessa si può anche non mantenere, come poi si è visto. Insomma, piú di qualcuno ha alzato le mani. Del resto avere un presidente friulano non è una garanzia.Oggi a che punto siamo con la tutela dell’autonomia?Ci devono pensare i friulani, non si può pretendere che altri lo facciano per noi. Ci diamo da fare con molta fatica, Arnaldo Baracetti si lagna del centralismo esistente e persistente, veniamo castigati su piú fronti, dal Friuli innovazione all’università, al Corridoio 5, agli elettrodotti. Altrove mancherebbe poco per reagire con proteste di piazza, ma noi altri siamo quieti.Lei insiste sull’idea che manchi una guida?Ci vorrebbe un leader giovane che abbia le idee chiare e che non cerchi il bene particolare immediato. Ma non lo vedo. Ci siamo accontentati del quieto vivere, di quel che è possibile, ci diamo da fare, siamo uomini di buona volontà, ma servirebbe una spinta.La strada verso la Regione senza piú trattini si è, dunque, interrotta?Quantomeno per il momento.Ma il Paese cerca di andare verso un’assetto federalista?Di federalismo si parla sempre, senza fare passi avanti. La verità è che il Friuli Vg è stato governato fin dall’inizio da persone che non credevano gran che alla Regione e oggi ci ritroviamo con un assetto che piú centralista non si potrebbe. Ma continuiamo a batterci perché crediamo in qualcosa e dobbiamo rispondere solo alla nostra coscienza. È giusto sperare ancora.
UDINE
Un vero boom per gli spacci alimentari
CIVIDALE
In casa di riposo ora arrivano le badanti
TARCENTO
Cade da 8 metri sulla sabbia e si salva
HINTERLAND
Pasian di Prato Protesta per il degrado
Ferriere Nord, salta l’accordo sugli esuberi domani 8 ore di sciopero per ogni turno
Fantoni, orario ridotto per 650 dipendenti
Caffaro, pressioni sul governo per salvare i fondi. L’azienda: situazione drammatica
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Segue la prima pagina de Il Gazzettino, edizione Friuli
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In Consiglio regionale una mozione del Pd passa con i voti dell’opposizione e di parte della maggioranza
Exe, stop politico alla discarica
Contro l’ampliamento a Trivignano anche l’Udc, astenuti i leghisti Franz e De Mattia
A favore del progettola giunta regionale con l’assessore Lenna
Trieste Il Consiglio regionale tenta di bloccare l’ampliamento della discarica di Trivignano Udinese progettato dall’Exe, la società partecipata dalla Provincia di Udine, ed ora in attesa della Valutazione di impatto ambientale (Via) da parte della Regione. Lo ha fatto ieri approvando la mozione presentata dal Pd e con un voto che ha spaccato la maggioranza. Il documento impegna “la Giunta ad esprimere un parere negativo sulla individuazione del sito della discarica a Trivignano, sulla valutazione di impatto ambientale e sulla valutazione di incidenza del progetto della discarica”. A favore, sì di Pd, Idv, Sa e Udc (complessivamente 24 voti), contrari il Pdl e la Lega, da cui si sono dissociati con l’astensione i consiglieri Franz e De Mattia. Astensione anche per Pensionati e Gruppo misto. Naturalmente la mozione non ha potere vincolante nei confronti delle decisioni finali della Giunta, ma rappresenta un’evidente indicazione politica, sebbene in Aula anche l’Esecutivo abbia respinto la mozione. A supporto dello stop, la contrarietà del Comune, il fatto che Trivignano ha già ospitato una discarica da 900mila metri cubi e che l’ampliamento avverrebbe a ridosso del borgo di Clauiano, uno dei borghi più belli d’Italia, e dei vigneti della zona. Per i contrari alla mozione, la considerazione che non spetta al Consiglio dare indicazioni, a maggior ragione ad istruttoria in corso. Per la Giunta è intervenuto l’assessore all’Ambiente Vanni Lenna, descrivendo le caratteristiche del progetto di ampliamento, le sue criticità e positività e giungendo alla conclusione che “per essere persone serie, è necessario attendere che la Commissione tecnica si esprima”. Le premesse di Lenna, però, non hanno eluso la nota politica, ricordando che la fase di transizione tra l’attuale raccolta e smaltimento dei rifiuti e le nuove strategie previste nel costruendo Piano regionale dei rifiuti “richiederà spazi nelle discariche”. Inoltre, ha aggiunto, “se le valutazioni daranno esito positivo, anche tenendo in debito conto della vicinanza del centro abitato e dei vigneti, bisognerà smettere di ragionare sempre in termini di impianti che vanno fatti, ma nel giardino dell’altro”. Per il progetto Exe, 65 mila metri quadri con un ampliamento in sovrapposizione di 40 mila metri, un volume di 865 mila metri cubi e un’operatività di 5-6 anni, le criticità riguardano l’ubicazione, le modalità realizzative e la distanza da abitato e vigneti, anche se a queste ultime “si può porre rimedio con le deroghe date dalla Provincia”. Circa le modalità realizzative, non è a norma la separazione tra discarica esistente e la sovrapposizione, che è prevista con un setto artificiale di impermeabilizzazione anziché con un setto di formazione geologica. Da valutare, inoltre, le conseguenze sui rifiuti sottostanti dei 40 mila metri cubi aggiunti sopra. Su questi punti l’Exe ha presentato volontariamente documentazione integrativa e in questo momento, ha fatto sapere l’assessore, la Commissione Via, dopo aver concluso la prima fase istruttoria, sta attendendo il secondo parere dei soggetti interessati in merito alle puntualizzazioni tecniche. Antonella Lanfrit
A denunciarli un commerciante a cui avevano concesso un prestito. Tassi a oltre il 50 per cento
Usura, stangati tre nomadi
Condanne per 16 anni e mezzo, confiscati i beni che erano sotto sequestro
Udine Sentenza-mazzata per una famiglia di nomadi. Il Tribunale di Udine ha inflitto condanne per 16 anni e mezzo, confiscando camper e auto per svariate decine di migliaia di euro. Una vicenda di usura ed estorsione. Ad accusare padre, figlio e nuora era un commerciante di auto, Alfredo Vogrig, che aveva ricevuto un prestito di 80mila euro. Tra il marzo 2005 e il dicembre 2007 ha versato interessi mensili tra i 3.000 e 2.500 per un totale di 77mila euro, cifra versata solo per gli interessi, calcolati in oltre il 50%.
IN REGIONE
Caccia, il Pdl "spara"sulla riforma leghista
Il capogruppo Galasso:«Così com’è, non possiamo accoglierla»
Trieste E' scontro a muso duro tra Lega e Pdl sulla caccia. Ieri il Carroccio ha presentato la sua proposta di legge sull'attività venatoria, prima che la Corte Costituzionale si sia espressa sui rilievi sollevati dal Governo al provvedimento varato dall'ex giunta Illy. Contro l'iniziativa leghista aveva già tuonato lunedì scorso il consigliere Marin e ieri sera il suo capogruppo Galasso ha ripetuto le critiche. «Abbiamo verificato la proposta della Lega – fa sapere Galasso -. Così com'è formulata non è accoglibile e condivisibile. Li avevano già avvisati: se non si arriverà a profondi cambiamenti ci esprimeremo in maniera difforme». Secondo il Pdl è stata una forzatura illustrare una proposta di legge prima di conoscere la sentenza della Corte Costituzionale. Tuttavia il testo leghista prevede l'abolizione dell'associazione obbligatoria dei cacciatori, prevista invece dalla legge 6, uno dei rilievi di fondo della Consulta. I punti salienti del progetto di legge sono il rafforzamento del ruolo delle Province e la valorizzazione dei direttori dei distretti e delle riserve. Prevista anche una semplificazione normativa, la revisione del dettato sull'aucupio e la riduzione della tassazione annuale, da 100 euro a 80.
NEUROLOGIA
Un progetto per l’ictus: a Udine 400 casi all’anno
Quattrocento persone ogni anno vengono colpite da un ictus (o stroke) nel solo distretto di Udine ogni anno. l’incidenza stimata di ictus perciò, comprendendo i nuovi casi e le recidive, è pari a 2.6 casi per mille persone all’anno. Sono questi gli impressionanti dati preliminari di uno studio finanziato dal Ministero della salute che è in corso al distretto sanitario di Udine. Si è visto inoltre che l’85 per cento dei casi di ictus su base ischemica, cioè dovuto al mancato arrivo di sangue per la chiusura di un vaso arterioso cerebrale mentre il restante 15 per cento ha natura emorragica e dunque conseguente alla rottura di un vaso cerebrale e al suo sanguinamento. Come intervenire di fronte a una patologia con ricadute tanto gravi? L’ictus rappresenta la terza causa di mortalità nel mondo e la principale causa di disabilità neurologica a lungo termine. Metà di coloro che sopravvivono al primo ictus perde la propria autonomia e deve dipendere dagli altri per svolgere le attività di vita quotidiana. E a ciò si devono aggiungere depressione, demenza ed epilessia alle quali può condurre un ictus. Venerdì mattina, nel Salone del Parlamento del Castello di Udine, l’assessore regionale alla sanità, Vladimir Kosic, presenterà le linee della sanità del Friuli Venezia Giulia sul tema nel corso di un convegno, presieduto da Gian Luigi Gigli, che vedrà la presenza di 35 tra relatori e moderatori e a cui sono già iscritti 200 partecipanti. Si confronteranno esperti di diverse regioni italiane e una sessione sarà dedicata alle nuove terapie, tra cui trombolisi venosa e intrarteriosa, stent intracranico e interventi urgenti alle carotidi. Si presenterà l’esperienza del Dipartimento udinese di neurologia nella gestione delle fasi acute dell’ictus (c’è una casistica di 48 trombolisi endovenose sistemiche). E sarà proposto un modello di telemedicina applicato all’ictus, il Reach system nato nel 2003 in Georgia (Usa). Questo sfrutta internet per collegare ospedali periferici e neurologo consulente in maniera da omogeneizzare l’accesso dei pazienti alla procedura di trombolisi nelle zone come la nostra dove siano presenti distanze da colmare.
Legge Seganti l’ora della verità
Il pacchetto Seganti sulla sicurezza e la polizia locale va oggi in Aula in un clima arroventato. Stamani le organizzazioni sindacali confederali di categoria daranno vita a un presidio di protesta davanti alla sede del Consiglio regionale. “Polizia privata? No grazie. Obbligo dell'arma? No grazie”, questi gli slogan che verranno scanditi in piazza Oberdan. Un duro altolà è venuto anche dal presidente dell'Anci Pizzolitto, secondo il quale sono «inaccettabili la riforma e il modello di relazioni con gli enti locali della Regione. Se pensano che sia inutile – si spinge a dire Pizzolitto -, siano coerenti e sciolgano il Consiglio delle autonomie». Da Pizzolitto ha preso le distanze ieri il vicepresidente dell'Anci, il leghista Bortolotti.
Friuli Doc, in forse gli stand austriaci
Udine È a rischio la presenza degli stand austriaci a Friuli Doc. Ancora l’amministrazione non ha preso una decisione definitiva, ma una delle ipotesi allo studio è che gli ospiti di Carinzia e Stiria non siano accolti durante la kermesse (che così sarebbe tutta "made in Friuli") ma in un evento anticipatore ad hoc.
IL CASO
Calcio dilettanti, la Figc regionale pone il vetoalle partite nella giornata del Venerdì santo
Burelli: «Meglio giocare i recuperi in altre date»
Giocare a pallone nel giorno in cui “al’è muart il Signùr”? No, c’è un limite a tutto. E lo pone la Figc regionale rispondendo “picche” per motivi religiosi a quelle società che hanno chiesto di recuperare nel tardo pomeriggio o la sera del 10 aprile. A chi, cioè, ha dimenticato che il 10 è il venerdì santo. Giornata di “magro”, di astinenza e digiuno, non solo dalla carne, ma, in questo caso, anche dal calcio, perché saremo pure uno stato laico, ma l’indole è ancora cattolica. E allora sarebbe quantomeno irriverente che la Federazione, emanazione del Coni, ovvero un ente pubblico a tutti gli effetti controllato da un dipartimento del Ministero per i Beni e le attività Culturali, proponesse spettacoli alternativi alla Via crucis, all’invocazione del Papa e dei vescovi e distogliesse dal momento di riflessione nel giorno della Passione. Di Cristo, non del calcio, che è un’altra cosa. «Mi dispiace – motiva il presidente regionale Renzo Burelli – ma non si può arrivare fino a questo punto. Il Venerdì santo non si gioca per rispetto. L’ideale sarebbe recuperare il mercoledì, ma per quanto possibile lascerò libertà di scelta alle società, entro certi limiti e tenendo conto che in quei giorni si gioca il torneo delle regioni in Abruzzo e alcune squadre sono senza i fuoriquota convocati dalla nostra rappresentativa». Senza essere integralista cattolico, Burelli dà un segnale importante, forse maggiormente serio di quello che, più in alto di lui, ha dato la Lega calcio, autorizzando lo spostamento della gara tra Udinese e Reggina nel pomeriggio del giorno di Pasqua o che diede nel 2006 quando si giocarono (nel primo pomeriggio però) il derby di Milano e Lazio-Juve il venerdì santo. La Ficg regionale insomma, non sposa la linea dei professionisti che non sembrano tener conto dei momenti religiosi o non vogliono richiamare a determinati valori e questo ha già fatto scattare le polemiche da parte chi ricorda che normalmente si gioca di domenica e che per alcuni di questi recuperi è in ballo proprio la vigilia di Pasqua. Angelo Miorin
CERVIGNANO
Si è fermata l’edilizia dimezzate le concessioni
OSOPPO
Nessun accordo alla Pittini proclamato lo sciopero
UDINESE
Di Natale, niente operazione ma la stagione forse è finita
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Infine la prima pagina de Il Piccolo di Trieste
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I CONTI DEL LEONE DI TRIESTE
Generali taglia del 60% il bonus ai top manager
Bernheim: 900 mila euro invece di 2,2 mln ”Solo” 664 mila a Perissinotto e Balbinot
TRIESTE Bonus in calo del 60% nel 2008 rispetto al 2007 per il presidente di Assicurazioni Generali, Antoine Bernheim, e per i due amministratori delegati Giovanni Perissinotto e Sergio Balbinot. A determinare il taglio è stato il calo degli utili. Nel 2008 Bernheim ha percepito un bonus di circa 900 mila euro, rispetto ai 2,2 milioni dell'anno precedente, Perissinotto e Balbinot hanno incassato invece bonus per 664 mila euro, rispetto agli 1,6 mln del 2007. In totale i compensi scendono del 30% per presidente e ”ad”. Il primo incassa 3,2 milioni, rispetto ai 4,7 milioni del 2007. Perissinotto e Balbinot guadagnano circa 2,5 milioni contro i 3,5 del 2007.
VERSO IL G20 DI LONDRA.
IN FRANCIA GLI OPERAI ASSEDIANO IL ”PATRON” DEL LUSSO
Berlusconi ammette: «Crisi preoccupante»
«Comincia a mancare il lavoro». Inflazione giù, la produzione industriale crolla del 20%
ROMA «La crisi è globale, il lavoro comincia a venir meno in tutto il mondo, ne risentiremo per almeno due anni e mezzo. C’è da essere preoccupati». Silvio Berlusconi appare per la prima volta scuro in volto. Alla vigilia del G20 di Londra, il premier si dice comunque pronto ad affrontare «spese importanti» per fronteggiare le emergenze. Intanto in Italia l’inflazione frena e la produzione industriale registra un calo del 20%. In Francia cento operai aggrediscono Pinault, manager di Gucci e Saint Laurent.
IL DUPLICE DELITTO DI SESANA: INDAGINI E RETROSCENA
«Non sono stata io a uccidere i miei bambini»
La madre assassina nega l’evidenza. Sul collo del maschio segni di strangolamento
SESANA Dice di non ricordare, di essere innocente, di non aver ucciso lei i suoi due bambini. Kristina Mislej, 35 anni, l’estetista slovena che sabato notte ha soffocato i figli Mitja e Ema, 4 e 2 anni, nel suo appartamento di Sesana, sostiene contro ogni evidenza che a compiere la strage sia stato uno sconosciuto. Sul collo del maschio ci sono i segni della stretta mortale.
ECONOMIA E COESIONE SOCIALE
ITALIA, IL RISCHIO C’È MA NON SI VEDE di ROBERTO WEBER
Secondo il presidente del Eurogruppo Jean Claude Juncker dunque «la crisi dell'occupazione nella zona euro è drammatica» e in futuro ci potrebbero essere rischi di «rotture della coesione sociale».Visto che della zona euro fa parte anche l'Italia viene da chiedersi se il nostro Paese è allineato alla situazione degli altri e corre gli stessi rischi o se invece ne è misteriosamente fuori o perlomeno è all'interno di una dimensione di rischio ”controllato”. La domanda sorge spontanea anche perché il nostro presidente del Consiglio continua invece a ostentare ottimismo e fiducia negli interventi del governo. «Non lasceremo indietro nessuno», afferma Berlusconi - lasciando cioè intendere che verrà garantita proprio la ”coesione sociale”, quella sorta di cemento che fa sì che le società non si allunghino troppo, che le aree di degrado sociale rimangano limitate, che i fenomeni di marginalizzazione restino ridotti e che l'insofferenza e i conflitti dentro la società non superino la soglia di guardia.Ha ragione Berlusconi? Ci permettiamo di dubitare. La sensazione che si può raccogliere finora è che la crisi in Italia goda di due potenti ammortizzatori, legati alla particolare struttura del mondo del lavoro e dell'impresa in Italia e alla durevole solidità nel tempo della struttura famigliare.Nel nostro Paese solo negli ultimi cinque anni il numero di imprese è andato costantemente aumentando passando da 3.720.000 a 4.150.000. Di queste imprese circa quattro milioni hanno un numero di dipendenti inferiore ai dieci. In buona sostanza l'occupazione in Italia passa per la piccola e media impresa, un luogo pressoché estraneo alle forze sindacali e politiche, un luogo che non produce massa critica, un luogo che gode di scarsissima attenzione mediale e quindi un luogo che, se costretto a chiusure o esuberi, fa pochissimo ”rumore”. Prova ne sia che l'endemica rarefazione dei piccoli esercizi commerciali a Trieste ad esempio, ha sollevato una limitata eco negli ambienti politici, sindacali e istituzionali. La chiusura della Stock ha invece destato ben altre sottolineature. E' così per tutto il Paese e credo che si tratti di una ”silenziosa strage degli innocenti”.In seconda battuta va segnalato che questo tessuto economico è al tempo stesso più reattivo, più vitale e più dinamico, consentendo forme di flessibilità di cui le grandi aziende non dispongono.Di questa moria silenziosa - che c'è sicuramente - e di questa vivacità si giova il nostro presidente del Consiglio quando spalma di ottimismo i suoi discorsi.
Accanto a ciò ci sono le famiglie. Uno dei primi effetti della crisi economica negli Usa è stato il rientro a casa dei figli post-adolescenti e il netto rallentamento delle separazioni. Considerando che da noi i figli negli ultimi anni hanno progressivamente rallentato l'uscita dal nucleo famigliare di base e che non sono poche le coppie che vivono in condizioni di disamore perché andar via da casa ha costi non sostenibili, ci accorgiamo che ad alcuni effetti perversi della crisi economica ci eravamo già abituati.E' quindi possibile che per una somma di fattori, la coesione sociale in Italia corra in effetti minori rischi che da altre parti. Ciò tuttavia non dovrebbe nascondere allo sguardo indagatore del nostro Leader - è un uomo a cui nulla sfugge - che il numero di ”ultimi” sta aumentando e che paradossalmente proprio per la vischiosità del Paese, gli effetti più marcati della crisi si faranno sentire più avanti con effetti di malessere che avvertiremo tutti. Un Paese con più poveri e più emarginati non fa bene a nessuno. Né ai ricchi, né all'attuale vasto e già impaurito ceto medio.
OLTRE LA METÀ A TRIESTE
Via al grande mercato Ater 1300 case popolari in vendita
TRIESTE Sono 1294 gli alloggi, di proprietà dell’Ater, che necessitano di ristrutturazione. Si tratta della quasi totalità del patrimonio di case popolari sfitte – che, dati 2008, si aggira sui 1630 alloggi – ed proprio da questi stabili che partirà la procedura di vendita, su modello tracciato dal governo nazionale. La maggior concentrazione di alloggi sfitti si trova a Trieste dove le abitazioni inutilizzate per necessità di ristrutturazione sono 670 su 699. Segue Udine con 424 residenze.
A 17 ANNI DA TANGENTOPOLI
Tangenti sui rifiuti Mario Chiesa torna in carcere
MILANO Mario Chiesa, il primo degli arrestati dell’inchiesta Mani Pulite, è finito di nuovo in carcere, a 17 anni di distanza dall’inizio di tangentopoli, per un giro di appalti truccati nel grande affare dello smaltimento rifiuti.
Il tramonto del Piano parcheggi
Con l’ultimo no (al park Audace) si azzera il programma varato nel 2007
TRIESTE Da strumento presentato come indispensabile, in grado di soddisfare la storica fame di posti auto a Trieste, a semplice scatola vuota. È la parabola discendente del piano parcheggi del Comune, approvato con grande enfasi nel 2007 e, da allora, rimasto lettera morta. Non solo infatti non è stato avviato alcuno dei 18 cantieri ipotizzati dal documento, ma fatica a prendere corpo la stessa filosofia portante dell’operazione: quella che prevedeva di far sparire le macchine dalle Rive per valorizzare il water-front. cittadino. I tre grandi parcheggi, a distanza di due anni dal disco verde allo strumento urbanistico, esistono al momento solo sulla carta. Il park Audace è stato bocciato per la seconda volta l’altra sera dal Consiglio comunale.
NAUFRAGIO DI DUE BARCONI AL LARGO DELLA LIBIA
Sono 200 i dispersi tra le onde
E al debutto in Consiglio il Pdl si divide su Gaza di GABRIELLA ZIANI
TRIESTE Il Pdl debutta in Consiglio comunale e subito si divide: Consiglieri di Fi da una parte, An dall’altra. Così la maggioranza comunale va «sotto» ma non per un urgente provvedimento cittadino: sul problema se mandare o no aiuti umanitari alla striscia di Gaza. In aula Forza Italia, con Piero Camber, dice di temere che gli aiuti se li mangi Hamas. Fi vota contro. An invece pensa ai poveri bambini arabi: non vuole sembrare antiumanitaria e non vuole votare col centrosinistra, quindi si astiene.
IL COMMISSARIO TAJANI: TARIFFE TROPPO ALTE
Bruxelles boccia le ”vignette” autostradali slovene
TRIESTE La nuova soluzione sul bollino autostradale recepita dal governo sloveno non piace a Bruxelles. Sono emersi, infatti, contrasti tra la Commissione europea e la Slovenia proprio sul costo dei pedaggi autostradali che Lubiana vorrebbe applicare. Il commissario Ue ai Trasporti Antonio Tajani ha incontrato il ministro sloveno Patrik Vlacic, a margine del Consiglio Ue e i contatti proseguiranno per trovare un'intesa che eviti di proseguire nella procedura di infrazione avviata da Bruxelles. Per Tajani le nuove tariffe previste dalla Slovenia «sono troppo alte e sproporzionate». La questione è particolarmente importante perchè la Slovenia è un Paese anche di transito per molti cittadini europei, compresi gli italiani.
PAROLA D’ORDINE: FERMARE LA STRAGE di GIOVANNI PALOMBARINI
Massimo D’Alema, tanto tempo fa, di fronte al numero impressionante di disperati che già allora morivano in mare, a un certo punto disse: «Dobbiamo andarli a prendere». Forse fu un’esclamazione dettata dall’emozione per un qualche grave naufragio. Forse fu anche l’espressione di una presa di coscienza, della consapevolezza che di fronte a un fenomeno di carattere strutturale quale è l’emigrazione delle fasce giovanili di alcuni popoli da una parte all’altra del mondo, occorre prender misure adeguate alla natura del fenomeno. Governi di vario tipo si sono da allora succeduti ma nulla di significativo è successo, salvo l’accentuarsi dell’illusione della logica dell’"Europa fortezza": dalle leggi Turco-Napolitano e Bossi-Fini fino ai duri pacchetti sicurezza dei nostri giorni.
Il caso
Comune, la maggioranza va sotto
Frana il monte, Costiera chiusa
Smottamento all’altezza della Tenda Rossa e la Costiera rimane chiusa per mezza giornata. Gravi disagi per il traffico.
"SFUEI DAL FRIÛL LIBAR - IL GIORNALE DEL FRIULI LIBERO". INDIRIZZO INTERNET http://www.ilgiornaledelfriuli.net EDIZIONE ON LINE DELLA TESTATA ISCRITTA COME GIORNALE QUOTIDIANO ON LINE, A STAMPA, RADIOFONICO E TELEVISIVO NEL REGISTRO DEL TRIBUNALE DI UDINE IN DATA 8 APRILE 2009 AL N. 9/2009. Si pubblica dal 25 novembre 2008. Proprietario: Alberto di Caporiacco. Direttore responsabile: Alberto di Caporiacco. Sede di rappresentanza in Udine, piazza S. Giacomo 11/16, 2. piano.
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