
Papà Beppino e De Monte indagati per omicidio
Iscritti nel registro anche i 12 infermieri volontari dell’équipe che ha assistito Eluana
IL CASO ENGLARO
Colpo di scena nell’inchiesta sulla morte a Udine della donna in stato vegetativo per 17 anni Il procuratore Biancardi ipotizza il reato volontario aggravato dopo lo stop all’alimentazione
Anche l’avvocato Carlo Taormina aveva presentato un esposto contro Beppino Englaro per omicidio volontario.Ma la Procura di Roma aveva subito archiviato
Una denuncia per omicidio volontario sul caso Englaro è stata presentata alla Procura di Udine anche dal «Comitato verità e vita» di Casale Monferrato in Piemonte
di GUIDO SURZA
UDINE. Colpo di scena nell’inchiesta sulla morte di Eluana Englaro: la procura ha aperto un fascicolo ipotizzando l’accusa di omicidio volontario aggravato e 14 persone sono state iscritte nel registro degli indagati. Sono Beppino Englaro, il primario Amato De Monte e tutti gli infermieri che hanno seguito Eluana alla Quiete.
Il procuratore di Udine Antonio Biancardi l’aveva detto all’indomani della morte di Eluana: «Valuterò personalmente tutti gli esposti che sono stati presentati e cercherò prove a conferma dei reati ipotizzati in essi». E nel suo linguaggio elegante e conciso, lo stesso avvocato Giuseppe Campeis, che difende De Monte, aveva così sintetizzato il “momento” subito dopo il decesso della Englaro: «Adesso comincia la vera inchiesta giudiziaria».Dunque il fascicolo nato come atti non costituenti notizia di reato, perciò senza indagati, è stato iscritto con l’ipotesi dell’omicidio volontario aggravato e la rosa degli indagati individuata nelle persone che hanno voluto, disposto e messo in pratica il protocollo per “accompagnare” Eluana Englaro verso la morte.Ieri mattina – anche dopo il deposito in procura dell’informativa dei Cc del Nucleo investigativo sulle foto scattate a Eluana – l’avvocato Campeis ha avuto un altro, informale incontro con il procuratore Biancardi. Il difensore del primario De Monte – anche con quelle parole sibilline sull’inizio dell’inchiesta dopo la morte della donna – aveva già fatto intendere che in qualche modo avrebbe gradito “partecipare” in veste di indagato sia all’accertamento dell’autopsia sia alle altre consulenze che il procuratore ha disposto, tra cui quelle sul rispetto del protocollo e sulle autorizzazioni amministrative delle due stanze alienate dalla Quiete all’associazione “Per Eluana”.Così, oltre a Beppino Englaro e al primario anestesista Amato De Monte, sono stati iscritti nel registro degli indagati gli altri componenti l’équipe, gli infermieri Cinzia Gori (compagna di De Monte), Dino Buiatti, Rita Maricchio, Maria Marion (che è anche consigliere comunale a Udine del Pd), Erika Mazzoccato, Maria Vendramini, Loris Deffendi, l’albanese Stela Fejzolli, Teresa Zanier, Elena Della Negra, Caterina Degano e Cinzia Moreale. Nessuno di questi è stato finora raggiunto da informazioni di garanzia perché al momento per l’inchiesta non si sono resi necessari atti “esterni” che comportassero le garanzie difensive. Come dire che si è soltanto all’inizio.
Il procuratore di Udine Antonio Biancardi l’aveva detto all’indomani della morte di Eluana: «Valuterò personalmente tutti gli esposti che sono stati presentati e cercherò prove a conferma dei reati ipotizzati in essi». E nel suo linguaggio elegante e conciso, lo stesso avvocato Giuseppe Campeis, che difende De Monte, aveva così sintetizzato il “momento” subito dopo il decesso della Englaro: «Adesso comincia la vera inchiesta giudiziaria».Dunque il fascicolo nato come atti non costituenti notizia di reato, perciò senza indagati, è stato iscritto con l’ipotesi dell’omicidio volontario aggravato e la rosa degli indagati individuata nelle persone che hanno voluto, disposto e messo in pratica il protocollo per “accompagnare” Eluana Englaro verso la morte.Ieri mattina – anche dopo il deposito in procura dell’informativa dei Cc del Nucleo investigativo sulle foto scattate a Eluana – l’avvocato Campeis ha avuto un altro, informale incontro con il procuratore Biancardi. Il difensore del primario De Monte – anche con quelle parole sibilline sull’inizio dell’inchiesta dopo la morte della donna – aveva già fatto intendere che in qualche modo avrebbe gradito “partecipare” in veste di indagato sia all’accertamento dell’autopsia sia alle altre consulenze che il procuratore ha disposto, tra cui quelle sul rispetto del protocollo e sulle autorizzazioni amministrative delle due stanze alienate dalla Quiete all’associazione “Per Eluana”.Così, oltre a Beppino Englaro e al primario anestesista Amato De Monte, sono stati iscritti nel registro degli indagati gli altri componenti l’équipe, gli infermieri Cinzia Gori (compagna di De Monte), Dino Buiatti, Rita Maricchio, Maria Marion (che è anche consigliere comunale a Udine del Pd), Erika Mazzoccato, Maria Vendramini, Loris Deffendi, l’albanese Stela Fejzolli, Teresa Zanier, Elena Della Negra, Caterina Degano e Cinzia Moreale. Nessuno di questi è stato finora raggiunto da informazioni di garanzia perché al momento per l’inchiesta non si sono resi necessari atti “esterni” che comportassero le garanzie difensive. Come dire che si è soltanto all’inizio.
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Dall’ipotesi sequestro alle verifiche sul decesso
Il fascicolo cresce ogni giorno: gli esposti sono già una cinquantina
UDINE. Decine di esposti, una cinquantina a detta del procuratore Biancardi. Tanti cittadini “comuni”, ma anche associazioni, medici, avvocati, dietro ai quali non è difficile intravvedere posizioni “forti” di chi voleva che a Eluana non fossero sospese l’alimentazione e l’idratazione. «Anche a una pianta si dà da bere sennò muore», ha detto in separata sede un medico firmatario d’uno degli esposti.Da quando Eluana è arrivata a Udine, al di là dell’attenzione mediatica nazionale e non solo, è stato un continuo susseguirsi di esposti. Ma c’era “l’urgenza” del protocollo già cominciato, con Eluana accompagnata verso il suo destino segnato dal decreto della Corte d’appello di Milano che autorizzava il padre Beppino a sospendere il trattamento. Una urgenza che il procuratore Biancardi ha “gestito” consigliato – come poi ha ammesso – dal procuratore generale Beniamino Deidda, nei suoi ultimi giorni a Trieste prima di assumere l’incarico di Pg a Firenze.E c’era la pressione politica, con il Governo impegnato a far “passare” in Parlamento un decreto legge che il presidente della repubblica Napolitano non ha inteso firmare; e che poi, con la morte di Eluana, è stato ritirato. Così il procuratore Biancardi ha tenuto duro, “respingendo” le richieste di sequestro delle stanze di Eluana perché prive d’autorizzazione. Quindi ha disposto l’esame dell’autopsia, sempre sostenendo di voler fare chiarezza sull’attuazione del protocollo.Adesso questa sterzata con l’ipotesi dell’omicidio volontario aggravato può essere interpretata in vari modi dalle parti in causa e questo non è certo l’intendimento di una procura che per mestiere va alla caccia di reati.Tra gli esposti più dettagliati che prefiguravano la commissione di un omicidio ci sono quelli del Centro d’aiuto alla vita, la Compagnia degli uomini vivi, oltre a quelli dell’avvocato Paolo Panucci di Lecco, del presidente regionale di “Scienza & vita”, il dirigente medico Francesco Comelli, subito sceso in campo anche assieme al direttore della clinica neurologica di Udine, Gianluigi Gigli.
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Foto a Eluana, la Procura respinge il sequestro
Le immagini restituite al fotografo Bruni: «Mai avuto dubbi, rispettate tutte le regole»
IL CASO ENGLARO
Il pm di Trieste Frezza non convalida l’acquisizione disposta dai Carabinieri di Udine Papà Beppino: «Erano scatti autorizzati». E i legali diffidano la pubblicazione: «Vietata»
130-140sono le fotografie scattatedal reporter Francesco Brunia Eluana alla “Quiete”
Sono indagate quattro persone: il primario Amato De Monte, l’infermiera Cinzia Gori, la giornalista Marinella Chirico e il fotoreporter Francesco Bruni
L’indagine sulle fotografie a Eluana rivelata dal Messaggero è condotta dai Cc di Udine e contesta il reato di inosservanza dei provvedimenti di autorità
La Procura non ha convalidato il sequestro delle foto scattate da Bruni nella stanza di Eluana alla clinica La Quiete di Udine l’8 febbraio, il giorno prima della morte
TRIESTE. La Procura della Repubblica di Trieste non ha convalidato il sequestro delle foto scattate a Eluana Englaro nella casa di riposo La Quiete di Udine il giorno prima della morte, il 9 febbraio scorso. La decisione è stata presa ieri dal sostituto procuratore di Trieste Federico Frezza, che ha anche disposto la restituzione delle immagini al fotogiornalista Francesco Bruni che le aveva consegnate ai carabinieri del Nucleo investigativo di Udine, su loro richiesta. Le foto – circa 130-140 – erano state acquisite dai Cc di Udine con un provvedimento di sequestro probatorio d’iniziativa della Polizia giudiziaria nell’ambito di indagini avviate sulla presunta violazione del protocollo per l’interruzione dell’alimentazione e dell’idratazione di Eluana. Le foto erano state consegnate da Bruni nella sede del Comando provinciale dei carabinieri di Trieste, città nella quale vive e lavora.Secondo il pm Frezza i limiti previsti nello stesso protocollo, fra i quali il divieto di introdurre nella stanza di Eluana macchine fotografiche e apparecchi di registrazione, sono stati posti da Beppino Englaro, in qualità di tutore della figlia, nell’interesse di quest’ultima per cui lo stesso Beppino poteva decidere di derogare o meno a tali limiti. Con lo stesso provvedimento di diniego della convalida, il pm Frezza ha disposto la restituzione delle foto a Bruni, il fotografo che le aveva scattate, e la trasmissione di tutti gli atti alla Procura della Repubblica di Udine.Questa decisione è «un’applicazione corretta delle norme ed è coerente con i documenti e con il diritto»: lo ha detto l’avvocato Giuseppe Campeis, uno dei legali che assiste la famiglia Englaro e il primario De Monte. «Non vi è alcun ordine dell’autorità – ha aggiunto Campeis – e, pertanto, non vi può essere alcuna inosservanza di un ordine che non esiste. Il protocollo è un atto stipulato fra privati, Beppino Englaro e l’associazione “Per Eluana”; è un rapporto negoziale frutto di autonomia privata, nel quale ci sono delle misure a tutela della riservatezza di Eluana, garantita da Beppino Englaro che ha disposto le foto per ragioni di attestazione e prova della situazione in quel momento».«Di quelle foto – ha concluso l’avvocato Campeis – Beppino Englaro è l’unico che può disporre e lui non intende assolutamente siano pubblicate in alcuna maniera».A riprova che l’informativa dei carabinieri depositata l’altro giorno non vuol essere fatta rientrare nell’inchiesta sulla morte di Eluana, ieri il procuratore Biancardi ha deciso di delegare al pm di turno, la dottoressa Claudia Finocchiaro, il fascicolo con le indagini svolte dai Cc del Nucleo investigativo. Per tale vicenda sono stati denunciati alla magistratura lo stesso De Monte, l’infermiera Cinzia Gori, la giornalista della Rai Marinella Chirico e appunto il fotogiornalista Francesco Bruni, che il pomeriggio di domenica 8 febbraio entrarono, con l’autorizzazione di Beppino Englaro, nella stanza di Eluana scattando una serie di immagini.Per il fotogiornalista Bruni, la decisione del pm di Trieste Federico Frezza di non convalidare il sequestro probatorio delle foto da lui scattate nella stanza di Eluana Englaro «era scontata». «Ognuno - ha detto Bruni - fa il proprio lavoro: i fotografi, i giornalisti, la magistratura. C’è chi lo fa bene e chi lo fa meno bene, ma prima o poi i nodi vengono sempre al pettine. Io a parte l'assalto mediatico, ero tranquillo perchè abbiamo fatto tutto rispettando sempre le regole e le persone».
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Il senatore firma l’appello bipartisan sulla moratoria per il ddl Calabrò e a Roma scoppia il caso politico
Dopo lo scontro col ministro Sacconi la “vendetta” romana
Quagliariello contrario allo stop della norma: «Ma sulle epurazioni ci sono solo illazioni» Finocchiaro (Pd): «Notizia vera, per ora rinviata»
Bio-testamento, è bufera su Saro
Pdl pronto a cacciarlo dalla commissione. La replica: «Voci infondate»
Il caso
UDINE. Sul testamento biologico esplode il caso Saro. Il senatore friulano ha firmato, ieri, assieme a colleghi del Pdl e del Pd un appello bipartisan per chiedere di rinviare la discussione sul testamento biologico a dopo le elezioni europee. Con lui i sottoscrittori bipartisan Emma Bonino, Pietro Ichino, Stefano Ceccanti ed Enzo Bianco per il centro-sinistra e, per il Pdl, Ferruccio Saro, Antonio Paravia e Lamberto Dini. Lo scopo, annuncia Saro, è di lasciar decantare l’ondata emotiva scatenata dalla vicenda di Eluana Englaro «ma soprattutto evitare al Paese nuove, pericolose lacerazioni: per questo chiederemo ai gruppi parlamentari se non sia il caso di rinviare la discussione e l’esame degli emendamenti a dopo il voto del 6 giugno». E detto dal senatore di Martignacco c’è da crederci, visto che senza il suo aiuto e il suo appoggio politico Eluana Englaro non sarebbe mai arrivata in Friuli, dove invece il 9 febbraio scorso è morta dopo il distacco del sondino nasogastrico.E così, ieri, dopo gli attacchi al ministro Maurizio Sacconi, le alleanza trasversali fra ex Psi, gli scontri con l’area cattolica per alcune ore nel Pdl era data per certa “l’espulsione” di Saro e del collega Lucio Malan dalla commissione Affari costituzionali». Una decisione, ufficiosa, che sarebbe legata alla posizione di Saro sul caso Englaro e sulla legge stessa. Ma, poche ore più tardi, mentre le notizie da Roma davano il termometro politico rovente arriva la smentita del senatore friulano: «Smentisco assolutamente che io e Malan lasceremo la commissione Affari costituzionali e nessuno ce lo ha chiesto», spiega. «Quando c’era conflitto di attribuzione dove io ero contrario votai contro in aula e chiesi di essere sostituito. Questa volta, fermo restando che nessuno ha chiesto di essere sostituito, ci sarò e bisogna trovare una soluzione che concili la posizione maggioritaria del gruppo con la posizione differenziata che ho io e hanno altri su questa vicenda. È un provvedimento aperto e mi auguro che emergano le condizioni per miglioramenti e sono abbastanza fiducioso che si possa aprire un dialogo, un dibattito, una riflessione per migliorare molto il provvedimento». Secco no all’addio di Saro anche dal senatore Gaetano Quagliariello, pur contrario alla moratoria sulla legge: «Noi non siamo abituati ai piani quinquennali e quindi essendo la commissione Affari costituzionali martedì non ci siamo proprio posto il problema. Si tratta al momento di una pura illazione». «Ascoltando la non smentita del senatore Quagliariello a proposito della possibile sostituzione dei senatori del Pdl Saro e Malan in Commissione Affari costituzionali, mi viene in mente la frase che George Bernard Shaw usò quando venne falsamente annunciata la sua scomparsa: “la notizia è vera ma prematura”». è stato però il commento di Anna Finocchiaro.
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