Ieri la svolta nel vertice di palazzo Chigi: il progetto era incostituzionale.
Ma Berlusconi insiste: nessuna frenata, decideremo noi
Il premier con gli operai di Pomigliano: la situazione è veramente difficile, i licenziati si trovino qualcosa da fare
Piano casa, stop delle Regioni
Il governo accantona il decreto legge.
Fvg, allo studio una norma per semplificare le pratiche edilizie
Crisi, sbloccati i Tremonti bond. Marcegaglia: banche, niente più alibi per il credito
ROMA. Il piano casa slitta: niente decreto legge venerdì in Consiglio dei ministri, il governo prende tempo e apre un tavolo tecnico-politico con le Regioni. Non si tratta però di un rinvio sine die: la scadenza per trovare un’intesa è stata fissata a martedì. E, a fine giornata, Silvio Berlusconi addirittura rilancia. La ricerca del dialogo con le Regioni, dice, «non è una frenata», ma un confronto sullo «strumento» da adottare «e comunque venerdì in Cdm «qualcosa ci sarà». Il premier punta comunque a misure con «effetti immediati» e avverte: «Le Regioni non possono sottrarsi perché sul piano casa in giro c’è un’aspettativa fantastica; il problema – aggiunge – è che sono gelose delle proprie competenze». Intanto arrivano agli istituti di credito i soldi dei Tremonti-bond. Il commento di Emma Marcegaglia: ora le banche non hanno più alibi.
Udine Potatura degli alberi tra il 22 giugno e il 22 agosto
Interventi su 194 platani per evitare il rischio di cadute Alcune piante hanno un secolo
Viale Palmanova resterà chiuso per due mesi
UDINE. Viale Palmanova resterà chiuso al traffico per due mesi per consentire la potatura di 194 platani. Dal 22 giugno al 22 agosto la circolazione sulla grande arteria a sud del capoluogo friulano procederà a singhiozzo soprattutto nel tratto compreso tra via del Partidor e via Sant’Ulderico. Per permettere l’utilizzo delle piattaforme aeree sarà infatti necessario chiudere al traffico entrambi i sensi di marcia. Ma le chiusure – spiegano da palazzo D’Aronco – procederanno assieme all’avanzamento del cantiere e saranno studiate per ridurre al minimo i disagi che però saranno inevitabili. Come del resto l’intervento di potatura, ritenuto indispensabile per garantire la sicurezza sulle strade ed evitare il rischio di nuove cadute di alberi.
Il fondatore del Mittelfest per ora non commenta.
Domani Di Pietro in regione anche per le liste
Europee, Idv punta su Pressburger
Il deputato cividalese Monai: se accetta è un nome di prestigio
di DOMENICO PECILE
UDINE. Giorgio Pressburger, drammaturgo, scrittore e regista, sarà con ogni propabilità candidato alle elezioni europee per l’Italia dei valori. L’annuncio dovrebbe essere formalizzato domani in occasione della visita di Antonio Di Pietro, a Trieste.
Il coordinatore regionale dell’Idv, Paolo Bassi, non ha voluto commentare l’ipotesi. Lo stesso Pressburger non ha confermato nè smentito di aver già accettato la candidatura, dando «appuntamento» a domani, quando – come accennato – a Trieste giungerà il leader del movimento Antonio Di Pietro. Al momento l’Idv si è limitato ad annunciare ufficialmente la candidatura, in Friuli Venezia Giulia, di «un personaggio di spicco, rappresentante della cultura mitteleuropea».Insomma, tutte le strade portano a Pressburger. Anche perchè ai più non era sfuggito che il noto drammaturgo lo scorso mese di febbraio, alla trasmissione televisiva di Lerner, L’Infedele, aveva sulla giacca una spilla con il simbolo dell’Idv. Non solo, ma i bene informati assicurano che nei giorni scorsi c’è stato un vertice tra Pressburger, Di Pietro e il parlamentare friulano Monai. E proprio Monai afferma che se questa ipotesi fosse confermata «darebbe grande prestigio all’Italia dei valori per la caratura del personaggio e per la sua dedizione ai temi della Mitteleuropa che, soprattutto con il Mittelfest di Cividale ma non solo, hanno ottenuto un’eccellente testimonianza di impegno.E si dice pure che sia stato lo stesso Monai, a fronte di un’amicizia consolidatasi durante la direzione del Mittelefst da parte di Pressburger, uomo di riconosciuta cultura con un curriculum davvero invidiabile, a proporgli la candidatura. All’interno del partito non si festeggia ancora ma l’euforia per una candidatura definita assolutamente di spessore è palpabile. la storia culturale legata al nome di Pressburger è infatti unanimamente riconosciuta. «Sì, speriamo che la candidatura vada in porto», è il commento conclusivo di Monai.Pressburger è nato a Budapest nel 1937, ma nel novembre del 1956 si trasferisce in Italia a seguito dell’insurrezione di Budapest e già ne4l ’62 insegna recitazione nella scuola d’arte teatrale di Roma. Nello stesso periodo inizia la collaborazione con la Rai e insegna regia e recitazione producendo una quantità enorme di lavori. Nel 1986 viene pubblicata la sua prima opera narrativa “Storie dell’ottavo distretto”. Pressburger dal 1991 al 2003 è ideatore e direttore artistico del Mittelfest, mentre dal ’95 al ’98 assume l’incarico di assessore alla Cultura di Spoleto. Sempre nel ’98 è nominato direttore dell'Istituto italiano di cultura va Budapest e membro del Cda della Fenice di Venezia . Nel 2004 riceve la laurea honoris causa in scienze umanistiche dell’università di Szeged. Ha ricevuto una miriade di riconoscimenti, premi ne onorificenze. Collabora con le pagine culturali del Corriere della sera e di Avvenire e con le riviste letterarie Indice, Paragone, Granta (Inghilterra, Stati uniti e Australia), Panta.
CEMENTO ITALIANO
UN DOPPIO BOOMERANG di VITTORIO EMILIANI
Un vero piano casa, un piano, solido e ben elaborato, quale domanda edilizia dovrebbe soddisfare in primo luogo? Quella di chi non ha un alloggio, non può, o non vuole, comprarselo e vorrebbe pagare un affitto ragionevole. Se questa diagnosi è giusta, il piano Berlusconi non va nella direzione della domanda insoddisfatta. Esso riguarda infatti chi la casa ce l’ha già e desidera ampliarla. Almeno fino all’altro ieri sera. Ieri il premier è tornato sui propri passi per dire che il suo programma edilizio riguarderà più della metà del patrimonio edilizio nazionale. Dato incomprensibile. A questo punto non resta che attendere. Diciamo che al premier non interessa tanto andare incontro alla “fame” di alloggi a basso canone o costo, bensì rianimare attraverso la leva edilizia una economia che lui non si rassegna a considerare in crisi, che ai suoi occhi è soltanto contagiata dal «virus americano». Un economista del gruppo del sito lavoce.info, Paolo Manasse, aveva provato, pochi giorni fa, a fare un po’ di conti sulla base di quell’aumento del 20 per cento delle cubature dell’originario programma berlusconiano. Se fatto proprio dagli investitori edilizi, esso avrebbe prodotto un aumento del Pil dell’1,4 per cento, cioè per circa 22 miliardi. Ma avrebbe successivamente provocato un incremento dell’offerta abitativa pari al 20 per cento, quindi una riduzione dei prezzi e dei valori edilizi. Di più, esso avrebbe comportato una diminuzione secca dei risparmi e quindi dei consumi delle famiglie fra i 15 e i 34 miliardi.Lì per lì il piano Berlusconi avrebbe dunque impresso una scossa all’economia, con effetti però di assai breve durata.«In cambio di città più brutte», concludeva Manasse. Di città e di paesaggi fortemente imbruttiti da nuovo cemento e asfalto, sia legale che abusivo, incentivato da quei formidabili “premi”. Con ripercussioni negative pure sul turismo di qualità, il più redditizio fra tutti e che l’Italia sta perdendo in modo pesante. Quindi, duplice boomerang, anche dal solo punto di vista economico.Berlusconi si è molto addolcito con le Regioni dopo che in maggioranza gli hanno detto che non accettavano, per giunta per decreto legge, di far invadere dal governo centrale competenze loro proprie da decenni con la sospensione – che il testo disconosciuto dal premier contemplava – delle leggi regionali vigenti in materia territoriale (ma i ministri leghisti dov’erano?). Il solo punto di possibile concordanza sarebbe dunque lo sveltimento burocratico delle pratiche edilizie. Purché non si vada verso il silenzio/assenso delle Soprintendenze nei 30 o 60 giorni per le zone di pregio.Sarebbe davvero la fine per il già manomesso paesaggio.Veniamo da sette anni di ininterrotto boom dei cantieri, non abbiamo scalfito con quell’edilizia “di mercato” l’emergenza casa e certi paesaggi, a cominciare da quelli veneti e lombardi, sono irriconoscibili.
AZZURRI La Nazionale di Lippi sfoggia un tridente made in Friuli
Quagliarella, Di Natale e l’ex Iaquinta in campo sabato all’attacco del Montenegro
di MASSIMO MEROI
Marcello Lippi ha in testa un tridente made in Friuli per la gara di sabato in Montenegro valida per le qualificazioni Mondiali a Sudafrica 2010. Da un paio di giorni, infatti, il commissario tecnico azzurro sta provando un attacco composto da Vincenzo Iaquinta al centro e Fabio Quagliarellla e Antonio Di Natale sugli esterni. Il primo ha giocato fino a due stagioni fa con addosso il bianconero friulano, gli altri due sono le stelle della formazione di Pasquale Marino, l’unica squadra rimasta a rappresentare il calcio italiano in Europa. E a confortare le scelte di Lippi ieri Quagliarella ha firmato il gol nella partitella con cui si è chiuso l’allenamento.
Formazione. Nell’allenamento di martedì svolto a porte chiuse Lippi ha provato assieme gli attaccanti cresciuti nell’Udinese e anche ieri mattina i tre erano tra gli undici giocatori – quelli che con ogni probabilità formeranno l’undici di partenza in Montengero – che al mattino hanno svolto un lavoro differenziato. La formazione dovrebbe quindi essere composta da Buffon in porta, Zambrotta, Cannavaro, Chiellini e Grosso in difesa, Palombo, Pirlo e De Rossi a centrocampo e Quagliarella, Iaquinta e Di Natale di punta. Le novità principali, quindi, riguardano Quagliarella, che potrebbe scambiarsi di posizione con Iaquinta (entrambi possono agire sulla fascia o al centro) e Palombo.Zambrotta. Nella seduta del mattino il terzino si è limitato a svolgere un lavoro di stretching accompagnato da un lavorato in palestra. La scelta è stata presa a scopo precauzionale in seguito a un affaticamento accusato al ginocchio sinistro. Nel pomeriggio, infatti, Zambrotta si è regolarmente unico ai compagni di squadra. Per tutti e due i gruppi di lavoro esercizi tattici con attacco a tre contro una difesa sempre schierata con 4 elementi. Quaglia-gol. Ieri pomeriggio gli azzurri si sono allenati per 70’ a porte chiuse. La seduta è stata caratterizzata da due partitelle a ranghi misti undici contro undici. La prima non ha data indicazioni tecniche precise, mentre nella seconda Lippi ha provato gli stessi undici verificati l’altro giorno e ieri mattina: Buffon in porta, Zambrotta e Grosso esterni di difesa, Cannavaro e Chiellini centrali, Pirlo, che si è allenato con una benda al polpaccio destro, Palombo e De Rossi a centrocampo, Iaquinta punta centrale con Di Natale e Quagliarella ai lati. La seconda partitella è stata decisa da un sinistro dello stesso Quagliarella che ha insaccato alle spalle di De Sanctis. Il bomber dell’Udinese ha confermato di essere in gran forma. Quagliarella negli ultimi due mesi è stato il trascinatore dell’Udinese in campionato ma soprattutto in coppa Uefa dove ha realizzato cinque gol.Per quanto riguarda Pepe, il terzo uomo di Marino che fa ormai parte in maniera sistematica del gruppo azzurro, potrebbe trovare spazio a gara in corso con il Montenegro oppure essere risparmiato per la partita di Bari contro l’Irlanda.Programmma. Oggi è prevista una sola seduta, con la Nazionale che tornerà in campo nel pomeriggio. Domani pomeriggio è prevista la partenza per il Montenegro.
Udine, storia di Lola studentessa e diva del cinema a luci rosse
UDINE. Si chiama Alessia, ha 28 anni, ma molti la conoscono come Lola Ferri. E ne parlano. Siamo una terra di locande, di una battuta tra un “taglio” e l’altro, il momento per dire: la conosco quella ragazza di Udine che ha deciso di intraprendere la professione di attrice di film hard.
Sono stati tagliati i fondi e Sunsplash minaccia di andarsene da Osoppo
OSOPPO. Si terrà dal 2 all’11 luglio la sedicesima edizione del Rototom Sunsplash, il più grande festival reggae d’Europa. Per Osoppo, però, potrebbe essere l’ultima volta. «L’aperta ostilità della Regione ci ha indotti a cercare un’alternativa» affermano gli organizzatori.
Effetto Serracchiani. El Pais: è la stella del Pd
E anche l’ex rivale Maria Letizia Burtulo la elogia: ora è nato un bel dialogo
Udine
L’autorevole quotidiano spagnolo: «Parla come Obama». E lei duetta alla radio con Ferrara
UDINE. Una vita (politica) rivoluzionata in 48 ore. Un percorso capace di far girare la testa, partito dal consiglio di circoscrizione dei Rizzi e approdato ora sulla scena internazionale. Debora Serracchiani è divenuto il fenomeno del Partito democratico, capace con un intervento di 13 minuti di finire sotto i riflettori dei media di mezzo mondo. Non ultimi, ieri, il più importante e autorevole quotidiano spagnolo “El Pais”, oltre a “Libero” e Radio 24 dove ha duettato con Giuliano Ferrara.
Scuole medie, calendario anti-bulli
L’originale iniziativa alla Bellavitis del quartiere Di Giusto
Udine
Disegni e pensieri degli allievi di seconda dopo la discussione coi prof
UDINE. Soprusi, vandalismi e bullismo affrontati dal di dentro, cominciando a parlarne direttamente in classe e a lavorarci sopra. È quello che è stato sperimentato alla media Bellavitis.
Sarà vietato lo stop all’alimentazione Medici, procedimento su De Monte
UDINE. Il temuto, quanto previsto, muro contro muro tra maggioranza e opposizione in merito al ddl sulle Dichiarazioni anticipate di trattamento (Dat) è andato in scena ieri, quando nell’Aula del Senato è “venuto al pettine” il nodo più spinoso della norma sul testamento biologico: l’articolo 3 del ddl che definisce i trattamenti di nutrizione e idratazione «sostegno vitale» e, dunque, non oggetto delle Dat. La maggioranza, su questo punto, ha blindato il testo e l’articolo è stato approvato confermando il no alla possibilità di sospensione della nutrizione e idratazione artificiale.Questo è dunque andato in scena a Roma. Ma ieri sera a Udine si è tornato a parlare del caso di Eluana Englaro, la giovane donna in stato vegetativo da 17 anni che si è spenta il 9 febbraio scorso alla Quiete. L’Ordine dei medici ha infatti preso in esame le segnalazioni sul primario Amato De Monte (foto), il medico che ha guidato l’equipe di volontari che ha assistito Eluana nei suoi ultimi giorni. L’Ordine, al termine di una lunga riunione, ha aperto un procedimento disciplinare per l’ipotesi di un atto omissivo configurabile come abbandono terapeutico della Englaro. Si tratta però di un atto dovuto, in quanto la documentazione in possesso non è ancora completa.Ma torniamo ai lavori sul bio-testamento al Senato, dove c’è stato un momento di suspence quando, per alcuni minuti, è sembrato che un’intesa potesse essere raggiunta su un emendamento-mediazione di Dorina Bianchi (Pd), che prevedeva la possibilità di sospendere la nutrizione e idratazione in assenza di assorbimento e metabolismo da parte del soggetto. Ma alla prova del voto, l’apparente convergenza è saltata.I giochi comunque, sul nodo più difficile del ddl, sono ormai fatti e il voto dell’articolo 3 (con 152 a favore, 122 contrari e un astenuto) ha confermato la compattezza del Pdl ma anche la difficile convivenza tra le varie anime del Pd. Anche se il segretario del Partito democratico Dario Franceschini assicura: «Sul voto finale, nel Pd prevarrà il no», pur nella libertà di coscienza.E che alla fine dovrà valere la libertà di coscienza lo ha ribadito ieri anche il presidente della Camera Gianfranco Fini: «Sulle questioni eticamente sensibili - ha detto - nessun partito può dire: si fa così».Le posizioni in campo si sono confermate dunque nette, nonostante le aperture al dialogo alla vigilia delle votazioni in Aula. La maggioranza, in sostanza, ha rifiutato qualsiasi mediazione che potesse, a suo avviso, in qualche modo aprire al rischio di forme di suicidio assistito e di eutanasia: per questo, sono stati respinti tutti gli emendamenti soppressivi del comma 6 (quello relativo appunto alla nutrizione artificiale). Ed è stato bocciato l’emendamento a prima firma Finocchiaro, che prevedeva la possibilità di sospendere la nutrizione e idratazione se tale volontà è espressa nelle Dat. Ma dall’articolo 3 sono stati cancellati (con l’approvazione di alcuni emendamenti) anche i riferimenti lessicali al concetto di accanimento terapeutico, ulteriore segnale della volontà di “blindare” la legge contro ogni possibile deriva eutanasica. Tangibile la delusione dell’opposizione: «A questo punto non mi aspetto più niente», ha commentato la capogruppo dei senatori Pd Anna Finocchiaro. Immediata la replica del presidente dei senatori Pdl Maurizio Gasparri: «Il partito della morte ed eutanasia non prevale». Grande soddisfazione per l’esito del voto al Senato sul punto più cruciale dell’intero provvedimento è stata espressa dal governo, per bocca del ministro del Welfare Maurizio Sacconi: il no allo stop della nutrizione, ha sottolineato, «è il cuore della legge. Con questo provvedimento non sarà più possibile un caso Englaro». Oggi, secondo la tabella di marcia indicata dal presidente del Senato Renato Schifani, si arriverà al voto conclusivo sul ddl. La parola passerà quindi alla Camera.«Abbiamo votato soltanto tre articoli - commenta il senatore friulano Ferruccio Saro, sottolineando che ha votato contro - e il mio giudizio è molto negativo. Se si va avanti così e se tale uscirà dalla Camera, avremo un provvedimento molto restrittivo, che impedirà a ciascuno di decidere il proprio futuro e vanificherà il bio-testamento». «È peggio di qualsiasi aspettativa - conclude - e oltrettutto, riguardando solo i casi di stato vegetativo permanente, lascia aperti tutti gli altri casi».
UDINE
Troppi due eventi Scoppia la guerra del cioccolato
SAN GIOVANNI
Fiamme nel capannone Ingenti danni
UDINE
Via Bezzecca Mega-complesso per professionisti
HINTERLAND
Safilo, si torna al lavoro per tre settimane
In tv da Lerner si presentò mostrando una spilla del movimento dipietrista
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UE SENZA GUIDA
La crisi politica a Praga rallenta l’ingresso della Croazia in Europa
L’allargamento a Est rischia uno stop come la ratifica del Trattato di Lisbona
di MAURO MANZIN
TRIESTE L’Ue si ritrova acefala. La crisi politica del governo della Repubblica ceca che detiene la presidenza di turno dei Ventisette innesca tutta una serie di micce altamente esplosive e dirompenti. Con il Trattato di Lisbona che rischia l’annullamento. La nuova Costituzone comunitaria, potrebbe infatti subire altro stop. Problema che innesca però un pericoloso «effetto domino». Niente Lisbona, sostengono molte cancellerie europee (qualcuna anche con «perversa soddisfazione»), niente ulteriore allargamento a Est. Una conseguenza che andrebbe a colpire profondamente le aspettative del Friuli Venezia Giulia e di gran parte del Nordest di vedere l’ingresso nel mercato comunitario di appetibili piazze nei Balcani orientali. Un caso su tutti? La Fiat ha fatto un investimento da un milione di euro a Kraguljevac per riattivare gli stabilimenti della vecchia «Crvena Zastava». Con possibilità di un ingresso anche della Magneti Marelli e della Iveco con una cospicua ricaduta sull’indotto locale.Ma il caso più eclatante di esclusione, o di ritardo nell’adesione previsto finora entro il 2009, sarebbe sicuramente quello della Croazia. Contenzioso con la Slovenia a parte (la Commissione europea sta lavorando con incisività per eliminare lo stallo tra Lubiana e Zagabria) L’Italia è il pimo partner commerciale con Zagabria per quanto concerne l’interscambio, senza dimenticare la memoria storica (che non va confusa con il revanscismo) che lega le due realtà con una minoranza italiana ben presente e interata sul territorio istriano, quarnerino a dalmata. Senza dimenticare il progetto di Euroregione che perderebbe con la Croazia fuori dall’Ue un importante soggetto istituzionale.Insomma, a subirne i danni maggiori sarebbe proprio l’Ostpolitik italiana che vede nei Balcani nuove occasioni di investimenti, ma soprattutto una sfida alla normalizzazione e alla pacificazione di un’area che (leggi caso Kosovo) può ancora riservare brutte sorprese. Senza dimenticare la Bosnia-Erzegovina, una sorta di Jugoslavia in miniatura creata dagli accordi di Dayton, che non riesce da decenni a darsi una struttura statuale e istituzionale allineata ai crismi comunitari.Sul piano generale la crisi di governo a Praga fa tremare i leader europei non solo sul destino della presidenza Ue, arrivata a metà del suo cammino, ma, come detto, anche sulle sorti del trattato di Lisbona, che attende ancora la ratifica del Parlamento ceco e il via libera da parte dei cittadini irlandesi. Dopo un rinvio dovuto al no uscito dalle urne irlandesi nel referendum dell'anno scorso, le istituzioni europee sono state messe in stand-by in attesa che le ratifiche arrivino tutte in tempo perchè il nuovo trattato entri in vigore all'inizio del prossimo anno. Ma la crisi di governo ceca e la sua soluzione affidata al presidente Vaclav Klaus, noto per le sue posizioni euroscettiche, preoccupa i leader europei, che all'indomani del voto di sfiducia hanno in coro chiesto alla presidenza di turno Ue di mantenere l'impegno preso e di portare avanti la ratifica del Trattato.«Pacta sunt servanda», ha detto esplicitamente in presidente della Commissione ue Josè Manuel Durao Barroso in una conferenza stampa all'Europarlamento col vicepremier ceco Alexander Vondra, corso a sostituire il premier Mirek Topolanek, chiamato urgentemente a Praga per ovvie questioni di politica interna. Non è giusto usare la crisi di governo per rimettere in discussione una questione sulla quale il governo si è impegnato firmando il trattato di Lisbona, ha chiarito Barroso. Il presidente dell'Europarlamento Hans Gert Pöttering ha dato il suo sostegno alla presidenza di turno Ue, ma l'ha anche messa in guardia dal mandare all'aria dieci anni di lavoro e dal vanificare l'attesa di regole per un'Ue più democratica ed efficace. Nel suo intervento in aula, Topolanek ha cercato di cavarsela con una battuta, dicendo che le lamentele europee vanno indirizzate all'opposizione che ha fatto cadere il suo governo. Ma con le battute non si fa l’Europa.
CONFRONTO A PALAZZO CHIGI. L’ASSESSORE SEGANTI: «IN FVG ANDIAMO AVANTI» Regioni sulle barricate, slitta il piano casa
Il decreto salta. Ma Berlusconi: «Nessuna frenata. E i licenziati trovino qualcosa da fare»
di ANDREA PALOMBI
ROMA Come neve al sole, un soufflè venuto male, la maionese impazzita. Dopo tre settimane di annunci e dibattiti, a Roma e a Bruxelles, il piano casa del governo, quello che l’Europa ci invidiava, si è improvvisamente liquefatto di fronte all’opposizione delle Regioni. Una contrarietà, ha sottolineato il presidente della Toscana, Claudio Martini, al termine della Conferenza Stato-Regioni, che sull’uso del decreto legge è stata «pressoché unanime». E che si è andata ad aggiungere al richiamo già arrivato da Napolitano il giorno prima, alla richiesta di Bossi, ripetuta ancora ieri, di non aprire uno scontro con le Regioni, alla promessa di un’opposizione senza quartiere di Franceschini.Il governo innesca così la retromarcia e il confronto si azzera. Di certo il piano casa non sarà varato nel Consiglio dei ministri di domani, come ancora ieri mattina assicurava Berlusconi. Oggi il confronto ripartirà da zero al ministero dei Rapporti con le Regioni e dunque cambieranno radicalmente anche i contenuti del provvedimento. L’obiettivo, spiega il ministro per Regioni Raffaele Fitto, è quello di arrivare ad un accordo «condiviso» entro martedì. Poi sarà convocata una nuova Conferenza Stato-Regioni.Il governo alla fine deve insomma prendere atto che un decreto come quello annunciato sarebbe stato incostituzionale. La Costituzione infatti parla chiaro, all’articolo 119 stabilisce che sono per l’appunto le Regioni, non lo Stato, a poter legiferare in materia di edilizia e urbanistica. Alla fine si deve piegare anche Berlusconi, che ancora all’ora di pranzo assicurava che il governo si era tenuto «la possibilità di decidere» se usare un decreto o un disegno di legge. Poi la resa: «L’urgenza resta - ammette il Cavaliere poco dopo - ma non è detto che il decreto legge sia lo strumento più opportuno».Ovviamente non è solo questione di lana caprina. Non si tratta solo di strumenti legislativi. Sotto accusa da parte delle Regioni c’è la tentazione di annullare le regole, di dare il via a una nuova ondata di abusivismo selvaggio. «È stata riaperta la discussione - sottolinea Martini - per spazzare via dal provvedimento elementi non condivisi dalle Regioni e la decisione dell’apertura del tavolo di confronto riparte da posizioni completamente diverse». E il presidente della Conferenza delle Regioni, Vasco Errani, spiega che si possono trovare terreni di accordo, che le Regioni sono interessate «al rilancio e alla semplificazione normativa dell’edilizia» ma, sottolinea, purché si resti «dentro le regole».Berlusconi nega però qualsiasi marcia indietro. E, a fine giornata, addirittura rilancia. La ricerca del dialogo con le Regioni, dice, «non è una frenata», ma una confronto sullo «strumento» da adottare; e comunque in Consiglio dei ministri «qualcosa ci sarà». Il premier assicura che il piano casa «riguarderà quasi il 50 per cento delle famiglie italiane». Non è vero - sottolinea infatti - che riguarderà solo le ville. Il 25-28% delle famiglie ha un’abitazione monofamiliare, il 13-15% ha un’abitazione bifamiliare». Aggiunge che, se anche solo il 10% fosse interessato ad un ampliamento della cubatura, si attiverebbe un giro di affari di 50-60 miliardi, ma che gli interessati saranno probabilmente molti di più. Nei giorni scorsi aveva detto di confidare nel gusto estetico degli italiani per scongiurare devastazioni, ma ieri Berlusconi ha invece escluso che il prossimo piano possa prevedere la possibilità di «sopraelevazioni che porterebbero ad un disastro per quanto riguarda l’estetica».«È stato ritirato il decreto cementificazione che avrebbe creato danni spaventosi», esulta Dario Franceschini. «Ora, se si vuole dare un piano casa, d’accordo con le Regioni e i Comuni, noi siamo pronti a discutere, anche in Parlamento». Quello che è evidente, accusa però il segretaro del Pd, è che «non si governa con gli slogan, ma c’è la Costituzione e ci sono leggi e piani regolatori». «Per ora - aggiunge Ermete Realacci, responsabile Pd per l’ambiente - sembra sventato il terzo condono edilizio di Berlusconi».
IL PREMIER ILLUSIONISTA
TANTO CEMENTO POCHI VANTAGGI di VITTORIO EMILIANI
Un vero piano casa, un piano, solido e ben elaborato, quale domanda edilizia dovrebbe soddisfare in primo luogo? Quella di chi non ha un alloggio, non può, o non vuole, comprarselo e vorrebbe pagare un affitto ragionevole, basso, addirittura sociale. Se questa diagnosi è giusta, il piano Berlusconi non va nella direzione della domanda insoddisfatta.Esso riguarda infatti chi la casa ce l’ha già e desidera ampliarla. Almeno fino all’altroieri sera. Ieri il presidente del Consiglio è tornato sui propri passi per dire che il suo programma edilizio riguarderà più della metà del patrimonio edilizio nazionale. Dato incomprensibile. A questo punto non resta che attendere, visto che domani il provvedimento non sarà all’ordine del giorno del Consiglio dei ministri.Diciamo allora che al premier non interessa tanto andare incontro alla «fame» di alloggi a basso canone o costo, bensì rianimare attraverso la leva edilizia una economia che lui non si rassegna a considerare in crisi, che ai suoi occhi è soltanto contagiata dal «virus americano».Un economista del sito internet lavoce.info, Paolo Manasse, aveva provato, pochi giorni fa, a fare un po’ di conti sulla base di quell’aumento del 20 per cento delle cubature dell’originario programma berlusconiano. Se fatto proprio dagli investitori edilizi, esso avrebbe prodotto un aumento del Pil dell’1,4 per cento, cioè per circa 22 miliardi.Ma avrebbe successivamente provocato un incremento dell’offerta abitativa pari al 20 per cento, quindi una riduzione dei prezzi e dei valori edilizi. Di più, esso avrebbe comportato una diminuzione secca dei risparmi e quindi dei consumi delle famiglie fra i 15 e i 34 miliardi.Lì per lì il piano Berlusconi avrebbe dunque impresso una scossa all’economia, con effetti però di assai breve durata. «In cambio di città più brutte», concludeva Manasse. Di città e di paesaggi fortemente imbruttiti da nuovo cemento e asfalto, sia legale che abusivo, incentivato da quei formidabili «premi». Con ripercussioni negative pure sul turismo di qualità, il più redditizio fra tutti e che l’Italia sta perdendo in modo pesante.Quindi, duplice boomerang, anche dal solo punto di vista economico. Senza contare le giovani coppie, gli immigrati, i ceti più deboli che da questa manovra non trarrebbero alcun beneficio diretto.
Berlusconi si è molto addolcito con le Regioni dopo che in maggioranza gli hanno detto seccamente che non accettavano, per giunta per decreto legge, di far invadere dal governo centrale competenze loro proprie da decenni con la sospensione - che il testo disconosciuto dal premier contemplava - delle leggi regionali vigenti in materia territoriale. Ma i ministri leghisti dov’erano?Il solo punto di possibile concordanza sarebbe dunque lo sveltimento burocratico delle pratiche edilizie. Purché non si vada verso il silenzio/assenso delle Soprintendenze nei 30 o 60 giorni per le zone di pregio. Sarebbe davvero la fine per il già manomesso paesaggio italiano.Veniamo da sette anni di ininterrotto boom dei cantieri, non abbiamo scalfito con quell’edilizia «di mercato» l’emergenza-casa e certi paesaggi, a cominciare da quelli triveneti e lombardi, sono irriconoscibili.Vittorio Emiliani
CASO UNABOMBER: IL CONTENUTO DEL DECRETO DI ARCHIVIAZIONE
«Ecco perché sospettammo di Zornitta»
Il gip: «A casa sua vari indizi, ma non sufficienti. Lamierino manomesso per incastrarlo»
TRIESTE L’ingegner Elvo Zornitta fu sospettato di essere Unabomber perché, nel corso delle indagini, vennero raccolti a casa sua numerosi indizi in tal senso. Ma non sufficienti a processarlo. Inoltre c’erano buone ragioni e prove per scagionarlo. I dettagli sono contenuti nel testo del decreto di archiviazione del gip di Trieste. Che sottolinea: «Il lamierino venne manomesso per incastrare in malafede Zornitta».
VOTO AL SENATO
Biotestamento: bocciato lo stop all’idratazione
UDINE L'Ordine dei medici di Udine ha deciso ieri di aprire un procedimento disciplinare nei riguardi dell'anestesista Amato De Monte, che ha guidato l'équipe che ha sospeso l'alimentazione e l'idratazione di Eluana Englaro.La decisione è stata presa in serata dalla Commissione medici dello stesso Ordine, che ha contestualmente deciso di sospendere il procedimento in attesa dell'acquisizione di una serie di documenti e delle conclusioni dell'inchiesta avviata dalla Procura della Repubblica di Udine nei confronti dello stesso De Monte, del padre della donna per anni in coma, Beppino Englaro e di altre 12 persone per l'ipotesi di reato di concorso nell'omicidio di Eluana, morta alla Casa di riposo La Quiete di Udine il 9 febbraio scorso. Dagli elementi raccolti finora, la Commissione ha ritenuto di potere rilevare nei riguardi di De Monte un'ipotesi di atto omissivo configurabile come abbandono terapeutico di Eluana, in contrasto con quanto stabilito dal nuovo Codice di deontologia medica. Tale ipotesi però - sempre secondo la Commissione - è apparsa insussistente alla luce delle dichiarazioni dello stesso De Monte, il cui contenuto - a parere della Commissione - va comunque suffragato dall'oggettività di una serie di atti che dovranno essere acquisiti dall'Ordine dei Medici. Gli atti di cui l'Ordine ha bisogno e che al momento non sono nella sua disponibilità «o perché in fase di elaborazione o perché coperti da segreto istruttorio - informa una nota - sono l'esito del riscontro diagnostico, l'esito dell'esame tossicologico, la cartella clinica della degenza a «La Quiete», l'esito degli interrogatori del magistrato ritenuti rilevanti per il procedimento disciplinare e il progetto di «cura del morire» programmato e messo in atto dall'équipe guidata da De Monte. Nella riunione di ieri sera la Commissione medici ha esaminato gli addebiti delle segnalazioni pervenute all'Ordine, il verbale dell'audizione preliminare di De Monte, la documentazione scientifica acquisita finora, tutti gli atti giudiziari disponibili al momento e il parere della Commissione di etica e deontologia/Comitato provinciale di bioetica dell'Ordine dei medici di Udine. La Commissione - spiega la nota - è giunta alla determinazione di aprire un procedimento disciplinare contro De Monte nell'ipotesi di essere venuto meno all'obbligo deontologico previsto dall'ultimo comma dell'art. 23 del nuovo Codice di deontologia e per l'ipotesi di reato prevista dalla Procura di Udine. Al contempo - rende noto l'Ordine - la Commissione ha deciso di sospendere il procedimento in attesa delle conclusioni della magistratura e dell’acquisizione degli atti.Frattanto la maggioranza, con l’appoggio di alcuni senatori cattolici del centrosinistra, fa quadrato e chiude all’emendamento presentato da Anna Finocchiaro sul biotestamento. Nel tormentato disegno di legge, che oggi sarà approvato dall’Aula di Palazzo Madama e poi passerà all’esame della Camera, alimentazione e idratazione sono considerate «forme di sostegno vitale, finalizzate ad alleviare le sofferenze fino alla fine della vita» e non possono dunque essere oggetto di Dat (dichiarazioni anticipate di trattamento), come prevede l’articolo 3 del provvedimento. Ieri bocciato anche un emendamento contro l’accanimento terapeutico.
Il sarto sul set, così i costumi di Tirelli hanno vestito i capolavori del cinema di ARIANNA BORIA
GORIZIA Ottantatrè costumi da film per ricostruire l’arte di Umberto Tirelli, il sarto che aveva scelto di vestire non gli uomini, ma i loro sogni. Abiti di capolavori, di pezzi di storia del cinema per raccontare una storia diversa, di sartorialità, estro, artigianalità, e soprattutto una vita che, come scrisse Guido Vergani, ha avuto «un percorso di poesia». Ludwig e Casanova, Angelica e Medea, Maria Antoinette e Valmont, un caleidoscopio di personaggi racchiusi in quello che Tirelli stesso chiamava «il mio piccolo universo di crinoline, guardinfanti e inquartate»: dal «Gattopardo» di Visconti, i cui costumi cominciarono a essere realizzati nel 1962, quando ancora lavorava nello storico atelier Safas delle sorelle Maggioni, in via Margutta a Roma, fino agli abiti di «Barbarossa» del regista friulano Renzo Martinelli, anno 2008, cuciti da quella che oggi è la sartoria Tirelli.Un «atelier degli Oscar», come s’intitola la mostra che a palazzo Attems Petzenstein di Gorizia, dal 29 aprile al 6 settembre, renderà omaggio a un incredibile fantasista del costume, contadino di estrazione (era nato nel 1928 a Gualtieri, in Emilia) e sarto teatrale per elezione, il cui nome rimane legato ai colori, ai decori, alle stoffe, alle consistenze, ai drappeggi di scene, di volti indimenticabili del grande schermo.Nell’allestimento realizzato dai Musei provinciali di Gorizia e curato dal sovrintendente, Raffaella Sgubin, ci sarà l’abito da ballo di Angelica-Claudia Cardinale, la prima tappa della straordinaria carriera di Tirelli, morto nel ’92, subito dopo aver ricevuto ancora due nomination per i costumi de «Il barone di Münchausen» di Terry Gilliam e «Valmont» di Milos Forman. Nascondeva la malattia e sorrideva ancora una volta alla mecca holliwoodiana, che lo consacrava tra i grandi.Dal suo atelier, in quarantasei anni di vita e di collaborazione con registi leggendari, sono usciti abiti premiati con l’Oscar, per il «Casanova» di Fellini, «L’età dell’innocenza» di Scorsese, «Il paziente inglese» di Anthony Minghella e «Marie Antoinette» di Sophia Coppola, che troveranno spazio in un allestimento tutto concentrato al primo piano di Palazzo Attems Petzenstein. Un particolare «assaggio» della mostra all’ingresso, rappresentato da deliziosi cappottini gemelli bianchi e rossi da «La leggenda del pianista sull’oceano» di Tornatore, modellati su un capo anni Venti che Tirelli, sarto ma anche collezionista compulsivo, regalò alla Galleria del costume di Palazzo Pitti a Firenze, insieme a centinaia di altri pezzi. In anni e anni di acquisti nei mercatini delle pulci e dalle famiglie aristocratiche di mezzo mondo, aveva raccolto oltre quindicimila vestiti d’epoca, una delle più importanti collezioni private del mondo.Dall’archivio Tirelli arriveranno a Gorizia le creazioni per la Elizabeth McGovern di «C’era una volta in America», firmato da Sergio Leone, per Kristin Scott Thomas de «Il paziente inglese», l’abito bianco e giallo di garza della ieratica Callas, la Medea pasoliniana, quattro mise modellate sulle forme della Silvana Mangano nel viscontiano «Morte a Venezia» e quattro realizzate per Michelle Pfeiffer e Winona Ryder protagoniste de «L’età dell’innocenza». E ancora, venendo a produzioni più recenti, si potranno ammirare i costumi maestosi della malefica Monica Bellucci ne «I fratelli Grimm e l’incantevole strega» di Gilliam e quello, imponente, altissimo, che ha portato la stangona Nicole Kidman in «Ritorno a Cold Mountain» di Minghella.Molti anche i bozzetti: 35 dal «Gattopardo», gli altri da «L’innocente» di Visconti, «Il mestiere delle armi» di Olmi, «Morte a Venezia», «Ritorno a Cold Mountain».Sarà esposto un unico abito originale di antiquariato della moda appartenente alla collezione Tirelli, la vestaglietta di velluto stampato, firmata madame Gallenga, indossata da Florinda Bolkan in «Indagine su un cittadino al di sopra di ogni sospetto» di Elio Petri. «Siccome i nostri musei già possiedono una collezione di moda d’epoca - spiega Raffaella Sgubin - si è scelto di ospitare solo costumi da film. Ma nel caso della vestaglia di Gallenga abbiamo fatto un’eccezione per la raffinatezza del capo. Lo stesso criterio vale per i film rappresentati: a volte non memorabili, ma con costumi stupendi. Un esempio? ”Tre” di Christian De Sica, di cui avremo uno splendido abito settecentesco color pulce con ricami dorati sul corpetto di Anna Galiena».Al centro del salone al primo piano, la ricostruzione più scenografica: la spettacolare e affollatissima scena dell’incoronazione del diciottenne Ludwig-Helmut Berger, in un tripudio di velluti rossi e ricami. La tirannia di Visconti e del suo costumista, Piero Tosi, che disegnò gli abiti de «Il gattopardo» e di «Ludwig», era assoluta. La sperimentò la Cardinale, costretta, per la famosa scena del ballo con Tancredi-Alain Delon, a stritolarsi la vita in un corpetto più stretto di quattordici centimetri.L’abito bianco di Angelica, consunto dalle esposizioni, è l’unica riproduzione della mostra, una copia d’autore voluta dallo stesso Tosi come tributo alla memoria di Tirelli. Quel «Gattopardo» che segna l’inizio della sua carriera, fu un’opera di ricostruzione imponente. Sette mesi di lavoro, duemila costumi, quattrocento soltanto per il ballo, di cui centocinquanta da gran sera. La nobiltà palermitana non ammetteva pressapochismi, vestiva alla parigina, con abiti e crinoline di Worth. Per mesi i sogni di Tirelli furono occupati da Tancredi e Angelica, dalle masse dei contadini, dalle toilette da ballo, dalle trecento camicie dei garibaldini, ognuna cucita da una sarta diversa perchè le divise dovevano sembrare fatte in casa, raffazzonate con gli avanzi di stoffa da mogli, mamme, fidanzate.Due anni dopo, nel ’64, Tirelli si metteva in proprio. E cominciava a vestire i sogni.
Muore nello schianto contro un camion
Mauro Barbugli, ex operaio Wärtsilä, ha perso il controllo della moto a pochi metri da casa
TRIESTE Un guasto meccanico, o più probabilmente un malore, e quella pesante moto da strada guidata sempre con giudizio che si fa di colpo ingovernabile, scivolando impazzita a sinistra, lungo il pezzo di discesa di via Bonomea che incrocia via Cividale. Il centauro carambola invece verso destra, fino a sbattere il torace sul robusto paraurti di un autocarro in sosta. È morto così ieri, poco dopo le 7.30, a due passi da casa sua, l’ex saldatore di Grandi Motori, Wärtsilä e Meloni Mauro Barbugli, 57 anni, fiorentino di nascita e triestino d’adozione. Gli è stata fatale quella caduta dalla propria Bmw K1000 blu, uno degli orgogli della sua vita da pensionato solitario ancora giovane.
Trieste sul lettino dell’analista tra dubbi di oggi e ferite del passato di LAURA TONERO
Ansia, insicurezza generata dalla crisi economica, incertezza nel futuro, crisi sentimentali, rapporti difficili tra genitori e figli o più semplicemente senso di insoddisfazione. Ogni giorno centinaia di triestini affrontano le loro paure sdraiandosi sul lettino di uno psicoanalista. In aumento i pazienti più giovani, resi fragili da una città che offre pochi sbocchi professionali, come pure quelli più anziani smarriti di fronte ad una perdita del loro ruolo sociale. Trieste è una città che più di altre alimenta certe ansie. "L'assenza di prospettive attanaglia i triestini - osserva lo psicoterapeuta Mauro Cauzer - e ultimamente noto un maggior numero di persone colpite da attacchi di panico: una sindrome che non si registrava nelle generazioni passate e dovuta a strutture di personalità deficitarie, fragili come la carta velina, dovute alle carenze nel rapporto tra madre e bambino: non ci sono le fondamenta". E il professionista attacca direttamente i genitori. Soprattutto a quelli della Trieste bene, quelli che "pagano lo psicologo perché gli metta a posto il figlio - afferma Cauzer - o che credono di essere puri, di non avere problemi pensando che il malato, in famiglia, sia il figlio. Devono rinunciare al consumismo, educarli alla sensibilità: mancano i valori". Spunta così il ritratto degli adolescenti ciondolanti nelle zone di ritrovo di Trieste: piazza Oberdan, il Viale, piazza Goldoni. "Quei ragazzi sono soli, - precisa Cauzer - per loro l'aggregazione è aspettare che il tempo passi bevendo birra". Analizzando i casi che di giorno in giorno si susseguono negli studi degli psicoanalisti di Trieste, emerge una società priva di valori: "Il permissivismo permette ai figli di non avere dei confini, - avverte Cauzer - l'adolescente può tutto ciò che vuole e questo rafforza il senso di onnipotenza che porta al non rispetto delle regole e alla devianza continua. ". In aumento anche i triestini che soffrono da "Money disorder", il malessere originato dalla crisi finanziaria. La paura da recessione non paralizza così solo i consumi ma investe la psiche e influenza i comportamenti: "Presentano ansia, temono la perdita del denaro - avvisa lo psicoanalista - evidenziano insicurezze, paure, insonnia". A Trieste dallo psicologo si va più che dal pediatra. "Siamo la città con la più alta concentrazione di anziani, - precisa Cauzer , operativo anche nell' associazione di ricerca e di studi sull'invecchiamento Aris - c'è un istituto di ricerca come il Burlo ma non uno che studi gli anziani". C'è un aumento di persone che, superata una certa età, spinte da un calo della propria autostima, chiedono aiuto. "Nei pensionati c'è una perdita del ruolo sociale - rileva - temono la perdita della vigoria fisica e delle capacità cognitive».
Giorgio Pressburger verso la candidatura con l’Idv di Di Pietro
Una balena davanti a Fiume: forse è la ”triestina” Boby
Il presidente Durnwalder «Noi altoatesini non siamo privilegiati»
SI PROFILA UN’ISPEZIONE MINISTERIALE
Grande orecchio, Roma si muove
TRIESTE Si mobilita il Consiglio e, a quanto filtra da Roma, anche gli ispettori del ministero. Franco Dal Mas, consigliere del Pdl, considera anzi il loro arrivo «probabile». Una “visita” a indagare sul caso Noava che la Regione, dopo il rapporto dell’Avvocatura Generale, non troverebbe più troppo strana. Perché quel documento è zeppo di questioni da chiarire sul Nucleo operativo delle Guardie forestali di Pagnacco. L’arrivo degli ispettori dalla capitale è un'ipotesi sin dalla prima interrogazione di Ferruccio Saro, la prima puntata del caso del “Grande orecchio”.
Uno studio del Pentagono: F-16 da trasferire in Polonia
WASHINGTON Nelle scuole di guerra del Pentagono c'è preoccupazione per le condizioni in cui operano le basi aeree di Aviano e Vicenza, anche per la presenza di «elementi ostili» nella società italiana. È uno dei motivi che ha spinto uno stratega militare a ipotizzare di trasferire gli F-16 americani da Aviano alla Polonia. Un'idea, sottolinea il ministero della Difesa statunitense, che al momento è solo «un'ipotesi accademica». È stato il tenente colonnello Christopher Sage, un ufficiale dello stato maggiore dell'Air Force, a preparare uno studio secondo il quale spostare i caccia sarebbe «nell'interesse nazionale degli Stati Uniti», impegnati a muovere verso Est le forze del proprio comando europeo visto il cambio dello scenario dopo la fine della Guerra Fredda. La Polonia è «un alleato fedele» e Washington, secondo lo studio, ha tutto l'interesse a rafforzare questo legame in un momento in cui la Russia alza il livello della propria retorica. Il saggio è stato pubblicato su ”Air and Space Power Journal”, rivista accademica dell'Air Force, è rimbalzato sul quotidiano militare Stars and Stripes e da qui in Polonia e in Russia. L'ipotesi del trasferimento sul suolo polacco degli F-16 ”italiani” difficilmente lascerebbe indifferente Mosca, in un periodo in cui è ancora in discussione il futuro dello scudo antimissile americano che la Polonia si è offerta di ospitare nonostante le resistenze russe. Il Pentagono si è affrettato a precisare che la questione è puramente un'esercitazione accademica. «Non è una proposta presa in considerazione dall'Air Force nè, da quel che ci risulta, da altre organizzazioni (Comando Usa in Europa, Nato, governi interessati) che sarebbero coinvolte in una decisione del genere», ha detto all’Ansa il tenente colonnello Tadd Sholtis, un portavoce dell'Air Force al Pentagono. Le idee di Sage, in definitiva, «sono sue e sue sole», afferma il portavoce, sottolineando che, anche se pubblicato solo ora, il saggio è stato scritto dall'ufficiale come studente del Navy War College un anno e mezzo fa. Adesso che Sage ha assunto un ruolo di responsabilità nello stato maggiore, «conferma la sua tesi - spiega Sholtis -, ma non ha altro da aggiungere», come membro di un ufficio di comando. Il saggio apre una finestra sulle preoccupazioni che nelle scuole di guerra americane si percepiscono sulla realtà italiana. Sage sottolinea che l'Italia è un alleato fedele degli Usa, «ma i governi cambiano, e persiste in alcuni settori della società italiana un atteggiamento politico e sociale che offre poco sostegno alla politica estera americana». Citando le manifestazioni contro la base Usa a Vicenza, l'ufficiale sottolinea anche che ci sono «elementi ostili nella società italiana che presentano anche preoccupazioni di sicurezza e protezione delle basi». La Polonia offrirebbe invece maggiori opportunità di addestramento per gli americani, minori restrizioni allo spazio aereo e disponibilità di aree dove i piloti possono esercitarsi. (marco.bardazzi ansa.it).Marco Bardazzi
Società
Il racconto di uno psicoterapeuta
Cultura
Una mostra a Gorizia
BASE DI AVIANO A RISCHIO DISARMO
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