
Anni fa, quando non vigeva l'attuale squallido andazzo del todos autonomistas, quando ancora le bandiere e gli ideali suscitavano orgoglio, a dire di voler celebrare - in forma del tutto 'extraistituzionale' - il 3 aprile, si rischiava di essere tacciati per anti italiani, sovversivi, rivoluzionari, campanilisti, razzisti e chi più ne ha più ne metta.
Accadde così, ad esempio, che il 3 aprile 1992 chi scrive, allora consigliere comunale di Udine (unico consigliere autonomista, eletto nelle liste del Movimento Friuli) issò, assieme a pochi altri, in situazione di clandestinità, con un golpe, il vessillo gialloblù del Friuli sull'asta della specola del castello.
Quella stessa specola del castello sulla quale il sindaco autonomista Sergio Cecotti preferì poi (1998-2008) far sventolare, per convenienza, il drappo bianconero simboleggiante il gonfalone del solo Comune di Udine (che non può dirsi certo rappresentativo dell'intero Friuli).
Una classica dimostrazione di codardia istituzionale, pur avendo il potere e potendo disporne.
17 anni dopo, 3 aprile 2009, la festa del Friuli è stata completamente snaturata ed è diventata una vuota parata istituzionale di chi, ammantandosi di autonomismo, detiene attualmente il potere.
Chi si sente autenticamente autonomista non può che amaramente constatare che il vero autonomismo è stato di fatto 'comprato' e fagocitato dalle istituzioni.
Il potere, e non importa di quale colore sia, lo ha 'acquisito' come valore, svuotandolo completamente dei suoi autentici significati.
E' per questo che oggi preferiamo festeggiare nell'intimità il 932. anniversario della Patria del Friuli.
Pensiamo di averne un sacrosanto e intangibile diritto, posto che la nostra famiglia siedeva nel Parlamento della Patria del Friuli.
Altri guardino nell'oscurità delle proprie coscienze.
Alberto di Caporiacco
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